DAL BENESSERE ALLA PROFILASSI IN ACQUACOLTURA III corso di aggiornamento su tematiche relative agli organismi acquatici

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1 DAL BENESSERE ALLA PROFILASSI IN ACQUACOLTURA III corso di aggiornamento su tematiche relative agli organismi acquatici Torino, 18 dicembre 2015 Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d Aosta Via Bologna, 148 Torino Sala Conferenze

2 Obiettivi del Corso: L evento è destinato in particolare a medici veterinari, tecnici di laboratorio e della prevenzione che operano nel settore ittico. L iniziativa ha lo scopo di fornire costante aggiornamento agli operatori sanitari che esercitano nell'ambito dell'acquacoltura, della sicurezza alimentare nella filiera ittica e del benessere animale, attraverso comunicazioni puntuali su argomenti specifici di interesse attuale o comunque di competenza. L'evento prende spunto dalla richiesta degli operatori sanitari di fruire una più ampia formazione su diverse sfaccettature riguardanti la normativa vigente, malattie dominanti ed emergenti nel panorama ittico nazionale, problematiche di sicurezza alimentare legate al comparto ittico, nonché nozioni di alimentazione e fish welfare. - SEGRETERIA SCIENTIFICA Marino Prearo S.S. Laboratorio Specialistico di Ittiopatologia IZS PLVA Torino Tel.: marino.prearo@izsto.it - SEGRETERIA ORGANIZZATIVA Daniela Passalacqua IZS Piemonte Liguria e Valle d Aosta Via Bologna, TORINO Tel.: Fax: daniela.passalacqua@izsto.it 7 crediti per veterinari, tecnici di laboratorio e tecnici della prevenzione 2

3 PROGRAMMA Ore Registrazione dei partecipanti Moderatori: Maria Letizia FIORAVANTI (UniBO) Maria Cesarina ABETE (IZS PLV) Ore IL CONTROLLO VETERINARIO NELLA FILIERA DEL PESCE DI ALLEVAMENTO Marino PREARO (IZS PLV) Ore IL CAMPIONAMENTO DELLE MALATTIE VIRALI NOTIFICABILI NELLA REGIONE PIEMONTE Marzia RIGHETTI (IZS PLV) Ore MALATTIA NODULARE BRANCHIALE, UNA PATOLOGIA EMERGENTE NELLE TROTICOLTURE ITALIANE Francesco QUAGLIO (Uni PD) Coffee break Ore DIFILLOBOTRIASI-PLEROCERCOSI: LA NUOVA STAGIONE DI UNA ZOONOSI PARASSITARIA Andrea GUSTINELLI (Uni BO) Ore PESCE FRESCO E PESCE CONGELATO: NUOVA FRONTIERA NEI CONTROLLI DELLA FILIERA ITTICA Serena MEISTRO (IZS PLV) Ore MALATTIE PARASSITARIE DA MONOGENEI: DATTILOGIROSI E GIRODATTILOSI Vasco MENCONI (IZS PLV) 3

4 Ore Pausa pranzo Moderatori: Alessandro DONDO (IZS PLV) Loretta MASOERO (IZS PLV) Ore LA MALATTIA PROLIFERATIVA RENALE DEI SALMONIDI Maria Letizia FIORAVANTI (Uni BO) Ore TROTICOLTURA IN PIEMONTE: SPECIE ALLEVATE E PROBLEMATICHE SANITARIE Paolo PASTORINO (IZS PLV) Ore UNA REALTÀ TUTTA PIEMONTESE: LA TINCA DEL PIANALTO DI POIRINO Laura GASCO (Uni TO) Ore I METALLI PESANTI NELLA FAUNA ITTICA: LORO IMPORTANZA NELLA SANITÀ ANIMALE E NELLA SICUREZZA ALIMENTARE Marco RIZZI (IZS PLV) Ore UTILIZZO DEGLI ELASTOMERI E DEGLI SWAB BUCCALI NELLE PRATICHE DI IDENTIFICAZIONE E NELLE RICERCHE GENETICHE IN FAUNA ITTICA, NEL RISPETTO DEL WELFARE Claudio FOGLINI (IZS PLV) Ore Discussione Ore Test finale di apprendimento 4

5 ABSTRACT 5

6 IL CONTROLLO VETERINARIO NELLA FILIERA DEL PESCE DI ALLEVAMENTO Prearo M., Burioli E.A.V., Arsieni P., Saragaglia C. & Dondo A. Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d Aosta, S.S. Laboratorio Specialistico di Ittiopatologia, Via Bologna, Torino Parlare di pesce d allevamento evoca sempre possibili problematiche di tipo sanitario; molte volte si associano al prodotto ittico di allevamento tutte le questioni che nel corso degli anni hanno caratterizzato l evoluzione dei controlli sugli animali allevati, dove l uso di sostanze chimiche, di ormoni o farmaci hanno contraddistinto un periodo storico che ha prodotto seri danni sia al consumatore che al settore zootecnico italiano. Nel panorama ittico nazionale l uso di tali prodotti per aumentare la produttività non ha mai preso piede, sia per la facilità di crescita degli individui allevati, sia per la poca remunerazione che si avrebbe nell usare tali sostanze illecite molto costose; anche l uso di farmaci per contrastare forme morbose che creano seri problemi di sopravvivenza, viene radicalmente ridotto allo stretto necessario proprio per ottenere un prodotto che sia maggiormente remunerativo. Allo stato attuale delle cose, con un sempre maggiore impoverimento dei nostri mari dovuto spesso a un prelievo di pesca scriteriato e una sempre più elevata richiesta di derrate alimentari ittiche, ben venga il pesce d allevamento, sempre che sia di qualità. Il consumatore frequentemente associa al prodotto ittico la caratteristica dell assoluta freschezza, anche se, sempre più spesso, si utilizza prodotto congelato e preconfezionato; il pesce d acquacoltura riesce a soddisfare sia le caratteristiche richieste dai consumatori, quali la freschezza, la salubrità, la bontà e il costo abbordabile o contenuto, sia quelle della grande distribuzione, come la presenza costante del prodotto, con taglie standardizzate e sempre disponibile. Negli ultimi anni i consumatori spingono fortemente sui produttori/trasformatori dei prodotti ittici e sulla grande distribuzione per avere a disposizione dei prodotti ad elevato contenuto di servizio, soprattutto destinati al target infantile ed adolescenziale (alimenti derivati da prodotti dell acquacoltura con elevato potere nutrizionale ed alto standard di sicurezza) o al target pragmatico (dove il prodotto a base di pesce deve essere facilmente utilizzabile e direttamente cucinabile); generalmente il consumatore medio previlegia un prodotto fresco, possibilmente a chilometro zero, facilmente reperibile, con un prezzo costante ed abbordabile e che venga dichiarata la sua provenienza come garanzia di affidabilità. Tutte queste caratteristiche che, sia il consumatore sia la grande distribuzione previlegiano, determinano il successo del prodotto d acquacoltura. Chiaramente, tale prodotto deve soddisfare tutte le caratteristiche igienicosanitarie imposte dalla normativa vigente, tenendo conto anche delle caratteristiche organolettiche a cui i consumatori sono abituati. Inoltre, le nuove abitudini sociali e la cronica mancanza di tempo che il consumatore medio destina per la preparazione del cibo in cucina, portano alla ribalta tutta una serie di prodotti ittici variamente preparati, per facilitarne l utilizzo ed il consumo. Nonostante quello asserito precedentemente, sul nostro mercato spesso arrivano prodotti ittici, spesso triangolati con altre nazioni europee, che provengono da acquacoltura, ma dove gli standard produttivi sono estremamente bassi, con condizioni spesso al limite dell accettabile; a questo gruppo di alimenti ittici fanno parte tutti quei pesci che provengono dal sud-est asiatico (pangasio, cernie, ecc.) o da paesi africani (persico del 6

7 Nilo), in cui le condizioni locali di allevamento e spesso anche di preparazione, sono poco controllate e di basso livello qualitativo. Molto spesso la carta vincente di questi prodotti è proprio il prezzo estremamente basso, che attira tutta una fascia di consumatori le cui disponibilità finanziarie sono ridotte. Per poter salvaguardare anche questa fascia di consumatori, un mezzo che risulta abbastanza efficace, ma molto dispendioso (di risorse economiche e umane), è quello di effettuare un intensificazione dei controlli ufficiali su tali prodotti, per cercare di limitare al massimo la commercializzazione di prodotti scadenti dal punto di vista sanitario e nutrizionale. Quindi, la presenza del pesce d allevamento nei nostri piatti sarà sempre maggiore; i dati macroeconomici che la FAO fornisce annualmente, indicano come il trend per il pesce d acquacoltura sia positivo. In Italia, il consumo di pesce allevato presenta delle caratteristiche particolari, accomunabili a quelle che si riscontrano in tutti i paesi industrializzati. Il consumo di pesce pregiato (branzini, orate, trote, salmoni) è estremamente elevato e solamente negli ultimi anni si sta assestando una buona quota di mercato verso specie ittiche di minor valore (quali Ciprinidi carpa, carassio e tinca - e siluro): questa piccola inversione dei consumi è determinata dai flussi migratori avuti negli anni 2000, dove anche nel nostro Paese la presenza di popolazioni balcaniche o del sud-est asiatico, abituate al consumo di tali specie, hanno innalzato il loro consumo che un tempo era solo locale. Nonostante la domanda di pesce allevato sia aumentata, la presenza di siti produttivi sul territorio nazionale si è ridotta, in quanto le spese gestionali determinano un innalzamento dei costi a cui riescono far fronte solamente alcune realtà molto grandi o quelle a conduzione famigliare. Le aree di produzione sono distribuite per oltre il. 60% al nord, mentre al sud la quota si aggira intorno al 20%. La specie ittica maggiormente allevata sul territorio italiano è la trota iridea (Oncorhynchus mykiss), con circa tonnellate, seguita dall orata (Sparus aurata) e dal branzino o spigola (Dicentrarchus labrax) con circa tonnellate ciascuna. L anguilla (Anguilla anguilla), che storicamente ha sempre avuto una parte importante nell allevamento ittico italiano, ha subito negli ultimi decenni un declino inesorabile, attestandosi a quantitativi di poco superiori alle tonnellate. Una specie ittica invece che sta crescendo in modo esponenziale nell acquacoltura nazionale è lo storione (genere Acipenser), dove la maggior produttività e redditività è data dal caviale, molto meno dalla carne: la produzione annua di carne si attesta intorno alle tonnellate, ma l Italia risulta essere tra i primi produttori mondiali di caviale. Per ottenere dei prodotti sicuri da destinare all alimentazione umana, conformi alle leggi vigenti e che corrispondano ai capitolati definiti dalla grande distribuzione, è necessario effettuare una serie di controlli durante tutta la filiera produttiva, che determinano il plus valore del prodotto d acquacoltura nazionale. I controlli veterinari vengono estesi dapprima sul pesce vivo, direttamente in allevamento, per poi passare sull alimento pesce ed i suoi derivati, sia in fase di lavorazione che di vendita; inoltre vengono condotti tutta una serie di controlli merceologici per evitare eventuali frodi. Non di minore importanza sono i controlli per così dire collaterali sulla filiera del pesce, atti a controllare l alimento destinato ai pesci, l ambiente in cui si allevano, l adeguatezza strutturale sia dell allevamento che degli impianti di trasformazione ed il benessere animale, sia in fase di allevamento e di trasporto, ma soprattutto in fase di macellazione. Sull animale vivo in allevamento, i controlli sono minuziosi e sono volti alla valutazione dello stato di salute dei pesci, con accertamenti diretti effettuati dal personale delle ASL competenti per territorio in modo da garantire l idoneità dell allevato rispetto le normative che sono in uso; inoltre, i controlli sanitari vengono effettuati anche dal personale 7

8 veterinario degli IIZZSS, dai veterinari che lavorano per le ditte mangimistiche e che offrono la loro consulenza e dai veterinari aziendali e dagli operatori del settore che gestiscono l autocontrollo sanitario. Tutto questo apparato serve, oltre che determinare le cause principali di patologie in allevamento e predisporre i trattamenti adeguati, anche a verificare i trattamenti terapeutici e il rispetto dei tempi di sospensione degli stessi. Con le recenti mode e tendenze alimentari che portano alla ribalta nuovi rischi o amplificano quelli già conosciuti e tenuti sotto controllo da tempo, i veterinari che devono controllare la salute dei pesci in allevamento, sono costretti a misurarsi con nuove aspettative; la verifica del pesci allevati rispetto la presenza di zoonosi parassitarie, gioca un importante ruolo nella garanzia di assoluta sicurezza del prodotto d acquacoltura, che può essere consumato anche crudo con estrema tranquillità. Quando il pesce diventa alimento, le verifiche ispettive dei veterinari del Sistema Sanitario Nazionale portano ad avere un controllo abbastanza capillare della filiera, sia in fase di lavorazione e confezionamento, che in fase di vendita diretta. I controlli sanitari vengono eseguiti su parametri fondamentali per la verifica della salubrità degli alimenti; inoltre si eseguono a campione anche analisi relativamente al PNR (Piano Nazionale Residui) per la ricerca di sostanze indesiderate inquinanti. I controlli che vengono condotti sulla parte finale del prodotto, si estendono anche al personale addetto. Come detto precedentemente, sul banco di vendita sono effettuati anche numerosi controlli di tipo merceologico, per verificare soprattutto in prodotti ittici preconfezionati e provenienti dall estero, la veridicità di quanto riportato in etichetta, andando a verificare la attendibilità e la conformità di quanto dichiarato, per una maggiore tutela del consumatore. Per quanto riguarda i controlli definiti collaterali sulla filiera del pesce d acquacoltura, quelli che rivestono un importanza maggiore e diretta per la salute del consumatore, sono quelli relativi all alimentazione, dove si effettuano numerosi controlli del mangime e delle materie prime utilizzate, seguendo piani appositamente redatti dal Ministero della Salute (PNAA) e che le Regioni recepiscono, facendo eseguire i dovuti controlli ai veterinari operanti nelle strutture sanitarie locali. Anche il mangime fornito, lungo tutta la sua filiera di produzione, subisce attenti controlli da parte delle ditte mangimistiche, che operano analisi in autocontrollo anche sulle materie prime. Negli allevamenti d acquacoltura vengono inoltre condotte analisi specifiche volte a valutare l ambiente idrico in cui viene gestito l allevamento stesso, al fine di verificare potenziali rischi ambientali e, insieme alla valutazione dell adeguatezza strutturale dell allevamento, consentire un analisi dei rischi potenziali sull eventuale insorgenza e propagazione di patologie: l insieme di queste valutazioni consente al veterinario di stimare il rischio relativo al singolo allevamento e determinare le misure necessarie qualora si verifichi un evento indesiderato. Negli ultimi anni, anche nel campo dell acquacoltura, la valutazione del benessere animale sta assumendo connotati importanti e il raggiungimento di certi standard sono favorevolmente valutati, anche economicamente, dal consumatore più attento. Quindi, i prodotti dell acquacoltura nazionale, a fronte delle verifiche analitiche che si effettuano sul nostro territorio e la legislazione che può essere vista come pesante dal punto di vista della produzione zootecnica, ma che protegge con buona sicurezza il consumatore, possono essere considerati sicuri, salubri, nutrizionalmente adeguati, sempre presenti sul banco di vendita e ad un costo relativamente accessibile. 8

9 IL CAMPIONAMENTO DELLE MALATTIE VIRALI NOTIFICABILI NELLA REGIONE PIEMONTE Righetti M., Arsieni P., Foglini C., Saragaglia C., Dondo A. & Prearo M. Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d Aosta, S.S. Laboratorio Specialistico di Ittiopatologia, Via Bologna, Torino La Decisione di Esecuzione UE 2015/1554 che entrerà in vigore dal 01 aprile 2016, stabilisce le modalità di applicazione della direttiva 2006/88/CE per quanto riguarda le prescrizioni in materia di sorveglianza e i metodi di campionamento e diagnostici. Nell Allegato I vengono indicate le malattie di cui sono stabilite le modalità di sorveglianza, i metodi di campionamento e di diagnosi: - per i pesci, le patologie virali contemplate sono la Setticemia Emorragica Virale (SEV-VHS), la Necrosi Ematopoietica Infettiva (NEI-IHN), l Herpesvirosi della carpa koi (KHV) e l Anemia infettiva del salmone (ISA); - per i molluschi, sono inserite le parassitosi sostenute da Marteilia refringens e da Bonamia ostreae; - per i crostacei, la malattia dei punti bianchi (WSS), di origine virale. In base comunque alla Decisione 2001/183/CE (che verrà abrogata dalla Dec. di Esecuzione 2015/1154 sopra enunciata) che stabilisce i piani di campionamento e i metodi diagnostici per individuare e confermare alcune malattie dei pesci, attualmente ancora in vigore, vengono ribaditi ancora dei concetti che non sempre appaiono chiari: tali punti, che nella nuova normativa rimangono per lo più invariati, sono alla base di un valido campionamento e portano ad una corretta progressione del campione nell iter diagnostico. Tali punti che bisogna sempre tenere ben presente e che possono inficiare la bontà del campionamento, sono molteplici e tutti sono già stati più volte presi in esame negli anni passati; nonostante la formazione condotta a suo tempo, anche per l avvicendamento del personale addetto ai campionamenti, risulta utile ribadire alcuni concetti cardine per un buon prelievo di campioni ed un adeguato campionamento. Il sopralluogo deve essere effettuato nel periodo di maggior probabilità di insorgenza delle patologie ricercate: nel nostro caso per i pesci il periodo è compreso tra ottobre e maggio/giugno, quando la temperatura dell acqua è inferiore ai 14 C. Il periodo può protrarsi oltre tali mesi in condizioni particolari, purché la temperatura dell acqua risulti idonea (prelievi in incubatoi di valle, ecc.) Le modalità del sopralluogo sono altrettanto importanti: va sempre ispezionata la sorgente d acqua dell impianto, perché potrebbe essere fonte d infezione per l allevamento, per la presenza di esemplari selvatici eventualmente portatori di patologie; devono essere ispezionate le diverse vasche presenti nell allevamento, per valutare l eventuale comportamento anomalo dei pesci, la presenza di soggetti sintomatici, moribondi o morti, che potrebbero accumularsi nelle griglie di scarico. Una pratica corretta è quella di misurare sempre la temperatura dell acqua durante un campionamento e riportarla sul verbale che accompagnerà i campioni. Va ricordato come sia importante determinare anche la frequenza dei campionamenti a seconda degli obiettivi che il campionamento si prefigge; se il campionamento viene condotto per la Dec. 2001/183 ed in futuro per la Dec. 2015/1554, la frequenza può essere di due volte all anno, con un intervallo tra un controllo e l altro di almeno 4 mesi; se il prelievo dei campioni viene effettuato per il D.L.vo 148/2008, il programma e la frequenza 9

10 con cui si attua, è predisposto in base all analisi del rischio che il veterinario ufficiale stabilisce a priori, sullo stato sanitario dell allevamento oggetto di campionamento e sulle modalità di sorveglianza. La numerosità campionaria viene stabilita dalla normativa, che attualmente è di 150 soggetti suddivisi in 15 aliquote da 10 soggetti ciascuna per l ottenimento dell indennità, mentre i campioni scendono a 30 suddivisi in 3 aliquote da 10 soggetti ciascuna nel corso del mantenimento. Con la nuova normativa la numerosità campionaria subirà delle modifiche che verranno comunque ben specificate in corsi appositamente effettuati. Quali sono i pesci da sottoporre a campionamento? Nella Direttiva tutt ora vigente si ribadisce come la trota iridea (Oncorhynchus mykiss) sia la specie target per le analisi virologiche delle malattie notificabili (ricerca di SEV e NEI); la presenza anche in minima parte di trota iridea nell allevamento oggetto di campionamento, porta al prelevamento unico di tale specie; qualora invece, siano presente altre specie di Salmonidi, esclusa la trota iridea, o altre specie ittiche sensibili a tali malattie virali, il campionamento dovrà essere condotto, prelevando in modo rappresentativo le specie ittiche presenti. Il campione deve inoltre essere rappresentativo anche nelle taglie dei pesci presenti e di tutti i settori produttivi. Come ribadito precedentemente, il prelievo dei soggetti deve essere condotto su soggetti deboli, che presentano un comportamento anomalo o che sono moribondi o morti da poco tempo; qualora il campionamento venga eseguito in circostanze in cui non siano presenti tali tipologie di individui, si preleveranno pesci sani, in modo randomizzato, provenienti in modo proporzionale dalle varie vasche dell allevamento, a rappresentare tutte le classi di età presenti. Anche la scelta del campione è importante, soprattutto per determinare le modalità di campionamento e di invio al laboratorio d analisi. Se i soggetti sono di taglia inferiore ai 4 centimetri, il prelievo viene condotto direttamente, immettendo il pesce intero all interno della provetta, debitamente scolato, costituendo direttamente il pool di campionamento (10 esemplari per pool): all interno del provetta verrà immesso il liquido di trasporto antibiotato fornito direttamente dal laboratorio (MEM-Earle antibiotato 5x). Nei soggetti di taglia superiore ai 4 centimetri, il pesce può essere consegnato, debitamente aliquotato, in sacchetti per alimenti e mantenuto a temperatura di refrigerazione, oppure possono essere campionati gli organi elettivi per le analisi (rene, milza, cuore e cervello), debitamente aliquotati e immessi in provette con MEM-Earle antibiotato nel giusto rapporto (1:10 circa). Nel caso di campionamento da effettuarsi in riproduttori, parte del campione può essere rappresentato da pool di liquidi ovarici. Tutti i campioni devono essere trasportati in contenitori isolati, contenenti piastre eutettiche refrigerate per il mantenimento della temperatura di refrigerazione: i campioni non vanno mai congelati. La temperatura di trasporto deve essere mantenuta sempre inferiore ai 10 C e deve essere verificata in fase di accettazione del campione, utilizzando una provetta testimone contenente acqua, la quale deve essere esterna al pacchetto contenente i campioni, in modo da consentire all operatore gli interventi di verifica. Il risultato della verifica della temperatura del campione viene riportata dall operatore direttamente sul foglio di accompagnamento dello stesso, permettendo di valutare direttamente l idoneità del campione o meno da parte degli operatori del laboratorio; infatti, se la verifica della temperatura di trasporto del campione risulta superiore a 10 C, deve essere segnalata al laboratorio che considererà tale campione non conforme per le analisi, comunicando la non conformità al veterinario prelevatore: in questo caso il campionamento dovrà essere ripetuto. 10

11 Si ricorda come sia importante afferire i campioni al laboratorio in tempi utili, in quanto l esame virologico deve iniziare quanto prima e non oltre le 48 ore dalla raccolta degli stessi; solo in casi eccezionali, cioè campionamenti effettuati in zone isolate o disagiate, con difficoltà oggettive di trasporto, le analisi possono essere differite entro le 72 ore dal prelievo, a condizione che il campione sia protetto da una quantità adeguata di medium di trasporto antibiotato e che sia rispettata la temperatura di refrigerazione lungo tutto il tempo del viaggio. Da ricordare che al termine delle operazioni di campionamento, dovrà essere redatto il verbale di prelievo previsto (in accordo con la Regione Piemonte e per armonizzare le procedure di accettazione, esteso alle regioni Liguria e Valle d Aosta), compilando in modo corretto, esauriente e leggibile tutte le parti previste: si specifica di prestare particolare attenzione ai riquadri delle specie campionate (che determinano l accettazione dei diversi campioni) e del motivo del prelievo (che genera la presenza di eventuali analisi a pagamento). 11

12 MALATTIA NODULARE BRANCHIALE, UNA PATOLOGIA EMERGENTE NELLE TROTICOLTURE ITALIANE Quaglio F. 1, Perolo A. 1, Bronzatti P. 2, Gustinelli A. 3 & Fioravanti M.L. 3 1 Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Biomedicina Comparata ed Alimentazione, Legnaro (PD); 2 Veterinario Libero Professionista; 3 Università degli Studi di Bologna, Alma Mater Studiorum, Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie, Ozzano Emilia (BO). Le branchie sono considerate le più delicate e vulnerabili strutture anatomiche dei teleostei. La malattia branchiale può avere origine per cause chimiche, fisiche e biologiche ed è caratterizzata da intensa iperplasia delle lamelle e dei filamenti e rappresenta uno dei più gravi ed economicamente importanti aspetti patologici dei pesci. Virus, batteri e ectoparassiti, in particolare protozoi, sono agenti eziologici di severe affezioni branchiali. La malattia proliferativa branchiale da amebe (AGD) rappresenta uno dei maggiori problemi sanitari dei salmonidi marini in Tasmania ed Australia ed è segnalata anche in Scozia, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Canada, Francia, Spagna, Irlanda, Cile, Norvegia e Sud Africa. La forma d acqua dolce di malattia proliferativa branchiale associata ad amebe è denominata malattia nodulare branchiale (NGD) per il tipico aspetto delle lesioni. La NGD è stata segnalata negli allevamenti di trota iridea (Oncorhynchus mykiss Walbaum) in Danimarca, Polonia, Germania, Stati Uniti e Canada e in quest ultimo paese anche nel salmerino alpino (Salvelinus alpinus). In Nuova Zelanda nel 2010 la malattia viene riportata, con elevata mortalità, in avannotti di 1-5 g di salmone reale (Oncorhynchus tshawytscha), allevati in vasche a terra in acqua dolce. A partire dal 2012 è stata riscontrato un aumento della mortalità in troticolture della Provincia di Trento; in seguito sono stati segnalati episodi simili in Veneto, Piemonte e nelle Marche. I pesci colpiti manifestano dispnea con opercoli divaricati, muco ed anemia branchiale. Negli allevamenti si registrano mortalità fino al 60% durante i mesi invernali. La malattia colpisce diverse classi di età: da avannotti, dopo circa due settimane dall immissione in vasche d ingrasso, fino a soggetti di taglia commerciale. Le trote con sintomatologia clinica all esame necroscopico mostrano branchie rigonfie, caratterizzate da aspetto proliferativo con ipermucosità, presenza di noduli biancastri di 1-2 mm di diametro, prevalentemente nelle porzioni distali dei filamenti, alternanza di aree anemiche e congeste e striature emorragiche (figure 1-4). I noduli coinvolgono diversi filamenti adiacenti. Le lesioni possono riguardare l intero arco branchiale o avere carattere focale. Tra i filamenti sulla superficie branchiale è possibile osservare residui alimentari e detriti frammisti a muco. Figura Branchie rigonfie con aspetto ipermucoso disposte in grado crescente di gravità delle lesioni 12

13 L esame al microscopio a fresco delle branchie rivela intensa reazione iperplastica, associata ad aumento della produzione di muco. I filamenti colpiti perdono la normale struttura morfologica per assumere un profilo arrotondato e dilatato, specialmente a livello apicale, definito in gergo aspetto a cerino (figura 5). Nei segmenti di tessuto interessati, le lamelle collabiscono tra loro, così da apparire una massa unica (figura 6). Nei casi di maggiore gravità, i filamenti si fondono tra loro a gruppi di due o più, fino a coinvolgere tutto l arco branchiale. Sono osservati con frequenza anche deviazioni ed incurvamenti degli apici dei filamenti. Le branchie possono risultare anemiche, associate ad emorragie, congestioni vascolari e teleangectasie. Figura 5 - Filamenti con apice arrotondato Figura 6 - Proliferazione con fusione di più filamenti All osservazione istologica si rileva intensa reazione proliferativa con iperplasia ed ipertrofia delle cellule epiteliali che arrivano ad occupare l intero spazio interlamellare. Le cellule epiteliali sono caratterizzate da pleomorfismo nucleare (anisocariosi). Alcuni nuclei si presentano abnormemente ipertrofici con piccolo nucleolo in posizione centrale, citoplasma ridotto e pallido e contorni cellulari mal distinti per presenza di spongiosi. L osservazione di figure mitotiche è comune. Nei filamenti si osserva numerose cellule epiteliali in necrosi, talvolta sfaldate con evidente picnosi, carioressi e cariolisi. Fra le cellule dell epitelio si rileva infiltrato flogistico con linfociti, macrofagi e cellule granulari eosinofiliche/mastociti. Strutture cellulari, riferibili ad amebe, di dimensioni comprese tra µm, dalla forma variabile (poliedriche, rotondeggiante o allungate), sono associate alle lesioni. Le amebe sono confinate nella superficie del tessuto iperplastico o in sfaldamento, talvolta incistate nell epitelio singolarmente o in piccoli gruppi. I parassiti vengono evidenziati con il metodo di Giemsa e si differenziano dai tessuti circostanti assumendo una colorazione blu più intensa (figura 7). Durante massive infestazioni la superficie epiteliale è colonizzata da amebe disposte in sequenze continue (figura 8). Con l aumentare del numero di microorganismi si osservano cluster di parassiti occupare l intero spazio tra filamenti adiacenti. 13

14 Figura 7 - Amebe incistate all interno di un filamento Figura 8 - Amebe disposte lungo la superficie del filamento Poco si conosce sulla distribuzione geografica, la patogenesi, la prevalenza, le condizioni ambientali predisponenti, la profilassi e la recrudescenza della parassitosi. Diverse sono le sostanze disinfettanti provate e spesso con risultati scarsi o discordanti e picchi di mortalità successivi al trattamento. La NGD rappresenta una malattia emergente che richiede particolare attenzione e ulteriori indagini da parte dei centri diagnostici. 14

15 DIFILLOBOTRIASI-PLEROCERCOSI: LA NUOVA STAGIONE DI UNA ZOONOSI PARASSITARIA Gustinelli A. 1, Prearo M. 2, Caffara M. 1, Menconi V. 1, 2, Righetti M. 2 & Fioravanti M.L. 1 1 Università degli Studi di Bologna, Alma Mater Studiorum, Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie, Ozzano Emilia (BO); 2 Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d Aosta, Laboratorio Specialistico di Ittiopatologia, Torino. La Difillobotriasi da Diphyllobothrium latum (Cestoda: Diphyllobothriidae) nota anche come Plerocercosi secondo il Regolamento di Polizia Veterinaria n. 320/1954, è una zoonosi parassitaria cosmopolita che colpisce come ospiti definitivi l uomo e altri mammiferi ittiofagi. Delle 14 specie appartenenti al genere Diphyllobothrium ritenute potenziali agenti di zoonosi nell uomo, attualmente le più importanti sono D. latum, D. dendriticum, D. nihonkaiense e D. pacificum, quest ultimo agente eziologico di difillobotriasi umana in numerosi paesi dell America meridionale e di recente posto in sinonimia con Adenocephalus pacificum. I cestodi Diphyllobothriidae si caratterizzano per l aspetto nastriforme, con una porzione cefalica (scolice) con due solchi (botrie) simili a ventose che funzionano da organi di attacco, una zona di proliferazione denominata collo ed un grande numero di proglottidi a diverso e progressivo stadio di maturazione, a costituire il corpo o strobilo. Un verme adulto può raggiungere i 10 metri, anche se sono descritti esemplari di oltre 20 metri e sopravvivere più di 20 anni nell ospite definitivo eliminando oltre un milione di uova al giorno. Nell ospite ittico la larva plerocercoide infettante per l uomo e gli altri ospiti definitivi, nel caso di D. latum si presenta come una piccola struttura vermiforme (da 0,5 a 2 cm, fino ad un massimo di 5 cm), solitamente ben visibile ad occhio nudo nonostante non presenti strutture morfologiche che la caratterizzino dal punto di vista tassonomico. D. latum rappresenta la specie a maggiore diffusione geografica e presenta un ciclo biologico eteroxeno con il coinvolgimento di un crostaceo copepode come primo ospite intermedio invertebrato ed un secondo ospite intermedio ittico, che in Italia e in Europa è rappresentato dal pesce persico (Perca fluviatilis) e in cui le larve plerocercoidi infestanti per l uomo si localizzano principalmente a livello muscolare. Esistono inoltre alcune specie ittiche ittiofaghe, in particolare luccio (Esox lucius) e bottatrice (Lota lota) che rivestono il ruolo di ospiti paratenici e sono in grado di accumulare, soprattutto in cavità viscerale, un grande numero di larve plerocercoidi che non vanno incontro ad alcun tipo di sviluppo biologico, ma mantengono il potere infestante per l ospite definitivo. Nonostante la Difillobotriasi sia conosciuta da secoli, molti aspetti relativi alla sua biologia ed epidemiologia (incluso lo spettro di ospiti ittici che possono albergare gli stadi larvali infettanti per l uomo), oltre che la sua attuale distribuzione sul pianeta, sono ancora poco approfonditi. In passato si stimava che circa 9 milioni di persone fossero globalmente affette da Difillobotriasi, più recenti studi hanno stimato però a circa 20 milioni i casi umani di tale parassitosi in tutto il mondo. 15

16 Negli ultimi decenni è stata documentata una diminuzione dei casi di Difillobotriasi in diversi Paesi, in particolare nel Nord America, in Asia ed in Europa, mentre in alcuni paesi come Russia, Corea del Sud, Giappone e America meridionale, si è anche osservata una ricomparsa della malattia, sebbene in taluni casi le specie parassitarie coinvolte fossero diverse da D. latum. In particolare diversi casi di Difillobotriasi da D. latum sono stati recentemente riportati in alcune aree in cui si credeva ormai che la parassitosi fosse stata eradicata, in particolare la zona dei laghi sub-alpini tra Svizzera, Italia e Francia. Larva plerocercoide di Diphyllobothrium latum in filetto di persico (a sinistra) e sulle sierose di un luccio (a destra) 16

17 Indagini epidemiologiche condotte recentemente in Italia, nell ambito di una ricerca finalizzata finanziata dal Ministero della Salute (IZS PLV 03/2010) hanno rilevato nel pesce persico dei principali laghi sub-alpini positività variabili dal 6-8% (Laghi Maggiore e Iseo) al 30% (lago di Como), con l eccezione del Lago di Garda dove non si registra la presenza del parassita. La recrudescenza della Difillobotriasi in queste aree è stata correlata soprattutto al crescente consumo di preparazioni a base di pesce persico (Perca fluviatilis) crudo o poco cotto, come ad esempio carpaccio, sushi o comunque ricette basate sull impiego di pesce crudo, così come la presenza di ristoranti che propongono tali prodotti. Un altro fattore critico nell introduzione o nel mantenimento della zoonosi all interno di comunità umane è la fecalizzazione dell ambiente acquatico. Lo smaltimento nelle acque lacustri di liquami non adeguatamente trattati dalle abitazioni rivierasche rappresenta infatti un importante fonte di contaminazione con uova del parassita caratterizzato da un elevato potenziale biotico. Pertanto, se non si procede con adeguati trattamenti di depurazione delle acque e non si rispettano elementari regole igienico-sanitarie, il parassita può facilmente arrivare a contaminare l ambiente acquatico. Anche gli animali domestici, ed in particolare i cani, e selvatici possono inoltre rappresentare un ulteriore fonte di contaminazione, contribuendo al mantenimento del ciclo del parassita in ambiente naturale. Le zoonosi come la Difillobotriasi sono fortemente condizionate non solo all ambiente naturale, ma anche dalle attività umane, come l aumento delle produzioni ittiche, i fenomeni migratori ed il turismo, i cambiamenti del mercato ittico. Diverse stime indicano, ad esempio, che nel prossimo futuro la domanda mondiale di pesce e prodotti derivati aumenterà sensibilmente, per via della consapevolezza dei benefici apportati dal consumo di tali prodotti e per la crescente diffusione a livello mondiale di preparazioni a base di pesce crudo. Questo incremento della domanda di prodotti ittici, in seguito all esportazione di pesce da aree altamente endemiche, può però parallelamente determinare un aumento anche del rischio di introdurre parassiti come il D. latum nella catena alimentare umana. È tuttavia importante sottolineare come le specie ittiche di allevamento siano, di solito, meno implicate nella trasmissione del parassita all uomo rispetto a quelle pescate in ambiente selvatico. La ricerca portata avanti negli ultimi decenni ha convincentemente dimostrato che le specie ittiche che possono fungere da ospiti intermedi idonei per lo sviluppo di D. latum sono principalmente pesci non salmonidi, come il pesce persico, mentre D. dendriticum si sviluppa prevalentemente in salmonidi, inclusi i coregoni. Anche il sito in cui, all interno dell ospite ittico, si localizzano le larve plerocercoidi può variare tra le due specie (le larve plerocercoidi di D. latum vengono reperite a livello muscolare o viscerale, quelle di D. dendriticum a livello viscerale, talvolta localizzate a livello cardiaco, e solo raramente nel muscolo. Sebbene l identificazione delle larve plerocercoidi sulla base di criteri morfologici presenti diverse difficoltà, negli ultimi anni sono stati fatti enormi progressi nell ambito della diagnosi molecolare, con indubbi benefici nella comprensione dell epidemiologia della parassitosi. Per quanto riguarda la difillobotriasi umana, lo sviluppo della malattia nell uomo è determinata dall ingestione di larve plerocercoidi in seguito al consumo di pesce crudo, poco cotto o comunque non adeguatamente trattato: sottoporre la carne a trattamenti termici basati sull uso di alte o basse temperature, la conservazione in salamoia o sotto sale sono trattamenti di profilassi consigliabili per determinare la morte degli stadi larvali infestanti. Fondamentale strategia è quindi fornire al consumatore tutte le informazioni 17

18 relative al rischio di consumo di pesce crudo o poco cotto, in particolare: cuocere il pesce ad una temperatura di almeno 55 C determinerà la morte delle larve plerocercoidi in 5 minuti, mentre il congelamento a -10 C ucciderà le larve nell arco di 8-72 ore. L affumicamento, al contrario, non è un trattamento idoneo alla sanificazione del pesce. Così come previsto dal Reg. 853/04 e dal Reg. 2074/05, i prodotti ittici devono essere sottoposti ed esame visivo, condotto in via diretta o mediante speratura. La speratura consiste nella transilluminazione diretta dell intero filetto o di porzioni dallo spessore inferiore ai 4 mm. Ad essa si può unire la compressione, effettuata ponendo il filetto tra due vetri compressori ed osservandolo quindi allo stereomicroscopio. La combinazione delle tre tecniche, tuttavia, rappresenta il più efficace metodo d indagine, fornendo una sensibilità del 100%. Inoltre secondo la Nota 4379 del 17/02/2011 emanata dal Ministero della Salute e come prevede il Regolamento (CE) n. 1020/2008, anche nella vendita al dettaglio devono essere rispettati i requisiti specifici relativi ai parassiti e quelli concernenti l'esame visivo per la loro ricerca in conformità a quanto previsto nel Regolamento (CE) 853/2004. Tra le varie strategie di controllo, grande importanza assumono i trattamenti dei reflui urbani che, sversati nelle acque dei laghi, veicolano le uova del parassita eliminate con le feci dall ospite definitivo uomo. Tuttavia, la non perfetta efficienza degli impianti di trattamento delle acque, unita al fatto che si continui comunque a pescare e consumare pesce infestato e non adeguatamente preparato contribuiscono a favorire il mantenimento del ciclo biologico del parassita. In Italia, i valori di prevalenza delle larve plerocercoidi nelle specie ittiche suscettibili e il numero di casi umani (sporadici nel Lago Maggiore, assenti nel Lago di Como e 1-2 all anno per il Lago d Iseo) sembrano in lenta, ma progressiva diminuzione. Questo dato, se confermato nei prossimi monitoraggi, permetterebbe di ipotizzare che l applicazione della nuova normativa, mirata ad informare correttamente anche nei punti di vendita al dettaglio il consumatore sui metodi di bonifica dei prodotti potenzialmente infestati, possa dare dei buoni risultati e ridurre drasticamente la Difillobotriasi umana nelle aree subalpine a rischio. 18

19 PESCE FRESCO E PESCE CONGELATO: NUOVA FRONTIERA NEI CONTROLLI DELLA FILIERA ITTICA Meistro S., Pezzolato M., Botta M., Varello K., Audino V., Abbamonte G., Baioni E., Ingravalle F. & Bozzetta E. Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d Aosta, Via Bologna, Torino A conferma dell importanza economica mondiale che sta assumendo il consumo dei prodotti ittici, dagli ultimi dati FAO pubblicati in merito (2014, rapporto The State of World Fisheries and Aquaculture ) si evince che il consumo procapite di pesce è passato dai 17,6 kg del 2007 ai 19,2 kg del La dichiarazione dello stato di conservazione dei prodotti ittici assume un importanza tutt altro che trascurabile nella percezione della qualità dei prodotti stessi da parte del consumatore. La somministrazione di pesce decongelato dichiarato come fresco rappresenta una frode di tipo commerciale e comporta per il consumatore implicazioni di natura economica, favorendo illeciti profitti a danno del consumatore stesso. Nel caso, invece, di pesce dichiarato abbattuto termicamente che in realtà risulti non essere stato sottoposto a tale trattamento si configura la possibilità di una frode sanitaria. In nessuna circostanza, tuttavia, una frode può essere a priori considerata meramente commerciale e il rischio sanitario tralasciato. Il Regolamento CE 853/2004, consolidato dal Regolamento UE 1276/2013, prevede per gli operatori del settore alimentare (OSA) che immettono sul mercato o somministrano prodotti della pesca destinati ad essere consumati crudi o praticamente crudi l obbligo di sottoporli ad un trattamento di abbattimento termico a -20 C per almeno 24 ore, oppure a -35 C per almeno 15 ore, al fine di tutelare i consumatori nei confronti dei parassiti Nematodi. Inoltre, il Regolamento UE 1169/2011 prevede che un alimento congelato o surgelato venduto scongelato riporti in etichetta il termine scongelato. Il Laboratorio di Istopatologia dell Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d Aosta è da anni impegnato nella lotta alle frodi alimentari nel settore ittico. L'obiettivo è quello di sviluppare strumenti analitici che si dimostrino efficaci e performanti e siano di ausilio nel controllo ufficiale applicato ai prodotti della pesca. In particolare, il Laboratorio nel 2009 ha sviluppato, validato ed accreditato il metodo istologico per il riconoscimento dello stato di freschezza/congelamento del pesce. La relativa Procedura operativa standard è un metodo interno qualitativo con i seguenti parametri di validazione: sensibilità 90,70 (IC 82,49-95,90), sensibilità per il pesce spada 100% (IC95% 94,94-100); specificità 92,59% (IC95%: 75,71-99,09), specificità per il pesce spada 100% (IC95%: 94,94-100). Il metodo istologico può essere applicato sia ai pesci ossei sia a quelli cartilaginei, sia a quelli di acqua dolce, sia a quelli di acqua salata. Esso è stato validato per la combinazione tempo/temperatura -20 C/24 ore; per il protocollo -35 C/15 ore è in corso un ulteriore studio di validazione. I campioni, colorati con colorazione routinaria ematossilina-eosina (EE), vengono classificati come congelati in caso di riscontro di spazi otticamente vuoti (vacuoli) o ripieni di materiale amorfo eosinofilico, collocati all interno delle fibrocellule muscolari, e riferibili a congelamento, in quanto formatisi in seguito all azione dei cristalli di ghiaccio; in caso contrario, i campioni vengono classificati come freschi (Figura 1). 19

20 Figura 1 - Muscolo di pesce spada (Xiphias gladius): campione fresco (sinistra) e campione congelato (destra). Colorazione EE. Nel 2015 il Laboratorio ha esteso il campo di applicazione della metodica istologica ai prodotti della pesca marinati. Infatti, sebbene la marinatura rappresenti in Europa uno dei più antichi e popolari metodi di conservazione del pesce e risulti particolarmente apprezzata nelle aree costiere italiane, essa non sempre risulta efficace in quanto ad attività anisakicida e pertanto è obbligatorio abbattere termicamente anche i prodotti della pesca marinati crudi. I valori di sensibilità e specificità della metodica per tali prodotti sono risultati rispettivamente del 100% (IC95%: 88,4%-100%) e 100% (IC95%: 88,4%-100%). Per quanto riguarda i prodotti ittici affumicati, il Regolamento CE 853/2004 prescrive che i prodotti della pesca, se devono essere sottoposti ad un trattamento di affumicatura a freddo durante il quale la temperatura all interno del prodotto non supera i 60 C, debbano subire abbattimento termico preventivo, salvo nei casi di evidenze scientifiche che dimostrino l assenza del parassita Anisakis in determinati siti dei produzione. Le performance del metodo istologico applicato ai prodotti affumicati sono attualmente in fase di valutazione. Il metodo istologico rappresenta uno strumento analitico valido e cost-effective nel differenziare il pesce fresco da quello decongelato ed è applicabile per proteggere il consumatore nei confronti dell Anisakiasi e di eventuali pratiche fraudolente. Tale strumento è oggi a disposizione sia per i controlli da parte delle autorità competenti, sia per le aziende che desiderino verificare la rispondenza dello stato di conservazione del prodotto a quanto dichiarato. Dal 2013 il Laboratorio sta infatti portando avanti un'attività di collaborazione con varie GDO interessate all autocontrollo dei loro fornitori per la verifica dello stato di freschezza del pesce. In collaborazione con il BEAR (Biostatistica Epidemiologia Analisi del Rischio) dell IZSPLV, sono inoltre stati elaborati ed applicati piani di campionamento per la verifica dell applicazione dell abbattimento termico previsto dalla legge per i prodotti destinati ad essere consumati crudi. Per i prodotti della pesca derivati da molluschi cefalopodi vige il medesimo obbligo di abbattimento termico, ma attualmente non sono disponibili metodiche analitiche rapide, di facile esecuzione, dotate di elevate sensibilità e specificità per identificarne lo stato di conservazione. Per tale motivo il Laboratorio ha valutato l applicabilità del metodo 20

21 istologico per molluschi cefalopodi. Considerati i risultati non promettenti, si sta valutando l'applicabilità di un metodo di spettroscopia a fluorescenza di superficie (FFFS). Tale metodica, risultata promettente in seguito alle prove preliminari svolte, sarà oggetto di ulteriori indagini. Inoltre si prevede l esecuzione della determinazione dell attività enzimatica del β-idrossiacil-coenzima A Deidrogenasi (test HADH) sui cefalopodi. Quest ultima metodica, già soggetta ad uno studio inter-laboratorio a livello europeo e testata con successo presso il Laboratorio su petto di pollo, consente un ottima discriminazione tra carni fresche e decongelate. Anche i crostacei, spesso soggetti a frode, sono oggetto di studio da parte del Laboratorio. L obbligo di abbattimento termico preventivo previsto dalla legislazione comunitaria vige per i prodotti della pesca derivati da pesci pinnati o molluschi cefalopodi, non per i crostacei; tuttavia lo sviluppo e la validazione di un metodo analitico per la differenziazione dei crostacei freschi da quelli decongelati sono auspicabili, al fine di poter svelare un eventuale frode. Il Laboratorio sta, infine, mettendo a punto un processo che utilizza l intelligenza artificiale per rendere oggettivi e strumentali i dati delle analisi di immagini istologiche. Il software analizza le immagini e riconosce gli elementi sensibili e consentirà l automatizzazione dell esame istologico. L impegno del Laboratorio è quello di proseguire nell implementazione di un servizio analitico basato su metodologie standardizzate, validate, tecnologicamente avanzate, possibilmente cost-effective e caratterizzate da tempi rapidi di risposta, al fine di fronteggiare le molteplici e sempre nuove frodi messe in atto in ambito alimentare, in particolare nel settore ittico e di costituire un riferimento per il sistema dei controlli ufficiali. 21

22 MALATTIE PARASSITARIE DA MONOGENEI: DATTILOGIROSI E GIRODATTILOSI Menconi V., Pastorino P., Foglini C., Monaci E., Fioravanti M.L. & Prearo M. Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d Aosta, S.S. Laboratorio Specialistico di Ittiopatologia, Via Bologna, Torino I parassiti trematodi Monogenei appartenenti ai gruppi Gyrodactylidae e Dactylogyridae contano numerose specie rinvenibili sia in acqua dolce che salata; queste parassitosi hanno una diffusione cosmopolita. I due generi presentano importanti differenze a livello morfologico e biologico, fondamentali nella loro identificazione, nell'impostazione della diagnosi e della profilassi. Attualmente in Italia, a differenza di quanto avviene in altri paesi europei, non sono disponibili trattamenti autorizzati dal Ministero della Salute per le problematiche parassitarie. Di seguito vengono descritte le caratteristiche più importanti per la distinzione tra le due famiglie, in modo da focalizzare le tecniche diagnostiche e le procedure per impostare una corretta profilassi. Gyrodactylidae Presentano una forma allungata e appiattita dorso-ventralmente, con una lunghezza che a seconda della specie può variare da 0,3 ad 1 mm; essendo organismi vivipari, internamente si osserva sempre almeno un embrione, che a sua volta, può albergare un secondo embrione. Questi organismi sono caratterizzati dalla presenza di un organo di attacco chitinoso denominato opistahaptor, costituito da due robusti uncini chiamati hamuli e 16 ulteriori piccoli uncini marginali. I Gyrodactylidae hanno un ciclo biologico diretto, caratterizzato da una trasmissione che avviene soprattutto per contatto tra i pesci. I parassiti che si staccano dall ospite o gli embrioni che vengono partoriti, possono rimanere sospesi nella colonna d acqua per un periodo molto limitato o aderire ai substrati, attaccando un nuovo ospite quando ne vengono a contatto. L'infestazione si localizza a livello cutaneo, dove arriva nei casi più gravi a distruggere gli strati epidermici con presenza di necrosi ulcerative. Tramite gli uncini dell'organo di attacco, tali parassiti provocano microlesioni nelle aree epiteliali colpite ed in alcuni casi possono insorgere infezioni secondarie localizzate e/o sistemiche. La sintomatologia in vasca mostra nelle partite colpite, movimenti repentini di sfregamento (flashing), iperproduzione di muco e scadenti indici di crescita. La diagnosi prevede l'esame microscopico di raschiati cutanei a piccolo ingrandimento. L identificazione viene effettuata tramite l osservazione e la misurazione degli uncini chitinosi. 22

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