Dalla carta al bit il passo è lungo

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2 DOCUMENT MANAGEMENT ISTOCKPHOTO Dalla carta al bit il passo è lungo Siamo in grado di leggere e di interpretare le pergamene più antiche, ma non di recuperare quanto è stato scritto sui floppy disk di vent anni fa. E invece è indispensabile poter archiviare, conservare e usare in futuro ogni documento.a partire dalle fatture. 91

3 SCENARI Digitalizzazione, ovvero lunga vita ai documenti La conservazione delle informazioni su supporti digitali continua a crescere a doppia cifra, grazie soprattutto agli investimenti in servizi complessi che, però, richiedono l intervento diretto di società di consulenza. di Vincenzo Gambetta Nel corso dei millenni le informazioni si sono conservate e diffuse grazie alle iscrizioni su pietra, prima, e sulle tavolette di argilla e sui papiri, poi; ciò fino a circa 2 mila anni fa, quando pergamene e carta (si ha notizia dell impiego della carta in Cina nella prima metà del II secolo d.c.) cominciarono a diffondersi quale supporto degli scritti dell epoca. L impiego della carta e l invenzione della stampa a caratteri mobili da parte di Jahann Gutenberg, nel 1439, segnano il primo vero momento di cambiamento nella diffusione di testi scritti. Si arriva progressivamente ai giorni nostri (l «era dell informazione»), nei quali è il supporto digitale a farla da padrone. Possiamo datare la fase di passaggio dalla carta al digitale tra il 1993 e il 1998, quando i costi di memorizzazione su disco magnetico diventano più convenienti di quelli su carta o microfilm. Da allora, la produzione di contenuti digitali ha preso a crescere in modo impressionante: dai 12 Esabyte (miliardi di miliardi di caratteri) prodotti nel 2002, si arriverà ai 988 che si prevede saranno prodotti nel 2010, in base alle stime dell Università di Berkeley e di Idc. Per dirla in modo forse più comprensibile, si prevede che nel 2010 i 6,5 miliardi circa di abitanti della terra produrranno, annualmente e pro capite, oltre 150 Gigabyte (milioni di caratteri) di informazioni digitali, il che corrisponde al contenuto di oltre 32 dvd. E gli italiani si attesteremo a circa 550 Gigabyte, il che significa oltre 117 dvd a persona. Tralasciando tutto ciò che è produzione digitale di carattere personale (multimediale o meno) vale la pena di soffermarsi soprattutto su quelli che sono i principali fattori che ne pilotano la crescita nelle organizzazioni: l aumento delle informazioni in rete ( e Voip), la crescita delle informazioni aziendali legate alla maggior automazione e alle applicazioni mission critical, la normativa che impone nuove regole di conservazione e protezione, le specifiche applicazioni settoriali (immagini/sicurezza, Rfid e sensori, ecommerce e sanità), l aumento dell informatizzazione delle piccole e medie imprese e la necessità di rendere facile lo scambio, la distribuzione e la protezione delle informazioni correlate al rapporto con i consumatori. SI APRE UNA NUOVA ERA. Si noti che gran parte di tali informazioni non è prodotta direttamente dalla attività umana, ma generata automaticamente da attrezzature impiegate nei più diversi settori. Siamo, dunque, in un periodo caratterizzato dall impiego quasi totale del digitale; ciò grazie alla grande facilità di generare e duplicare contenuti digitali e alla altrettanta facilità ed elevata capacità di trasmissione, comunicazione e ricezione degli stessi, senza dimenticare l offerta e la fruizione di servizi sempre più disponibili in formato digitale tramite tecnologie per erogarli in modo più rapido ed ISTOCKPHOTO efficiente a un utenza che dispone di computer, telefoni intelligenti, connessioni a Internet, palmari e altri dispositivi capaci di attivarsi in ogni luogo e in qualsiasi momento della giornata. Un primo «paradosso» appare evidente: con l aumentare della quantità di informazioni teoricamente disponibili, della loro facilità di trasporto e delle possibilità di integrazione tra di loro, decresce la vita media dei supporti che tali informazioni sono preposti a conservare. Oggi siamo ancora in grado di leggere i caratteri cuneiformi incisi su tavolette di argilla vecchie migliaia di anni, pergamene e libri antichi di oltre anni, 92

4 microfilm di parecchie decine di anni, ma non riusciamo a leggere nastri di 30 anni fa o un floppy vecchio di 20 anni. La vita di un supporto digitale non è neanche lontanamente paragonabile a quella della pietra e della carta: il supporto si deteriora e gli strumenti di lettura diventano obsoleti. Un disco magnetico a basso costo dura 5 anni, un nastro magnetico 10 anni, cd e dvd hanno vita ancora inferiore. Si pone, dunque, il problema della conservazione della memoria digitale. Una seconda considerazione porta a concludere che la vera sfida di questo secolo è (e sarà) quella di riuscire non solo a conservare, ma anche a gestire in modo efficiente le informazioni digitali, per poi impiegarle nel modo più efficace possibile. Non è impresa semplice: la nostra capacità di generare e trasmettere informazioni ha, infatti, superato di gran lunga la capacità di ricercare, ritrovare e disporre delle stesse. È una sfida, eppure è un opportunità, non un problema; l informazione digitalizzata, infatti, può essere elaborata a tutto vantaggio dell economia e della velocità dei processi produttivi, amministrativi e di business (efficienza, dunque), consentendo di rendere più veloce ed automatico tutto ciò che non richiede intervento umano. In aggiunta, si possono concentrare gli sforzi delle persone su attività a più elevato valore aggiunto. L impiego dell informazione digitale, inoltre, libera potenziale utile per la creazione di nuovi prodotti e per la fornitura di nuovi servizi (in poche parole, non solo efficienza, ma anche efficacia). Il digitale, dunque, può essere visto come una nuova fonte di energia (dopo quella animale, quella generata dal vapore e quella elettrica) che ci consente di migliorare e di rivoluzionare ancora una volta il nostro modo di operare, di produrre e di fare business in generale. Siamo, dunque, in un momento di transizione molto importante, che darà i suoi frutti se sapremo gestirlo con intelligenza coinvolgendo tutte le parti interessate (facendo riferimento alla capacità di gestire il «cambiamento» di cui oggi si sente tanto l esigenza). TANTI VANTAGGI. Cosa richiedono dunque le aziende e le organizzazioni, oggi, in tema di gestione del digitale? In altri termini, che cosa serve per trarre il massimo profitto da ciò che il digitale rappresenta in termini di asset aziendali o, in modo figurato, per impiegare al meglio l energia che sono in grado di sprigionare? I principali, anche se non unici aspetti del problema sono: gestire l accesso, anche nel tempo, alle informazioni disponibili indipendentemente dalla loro forma, struttura e posizione (fisica); avere l informazione giusta (nel contesto appropriato e nel momento in cui serve) a disposizione della persona o dell applicazione adatta all interno dell azienda, ente o reparto comunque all interno di un sistema produttivo (per esempio, nella catena dei fornitori); ottenere una visione globale (integrata) dei fenomeni e dei processi trasversali dell azienda e/o del sistema entro il quale essa interagisce; Da queste poche considerazioni deriva che l approccio all informazione non va più visto in ottica applicativa, bensì in termini infrastrutturali. L infrastruttura di cui si sta parlando può essere identificata, in prima istanza, con ciò che è identificato come Enterprise content management (o Gestione dei contenuti digitali, in sigla Ecm), nella sua accezione più ampia e di cui si è gia discusso in precedenza. L Ecm è, dunque, l insieme della tecnologie e delle pratiche impiegate per creare o acquisire, gestire, proteggere, archiviare, conservare, eliminare (quando necessario), ricercare, personalizzare/ modificare, visualizzare/stampare, trasmettere, distribuire, utilizzare e pubblicare i contenuti digitali non strutturati coinvolti nei processi di una organizzazione. Il perché di tanta attenzione ai contenuti non strutturati lo si evince dal fatto che essi rappresentano l 80-85% del patrimonio informativo delle aziende e delle organizzazioni, e tendono a crescere con un tasso annuo che, in funzione del settore di attività, va dal 60 all 80%. Esso comprende, dunque: la gestione dell input comunque originato (scanner o fax, output di applicativi, moduli cartacei od elettronici), o sia esso il risultato di opportune attività di ricerca nei «depositi» disponibili in rete (Intranet); la conversione, dove possibile, dei dati non strutturati in dati strutturati o semi-strutturati; l organizzazione, la gestione e la conservazione dei contenuti stessi tenendo conto, anche, delle esigenze di conformità (compliance) dettate da norme o da scelte aziendali; 93

5 la gestione dell output per mettere a disposizione i contenuti digitali di altre applicazioni, per generare nuovi documenti, per esporli in rete e per alimentare applicazioni di Business process management (Bpm) e di Workflow management. Strettamente collegati e funzionali alla più efficace gestione dei processi sono, poi, gli strumenti di Business process intelligence. Non dimentichiamo, infine, che vi sono anche i contenuti digitali strutturati, quelli direttamente elaborabili e che abbiamo già imparato a gestire con una buon livello di efficacia. È, pertanto, fondamentale in un sistema di Ecm disporre di forme d integrazione che consentano di accedere e gestire i contenuti di «depositi» eterogenei e di consolidare queste informazioni per offrire una visione univoca dei contenuti per il business. Va subito detto che, visto il periodo di rapida evoluzione tecnologica e culturale che stiamo attraversando, gli Ecm si stanno evolvendo in quello che oggi alcuni analisti cominciano a individuare come Enterprise information management, intendendo una struttura che tenga conto di tutte le informazioni digitali della azienda/organizzazione nella quale uniformare le informazioni strutturate, semi-strutturate e non in modo che posano essere gestite per averne il massimo vantaggio. 70,0% 60,0% 50,0% 40,0% 30,0% 20,0% 24,4% 10,0% 38,0% 0,0% FONTE Iter, Bain & Company, E&Y, Altri 32,8% 27,0% 57,9% Molti sono ancora i vincoli (oltre all ovvia constatazione che offerta e domanda sono in continuo divenire) allo sviluppo di tale mercato e sono di vario tipo. Si va dalla carenza di professionalità specifiche, in particolare al servizio delle piccole e medie imprese, la struttura portante del sistema Italia, alle peculiarità applicative delle troppe nicchie in cui è suddiviso il sistema economico-amministrativo nazionale, alle norme relative all impiego del digitale che, per troppa prudenza di chi scrive le norme e poca conoscenza della materia, risultano a volte troppo rigide (se non impossibili da applicare); queste, inoltre, non prevedono situazioni specifiche che il digitale ha ingenerato né, pur rimanendo in un rispetto sostanziale della legalità e di una corretta gestione, consentono la possibilità di «sperimentare» e «imparare» che è essenziale in un importante momento di transizione come quello che stiamo attraversando. PER IL 2008 SI PUÒ IPOTIZZARE UN AUMENTO COMPLESSIVO DEL MERCATO DEL 14%. VINCENZO GAMBETTA CONSULENTE UN BUSINESS DA 1,2 MILIARDI. Pur con questi vincoli il mercato del Document management cresce abbastanza rapidamente. Le ricerche di mercato evidenziano i valori del fatturato italiano di quella che, fino agli inizi degli anni 2000, era la semplice applicazione di gestione elettronica dei documenti che si è evoluta sino all attuale infrastruttura di gestione La gestione documentale cresce a doppia cifra Dal 1997 software e servizi sono sempre saliti: nel 2007 hanno segnato un +14,7%. CGR CGR 2002/ /1997 Software 40,5% 12,4% Servizi 27,8% 15,6% Totale 31,2% 14,6% 16,6% 20,1% 11,7% 10,2% 14,7% 5,7% MOSTRA CONVEGNO OMAT RADDOPPIA CON ROMA Si rinnova l appuntamento con Omat, la principale mostra convegno italiana dedicata alla gestione elettronica di documenti e informazioni, che dal 1990 riunisce due volte all anno (a Milano e a Roma) i protagonisti del mondo della digitalizzazione. In seguito ai lusinghieri risultati dell edizione milanese svoltasi in aprile (visitatori in aumento del 19%, espositori e sponsor del 15%, aziende ed enti pubblici del 54%), Omat intende continuare a crescere con il prossimo capitolo, che si terrà a Roma il 12 e 13 novembre presso il Crowne Plaza Rome St. Peter's. Info e iscrizioni su del digitale (in particolare della gestione dei contenuti digitali). Più in dettaglio, sono state considerate le attività meno tradizionali quali l Enterprise search, il Content integration e il Process intelligence: ossia l impiego congiunto delle tecniche di Bpm e di quelle di Business intelligence a fornire informazioni in tempo reale sui processi, contrapposte a quelle che forniscono informazioni più tradizionali e di tipo storico e, pertanto, poco adatte a produrre effetti immediati sui processi stessi. Nel 2007 questo contributo è stato di circa milioni di euro. Si noti come, nel tempo, il rapporto tra servizi e software tenda a crescere (da 2,1 a 2,4) a causa dell avvio di realizzazioni sempre più complesse e per le quali molte aziende/organizzazioni non hanno competenze qualificate. Si può ipotizzare per il 2008 una crescita superiore al 10% per il software e al 15% per i servizi, per una crescita complessiva del 14% circa, che dovrebbe portare il mercato a oltre 1,2 miliardi di euro. Infine, il mercato della gestione dei contenuti digitali in Italia, confrontato con quello nazionale del software e dei servizi (senza considerare l assistenza tecnica) misurato da Assinform, cresce dal 2,5% del 1999 al 7,8% del 2007, cioè cresce sensibilmente (in Italia, ma non soltanto) di più dei mercati di riferimento. E 94

6 DOCUMENTI Pensiamo a conservare la memoria Per evitare che le informazioni raccolte vadano smarrite nel tempo, occorre attrezzarsi con le migliori e più nuove soluzioni tecnologiche. Nel nostro Paese, che per molti aspetti è tra quelli più attenti dal punto di vista normativo ai temi dell impiego dell informazione digitale, si è cominciato a prendere atto anche in sede istituzionale della conservazione delle informazioni in forma digitale alla fine del 1993 quando, all interno della Legge 537, si prevedeva la possibilità di trasferire su memorie ottiche le immagini digitali dei documenti cartacei, consentendo di considerarli come originali. La presa di coscienza del problema di conservare le informazioni digitali si è accentuato negli anni, man mano che se ne sono scoperte le implicazioni, soprattutto se si guarda al lungo periodo. Il problema è certamente molto complesso e richiede un approccio multi disciplinare. CONSERVARE PER DECENNI. In tutto il mondo stanno prendendo corpo, con un enorme impiego di risorse, importanti studi e progetti per individuare come riuscire a conservare per decenni, se non per secoli, l ingente quantità di differenti tipologie di informazioni digitali oggi disponibili. Si tratta di sistemi che hanno l obiettivo - tramite opportuni processi, attività e tecnologie - di garantire la sicurezza e l autenticità delle informazioni digitali, nonché di rendere possibile l accesso alle stesse e la loro comprensione in un futuro, anche remoto, consentendo: di rileggere correttamente i dati così come erano stati originariamente registrati, su di un supporto molto proba- ISTOCKPHOTO bilmente differente da quello attuale; di mantenere la comprensione e le modalità d impiego dei dati anche quando le attuali tecnologie impiegate per l - hardware, i sistemi operativi, i sistemi di gestione dati e gli applicativi potrebbero non essere più disponibili. QUESTIONE DI FORMATO. Alla base della capacità d interpretare in futuro le informazioni conservate c è il «formato» con cui sono state portate in conservazione, che deve essere immodificabile e, a garanzia della fedeltà di presentazione, deve «contenere» tutte le caratteristiche utili alla completa comprensione del documento. Data l imprevedibilità dell evoluzione delle tecnologie digitali il formato, deve, inoltre, corrispondere fedelmente a uno standard interamente descritto e le cui specifiche siano state rese di dominio pubblico. Opportune combinazioni di tecniche di firma digitale e di efficaci pratiche di controllo e custodia consentono, poi, di avere la ragionevole certezza che le informazioni saranno sempre affidabili nel tempo. Col crescere delle tipologie e della quantità delle informazioni da conservare si rafforza, inoltre, l esigenza di definire i metadati da conservare per comprendere appieno il contesto cui l informazione si riferisce e a quali altre informazioni è correlata ed in che modo. Essenziali divengono, quindi, le «regole», comprensive di quelle di ritenzione, che l organizzazione aziendale deve definire per gestire l intero ciclo di vita del documento o del dato. LE REGOLE PER L INTEGRITÀ. Per quanto riguarda, infine, il mantenimento nel tempo dell integrità delle registrazioni fisiche, sarà necessario imitare il comportamento di tutte quelle aziende che ormai di digitale vivono e non si possono permettere di perdere il proprio patrimonio informativo: da un lato, procedere con organiche modalità di gestione che garantiscano di non perdere informazioni affidandosi a un opportuno mix di tecnologie e di operazioni di duplicazione e replica, di refresh, di back-up/recovery e di disaster recovery; dall altro, grazie ad appropriate tecniche che disaccoppiano la tecnologia dalla memorizzazione fisica dei dati, garantire (cosa oggi praticamente possibile, indipendentemente dall identità del fornitore) la disponibilità di un «contenitore» che non ponga limiti alle quantità di dati da conservare e gestire e consenta di utilizzare contemporaneamente tecnologie e piattaforme differenti con la possibilità di modificare, cambiare o stravolgere completamente l infrastruttura adottata, mantenendo invariata l accessibilità alle informazioni. 97

7 Ciò premesso, non significa che si debba attendere la realizzazione di suddetti sistemi per cominciare a operare in un ottica di protezione delle informazioni digitali che caratterizzano in modo così evidente la civiltà attuale. Gli strumenti, anche se non perfetti come li desidereremmo, sono disponibili, tanto è vero che, pur nei limiti caratteristici di un momento di transizione, le grandi aziende, organizzazioni e amministrazioni si sono già attrezzate per garantire la protezione della propria memoria digitale. Le piccole e medie società sono più in difficoltà, se non proprio assolutamente impreparate, e per conservare i loro dati in formato digitale si stanno sempre più affidando a servizi esterni in outsourcing. LE NORME ORA CI SONO. Anche dal punto di vista normativo si stanno facendo significativi passi avanti: il mercato è, infatti, in attesa del decreto, previsto dall articolo 71 del Codice dell amministrazione digitale, frutto dei lavori della Commissione interministeriale per la gestione telematica del flusso documentale e dematerializzazione, che prevede di superare concetti di conservazione ormai superati (di fatto fermi al 2001) e si allinea ai più moderni concetti di conservazione delle informazioni digitali. L atteso decreto sarà, peraltro, corredato e completato da guide tecniche da emettersi a cura del Cnipa, che consentiranno di avere maggiore flessibilità nel seguire l evolversi (sempre molto rapido) delle tecnologie sia hardware che software. UN SISTEMA DI ACCREDITAMENTO. Vista, infine, l esigenza delle piccole e medie imprese di affidarsi a servizi esterni e della loro scarsa capacità di valutazione nei confronti della qualità e affidabilità dei fornitori, sarebbe auspicabile (cosa peraltro perfettamente in armonia con l art. 3 comma 2 della direttiva 1999/93/CE) che si instaurasse, per coloro che intendono fornire servizi di conservazione della memoria digitale, un sistema di accreditamento, sia pur volontario, che assicuri la sussistenza dei necessari requisiti di affidabilità tecnici, organizzativi e di struttura. E 99

8 ARCHIVIAZIONE L Europa delle fatture non è unita Nel Vecchio continente solo una minima parte dei documenti commerciali è conservata in formato digitale. C è da compiere, quindi, un cammino ancora lungo che può portare a grandi risparmi. Le imprese e le amministrazioni svolgono le loro attività di acquisto e fornitura di beni e servizi, seguendo un ciclo operativo basato su schemi ben definiti, in special modo in Europa, dove si può affermare che le differenze tra i vari Paesi sono da considerarsi davvero piccole. Questo ciclo operativo, o «ciclo dell ordine», comprende le attività di ordine, consegna, fatturazione, pagamento, nonché le relative attività di contabilizzazione, riconciliazione e archiviazione dei documenti. E in tutta Europa, la stragrande maggioranza delle imprese (e amministrazioni) basa, ancora, i propri processi su documenti cartacei. Questo modo di procedere richiede alle parti la produzione, la trasmissione e la conservazione di una significativa quantità di documenti cartacei che accompagnano le operazioni negoziali e di scambio di merci o fornitura di servizi, nonché tutta una serie di elaborazioni, controlli e riconciliazioni dei dati contenuti in tali documenti. IL CICLO DEI PAGAMENTI. In questo contesto, la fattura ha un ruolo importante, non solo in quanto è l elemento di collegamento tra le attività a carico del fornitore, quelle a carico del cliente/committente e quelle relative al ciclo finanziario (autorizzazione e disposizione del pagamento, pagamento e conferma dell operazione alle parti), ma anche in quanto è il documento fiscalmente più rilevante dell avvenuta transazione commerciale. Da qui l interesse del mercato all utilizzo di fatture in formato digitale (le fatture elettroniche), interesse supportato dalle normative che negli ultimi anni hanno preso forma, sia pure con differenze a volte non del tutto trascurabili, in tutti i Paesi dell Unione europea. In Europa, infatti, si stima che, per quanto concerne il ciclo di fatturazione, i potenziali risparmi (a favore sia del cliente sia del fornitore) relativi alla gestione documentale delle fatture e al costo del loro trattamento nel corso dei processi di gestione, possano raggiungere i 234 miliardi di euro, ma solo il 5% delle fatture è attualmente digitalizzato. Per quanto concerne l Italia, gli analisti concordano che la potenziale riduzione di spesa a seguito dell adozione di processi di fatturazione elettronica è stimabile intorno ai 14 miliardi euro (circa un punto del Pil), equivalente approssimativamente a 10 euro per fattura. Questo è già di per sè un valido motivo per attirare l interesse del mercato (domanda e offerta) sul tema della fatturazione elettronica. La diffusione e il perfezionamento delle Tecnologie dell informazione e delle comunicazioni (Ict), in particolare l estensione delle reti e la capacità di trasmettere e gestire in sufficiente sicurezza i contenuti digitali, hanno, però, già posto le basi per una revisione sostanziale del ciclo operativo tradizionale. Sarebbe, infatti, possibile automatizzare i rapporti fra i diversi soggetti coinvolti in una transazione commerciale consentendo ai loro sistemi di gestire direttamente le informazioni contenute in documenti in formato digitale (Straight through processing, cioé l elaborazione delle informazioni che fluiscono direttamente tra i sistemi preposti a gestirle), rendendo così non più necessari i passaggi materiali e i trattamenti manuali di documenti cartacei. BASTA INIZIARE DAL B2B. La diffusione di questa integrazione condizionerà significativamente la competitività delle singole imprese e, forse, sarebbe più corretto dire dei sistemi di impresa, non solo in quanto si riducono drasticamente i tempi e gli oneri di tutte le fasi del ciclo, ma se ne garantisce lo svolgimento secondo canoni di elevata qualità e trasparenza. ISTOCKPHOTO I risultati di un recentissimo rapporto dell Osservatorio su fatturazione elettronica e dematerializzazione della School of management del Politecnico di Milano valuta un risparmio che va dai 25 ai 70 euro per la completa integrazione e dematerializzazione del singolo ciclo ordine-pagamento nei casi rispettivamente del settore della distribuzione di prodotti farmaceutici e di elettrodomestici. Senza troppi voli pindarici, riuscire a far sì che anche la sola fatturazione elettronica si diffonda in gran parte delle attività B2B sarebbe già un grosso successo sia per l intero sistema produttivo sia per i molti fornitori che si sono attrezzati o si stanno attrezzando per offrire soluzioni da installare in casa dei clienti o da fruire in servizio (outsourcing). SCARSA EFFICIENZA. Come mai, allora, la maggior parte delle organizzazioni interessate rinunciano ai benefici conseguenti alla fatturazione elettronica e alla conservazione digitale di tali documenti, cioè riduzione costi, velocizzazione dei pagamenti e maggior efficienza? L ostacolo non sta certo nella carenza di tecnologia né si può credere che sia rappresentato dall assenza di un opportuno quadro normativo, anche se è vero che tutto è perfettibile, specialmente in un mondo in grande trasformazione come 101

9 l attuale, ma le basi per agire con una ragionevole tranquillità in Italia e nei rapporti con l Europa ci sono tutte e un po di «buona volontà» aiuterebbe. Non si può neppure attribuire la scarsa adozione della fatturazione elettronica alla prevalente presenza nel nostro sistema produttivo di piccole e medie imprese, che potrebbero aver difficoltà a gestire la richiesta di tecnologia: sono già operative, infatti, un numero ragguardevole di società in grado di offrire un più che affidabile servizio in oursourcing. Forse è, anche, in parte un problema di massa critica che frena chi non deve gestire un numero sufficientemente alto di fatture (attive o passive che siano). Quelle che si stanno muovendo per prime, infatti, sono le aziende di grandi dimensioni o le società coinvolte in importanti processi distributivi o aziende fornitrici di servizi di pubblica utilità, tradizionalmente emettitrici di grandi volumi di fatture. La forza commerciale di tali aziende può però rappresentare un importante elemento di «spinta» nei confronti di un mercato che stenta a muoversi a tutto suo danno. In quest ottica anche il settore pubblico può giocare un ruolo determinante: alcuni Paesi europei, sia pure con obiettivi più modesti, hanno iniziato a percorrere questa strada. SI PARTE DALLO STATO. In Italia la Pubblica amministrazione è scesa in campo con forte determinazione: la Finanziaria 2008 obbliga all impiego della fattura elettronica nei rapporti con le amministrazioni statali, anche a ordinamento autonomo, e con gli enti pubblici nazionali, non escludendo in futuro di estenderlo a tutte le amministrazioni pubbliche (anche locali). Questa imposizione non è solo intesa a ridurre e controllare la spesa pubblica, ma anche dalla dichiarata intenzione di far sì che le attività di fatturazione elettronica nei confronti della Pubblica amministrazione (B2G) diventino un «catalizzatore» che coinvolga in modo più massiccio tutte le attività B2B. Alla data, i passi per realizzare quanto previsto dalla Legge 244/2007 sono stati fatti tempestivamente e ci sono tutti gli elementi per credere che, sia pure con la gradualità (ma non con lentezza) richiesta dalla legge e dal buon senso, si stia procedendo con la dovuta determinazione. E Le soluzioni documentali crescono a due cifre L andamento del mercato della gestione dei contenuti digitali dal 1996 al FONTE Iter, Bain & Company, E&Y, Altri DATI IN MILIONI DI EURO Servizi Software

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