Brunello Mantelli. Germania rossa La sinistra tedesca dal 1848 ad oggi

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1 1 Brunello Mantelli Germania rossa La sinistra tedesca dal 1848 ad oggi

2 2 A Dino Invernizzi ( ) In memoriam La ricerca che ho in corso sulla Germania in età contemporanea, di cui questo volume è un primo - e parziale - frutto, è stata resa possibile dalla disponibilità di fondi erogati dal MURST e dall Università di Torino nell ambito di progetti di ricerca di rilevanza nazionale (ex 40%) e di ricerca individuale (ex 60%).

3 3 Avvertenza Dato il carattere di sintesi ed informazione generale su di una vicenda storica largamente ignota in Italia di questo testo, ho ritenuto opportuno non appesantirlo con note di carattere erudito (che avrebbero tra l altro richiamato studi pubblicati in gran parte in lingua tedesca), privilegiando un esposizione il più possibile scorrevole ed agile. Le poche note nonostante tutto presenti mi sono servite per fornire al lettore informazioni di quadro, che se inserite nel testo - avrebbero appesantito la narrazione, ma di cui non mi pareva giusto privarlo. Uiteriori curiosità (che mi auguro di stimolare) possono trovare soddisfazione attraverso la bibliografia essenziale che chiude l opera; ad essa rinvio in quei (pochi) casi in cui un autore viene richiamato tra parentesi quadre. Chi si darà la pena di soffermarsi sulle indicazioni bibliografiche vi individuerà agevolmente le fonti ed i riferimenti su cui mi sono basato. Inevitabilmente, il testo è farcito con numerosissimi termini tedeschi (puntualmente tradotti la prima volta che compaiono!); mi è parso ragionevole scriverle in tondo, utilizzando il corsivo solo per le parole non italiane di diversa origine. Va da sé che di ogni errore, imprecisione, o fraintendimento mi assumo la totale responsabilità. Torino, luglio 2001 Brunello Mantelli

4 4 1) Il movimento socialista all alba del novecento Nelle prime elezioni per il Reichstag svoltesi nel secolo Ventesimo, nel 1903, il partito socialdemocratico (Sozialdemokratische Partei Deutschlands, SPD) ebbe poco più di tre milioni di voti (3,01), pari al 31,7% dei votanti ed al 24,1% degli aventi diritto al voto (In quell occasione infatti si recò alle urne il 76,1% dell elettorato attivo, da cui erano esclusi in base alla Costituzione del Reich i maschi di età inferiore a venticinque anni, le donne, i percettori dell assistenza per i poveri, chi non fosse da almeno tre anni residente nella circoscrizione elettorale ed infine i membri delle forze armate; questi ultimi erano però candidabili). In altre parole, quasi un quarto degli elettori si pronunciò per il partito diretto da Ignaz Auer (ex operaio, originario della Germania meridionale, dal 1873 nel gruppo dirigente della socialdemocrazia) ed August Bebel (nato a Lipsia, tornitore e tra i fondatori nel 1869 ad Eisenach del partito operaio socialdemocratico - Sozialdemokratische Arbeiterpartei, SDAP - uno dei due rami del movimento operaio tedesco che si sarebbero unificati nel 1875 a Gotha dando vita al Partito operaio socialdemocratico di Germania Sozialdemocratische Arbeiterpartei Deutschlands, SAPD, che nel 1891 avrebbe definitivamente preso il nome di SPD) e che aveva goduto dell attiva collaborazione di Friedrich Engels fino alla morte, nel In tal modo la SPD rafforzava il proprio ruolo di maggior partito del Reich per numero di voti, posizione che aveva raggiunto già nel 1890 (immediatamente dopo l abolizione della legislazione antisocialista ) e confermato nelle successive tornate del 1893 e 1898 (con rispettivamente il 13,7%, 16,8% e 18,2% degli iscritti nelle liste elettorali). Alla supremazia nelle urne non corrispondeva però un adeguata rappresentanza nel Reichstag: nel 1903 sedettero sui banchi parlamentari ottantuno socialisti, pari ad appena il 20,4% dei membri dell assemblea (397 in tutto). Non si trattava di un caso fortuito, bensì di una costante: tra il 1890 ed il 1912 la media dei voti necessari per eleggere un deputato al Reichstag oscillò da diciottomila a trentamila, ma per i socialdemocratici da trentasettemila a settantaseimila. La sottorappresentazione dell elettorato socialdemocratico dipendeva da una serie di fattori riconducibili da un lato alla struttura del sistema elettorale guglielmino, dall altro dal costituirsi nel Reich di un sistema tripartito di subculture - con ovvi riflessi anche sul comportamento elettorale dei propri membri al cui interno il milieu socialdemocratico appariva nettamente separato dagli altri due (rispettivamente l area cattolica ed il campo cosiddetto nazionale, il più frammentato dal punto di vista dell articolazione partitica ma il più omogeneo in termini di culture e valori comuni). Nel Reich vigeva un sistema elettorale maggioritario con collegio uninominale; qualora nessuno candidato raggiungesse il 50% dei voti validi, aveva luogo un ballottaggio tra i due candidati meglio piazzati; nel 1903 in ben centodiciotto collegi un candidato socialdemocratico prese parte alla seconda tornata, ma solo in venticinque di essi (pari al 21% del totale) riuscì vincitore. Ciò dimostra da un lato come la divisione del campo nazionale in sinistra liberale, nazionalliberali, e conservatori di diversa osservanza fosse un confine assai facilmente valicabile, dall altro che la pur assai più netta linea di frattura che divideva cattolici e nazionali (di norma evangelici) nascondesse una profonda consonanza sul piano dei valori civili e politici, che non mancava di proiettarsi

5 sulle scelte elettorali nel caso di un ballottaggio. Inoltre, l elettorato socialdemocratico era particolarmente radicato nelle aree urbane (nelle ultime elezioni svoltesi prima dello scoppio della Grande Guerra, nel 1912, nelle città di oltre centomila abitanti ben il 52,8% degli aventi diritto al votò optò al primo turno per il partito di Bebel e di Kautsky, di Bernstein e di Rosa Luxemburg; in quelle la cui popolazione andava da trentamila a centomila la percentuale scese al 32% e nella classe successiva le cittadine da duemila a trentamila residenti al 30%, per poi calare al 16,1% nei villaggi inferiori alle duemila persone. Solo in quest ultimo gruppo, comunque, i socialisti non rappresentavano il primo partito. Opposta era la scala per quanto riguarda sia la Zentrumspartei cattolica, sia il campo nazionale, i cui punti di maggior forza (rispettivamente con il 49,8% ed il 45,5% sul totale degli elettori) erano proprio i villaggi. Il fatto che la suddivisione dei collegi elettorali, basata sulla struttura della popolazione nell anno 1867, non fosse mai stata modificata nonostante i grandi spostamenti di popolazione e la crescente urbanizzazione verificatisi in seguito allo sviluppo economico nell ultimo terzo del secolo Diciannovesimo (nel 1903 in ben dodici casi il numero degli elettori iscritti superava i centomila, mentre in altrettanti era minore di sedicimila) danneggiava inequivocabilmente la socialdemocrazia. A ciò si aggiungevano le difficoltà legali frapposte (anche dopo la revoca, nel 1890, delle leggi antisocialiste entrate in vigore nel 1878) all attività dei partiti nell ambito del Reich, la cui costituzione non ne prevedeva l esistenza; la legge elettorale faceva unicamente cenno alla possibilità di formare comitati ed associazioni elettorali ad hoc in occasione delle singole chiamate alle urne. I partiti in quanto tali ricadevano perciò sotto le specifiche legislazioni dei singoli Stati che facevano parte dell impero, le quali erano non di rado assai differenti l una dall altra. Soltanto nel 1900, con l abolizione della norma che interdiva la formazione di coalizioni politiche all interno del Reich (Verbindungsgebot) fu ufficialmente possibile integrare pienamente le aggregazioni locali e regionali (limitate ai singoli Stati) all interno di partiti strutturati unitariamente ed attivi in ambito federale. Ci sarebbero voluti altri otto anni perché cadesse la disposizione che interdiva alle donne l attività politica e la possibilità di dar vita a proprie organizzazioni. E evidente che misure del genere danneggiavano in particolare le forze che si ponevano in modo critico nei confronti della situazione politica e sociale del Reich, e cioè in primo luogo il movimento socialista, sulla cui organizzazione interna - inoltre - esercitarono un preciso influsso. Nonostante ciò, la SPD aveva raggiunto all inizio del Novecento una forza politica ed organizzativa di prim ordine: i suoi ottantun deputati eletti nel 1903 rappresentavano il secondo gruppo parlamentare del Reichstag (il primo era quello della cattolica Zentrumspartei, che con appena il 19,7% dei voti aveva ottenuto ben il 25,2% dei mandati; val la pena di sottolineare che i due maggiori partiti rappresentati alla Camera bassa, che insieme avevano raccolto il 51,4% dei voti validi ed eletto il 45,6% dei parlamentari esprimevano correnti politiche, culture e visioni del mondo altre da quelle delle forze che avevano dato vita all impero guglielmino); nel 1905 i militanti socialdemocratici erano trecentottantaquattromila, ed il loro numero sarebbe triplicato in appena nove anni: nel 1913 sarebbero diventati un milione e centomila (di cui centosettantaquattromila donne, una percentuale sicuramente bassa, pari al 16,1%, ma con una chiara tendenza all aumento: nel primo anno su cui si 5

6 6 abbiano dati circa la composizione per genere degli iscritti alla SPD, il 1907, erano appena il 5%. Il numero di donne iscritte aumentò di conseguenza di sei volte in sette anni, con una crescita più che doppia rispetto a quella totale dei tesserati). Sempre nel 1905 aderivano ai Sindacali liberi (Freie Gewerkschaften), di indirizzo socialista, ben un milione e trecentocinquantaquattromila lavoratori, che sarebbero diventati quasi il doppio nel 1913 (nell ultimo anno di pace le altre due confederazioni sindacali tedesche, le Christliche Gewerkschaften vicine alla Zentrumspartei e il Hirsch-Dunckerschen Gewerkverband di tendenza liberale, potevano contare rispettivamente su trecentoquarantatremila e centosettemila iscritti). Numerosissime inoltre erano le associazioni culturali e del tempo libero che facevano riferimento alla SPD: nel 1913 la Lega operaia di ginnastica e sport (Arbeiter- Turn- und Sportverein) organizzava quasi centonovantamila persone, l Associazione delle corali operaie (Arbeitersängerbund) circa centomila, la Lega ciclistica operaia (denominata Solidarietà Arbeiterradfahrbund Solidarität ) oltre centosessantamila. Alle cooperative di consumo (Konsumgenossenschaften) erano tesserati un milione e quattrocentomila tedeschi, per non parlare del tessuto di circoli culturali, associazioni giovanili, squadre calcistiche, teatri del popolo (Volksbühne), associazioni operaie per il libero pensiero (Arbeiter- Freidenker) ecc. che innervavano il milieu culturale e politico socialista, a cui davano voce un ottantina di quotidiani che complessivamente tiravano ogni giorno quasi un milione e mezzo di copie, ed un consistente patrimonio editoriale. Al centro della multiforme attività della SPD stava una fittissima rete di responsabili locali, non retribuiti ma che dedicavano al movimento gran parte del loro tempo libero; erano in gran parte militanti che avevano vissuto il periodo delle leggi antisocialiste, e perciò portavano su di sé un marchio di eroismo che li rendeva punti di riferimento ineliminabili in ambito locale. Capaci di unire la propaganda su principi ed i fini del socialismo al lavoro quotidiano su questioni sia organizzative, sia di natura rivendicativa, è in primo luogo al loro impegno quotidiano che si dovette la crescita del movimento operaio nel primo quindicennio del nuovo secolo. 2) Dalla rivoluzione del 1948 (Vormärz) al congresso di Gotha (1875) l radicamento sociale della SPD e la diffusione della subcultura socialista all inizio del Novecento sono però fenomeni che hanno dietro di sé una lunga storia e costituiscono la risultante di processi tutt altro che univoci: tanto dal punto di vista sociale quanto da quello culturale e politico molti e molto diversi tra loro furono i mattoni che costrituirono l edificio della socialdemocrazia. Negli anni Sessanta dell Ottocento i processi di sviluppo capitalistico nelle campagne e nelle città provocarono una forte crescita quantitativa di giornalieri agricoli e manovali industriali, provenienti spesso dalle zone più povere della Germania. Con sé essi portavano un bagaglio di tradizioni conflittuali di carattere insurrezionale; la protesta si esprimeva spesso attraverso l attacco diretto ai beni della proprietà, tanto nella forma del saccheggio quanto in quella del sabotaggio. La dimensione propriamente politica restava tuttavia di norma estranea all orizzonte di questi lavoratori. Diverso è il caso degli apprendisti artigiani; organizzati in Fratellanze di mestiere (Gesellbruderschaften), erano connotati

7 da una forte solidarietà di gruppo ed iniziarono nell Ottocento a servisi come strumento di lotta e rivendicazione sia dello sciopero sia della petizione rivolta all autorità politica; a loro era estranea la dimensione dell assalto alla proprietà. La prima organizzazione operaia tedesca con carattere di massa fu la Fratellanza operaia (Arbeiterverbrüderung), nata nel 1848 a Berlino e forte di circa ventimila soci sparsi in numerose località della Germania. Benché composta quasi esclusivamente da apprendisti artigiani, la Fratellanza cercò di darsi una dimensione complessiva rivolgendosi a tutti i lavoratori manuali; fu proprio grazie all attività dei suoi membri che il termine operaio (Arbeiter) si caricò di forti valenze simboliche, connotando un gruppo sociale omogeneo per condizioni ed interessi materiali. Collegata con la sinistra liberale presente nel parlamento di Francoforte (1848), ed attiva tanto sul piano del mutuo soccorso, quanto su quello della formazione politica e culturale dei propri membri e parimenti sostenitrice della necessità per gli operai di essere attivamente presenti sulla scena politica in difesa dei propri interessi, l Arbeiterverbrüderung rappresentò una sorta di ponte tra le vecchie organizzazioni di mestiere ed i partiti e sindacati del futuro, contribuendo alla politicizzazione in senso democratico radicale dei lavoratori manuali. Il fallimento della rivoluzione del 1848 in Germania la trascinò con sé nel baratro; nel 1854 la Fratellanza fu messa fuori legge in tutti gli Stati della Lega tedesca (Deutscher Bund). Un peso assai minore sul piano organizzativo ebbe invece la Lega dei comunisti, costituita nel 1847 sotto la direzione di Karl Marx e Friedrich Engels e scioltasi nel 1852 dopo che numerosi tra i suoi membri erano stati arrestati e condannati a Colonia nel 1951; il significato della Lega sta nell essersi posta immediatamente come organizzazione internazionale e l essere stata il luogo di prima elaborazione delle tesi politiche del marxismo, che in seguito avrebbe impregnato di sé il movimento operaio, tanto internazionale quanto in primo luogo tedesco. La possibilità concreta di dar vita ad organizzazioni operaie pantedesche tornò all ordine del giorno soltanto all inizio degli anni Sessanta, allorché le leggi in vigore nel Deutscher Bund egemonizzato dalla Prussia - le quali rendevano di fatto quasi impossibile l aggregazione politica vennero fatte decadere. All interno delle associazioni operaie locali che si erano sviluppate nel seno della sinistra liberale crebbero le pressioni per la costituzione di un organizzazione autonoma; la prima esperienza significativa in tal senso fu la fondazione a Lipsia, il 23 maggio 1863 dell Associazione generale degli operai tedeschi (Allgemeiner Deutscher Arbeiterverein, ADAV) per iniziativa dell avvocato Ferdinand Lassalle, che ne divenne il primo presidente. Le tesi centrali di Lassalle erano la necessità di una rapida unificazione della Germania sotto la guida prussiana, nella forma di una Stato popolare (Volksstaat) unitario e libero; la costruzione di nuove modalità produttive che rendessero possibile l equa distribuzione dei beni prodotti; la costituzione di cooperative di produzione da parte dei lavoratori, con l aiuto materiale dello Stato. Per rendere possibile la realizzazione di quegli obiettivi occorreva battersi prima di tutto per diffondere tra i lavoratori manuali la coscienza della loro condizione sociale e dei loro interessi comuni; per il suffragio universale diretto e paritario (con garanzia del segreto elettorale); infine era necessario che il movimento operaio si separasse nettamente dalla borghesia, rompendo i legami anche con la sinistra liberale. L ADAV si caratterizzò per la decisa scelta in favore della dimensione politica come terreno privilegiato d azione, e rifiutò 7

8 di impegnarsi sul piano sindacale (Lassalle fece propria l idea della legge bronzea dei salari, secondo la quale in un economia capitalistica la remunerazione operaia non può superare il livello della mera sopravvivenza; soltanto associandosi in cooperative di produzione i lavoratori avrebbero potuto migliorare la propria condizione materiale; assunse inoltre una struttura fortemente centralizzata in cui al presidente (inizialmente lo stesso Lassalle) spettavano poteri dittatoriali, in nome della necessità di muoversi in modo compatto. Dopo la prematura morte del fondatore (avvenuta nel 1864 in duello) l ADAV subì una serie di scissioni che non gli impedirono però di estendere il proprio seguito tra i lavoratori: dai circa mille iscritti del 1863 si passò infatti dieci anni dopo a ventimila. Un secondo e parallelo sviluppo organizzativo si verificò sei anni dopo, nel 1869, con la costituzione ad Eisenach del Partito operaio socialdemocratico (Sozialdemokratische Arbeiterpartei, SDAP), in cui confluirono il Congresso unificato delle associazioni operaie tedesche (Vereinstag der deutschen Arbeitervereine, VdA, fondato anch esso nel 1863 sulla base dell unione di associazioni operaie orientate in senso democratico radicale e forte in particolare in Sassonia e nella Germania meridionale); alcune componenti del Partito popolare sassone (Sächsische Volkspartei, SVP, fondata nel 1866 con un programma liberaldemocratico); un certo numero di sindacalisti impegnati nella costruzione di strutture sindacali di base; nonché gruppi lassalliani dissidenti. Tra le figure di spicco della SDAP troviamo Wilhelm Liebknecht ed August Bebel, che erano stati attivi nel VdA e nella SVP (nel 1867, come rappresentati del partito sassone, entrambi sarebbero stati eletti deputati al Reichstag della Confederazione del Nord). Liebknecht, amico personale di Marx che aveva conosciuto durante i tredici anni trascorsi in esilio a Londra (dal 1849 al 1862) per aver partecipato ai moti del Quarantotto, operava in quegli anni come una sorta di rappresentante in Germania della Associazione internazionale degli operai (cosiddetta Prima internazionale); trasferitosi nel 1865 a Dresda entrò in contatto con il giovane August Bebel, allora su posizioni liberalprogressiste, e lo introdusse al marxismo. Entrambi, al congresso del VdA tenutosi a Norimberga nel 1868, si adoperarono con successo perché il Congresso facesse proprio il programma dell Internazionale. Il programma della SDAP era simile in molti punti a quello dell ADAV, in particolare per quegli obiettivi che riguardavano la piena attuazione dei principi democratici (come la separazione tra Stato e chiese; l abolizione di tutte le leggi limitative dei diritti di associazione e della libertà di stampa; la concessione ai deputati di un indennità ecc.) e la realizzazione di basilari diritti sociali (gratuità ed obbligatorietà dell istruzione di base; limitazione del lavoro femminile e divieto di quello infantile; sostegno pubblico alle cooperative, ecc.); ne differiva però su alcune questioni di principio: la SDAP riteneva utile la ricerca di alleanze politiche con quei settori della borghesia che si collocassero su posizioni liberali e democratiche; dava un giudizio assai più negativo della politica bismarckiana e aveva una posizione molto critica sulla prospettiva di una unificazione tedesca sotto l egemonia della Prussia; sottolineava particolarmente la dimensione internazionalistica del movimento operaio. Dal punto di vista organizzativo la SDAP era assai meno centralistica dell ADAV; a dirigerla era un ufficio di presidenza (Vorstand) composto da cinque persone. Va comunque detto che le leggi vigenti all epoca in tema di coalizioni obbligarono entrambi i rami del movimento operaio organizzato a 8

9 9 strutturarsi in sezioni locali che, almeno formalmente, erano indipendenti dal centro. L unità associativa venne garantita, per quanto riguarda l ADAV, dal fatto che i responsabili delle singole sezioni erano nominati direttamente dal presidente; nella SDAP invece dallo sviluppo, nei primi due anni di vita del partito, di una rete di fiduciari di circondario e di regione che funzionavano come raccordo tra la presidenza collegiale ed i gruppi locali. Nel 1873 all organizzazione lassalliana facevano capo duecentoquarantasei sezioni territoriali, con circa ventimila iscritti; per i socialdemocratici i dati disponibili, riferiti al 1874, parlano di centottantasei sezioni, forti di quattordicimila militanti. Nel la guerra francoprussiana avrebbe posto i due partiti operai di fronte ad un nodo cruciale, foriero di future e assai più gravi crisi: il rapporto tra classe e nazione; mentre la totalità dell ADAV e componenti significative della SDAP fecero proprie le argomentazioni nazionalistiche che venivano dal governo di Berlino, Bebel e Lebknecht dichiararono nel Reichstag della Confederazione del Nord la propria opposizione alla guerra dinastica e a differenza degli altri deputati sia dell ADAV sia della SDAP non votarono i crediti di guerra, non senza rimproverare alla socialdemocrazia di aver ceduto alle sirene del nazionalismo. Censurati dalla presidenza della SDAP, che dichiarò dovere dei socialdemocratici impegnarsi, in quanto tedeschi, per la Germania, e criticati dagli stessi Marx ed Engels in nome di una Realpolitik che vedeva una vittoria prussiana come foriera di migliori condizioni di lotta per il movimento operaio, Bebel e Liebknecht vennero sottoposti nel 1872 ad un processo per alto tradimento, nel quadro di un ondata persecutoria antisocialista avviata da parte delle autorità della Prussia e del neocostituito Reich germanico subito dopo la conclusione della guerra (anche sotto l impressione suscitata nelle élites dirigenti tedesche dalla Comune di Parigi) che si rafforzò ulteriormente dopo i successi elettorali riportati dai partiti operai nelle elezioni del 1874 (assieme ebbero oltre trecentocinquantamila voti ed ottennero dieci seggi). Tanto il venir meno, in seguito all unificazione, delle differenze circa il ruolo della Prussia, quanto la pressione poliziesca sulle proprie organizzazioni favorirono il riavvicinamento di ADAV (tuttora maggioritario come seguito elettorale e numero di iscritti) e SDAP, che al congresso di Gotha del maggio 1875 si fusero nel Partito socialista operaio di Germania (SAPD), dandosi un programma (il ben noto Programma di Gotha oggetto di una severa critica da parte di Marx 1 ) che era il frutto di un compromesso tra le tesi dei lassalliani e quelle dei socialdemocratici. Punti centrali erano la socializzazione dei mezzi di produzione e la riaffermazione dell indipendenza politica della classe operaia, rispetto alle quale tutte le altre rappresentavano un unica massa reazionaria ; queste affermazioni di prospettiva erano seguite da numerosi obiettivi, concepiti come attuabili nell ambito dell ordine sociale esistente, di carattere democratico radicale. 3) Le leggi antisocialiste di Otto von Bismarck ed i suoi effetti sulla SPD ( ) Sarebbe stata proprio questa parte del programma della SAPD a venire all ordine del giorno nel periodo immediatamente successivo, quando il 1 Cfr. Karl Marx, Critica al programma di Gotha, Roma, Editori Riuniti, 1990.

10 10 movimento socialista fu oggetto di pesanti misure repressive: nel 1876 il partito fu dichiarato illegale in tutta la Prussia per violazione della legge sulle coalizioni; due anni dopo il cancelliere Otto von Bismarck riuscì a far approvare dal Reichstag una legge contro le attività pericolose per la collettività ordite dalla socialdemocrazia, che metteva fuori legge ogni attività organizzata della SAPD e dei sindacati ad essi vicini, dando così mano libera alla polizia nella repressione della stampa e nel divieto di manifestazioni e raduni pubblici, nonché agli imprenditori nel licenziamento di operai per propaganda socialista e nel loro inserimento in apposite liste di proscrizione. Restava ancora possibile candidarsi alle elezioni ma soltanto come singoli, non come espressione di una forza organizzata; allo stesso modo potevano continuare la loro attività (pur tra mille ostacoli) circoli locali, formalmente indipendenti e coordinati da fiduciari, vittime non di rado di misure di polizia (dall arresto al domicilio coatto). Nonostante le condizioni di semilegalità a cui il partito fu costretto per dodici anni (le disposizioni avrebbero dovuto restare in vigore trenta mesi, ma furono più volte prorogate e decaddero soltanto nel 1890), il suo processo di crescita non si interruppe né dal punto di vista delle adesioni (i circa cinquantamila militanti del 1877 si sarebbero quintuplicati nel 1890), né da quello dei consensi elettorali, che passarono dal 9,1% dei voti validi nel 1877 al 19,7% nel 1890 (e da tredici a trentacinque deputati), tanto che è proprio in questo periodo che si strutturarono un milieu ed una subcultura socialista destinate a rimanere sostanzialmente stabili (semmai ad estendersi) fino al 1933 e per certi versi a dare ancora segni di vita nei primi anni del secondo dopoguerra. Tuttavia la legislazione antisocialista non mancò di esercitare pesanti effetti sul partito, che avrebbero avuto conseguenze sia di breve, sia di medio periodo: prima di tutto il fatto che l unica attività ufficialmente permessa fosse quella del gruppo parlamentare fece assumere a quest ultimo un ruolo centrale, trasformandolo nell organo decisionale effettivo; in secondo luogo le caratteristiche della repressione bismarckiana convinsero dirigenti e quadri socialisti della necessità di attenersi strettamente ad un corso legalistico, da un lato perché essa non impediva il proseguimento dell attività organizzata a patto che non le si contrapponesse l azione di piazza, dall altro perché era comunque sufficientemente soffocante da rendere desiderabile evitare qualunque pretesto suscettibile di provocarne una riedizione; inoltre le difficoltà frapposte dai divieti del 1878 allo sviluppo degli apparati del partito e del movimento sindacale (in una fase in cui entrambi stavano assumendo carattere di massa) contribuì in modo decisivo a separarli, dando così vita ad una caratteristica tipica del movimento operaio tedesco. Di conseguenza l attività politica finì con l identificarsi con la propaganda e la partecipazione alle elezioni (in un contesto in cui al Reichstag erano delegate quasi soltanto questioni molto specifiche, su cui poteva esercitarsi un azione di riformismo spicciolo apparentemente non in contraddizione con i fini ultimi costantemente richiamati), mentre quella sindacale si concentrava quasi soltanto sugli aspetti concreti delle condizioni di lavoro e della politica sociale (subendo in quest ultimo ambito l influsso delle misure di previdenza pubblica volute da Bismarck, il cui funzionamento corporatista sotto il controllo dello Stato 2 contribuiva a diffondere tra i lavoratori organizzati l idea della 2 Sulle caratteristiche del sistema previdenziale ed assicurativo tedesco in epoca bismarckiana

11 11 neutralità della macchina statuale, che avrebbe potuto essere democratizzata semplicemente conquistando la maggioranza nel Reichstag). Infine, la legislazione antisocialista radicalizzò la contraddizione presente fin dal suo nascere nel movimento operaio tedesco tra la sua aspirazione a rappresentare gli interessi della classe operaia, e la necessità impellente data dal contesto in cui agiva di portare avanti obiettivi di natura democratica radicale, senza però la possibilità di trovare alleati di qualche consistenza tra le forze espressione della borghesia, che anzi tendevano nella loro quasi totalità ad erigere un muro tra sé ed i rossi. Tutti questi fattori non impedirono però che proprio in questo periodo il marxismo si affermasse come bagaglio teorico centrale del movimento operaio tedesco, anzi in qualche misura ne favorirono la diffusione; gli elementi deterministici del marxismo maturo apparivano particolarmente adatti a funzionare come ideologia d integrazione di un proletariato in via di forte sviluppo quantitativo ma nettamente separato dai ceti sociali superiori ed i cui membri avevano poche se non nulle speranze di ascesa individuale, inoltre la convinzione dell inevitabilità del socialismo rendeva possibile la compresenza di prospettive palingenetiche con pratiche riformistiche. Nonostante ciò occorre arrivare alla polemica tra Engels ed Eugen Dühring 3, nella seconda metà degli anni Settanta, perché la SAPD si possa definire un partito marxista; in questo processo giocarono ancora una volta un ruolo centrale Liebknecht e Bebel, ma il passo decisivo fu la pubblicazione a puntate sul Vorwärts, l organo del partito diretto da Liebknecht, dell opuscolo engelsiano Anti-Dühring. Nello sforzo di contestare le tesi del giovane docente berlinese, che avevano avuto vasto ascolto tra i militanti socialisti, Engels riassunse per la prima volta in modo sintetico ed esaustivo e con uno stile polemico e brillante le tesi che egli e Marx stavano elaborando da alcuni decenni, portando in modo definitivo dalla propria parte giovani intellettuali socialisti come Eduard Bernstein e Karl Kautsky; al primo fu affidata nel 1881 la direzione dell organo ufficiale della SAPD all estero, Der Sozialdemokrat, pubblicato a Zurigo, mentre il secondo assunse nel 1884 un ruolo analogo all interno della redazione della rivista teorica Die Neue Zeit, pubblicata a Stoccarda. 4) La nascita della SPD, il programma di Erfurt, la Bernstein-Debatte Con la caduta delle leggi antisocialiste nel 1990 la SAPD poté ritornare alla piena legalità; al congresso di Halle dell ottobre 1890 mutò definitivamente il proprio nome in SPD e l anno successivo, ad Erfurt, approvò un nuovo programma, intriso di linguaggio marxista (ancorché oggetto della critica rinvio a Gerhard A. Ritter, Storia dello Stato sociale, Roma-Bari, Laterza, 1996, alla p. 61 e ss. Utilizzo il concetto di corporatismo, desunto non senza forzature, di cui sono ben consapevole dal volume di Charles S. Maier, La rifondazione dell'europa borghese. Francia, Germania e Italia nel decennio successivo alla prima guerra mondiale, Bologna, Il Mulino, 1999 per indicare un modello in cui le assicurazioni sociali (casse-mutua, casse-pensioni e così via) sono cogestite da imprenditori e lavoratori, mentre lo Stato si limita a fornire la tecnostruttura necessaria al funzionamento quotidiano dell istituzione previdenziale (direttore, impiegati, ecc.). 3 Dühring, docente di filosofia all Università von Humboldt di Berlino, propugnava nei suoi scritti una forma assai radicale di materialismo d impronta positivistica. Nel criticare i presupposti del suo pensiero Engels espose in forma sistematica i principi del materialismo dialettico, desunti dalle riflessioni che aveva sviluppato assieme a Karl Marx.

12 12 serrata di Friedrich Engels 4 ). Il testo era significativamente diviso in due parti, la prima dovuta alla penna di Karl Kautsky, analizzava il futuro del capitalismo come segnato dal prevalere dei monopoli e dalla crescente polarizzazione di classe, nonché dalla tendenza alla pauperizzazione dei lavoratori; l unica via d uscita era individuata nella socializzazione dei mezzi di produzione, per giungere alla quale era necessario che il partito avesse nelle mani il potere politico. In attesa di ciò, suo compito principale era incrementare nei lavoratori la coscienza di classe. La seconda parte, stesa da Bernstein, conteneva un lungo e dettagliato elenco di obiettivi a breve termine, considerati raggiungibili nell ambito del quadro politico e sociale dato, tra cui il suffragio universale (maschile e femminile) per i maggiori di vent anni e l introduzione del sistema proporzionale, la giornata lavorativa di otto ore, la parificazione giuridica delle donne, la gratuità dell istruzione e della sanità. Sostanzialmente, il programma di Erfurt sarebbe rimasto per lungo tempo il testo base della socialdemocrazia; nella sua articolazione ne rappresentava bene, del resto, la particolare natura, che in seguito sarebbe stata definita da Kautsky come quella di un partito rivoluzionario, non di un partito che prepara la rivoluzione. Come già si è accennato, la costituzione di un milieu, di una subcultura, e di una base elettorale fortemente legati alla socialdemocrazia può essere fatti risalire agli anni Settanta, e la sua stabilizzazione coincise con il periodo di validità delle leggi antisocialiste. A questo processo contribuirono fattori di diverso genere e di differente natura; ovviamente un ruolo decisivo fu giocato dall impetuoso sviluppo capitalistico della Germania; ma un importanza non minore ebbe la presenza o meno in loco di militanti e propagandisti del socialismo, in una fase in cui si verificò un rapido processo di politicizzazione di massa anche per effetto dell introduzione del suffragio universale maschile (ne fu espressione l aumento sostanzialmente costante della partecipazione al voto, che passò dal 51% del 1871 all 84,9% del 1912) in un contesto in cui nessun partito aveva solide radici in tutto quanto il territorio del Reich; non di rado infine pesò la presenza in un dato ambiente di culture comunitarie radicate (non importa di quale origine) oppure di tradizioni politiche di matrice rivoluzionaria consolidatesi in tempi anche recenti (in particolare come eredità del Quarantotto). I risultati elettorali della sinistra tedesca, nel corso della sua storia nel primo terzo del Novecento, possono essere perciò considerati come il frutto dell intreccio tra un voto strutturato, proveniente da un milieu tanto complesso quanto stabile, e un voto fluttuante, risultante dal sommarsi di malesseri sociali di vario genere (dall espressione politica perciò assai instabile) e della capacità di attrazione del milieu strutturato su aree periferiche e gruppi sociali affini ma territorialmente e/o socialmente ad esso esterni, capacità di attrazione che può essere più o meno forte a seconda delle diverse fasi politiche. E degno di nota che la consistenza del milieu socialista che si crea nell ultimo terzo dell Ottocento appare relativamente indipendente dalle fratture politiche ed organizzative che si creeranno del corpo del movimento operaio organizzato dal 1917 in poi, nonché dal mutamento delle leggi elettorali; nel 1903 la SPD fu votata dal 24,1% degli iscritti nelle liste elettorali, nel 1933, nelle ultime elezioni svoltesi prima del consolidamento del regime nazista, la sinistra 4 Cfr. Karl Marx e Friedrich Engels, Critique des programmes de Gotha et d'erfurt, Paris, Editions Sociales, 1972.

13 13 tedesca (SPD e KPD) ottenne complessivamente il 26,9% (con un oscillazione, nelle tornate comprese in quel lasso di tempo, dal 26% al 32,6%). Negli anni a cavallo della fondazione del Reich emersero come roccaforti del movimento operaio la Sassonia, la Ruhr orientale attorno a Düsseldorf, Amburgo ed il suo circondario, e la zona di Braunschweig. Si trattava di aree molto diverse tra loro, alcune molto industrializzate, altre assai meno, caratterizzate dalla presenza di città medie e grandi ma non di grandi città (con l eccezione di Amburgo, per altro scarsamente industriale ma dove era molto forte il lascito del radicalismo democratico quarantottesco). Nel decennio successivo a questo elenco si aggiunsero Berlino, Monaco, e l Assia. Il percorso che portò la SPD dal 5,7% (1877) al 28,9% (1912) degli elettori può anche essere letto come un processo di progressiva nazionalizzazione del partito che, prese le mosse da una base di consenso essenzialmente regionale, divenne nelle ultime elezioni prima della Grande Guerra la forza politica distribuita in modo più omogeneo nel Reich. Ciò può essere ricondotto a più fattori: il recupero da parte della SPD di una quota significativa di astensioni (esiste infatti una correlazione positiva tra voto socialista e partecipazione al voto); l aver assunto la funzione di erede dei liberali, in particolare delle loro correnti di sinistra 5, che persero la dimensione nazionale che avevano al momento della fondazione del Reich riducendosi a partito regionale; l aver superato il carattere di forza prevalentemente protestante in particolare nelle aree industrializzate della Germania renana e meridionale. Se il periodo successivo alla caduta delle leggi antisocialiste si configurò come una fase di rapida crescita organizzativa del movimento operaio tedesco, esso fu caratterizzato altresì da una serie di dibattiti, talvolta laceranti, su questioni di fondo. In una serie di articoli pubblicati nel tra il 1896 ed il 1897 e poi raccolti nel 1899 nel volume Die Voraussetzungen des Sozialismus und die Aufgaben der Sozialdemokratie, Eduard Bernstein, uno degli intellettuali socialisti di maggior spicco, prendeva con nettezza le distanze dal programma di Erfurt sostenendo che il capitalismo era entrato in un epoca di sviluppo progressivo che non sarebbe più stata caratterizzata da crisi ricorrenti; di conseguenza le ipotesi marxiane sull impoverimento inarrestabile del proletariato e sulla crescente polarizzazione della società erano errate, tanto che oltre ad un tangibile miglioramento della condizione dei salariati si stava assistendo alla stabilizzazione di un ceto medio di lavoratori autonomi. In questo quadro compito della socialdemocrazia doveva diventare non più prepararsi a prendere il potere nel momento in cui il passaggio al socialismo fosse all ordine del giorno, bensì mettere al primo posto una prassi riformista che portasse alla democratizzazione dello Stato e si sforzasse di far ulteriormente progredire le condizioni di vita e di lavoro degli operai. 5 Le vicissitudini del liberalismo tedesco furono assai complesse: nel 1861 venne fondata la Deutsche Fortschrittspartei (DFP - Partito progressista tedesco), in cui confluirono eterogenee correnti d ispirazione liberale. Appena sei anni dopo, nel 1867, la DFP perdeva la sua ala destra, che dava vita alla Nationalliberale Partei (NLP Partito nazionalliberale). Perno del conflitto tra progressisti e nazionalliberali era il rapporto con la politica di Otto von Bismarck, allora cancelliere prussiano e futuro cancelliere del Reich. La frattura tra detra e sinistra liberali non si sarebbe più ricomposta. Nel Kaiserreich I progressisti avrebbero vissuto una vicenda politica complessa, caratterizzata di un altalena di scissioni e riunificazioni e da frequenti cambi nella denominazione ufficiale del partito: Deutsche Freisinnige Partei (DFP, Partito liberale tedesco ), Freisinnige Volkspartei (FVP, Partito liberale popolare ), Deutsche Fortschrittlische Volkspartei (DFVP, Partito popolare progressista tedesco 1910).

14 14 Le tesi di Bernstein, che pure trovarono ascolto in alcuni circoli intellettuali del partito (da cui venne fondata, in aperta contrapposizione con l ufficiale Die Neue Zeit diretta da Kautsky, la rivista revisionista Sozialistische Monatshefte, a cui per altro Bernstein non partecipò) furono duramente contestate e messe seccamente in minoranza al congresso tenutosi a Dresda nel 1903, in cui venne ribadita la posizione ortodossa che pur non negando l utilità delle riforme - affermava le necessità di una trasformazione rivoluzionaria. I successivi congressi ribadirono questa tesi, sostenuta in modo particolare da Karl Kautsky. Nelo schieramento antirevisionista si trovarono però riunite tendenze e persone tra loro assai diverse: accanto ad una parte della direzione del partito, rappresentata dal vecchio August Bebel, c era una corrente centrista, a cui appartenevano parecchi tra i più brillanti intellettuali socialdemocratici, e poi una sinistra, composta più che altro da giovani come Rosa Luxemburg, Clara Zetkin, August Thalheimer, Franz Mehring. 5) Le Freie Gewerkschaften ed il dibattito sullo sciopero di massa Se la posizione del vecchio Bebel può essere definitiva come di attendismo rivoluzionario [Dieter Groh], poiché da un lato dava per scontato che solo la conquista del potere politico avrebbe potuto permettere ai lavoratori di prendere nelle loro mani il controllo della produzione, dall altro riteneva che nulla doveva essere concretamente fatto per accelerare tale processo, che si sarebbe svolto secondo una necessità storica, quella dei centristi (tra loro Kautsky ed Hilferding) si traduceva di fatto in una convinta accettazione del sistema democratico parlamentare (definito, in una lettera di Hilferding al direttore di Die Neue Zeit, come il contesto migliore in cui si sarebbe potuta realizzare, tramite la conquista della maggioranza da parte della SPD, la dittatura del proletariato) unito ad un netto rifiuto (motivato con richiami alla teoria marxista) di ogni ipotesi di alleanza con forze borghesi. Dal canto suo la sinistra, oltre a criticare la lettura bernsteiniana dello sviluppo capitalistico ed a soffermarsi sulle caratteristiche contraddittorie di esso, sottolineava l importanza dell azione di massa non solo a fini immediatamente rivoluzionari, ma anche per la democratizzazione del Reich. Non per caso parallelamente alla Bernstein Debatte si sviluppò, nel partito e nel sindacato, una complessa controversia sullo sciopero di massa. Non si trattava affatto di una discussione astratta, poiché nel primo decennio del secolo si manifestarono importanti episodi di sciopero di massa, sia in altri paesi, sia nella Germania stessa (come in alcune aree tessili nel , nelle miniere della Ruhr nel e così via). Al loro quinto congresso, tenutosi a Colonia nel maggio 1905, le Freie Gewerkschaften si pronunciarono però (sia pur con una maggioranza risicata) contro ogni ipotesi di sciopero di massa e contro ogni tentativo di trasformarlo in sciopero generale, definendo anarchici i suoi sostenitori; al primo posto andava messo il rafforzamento dell organizzazione. Di lì a qualche mese, al congresso di Jena svoltosi a settembre, la SPD avrebbe parzialmente contraddetto i sindacati, affermando la liceità e l opportunità dello sciopero generale ma solo in un contesto difensivo, qualora cioè le libertà politiche fondamentali, il diritto di associazione (che solo dal 1900 era garantito senza limiti) od il suffragio universale (maschile!) fossero messi in discussione da un iniziativa governativa di natura autoritaria. Restava però esclusa ogni ipotesi di servirsi dello sciopero generale in chiave offensiva.

15 15 L anno successivo, tuttavia, venne concluso un accordo tra partito e sindacato in base al quale l eventuale attuazione pratica di quanto stabilito a Jena era sottoposta all approvazione delle FG, il cui gruppo dirigente non faceva per altro mistero del proprio atteggiamento a priori negativo. 6) Socialdemocrazia e società del Kaiserreich: tra controsocietà ed integrazione In sostanza, le controversie teoriche che agitavano la socialdemocrazia tedesca possono essere ricondotte a tre questioni chiave: la questione delle alleanze politiche; il rapporto tra tattica parlamentare e pressione extraparlamentare; il nesso tra organizzazione e spontaneità di massa (in altre parole tra aggregazione politica e conflitto sociale); val la pena di notare come gli schieramenti interni non furono sempre gli stessi: quanto (come nel 1906 ad Amburgo e nel 1910 in Prussia: a Berlino manifestarono duecentosessantamila operai) ci furono tentativi di sciopero di massa con l obiettivo di introdurre nel Land il suffragio universale diretto, tra coloro che sostennero la necessità di intervenire in appoggio agli scioperanti con l obiettivo di estendere la protesta ci fu, accanto a Rosa Luxemburg, proprio Eduard Bernstein. Per comprendere meglio il senso e gli esiti di quei dibattiti occorre tener conto del contesto in cui essi si svolsero: il Reich gugliemino era un miscuglio sui generis di Stato parlamentare di diritto e Stato autoritario, per di più con una struttura federale che lasciava ai diversi Länder una larga autonomia anche per quanto riguardava l organizzazione interna e la legge elettorale. Negli Stati della Germania meridionale, dove ad uno sviluppo industriale relativamente ritardato si accompagnavano contesti politici più avanzati e dove erano in vigore Costituzioni di stampo liberale, la SPD era presente in forze nei parlamenti locali (i quali avevano di norma il potere di sfiduciare il governo regionale in carica) e collaborava abitualmente con i partiti liberali espressione della sinistra borghese sia sul piano elettorale, sia per quanto riguardava l attività legislativa; la compresenza di una minore polarizzazione sociale e di una maggiore apertura politica avevano trasformato la socialdemocrazia in una forza compiutamente riformista e inserita nel sistema, anche per il buon motivo che esistevano spazi relativamente ampi per il riformismo. Ben diversa era la situazione nel Nord, ed in particolare in Prussia dove vigeva ancora il sistema elettorale delle tre classi 6 e (il voto non era segreto, ma espresso di fronte alla commissione elettorale), cosa che impedì alla SPD di essere rappresentata nel Landtag prussiano fino al 1908; per inciso, ciò contribuiva a limitare ulteriormente i già scarsi poteri del Reichstag eletto a suffragio universale maschile, poiché il peso della Prussia nel Reichsrat (consiglio federale, la seconda camera che rappresentava i Länder, o meglio i loro governi) era preponderante, essendo essa lo Stato di gran lunga più esteso e popoloso del Reich. Di conseguenza, il rifiuto teorico di una prassi riformista da parte della 6 La legge elettorale prussiana, introdotta nel 1949, prevedeva che i deputati al Landag fossero scelti tramite un sistema indiretto. In ogni circoscrizione elettorale dovevano essere nominati alcuni grandi elettori a cui sarebbe spettata poi la scelta del deputato. A votare i grandi elettori erano i maschi adulti (con alcune limitazioni, come detto poc anzi), ma suddivisi in tre curie elettorali sulla base del reddito: della prima faceva parte chi pagava oltre 500 talleri di tasse all anno, alla terza appartenevano coloro che ne pagavano meno di 10; tutti gli altri erano collocati nella seconda. Ogni curia eleggeva un terzo esatto dei grandi elettori della circoscrizione. In questo modo il voto di un grande proprietario terriero finiva col pesare infinitamente di più di quello di un piccolo contadino.

16 16 maggioranza della SPD rifletteva anche il dato di fatto della mancanza di spazi reali per la sua realizzazione; ciò avrebbe reso necessaria una decisa azione per l introduzione anche in Prussia (e negli altri Länder che ne erano privi) del suffragio universale diretto e per la cosiddetta parlamentarizzazione del Reich. Riforme del genere avrebbero tuttavia potuto essere ottenute solo in due modi: o attraverso coalizioni con altri partiti (cioè di fatto con la sinistra liberale dal 1884 Deutsche Freisinnige Partei e dal 1910 Deutsche Fortschrittliche Volkspartei e con la cattolica Zentrumspartei), oppure con una decisa pressione di massa. La prima via era sbarrata dall indisponibilità delle altre forze politiche ad allearsi con i rossi nemici della nazione, la seconda da remore profondamente radicate nella stessa SPD e risultanti dalla mescolanza di timori del ritorno in vigore di leggi antisocialiste, dalla volontà di dimostrarsi almeno altrettanto patriottici quanto gli altri, dalla radicata convinzione che l organizzazione fosse comunque più importante del conflitto. Si consideri comunque che un vasto settore di quadri e dirigenti del partito si tenne lontano dai dibattiti di carattere teorico inerenti la linea generale (è indicativo, a questo proposito, che nel 1913 la rivista teorica Die Neue Zeit vendeva non più di diecimila copie a numero, mentre nello stesso anno il foglio satirico socialdemocratico Der wahre Jacob ne diffondeva trecentosettantamila), realizzando nei fatti una politica che metteva al primo posto l integrazione della socialdemocrazia nella società guglielmina ed in particolare in alcuni aspetti della politica statuale del Kaiserreich; già nel 1879 il deputato socialdemocratico Max Kayser aveva rotto la disciplina di partito votando a favore della proposta governativa circa l erezione di barriere doganali. Sei anni dopo, nel 1885, c era voluto l impegno in prima persona di August Bebel e Friedrich Engels perché la maggioranza del gruppo parlamentare si pronunciasse contro l ipotesi governativa di sovvenzioni statali a favore di compagnie di navigazione private che gestissero collegamenti con l Africa, l Asia e l Estremo Oriente. Nel 1894 per la prima volta i deputati socialdemocratici nel Landtag bavarese approvarono il bilancio regionale; la decisione suscitò molte proteste e venne ufficialmente condannata nel successivo congresso di Francoforte, ma ciò non impedì che l esempio bavarese venisse imitato in seguito in altri Landtage. Nel 1911 il gruppo parlamentare al Reichstag approvò il progetto di costituzione regionale preparato dal governo per l Alsazia-Lorena, e due anni dopo il provvedimento di copertura finanziaria per le misure in favore delle forze armate, dopo che già nel 1912 i socialdemocratici Gustav Noske e Albert Südekum, membri della commissione parlamentare sul bilancio, avevano approvato lo stanziamento necessario all invio di una spedizioni militare a fini di sicurezza (Schutztruppe) in Asia orientale. Per la socialdemocrazia non era certamente facile, nel clima accesamente nazionalista creato in Germania dalle élites dirigenti nell ultimo decennio dell Ottocento e nei primi quattordici anni del nuovo secolo (nel 1891 venne fondata le Lega pangermanica Alldeutscher Verein, seguita nel 1898 dalla Lega per la flotta Flottenverein, e poi nel 1904 dall Associazione nazionale contro la socialdemocrazia Reichsverband gegen die Sozialdemokratie 7 ), resistere alle pressioni di chi le imputava una radicata 7 Sulla questione dei gruppi di pressione nella Germania guglielmina cfr. Hans-Ulrich Wehler, L impero guglielmino, Bari, De Donato, 1981.

17 attitudine antipatriottica, resta però il fatto che nelle file del partito si fecero spazio posizioni di comprensione, se non di aperto appoggio, alla politica coloniale. Quanto potente fosse l ultranazionalismo lo mostrarono le elezioni del 1907, passate alla storia come le elezioni ottentotte Hottentottenwahlen, perché caratterizzate da un impressionante campagna antisocialista condotta dal governo e da tutte le forze borghesi (liberali di sinistra inclusi!) che prese a pretesto le violente critiche rivolte nel Reichstag e nel paese dalla SPD alla politica genocida condotta dal Reich nell Africa di Sudovest (oggi Namibia) per rovesciare sui socialdemocratici l accusa di essere nemici della patria. Pur avendo ottenuto un lieve aumento nel numero dei voti rispetto al 1903 (la SPD riportò il 24,4% dei suffragi rispetto agli aventi diritto, lo 0,3% in più, quantunque essendo aumentata la partecipazione alle urne la percentuale ottenuta sui voti validi fosse calata al 29%, pari al 2,7% in meno), il gruppo parlamentare uscì quasi dimezzato: quarantatré deputati invece di ottantuno, in notevole parte perché nei ballottaggi si costituì un blocco ancor più compatto del solito tra elettori del campo nazionale e del campo cattolico. Nelle successive elezioni del 1912 la socialdemocrazia riuscì non solo a recuperare tutto il terreno perduto, ma (grazie ad un alleanza con la sinistra liberale) a portare al Reichstag un numero imponente di rappresentanti (centodieci, di cui ben quarantaquattro eletti nei ballottaggio), ma ciò anche al prezzo di ulteriori passi verso l assunzione di un ottica nazionale. Non per caso l anno successivo la SPD approvò (non senza un lacerante dibattito all interno del gruppo parlamentare: cinquantadue voti a favore, trentasette contrari, sette astensioni altri quattordici deputati non parteciparono al voto) la proposta governativa di introdurre una tassa sulla proprietà con il cui ricavato finanziare le spese militari. In questo modo, poche settimane prima della morte di August Bebel, veniva sepolta la formula che egli stesso aveva coniato: Per questo sistema né un uomo né un soldo!. Formalmente, l approvazione della tassa era motivata dall essere il governo venuto incontro ad una vecchia richiesta socialdemocratica: non servirsi della tassazione indiretta (giudicata dai socialisti iniqua perché gravava in maggior misura sui ceti più poveri) per finanziare spese di competenza del Reich, di fatto però rispondeva anche all impellente desiderio di larga parte del gruppo dirigente del partito di allontanare da sé la taccia di antipatriottismo. A quanto risulta dalle discussioni che si aprirono nel partito e nei sindacati la posizione della minoranza nel gruppo parlamentare (che votò comunque con la maggioranza per disciplina di partito) riscosse l approvazione di buon parte dei militanti, che al congresso di Jena del settembre 1913 apparvero schierati con il centro e la sinistra. Ma le roventi giornate del luglio 1914 avrebbero ben presto cambiato radicamente le prospettive. In ogni caso, il voto del 4 agosto 1914 in cui il gruppo parlamentare socialdemocratico al Reichstag votò a favore dei crediti di guerra non fu in in alcun caso un fulmine a ciel sereno, ma lo sbocco (in condizioni certo drammatiche e in un contesto caratterizzato da un paurosa accelerazione del tempo) di un processo di integrazione della SPD e delle FG nel Reich guglielmino in cui giocarono un ruolo fattori molto diversi e tra loro distanti, in qualche caso addirittura opposti. Oltre a quelli già ricordati va citato anche il peso crescente assunto all interno dell organizzazione partitica e sindacale di uomini d apparato, tanto alieni dalle discussioni teoriche quanto convinti dell assoluta centralità 17

18 18 dell organizzazione (e non poco diffidenti di fronte alla spontaneità). Con l entrata di Friedrich Ebert nella direzione collettiva (Vorstand) del partito (con funzioni di segretario), avvenuta nel 1905, i pragmatici colsero una significativa vittoria, che sarebbe stata confermata ed accresciuta proprio a Jena quando lo stesso Ebert sarebbe diventato uno dei due presidenti della SPD e un gruppo importante di quadri a lui vicini avrebbe fatto il suo ingresso nel Vorstand (Otto Braun, Hermann Müller, Philipp Scheidemann, Otto Wels, personaggi tutti che avrebbero ricoperto ruoli chiave negli anni successivi). A questo punto la differenziazione interna alla SPD aveva assunto una complessa sfaccettatura che non corrispondeva più in alcun modo alla nota tripartizione tra sinistra, centro marxista e destra revisionista; si potevano infatti annoverare una sinistra socialrivoluzionaria, una sinistra antimilitarista e repubblicana, una corrente marxista che puntava ad avviare una dialettica positiva tra organizzazione politica e movimenti di massa, una corrente socialiberale orientata in senso democratico, una linea (di fatto maggioritaria) poco interessata ad un cambiamento di sistema e mirante essenzialmente a mutamenti in campo sociale e sindacale, ed infine una corrente che aveva fatto propria una concezione nazionale di socialismo di Stato [Arno Klönne]. La tremenda prova della guerra avrebbe fatto fatto esplodere l involucro che conteneva queste tendenze così diversificate, rendendole di fatto incompatibili. La contraddizione di fondo della socialdemocrazia tedesca dalla sua costituzione al 1914 può, forse, essere così sintetizzata: di fatto il terreno di scontro su cui il partito fu costretto suo malgrado - a misurarsi fu la radicale democratizzazione di uno Stato e di una società estremamente impregnati di autoritarismo, di cui furono prova tanto l impossibilità per chiunque desse prova di convinzioni socialiste di assumere incarichi nell apparato dello Stato (Berufverbot), quanto il divieto di costituire coalizioni politiche, in vigore fino al 1900, quanto la proibizione alle donne di svolgere attività politica, che cadde solo nel Solo allora la SPD fu libera di eleggere una donna, Luise Zietz, nella sua direzione, e di fissare (nello statuto approvato nel 1912) un sistema di quote. Al di là degli effetti che una situazione del genere provocò sulla struttura e sul funzionamento della SPD, le caratteristiche della società e della statualità del Kaiserreich vennero lette con occhiali marxisti come la prova di una cristallizzazione di classe tipica del capitalismo e della sua radicale incompatibilità con forme di democratizzazione spinta. Ciò contribuì da un lato a depotenziare le spinte, pur presenti tra le masse dei lavoratori, verso la democrazia, dall altro a sviluppare l attendismo rivoluzionario [Dieter Groh] come Leitmotiv fattuale della prassi politica socialdemocratica. Considerando gli eventi in una prospettiva storica, c era molto di vero nelle critiche mosse alla SPD nel 1900, durante il congresso di Parigi della II internazionale, dal socialista francese Jean Jaurès nel corso di un infuocato duello verbale che lo oppose ad August Bebel; proprio riferendosi al dibattito avvenuto tra i compagni tedeschi sulle tesi di Berstein, Jaurès accuso il più forte partito socialista del mondo di non avere alcuna strategia, né rivoluzionaria né parlamentare, e di nascondere sotto l intransigenza delle formule teoriche un impotenza di fatto. 7) Il voto del 4 agosto 1914 e la socialdemocrazia nella Grande Guerra Più volte, negli anni precedenti, la SPD (come del resto anche la II internazionale) aveva preso posizioni antimilitariste ed aveva messo in guardia

19 dal rischio di un conflitto generale, mai però aveva valutato in termini concreti come reagire all eventuale scoppio di una guerra in cui il Kaiserreich fosse coinvolto. Gli eventi che si sarebbero svolti tra l ultima decade di luglio e la primo settimana di agosto 1914 avrebbero messo in luce le contraddizioni ed i disastri del fatalismo che ancora una volta impregnava di sé la socialdemocrazia tedesca. Tra il 26 ed il 30 luglio si svolsero, in tutte le grandi città del Reich, gigantesche manifestazioni di massa (oltre mezzo milione i partecipanti) per la pace e contro la guerra, in risposta ad un appello del Vorstand del partito. Negli stessi giorni, tuttavia, esponenti significativi del gruppo parlamentare garantivano al governo che la SPD avrebbe rispettato la disciplina nazionale (così Albert Südekum in una lettera del 29 luglio al cancelliere Theobald von Bethmann-Hollweg). Ed infatti, dopo che il 1 agosto da Berlino partì la dichiarazione di guerra alla volta di San Pietroburgo, la prima reazione significativa del movimento operaio tedesco, il giorno successivo, fu di totale disponibilità: l assemblea dei direttivi di tutti i sindacati che facevano capo alle FG decise di interrompere ogni vertenza di natura salariale e di togliere l appoggio agli scioperi in corso. Contemporaneamente venne garantito al governo il massimo sostegno nel reclutamento di manodopera per il raccolto autunnale e la piena disponibilità a risolvere assieme il problema della disoccupazione; in cambio il gabinetto presieduto da Bethmann-Hollweg aveva promesso di non ostacolare né limitare in alcun modo la vita sindacale. Attraverso la proclamazione della pace sociale (Burgfrieden) le FG si impegnavano a collaborare attivamente con lo Stato nella conduzione della guerra e a sospendere ogni ostilità nei confronti degli imprenditori, in cambio della salvaguardia delle proprie strutture organizzative. Fu proprio questo il punto decisivo, che contribuì a far evolvere verso una piena compenetrazione con l apparato statuale quell atteggiamento di collaborazione con le istituzioni che già aveva contraddistinto, in molti ambiti, il sindacato socialdemocratico. Abituati a considerare proprio compito il miglioramento delle condizioni dei lavoratori nel contesto dato (che non veniva di per sé messo in discussione), i dirigenti delle FG finirono con l assumere la belligeranza e lo stato d assedio come il quadro oggettivo in cui muoversi, e si convinsero che una pace vittoriosa avrebbe rappresentato un oggettivo vantaggio per il proletariato tedesco. Analogamente, sulla stampa sindacale si cominciò a parlare della pace sociale come di un presupposto indispensabile per lo sviluppo di un socialismo di guerra (Kriegssozialismus); la guerra stessa cioè, con il corollario indispensabile dell unione di tutti i gruppi e le classi in cui la nazione era divisa, avrebbe finito col dimostrare la ragionevolezza e l indispensabilità del socialismo. Per il bene della patria. Nel frattempo, bisognava impegnarsi con tutti i mezzi nello sforzo bellico. Appena due giorni dopo la dichiarazione di patriottismo da parte dei sindacati, il 4 luglio (il giorno prima la Germania aveva dichiarato guerra anche alla Francia) il gruppo parlamentare socialdemocratico al Reichstag si pronunciò a favore delle misure governative circa il finanziamento delle spese belliche (cosiddetti crediti di guerra), raccogliendo, per la prima volta da quando la SPD sedeva sui banchi del Reichstag, l applauso dei deputati degli altri partiti. Sicuramente l ovazione deve essere suonata sinistramente ironica al capogruppo socialista (tra l altro, uno dei due presidenti del partito), l avvocato Hugo Haase, che era personalmente contrario a tale politica e solo 19

20 per disciplina aveva esposto nell aula la linea della maggioranza del gruppo (settantotto deputati si erano espressi per l approvazione, quattordici contro tra cui lo stesse Haase e gli altri diciotto erano tra gli astenuti o gli assenti), su cui per altro si allinearono in pubblico anche i dissenzienti. Va detto che la forte maggioranza (ben superiore a quella dell anno precedente, quando si era trattato di pronunciarsi sulle spese militari) disposta ad allinearsi con il governo (e con gli altri partiti rappresentati al Reichstag, favorevoli ai crediti senza eccezione alcuna)) rifletteva in notevole misura quanto stava avvenendo nelle file dell elettorato socialista. Allora, e nelle settimane immediatamente successive, a tener fede alle tradizionali posizioni antimilitariste rimasero assai pochi, tanto nella classe operaia quanto nelle organizzazioni che ad essa facevano riferimento. Come altrove, la linea che opponeva pacifisti e socialpatrioti (come essi vennero definiti dai loro critici) non riproduceva affatto le vecchie divisioni tra revisionisti, ortodossi, e così via. Accanto alla sinistra radicale (che aggregava sia intellettuali sia quadri operai) si schierarono infatti contro la guerra centristi come Haase e addirittura il capofila dei revisionisti, Eduard Bernstein, che in quell occasione si separò dai suoi adepti favorevoli ad una politica di annessioni; mentre la composita minoranza si organizzava, dando vita a nuove riviste (di quelle consolidate solo il foglio dell organizzazione femminile della SPD, Gleichheit, diretto da Clara Zetkin, era rimasto sotto il loro controllo) come Die Internazionale e Spartakusbriefe (Lettere di Spartaco), ben presto vietate e diffuse in seguito clandestinamente, il 2 dicembre 1914 si verificava il primo atto pubblico di dissenso: Karl Liebknecht ruppe la disciplina di partito e votò al Reichstag contro un ulteriore finanziamento dei crediti di guerra. Non solo, ma il deputato di Potsdam espresse pubblicamente le ragioni del suo comportamento. Un anno dopo, nel dicembre 1915, ben venti parlamentari socialdemocratici, guidati da Haase e Bernstein, seguirono il suo esempio. Nel frattempo molte cose stavano accadendo: nel luglio 1915 i due esponenti socialdemocratici si erano espressi sull importante giornale di partito Leipziger Volkszeitung per una pace senza annessioni; il 1 maggio di quell anno gli operai berlinesi erano scesi in piazza nonostante il divieto del governo e ad onta delle deliberazioni sindacali scioperi spontanei e manifestazioni contro il peggioramento delle condizioni di vita delle masse non erano infrequenti. In seguito al voto di dicembre 1915, nel marzo successivo i deputati dissidenti furono espulsi dal gruppo parlamentare (misura che era già stata presa in precedenza contro Liebknecht), e furono perciò costretti a costruirne un proprio, che prese il nome di Sozialdemokratische Arbeitsgemeinschaft (SAG - Gruppo di lavoro socialdemocratico). Sarebbe stato nei fatti il primo passo verso la scissione, anche non furono certo i membri della SAG a forzare la mano. Il panorama della dissidenza socialdemocratica si andava popolando di sigle: dal gruppo raccolto attorno alla rivista Die Internazionale era sorto, all inizio del 1916, lo Spartakusbund (Lega di Spartaco); nuclei di militanti della sinistra forti soprattutto ad Amburgo e Brema avevano costituito gli Internationale Sozialisten Deutschlands (ISD); la direzione dell organizzazione giovanile, rifugiatasi in Svizzera e là operante sotto la guida di Willi Münzenberg, pubblicava la rivista Jugend-Internazionale ; tuttavia per il momento la prospettiva in cui gran parte delle nuove aggregazioni si muovevano era di un rinnovamento del vecchio partito. 20

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