"Il popolo dei risparmiatori invisibili" Introduzione

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1 Giulia Minichiello Ferrara 1 novembre 2005 Facoltà di Economia Università degli Studi di Ferrara "Il popolo dei risparmiatori invisibili" Introduzione La mia ricerca si è posta fin dall inizio come obiettivo quello di indagare la difficile relazione tra gli istituti di credito e i soggetti immigrati. Volevo capire se è davvero possibile parlare di una politica della diversità da parte delle banche. Fin dall inizio ho trovato difficoltà a conciliare la figura di una persona immigrata con il complesso mondo bancario, difficoltà che in gran parte deriva dal fatto che o non si comprende o non si vuole comprendere ancora il potenziale degli immigrati come target per le banche. Infatti, secondo gli ultimi dati ufficiali (Caritas/Migrantes 2004) il 4,6% della popolazione residente in Italia, ovvero circa 2,7 milioni di persone, è costituito da immigrati, circa il 16% delle assunzioni nel nostro paese riguarda i lavoratori di origine stranieri ed essi rappresentano circa l 8% della forza lavoro. Pertanto, sotto il profilo economico, gli immigrati costituiscono ormai una componente non trascurabile della domanda di servizi finanziari in Italia. Il seguente progetto parte da una ricerca effettuata personalmente nella città di Ferrara presso i maggiori istituti di credito, dove sono poche le esperienze compiute per favorire l integrazione finanziaria degli immigrati. Nella prima parte del lavoro, sono riportate le condizioni che le banche chiedono ad un cliente immigrato, senza distinzione di provenienza geografica e ceto sociale, per l accessione ai principali servizi finanziari: apertura di un conto corrente, richiesta di un mutuo e/o di un prestito personale. Come emerge chiaramente dai dati raccolti, prevale ancora l esigenza per gli istituti di credito di tutelarsi da eventuali inadempimenti del cliente immigrato senza mettere in atto una vera e propria politica della diversità che miri a far comprendere al cittadino straniero la cultura economica del nostro paese. Nella seconda parte si descrive il caso di Torino, che sembra interessante poiché ha costruito, con la partecipazione attiva del Gruppo Sanpaolo IMI, un vero e proprio canale di collegamento tra il cittadino immigrato e la banca. In questo modo il cliente straniero viene introdotto nel complesso sistema economico italiano senza trovare grandi ostacoli, a partire dalla lingua parlata dagli operatori bancari. Infine si è cercato di dare una visione di insieme del problema, analizzando l evento biellese del Welcomebank Idee, prodotti e progetti per l integrazione bancaria dei

2 2 migranti svoltosi il 14 Ottobre 2005 in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Biella. Il caso ferrarese. In un primo momento della mia ricerca ho voluto conoscere quali fossero i servizi, che le banche offrono concretamente oggi, nella città di Ferrara, ad un soggetto sconosciuto, senza un apparente garanzia e per di più immigrato in Italia. Ciò che caratterizza un immigrato è l instabilità non solo nella relazione con una banca ma anche nella relazione sociale. Questo fa si che l istituto di credito tenda maggiormente a tutelarsi nel caso di clienti immigrati. Infatti, citando un semplice esempio, nel caso in cui un cliente italiano non paghi la rata di un mutuo, la banca sa dove abita e riesce a contattarlo, e può far leva sulla sua immagine o conoscenze ; per un immigrato talvolta ciò non è possibile. Il caso più frequente è quello in cui a seguito della propria assunzione in una società, la persona immigrata desidera accreditare il proprio stipendio presso un istituto di credito. Requisito essenziale per l apertura di un conto corrente (per quanto riguarda i conti correnti, la tipologia che si offre ad un immigrato è quella dei conti correnti di base ossia conti correnti aperti presso la banca che si caratterizzano per i normali movimenti di Dare e Avere) è il possesso dei seguenti documenti: - un valido permesso di soggiorno - un contratto di lavoro a tempo indeterminato - la disponibilità ad accreditare movimenti Se sussistono tali requisiti allora si procede ad una prima fase di apertura di conto corrente presso la banca per dare la possibilità alla persona di accreditare le proprie somme, senza però fornirgli mezzi di spesa quali bancomat, carnet di assegni e carta di credito. Se dopo un periodo di circa due mesi i rapporti tra banca e immigrato non hanno incontrato difficoltà allora si procede all apertura di un conto corrente effettivo. In altri casi invece per l apertura di un conto corrente è richiesta come condizione principale che il soggetto abbia un lavoro fisso e quindi sia in grado di poter contare su un reddito e avere quindi una propria busta paga. In questo caso si procede all apertura di un libretto nominativo e in seguito dopo 3 o 4 mesi se non sussistono difficoltà, si procede all apertura di un vero e proprio conto corrente. Nell ambito del territorio ferrarese si è dato il via ad un progetto denominato Conto Radici sorto da una convenzione fra il Credito Cooperativo Bolognese e il CNA di Ferrara. Tale modello nasce come un prototipo di un conto corrente multifunzionale che offre diversi servizi: accredito dello stipendio su c/c, trasferimenti di denaro all estero e finanziamenti. Inoltre presenta condizioni più agevoli per quei soggetti che non dispongono di ingenti somme da accreditare e che non hanno necessità di numerose operazioni. 2

3 3 Un discorso diverso viene fatto per la concessione di un prestito e/o di un mutuo ad un soggetto immigrato, caso in cui prevale, come ovvio, l esigenza delle banche di tutelarsi dal possibile mancato pagamento del debito residuo (per esempio per un inatteso ritorno in madrepatria del cliente, o altro ). Il prestito, quindi, richiede la presenza di maggiori garanzie per l istituto di credito in quanto spesso è concesso per l acquisto di beni mobili e non si ha la certezza del buon fine delle risorse erogate. Per quanto riguarda i mutui il problema di carattere fiduciario è ancora più evidente: la banca cerca di tutelarsi con la richiesta che il soggetto abbia un reddito fisso, se il reddito dell immigrato è sufficiente alla copertura delle rate del mutuo questo viene concesso, in caso contrario prevale per la banca l esigenza di tutelarsi e quindi il mutuo non viene concesso. Il discorso cambia se l immigrato è presentato da un cliente fidato per la banca che si presta a garanzia ad esempio, un cliente conosciuto, italiano, chiede alla banca di concedere un prestito alla propria badante; in questo caso è sufficiente una firma di garanzia. Questo può verificarsi anche tra stranieri nel caso in cui un immigrato già cliente della banca garantisce per un'altra persona. Le condizioni principali che si richiedono quindi ad una persona immigrata per accedere ad un prestito sono: - permesso di soggiorno in regola - almeno 5 anni di residenza in Italia - un lavoro certo e di conseguenza una fonte di reddito certa - una capacità di reddito adeguata a rimborsare il prestito In alcuni casi un ulteriore forma di cautela per quanto riguarda il mutuo viene presa inizialmente dalla banca che finanzia solo il 75% dell intero valore dell immobile e in seguito, riservandosi l ipoteca sull immobile stesso, eroga il restante 25%. Il mutuo su immobili di per sè da maggiori garanzie in quanto se l immigrato è intenzionato all acquisto di una casa non fa pensare ad un suo ritorno in patria con conseguente impossibilità di provvedere al pagamento delle rate del mutuo. Un ulteriore ostacolo al rapporto tra banche e immigrati può consistere nel disegno di Legge denominato Basilea il quale prevede che il ricorso al credito sia più caro per quelle persone che presentano meno garanzie e più agevole per quelle che per esempio godono di buoni redditi. Quindi un prestito ordinario che normalmente viene concesso con un tasso del 7%, può essere concesso ad un tasso anche del 15% per una persona che ha scarsi margini di garanzia. Di fatto tale disegno di Legge non è stato recepito dalle banche nelle quali non è più diffusa la pratica secondo cui ad un maggior rischio corrisponde un maggior tasso di interesse. 3

4 4 il caso torinese Interessante è l esperienza del Gruppo Sanpaolo IMI di Torino che ha creato un Multiethnic Point ossia un punto operativo dedicato alla clientela multietnica. Il progetto prende il via nell estate 2003 con alcuni incontri tra la Questura di Torino e il Comitato Progetto Porta Palazzo riguardo la presenza di diversità di etnie sul territorio della città di Torino. L obiettivo era quello di modificare la percezione del mondo bancario visto dalla maggior parte dei cittadini immigrati come distante, complesso, burocratico e diffidente nei loro confronti. Era difficile però individuare quali fossero realmente i bisogni finanziari e i progetti di questi soggetti: se prevalesse l esigenza di aprire un semplice conto corrente oppure quella di avere la disponibilità di un prestito. Si sono quindi portati a termine numerosi incontri con i responsabili delle Comunità nel territorio di Torino e provincia in cui si è discusso del progetto e si sono raccolte informazioni sulle esigenze finanziarie degli stranieri. Il Multiethnic Point di Torino si presenta come un isola di accoglienza all interno della filiale e può contare sulla presenza di consulenti con conoscenza della lingue cinese, inglese e francese (a breve anche araba) e materiale informativo in 7 lingue straniere (arabo, cinese, francese, inglese, spagnolo, rumeno e albanese). Quello che distingue il Multiethnic Point è il fatto che esso offre prodotti definiti sulle esigenze dei cittadini immigrati, partendo da prodotti utilizzati dalla clientela italiana. Un secondo momento del progetto prevede lo sviluppo di accordi di cooperazione con banche dei paesi di origine delle popolazioni immigrate, indispensabili per garantire l invio di rimesse in tempi rapidi e a costi contenuti, ma anche per sviluppare scambi commerciali e iniziative imprenditoriali. Accordi sono stati siglati con: MAROCCO, Banque Marocaine du Commerce Exterieur (BMCE): accordo siglato fine Maggio 2004 BULGARIA, ROMANIA, PERU, MALI TUNISIA, Banque Internazionale Arabe de Tunisine (BIAT): accordo in corso di definizione 4

5 5 Nell ottobre del 2003 è stato avviato anche il progetto denominato Microcredito Sociale promosso dalla compagnia San Paolo, con la partecipazione di Sanpaolo IMI e Sanpaolo Banco di Napoli. Questa iniziativa è per ora attiva nelle aree metropolitane di Roma, Napoli, Torino e Genova. Il gruppo Sanpaolo ha stimato la distribuzione delle domande di microcredito per tipo di progetto nell area di Torino. Distribuzione delle domande per tipo di progetto Attività commerciali/di vendita 16% 6% 32% Servizi Corsi di formazione 11% 2% 33% Bar/Ristoranti Attività manufatturiere Debiti assistenza Il grafico evidenzia da parte dei soggetti immigrati un forte spirito imprenditoriale: infatti il 32% di essi utilizza le risorse finanziarie ricevute per avviare attività commerciali o nel settore dei servizi. Da un altro grafico si evidenziano invece le percentuali di contratti conclusi con stranieri nell ambito del microcredito. 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Roma Napoli Genova Torino Come si nota dal grafico a Genova circa la metà dei contratti avviene con immigrati, mentre a Roma è interamente dedicata a loro. 5

6 6 dalla ricerca Il risparmio Invisibile La ricerca nasce da un progetto svolto nell ambito della città di Biella per comprendere i rapporti che si instaurano fra immigrati e sistema bancario. La ricerca è stata finanziata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Biella ed è nata dalla collaborazione fra l Associazione Etnica e Fabio Pettirino e Emilio Sulis da un idea sorta nel 2004 durante la terza edizione di Welcomebank. Di seguito mi sembra interessante riportare i dati relativi alla decisione di aprire un Conto Corrente da parte degli immigrati chiarendo quali sono le motivazioni che spingono alla sua apertura o, in caso contrario, alla decisione di non utilizzare questo strumento bancario. Ritengo utile anche fornire qualche informazione sulle pratiche economiche informali, ossia i canali utilizzati da quegli immigrati che decidono di non ricorrere alle banche o alla Posta per la gestione dei propri risparmi. Verranno forniti dati raccolti da Fabio Pettirino nella ricerca Il risparmio invisibile. Con il sostantivo bancarizzazione si intende la decisione di aprire un Conto Corrente e di instaurare un rapporto in qualche modo strutturato con le istituzioni bancarie. È una misura particolarmente significativa per analizzare l intensità del rapporto tra immigrati e banche. Gli immigrati in possesso di un Conto Corrente Bancario o Postale sono risultati nel complesso 190 (75,4% del totale su un campione di 252 ) contro 62. La scelta di non aprire un Conto Corrente deriva da motivazioni che sono riconducibili a 2 grandi categorie: mancanza di denaro e di bisogno, da un lato, e mancanza di fiducia e di conoscenza, dall altro. Ragioni per cui non viene attivato un C/C 0% 5% 10% 15% 20% 25% non ho soldi non ne ho bisogno costa troppo non mi fido difficoltà burocratiche ho paura di indebitarmi altri motivi 6

7 7 L apertura di un C/C Postale ha riguardato il 20,4% degli immigrati che sono bancarizzati (il 15,7% possiede il solo conto in Posta, mentre un altro 4,7% ha sia il C/C Postale che in Banca). Le motivazioni alla base della scelta delle Poste Italiane sono riassumibili nel seguente grafico: 12% 2% 6% 42% costi inferiori maggiore semplicità vicinanza mi danno più fiducia altro: motivi religiosi 38% I costi inferiori, la maggiore semplicità delle operazioni e dei documenti necessari per l apertura sono i motivi indicati con maggiore frequenza nella scelta del servizio BancoPosta. La maggiore fiducia, inoltre, rilevata dal 12% dei casi, appare l atteggiamento prevalente degli immigrati verso le Poste, mentre le banche sono percepite in una veste sicuramente più negativa. La soddisfazione degli immigrati sulla gestione del proprio C/C da parte delle banche o della Posta è un dato che appare molto significativo. La maggior parte degli immigrati bancarizzati si dichiara soddisfatto, in generale, della gestione del suo Conto mentre solo un 11% si dichiara apertamente insoddisfatto. Un altro dato significativo emerge dall esame del rapporto con gli impiegati delle banche. Anche in questo caso la grande maggioranza dichiara di avere un rapporto soddisfacente con sportellisti e impiegati in generale. Ben 93% degli immigrati bancarizzati infatti rileva un atteggiamento molto disponibile (29%), gentile o quantomeno normale (64%). Soltanto il 7% rileva un atteggiamento ostile o diffidente nei propri confronti. 7

8 8 Perché un immigrato apre un Conto Corrente? La gestione dei risparmi da parte dei clienti è un argomento di grande interesse per le banche. L apertura e l utilizzo del C/C è legato per la maggior parte degli immigrati al deposito di risparmi e alla possibilità di ricevere la busta paga. Soltanto l 8% utilizza il Conto per accedere a un prestito o per trasferire denaro. 9% 8% 32% ricevere la busta paga pagare bollettini depositare risparmi trasferire denaro 33% 18% accedere a prestiti La parte che viene utilizzata e spesa in consumi rispetto al totale conservato in banca è, secondo quanto dichiarato dagli immigrati, la maggior parte o l intera parte del totale: il 37% dichiara di consumare oltre due terzi o quasi tutto, mentre il 32% dichiara circa la metà. A fronte di una certa immigrazione che preferisce ancora risparmiare per inviare la maggior parte del denaro possibile ai figli o ai familiari residenti nel Paese di origine, una buona parte dell immigrazione si è ormai stabilita nel Biellese, ha attuato il ricongiungimento con il rispettivo nucleo familiare e sta cercando quindi di accumulare risparmi e investire in modo oculato (ad esempio nella casa) per garantirsi un futuro migliore. Si riscontrano per questo motivo diversi atteggiamenti verso l utilizzo del denaro guadagnato o presente in banca. La maggior parte degli intervistati dichiara di consumare quasi tutto o comunque più di due terzi di quello che guadagna (37%), mentre una buona parte indica di consumare la metà (32%). Si rileva inoltre una quota di immigrazione che spende soltanto circa un terzo di quello che guadagna (20%) e in casi più rari, si dichiara di consumare solo una minima parte di quello che si è guadagnato. 8

9 9 L aspetto del risparmio è sicuramente legato al reddito ma anche a quanto l immigrato invia come rimesse. Il dato che emerge in modo significativo dall indagine condotta è che il 64% dichiara di inviare poco o niente di quanto guadagna e un altro 32% invia invece meno della metà o circa un terzo. % di denaro inviato come rimessa al Paese di origine 10% 3% 23% 64% niente o poco meno metà/un terzo circa metà circa due terzi/quasi tutto A inviare in modo consistente sono soprattutto le donne immigrate da Paesi dell Est Europeo, impiegate come badanti, che hanno figli e mariti nel Paese d origine e che hanno attuato la scelta di migrare con il preciso scopo di guadagnare denaro da inviare ai familiari. Un aspetto che merita sottolineare riguarda i canali alternativi alle banche per la gestione del denaro, una realtà che si dimostra molto rilevante. Molti immigrati dichiarano infatti di utilizzare, per gestire denaro, chiedere piccoli prestiti, operare dei trasferimenti anche verso il Paese di origine, parenti o familiari (45,2%), amici o conoscenti (28%), associazioni (5,4%) o altri canali, quali ad esempio, il minibus verso la Romania e i Paesi dell Est. 9

10 10 Pratiche economiche informali I circuiti alternativi (ma non esclusivi) attraverso i quali vengono impiegati parte dei risparmi accumulati dai migranti, sono stati classificati come potenziali ostacoli di natura socio-culturale al pieno sfruttamento dei servizi bancari, nel senso che possono indirettamente sottrarre risorse altrimenti destinabili ai circuiti ufficiali. I circuiti alternativi di gestione del risparmio si inseriscono in quelle che sono le pratiche religiose e culturali della vita di ogni cittadino immigrato e si devono quindi analizzare come strettamente interconnessi con questi. Ad esempio un aspetto culturale che condurrebbe di per sé all impossibilità di aprire un C/C bancario, è il precetto islamico secondo il quale è vietato il prestito di denaro ad interesse. Tale proibizione in realtà era comune in antichità alle tre religioni del Libro ed è ascrivibile ad un passo del Deuteronomio: Non farai a tuo fratello prestiti ad interesse, né di denaro, né di viveri, né di qualunque altra cosa che si presta ad interesse (Deut. 23, 19); La questione della liceità del prestito oneroso è fondamentale per comprendere l origine dell etica moderna. Per l Islam il divieto è ancora oggi valido ed in linea teorica gli utenti di religione islamica non potrebbero accedere ai servizi bancari occidentali senza venir meno al rispetto del precetto. In realtà se è vero che sono in molti, a livello individuale, a decidere di scendere a compromesso per ragioni di praticità, questo non possibile per le associazioni islamiche che svolgono vere e proprie funzioni di welfare religioso come centro di raccolta e redistribuzione delle donazioni dei fedeli (autotassazione dei suoi integrati per la costituzione di un fondo da devolvere a coloro che si trovano in stato di bisogno). Oltre ai precetti e ai circuiti religiosi che contribuiscono a calamitare parte dei risparmi degli osservanti islamici, esistono anche prassi sganciate dall ambito religioso come le tontines ossia associazioni rotative di risparmio a credito diffuse soprattutto fra le famiglie immigrate marocchine e gestite dalle donne. Consistono nel versamento di una somma prefissata per ogni famiglia a scadenze concordate. Il capitale costituito dai versamenti di tutti i partecipanti è reso disponibile nella sua interezza a rotazione affinché periodicamente tutti i partecipanti ne possano usufruire. I vantaggi di questa pratica stanno nel rafforzamento del proprio capitale sociale e nell ampliamento delle reti di conoscenza che possono divenire di estrema importanza nel momento del bisogno. 10

11 11 La causa principale di dispersione dei risparmi dei migranti sono le rimesse che vengono trasferite in larga parte attraverso canali differenti da quelli bancari. Le rimesse monetarie formali bancarie non sono l unica modalità di invio di risorse ai propri familiari. Esiste un sistema efficiente di rimesse materiali informali utilizzato dalle immigrate ucraine e moldave che si affidano ad una rete di trasporto insolita costituita da microbus che prelevano e depositano merci dall Italia ai Paesi dell Est. Le spedizioni sono organizzate dalle migranti sulla base di una fitta rete comunicativa ed informativa molto efficiente che permette di tessere reti di sostegno trasnazionali con le proprie famiglie. Oltre al denaro risparmiato vengono inviati vestiti e piccoli elettrodomestici, fotografie e lettere. La corrispondenza in arrivo comprende soprattutto generi alimentari e di conforto. Conclusioni: Questa ricerca è nata dalla desiderio di conoscere il problema economico che riguarda le persone immigrate nel nostro paese. Si parla di denaro perché spesso è la motivazione principale che spinge queste persone a lasciare la propria terra di origine. Gli immigrati però non trovano ancora negli istituti di credito soggetti in grado di dare loro fiducia e rassicurazione, in questa sfida perdiamo entrambi l opportunità di contribuire attivamente alla vita economico-sociale del nostro paese. Si è evidenziato tuttavia che si stanno costruendo le basi per un rapporto più consapevole e maturo, fondato su una maggiore conoscenza e accoglienza reciproca, prima di tutto a livello sociale e di conseguenza tra banche e immigrati, che possa comportare vantaggi per entrambi. La mia indagine è stata portata avanti con lo scopo di affrontare il tema dell immigrazione da questo punto di vista, scoprendo come emerge sempre più, una nazione di risparmiatori invisibili che riescono con grandi sacrifici e rinunce a risparmiare e a sostenere dignitosamente le proprie condizioni di immigrati. 11

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