Psicologia Educazione Società 2
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- Rebecca Graziano
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1 Psicologia Educazione Società 2
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3 a cura di Concetta De Pasquale e Daniela Conti Il training riabilitativo nel disagio psichico prefazione di Santo Di Nuovo Euno Edizioni
4 Psicologia Educazione Società collana diretta da Prof. Santo Di Nuovo e Prof. Giuseppe Zanniello COMITATO SCIENTIFICO: Prof. Floriana Falcinelli Prof. Carlo Fratini Prof. Alessandra La Marca Prof. Orazio Licciardello Prof. Vincenzo Rapisarda Tutte le pubblicazioni della collana sono sottoposte al giudizio previo di due Referee anonimi. copyright 2012 Euno Edizioni via Mercede Leonforte (En) Tel. e Fax info@eunoedizioni.it In copertina: Daniela Troina Magrì, Ballerina, acquarello Finito di stampare nel gennaio 2012 da Fotograf - Palermo
5 Sommario Premessa di Santo Di Nuovo 7 Introduzione di Vincenzo Rapisarda 13 Aspetti storico-teorici della Riabilitazione Psichiatrica di Concetta De Pasquale e Daniela Conti 23 L Assertività di Eleonora Tornatore e Concetta De Pasquale 49 La qualità della vita nel percorso riabilitativo di Maria Luisa Pistorio e Concetta De Pasquale 67 L arteterapia di Daniela Conti e Concetta De Pasquale 79 Il valore terapeutico e riabilitativo della fiaba di Concetta De Pasquale e Laura Mazzarella 93 La funzione terapeutica del teatro tra immaginazione e realtà di Concetta De Pasquale e Daniela Conti 123 Aspetti storici e teorici della musicoterapia di Alfredo Spoto e Daniela Conti 147
6 La Pet therapy nella visione zooantropologica di Giulia Crisafulli e Concetta De Pasquale 173 Il ruolo della famiglia nel programma riabilitativo di Concetta De Pasquale e Vincenzo Rapisarda 203 Riabilitazione e Lavoro: Cooperazione e Impresa sociale di Valeria Capra e Concetta De Pasquale 217 I curatori 235
7 Prefazione di Santo Di Nuovo * I più recenti dati sulla disabilità in Italia riferiscono di due milioni di persone sopra i 65 anni, oltre 600 mila sotto questa soglia, di cui meno di un terzo inseriti nella scuola. Una massa di persone la cui assistenza e riabilitazione impegna, a vario titolo, migliaia di operatori e centinaia di strutture, che lavorano con impegno e dedizione anche se spesso senza il necessario supporto di una formazione specialistica e di risorse finanziarie adeguate. A tale riguardo, il volume curato da Concetta De Pasquale e Daniela Conti, che ho il piacere di presentare, fa il punto in modo chiaro ed esauriente sulle modalità e sui principi in base ai quali la riabilitazione viene condotta, con riferimento soprattutto alla disabilità psicopatologica, ma in un ottica che vale per tutte le altre forme, da quelle genetiche a quelle acquisite nel corso dello sviluppo. Nel 1980, superate le vecchie concezioni fino ad allora vigenti, la International Classification of Impairment, Disabilities and Handicaps (ICIDH) dell Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definiva l handicap come condizione di svantaggio, conseguente a una menomazione o a una disabilità, che in un certo soggetto limita o impedisce l adempimen- * Ordinario di Psicologia all Università di Catania, presidente della Struttura didattica di Psicologia. 7
8 to del ruolo normale in relazione all età, al genere e ai fattori socio-culturali. Oltre vent anni dopo, nel 2001, l OMS ha messo a punto una revisione di questa classificazione, denominata International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF), in cui l introduzione dei termini «funzionamento» e «salute» segna la discriminante fondamentale rispetto alle precedenti concezioni. L ICF non è più una classificazione delle «conseguenze delle malattie» come sono il Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders (DSM) dell American Psychiatric Association e l International Classification of Diseases (ICD) della stessa OMS, e come era stato concepito lo stesso ICIDH del 1980 ma piuttosto delle componenti della salute, che ne identificano gli elementi e gli ambiti costitutivi, mentre le conseguenze si focalizzano sull impatto delle malattie. In termini generali, la disabilità viene definita come «la conseguenza o il risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo e i fattori personali, e i fattori ambientali che rappresentano le circostanze in cui vive l individuo». Le diverse articolazioni descrivono gli ambiti della salute, dal punto di vista corporeo, individuale e sociale, che possono subire alterazioni: - le «Strutture Corporee» (parti anatomiche del corpo, organi, arti e i loro componenti) e le «Funzioni Corporee» (funzioni fisiologiche o psicologiche dei sistemi corporei) possono comportare alterazioni e perdite significative strutturali e/o funzionali, definite condizioni di menomazione (impairment); - le «Attività Personali», compiti e azioni che una persona compie a qualsiasi livello di complessità, possono subire limitazioni inerenti la natura, la durata e la qualità; - infine, la «Partecipazione Sociale», intesa come coinvolgimento in una situazione vitale, e riguardante l interazione tra le funzioni, le attività e i fattori contestuali in tutte le aree e gli aspetti della vita umana, può subire restrizioni che interessano la natura, la durata e la qualità. Grande importanza in questo modello assumono i fattori ambientali, estrinseci alla persona e che includono elementi dell ambiente naturale (tempo o spazio), dell ambiente costruito dall uomo (strutture, arredamenti, ecc.), ma anche gli atteggiamenti, i costumi, le regole e istituzioni della convivenza sociale. Altrettanto importanti sono i fattori persona- 8
9 li, i quali includono genere, età, forma fisica, stile di vita, abitudini, educazione, istruzione, professione, esperienze presenti e passate, modalità comportamentali, carattere, stato psicologico e tutte le altre caratteristiche che possono intervenire nella condizione di compromissione, anche se a causa della loro grande variabilità non sono analiticamente classificati. Il modello quindi parte da una specifica condizione di salute (la sua compromissione comporta un disturbo o una malattia); rileva le menomazioni nel funzionamento fisico e/o mentale; evidenzia le limitazioni e le difficoltà che un individuo può trovare nello svolgimento delle attività e le restrizioni alla partecipazione alla vita di relazione; mette in costante relazione questi aspetti con i fattori personali ed ambientali che possono assumere un ruolo di barriera o facilitazione. Al di là della validità generale del modello, è indubbia l utilità della sua applicazione non solo alla disabilità evolutiva ma anche a quella subentrata nell intero arco di vita a seguito di incidenti o patologie invalidanti, e dell ampio settore della disabilità conseguente a psicopatologie (quei milioni di persone di cui parlano le aride cifre citate all inizio). In realtà, il problema diagnostico e operativo che si pone frequentemente è la possibile sovrapposizione tra i concetti di menomazione, disabilità e handicap, cui si aggiunge quello di svantaggio che, se riconducibile solo a condizioni di deprivazione culturale e sociale o alla condizione di immigrazione, non rientra nei criteri elencati dall OMS, ma comporta spesso un danneggiamento delle funzioni cognitive, dell apprendimento e della vita di relazione, non meno grave rispetto a quello del deficit vero e proprio. E non vanno dimenticati i casi di turbe gravi dell emotività, dell adattamento e del comportamento che implicano deficit dell attività personale e della partecipazione sociale, ma senza evidente menomazione di organi o funzioni specifiche: condizione che si riscontra molto spesso nella disabilità psichiatrica. I criteri per la diagnosi della dis-abilità da ri-abilitare dovrebbero essere molteplici e concorrenti tra loro: implicazioni dei diversi gradi di compromissione del funzionamento e della salute della persona; età di insorgenza della compromissione e sue conseguenze sullo stato presente; relazione fra prestazioni intellettive e adattive; relazione tra fattori biolo- 9
10 gici, cognitivi, comportamentali e adattivi; punti di forza che consentono una prognosi; elementi utili per la programmazione di un intervento realizzabile nello specifico contesto. Ai fini della riduzione del disagio è essenziale la distinzione tra la diagnosi ai fini dell inquadramento nosografico utile per l individuazione del tipo, della quantità e della qualità del supporto necessario e l accertamento (assessment) delle condizioni del soggetto, che comporta un analisi funzionale delle abilità, delle competenze e dei pre-requisiti posseduti in quello specifico momento e in quello specifico contesto: processo finalizzato alla determinazione di obiettivi riabilitativi specifici e individualizzati. Pertanto la diagnosi deve fare riferimento a categorie generali (nomotetiche: criteri tradotti in codici e riferiti alla patologia) mentre l assessment fa riferimento alle caratteristiche peculiari della singola persona, considerata in modo olistico e idiografico e mirata ai punti di forza e al «funzionamento» da recuperare per quanto possibile. A monte di queste regole bisogna ribadire le differenze più generali tra i possibili approcci al soggetto in situazione di diversità e di dis-agio: - riabilitazione/assimilazione: inserimento del diverso («aggiustato» il meglio possibile «tecnicamente») in un sistema che resta immutato, limitandosi nei casi migliori ad accoglierlo e a proteggerlo; - integrazione: inserimento del diverso (di cui vengono abilitate tutte le potenzialità) in un sistema che si modifica, perché ognuno combini le proprie capacità con quelle dei diversi, e tutti producano un insieme qualitativamente migliore. Il primo approccio quantifica la patologia invalidante della persona e gli assegna un supporto tecnico per recuperarla quanto possibile; il secondo accerta le condizioni di carenza o deficit rispetto al modello di salute e benessere, e organizza il contesto dell intera organizzazione sociale per diminuire anche con un intervento tecnico-riabilitativo, ma non solo le condizioni di svantaggio di alcuni e incrementare il benessere di tutti. In conclusione, il termine «riabilitazione» prevede diverse accezioni, che qui di seguito elenchiamo. a) Una restitutio ad integrum, che porta la persona disabile a tornare «come prima», come quando si riabilita una per- 10
11 sona che ha subito una frattura ad usare l arto come in precedenza. Nella riabilitazione psichiatrica, questa accezione rispecchia l utopia secondo la quale una «nuova» socializzazione va sostituita a quella finora ricevuta, evidentemente inadeguata, oppure occorre far ritornare alla socialità perduta, quella di una «persona ben inserita socialmente». Tutto ciò presuppone che la socializzazione sia considerata un adattamento al contesto, ed alle norme che in esso sono costituite. A dimostrare l insufficienza di questa prospettiva basta ricordare quanto è stato ribadito ormai da decenni: la nozione stessa di «normalità» è discutibile e indefinibile prescindendo dalle situazioni e dai contesti specifici in cui si definisce ciò che è normale e ciò che non lo è. b) L utilizzazione e il potenziamento di abilità residue: ottica secondo cui un portatore di disabilità irreversibili viene educato a utilizzare risorse valide e compensative di quelle perdute. È una prospettiva che qualcuno chiama «maieutica rieducativa» perché tende a tirare fuori il potenziale e le risorse disponibili e/o residue. c) La ristrutturazione di atteggiamenti, valori e comportamenti, o la costruzione di nuovi, contrapposti a quelli patologici: analogamente alla formazione di abilità nuove in una persona che ancora non le possiede ma ha le potenzialità per apprenderle. Questo approccio si realizza attraverso esperienze correttive come quelle del lavoro o dell attività in comunità, in cui la persona scopre atteggiamenti e comportamenti diversi da quelli finora presenti nel suo repertorio, e ne scopre al tempo stesso l utilità in termini di benessere personale e di realizzazione di sé rispetto ad atteggiamenti e comportamenti che l hanno portata alla patologia. Della seconda e della terza accezione quelle certamente più valide e proficue sul piano sia teorico che applicativo si occupano le pagine che seguono. Dopo una esauriente rassegna degli aspetti storici della riabilitazione psichiatrica, vengono trattati i principali mezzi terapeutici con cui la riabilitazione si realizza nella pratica: assertività, arte terapia, musicoterapia, uso della fiaba, Pet therapy. Specifici capitoli trattano il ruolo della famiglia e la riabilitazione mediante il lavoro, elementi essenziali per attuare quanto l OMS prescrive per la riduzione delle bar- 11
12 riere e per l incremento delle facilitazioni che l ambiente deve offrire perché aumenti la complessiva qualità di vita, che è obiettivo essenziale del processo riabilitativo e filo conduttore delle tecniche presentate nel volume. 12
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