MAI PIÙ COME PRIMA GP MONA CO

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1 n maggio 2014 MAI PIÙ COME PRIMA GP MONA CO La lotta tutta in famiglia tra i piloti Mercedes è quasi sfociata in rissa tra i guard rail di Monte Carlo. Hamilton ha accettato il verdetto della pista a denti stretti, ma la vittoria di Rosberg potrebbe inasprire la rivalità

2 Registrazione al tribunale Civile di Bologna con il numero 4/06 del 30/04/2003 L editoriale FINTI AMICI VERI NEMICI Massimo Costa Direttore responsabile: Massimo Costa (info@italiaracing.net) Redazione: Stefano Semeraro Marco Minghetti Collaborano: Carlo Baffi Antonio Caruccio Marco Cortesi Alfredo Filippone Dario Lucchese Claudio Pilia Guido Rancati Dario Sala Silvano Taormina Filippo Zanier Tecnica: Paolo D Alessio Produzione: Marco Marelli Ci hanno raccontato che erano amici, forse abusando di tale parola. Abbiamo letto e ascoltato pareri e storie di chi ha vissuto con loro sulle piste quando erano bambini, poi ragazzini, poi adulti. Ne è uscito un quadretto che neanche due gemelli, due fratelli, due veri Amici, con la a maiuscola. Poi, scopriamo che Hamilton racconta la storia di come lui dormisse su un divano nella casetta che condivideva col padre, nella sicuramente triste e cupa cittadina inglese di Stevenage, mentre Nico (il grande amico) se la spassava sugli yacht del padre campione di F.1, viaggiava con aerei privati e quant altro. Una dichiarazione da vero amico... La realtà è che Lewis e Nico sono stati semplicemente due piloti che, come tanti altri, sulle piste trascorrevano qualche ora insieme. Tutto qui. Alcuni hanno voluto dipingerci una storia che non è mai esistita. Lo stesso Rosberg se ne è uscito con Dipende da che valore si vuol dare alla parola amicizia, riferendosi al rapporto con il compagno di squadra. Alla prima vicenda dubbia, ecco che Hamilton ritiene Nico un traditore, un falso, uno che gioca sporco. Un vero amico, sentendosi ferito, avrebbe subito parlato con Rosberg chiedendo cosa fosse mai accaduto al Mirabeau, l altro si sarebbe dato da fare per spiegargli l accaduto. Invece niente, ognuno per la sua strada. Come due veri nemici. Tutti gli articoli e le immagini contenuti nel Magazine Italiaracing sono da intendersi a riproduzione riservata ai sensi dell'art. 7 R.D. 18 maggio 1942 n.1369 Fotografie: Photo4 Actualfoto Photo Pellegrini MorAle Realizzazione: Inpagina srl Via Giambologna, Bologna Tel Fax info@inpagina-bo.it 2

3 Il graffio di Baffi

4 FORMULA 1 GP MONACO BRACCI Con il successo di Monaco Nico Rosberg ferma la striscia vincente di Hamilton, si riprende la testa del campionato e lancia un segnale chiaro: non è un numero due, e per vincere è pronto a scatenare una guerra psicologica dagli esiti tutt'altro che scontati 4

5 DI FERRO 5

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7 Filippo Zanier "Guidare a Monaco è come andare in bicicletta in salotto", usava dire Nelson Piquet per spiegare in poche parole quanto sia difficile portare al limite una F.1 tra i guardrail di Monte Carlo. Se ti chiami Nico Rosberg e a Monaco vivi fin dalla più tenera età, però, le strade del Principato sono davvero il tuo salotto di casa e allora il discorso cambia. Conosci ogni palmo del tracciato, ogni buca, ogni dosso traditore, e in quel salotto potresti guidare anche una moto di grossa cilindrata senza buttare giù nemmeno un soprammobile. E così capita che, per il secondo anno consecutivo dopo il già bellissimo successo del 2013, ti porti a casa la vittoria nell'appuntamento più prestigioso dell'anno, sfruttando il weekend di casa al massimo per rilanciare pesantemente le tue ambizioni di campionato e rimettere in discussione gli equilibri all'interno del team. ROSBERG CINICO PERFETTO, SPIETATO Eh sì, perché al di là della polemica che ha infuriato dopo la qualifica, di cui vi daremo ampiamente conto tra qualche riga, non c'è nulla da fare se non inchinarsi per il modo in cui Rosberg ha interpretato i momenti chiave del fine settimana. Veloce, cinico e (forse) spietato nella sessione cronometrata del sabato, velocissimo e scevro dal minimo errore nella gara di domenica. Hamilton, che pure era decisissimo a farla pagare al compagno-rivale dopo il supposto sgarbo del giorno precedente, ha provato a pressarlo da vicino per più di metà gara, non permettendo al tedesco di scappare e contenendo il distacco entro il secondo, ma Nico ha risposto con una prestazione monstre, perfetta anche in momenti delicati come le due ripartenze dopo i periodi di safety-car. Migliore di Hamilton, specialmente in uscita di curva, come se avesse un vantaggio in fase di trazione, Rosberg non ha dato al britannico una sola occasione per tentare davvero un attacco, legittimando alla grande la pole ottenuta in qualifica e interrompendo la striscia vincente di Lewis, che dopo il quarto successo di fila ottenuto a Barcellona sembrava lanciato come un treno in corsa. Monte Carlo invece, ha rappresentato per lui una brutta battuta d'arresto, non tanto per i sette punti persi sul compagno di squadra, ma piuttosto per come è riuscito a disperdere in un solo fine settimana l'immagine di forza, quasi strapotere, che lo aveva accompagnato negli ultimi due mesi. Nel bilancio fra la gestione della polemica emersa sabato e la prestazione in gara, Hamilton esce doppiamente sconfitto, sia in pista che nella guerra psicologica ingaggiata con Rosberg. COME È NATA LA POLEMICA Ma da cosa nasce la polemica che ha infiammato gli ultimi due giorni del fine settimana monegasco? Molto semplice: quando manca circa un minuto alla fine della Q3, Rosberg è in pole con un velocissimo 1'15"989, seguito da Hamilton a circa cinque centesimi. A entrambi rimane un giro per tentare di migliorarsi, con il tedesco che a livello di posizionamento in pista è qualche curva davanti al compagno di squadra. Nico commette un errore tra Massenet e il Casinò e a seguito di questo, forse nella foga di recuperare il tempo perso, ritarda eccessivamente la frenata per la destra del Mirabeau e finisce lungo, nella via di fuga. La conseguenza non può che essere una bandiera gialla che costringe Hamilton ad abortire il proprio tentativo, consegnando a Rosberg la pole sul piatto d'argento. Ad evocare i fantasmi della qualifica 2006, quando Michael Schumacher fu giudicato colpevole di aver parcheggiato la sua Ferrari alla Rascasse volontariamente, basta un attimo ed Hamilton quando scende dalla vettura è decisamente furioso. Occhiali scuri, non guarda Rosberg né gli stringe la mano, e in conferenza stampa resta praticamente muto. I dubbi che ha l'inglese sono inizialmente condivisi dalla FIA, ma dopo aver analizzato le immagini e i dati forniti dalla Mercedes la Federazione scagiona Rosberg, per Charlie Whiting si tratta semplicemente di un errore. Peccato che Hamilton non ne sia affatto convinto, e che con la stampa inizi a parlare di vendetta, evocando immagini della lotta Senna-Prost. Immagini in cui lui, ovviamente, si vede nella parte del pilota brasiliano. Ancora non si percepisce appieno, ma è l'inizio di un vero e proprio crollo psicologico. LAUDA SENZA PELI SULLA LINGUA Ma Rosberg l'ha davvero fatto apposta? Solo lui può saperlo. Molti dei suoi colleghi parlano di reazioni coerenti con una frenata ritardata in cui il posteriore si scompone mentre altri, tra cui Felipe Massa è stato l'unico a scoprirsi pubblicamente, parlano di movimenti del volante strani e indecifrabili. Se c'è crimine è il delitto perfetto, riuscito molto meglio di quello che vide protagonista Schumacher otto stagioni fa. In ogni caso, a tagliare la testa al toro ci pensa Niki Lauda nel dopo gara: un uomo non proprio libero da coinvolgimenti nella faccenda, visto che del team Mercedes è Presidente (non esecutivo), Lauda non è interessato alla verità, semplicemente dà la propria benedizione alla manovra di Nico, anche se fosse stata frutto di una furbata volontaria: "Devi essere un bastardo se vuoi vincere in F.1 - ha detto il tre volte iridato - non ci sono dubbi. Non puoi vincere comportandoti da bravo ragazzo. Ditemi una sola 'verginella' tra i piloti della F.1 odierna. Vogliamo iniziare parlando di Alonso?". Una dichiarazione chiara, che in pratica suggerisce ad Hamilton di mettersi alle spalle l'accaduto e tornare a guidare come sa. Anche perché, stando a quando riferisce sempre il buon Niki, Lewis non è senza peccato, anzi: "Nico ha detto di aver frenato troppo tardi e ha chiesto scusa, noi abbiamo accettato la sua spiegazione. Anche Lewis - ha rivelato Lauda alla BBC - ha fatto qualcosa di poco corretto a Barcellona, in quel caso a chiedere scusa è stato lui e le sue scuse sono state accettate. Oggi toccherebbe a lui accettare le spiegazioni altrui". 7

8 FORMULA 1 GP MONACO 8 HAMILTON HA INIZIATO LA GUERRA A MONTMELÒ C'è voluto poco perché venissero dati contorni precisi all'episodio riferito da Lauda. E così si è scoperto che a Barcellona, negli ultimi giri del duello con Rosberg, Hamilton ha contravvenuto gli ordini che la squadra aveva impartito ai piloti, utilizzando più volte il tasto OT sul volante della propria Mercedes W05. La sigla, che sta per "Overtake", cioè sorpasso, identifica un bottone che quando premuto libera tutta la potenza della power-unit progettata a Brixworth, a costo però di un maggiore stress per le parti meccaniche. Con i motori contingentati prendere un rischio del genere quando i rivali sono lontani anni luce non ha senso, e quindi l'utilizzo di quella modalità per adesso è severamente vietato. Peccato che, in difficoltà di fronte alla pressione del compagno, Hamilton sul Circuit de Catalunya lo abbia fatto ripetutamente. Rosberg lo ha scoperto nel peggiore dei modi, quando nel corso del briefing post gara i tecnici Mercedes rinfacciano l'accaduto a Lewis che dal canto suo, come riferito da Lauda, si scusa come un bambino colto con le mani nella marmellata. Impossibile sapere se tra i due ci siano state altre discussioni a seguito della scorrettezza di Hamilton, ma il retroscena rivelato dall'ex pilota austriaco spiega senza ombra di dubbio che a rompere il rapporto di fiducia tra i due piloti è stato proprio Hamilton, una notizia che mette sotto una luce differente gli avvenimenti di Monaco. Che qualcosa tra i due non andasse, in effetti, lo si era capito già nelle dichiarazioni pre-evento, in cui l'inglese, ancora una volta attaccando briga per primo, aveva riservato dichiarazioni piuttosto caustiche a Rosberg: "A Nico manca la fame - aveva detto Hamilton - perché lui è cresciuto tra jet privati e alberghi di lusso. Io vengo da Stevenage dove dormivo sul divano di mio padre, sono due situazioni molto differenti". Un vero e proprio attacco basato sulle diverse origini dei due, come se dopo aver tradito Rosberg in pista Lewis avesse puntato a destabilizzarlo ulteriormente dal punto di vista psicologico. Purtroppo per lui, con scarsi risultati. LEWIS VITTIMA DEL SUO GIOCO Basta schiacciare il tasto avanti veloce sul registratore della memoria e ripassare al dopo-qualifiche di sabato per vedere come la strategia della tensione alla fine si sia rivoltata contro Hamilton. Infastidito da come la Mercedes abbia immediatamente difeso a spada tratta Rosberg dalle accuse, Lewis è nervoso e con la stampa inglese si lascia andare a confidenze al limite della paranoia: "Di solito facciamo sempre il briefing post qualifica insieme - riferisce a Sky Sport UK - ma questa volta io sono andato in bagno e quando sono tornato Nico aveva già finito il suo. Fortunatamente gli ingegneri avevano preso appunti e quindi siamo stati comunque in grado di condividere dati e impressioni". In gara, poi Hamilton ha continuato a vedere fantasmi: in occasione della seconda safetycar, dopo l'incidente di Sutil, si lamentava per non essere stato richiamato ai box: "Ci saremmo dovuti fermare il giro scorso, ma sapevo che non mi avreste fatto rientrare", è stato l'appunto del britannico al suo muretto, in pratica una teoria del complotto ai suoi danni spiattellata in diretta mondiale. Poi, quando il distacco da Rosberg aumentava per via del pulviscolo che gli è entrato nell'occhio sinistro, Hamilton chiedeva quali sono i distacchi. Il suo ingegnere ha risposto con il vantaggio su Ricciardo, in terza posizione, ma Lewis piccato: "Non mi interessa di Ricciardo, datemi il distacco da Nico". LA SCIABOLATA DI WOLFF A fine gara, sceso dalla vettura, Hamilton ha rincarato la dose, evocando addirittura il suo ex team: "In McLaren avevamo uno stratega a testa. La sua unica priorità era procurare il massimo vantaggio al proprio pilota, disinteressandosi dell'altro. Qui invece lo stratega è uno solo. È bravissimo, ma il suo compito è tutelare il pilota che sta davanti, che ha la priorità. Quindi sapevo che sarebbe andata così". Un paragone infelice, soprattutto in un momento in cui le vetture di Woking mangiano la polvere, ed Hamilton dovrebbe essere felice di guidare una W05 vincente piuttosto che una MP4-29 che boccheggia. Non a caso, la risposta di Toto Wolff è arrivata secca come una sciabolata: "Abbiamo una regola interna al team, che dice che la strategia viene fatta sulla macchina che sta davanti. E in ogni caso, non è il pilota a poter decidere quando fermarsi". Poche parole, anche in questo caso, ma sufficienti a rimettere il campione di Stevenage al suo posto. Se Hamilton davvero voleva dare il via a una guerra psicologica, beh allora esce dalla prima battaglia con una debacle, ed è difficile pensare che le continue lamentele e la ragnatela di sospetti che ha tessuto a Monaco gli abbiano conquistato delle simpatie all'interno del team. ROSBERG UN SIGNORE BRAVA LA MERCEDES A stupire, per certi versi, è stata proprio la tranquillità e l'apertura con cui il team Mercedes ha gestito l'aspetto pubblico di questa diatriba. Sicuramente il vantaggio siderale che il team di Stoccarda ha in questo momento sulla concorrenza (siamo alla quinta doppietta su sei gare) aiuta a prendere le cose con filosofia, ma il modo in cui i boss del team ha sopportato la situazione innescata dai loro piloti merita un plauso. Difendere Rosberg dalle accuse di scorrettezza era un dovere imprescindibile per Toto Wolff e i suoi, mentre l'evidente invito ad Hamilton a lasciare perdere e concentrarsi sulla prossima gara è probabilmente il modo migliore per porre fine alla questione. Certo, prima di lasciare Monaco Lewis non si è fatto scappare un'ultima occasione per far discutere, rinnegando la decennale amicizia con Rosberg: "Non siamo amici, solo colleghi", ha detto. Anche in questo caso, Nico ha fatto una figura decisamente migliore: "Siamo sempre stati amici - ha commentato il tedesco - e saremo sempre amici. Certo, poi dipende da che significato si dà alla parola amici. Noi abbiamo un buon rapporto e lavoriamo bene insieme". In termini calcistici sa tanto di 3-0 e palla al centro, una situazione impensabile solo tre settimane fa a Barcellona e che Hamilton dovrà sbrigarsi a ribaltare con una prestazione delle sue nel GP del Canada. Altrimenti, l'inerzia del campionato potrebbe passare tutta dalla parte di Rosberg e non sarebbe salutare, ora che il tedesco ha dimostrato di essere un avversario più duro del previsto". I risultati del weekend PL1: Hamilton 1 - Rosberg 2 PL2: Hamilton 2 - Rosberg 20 PL3: Hamilton 1 - Rosberg 3 QUA: Rosberg 1 - Hamilton 2 Gara: Rosberg 1 - Hamilton 2

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10 FORMULA 1 GP MONACO L arrivo di Daniel Ricciardo 10

11 BILE BLU Ricciardo si conferma unica alternativa alle Mercedes, Vettel sprofonda nella crisi: dopo il quarto titolo sembra tormentato dal malocchio proprio succedeva a Webber in passato. E stavolta se la prende con i tecnici 11

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13 Stefano Semeraro Essere (come) Mark Webber. Per una a gara, per un weekend, anzi già per qualcosa di più. Svegliarsi nei panni dello jellato dopo quattro anni corsi con gli abiti dell imperatore non è bello per Sebastian Vettel, il re in crisi. E il parallelo con le vicende capitate in passato alla Red Bull fra lui e un altro australiano diventa ancora più stringente e inquietante dopo Monte Carlo visto che Daniel Ricciardo continua a proporsi come la vera punta di diamante dei bibitari nella frenetica rincorsa alla Mercedes. «Siamo un team, non voglio accusare nessuno», ha digrignato Seb dopo la panne al turbo della sua Red Bull, che già in qualifica aveva sofferti di problemi all Ers, che lo ha costretto al ritiro e in diretta radio gli aveva estratto parole di rabbia verso i tecnici («andiamo ragazzi, facciamo qualcosa!»). Però la bile è lì, tendente allo scuro. «Stiamo cercando di risolvere dei problemi - ha aggiunto il tedesco - il momento è difficile e di recente ci sono capitate cose negative. Ma non c è nulla che possiamo fare. Come posso venirne fuori? Be, non ho una barca, ma spero di andarmene a casa prima possibile». Nervosetto, eh? Va capito, per lui la gara stata un calvario: rientro ai box dopo appena quattro giri, lunghissimo pit-stop condito da analisi al software, rientro in gara da ventesimo, ritiro definitivo dopo altre quattro tornate. Le power unit Renault sono drammaticamente in crisi - e gli stop di Vergne, Kvyat e Maldonado stanno lì a dimostrarlo - ma il mal comune non si tramuta in mezzo gaudio per il principino. «Presto la fortuna tornerà a baciarlo», ha commentato con un sorrisino stringato Chris Horner. Chi giubila è invece Ricciardo. Partito lento si è ritrovato quinto alla prima chicane, poi ha approfittato dei ritiri di Vettel e di Raikkonen e ha chiuso mettendo un po ansia ad Hamilton, che gli stava avanti di dieci secondi e se l è ritrovato addosso. Per lui si tratta del secondo podio consecutivo, da giungere ad altri quattro posti. Le ambizioni vanno oltre. «Ho visto un po come andavano le cose, anche se non ero partito per accontentarmi del terzo posto», ha azzardato. «Alla fine chiaramente è stato così, ma se ci fosse stato il tempo e lo spazio per provare un sorpasso, be, ci avrei provato». Ora fra lui e il duo Mercedes in classifica c è solo Alonso. «All inizio della stagione non sapevo bene cosa aspettarmi, ora sento che sto migliorando molto, il team è con me e quindi ho una nuova opportunità, quella di giocarmela con Sebastian. In generale abbiamo fatto progressi, anche se non credo che siano ancora sufficienti per raggiungere le Mercedes in Canada. Ma stiamo colmando la lacuna. Dobbiamo solo continuare così e avere calma». Quella dei nuovi forti. I risultati del weekend PL1: Ricciardo 3 Vettel 5 PL2: Vettel 3 Ricciardo 9 PL3: Ricciardo 2 Vettel 4 QUA: Ricciardo 3 Vettel 4 Gara: Ricciardo 3 Vettel Rit 13

14 FORMULA 1 GP MONACO OSSE 14

15 SSIONE ROSSA Quarto posto per uno scialo Alonso, lampi e delusione per Raikkonen, solo 12esimo alla fine dopo una gara sfortunata. E mentre a Maranello si lavora su due tavoli, puntando soprattutto al 2015, Mattiacci tenta di diradare i tanti fumi che turbano Maranello 15

16 FORMULA 1 GP MONACO 16 Stefano Semeraro La buona notizia per la Ferrari a Montecarlo, oltre al contentino del quarto posto di Fernando Alonso che peraltro ha dato l impressione di guidare con il muso lungo di un tassista milanese irritato dall arrivo di Uber, è stata la prima battuta di Marco Mattiacci, sfoderata per commentare il suo avvento al reparto corse al posto di Stefano Domenicali: «Non sono stato calato dall alto: diciamo che sono sbucato da sotto». L ironia è sempre un alleato prezioso quando si tratta di recuperare situazioni difficili e quindi avanti così, anche perché poche settimane non possono bastare a nessuno per cambiare tutto (come aveva sottolineato con qualche malizia Alonso). Il resto va meno bene. A partire dalla gara di Kimi Raikkonen, che è tornato a ruggire a modo suo, scattando allo start (nonostante un attacco di nausea pre-gara) e saltando Alonso anche grazie all impasse di Daniel Ricciardo, si è trovato terzo dopo il ritiro di Sebastian Vettel fin dopo la sosta al box al 27esimo giro, ma si è visto la gara sfregiata dal contatto con Max Chilton, doppiato, che gli ha squarciato la gomma costringendolo a tornare ai box. A quel punto, fuori dai giochi importanti, si è ributtato nella mischia con il coltello fra i denti tentando di disboscare le Caterham, ma ha esagerato infilandosi in un pertugio inadatto a fianco di Kevin Magnussen. Risultato finale: dodicesimo posto e commento molto sintetico, molto Raikkonenstyle: «Uno schifo». Per una volta però, almeno Kimi è sembrato uscire dal torpore che lo aveva colto in questo avvio di stagione, sicuramente è stato più veloce e battagliero del compagno di squadra, rimasto lì a galleggiare fra i primi tre inarrivabili e gli inseguitori impotenti a fare di più. Le polemiche agitate dal Nando alla vigilia («mi apprezzano più nelle

17 altre squadre che alla Ferrari»), quando si è fantasticato anche di un suo tentativo di mollare la Ferrari, hanno lasciato tossine non facili da smaltire. La Rossa, che a Montecarlo toppa da 13 anni (ultima vittoria di Schumi), e non vince nel Mondiale da 20 gare (Alonso l anno scorso a Barcellona, il più lungo digiuno dal 1994) ha bisogno urgente di reagire, e in Canada sono previsti sviluppi che toccheranno carburanti, il software e le parti elettriche della powerunit che si possono modificare per regolamento, ma sui curvoni veloci di Montreal le Mercedes rischiano di restare un lampo argento al parabrezza, come direbbe Paolo Conte. «Avremo novità interessanti e non vedo l ora di provarle», ha detto Alonso, aggiungendo una punta di veleno, «spero solo gli avversari non progrediscano più di noi». Del resto è già chiaro da tempo che la corsa di Maranello è già stata spostata in grossa percentuale sul campionato E su quel progetto che sta lavorando James Allison - indispettito pare dalle voci sul possibile arrivo di Newey poi smentite (ma senza convincere tutti) da Mattiacci -, il boss tecnico che nei giorni scorsi aveva criticato il telaio della F14T negando che tutti i problemi della vettura siano da imputare al propulsore. «La macchina sta migliorando, ci lavoriamo 24 ore al giorno tutti i giorni - ha aggiunto il team principal Ferrari Monte Carlo non dice mai la verità sul livello di competitività. E vero che non siamo dove vogliamo essere e che ci sono settori dove possiamo fare molti passi in avanti, ma non scendo in particolari. Dico solo che sui tempi di reazione vogliamo essere ossessivi e spietati». Anche le ossessioni migliori, però, bisogna sempre saperle temperare con un filo d ironia. I risultati del weekend PL1: Alonso 4 - Raikkonen 6 PL2: Alonso 1 - Raikkonen 22 PL3: Alonso 5 - Raikkonen 6 QUA: Alonso 5 - Raikkonen 6 Gara: Alonso 4 - Raikkonen 12 17

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19 MEZZO SORRISO PER LA FORCE INDIA Il quinto posto di Hulkenberg, ma a 1 giro dal vincitore, non lascia pienamente soddisfatta la squadra di Vijay Mallya che ha perso nella prima tornata Perez, colpito da Button. Il messicano era sempre stato più rapido del compagno tedesco nelle prove Jenson Button 19

20 FORMULA 1 GP MONACO Antonio Caruccio Un colpo al cerchio ed un colpo alla botte è l espressione che riassume il mezzo sorriso che c è in Force India al termine del GP di Monaco. Un colpo lo ha preso per davvero, ed anche forte, Sergio Perez, che ha concluso il suo Gran Premio di Monaco dopo essere stato colpito al posteriore della sua VJM07 e spedito in testacoda dall ex-compagno di squadra in McLaren, Jenson Button, nel corso del primo giro all uscita del Mirabeau. Un vero peccato che il messicano sia uscito così presto dalla partita, perché vedendo quanto raccolto da Nico Hulkenberg, la Force India avrebbe forse potuto impensierire la Ferrari di Fernando Alonso. Il tedesco ha infatti concluso al quinto posto, eguagliando la miglior prestazione della squadra di sempre nel Principato di Monaco. E dire che Perez aveva sempre tenuto testa a Hulkenberg nel corso delle libere di giovedì, come anche in qualifica, dove il tedesco non aveva passato il taglio del Q2 per accedere alla fase finale delle prove. Un vero peccato, insomma. Abbandonato prematuramente Perez, il box Force India si è così dovuto concentrare solo su Hulkenberg, che è stato comunque autore di uno buono scatto al via, dove aveva sopravanzato la vettura gemella, oltre che mettere a segno un bel sorpasso ai danni di Kevin Magnussen al trentaduesimo passaggio. Il danese della McLaren, complice anche la poca esperienza in Formula 1, nel cedere la posizione alla Toro Rosso di Jean Eric Vergne che aveva passato in regime di safety-car, ha lasciato uno spiraglio anche ad Hulkenberg, che non ha esitato a buttarvisi dentro ed arpionare altri punti. Una mano è arrivata anche dalla foratura di Kimi Raikkonen, che occupava la terza posizione, facendo così salire Hulkenberg al quinto posto, alle spalle di Alonso. Nico però, è comunque stato il primo dei piloti doppiati in classifica, vittima di una superiorità da parte della Mercedes davvero incredibile nel corso della gara, se si considerano anche le due safety-car entrate per neutralizzare la corsa in occasione degli incidenti di Sutil e Perez. Con i dieci punti ottenuti ad ogni modo Hulkenberg sopravanza Sebastian Vettel in classifica di campionato, divenendo quinto, consolidando anche la quarta piazza nel mondiale costruttori della Force India. I risultati del weekend PL1: Perez 8 - Hulkenberg 10 PL2: Perez 6 - Hulkenberg 7 PL3: Perez 7 - Hulkenberg 8 QUA: Perez 10 - Hulkenberg 11 Gara: Hulkenberg 5 - Perez Rit È durato solo qualche centinaio di metri il Gp di Sergio Perez 20

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22 FORMULA 1 GP MONACO BUTTON SALVA Massimo Costa Sakhir, Shanghai, Montmelò. Tre circuiti che per la McLaren hanno rappresentato una sorta di incubo, fuori dalla zona punti, la sensazione di rivivere la drammatica stagione sportiva La MP4-29 della nuova era Ron Dennis non sembra aver modificato di troppo la situazione dell epoca Martin Whitmarsh. Ma forse Monte Carlo, circuito dal quale Jenson Button è spesso riuscito a strappare qualche risultato importante, poteva rappresentare il segnale di una svolta. Per non parlare di Kevin Magnussen, il talentuoso rookie che su un tracciato che esalta le qualità dei piloti poteva fare la differenza. Al di là delle magagne della monoposto di Woking. Ebbene, alla fine nella hollywoodiana hospitality della McLaren qualche sorriso è ricomparso domenica verso le ore 17. Il sesto posto di Button è stato infatti un toccasana, una aspirina per togliere quel mal di testa che aveva colto tutti quanti. E poteva scapparci un risultato interessante anche per Magnussen se prima la power unit, poi Kimi Raikkonen non avessero buttato in decima posizione il biondo danese. Button ha corso alla sua maniera. Con attenzione agli pneumatici, a quel che lo circondava. Sapendo che Monte Carlo riserva sempre strane sorprese. E difatti è stato il GP con il più alto numero di ritiri. Tra errori di guida e cedimenti meccanici. E così con circospezione è arrivato a prendersi la sesta posizione. Magnussen era invece in piena bagarre per la quinta piazza con la Force India-Mercedes di Nico Hulkenberg e veleggiava davanti a Button. Poteva giocarsela e magari sfuggire al doppiaggio delle Mercedes, ma qualcosa non ha funzionato nella power unit della Casa di Stoccarda. Poi ci ha pensato Raikkonen a mettere fine alle speranze del piccolo Kevin. Che l ha presa con filosofia affermando che si è trattato di incidente di gara, uno di quelli che anche lui ha causato venendo subito additato. Magnussen ha dunque offerto una piccola lezione di stile, chissà se qualcuno l ha afferrata. Resta ora da vedere se questa McLaren, che sui tracciati come Melbourne e Monte Carlo ha strappato qualche risultato importante, anche sui circuiti dove non solo contano le qualità dei piloti potrà elevarsi al livello di Red Bull o Ferrari. Al momento, onestamente, sembra piuttosto difficile. I risultati del weekend PL1: Magnussen 9 - Button 11 PL2: Button 8 - Magnussen 10 PL3: Magnussen 11 - Button 12 QUA: Magnussen 8 - Button 12 Gara: Button 6 - Magnussen 10 22

23 DENNIS La McLaren ringrazia l inglese per il sesto posto finale mentre Magnussen, che era davanti al compagno di squadra, è stato rallentato nel finale dalla power unit mal funzionante e infine da una manovra errata di Raikkonen 23

24 FORMULA 1 GP MONACO WILLIAMS A PUNTI MA CHE SFORTUNA La dea bendata ha voltato le spalle al team inglese sia in qualifica sia in gara, ma grazie a una strategia capolavoro, Massa ha comunque portato a casa qualche punto. Ritirato invece Bottas per il cedimento della power unit Mercedes Filippo Zanier Se il fine settimana di Barcellona aveva rappresentato per il team Williams la conferma di un'ottima crescita ottenuta grazie a un pacchetto di estese modifiche aerodinamiche, la gara nel Principato di Monaco ha visto il team di patron Frank raccogliere meno di quanto avrebbe meritato, e non per proprie colpe. La malasorte ha infatti colpito il team inglese sia in qualifica sia in gara, andando ad abbattersi in fasi diverse su entrambi i piloti. In qualifica vedersi voltare le spalle dalla dea bendata è stato Felipe Massa, proprio quello che fra i due alfieri del team sembrava il più in palla. Impegnato in un giro di rallentamento prima di lanciarsi per un giro veloce, il pilota brasiliano è stato infatti investito al Mirabeau da Marcus Ericsson, entrato in curva a velocità assurda e finito poi a muro insieme al brasiliano. Qualifica finita già in Q2 per lui e di conseguenza sedicesimo posto in griglia, un piazzamento che su un circuito come Monaco sembrava già una condanna. Solo una strategia alternativa a quella del gruppo poteva regalare a Massa qualche speranza e il team l'ha puntualmente messa in atto mandandolo in pista con le gomme Supersoft a inizio gara, scelta decisamente in controtendenza, ma utile a permettergli una prima fase di gara molto aggressiva. Il vero capolavoro, però, il muretto guidato da Rob Smedley l'ha fatto quando in occasione della seconda safety-car ha deciso di tentare l'impresa e approfittare del basso degrado degli pneumatici che si registra a Monaco per allungare al massimo lo stint sulle gomme più morbide. Felipe è così rimasto in pista mentre gli avversari rientravano a cambiare gli pneumatici durante la neutralizzazione, guadagnando posizioni che nessuno è poi stato in grado di togliergli su un tracciato tortuoso come quello del Principato. Massa dal canto suo ha fatto un ottimo lavoro nella gestione degli pneumatici riuscendo ad allungare la propria prima fase di gara fino al 45 giro, un record assoluto sulle Supersoft. Quando è rientrato in pista dopo il cambio gomme si è ritrovato undicesimo, a un passo dalla zona punti e ben cinque posizioni più avanti rispetto alla partenza. Il resto, forse per pareggiare la sfortuna delle qualifiche, l'hanno fatto le uscite di scena a ripetizione degli avversari, che hanno permesso al brasiliano di passare sotto la bandiera a scacchi con un insperato settimo posto. Peggio è andata a Valtteri Bottas, che dopo difficoltà a mandare in temperatura le gomme in qualifica (solo tredicesimo posto per lui), nel GP ha poi dovuto mandare giù il ritiro a causa di un rarissimo cedimento della power-unit Mercedes che equipaggiava la sua FW36. Peccato, perché il finlandese aveva dato nuovamente prova del proprio talento e con una bella performance si era portato in fretta sul limitare della zona punti. 24

25 I risultati del weekend PL1: Bottas 7 - Massa 16 PL2: Bottas 5 - Massa 11 PL3: Bottas 13 - Massa 14 QUA: Bottas 13 - Massa 16 Gara: Massa 7 - Bottas Rit 25

26 FORMULA 1 GP MONACO SOFFERENZA CONTINUA Su un tracciato dove Grosjean e Maldonado potevano fare la differenza, la E22 non ha permesso loro di viaggiare al massimo in qualifica. Alla fine, il franco-svizzero ha conquistato l ottava posizione grazie alla penalità subìta dalla Marussia di Bianchi mentre il venezuelano non è neanche partito Massimo Costa Con Romain Grosjean e Pastor Maldonado, due mangia asfalto, in squadra si pensava che la Lotus-Renault potesse dimenticare per qualche giorno la propria triste situazione di team in affanno. La bella qualifica del franco-svizzero a Montmelò (quinto) lasciava ben sperare perché nel Principato di Monaco Maldonado è sempre stato sopra le righe e Grosjean ha il talento per sopperire alle carenze di una vettura nata male. Ma la realtà è stata ben diversa e tutti e due i piloti di Gerald Lopez sono rimasti fuori dal Q3 del sabato. Si sono dovuti arrendere a una cronica mancanza di velocità, ad una power unit Renault che fa dannare. Niente da fare insomma. Maldonado poi, il Gran Premio lo ha visto da qualche barca perché la sua E22 ha pensato bene di non partire neanche per noie alla pompa benzina. Una ulteriore botta al morale del venezuelano che nei giorni scorsi ha anche dovuto sentire il Ministro dello Sport del suo Paese affermare che il Governo non avrebbe più stanziato soldi per il motorsport. Ovvio immaginare che l azienda di stato Pdvsa tagliasse i fondi al suo primo sportivo in formato mondiale, ma Maldonado ha voluto precisare che le cose saranno diverse per altri, non per lui. Glielo auguriamo, ma intanto questa continua moria di prestazioni, non farà certo felice chi sborsa decine di milioni di euro o dollari e da almeno due anni non raccoglie la benché minima soddisfazione. Alla Lotus dunque, non è rimasto che Grosjean il quale ha fatto la sua gara onesta concludendola in una non certo onorevole ottava posizione con un pitstop non previsto al primo giro causa foratura dovuta a un contatto con Adrian Sutil. Anzi, a dire la verità ha chiuso nono sotto la bandiera a scacchi, venendo promosso ottavo per la penalità alla Marussia di Jules Bianchi. Già, la Marussia Grosjean ha quindi usato la testa, pensando più a portare punti al team che ad esagerare nei sorpassi o nel resistere agli avversari più veloci. I risultati del weekend PL1: Maldonado 8 - Grosjean 17 PL2: Grosjean 9 - Maldonado 17 PL3: Grosjean 5 - Maldonado 9 Qua: Grosjean 5 - Maldonado 21 Gara: Grosjean 8 - Maldonado 15 26

27 27

28 FORMULA 1 GP MONACO BIANCHI FA GRAN 28

29 Nel Principato, Booth ha potuto festeggiare i primi punti della storia del team grazie alla grande prova del pilota francese e ai ritiri altrui. Da dimenticare invece, il weekend di Chilton, protagonista in negativo DE LA MARUSSIA 29

30 FORMULA 1 GP MONACO Antonio Caruccio Non poteva esserci miglior risultato per la Marussia nel Gran Premio di Monaco. Per la squadra di John Booth sono arrivati i primi punti iridati, un traguardo storico per il team nato nel 2010, e che in questa stagione ha fatto notevoli passi in avanti. Jules Bianchi, dopo un inizio di campionato altalenante, ha ottenuto un nono posto che riscatta la sua annata e lo lancia verso una parte centrale del 2014 in cui potrebbe entrare al centro di importanti trattative di mercato. Bianchi, che già partiva con una penalità di cinque posizioni per la sostituzione del cambio, è stato bravo perché si è tenuto lontano dai guai, ha spinto forte per tutta la gara tenendo dietro Caterham e Sauber, ma anche la Lotus di Romain Grosjean. Bianchi era giunto ottavo sotto la bandiera a scacchi, ma un errore strategico della squadra gli è costato cinque secondi, che gli hanno fatto perdere il posto ai danni del connazionale. In griglia di partenza la sua vettura non era posizionata in maniera corretta, motivo per cui gli era stato dato uno stop and go di cinque secondi, che avrebbe potuto scontare nel corso del pit-stop. Peccato però che la sosta sia avvenuta in regime di safety-car, situazione di gara in cui non è permesso da regolamento scontare sanzioni sportive. Questo non toglie comunque valore alla prestazione di Bianchi, che 30

31 dopo la sua prima stagione in Formula 1 lo scorso anno si è ora messo in luce con questo importante risultato, che regala alla squadra una fondamentale risorsa in termini di diritti televisivi e di budget per il futuro. Decisamente meno incoraggiante la gara di Max Chilton. L inglese aveva iniziato il weekend in salita girandosi nei primi minuti del turno libero di giovedì mattina, vanificando così la possibilità da parte della squadra di provare delle novità introdotte dopo i test di Barcellona. Nel corso del Gran Premio è sempre stato lontano dalle prestazioni di Bianchi, e durante la safety-car, mentre era già stato doppiato, ha tamponato Kimi Raikkonen che occupava la terza posizione con la possibilità di ottenere il primo podio dell anno. Tra Chilton e Bianchi, certo entrambi doppiati dalle Mercedes, c erano due giri di differenza, un divario troppo ampio in un circuito corto come quello del Principato. I risultati del weekend PL1: Bianchi 19 - Chilton 22 PL2: Bianchi 18 - Chilton 19 PL3: Bianchi 17 - Chilton 21 QUA: Bianchi 19 - Chilton 20 Gara: Bianchi 9 - Chilton 14 31

32 FORMULA 1 GP MONACO NEL TUNNE 32

33 La Caterham sembra avere grosse difficoltà nel trovare la direzione giusta, ed il GP di Spagna ha portato la squadra inglese a perdere terreno anche dalla Marussia. Quale futuro? Marco Cortesi La Caterham esce da Monte Carlo a pezzi. La squadra inglese ha ricevuto da Tony Fernandes un unica missione, pena la chiusura. Restare davanti alla Marussia. Ora che gli anglo-russi hanno raccolto due punti (quanti la Caterham ha raccolto mai) tutto è in discussione. Solo un colpo di fortuna sembra ora poter essere in grado di risollevare le sorti della stagione. Kamui Kobayashi è ancora stato eccezionale, riuscendo costantemente a stare davanti a Jules Bianchi. Solo un contatto ricevuto dal francese è riuscito a metterlo in difficoltà. Forse, c è ancora del buono che deve arrivare dal capace piede del giapponese, anche considerando le buone prestazioni in qualifica. Se per Kobayashi si può parlare di un lumicino ancora acceso, Marcus Ericsson avrà bisogno di un mezzo miracolo, dato che come Max Chilton sembra gravitare in un mondo a parte, più grande di lui. Dopo le speranze di inizio anno, quando la Caterham era quasi la migliore delle squadre Renault, la spietata realtà delle corse ha colpito prima con lo scatto in avanti degli altri, poi con il contatto che, nel duello per la vita con i rivali diretti, è costato carissimo. I risultati del weekend PL1: Ericsson 20 - Kobayashi 21 PL2: Kobayashi 17 - Ericsson 21 PL3: Kobayashi 20 - Ericsson 22 QUA: Kobayashi 21 - Ericsson 22 Gara: Ericsson 11 - Kobayashi 13 CATERHAM L DELLA CRISI 33

34 FORMULA 1 GP MONACO OCCAS 34

35 IONE SPRECATA Prima Sutil poi Gutierrez hanno vanificato con due errori la possibilità di poter entrare in zona punti portando ossigeno alla Sauber, una delle squadre maggiormente in crisi del mondiale Antonio Caruccio Un bagno di sangue. La Sauber esce da Monte-Carlo con le ossa rotte, in quella che sino ad ora era sembrata la prima vera occasione della squadra svizzera di archiviare qualche punto per il mondiale. Operazione riuscita persino alla Marussia, ma non ad un colosso (forse meglio dire ex) come quello creato da Peter Sauber e ora passato nelle mani di Monisha Kaltenborn. Nel corso del primo giro a compromettere ogni possibilità di arrivare in zona punti è stato Adrian Sutil, che ha tamponato una vettura che davanti a sé aveva rallentato per non impattare contro la Force India di Sergio Perez, volata in aria per un contatto con Jenson Button. Il tedesco è così dovuto rientrare ai box per sostituire l ala anteriore e cambiare strategia, rientrando però in coda a tutti. La ciliegina sulla torta ce l ha messa lui stesso più tardi, dopo una bella serie di sorprassi, commettendo un errore in frenata all uscita del tunnel (sul bump che aveva già fatto una vittima in qualifica, Daniil Kvyat) ed andando a sbattere contro i guard-rail. Per recuperare la sua vettura e ripulire la pista è stato così necessario mandare in pista la seconda safety-car, dopo quella entrata per Perez, che ha riaccodato il gruppo. Non è andata meglio ad Esteban Gutierrez. Il messicano si era trovato a lottare per le zone basse della top-10, con la possibilità di fare qualche punto. Dopo aver gestito bene la pressione di Kimi Raikkonen per qualche giro, Esteban ha commesso un errore alla Rascasse, colpendo il muretto interno e finendo in testacoda. Nessuna della due Sauber ha tagliato il sessantesimo giro di gara, ed ora il riscatto è atteso per la gara del Canada, tra due settimane. I risultati del weekend PL1: Gutierrez 12 - Sutil 17 PL2: Sutil 13 - Gutierrez 15 PL3: Sutil 15 - Gutierrez 19 QUA: Gutierrez 17 - Sutil 18 Gara: Gutierrez Rit Sutil Rit Il ritiro di Sutil 35

36 FORMULA 1 GP MONACO QUEL SOTTILE F La Toro Rosso ha accusato due ritiri pesanti che hanno fermato Kvyat e un arrabbiatissimo Vergne. Purtroppo l altalenanza delle prestazioni è il punto debole in questo avvio di stagione del team satellite della Red Bull Marco Cortesi Due DNF, sigla che pesa perfino di più di ritiri in lingua italiana, il bottino della Toro Rosso a Monte Carlo. La scuderia italiana sembra sempre camminare su un sottilissimo filo che passa da buoni piazzamenti a tempeste oscure e problematiche tecniche. Forse era anche questo che voleva la FIA quando ha creato i nuovi regolamenti, ma sta di fatto che la Toro Rosso sembra essere stata quasi la compagine più tramortita. Stavolta sono stati gli scarichi a tradire Daniil Kvyat e Jean-Eric Vergne. Entrambi avevano la possibilità di puntare ai punti, per migliorare una classifica che vede Franz Tost e i suoi a pari punti con la Lotus ovvero con l altra compagine dall inizio disastroso. E forse questo paragone permette di mettere a fuoco la stagione della Toro Rosso, che pur realizzando belle prove, naviga lontana dalle posizioni che contano. Dieter Mateschitz aveva detto di voler vedere la Toro Rosso al quinto posto del campionato costruttori nel 2015 ma, per quello che si vede ora, se non si migliora subito si potrebbe andare piuttosto lunghi. I risultati del weekend PL1: Vergne 15 - Kvyat 18 PL2: Vergne 4 - Kvyat 12 PL3: Vergne 9 - Kvyat 10 QUA: Vergne 7 - Kvyat 9 Gara: Vergne Rit Kvyat Rit 36

37 ILO... 37

38 FORMULA 1 GP MONACO L'ORDINE DI ARRIVO DOMENICA 25 MAGGIO Nico Rosberg (Mercedes W05) 78 giri 1:49'27" Lewis Hamilton (Mercedes W05) - 9" Daniel Ricciardo (Red Bull RB10-Renault) - 9" Fernando Alonso (Ferrari F14-T) - 32" Nico Hulkenberg (Force India VJM07-Mercedes) 1 giro 6 - Jenson Button (McLaren MP4/29-Mercedes) 1 giro 7 - Felipe Massa (Williams FW36-Mercedes) 1 giro 8 - Romain Grosjean (Lotus E22-Renault) 1 giro 9 - Jules Bianchi (Marussia MR03-Ferrari) 1 giro 10 - Kevin Magnussen (McLaren MP4/29-Mercedes) 1 giro 11 - Marcus Ericsson (Caterham CT05-Renault) 1 giro 12 - Kimi Raikkonen (Ferrari F14-T) 1 giro 13 - Kamui Kobayashi (Caterham CT05-Renault) 2 giri 15 - Max Chilton (Marussia MR03-Ferrari) 3 giri Giro veloce: Kimi Raikkonen 1'18"479 Ritirati 59 giro - Esteban Gutierrez 55 giro - Valtteri Bottas 50 giro - Jean-Eric Vergne 23 giro Adrian Sutil 10 giro - Daniil Kvyat 5 giro - Sebastian Vettel 0 giri - Pastor Maldonado 0 giri - Sergio Perez IL RIEPILOGO DELLA STAGIONE 2014 Australia 16/03/2014 Nico Rosberg (Mercedes W05) 57 giri in 1.32'58"710 Malesia 30/03/2014 Lewis Hamilton (Mercedes W05) 56 giri in 1.40'25"974 Bahrain 30/03/2014 Lewis Hamilton (Mercedes W05) 57 giri in 1.39'42"743 Cina 20/04/2014 Lewis Hamilton (Mercedes W05) 54 giri in 1.33'28"336 Spagna 11/05/2014 Lewis Hamilton (Mercedes W05) 66 giri in

39 CLASSIFICA PILOTI 1 Nico Rosberg Mercedes Lewis Hamilton Mercedes Fernando Alonso Ferrari 61 4 Daniel Ricciardo RBR-Renault 54 5 Nico Hulkenberg Force India-Mercedes 47 6 Sebastian Vettel RBR-Renault 45 7 Valtteri Bottas Williams-Mercedes 34 8 Jenson Button McLaren-Mercedes 31 9 Kevin Magnussen McLaren-Mercedes Sergio Perez Force India-Mercedes Felipe Massa Williams-Mercedes Kimi Raikkonen Ferrari Romain Grosjean Lotus-Renault 8 14 Jean-Eric Vergne Toro Rosso-Ferrari 4 15 Daniil Kvyat Toro Rosso-Ferrari 4 16 Jules Bianchi Marussia-Ferrari 0 17 Marcus Ericsson Caterham-Renault 0 18 Adrian Sutil Sauber-Ferrari 0 19 Esteban Gutierrez Sauber-Ferrari 0 20 Max Chilton Marussia-Ferrari 0 21 Kamui Kobayashi Caterham-Ren ault 0 22 Pastor Maldonado Lotus-Renault 0 CLASSIFICA COSTRUTTORI 1 Mercedes Red Bull Racing-Renault 99 3 Ferrari 78 4 Force India-Mercedes 67 5 McLaren-Mercedes 52 6 Williams-Mercedes 52 7 Lotus-Renault 8 8 Scuderia Toro Rosso-Renault 8 9 Marussia-Ferrari 2 10 Sauber-Ferrari 0 11 Caterham-Renault 0 39

40 INDYCAR 500 MIGLIA DI IN INDIANAPOLIS L americano che aveva perso la 500 Miglia 2013 per un soffio, si è rifatto con gli interessi al termine di una battaglia mozzafiato con Castroneves negli ultimissimi giri. Terzo un redivivo Andretti, crollo del team Ganassi, a centro classifica Villeneuve LO SPIETATO HUNTER-REAY L arrivo in volata che ha premiato Hunter-Reay nei confronti di Castroneves 40

41 41

42 INDYCAR 500 MIGLIA DI IN INDIANAPOLIS Marco Cortesi Un anno fa era stato beffato da Tony Kanaan quando la 500 Miglia sembrava ormai sua. Quest anno invece Ryan Hunter-Reay ha conquistato il proprio primo successo nella maratona dell Indiana con una grinta da far paura. Il duello con Helio Castroneves e Marco Andretti è stato entusiasmante, ma alla fine il piano del campione statunitense è stato ben calcolato e imbattibile. Hunter-Reay sapeva che la leadership sarebbe cambiata spesso negli ultimi sei giri e ha calcolato la strategia perfettamente. Il suo penultimo sorpasso sul brasiliano è stato incredibile, realizzato con un aggressività inaudita sul filo del prato. E a quel punto, il gioco delle parti è stato spietato perché Castroneves, tornato in testa e ripassato al penultimo giro, non ha avuto il tempo necessario per rispondere. La quarta vittoria dovrà aspettare ancora. Marco Andretti È finita così la 500 Miglia di Scott Dixon 42

43 Montoya in lotta con Castroneves QUATTRO AUTO NEI PRIMI SEI PER IL TEAM ANDRETTI Oltre al successo di Hunter-Reay va sottolineata la prestazione strepitosa di tutto il team Andretti. La squadra del due volte campione CART è stata, come lo scorso anno, quella con le vetture meglio preparate e più veloci, piazzando quattro piloti nei primi sei. Alle spalle di Castroneves è arrivato Marco Andretti, che ha mancato solo di un pizzico di performance in termini di scia. Un elemento che Hunter-Reay aveva compreso, parlando per radio di un piccolo vantaggio a suo favore che si è rivelato decisivo. Dietro al trio di testa, Carlos Munoz ha completato un altra ottima gara, recuperando dalle retrovie su un circuito con cui ha un incredibile affinità. BUSCH STUPISCE, POWER E MONTOYA PENALIZZATI Nulla da fare per Juan Pablo Montoya. Il colombiano ha puntato molto sulla strategia, risparmiando carburante e riuscendo a fare stint molto più lunghi rispetto agli avversari. Purtroppo, un drive-through per eccesso di velocità ai box e l abbondanza di caution nella fase finale gli hanno impedito di trarne vantaggio. Stessa penalità anche per Will Power che, pur avendo agguantato la top-10, ha visto scappare anche in campionato Hunter-Reay grazie ai doppi punti in vigore per le gare da 500 Miglia. Tornando alla classifica, il sesto posto di Kurt Busch ha sorpreso molti, anche se il talento e l esperienza del fuorilegge erano e sono indiscutibili. Pulito, preciso e assolutamente determinato, potrebbe in futuro essere perfino un candidato alla vittoria. Peccato per la Charlotte 600 della NASCAR, in cui è stato fermato dalla rottura del motore. Tony Stewart rimane l unico ad aver completato tutte le 1100 miglia delle due gare nello stesso giorno. 43

44 INDYCAR 500 MIGLIA DI IN INDIANAPOLIS UNA LUNGHISSIMA BANDIERA VERDE E I GUAI IN CASA GANASSI Incredibile a dirsi considerando la storia di Indy, i primi 149 giri non hanno visto nemmeno una fase di caution. Poi, però, sono arrivate sonore delusioni per molti dei protagonisti. Charlie Kimball, finito in testacoda non senza un clamoroso salvataggio a marcia indietro, è stato il primo a portare in pista la safety-car. Il periodo negativo per il team Ganassi, iniziato poco prima con un problema allo starter per Tony Kanaan, è continuato col botto di Scott Dixon. Il neozelandese si era trovato ad inseguire e, in un tentativo di trovare più velocità, si era fatto ridurre l incidenza dell ala posteriore. Unico dei quattro compagni a vedere il traguardo è stato Ryan Briscoe. Partito molto indietro e coinvolto in una scaramuccia all inizio della corsa, ha recuperato fino alla top- 10 prima di terminare 18. HINCHCLIFFE, BELL E CARPENTER A SECCO Procedendo col conto dei caduti, altro botto è arrivato al 176 giro quando James Hinchcliffe e Townsend Bell hanno tentato di passare Ed Carpenter in curva 1. Peccato che in tre non ci si stesse: Hinchcliffe, il cui attacco è stato forse un po imprudente, si è toccato con Carpenter mettendo fine alla gara del polesitter: proprio nel momento in cui quest ultimo sembrava aver risolto un problema di blistering ed era pronto a lottare per la vittoria. Bell, miracolosamente scampato all incidente, non è durato molto. Proprio mentre la direzione gara esponeva una bandiera gialla per detriti (un flap perso da Saavedra in un duello), l americano è andato violentemente a muro, spargendo pezzi di carbonio per tutta la pista. Da qui l ultimo stint, decisivo e spettacolare. A conquistare la top-10 in classifica anche Sebastien Bourdais, il debuttante Sage Karam (che per correre aveva saltato il ballo delle superiori, un istituzione negli USA) e JR Hildebrand. Quattordicesimo Jacques Villeneuve, che come i compagni in casa Schmidt non è stato molto incisivo. Simon Pagenaud ha terminato solo due posizioni più avanti, dodicesimo, mentre Mikhail Aleshin ha chiuso ventunesimo, dietro a Jack Hawksworth. Nessuna fortuna per Graham Rahal, subito fermato da un guaio elettrico, Josef Newgarden e Buddy Lazier, tristemente parcheggiati ai box. 44

45 L'ORDINE DI ARRIVO DOMENICA 25 MAGGIO Ryan Hunter-Reay (Dallara DW12-Honda) Andretti giri 2 - Helio Castroneves (Dallara DW12-Chevy) Penske - 0" Marco Andretti (Dallara DW12-Honda) Andretti - 0" Carlos Munoz (Dallara DW12-Honda) Andretti - 0" Juan Pablo Montoya (Dallara DW12-Chevy) Penske - 1" Kurt Busch (Dallara DW12-Honda) Andretti - 2" Sebastien Bourdais (Dallara DW12-Chevy) KV - 2" Will Power (Dallara DW12-Chevy) Penske - 2" Sage Karam (Dallara DW12-Chevy) Ganassi - 3" JR Hildebrand (Dallara DW12-Chevy) Carpenter - 3" Oriol Servia (Dallara DW12-Honda) Rahal - 4" Simon Pagenaud (Dallara DW12-Honda) Schmidt - 4" Alex Tagliani (Dallara DW12-Honda) Fisher - 7" Jacques Villeneuve (Dallara DW12-Honda) Schmidt - 8" Sebastian Saavedra (Dallara DW12-Chevy) KV - 8" James Davison (Dallara DW12-Chevy) KV - 9" Carlos Huertas (Dallara DW12-Honda) Coyne - 12" Ryan Briscoe (Dallara DW12-Chevy) Ganassi - 13" Takuma Sato (Dallara DW12-Honda) Foyt - 13" Jack Hawksworth (Dallara DW12-Chevy) Herta - 13" Mikhail Aleshin (Dallara DW12-Honda) Schmidt - 2 giri 22 - Justin Wilson (Dallara DW12-Honda) Coyne - 2 giri 23 - Martin Plowman (Dallara DW12-Honda) Foyt - 4 giri 24 - Pippa Mann (Dallara DW12-Honda) Coyne - 7 giri Ritirati 191 giro - Townsend Bell 178 giro - Tony Kanaan 176 giro - Ed Carpenter 176 giro - James Hinchcliffe 168 giro - Scott Dixon 157 giro - Josef Newgarde 150 giro - Charlie Kimball 88 giro - Buddy Lazier 45 giro - Graham Rahal Il sandwich letale con Hinchcliffe che ha messo fuorigioco il poleman Carpenter 45

Formula1 27 Marzo 15/ 15

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