PROGRAMMA DI INIZIATIVA COMUNITARIA INTERREG IIIA ITALIA-SLOVENIA OR-WIN

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1 PROGRAMMA DI INIZIATIVA COMUNITARIA INTERREG IIIA ITALIA-SLOVENIA OR-WIN OSSERVATORIO SULLE POLITICHE SOCIALI IN FRIULI VENEZIA GIULIA E SLOVENIA Rapporto n. 4 a cura del gruppo di ricerca socio-economico PROTEZIONE SOCIALE E STRUMENTI DI POLITICA SOCIALE IN ITALIA 1

2 PARTE I ASPETTI QUANTITATIVI E STATISTICI: I DATI SULLA SPESA SOCIALE 1 LA SPESA SOCIALE: UN CONFRONTO TRA I PAESI EUROPEI E IL CASO ITALIANO 1.1 L EVOLUZIONE DELLA SPESA DI PROTEZIONE SOCIALE Nei paesi dell Unione Europea i sistemi di welfare state si sono sviluppati in periodi diversi e in seguito a motivazioni e logiche differenti. Tuttavia, anche se il quadro risulta abbastanza eterogeneo, si possono individuare alcuni modelli e alcune macro-aree relativamente omogenee in termini di copertura dei rischi sociali, di determinazione dei criteri di accesso e struttura delle prestazioni, di modalità di finanziamento e di assetti organizzativo-gestionali. In particolare, i modelli a cui possono essere ricondotti i sistemi di protezione sociale europei sono i seguenti: il modello socialdemocratico (o scandinavo), il modello liberale (o anglosassone), il modello corporativo (o continentale) e il modello mediterraneo. Il modello socialdemocratico, esemplificato dai sistemi di Finlandia, Danimarca, Svezia e Olanda, presenta elevati livelli di spesa sociale, considerata un diritto di cittadinanza. Le prestazioni, che garantiscono una copertura universale, vengono erogate automaticamente al verificarsi di determinati rischi sociali; la principale fonte di finanziamento è rappresentata dal gettito fiscale. Il modello liberale, tipico del Regno Unito e dell Irlanda, ha l obiettivo prioritario di frenare la diffusione delle povertà estreme e dell emarginazione sociale. Il sistema è pertanto caratterizzato da rilevanti programmi di assistenza sociale, la cui erogazione è tuttavia rigidamente subordinata alla verifica della condizione economica dei beneficiari (means testing). Infine, vi sono il modello corporativo, adottato dai paesi dell Europa continentale (Austria, Belgio, Francia, Germania e Lussemburgo) e il modello mediterraneo, che contraddistingue i paesi dell Europa meridionale (Grecia, Italia, Portogallo e Spagna) e che rappresenta una variante di quello continentale-corporativo. Essi collegano il diritto alle prestazioni sociali alla posizione lavorativa degli individui. Questi modelli fanno largo ricorso a programmi diversificati per categorie e offrono, quindi, una protezione inadeguata a coloro che hanno una debole connessione con il mercato del lavoro. Negli anni più recenti, sotto la spinta della crisi dei diversi modelli di welfare state, c è stata un evoluzione e in molti paesi si è assistito a forti contaminazioni dei modelli base. La diversità di modello adottato non incide sul livello della spesa sociale: paesi con modelli diversi mostrano, infatti, un rapporto spesa sociale/pil simile. Quello che incide di più, nel determinare il livello della spesa sociale, è semmai il reddito nazionale. 2

3 Nel 2001 la spesa sociale complessiva si colloca, nella media dei paesi dell Unione Europea (UE), al 26,4% del Pil, confermando la tendenza, osservabile negli anni più recenti, alla stabilizzazione di tale rapporto. I paesi che presentano nel 2001 valori superiori alla media europea sono Danimarca, Francia, Germania (con valori fra 28,5% e 28,7%), Austria (27,6%) e Svezia (30,7%). E interessante osservare che paesi, quali la Danimarca, da un lato, e la Francia e la Germania, dall altro, pur adottando modelli che rispondono a logiche diverse, presentino livelli simili di spesa sociale sul Pil e superiori alla media europea. Grecia e Regno Unito risultano in linea con il dato medio europeo, mentre gli altri paesi europei presentano valori inferiori. Il nostro paese fa parte di questo gruppo di paesi: nel 2001 la spesa sociale italiana, pari al 24,6%, risulta inferiore alla media UE di ben 1,8 punti di Pil e registra uno dei valori più contenuti rispetto a tutti gli altri paesi europei. I primi anni 90 sono caratterizzati da una tendenza generale all aumento della spesa di protezione sociale, che passa complessivamente dal 25,4% nel 1991 al 27,5% nel 1993, con una crescita pari a circa 2 punti in termini di Pil. Tale dinamica è riscontrabile nella quasi generalità dei paesi europei, ad esclusione dell Olanda, che è peraltro il paese che nel 1991 presenta i livelli più elevati di spesa sul Pil (pari al 31,0%). In questo paese, il contenimento delle risorse destinate a scopi sociali ha inizio dal 1991 e prosegue ininterrottamente fino al 2001, arrivando a livelli di spesa che si collocano al di sotto del dato medio europeo. Il periodo successivo al 1993 si contraddistingue, invece, per una crescita della spesa sociale più contenuta, che in via generale è inferiore a quella del Pil: le prestazioni di protezione sociale, pur con oscillazioni su base annua, sono gradualmente diminuite, passando, in rapporto al Pil, dal 27,5% nel 1993 al 26,4% nel In molti casi, tale andamento sconta gli effetti di riforme, in particolar modo in materia pensionistica, che hanno interessato nel corso degli anni 90 la maggior parte dei paesi europei. Questa tendenza è osservabile, pur con intensità e modalità diverse, in quasi tutti i paesi europei, ad eccezione di Grecia, Portogallo e Germania. Per i primi due paesi, che comunque presentano valori costantemente inferiori alla media europea, l incidenza della spesa sul Pil aumenta progressivamente in tutto il periodo considerato Un discorso a parte merita la Germania per la quale la stabilizzazione del trend inizia solo a partire dal 1996: in seguito all unificazione, infatti, l incidenza della spesa cresce fino al 1996, per poi rimanere pressoché costante nel periodo successivo. A causa dell onere sostenuto nel periodo successivo all unificazione, la Germania è passata da valori in linea con la media europea nei primi anni 90 a livelli superiori alla fine del periodo esaminato. Il contenimento della spesa osservabile negli altri paesi europei, nel periodo successivo al 1993, è in via generale superiore a un punto di Pil. Le diminuzioni più consistenti si osservano nei paesi nordici, che mostrano agli inizi degli anni 90 i livelli più elevati di spesa: nel periodo , la Svezia e l Olanda registrano riduzioni dell ordine di 7 e 5 punti di Pil; in Finlandia la diminuzione arriva a oltre 8 punti. 3

4 Nel contesto europeo, il nostro paese si caratterizza per valori della spesa sul Pil costantemente inferiori al dato medio europeo su tutto il periodo esaminato, con un differenziale negativo che è passato da 1,3 punti di Pil nel 1991 a 1,8 punti nel Fino al 1993 la spesa sociale cresce (dal 24,1% nel 1991 al 25,2% nel 1993); nel periodo successivo, l incidenza della spesa si riduce di circa 0,7 punti di Pil. Nella tabella 2 sono riportati gli indici delle prestazioni sociali pro capite espresse in PPA(parità di potere d acquisto), fatto 100 il valore medio Ue, per consentire la comparazione fra paesi. Nella tabella 3, invece, le prestazioni pro capite sono calcolate a prezzi costanti, fatto 100 il valore del 1992, in modo da esaminarne la dinamica in termini reali in ciascun paese. Dall esame dei dati, emerge che i paesi che presentano nel 2001 i livelli più sostenuti delle prestazioni sociali pro capite sono il Lussemburgo (165), la Danimarca (122) e l Austria (117). Seguono l Olanda, la Germania, la Francia (con valori superiori di circa il 13-15% rispetto al livello medio europeo), la Svezia e il Belgio (con un differenziale positivo pari, rispettivamente, a circa il 10% e il 7%). Per l Italia, il valore pro capite delle prestazioni sociali era nel 1992 lievemente più elevato della media dei paesi europei (100,6), mentre negli anni successivi il nostro paese si colloca su valori inferiori. Nel 2001, l Italia presenta un valore pari a 96,6, inferiore di circa il 4% rispetto alla media UE. La tabella 3 conferma il contenuto profilo di crescita della spesa sociale italiana: su tutto il periodo esaminato, ponendo l anno 1992 uguale a 100, il nostro paese evidenzia un incremento dell ordine del 13%, in luogo del 21% registrato dal complesso dei paesi europei. Gli incrementi più contenuti sono osservabili in Finlandia, Svezia e Olanda, che sono i paesi che in termini di Pil hanno registrato nello stesso arco temporale un contenimento più consistente. Sentieri di crescita più dinamici, rispetto a quello medio, si osservano in Portogallo, Grecia, Irlanda, Lussemburgo e Regno Unito. 4

5 TABELLA 1-LA SPESA SOCIALE NEI PAESI DELL UE (valori in percentuale del PIL) Belgio 25,8 26,5 27,6 26,8 26,6 27,0 26,2 26,1 25,9 25,2 25,9 Danimarca 28,9 29,5 31,0 31,9 31,3 30,6 29,6 29,4 29,1 28,3 28,6 Francia 27,1 27,8 29,1 28,9 29,0 29,4 29,3 28,9 28,6 28,3 28,6 Germania 25,2 26,6 27,3 27,2 27,8 28,8 28,5 28,3 28,5 28,5 28,7 Grecia 20,6 20,6 21,2 21,2 21,6 22,1 22,5 23,4 24,7 25,5 26,5 Irlanda 18,5 19,4 19,3 18,9 18,2 17,1 15,9 14,7 14,0 13,5 14,0 Italia 24,1 25,1 25,2 24,8 23,9 23,9 24,6 24,1 24,3 24,3 24,6 Lussemburgo 21,6 21,7 22,6 22,2 22,9 23,2 22,0 20,9 21,1 19,5 20,5 Olanda 31,0 30,3 30,7 29,8 29,2 28,4 27,6 26,7 26,3 25,7 25,8 Portogallo 15,3 16,5 18,5 19,4 20,1 19,1 18,9 19,3 19,8 20,5 21,0 Regno Unito 24,6 26,7 27,6 27,3 26,9 26,8 26,4 25,8 25,4 26,2 26,3 Spagna 20,5 21,8 23,4 22,3 21,4 21,4 20,7 20,1 19,7 19,7 19,6 Austria 26,2 27,0 28,3 29,1 28,9 28,9 27,8 27,5 28,1 27,5 27,6 Finlandia 28,9 32,6 33,6 32,8 30,8 30,6 28,5 26,3 26,1 24,7 25,0 Svezia n.d. n.d. 37,7 36,2 34,1 33,4 32,6 31,8 31,2 30,1 30,7 UE-15 25,4 26,6 27,5 27,2 27,1 27,3 26,9 26,4 26,3 26,2 26,4 Malta 17,9 R. Slovacca 17,8 18,6 18,5 19,0 19,1 18,2 17,9 Slovenia 24,2 24,7 24,8 24,6 24,8 25,0 Ungheria 20,3 19,8 19,4 Fonte:dati Eurostat (2004) 5

6 TABELLA 2- LA SPESA SOCIALE PRO CAPITE NEI PAESI DELL UE (indice UE=100) Belgio 109,3 115,5 114,4 111,4 111,6 110,5 110,2 105,5 104,8 107,5 Danimarca 117,4 124,7 133,5 133,5 132,7 129,3 128,6 128,8 124,2 121,9 Francia 115,8 115,1 113,1 113,6 111,1 109,7 110,1 110,4 111,4 113,4 Germania 111,1 109,7 112,0 114,9 116,0 116,1 115,5 117,2 117,7 114,4 Grecia 44,9 46,3 47,3 48,9 50,5 51,5 55,3 59,4 61,1 62,0 Irlanda 56,7 56,9 58,7 60,5 56,7 59,5 57,6 58,0 57,7 60,5 Italia 100,6 95,1 95,1 91,8 92,3 93,9 94,8 96,0 95,4 96,6 Lussemburgo 145,2 154,4 153,8 158,4 157,7 156,3 155,5 165,1 163,7 164,9 Olanda 120,3 119,4 118,5 119,8 115,7 118,3 119,4 116,9 111,8 115,4 Portogallo 41,6 47,2 49,5 51,9 49,6 53,2 54,8 56,3 54,6 56,9 Regno Unito 95,7 96,5 95,7 92,9 95,5 97,1 97,4 93,6 96,1 96,5 Spagna 62,2 64,7 60,7 60,3 60,3 59,7 58,5 59,7 60,0 60,4 Austria 111,1 115,4 119,2 118,3 118,9 115,7 114,9 118,9 120,4 116,5 Finlandia 96,2 100,0 98,4 99,0 97,7 94,1 90,7 89,2 87,2 87,8 Svezia 124,2 130,5 127,1 123,4 119,8 118,5 116,8 115,4 113,9 110,3 UE ,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte:elaborazioni Eurostat La parità dei poteri di acquisto (PPA) è un coefficiente utilizzato per eliminare le divergenze nei tassi di inflazione e negli andamenti valutari dei vari paesi. 6

7 TABELLA 3- LA SPESA SOCIALE PRO CAPITE NEI PAESI DELL UE (indice 1992=100) Belgio 25,8 26,5 27,6 26,8 26,6 27,0 26,2 26,1 25,9 25,2 25,9 Danimarca 28,9 29,5 31,0 31,9 31,3 30,6 29,6 29,4 29,1 28,3 28,6 Francia 27,1 27,8 29,1 28,9 29,0 29,4 29,3 28,9 28,6 28,3 28,6 Germania 25,2 26,6 27,3 27,2 27,8 28,8 28,5 28,3 28,5 28,5 28,7 Grecia 20,6 20,6 21,2 21,2 21,6 22,1 22,5 23,4 24,7 25,5 26,5 Irlanda 18,5 19,4 19,3 18,9 18,2 17,1 15,9 14,7 14,0 13,5 14,0 Italia 24,1 25,1 25,2 24,8 23,9 23,9 24,6 24,1 24,3 24,3 24,6 Lussemburgo 21,6 21,7 22,6 22,2 22,9 23,2 22,0 20,9 21,1 19,5 20,5 Olanda 31,0 30,3 30,7 29,8 29,2 28,4 27,6 26,7 26,3 25,7 25,8 Portogallo 15,3 16,5 18,5 19,4 20,1 19,1 18,9 19,3 19,8 20,5 21,0 Regno Unito 24,6 26,7 27,6 27,3 26,9 26,8 26,4 25,8 25,4 26,2 26,3 Spagna 21,4 20,5 21,8 23,4 22,3 21,4 20,7 20,1 19,7 19,7 19,6 Austria 26,2 27,0 28,3 29,1 28,9 28,9 27,8 27,5 28,1 27,5 27,6 Finlandia 28,9 32,6 33,6 32,8 30,8 30,6 28,5 26,3 26,1 24,7 25,0 Svezia n.d. n.d. 36,2 37,7 34,1 33,4 32,6 31,8 31,2 30,1 30,7 UE-15 25,4 26,6 27,5 27,2 27,1 27,3 26,9 26,4 26,3 26,2 26,4 Malta 17,9 R. Slovacca 17,8 18,6 18,5 19,0 19,1 18,2 17,9 Slovenia 24,2 24,7 24,8 24,6 24,8 25,0 Ungheria 20,3 19,8 19,4 Fonte:dati Eurostat (2004) 7

8 1.2 LA SPESA SOCIALE PER FUZIONI La composizione della spesa sociale per funzioni, esaminata nelle tabelle 4 e 5, evidenzia che le voci di spesa più consistenti risultano quelle per vecchiaia e per sanità. Nella media dei paesi europei, le due funzioni rappresentano, rispettivamente, il 41% e il 28% delle risorse complessivamente destinate a scopi sociali (tabella 4). In termini di Pil, le voci vecchiaia e sanità rappresentano, rispettivamente, quote dell ordine del 10,9% e del 7,4% per il complesso dei paesi europei (tabella 5). Dopo la sanità, seguono la spesa per l invalidità e le misure di sostegno alla famiglia, con quote del 2% del Pil nella media dei paesi europei; i sussidi contro il rischio disoccupazione rappresentano l 1,6% del Pil, mentre l incidenza della spesa per i superstiti è pari all 1,3%; infine, su quote residuali si pongono le agevolazioni riconosciute per l abitazione e le altre misure volte a prevenire e attenuare fenomeni di esclusione sociale, pari rispettivamente allo 0,5% e 0,4% del Pil (tabella 5). I dati relativi ai singoli paesi mostrano situazioni differenziate: il fatto che i sistemi di welfare si siano sviluppati in periodi e in base a logiche diverse ha condotto all adozione di strumenti specifici e assetti istituzionali differenti. Sulla base dei dati Eurostat, l Italia si caratterizza per valori superiori alla media europea in relazione alla spesa per vecchiaia e superstiti: in rapporto al Pil, le due voci, considerate congiuntamente, rappresentano il 15,3%, risultando superiori al valore medio europeo (pari al 12,2%) di ben 3 punti di Pil. In termini di valori in percentuale della spesa complessiva, l Italia destina il 62,3% per la vecchiaia e superstiti contro una media europea del 46,1%. Risultano invece molto limitate e ampiamente inferiori al dato comunitario le spese per la disoccupazione, invalidità, sostegno alla famiglia, abitazioni ed esclusione sociale Tuttavia, per quanto riguarda i livelli della spesa per pensioni derivanti dai dati Eurostat, pare opportuno avanzare qualche considerazione sul dato italiano e sulla presunta anomalia del nostro paese. Nelle statistiche Eurostat permangono, infatti, alcuni elementi di disomogeneità che talvolta non consentono di effettuare confronti significativi. Il primo elemento da considerare è che nella spesa pensionistica italiana per la vecchiaia, elaborata dall Eurostat, è indistintamente incluso il Trattamento di fine rapporto (TFR), che nelle statistiche comunitarie viene conteggiato interamente e indipendentemente dall età del beneficiario. Il TFR non può essere considerato una prestazione pensionistica anche prescindendo dalla sua definizione di salario differito. Esso è infatti erogato ad ogni interruzione del rapporto di lavoro (mediamente ogni sette anni) e non solo quando il lavoratore va in pensione. Le stesse prestazioni di fine servizio del pubblico impiego non sono più legate al maturare dei requisiti pensionistici, ma, anche esse, sono erogate ogni qual volta cessa il rapporto di lavoro e l iscrizione ad una delle casse Inpdap. L ammontare di queste prestazioni inserito nella spesa pensionistica non è irrilevante, ma è pari a circa l 1,8% del Pil. Gli altri elementi, che introducono distorsioni nella lettura dei dati, sono riconducibili a prassi non omogenee di contabilizzazione dei dati (per alcuni paesi i prepensionamenti sono considerati nella spesa per pensioni, mentre per altri fanno parte della voce 8

9 disoccupazione) nonché a differenze istituzionali, che conducono a differenti e molteplici strumenti destinati a medesime finalità. Ad esempio, da diversi studi, è emerso che in tutti i maggiori paesi europei il fenomeno della disoccupazione degli ultra-cinquantenni è diffuso e che i paesi hanno dato risposta a questo fenomeno con numerosi e diversi strumenti a sostegno del reddito. Se in Italia un canale di uscita dal mercato del lavoro è rappresentato dalle pensioni di anzianità, in altre realtà è ampio il ricorso a forme specifiche di indennità di disoccupazione, a pensioni anticipate e a pensioni di invalidità interpretate in senso socioeconomico, strumenti questi ultimi che forniscono copertura al lavoratore anziano fino all età del pensionamento. In particolare, da queste ricerche è emerso che anche il canale dell invalidità è in alcuni casi utilizzato a questo fine: il requisito dell invalidità è stato trasformato da un fenomeno tipicamente sanitario a un requisito socio-economico relativo, con paesi, come l Olanda e la Svezia, in cui è consentita l erogazione di prestazioni assistenziali in presenza di tassi di invalidità che partono da valori minimi del 15 e del 25%. Da questa analisi deriva che esiste una elevata sostituibilità fra gli interventi per vecchiaia e superstiti, da un lato, e le funzioni per invalidità e disoccupazione, dall altro lato. Per questa ragione, nella tabella 6 sono state considerate congiuntamente queste quattro funzioni della spesa sociale e il dato italiano è stato depurato dal TFR. In seguito a questi aggiustamenti il nostro paese presenta livelli di spesa in termini di Pil in linea con il valore medio europeo: la spesa per vecchiaia, superstiti, invalidità e disoccupazione si colloca in Italia al 15,7% del Pil, risultando pressoché uguale al valore calcolato per il complesso dei paesi europei (pari al 15,9%) e inferiore a quello di Francia e Germania. Tale operazione consente di effettuare un analisi più corretta ai fini dell individuazione della posizione relativa dell Italia nel contesto europeo; tuttavia, ciò non toglie che permangano problemi di sostenibilità del sistema pensionistico nel nostro paese come negli altri paesi europei, legati anche a fenomeni comuni, primo fra tutti l invecchiamento della popolazione Un osservazione aggiuntiva riguarda il prelievo fiscale sulle prestazioni sociali, che risulta piuttosto disomogeneo in ambito comunitario, con alcuni paesi che, a differenza dell Italia, si avvicinano a un regime di quasi esenzione. Se considerassimo questo aspetto, visto che i dati sono al lordo del prelievo fiscale, le posizioni relative dei vari paesi risulterebbero modificate. Ad esempio, le prestazioni previdenziali tedesche sono di fatto esenti da imposizione, mentre quelle italiane sono al lordo del prelievo fiscale, che rappresenta una quota pari a circa 2 punti di Pil. Quanto alle altre funzioni della spesa sociale diverse dalla vecchiaia e superstiti, l Italia mostra valori più contenuti rispetto a tutti gli altri paesi europei. In relazione alle funzioni volte al sostegno della famiglia, al contrasto della disoccupazione e dell esclusione sociale e a favore dell abitazione, il nostro paese risulta non solo inferiore alla media europea, ma a tutti gli altri paesi. Queste quattro funzioni rappresentano per l Italia una quota pari all 1,4% del Pil contro il 4,6% 9

10 registrato dal complesso dei paesi europei, con un differenziale negativo pari a oltre 3 punti di Pil. Anche scontando gli effetti derivanti da prassi diverse di contabilizzazione, nel nostro paese i livelli di spesa destinati a misure di natura assistenziale rivolte ai cittadini, sulla base della verifica di uno stato di effettivo bisogno e non in base ad appartenenze categoriali, risultano carenti e di più modesta entità. La diversa evoluzione dei sistemi di Welfare nazionali si evidenzia anche osservando il diverso peso attribuito nei vari paesi ai trasferimenti monetari e in natura (Tabella 7). In media, nell Unione Europea un terzo della spesa sociale viene erogata in natura;la situazione è tuttavia differenziata fra gli stati. In Italia, Belgio e Austria il peso dei trasferimenti in kind è intorno al 25%, in Svezia e Danimarca è intorno al 40% e in Irlanda è praticamente equivalente a quello dei trasferimenti in moneta. Nella quasi totalità dei paesi UE l importanza dei trasferimenti in natura è d altronde cresciuta nel periodo (la media è aumentata dal 30% del 1990 a quasi il 34% del 2001). I trasferimenti possono inoltre essere ulteriormente suddivisi in universali (diretti a tutti quelli che soddisfano una determinata condizione, indipendentemente dal loro reddito) e means-tested (assistenziali, rivolti unicamente a chi ha un reddito, o patrimonio, inferiore ad una certa soglia). La gran parte dei trasferimenti è di tipo universale; un peso relativamente elevato dei means-tested si registra in Irlanda e Finlandia (fra i trasferimenti in moneta) e in Olanda, Regno Unito e Irlanda (fra quelli in natura). In Italia i trasferimenti means-tested appaiono invece molto poco diffusi. Va tuttavia ricordato che in Italia le integrazioni al minimo, pur essendo basate su un test dei mezzi, sono classificate fra i trasferimenti monetari. 10

11 TABELLA 4-LE FUNZIONI DELLA SPESA SOCIALE NEI PAESI DELL UE 2001 (valori in percentuale della spesa sociale complessiva) Sanità Invalidità Vecchiaia Superstiti Sostegno Disoc. Casa altro Totale famiglie Belgio 25,0 9,0 33,5 10,2 8,9 11,7 0,0 1,6 100,0 Danimarca 20,3 12,5 37,9 0,0 13,3 10,0 2,3 3,7 100,0 Francia 29,2 6,0 37,9 5,8 9,5 7,1 3,1 1,4 100,0 Germania 28,8 7,7 40,9 1,6 10,4 8,2 0,7 1,8 100,0 Grecia 25,8 5,0 48,0 3,3 6,9 6,0 2,8 2,3 100,0 Irlanda 43,4 5,2 19,1 5,7 12,5 8,3 3,4 2,3 100,0 Italia 26,1 5,7 51,7 10,6 4,0 1,6 0,1 0,2 100,0 Lussemburgo 25,4 14,2 36,5 2,9 16,8 2,5 0,6 1,1 100,0 Olanda 30,4 11,6 36,2 5,6 4,4 5,0 1,4 5,3 100,0 Portogallo 31,3 12,3 38,6 7,1 5,6 3,6 0,0 1,3 100,0 Regno Unito 28,1 9,4 42,6 3,9 6,8 2,9 5,6 0,7 100,0 Spagna 30,0 7,6 42,4 2,9 2,6 12,9 0,9 0,8 100,0 Austria 24,7 8,1 39,6 9,9 10,6 5,0 0,4 1,8 100,0 Finlandia 24,5 13,7 32,6 4,0 12,1 9,8 1,2 2,1 100,0 Svezia 29,2 12,4 36,9 2,1 9,6 5,6 2,1 2,2 100,0 UE-15 28,2 8,0 41,3 4,8 8,0 6,2 2,1 1,5 100,0 Malta (1) 25,2 6,3 40,9 11,0 7,8 6,2 1,2 1,4 100,0 R. slovacca 33,1 8,1 38,8 1,0 8,6 3,4 0,4 6,7 100,0 Slovenia 31,4 8,7 43,6 1,9 8,9 3,7 0,0 1,7 100,0 Ungheria 27,5 10,1 41,1 1,5 12,9 3,4 2,5 1,0 100,0 Per Malta il dato si riferisce al 2000 Fonte: Eurostat (2004) TABELLA 5-LE FUNZIONI DELLA SPESA SOCIALE NEI PAESI DELL UE 2001 (valori in percentuale della spesa sociale complessiva) Sanità Invalidità Vecchiaia Superstiti Sostegno Disoc. Casa Altro Totale famiglie Belgio 6,5 2,3 8,7 2,6 2,3 3,0 0,0 0,4 25,9 Danimarca 5,8 3,6 10,9 0,0 3,8 2,9 0,7 1,1 28,6 Francia 8,3 1,7 10,8 1,7 2,7 2,0 0,9 0,4 28,5 Germania 8,3 2,2 11,7 0,5 3,0 2,4 0,2 0,5 28,7 Grecia 6,8 1,3 12,7 0,9 1,8 1,6 0,7 0,6 26,5 Irlanda 6,1 0,7 2,7 0,8 1,7 1,2 0,5 0,3 14,0 Italia 6,4 1,4 12,7 2,6 1,0 0,4 0,0 0,0 24,6 Lussemburgo 5,2 2,9 7,5 0,6 3,4 0,5 0,1 0,2 20,5 Olanda 7,8 3,0 9,3 1,4 1,1 1,3 0,4 1,4 25,8 Portogallo 6,6 2,6 8,1 1,5 1,2 0,8 0,0 0,3 21,0 Regno Unito 7,4 2,5 11,2 1,0 1,8 0,8 1,5 0,2 26,3 Spagna 5,9 1,5 8,3 0,6 0,5 2,5 0,2 0,1 19,6 Austria 6,8 2,2 10,9 2,7 2,9 1,4 0,1 0,5 27,6 Finlandia 6,1 3,4 8,2 1,0 3,0 2,4 0,3 0,5 25,0 Svezia 8,9 3,8 11,3 0,7 2,9 1,7 0,6 0,7 30,7 UE-15 7,4 2,1 10,9 1,3 2,1 1,6 0,5 0,4 26,4 Malta (1) 4,5 1,1 7,3 2,0 1,4 1,1 0,2 0,3 17,9 R. slovacca 5,9 1,4 6,9 0,2 1,5 0,6 0,1 1,2 17,9 Slovenia 7,8 2,2 10,9 0,5 2,2 0,9 0,0 0,4 25,0 Ungheria 5,3 2,0 8,0 0,3 2,5 0,7 0,5 0,2 19,4 Per Malta il dato si riferisce al 2000 Fonte: Eurostat (2004) 11

12 TABELLA 6-LA SPESA PER VECCHIAIA,INVALIDITA E DISOCCUPAZIONE 2001 (valori in percentuale del PIL) IVS e disoccupazione (in % PIL) Belgio 16,7 Danimarca 17,3 Francia 16,2 Germania 16,8 Grecia 16,5 Irlanda 5,4 Italia* 15,7 Lussemburgo 11,5 Olanda 15,0 Portogallo 13,0 Regno Unito 15,5 Spagna 12,9 Austria 17,3 Finlandia 15,0 Svezia 17,5 UE 15,9 * Al netto del TFR Fonte: dati Eurostat TABELLA 7-.LA COMPOSIZIONE DELLA SPESA PER PRESTAZIONI NEI PAESI UE (Valori in percentuale del PIL) Trasf.in Trasf.in Totale Trasf.in Trasf.in Totale Trasf.in Trasf. in Totale moneta natura moneta natura moneta natura Belgio 19,6 5,4 25,0 20,0 6,4 26,6 18,7 7,2 25,9 Danimarca 17,8 10,1 27,9 20,5 10,8 31,3 17,6 11,0 28,6 Francia 17,8 8,8 26,5 19,2 9,8 29,0 18,7 9,8 28,5 Germania 17,4 7,1 24,4 19,3 8,5 27,8 20,0 8,7 28,7 Grecia 14,9 6,6 21,5 14,6 7,0 21,5 16,9 9,6 26,5 Irlanda 11,1 6,5 17,6 11,2 7,0 18,1 7,1 6,9 13,9 Italia 17,4 6,3 23,7 18,5 5,3 23,9 18,2 6,3 24,5 Lussemburgo 15,1 5,5 20,6 16,7 6,2 22,9 14,3 6,2 20,5 Olanda ,6 21,0 8,2 29,2 17,7 8,0 25,8 Portogallo 9,5 5,1 14,6 12,7 7,4 20,1 13,8 7,2 21,0 Regno Unito 14,6 7,3 21,9 17,8 9,1 26,9 16,9 9,4 26,3 Spagna 14,2 5,2 19,4 15,4 5,9 21,4 13,7 5,9 19,6 Austria 18,7 7,5 26,3 20,6 8,3 28,9 19,7 7,9 27,6 Finlandia 15,5 8,8 24,2 21,7 9,1 30,8 16,4 8,6 25,0 Svezia n.d. n.d. n.d. 20,4 13,8 34,1 17,6 13,0 30,7 UE-15 16,2 6,9 23,1 18,0 8,2 26,2 16,5 8,4 24,9 Malta n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. 13,3 4,8 18,1 R. slovacca n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. 11,9 5,9 17,8 Slovenia n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. 16,9 8,0 24,9 Ungheria n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. 12,7 6,7 19,4 Fonte: dati Eurostat 12

13 2 LA SPESA SOCIALE IN ITALIA 2.1 I DATI UFFICIALI La spesa per la protezione sociale in Italia è pari circa a un quarto del PIL e nell ultimo quinquennio ha registrato aumenti nominali medi di circa il 5% annuo. Nel 2003 la spesa è ammontata a milioni di euro. Dal 2001 la spesa sociale (al netto dei costi amministrativi) cresce più velocemente del PIL e il rapporto con il prodotto interno sale al 24,5% nel 2001, al 25,1% nel 2002 e al 25,4% nel In termini reali la spesa è cresciuta in media del 2-2,5%; l incremento di incidenza sul PIL che si registra a partire dal 2001 è connesso principalmente alla bassa crescita economica del periodo. La dinamica di spesa sostenuta dalle istituzioni pubbliche (con un ammontare di milioni di euro) è risultata, nel 2003, inferiore a quella delle istituzioni private ( milioni di euro). Le due componenti hanno registrato aumenti in termini nominali, rispettivamente, del 4,2% e del 6,7%. Sebbene la crescita in termini reali sia molto più contenuta, in entrambi i casi ha comunque superato quella del PIL, determinando l aumento della loro incidenza sul prodotto nazionale. L analisi della spesa per funzioni mostra che dal 1995, la componente previdenziale ha subito una contrazione di quasi tre punti (dal 72,2% al 64,9%) a favore di quella sanitaria (passata dal 20,2% al 23%), mentre il peso dell assistenza è rimasto stabile (7,7%). Nel 2003 la spesa previdenziale è leggermente cresciuta mentre quella della sanità è diminuita di altrettanto. Tuttavia, nel valutare questi dati, si deve tener presente che le classificazioni utilizzate, pur essendo ispirate a criteri standard stabiliti a livello internazionale, non sempre esprimono la reale natura delle voci di spesa prese in considerazione, per cui sia il valore assoluto sia il peso relativo assegnato alle sue diverse componenti andrebbe riconsiderato. Nelle pagine che seguono viene fornito un quadro della dinamica e della struttura generale della spesa che tiene conto di questi aspetti. 2.2 LA SPESA SOCIALE AL NETTO DELLE VOCI NON DIRETTAMENTE ATTRIBUIBILI A FUNZIONI SOCIALI La spesa sociale complessiva fin qui considerata include anche le indennità erogate ai lavoratori al momento della risoluzione del rapporto di lavoro, il Trattamento di fine rapporto (TFR) nel settore privato e le Indennità di buonuscita e Indennità premio di servizio (TFS, Trattamento di fine servizio) nel settore pubblico. Queste voci, che pesano per circa l 1,5% del PIL, vengono classificate nella funzione previdenziale. Il TFR in particolare, è, tuttavia, difficilmente catalogabile come prestazione sociale qualora gli si attribuisse la natura di retribuzione differita. Le stesse prestazioni del settore pubblico, nate come prestazioni previdenziali al momento della pensione, sono oggi non legate necessariamente al pensionamento, ma percepibili dal lavoratore anche in caso di interruzione del rapporto di lavoro prima di aver maturato il diritto alla pensione. 13

14 Per cui le voci TFR e TFS, incluse nelle liquidazioni per fine rapporto di lavoro, possono anche non essere considerate nella spesa sociale se si assume che rappresentano il pagamento di una quota di retribuzione salariale accantonata. Scorporando le quote di TFR (per i dipendenti privati) e delle indennità di liquidazione (per i dipendenti pubblici), la spesa per prestazioni sociali relativa al totale delle Istituzioni si riduce dal 25,4% al 24,0%, mentre quella relativa alle sole Istituzioni pubbliche passa dal 23,4% al 23,1% Un secondo elemento da considerare è che molte delle prestazioni sociali erogate danno origine a entrate fiscali per lo Stato, dato che costituiscono reddito imponibile per le persone fisiche. Vi sono in primo luogo le entrate fiscali derivanti dalle prestazioni in denaro godute dai cittadini, pensioni e Trattamenti di fine lavoro, se consideriamo questi ultimi spesa sociale. Vi sono poi alcune prestazioni in natura, considerate spesa sociale, che sono costituite da redditi da lavoro dipendente, in particolare modo nella sanità, che danno anche esse luogo a entrate fiscali, il che significa che una loro parte, pur iscritta tra le uscite del bilancio pubblico, non esce dalle casse dello stato. Il prelievo fiscale sulle prestazioni monetarie al lordo del TFR è valutabile, nel 2003, in circa milioni di euro, mentre quello sulle prestazioni in natura è quantificabile in circa milioni di euro. Nell insieme, il peso del prelievo fiscale sulle prestazioni per prestazione sociale è pari a circa il 2,4%. L importo delle prestazioni di protezione sociale al netto dell imposizione si riduce in modo considerevole passando, per il totale delle Istituzioni dal 25,4% al 23% (dal 23,4% al 21,1% per le Istituzioni pubbliche). Se consideriamo l aggregato al netto delle indennità di fine lavoro, depurandolo dall imposizione fiscale, esso si riduce invece per il totale delle Istituzioni dal 24,0% al 21,8% (dal 23,1% al 20,9% per le Istituzioni pubbliche). 2.3 LE PRESTAZIONI SOCIALI PER FUNZIONE In base ai dati ufficiali, l andamento della composizione della spesa sociale per funzione e tipo mostra una netta dominanza della componente previdenziale; nel 2003, essa assorbe 17,6 punti percentuali di PIL (su un totale di 25,4 della spesa totale) e 14,5 punti derivano dalle pensioni. Il peso relativo della componente assistenziale è pari a circa il 2% del PIL ed è invece dominata dai trattamenti pensionistici per invalidità civile, pari a circa 0,8 punti percentuali di PIL. L analisi dei dati storici osservati dal 1995 al 2003 mostra che la componente previdenziale ha leggermente aumentato il suo peso in termini di PIL, passando dal 17,2% al 17,6%,pur avendo ridotto la sua quota sul complesso della spesa per protezione sociale. L aumento di incidenza sul PIL è interamente attribuibile alla componente pensionistica, che passa dal 13,8% al 14,5%. La funzione assistenziale mostra una dinamica più contenuta, dell ordine di 0,2 punti percentuali di PIL, segnalando una certa stabilità nelle voci costitutive. 14

15 L analisi delle diverse voci contenute nelle aree previdenza e assistenza suscita tuttavia alcune perplessità. In primo luogo, come già detto, sono inserite nella spesa previdenziale le prestazioni per trattamenti di fine rapporto e di fine servizio, la cui classificazione come prestazioni sociali lascia qualche dubbio. La stessa collocazione di alcune tipologie di spesa nei diversi settori appare inoltre discutibile. Come detto nel primo capitolo, la classificazione fra previdenza e assistenza può essere effettuata considerando sia la natura della prestazione sia le modalità di finanziamento. In relazione alla natura e ai canali di erogazione, le prestazioni vengono considerate assistenziali quando sono erogate sulla base della verifica di uno stato di effettivo bisogno (means tested) effettuata mediante vari parametri (reddito, composizione e struttura del nucleo familiare, ecc.); in relazione alle modalità di finanziamento, i benefici assistenziali risultano finanziati prevalentemente con la fiscalità generale, mentre le prestazioni a carattere previdenziale si basano principalmente sul versamento dei contributi. Per alcune prestazioni (gli assegni familiari, le indennità di disoccupazione e gli assegni di integrazione salariale) la classificazione sulla base dei criteri suddetti non risulta sempre agevole e univoca: dal lato dell erogazione, tali benefici assumono la natura di prestazioni assistenziali; dal lato del finanziamento, invece, il fatto che si basano sul versamento dei contributi sociali comporta che vengano associati maggiormente a una prestazione più prettamente previdenziale. La definizione dell assegno per il nucleo familiare è, ad esempio, piuttosto complessa. Pur finanziato principalmente tramite contributi, non è rivolto a tutti, ma condizionato dalla situazione reddituale, a volte non sono erogati in corrispondenza di una contribuzione (pensionati), e una parte del suo importo è finanziato in parte dalla Gestione degli interventi assistenziali e di sostegno alle gestioni previdenziali (Gias). L Istat lo considera una prestazione previdenziale, ma alcuni studiosi gli attribuiscono una natura assistenziale. Sicuramente assistenziale è, invece, quella parte della spesa pensionistica che è definita tale dalla legge 88/1989 e sue successive modificazioni, analizzata nel primo capitolo. Come detto, si tratta specificamente di quella parte di spesa pensionistica finanziata dai trasferimenti che lo Stato effettua a favore dell Inps per gli interventi assistenziali (Gias). Se si riclassifica la composizione della spesa previdenziale, scorporando da essa sia i trattamenti e le liquidazioni di fine servizio sia la quota Gias ad essa relativa e mantenendo comunque al suo interno la spesa per gli assegni al nucleo familiare, si ottiene una sensibile contrazione del peso relativo della funzione previdenziale, che passa dal 69,4% al 54,9%; al suo interno le pensioni assumono un peso relativo del 48,4%. Di conseguenza, l incidenza relativa della componente assistenziale aumenta considerevolmente passando dal 7,7% al 16,6%. La variazione, in tal caso, è tutta da attribuirsi al peso della Gias che della funzione assistenziale ne spiega circa il 60%. La dinamica della spesa previdenziale rispetto al PIL si riduce sostanzialmente, segnalando un peso del 13,9% nel La spesa pensionistica passa dal 14,5% al 12,3%. 15

16 Con l aggiunta della quota Gias, la spesa assistenziale accresce notevolmente il suo peso relativo rispetto al PIL, passando dal 2% della classificazione ufficiale al 4,2%. Anche con questa diversa ripartizione resta, tuttavia, il problema del limitato peso dell assistenza italiana nella tutela reddituale dei soggetti e delle famiglie bisognose. Se infatti esaminiamo in dettaglio le voci assistenziali, possiamo notare che circa il 96% delle prestazioni monetarie sono destinate a specifiche categorie di soggetti: pensionati da lavoro dipendenti o autonomi (Gias), invalidi civili e di guerra, anziani. Per coloro che non rientrano in queste categorie non resta che la partecipazione ad una parte residuale della spesa assistenziale. Pur con le correzioni apportate, si conferma, quindi, una caratteristica del nostro sistema di sicurezza sociale: le prestazioni di natura assistenziale sono in prevalenza formate da pensioni o da prestazioni rivolte agli ex lavoratori, mentre quelle rivolte alla tutela del cittadino contro la povertà e l emarginazione sociale hanno uno scarso peso. COMPOSIZIONI PERCENTUALI DELLA SPESA SOCIALE PER FUNZIONE PREVIDENZA 72,2 72,1 72,6 72,6 72,5 71,0 69,6 69,1 69,4 ASSISTENZA 7,6 7,5 6,9 6,7 6,7 6,7 7,0 7,6 7,7 SANITA 20,2 20,4 20,5 20,8 20,8 22,3 23,4 23,3 23,0 TOTALE 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: dati Istat ANDAMENTO DELLA SPESA SOCIALE, ISTITUZIONI PUBBLICHE E PRIVATE (importi in milioni di euro) Istituzioni % PIL Istituzioni % PIL Totale % PIL pubbliche private , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,4 Fonte: dati Istat 16

17 ANDAMENTO DELLA SPESA SOCIALE AL NETTO DELLE LIQUIDAZIONI DI FINE RAPPORTO (TFR E INDENNITÀ DI FINE SERVIZIO) (Importo in milioni di euro) Totale %PIL Istituzioni %PIL Liquidazione %PIL Pubbliche fine rapporto , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,4 Fonte: elaborazioni su dati Istat SPESA SOCIALE AL LORDO E AL NETTO DELLE ENTRATE FISCALI E TFR, 2003 (Importo in milioni di euro) TOTALE ISTITUZIONI ISTITUZIONI PUBBLICHE Valore %PIL Valore %PIL assoluto assoluto Spesa sociale , ,4 al lordo del TFR Prelievo fiscale su prestazioni , ,0 monetarie Prelievo fiscale su prestazioni , ,3 in natura Spesa sociale netta , ,1 Spesa sociale al netto del TFR , ,1 Prelievo fiscale su prestazioni , ,9 monetarie Prelievo fiscale su prestazioni , ,3 in natura Spesa sociale netta , ,9 Fonte:elaborazioni su dati Istat 17

18 ANDAMENTO DEL RAPPORTO SPESA SOCIALE/PIL, PER FUNZIONE E TIPO, SANITA 4,8 4,9 5,1 5,0 5,1 5,4 5,7 5,8 5,8 PREVIDENZA 17,2 17,3 17,8 17,5 17,6 17,2 17,1 17,3 17,6 in denaro 17,2 17,3 17,8 17,5 17,6 17,2 17,1 17,3 17,6 Pensioni e 13,8 14,1 14,6 14,2 14,5 14,1 14,1 14,4 14,5 rendite Liquidazioni fine rapporto 1,7 1,5 1,5 1,6 1,4 1,4 1,3 1,3 1,4 Ind. malattia, temp. Infortuni e maternità 0,8 0,8 0,8 0,8 0,8 0,8 0,8 0,8 0,9 Indennità disoccupazione 0,3 0,3 0,3 0,3 0,3 0,3 0,3 0,3 0,3 Assegno int. salariale 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 0,0 0,0 0,0 0,1 Assegni familiari 0,3 0,4 0,4 0,4 0,4 0,5 0,4 0,4 0,4 Altri sussidi e Assegni* 0,2 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 ASSISTENZA 1,8 1,8 1,7 1,6 1,6 1,6 1,7 1,9 2,0 In denaro 1,3 1,3 1,2 1,1 1,1 1,1 1,2 1,3 1,4 Pensione sociale 0,2 0,2 0,2 0,2 0,2 0,2 0,2 0,2 0,2 Pensione di guerra 0,2 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 Pensione invalidi civili 0,8 0,8 0,7 0,7 0,7 0,7 0,6 0,8 0,8 Pensione ai ciechi 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 Pensione ai sordomuti 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 Altri assegni e sussidi 0,1 0,1 0,1 0,0 0,1 0,1 0,1 0,1 0,1 In natura 0,5 0,5 0,5 0,5 0,5 0,5 0,6 0,6 0,6 Beni e servizi produttori market Servizi produttori non market 0,3 0,3 0,2 0,2 0,2 0,2 0,2 0,3 0,3 0,2 0,3 0,3 0,3 0,2 0,3 0,3 0,3 0,3 TOTALE 23,9 23,9 24,6 24,1 24,3 24,3 24,5 25,1 25,4 Fonte: dati Istat *Comprende: equo indennizzo, liquidazione in capitale, assegni, indennità e sussidi complementari al reddito 18

19 ANDAMENTO DELLA SPESA SOCIALE, DELLA SUA INCIDENZA SUL PIL E DEI PESI RELATIVI, PER FUNZIONE E TIPO, RICLASSIFICATA, (Importi in milioni di euro) SANITA PREVIDENZA Pensioni e rendite* Altre voci ASSISTENZA Quota Gias Altre voci TOT. AL NETTO TFR Liquidazione Fine rapporto TOT. CON TFR *Al netto della quota Gias INCIDENZA % SUL PIL SANITA 4,8 4,9 5,1 5,0 5,1 5,4 5,7 5,8 5,8 PREVIDENZA 13,5 13,7 14,3 13,5 13,9 13,6 13,6 13,7 13,9 Pensioni e rendite* 11,7 12,0 12,6 11,8 12,2 11,9 11,9 12,1 12,3 Altre voci 1,8 1,7 1,7 1,7 1,7 1,7 1,7 1,7 1,7 ASSISTENZA 3,8 3,8 3,7 4,0 3,9 3,8 3,9 4,2 4,2 Quota Gias 2,0 2,0 2,0 2,4 2,3 2,2 2,2 2,3 2,3 Altre voci 1,8 1,8 1,7 1,6 1,6 1,6 1,7 1,9 2,0 TOT. AL NETTO TFR 22,2 22,4 23,0 22,5 22,9 22,8 23,3 23,8 24,0 Liquidazione Fine rapporto 1,7 1,5 1,5 1,6 1,4 1,5 1,3 1,3 1,4 TOT. CON TFR 23,9 23,9 24,6 24,1 24,3 24,3 24,5 25,1 25,4 *Al netto della quota Gias 19

20 INCIDENZA RELATIVA AL LORDO DEL TFR SANITA 20,2 20,4 20,5 20,8 20,8 22,3 23,4 23,3 23,0 PREVIDENZA 56,8 57,4 58,1 55,9 57,2 56,0 55,4 54,8 54,9 Pensioni e rendite* 49,2 50,4 51,1 48,8 50,2 49,1 48,6 48,2 48,4 Altre voci 7,6 7,1 7,0 7,1 7,0 6,9 6,8 6,6 6,6 ASSISTENZA 16,1 15,9 15,0 16,6 16,1 15,7 16,0 16,6 16,6 Quota Gias 8,5 8,4 8,2 9,9 9,4 9,0 9,0 9,1 8,9 Altre voci 7,6 7,5 6,9 6,7 6,7 6,7 7,0 7,6 7,7 TOT. AL NETTO TFR 93,0 93,7 93,7 93,2 94,1 94,0 94,8 94,7 94,5 Liquidazione Fine rapporto 7,0 6,3 6,3 6,8 5,9 6,0 5,2 5,3 5,5 TOT. CON TFR 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 20

21 2.4 LA SPESA PER LA PROTEZIONE SOCIALE NEL 2004 Nel 2004 la spesa per la protezione sociale sostenuta dal totale delle istituzioni ha raggiunto il livello di milioni di euro, registrando un incremento del 5,4 per cento rispetto all anno precedente al 2003 e una incidenza sul Pil pari al 25,8 per cento (25,4 per cento nel 2003). Il 92 per cento circa di tale spesa, pari a milioni di euro, è stata effettuata dalle istituzioni delle amministrazioni pubbliche, alle quali è affluito il 91 per cento delle risorse che complessivamente i settori dell economia nazionale mettono a disposizione della protezione sociale. La spesa sostenuta dalle amministrazioni pubbliche ha fatto registrare un incremento del 5,5 per cento rispetto all anno precedente (4,3 per cento nel 2003) e una incidenza sul Pil del 23,8 per cento (23,4 per cento nel 2003). L analisi dei dati del 2004 conferma quanto detto per il La spesa previdenziale, attestandosi sul 68,7% della spesa sociale complessiva, ha subito una contrazione rispetto al 2003 di 0,7 punti percentuali a favore della sanità. L assistenza rappresenta il 7,6% confermando la sua stabilità. Per quanto riguarda l incidenza sul PIL, la previdenza e l assistenza si attestano sugli stessi risultati dell anno precedente:la prima assorbe 17,7 punti percentuali (17,6 nel 2003), il peso dell assistenza rimane uguale al 2% così come nel Nel 2004 il complesso delle prestazioni di protezione sociale rese dalle istituzioni pubbliche è costituito per il 72,8% da prestazioni sociali in denaro (73,1 per cento nel 2001), per l 11,3% da prestazioni sociali in natura acquistate da produttori market (11,4 per cento nel 2001) e per il 15,9% da prestazioni sociali in natura prodotte direttamente (15,5 per cento nel 2001). Le prestazioni assistenziali erogate nella forma di servizi e in natura sono una quota residuale dell intera spesa sociale infatti i trattamenti corrisposti in natura sono prevalentemente rivolte al settore della sanità. Le prestazioni sociali in natura acquistate da produttori market per l assistenza rappresentano lo 0,5% mentre quelle prodotte direttamente sono l 1,1%. Per quanto riguarda l analisi della situazione nel 2004,sulla base dei dati ufficiali, si conferma quanto già detto nel paragrafo precedente. PRESTAZIONI DI PROTEZIONE SOCIALE-2004 Composizioni percentuali Totale Istituzioni istituzioni pubbliche Previdenza 68,7 67,0 Sanità 23,7 25,7 Assistenza 7,6 7,3 Totale 100,0 100,0 Fonte: istat Incidenza sulla spesa pubblica corrente Totale Istituzioni istituzioni pubbliche Previdenza 40,0 36,1 Sanità 13,8 13,8 Assistenza 4,4 3,9 Totale 58,2 53,8 Incidenza sul PIL Totale istituzioni Istituzioni pubbliche Previdenza 17,7 16,0 Sanità 6,1 6,1 Assistenza 2,0 1,7 Totale 25,8 23,8 Fonte: istat 21

22 Composizioni percentuali per tipo Totale Istituzioni Istituzioni pubbliche Prestazioni sociali in denaro 74,0 72,8 Previdenza 68,7 67,0 Assistenza 5,3 5,8 Prestazioni sociali in natura 26,0 27,2 Produttori market 11,0 11,3 -Sanità 10,0 10,8 -Assistenza 1,0 0,5 Produttori non market 15,0 15,9 -Sanità 13,7 14,8 -Assistenza 1,3 1,1 Totale 100,0 100,0 Fonte: Istat PRESTAZIONI DI PROTEZIONE SOCIALE PER FUNZIONE E TIPO (Importi in milioni di euro) Totale istituzioni SANITA PREVIDENZA in denaro Pensioni e rendite Liquidazioni fine rapporto Ind. malattia, temp. Infortuni e maternità Indennità disoccupazione 4308 Assegno int. salariale 752 Assegni familiari 5495 Altri sussidi e Assegni* 962 ASSISTENZA In denaro Pensione sociale 3346 Pensione di guerra 1309 Pensione invalidi civili Pensione ai ciechi 894 Pensione ai sordomuti 157 Altri assegni e sussidi 2218 In natura 7898 Beni e servizi produttori market 3537 Servizi produttori non market 4361 TOTALE Fonte: Istat *Comprende equo indennizzo, liquidazione in capitale, assegni, indennità e sussidi complementari al reddito 22

23 2.2.5 IL FINANZIAMENTO DELLA SPESA SOCIALE La voce di entrata più rilevante è rappresentata dai contributi sociali, costituiti principalmente da contributi che affluiscono direttamente al settore pubblico attraverso gli enti di previdenza e, per la restante parte, dagli accantonamenti ai fondi di quiescenza costituiti presso le imprese e da contributi sociali versati ai fondi pensione. I contributi sociali per l intero sistema di protezione sociale nel 2004 sono stati pari a milioni di euro, registrando un incremento del 3,5 per cento rispetto al Nel 2004 i contributi sociali rappresentano il 55,9 per cento dei finanziamenti, contro un livello del 57,3 per cento del Nel periodo dal 2001 al 2004 si osserva che i contributi effettivi a carico dei datori di lavoro mediamente sono cresciuti più di quelli a carico dei lavoratori dipendenti (3,3 per cento per i datori di lavoro e 2,6 per cento per i lavoratori dipendenti). I contributi a carico dei lavoratori autonomi hanno fatto registrare nello stesso periodo un incremento superiore (in media del 5,5 per cento). L altra fonte di finanziamento importante è costituita dalle contribuzioni diverse, milioni di euro nel 2004 rappresentanti il 43,3 per cento delle entrate contro il 41,8 per cento del Risultano essere composte per il 76,1 per cento (71,8 nel 2001) da trasferimenti statali destinati principalmente a coprire: erogazione di prestazione di servizi di carattere generale destinati alla popolazione (prevenzione, profilassi e vigilanza igienica); erogazione di prestazioni in denaro agli invalidi civili e anziani sprovvisti di reddito; integrazione delle pensioni al minimo; sgravi fiscali e fiscalizzazione di oneri sociali concessi ai datori di lavoro; disavanzi di gestione degli enti di previdenza. FONTI DI FINANZIAMENTO DELLA PROTEZIONE SOCIALE PER VOCE ECONOMICA-ANNI (composizioni percentuali) Totale istituzioni Contributi sociali 57,3 57,0 58,6 55,9 Contribuzioni 41,8 42,1 40,6 43,3 divesre Redditi da capitale 0,9 0,9 0,8 0,8 ed altre entrate Totale entrate 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Istat Istituzioni pubbliche Contributi sociali 53,1 52,8 54,4 51,7 Contribuzioni 46,0 46,3 44,7 47,5 divesre Redditi da capitale 0,9 0,9 0,9 0,8 ed altre entrate Totale entrate 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Istat 23

24 PARTE II LE PRINCIPALI PRESTAZIONI A SOSTEGNO DEL REDDITO: ANALISI CRITICA E IPOTESI DI RIFORMA 1 LE MISURE A CARATTERE PREVIDENZIALE La previdenza sociale in Italia offre protezione a tutti coloro cha hanno la qualifica di lavoratori e che quindi maturano determinati requisiti per poter accedere agli schemi previsti dall ordinamento. Prima di iniziare ad elencare i principali istituti, va ricordato che rientrano nella previdenza le pensioni. Queste sono fondate sui contributi versati mensilmente nelle casse dell INPS e quindi vanno considerate come retribuzione soprattutto dopo la riforma Dini con il passaggio al metodo di calcolo contributivo. Accanto alle pensioni di anzianità e vecchiaia abbiamo le pensioni ai superstiti, erogazioni monetarie riconosciute in favore dei familiari del lavoratore deceduto. Infine l Istat annovera tra le prestazioni previdenziali anche il TFR, seppur la sua inclusione manifesti qualche dubbio come evidenziato nel capitolo 2. La previdenza accorda tutele per i rischi professionali (infortunio sul lavoro, malattia professionale, disoccupazione involontaria, riduzione/sospensione dell attività lavorativa) e rischi non professionali (carico familiare, malattia, gravidanza, inabilità/invalidità, vecchiaia, anzianità, morte). Assicurazioni contro la disoccupazione E un istituto che spetta ai lavoratori subordinati,lavoratori a part-time verticale,a quelli che hanno avuto un occupazione per meno di 6 mesi e anche ai soci di cooperativa. Vengono esclusi i dipendenti pubblici con impiego stabile, gli apprendisti e i parasubordinati. Possono accedervi i licenziati. Non spetta ai lavoratori che si dimettano volontariamente, a meno che non si tratti di dimissioni per giusta causa (mancato pagamento della retribuzione, molestie sessuali, variazione delle mansioni ecc.). Le principali misure sono: Indennità ordinaria Per ottenerla bisogna essere assicurati all'inps da almeno due anni e avere almeno 52 contributi settimanali nel biennio precedente la data di cessazione del rapporto di lavoro. A partire dal 17 marzo 2005 spetta anche ai lavoratori che sono stati sospesi da aziende colpite da eventi temporanei non causati né dai lavoratori né dal datore di lavoro. Viene corrisposta per 180 giorni. Al disoccupato che ha superato i 50 anni può essere corrisposta fino a 9 mesi. Le indennità in pagamento dal 1 aprile 2005 al 31 dicembre 2006 sono elevate a 7 mesi per i lavoratori di età inferiore a 50 anni e a 10 mesi per quelli dai 50 anni in poi. Ai lavoratori sospesi spetta nel limite massimo di 65 giorni. L importo è pari al 40% della retribuzione percepita nei tre mesi precedenti la cessazione del rapporto di lavoro, nei limiti di un importo massimo mensile lordo, stabilito dalla legge. Per il 2005 tale importo è di 819,62 elevato a 985,10 per i lavoratori che possono far valere una retribuzione mensile lorda superiore a 1.773,19. Per la disoccupazione in pagamento dal 1 aprile 2005 al 31 dicembre 2006, la percentuale è elevata al 50% per i primi 6 mesi e per il settimo mese è fissata al 30%. Per i lavoratori di età pari o superiore a 50 anni è elevata al 50% per i primi 6 mesi, al 40% 24

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