Panoramica sugli strumenti di sostenibilità per la filiera alimentare. Dr. Michele CRIVELLARO

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1 Panoramica sugli strumenti di sostenibilità per la filiera alimentare Dr. Michele CRIVELLARO

2 Nuove dimensioni del consumo

3 GREEN CLAIM Quando parliamo di informazione ambientale è bene distinguere tra due macro tipologie: informazioni a fini burocratico-amministrativi o comunque destinati a stakeholder come le istituzioni e i cittadini (es: A.I.A., Via... ) informazioni market oriented, cioè quelle insieme di informazioni/dichiarazioni che puntano ad incidere sulla capacità del consumatore di prendere una decisione consapevole, inducendolo pertanto ad assumere una decisione di natura commerciale

4 ATTENZIONE AL GREENWASHING

5 NUOVO APPROCCIO: OLTRE IL SITO IMPATTI A LIVELLO GLOBALE E LOCALE (GHG, EUTROFIZZAZIONE, BIODIVERSITA, POP S ETC) progettazione, ricerca design Approvigionamento IMPATTO AMBIENTALE DEL SITO SELEZIONE FORNITORI (MP, logistica, imballi, energia etc) Produzione, lavorazione, confezionamento Logistica SELEZIONE DI TERRITORI (esclusione per pratiche illegali e/o dannose) Vendita Consumo Post-consumo NUOVI STRUMENTI DI GESTIONE, QUANTIFICAZIONE E RENDICONTAZIONE

6 CICLO DI VITA E RESPONSIBLE SOURCING

7 AGRICOLTURA DATA-DRIVEN

8 RIFERIMENTI NORMATIVI PER LA SOSTENIBILITA Carbon Footprint & Neutrality ISO/TS 14067:2013 UNI EN ISO 14064:2012 (PARTE1) GHG PROTOCOL PAS 2060:2010 PAS 2050:2011 Life Cycle Assessment (LCA) UNI ISO 14040:2006 UNI ISO 14044:2006 PEF E OEF RACC. 179/2013 EPD UNI ISO 14025:2006 General ProgrammeInstructionsfor EPD (2013) WATERFOOPRINT ISO 14046:2014 SISTEMI ISO ISO ISO ISO 22005

9 LCA: UN MODO DIVERSO DI VEDERE Gli amanti della barca a vela potrebbero essere convinti di essere i più ecologici perché usano solo il vento e non provocano emissioni. Ma l impatto sull ambiente di una barca a vela non è dato solo dal suo utilizzo, bensì anche dalla sua fabbricazione, il trasporto, la manutenzione. Magari è stata costruita con resine derivate dal petrolio, trasportata con automezzi diesel, e dotata di attrezzature fabbricate con processi industriali più o meno impattanti

10 LCA = ANALISI DEL CICLO DI VITA Più che sul prodotto in quanto tale, è importante soffermare l attenzione sul sistema che lo genera, considerando le interazioni del sistema produttivo con il consumatore e l ambiente e comprendendo le sfere della distribuzione e dell utilizzazione. Solo in questo modo si potrà abbandonare l ottica mirata e centrata sulla produzione e Solo così si può proporre per qualsiasi tipo di attività, finalizzata alla produzione di bene così come all'erogazione di servizi, l'impiego di una visione di tipo integrato. Solo con questo approccio si potrà ridurre il rischio di trasferire semplicemente l inquinamento da una fase all altra del ciclo di vita, migliorando gli effetti globali del sistema di prodotto.

11 OBIETTIVI DI UNO STUDIO LCA La LCA è un metodo basato sulle norme ISO e per la valutazione degli impatti ambientali legati al prodotto (dalla culla alla tomba). Si propone di stimare gli effetti sull ambiente dei consumi di risorse e delle emissioni nei vari comparti ambientali (acqua, aria, suolo) e di valutare l importanza di questi impatti, soprattutto per comparare tra loro diverse alternative.

12 CICLO DI VITA Dall estrazione delle materie prime, al ritorno del prodotto e di ogni residuo all ambiente stesso. The Dairy chain Dairy farm Transport Dairy Transport Retail Transport Consumer Waste treatment L LCA è uno strumento che considera anche le interazioni del sistema produttivo con il consumatore e l ambiente e comprendendo le sfere della distribuzione e dell utilizzazione.

13 FASI DEL CICLO DI VITA Definizione degli obiettivi e del campo di applicazione: fase iniziale in cui sono definiti gli obiettivi e il campo di applicazione dello studio, l unità funzionale, i confini del sistema studiato, il fabbisogno di dati, le assunzioni e i limiti, chi esegue e a chi è indirizzato lo studio, quale funzioni o prodotti si studiano, i requisiti di qualità dei dati Analisi d inventario: raccolta di dati e procedure di calcolo volte a quantificare i flussi in entrata e in uscita rilevanti di un sistema di prodotto, in accordo all obiettivo e al campo di applicazione. Valutazione degli impatti: valutazione della portata dei potenziali impatti ambientali mediante i risultati dell analisi di inventario. Interpretazione: procedimento sistematico volto all identificazione, qualifica, verifica e valutazione dei risultati delle fasi di inventario e di valutazione degli impatti al fine di presentarli in forma tale da soddisfare i requisiti dell applicazione descritti nell obiettivo e nel campo di applicazione, nonché di trarre conclusioni e raccomandazioni.

14 BENEFICI DI UNO STUDIO LCA Permette una visione sintetica e globale del sistema di prodotto in esame Evita divagazioni e indagini inutili in quanto è strutturata in funzione degli obiettivi posti all inizio dello studio Individua e quantifica i punti critici Visualizza come cambia la situazione in caso di interventi Permette una continua rivisitazione critica dello studio stesso E strumento di supporto alle decisioni e di implementazione in fase di miglioramento, anche in ottica di progettazione

15 CATEGORIE D IMPATTO

16 UN ESEMPIO l documento confronta l impatto sull emissione di gas serra, CO 2 equivalente, durante l intera vita di due tipologie di veleper imbarcazioni costruite con diversi tipi di materiale, dalla produzione della materia prima, ai processi di produzione dei semilavorati, alla realizzazione della vela in veleria. È stato stimato che sono circa 130 milioni di m 2 le vele montate sulle imbarcazioni a livello mondiale. Confrontando una vela 4T di nuova generazione, in laminato di PE, con una vela tradizionalecostruita con tessuto Polietilene Teraftalato-PET (Dracon), è emerso che la produzione di una vela tipo di 50 m 2 in PE causa emissioni di CO 2 pari a 136,13 kg rispetto ai 338,01 kgdi vela in PET con una minore emissione in atmosfera, in soli 4 mesi di produzione, di circa 20 ton di CO 2.

17 CARBON FOOTPRINT CO2 CH4 N2O SF6 HFCs PFCs Si tratta del totale delle emissioni di CO2 e di altri GHG (associati ad un prodotto/servizio/processo lungo tutta la supply chain che lo caratterizza Materie prime Trasporti MP Produzione E, in tutte le fasi: energia riscaldamento, climatizzazione Smaltimento e Recupero Fase d Uso Distribuzione stoccaggi 17

18 CARBON FOOTPRINT Emissioni indirette da consumo energetico (energia acquistata) Emissioni dirette dell azienda (da processi produttivi, veicoli di proprietà..) Altre emissioni indirette (trasporti, rifiuti, materie prime...)

19 INVENTARIO DELLE EMISSIONI

20 INVENTARIO DELLE EMISSIONI

21 CASO STUDIO: LA PASTA

22 CASO STUDIO: LA PASTA

23 L azienda ha deciso di aderire al sistema di CARBON FOOTPRINT NON E Ecolabellingsvedese EPD che prevede l elaborazione di una Dichiarazione Ambientale COMPENSAZIONE di prodotto da far verificare ad un organismo di certificazione. Il superamento della verifica IN QUESTO CASO IL CLAIM RIGUARDA LA COMPENSAZIONE comporta la registrazione nel sito del sistema (OFFSETTING): quindi prima l azienda EPD e la ha possibilità fatto la carbon di usare footprint il logo indicato prodotto lungo il ciclo di vita e poi ha deciso di compensare comprando crediti sul mercato e con l intervento di un una terza parte indipendente che attesta la compensazione delle emissioni in un certo periodo

24 ISO/TS 14067:2013 Prima norma ISO specificatamente dedicata a descrivere i requisiti e le linee guida per la quantificazione e la comunicazione della carbon footprint di prodotto (CFP) Sostiene l approccio LCA Introduce requisiti anche per la comunicazione, che aumentano quando si vuole fare una asserzione (claim) rivolta al pubblico.

25 CARBON FOOTPRINT NELL AGRIFOOD Oltre alle necessità di adattamento ai cambiamenti climatici il settore agroforestale e agroalimentare è il principale settore a poter vantare un ruolo nella mitigazione (assorbimenti). La nuova PAC sostiene l adozione di pratiche benefiche per l ambiente e il clima

26 WATERFOOTPRINT Maè una risorsa limitata: l acqua dolce direttamente accessibile al consumo dell uomo è inferiore all 1% della disponibilità idrica a livello mondiale. 2,4% GHIACCIAI 0,01% FIUMI E LAGHI 0,58% ACQUE SOTTERRANEE Disponibilità idrica La percentuale maggiore delle acque dolci è costituita da ghiacciai polari, che però sono una risorsa d'acqua dolce non utilizzabile dall'uomo, una piccola percentuale è rappresentata dalle acque di superficie e dall'acqua presente nell'atmosfera e nella biosfera.

27 WATERFOOTPRINT La domanda crescente e la scarsità di acqua in molte zone (e/o il degrado della sua qualità) conducono al bisogno di una migliore comprensione degli impatti legati all acqua base per un miglioramentodella gestionedell acqua a livello locale, nazionale e globale Necessità di strumenti e metodi per comprendere e minimizzare gli impatti negativi che un prodotto, processo od organizzazione ha sulla risorsa idrica.

28 WATERFOOTPRINT A partire dagli anni 90: Introduzione della definizione di «Virtual Water» intesa come misura del contenuto idrico dei prodotti e dell acqua necessaria alla loro produzione in termini volumetrici. Elaborazione di diverse metodologie riconducibili al concetto di Water Footprint, noto anche come impronta idrica. La Water footprintviene definita come una misura complessiva dell appropriazione di volumi di acqua dolce da parte dell uomo (Hoekstra et al., 2002)

29 WATERFOOTPRINT Il calcolo di Water Footprintdeve essere effettuato lungo l intero ciclo di vita di un prodotto, distinguendo le tre componenti fondamentali di: L impronta idrica BLUsi riferisce al consumo delle risorse idriche «blu» (superficiali e sotterranee) lungo la catena di fornitura di un prodotto; è data dalle perdite successive al prelievo dai bacini idrici. L'impronta idrica VERDEè la componente di precipitazione trattenuta e sottratta al ruscellamento. L'impronta idrica GRIGIAsi riferisce all'inquinamento ed è definito come il volume di acqua necessario ad assimilare idealmente il carico inquinante per raggiungere standard di qualità.

30 CAMBIA L OTTICA Concetto di Virtual Water: rispetto al tradizionale concetto di consumo idrico, viene conteggiata anche l impronta indiretta della supply-chain.

31 LA ISO 14046:2014 Successivamente è maturato il bisogno di sviluppare un unico standard riconosciuto in tutto il mondo e sinonimo di garanzia e trasparenza dei risultati. La norma ISO del 2014: Environmentalmanagement Water footprint Principles, requirements and guidelines specifica i principi, i requisiti ele linee guida relativi alla valutazione della WFdi prodotti, processi e organizzazioni basata su LCA; prevedetrasparenza, coerenza, riproducibilità e credibilità della valutazione e del reportingdella WF

32 CONCETTI CHIAVE ISO Una valutazione della water footprint condotta secondo la norma ISO 14046: si basa su una valutazione del ciclo di vita (LCA)(secondo la ISO 14044) è modulare identifica i potenziali impatti ambientali legati all'acqua, la quantità di consumo d acqua e i cambiamenti nella sua qualità

33 LINEE GUIDA PER LE ORGANIZZAZIONI In particolare, le linee guida e i requisiti specifici per le organizzazionisono forniti nell AllegatoA della norma ISO in base al suo obiettivo e al suo campo di applicazione, un'organizzazione può essere interessata allo sviluppo di una valutazione di WF secondo diverse prospettive.

34 LA ISO La ISO 22005:2007 si sviluppa a partire delle norme italiane UNI 10939:01 relativa a Sistema di rintracciabilità nelle filiere agroalimentari e UNI 11020:02 relativa sistema di rintracciabilità nelle aziende agroalimentari e si applica a tutto il settore agroalimentare, comprese le produzioni mangimistiche. Mentre le vecchie norme e erano riconosciute solo a livello nazionale (UNI è l ente nazionale italiano di unificazione), tale norma essendo stata emessa dalla ISO (Organizzazione internazionale per la normazione)

35 LA ISO La norma si applica a tutto il settore agroalimentare, dalla fase di campo fino alla distribuzione al consumatore. La rintracciabilità oltre ad essere un obbligo è uno strumento flessibile utilizzabile da tutti i soggetti della filiera agroalimentare per raggiungere anche altri obiettivi, come : Determinare l origine di un prodotto o un ingrediente Facilitare la verifica di informazioni specifiche Facilitare il richiamo o il ritiro dal mercato

36 ISO Progettazione e messa in atto di un sistema di rintracciabilità Il richiedente la certificazione dovrà aver individuato e definito gli obiettivi che si propone di realizzare con il sistema di rintracciabilità e dovrà costruire il sistema con riferimento a detti obiettivi. La complessità del sistema di rintracciabilità dipende principalmente dagli obiettivi che il richiedente si è posto..

37 ISO 22005:2008 La norma definisce i requisiti di un sistema di rintracciabilità (la filiera, i flussi, la documentazione, la gestione del sistema), ma consente una certelasticità di obiettivi lasciando all azienda la possibilità di definire l oggetto (prodotto o ingredienti ritenuti rilevanti) e la dimensione del sistema in termini di organizzazioni e flussi di materiali coinvolti (ampiezza e profondità della filiera). E importante che gli aspetti comunicativi, mediante i quali l azienda evidenzia all esterno quanto attuato, siano coerenti con gli elementi costitutivi del sistema.

38 RINTRACCIBILITA E COMUNICAZIONE DIGITALE

39 ISO 22005:2008 Profondità: Insieme delle fasi di produzione, trasformazione, commercializzazione, ecc.., coperte dal sistema in modo continuativo. es: allevamento, macellazione, sezionamento, vendita, consegna. (nota: specificare se la consegna è applicabile o meno) Estensione: Insieme dei componenti il prodotto coperto dal sistema in modo continuativo (es: latte pastorizzato,, salumi, etc..) Elementi: Attività/informazioni che il sistema si prefigge di realizzare/ottenere a supporto degli obiettivi. es: allevamenti ubicati in Veneto, quantità di latte raccolto, quantità latte lavorato, quantità di mozzarella prodotta e venduta, clienti

40 ISO 22005:2008 Unità Minima Rintracciabile (UMR): quantità minima omogenea, espressa in peso o volume, per la quale esiste la necessità di recuperare informazioni predefinite e che può essere prezzata, ordinata o fatturata ed è oggetto della verifica della conformità all interno del sistema di rintracciabilità Obiettivi: Risultati/informazioni, inerenti l UMR, che il richiedente la certificazione si prefigge di ottenere/ divulgare applicando il sistema d rintracciabilità. es: garantire che l allevamento e la trasformazione avvengono in veneto;

41

42 BILANCIO DI SOSTENIBILITA ll bilancio di sostenibilitàè il risultato di un processo di reporting che alcune aziende decidono di pubblicare a beneficio di tutti propri stakeholder, per renderli consapevoli degli impatti che l'azienda genera rispetto sul piano economico, ambientale e sociale. Lo scopodel bilancio di sostenibilitàè quindi rendere note le azioni intraprese dall'azienda in merito alla propria responsabilità sociale.

43 BILANCIO DI SOSTENIBILITA

44 BILANCIO DI SOSTENIBILITA : GRI Tra le iniziative a livello internazionale in tema di responsabilità sociale e di reporting della sostenibilità ha assunto una posizione di rilevo la Global Reporting Inititative - GRI, promossa nel 1997, da CERES Coalition for Environmentally Responsible Economies dal Tellus Institutee dall United Nations Environment Programme, con lo scopo di ideare, promuovere e diffondere linee guida di generale adesione per la rendicontazione volontaria delle performance economiche, ambientali e sociali.

45 BILANCIO DI SOSTENIBILITA SECONDO GRI Un Bilancio di Sostenibilitàviene sulla base delle Linee guida per il reporting della sostenibilità definite dalglobal Reporting Initiative(GRI) costituiscono ad oggi il principale standard riconosciuto a livello internazionale in tema di rendicontazione di sostenibilità. Generalmente il Bilancio viene pubblicato con cadenza annuale e rendiconta le informazioni quali-quantitative richieste dagli indicatori del GRI. Il Global reporting initiative(gri) ha presentato G4, una nuova versione delle linee guida di rendicontazione del Bilancio di sostenibilità.

46 BILANCIO DI SOSTENIBILITA Le nuove Linee guida G4 riportano i principi e la metodologia per la costruzione dei Bilanci di sostenibilità da parte delle organizzazioni, indipendentemente dalla loro dimensione, settore o posizione. Il G4 si compone di due parti: la prima contiene i principi di reporting e i criteri da applicare per predisporre il Bilancio di sostenibilità; la seconda -Manuale di attuazione -contiene spiegazioni su come applicare i principi di reporting, come preparare le informazioni da fornire, e come interpretare i vari concetti nelle linee guida. Sono inclusi anche riferimenti ad altre fonti, un glossario e le note generali di reporting. Organizzazioni che già redigono un Report di Sostenibilità secondo le Linee Guida GRI. Tutti i report pubblicati dopo il dovranno essere redatti secondo il G4.

47 COSA E COME RENDICONTARE

48 BILANCIO DI SOSTENIBILITA Sostituzione dell Application Level del G3 e G3.1 (scala C-B-A) con due nuove opzioni di «In accordance» con le linee guida: Core e Comprehensive GRI continua a raccomandare verifica esterna di rapporti di sostenibilità, ma non è obbligatorio. GRI non raccomanda alcun fornitore di garanzia specifico

49 GRAZIE PER L ATTENZIONE! m.crivellaro@csqa.it

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