La sezione regionale del Catasto Rifiuti dell ARPAC e la gestione dei rifiuti urbani in Campania
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- Antonietta Silvestri
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1 La sezione regionale del Catasto Rifiuti dell ARPAC e la gestione dei rifiuti urbani in Campania Progetto A.G.I.RE. La reingegnerizzazione dei processi di monitoraggio ambientale Napoli 1 marzo 2006
2 Direzione Tecnica p. ch. Alberto Grosso Sezione Regionale Catasto Rifiuti riprodotto in proprio a cura del Servizio Comunicazione, Informazione, Educazione, URP in data: marzo 2006
3 SOMMARIO I rifiuti solidi urbani: chi sono e quanti sono?...3 La gestione dei rifiuti solidi urbani ed il ciclo integrato...5 Le previsioni del piano regionale di smaltimento rifiuti...6 Breve storia dell emergenza rifiuti dal 2001 al Le attivita svolte da ARPAC sulla matrice rifiuti per il Commissariato di Governo...9 La sezione Regionale del Catasto Rifiuti in Campania e la raccolta dei dati sullo stato dell arte...10 Verifica e validazione dei dati...11 Risultati ottenuti e disponibilità dei dati sulla produzione dei RSU del Diffusione dei risultati...13 Produzione rifiuti urbani e trend della Raccolta Differenziata in Regione Campania...13 La distribuzione della produzione RSU in Campania dal 2000 al Analisi dei dati per fasce di Comuni in base alla popolazione residente...20 La produzione procapite per fasce di popolazione...22 La raccolta differenziata per Provincia...23 Il flussi del ciclo integrato dei rifiuti urbani nel 2003 e nel Uno sguardo al ciclo della frazione organica...26 Conclusioni...27 Allegati
4 I rifiuti solidi urbani: chi sono e quanti sono? Al fine di poter predisporre una adeguata programmazione degli interventi di prevenzione di produzione, trattamento differenziato, di recupero e di riciclaggio ed infine smaltimento dei rifiuti, è di fondamentale importanza conoscere le caratteristiche qualitative e quantitative del fenomeno rifiuti urbani. Pertanto iniziamo a dire che i rifiuti domestici sono quelli che quotidianamente buttiamo nella spazzatura di casa, e sono riconducibili sostanzialmente alle le seguenti categorie: contenitori in vetro contenitori in alluminio materiali ferrosi plastiche carta ed altri materiali lignei e cellulosici residui organici Sempre nella normale attività domestica produciamo numerosi rifiuti pericolosi, detti RUP (Rifiuti Urbani Pericolosi): pile e batterie esauste farmaci inutilizzati e scaduti prodotti chimici di uso domestico e relativi contenitori (topicidi, agenti corrosivi, residui di lavanderia, vernici) prodotti chimici usati nel giardinaggio e relativi contenitori (pesticidi, anticrittogamici ecc.) oli vegetali e minerali esausti lampade a vapori di gas tossici, tubi catodici (televisore). Tuttavia, quando si parla di Rifiuti Urbani non si intendono i soli rifiuti domestici, ma tutti quei rifiuti che usualmente vengono raccolti dai servizi comunali e municipali. Una prima distinzione utile riguarda la provenienza di questi rifiuti. Infatti all art. 7 del D.Lgs. n. 22/97 i rifiuti urbani vengono così definiti: Rifiuti urbani rifiuti domestici anche ingombranti; rifiuti provenienti dallo spezzamento delle strade; rifiuti di qualunque natura o provenienza giacenti sulle strade ed aree pubbliche; rifiuti vegetali rovenienti da aree verdi quali giardini,parchi e aree cimiteriali. Rifiuti urbani pericolosi (RUP) costituiti da tutta quella serie di rifiuti che, pur avendo un origine civile,contengono al loro interno un elevata dose di sostanze pericolose e che quindi devono essere gestiti diversamente dal flusso dei rifiuti urbani normali. È evidente, infatti, che nei cassonetti e per le strade arrivano flussi di rifiuti originati da sorgenti diverse. Ecco le principali: 3
5 utenze domestiche (le singole abitazioni) utenze commerciali (negozi, bar, alberghi ecc.) uffici piccole attività artigianali e industriali da mercati ortofrutticoli o del pesce, da macelli, da mense da spazzamento stradale rifiuti «verdi» da potature e taglio d erba In termini quantitativi, si rileva che la produzione di rifiuti urbani, negli ultimi anni ha avuto una costante crescita con un aumento tra il 1991 e il 2002 del 29%. Nel 2003 in Italia sono state prodotte 30 milioni di tonnellate di rifiuti urbani. La crescita in questo arco temporale ( ) è stata decisamente più pronunciata al Nord (+34%) e meno al Centro (+26%) e al Sud (+18%). In regione Campania in un anno, si producono più di 2,7 milioni di tonnellate di soli rifiuti urbani, come a dire un cassone lungo 350 metri, largo 100 m ed alto 100 metri, maleodorante e pericoloso. Per avere un idea del cassone ricordiamo che la lunghezza di un campo di calcio raggiunge a malapena i 90 m. Alla crescita complessiva dei rifiuti urbani corrisponde una crescita dei rifiuti procapite che è salita da 408 chilogrammi per abitante/anno del 1991 a 524 kg/ab/anno nel I valori della produzione di rifiuti urbani procapite dipendono sia dall effettiva produzione domestica dei singoli abitanti, sia dall ammontare di rifiuti assimilati raccolti nei rifiuti urbani, che negli ultimi anni sono cresciuti, in modo diverso, nelle diverse regioni. La produzione procapite non è l effettiva produzione domiciliare del singolo cittadino, che dovrebbe variare secondo stime da 700 grammi a 1000 grammi al giorno, da 250/350 Kg./anno, ma è il totale dei rifiuti raccolti a livello urbano per abitante residente. Applicando valori medi di composizione dei rifiuti, che variano in base alle aree territoriali metropolitane o rurali, si può stimare che nei rifiuti urbani prodotti in Italia siano presenti oltre 6,6 milioni di tonnellate di materiali cartacei, oltre 8 milioni di tonnellate di organico, 3 milioni di tonnellate di plastica e 2 milioni di tonnellate di vetro. Tab. 1 Composizione dei rifiuti urbani Anno 2000 Materiali presenti nei RU Composizione media dei Composizione media dei rifiuti % rifiuti (tonn) (diverse valutazioni) (1) (2) Carta e cartone % 24% Plastica % 11% Vetro % 8% Legno % 4% Metalli % 4% Organico % 33% Tessili % 3% Altro ,5% 13% TOTALE % 100% Fonte: (1) Federambiente, (2) COREPLA. 4
6 La gestione dei rifiuti solidi urbani ed il ciclo integrato Le direttive comunitarie e la nuova disciplina nazionale hanno fondato un complesso e articolato sistema nel quale l attività di smaltimento dei rifiuti (costituente il fulcro della previgente disciplina di cui al D.P.R. 10 settembre 1982, n esso pure emanato in attuazione delle direttive 75/442/CEE sui rifiuti,76/403/cee sullo smaltimento dei policlorodifenili e policlorotrifenili e 78/319/CEE sui rifiuti tossici e nocivi) rappresenta soltanto la fase residuale della gestione dei rifiuti, in funzione di un modello di gestione integrata dei rifiuti, comprendente l intero ciclo (dalla produzione, alla raccolta, al trasporto, al recupero, allo smaltimento, al controllo di ciascuna di tali operazioni e delle discariche e degli impianti di smaltimento anche dopo la loro chiusura) polarizzato sul principio di minimizzazione dello smaltimento finale dei rifiuti e sulla massimizzazione (o ottimizzazione) delle attività intese alla riduzione dei rifiuti da smaltire, sia attraverso la prevenzione della produzione dei rifiuti, sia mediante il potenziamento delle attività di riutilizzo, riciclaggio e recupero dei rifiuti, nel contesto delle quali assume rilievo particolare la raccolta differenziata dei rifiuti ed il loro recupero intese tra le altre ad ottenere materia prima dai rifiuti, ed in parte l utilizzazione dei rifiuti per la produzione di combustibile (CDR), nonché la produzione di compost da rifiuti. Non esiste dunque un'unica soluzione al problema di gestione dei rifiuti, non sarà quindi il solo inceneritore, o meglio il termovalorizzatore a risolvere il problema dei rifiuti in Campania, ne tanto meno la sola raccolta differenziata, il compostaggio dell organico, ed ancor meno la realizzazione di una mega-discarica. Il problema come tra l altro ben delineato e teorizzato dalla ampia normativa tecnica di settore va affrontato con l integrazione di tutte le tecniche di trattamento/recupero/smaltimento sopra elencate e non solo, e soprattutto con la partecipazione attiva di tutti i soggetti coinvolti nel ciclo di vita del rifiuto e quindi con la realizzazione delle filiere di recupero e di smaltimento dei vari rifiuti prodotti. Oggi pertanto appare sempre più evidente, che la mancanza di dati certi ed omogenei sulla produzione dei rifiuti e sulla loro gestione ha prodotto in questi anni errori di valutazione del fenomeno rifiuti e, di conseguenza, norme ed azioni non adeguate alla realtà. La possibilità di dare risposte di governo efficaci in materia di rifiuti, in termini di riduzione di quantità e pericolosità dei rifiuti generati, di razionalizzazione della loro gestione, di mitigazione degli impatti determinati, di massimizzazione del recupero di materiali o energia, dipende in larga misura dalla possibilità di disporre di informazioni corrette sul fenomeno e sulle correlazioni che lo legano ad altri fenomeni di carattere sociale ed economico, oltre che ambientale. E evidente quindi la necessità di monitorare in modo costante il Ciclo integrato di gestione dei rifiuti Urbani del quale si riporta di seguito uno schema semplificativo: 5
7 Le previsioni del piano regionale di smaltimento rifiuti Sostanzialmente in linea con le previsioni normative nazionali il Piano Regionale di gestione dei rifiuti urbani, approvato nel 1997, si fondava sul ciclo integrato di gestione dei rifiuti prevedendo le dotazioni impiantistiche di seguito elencate per Ambiti Territoriali Ottimali (ATO): ATOS Num. abitanti Impianti previsti impianto di preselezione dei rifiuti e di pressatura degli imballaggi secondari e terziari impianto di termodistruzione con produzione di energia elettrica e recupero del materiale non combustibile (ASI di Giugliano) a servizio di ATOS 1 e ATOS 2 ; 1 discarica per inerti, ceneri e scorie provenienti dalla combustione degli RSU (presso impianti già esistenti e/o cave dismesse); 3 stazioni di trasferenza (Ischia, Procida e ASI Caivano); 1 impianto di compost verde (ASI di Giugliano) impianto di termodistruzione con produzione di energia elettrica e recupero del materiale 6
8 ATOS Num. abitanti Impianti previsti non combustibile (ASI Nola -Marigliano); 1 discarica per inerti, ceneri e scorie provenienti dalla combustione degli RSU (presso impianti già esistenti e/o cave dismesse); 3 stazioni di trasferenza (Ercolano, Castellammare di Stabia e Capri) impianto di termodistruzione con produzione di energia elettrica e recupero del materiale non combustibile (ASI di Marcianise); 1 discarica per inerti, ceneri e scorie provenienti dalla combustione degli RSU (presso impianti già esistenti e/o cave dismesse); 3 stazioni di trasferenza, preselezione e produzione CDR (Gioia Sannitica, Maddaloni, Calvi Risorta); 4 discariche di supporto ed emergenza (Gioia Sannitica, Villa Literno, S. Marco Evangelista, Calvi Risorta); 2 impianti di compost verde (S. Maria Capua Vetere, Maddaloni). 1 impianto di termodistruzione con produzione di energia elettrica e recupero del materiale non combustibile (ASI di Battipaglia); 1 discarica per inerti ceneri e scorie provenienti dalla combustione degli RSU (presso impianti già esistenti e/o cave dismesse); 3 stazioni di trasferenza, preselezione e produzione CDR (Cava dei Tirreni, Casalvelino/Castelnuovo Cilento, Polla); 2 impianti di compost verde (Polla, S. Marzano sul Sarno) impianto di termodistruzione con produzione di energia elettrica e recupero del materiale non combustibile da definire a seguito di accordo programmatico con le Autorità Locali a servizio dei Consorzi di Bacino AV1; AV2; BN1; BN2; BN 3; 2 discariche di emergenza a servizio rispettivamente dei Consorzi AV1; AV2 e BN1; BN2; BN3; da localizzare da parte dei Consorzi di Bacino; 3 stazioni di trasferenza, preselezione e produzione CDR a servizio dell Area Avellinese (Lioni, Grottaminarda, Valle Ufita-ASI); 1 stazione di trasferenza, preselezione e produzione CDR a servizio dell Area Beneventana: da localizzare a seguito di accordo programmatico con le Autorità Locali; 2 impianti di compost verde da localizzare, ciascuno dei quali, in Provincia di Avellino e Benevento a seguito di accordo programmatico con le Autorità Locali. Rispetto a tali previsioni, le varie emergenze nello smaltimento dei rifiuti susseguitesi negli anni e le altre complicazioni giudiziarie ed economiche, hanno delineato uno scenario gestionale del ciclo integrato dei rifiuti urbani in Campania sostanzialmente diverso, che ad oggi si regge essenzialmente sui 7 impianti di produzione CDR (o sarebbe meglio dire impianti di trattamento meccanico-biologico) e sulle discariche a valle degli stessi, con la raccolta differenziata che stenta a decollare (10,85% nel 2004) ed gli impianti di compostaggio insufficienti, tanto da esportare fuori regione quasi l 80% della frazione organica raccolta dai Comuni nel
9 Breve storia dell emergenza rifiuti dal 2001 al 2004 Il grande cambiamento dal 2001 al 2003 Fino agli inizi del 2001 lo smaltimento delle circa di tonnellate di rifiuti indifferenziati prodotte ogni anno in regione Campania trovava collocazione, per lo più, nelle grandi discariche consortili ed in parte nelle oltre 200 piccole discariche comunali. Nel corso del 2001 si è avuto uno dei momenti di maggior crisi emergenziale con la chiusura graduale delle varie discariche consortili (Parapoti, Tufino, Polla, Masseria del Pozzo, Sardone, etc ) che servivano le province di Napoli e Salerno nelle quali è concentrato oltre il 70 % della produzione RSU regionale. In quel particolare momento di emergenza, in assenza di discariche con volumetrie tali da sopperire alla produzione rifiuti delle province di Napoli e Salerno, furono realizzati oltre 180 siti di stoccaggio provvisori a carattere comunale realizzati ai sensi dell art. 13 del Ronchi (molti dei quali, circa 80, sono ancora esistenti, con ingenti quantitativi di rifiuti stoccati in precarie condizioni di sicurezza), vennero poi utilizzati anche degli impianti mobili di tritovagliatura del tal quale per il successivo smaltimento fuori regione in attesa dei tanto anelati Impianti di produzione CDR. I Comuni messi alle strette per l impossibilità di smaltire i rifiuti tal quali hanno quindi iniziato a pensare seriamente alla raccolta differenziata come possibile soluzione, è infatti nel 2001 che i quantitativi di raccolta differenziata prodotti in regione praticamente vengono triplicati. Il 2001 è anche l anno dell avviamento dei primi impianti di produzione CDR, infatti nella seconda metà dell anno sono stati messi in esercizio gli impianti di Caivano, Avellino e Santa Maria Capua Vetere. A questi si sono aggiunti poi l impianto di Giugliano agli inizi del 2002, ad ottobre 2002 gli impianti di Casalduni e Tufino, ed infine, dopo numerose difficoltà, solo a maggio 2003 il quadro impiantistico del pre-trattamento dei rifiuti urbani misti si è completato con la messa in esercizio dell impianto di Battipaglia. L opera incompiuta Considerato che un impianto CDR è un impianto dove avviene una trasformazione del rifiuto tal quale in altri rifiuti e non un impianto di smaltimento definitivo, ne di recupero di materia, la messa a regime dei 7 impianti, come prevedibile non poteva risolvere i problemi di gestione rifiuti, infatti il sistema doveva essere accompagnato dalla messa in esercizio dei termovalorizzatori necessari a comburre le circa tonnellate di CDR prodotte annualmente e dalla messa in opera di un adeguato numero di discariche dove collocare tonnellate/annue di Frazione Organica Stabilizzata, nonché gli scarti degli impianti CDR. Tutto questo non è avvenuto, e per questo, dalla seconda metà del 2001 sino ai giorni nostri, si sono scelte sempre soluzioni alternative, temporanee e comunque di emergenza, quali la realizzazione di siti di stoccaggio CDR (14 siti), l utilizzo di volumetrie residue su vecchie discariche consortili (Santa Maria la Fossa Parco Saurino, Parapoti, 8
10 San Bartolomeo in Galdo, Bortolotto, etc..) o private (Resit, ASI-DEV) o l ampliamento dei volumi, e la realizzazione di solo 3 discariche ex novo (Fibe Cava Giuliani, Fibe Settecainati, Resit Cava Z) tutte nel comune di Giugliano in Campania (NA) ed in ultimo la Discarica Fibe nel Comune di Campagna (SA) che è stata colmata in meno di un anno. Tali soluzioni purtroppo non hanno garantito continuità allo smaltimento dei rifiuti prodotti dagli impianti CDR, creando non solo condizioni di funzionamento critiche degli stessi impianti, ma anche continui e ciclici periodi di emergenza che hanno portato i Comuni a ricorrere all art. 13 del Ronchi anche negli anni 2003 e Nel 2004 il nuovo Commissario di Governo per l Emergenza Rifiuti, appena insediatosi, ha rispolverato il principio già utilizzato in passato della provincializzazione dei rifiuti, attivando con le Province e con gli altri Enti competenti tavoli di consultazione, per l individuazione di siti di smaltimento provinciali. Ciononostante, ancora oggi il sistema si basa grosso modo su un unico sito di stoccaggio CDR sito nel Comune di Villa Literno (CE) e su un'unica discarica di FOS e Sovvalli per l appunto quella di Campagna recentemente chiusa per l esaurimento delle volumetrie, riportando nuovamente per l ennesima volta il sistema di smaltimento in crisi. Le attivita svolte da ARPAC sulla matrice rifiuti per il Commissariato di Governo L ARPAC a partire dal anno 2001 ha svolto un importante ruolo nella gestione dell Emergenza rifiuti, ed in particolare nel febbraio 2001, quando a seguito della chiusura delle discariche di Tufino e di Parapoti il Commissario Straordinario di Governo per l Emergenza Rifiuti incaricava l ARPAC (con nota prot. N. 4160/cd del 20/02/01) di monitorare il nuovo stato di emergenza venutosi a delineare in Regione Campania. Tale attività veniva inquadrata nell ambito di una convenzione, sottoscritta nel febbraio 2000 (Delibera n. 13 del 21/02/2000), con la quale l ARPAC diveniva ente di supporto tecnico scientifico del Commissariato di Governo. L art. 2 di tale convenzione individuava i compiti che l ARPAC avrebbe dovuto svolgere. Dopo la prima attivazione del febbraio 2001, il Commissariato di Governo ha emesso circa 100 provvedimenti con i quali si richiedeva all ARPAC l effettuazione di controlli, censimenti, sopralluoghi tecnici finalizzati all espressione di pareri etc.. Questo modus operandi ha portato l ARPAC ad una attività vasta e frenetica sulla gestione dei rifiuti urbani in Campania alla continua rincorsa delle varie emergenze avutesi. In particolare, la maggior parte delle attività svolte ha riguardato le seguenti tipologie di siti: Impianti di produzione CDR (incluse le attività di presidio esterne agli impianti sugli autotrasportatori) Siti di stoccaggio CDR Siti oggetto di abbandono rifiuti (ex art. 14 del D.Lgs.n. 22/97) Discariche Controllate (attive e non) Siti di stoccaggio provvisorio realizzati ai sensi dell art. 13 del D.Lgs. n. 22/97 9
11 Inoltre, sempre nell ambito della matrice rifiuti sono state condotte attività anche sugli impianti di Autodemolizione, sulla gestione dei Reflui Oleari, sull utilizzazione dei reflui zootecnici e sul recupero ambientale delle cave. La sezione Regionale del Catasto Rifiuti in Campania e la raccolta dei dati sullo stato dell arte Nel marasma emergenziale che ha portato l ARPAC ad effettuare circa 7000 interventi a supporto del Commissariato di Governo nel corso di 3 anni, si è sentita l esigenza di avere un quadro più ampio della gestione dei rifiuti in Campania anche al fine di definire le linee programmatiche di intervento in materia di rifiuti. E tali linee programmatiche devono, infatti, basarsi in primo luogo proprio su una conoscenza delle grandezze in gioco, al fine di dare concreta attuazione ad una politica di settore che abbia come obiettivo primario una corretta pianificazione-verifica degli interventi, in contrasto con logiche di tipo emergenziale che troppo spesso hanno caratterizzato il sistema nazionale e soprattutto regionale. Un'informazione efficace deve essere non episodica ma continua e accurata, in grado di adeguarsi alla realtà rappresentata ed ai suoi cambiamenti, capace di dar conto delle risposte istituzionali e degli effetti prodotti dalle scelte e dagli interventi correttivi da esse determinati. Una corretta gestione dell'informazione ambientale rappresenta il più idoneo strumento di regolazione e controllo per gli organi centrali e periferici dello Stato. Gli organi, cui spettano le funzioni di controllo del sistema, devono allo stesso modo poter disporre di dati omogenei ed attendibili per l'espletamento dei loro compiti. Il sistema dei controlli ambientali in generale, e dei rifiuti in particolare, è adeguato ed efficace solo se alimentato da una solida base conoscitiva. Per tali motivi, l ARPAC dal Gennaio 2003 ha avviato un attività di raccolta dati e monitoraggio flussi del ciclo integrato di gestione rifiuti solidi urbani in Regione Campania. In attesa dell istituzione della Sezione Regionale del Catasto Rifiuti presso l ARPAC, così come previsto dalla normativa vigente, l Agenzia ha svolto attività di acquisizione ed aggiornamento dei dati necessari al monitoraggio del sistema di gestione dei rifiuti, relativo all intero territorio regionale, presso tutti i soggetti coinvolti nella filiera del rifiuto: Osservatori Regionali e Provinciali, Regione, Comuni, Consorzi, operatori economici e commerciali, impianti di trattamento, discariche, etc Nonostante le scarse risorse messe a disposizione, l attività svolta ha consentito di aggiornare anche per l anno 2004 i dati di produzione rifiuti di circa l 86% dei Comuni, per una copertura in termini di popolazione residente di circa il 91% degli abitanti della regione Campania. 10
12 Sono stati, inoltre, raccolti ed aggiornati i dati degli impianti di trattamento meccanico biologico, degli impianti di compostaggio, delle discariche per rifiuti urbani e simili, degli impianti di trattamento delle apparecchiature elettriche ed elettroniche, di alcuni impianti di recupero energia da biogas di discarica, etc. Matrice Tipologia di dati Periodo Cartografia Flussi del ciclo integrato di smaltimento rifiuti urbani Produzione dei rifiuti Produzione dei rifiuti pro capite Percentuali di raccolta differenziata Agg Discariche rifiuti urbani comunali esistenti Rifiuti Discariche ed altri siti di smaltimento rifiuti urbani e simili Agg Discariche rifiuti urbani consortili e private Stato delle discariche (attive\ dismesse); Siti ex art. 13 del D.Lgs. n. 22/97 Abbandoni di rifiuti ex art. 14 D.Lgs. n. 22/ Siti di stoccaggio CDR Impianti di compostaggio Impianti di smaltimento e/o recupero rifiuti Impianti CDR Impianti di gestione veicoli fuori uso Impianti di trattamento RAEE Impianti di incenerimento rifiuti speciali Tabella riepilogativa dati raccolti Verifica e validazione dei dati L acquisizione dati è stata seguita da una fase di validazione ed elaborazione. A tal proposito, l ARPAC ha promosso un Tavolo Tecnico istituitosi presso il Commissariato di Governo, al quale hanno partecipato i soggetti istituzionali, interessati comunemente alla acquisizione di dati relativi alla produzione di rifiuti in Campania e alla definizione dei criteri di calcolo comuni della percentuale di Raccolta Differenziata. I lavori del Tavolo Tecnico hanno portato alla redazione di un Regolamento regionale per la certificazione delle percentuali di raccolte differenziate dei rifiuti urbani in regione Campania condiviso da tutti gli Osservatori Provinciali, dall ARPAC e dal Commissariato di Governo. Il Regolamento elaborato: istituisce un sistema unificato di certificazione dei dati relativi ai flussi di rifiuti urbani e di calcolo della percentuale della raccolta differenziata dei rifiuti urbani; individua il Format Unico di raccolta dei dati di produzione RSU e raccolta differenziata. 11
13 Risultati ottenuti e disponibilità dei dati sulla produzione dei RSU del 2004 Di seguito si riporta il grafico ad istogrammi con l'indicazione per ciascun anno della percentuale di popolazione rappresentata dai dati raccolti: La prima evidenza è che il trend della disponibilità dei dati è cresciuto notevolmente nel corso degli anni, dal 2000 al 2002 ed asintoticamente tende alla copertura completa delle informazioni necessarie, anche per effetto di un intensa attività di campo effettuata dall ARPAC nell anno 2003 durante la quale furono raccolti i dati in ogni singolo comune ottenendo di conseguenza ottimi risultati. Successivamente negli anni 2003 e 2004 la disponibilità di dati diminuisce perché l attività di raccolta dati è avvenuta esclusivamente a mezzo posta e/o via fax, con inevitabile decremento delle risposte ottenute. Inoltre, a causa delle scarse risorse assegnate alla attività di raccolta dati per il 2004 è stato necessario integrare le scarse informazioni ottenute dai Comuni (solo 142 risposte su 551 Comuni) con dati provenienti dai Consorzi di Bacino, dall Osservatorio Provinciale Rifiuti di Salerno e dal Commissariato di Governo per l emergenza rifiuti. A tal riguardo si riporta di seguito il numero di risposte ottenute per ogni fonte citata: i dati provenienti dall autocertificazione dei Comuni 142 i dati provenienti dai Consorzi di Bacino 63 i dati provenienti dal Commissariato di Governo 50 i dati provenienti dall Osservatorio Provinciale Rifiuti di Salerno 152 i dati estrapolati dal MUD inviato al Commissariato di Governo 65 Totale Comuni con dati su produzione e raccolta differenziata
14 Diffusione dei risultati Data la completezza dei dati, il dettaglio degli stessi e la vasta copertura territoriale molti sono stati gli Enti che hanno richiesto i dati gestiti, in particolare i dati di produzione dei Rifiuti Solidi Urbani e delle Raccolte Differenziate. In primis l APAT, che ormai dal 2003 ha nell ARPAC il punto di riferimento regionale per la raccolta dei dati necessari alla redazione del Rapporto Rifiuti annuale. Il Commissario di Governo per l Emergenza Rifiuti e gli Osservatori Provinciali Rifiuti con i quali si sono sviluppati dei flussi informativi fondamentali per l aggiornamento dei database gestiti. Sono pervenute, inoltre, richieste dall Ufficio dell Autorità Ambientale della Regione Campania, dagli uffici POR della Regione Campania,, dall Osservatorio Provinciale Rifiuti della Provincia di Salerno e dalla Repubblica Ceca, dal Settore Analisi, Progettazione e Gestione Sistemi Informativi della Regione Campania, dalla Fondazione ENI Enrico Mattei di Milano, dal Progetto Integrato Territoriale Area Nolana Clanio, dall Istituto Superiore di Sanità, dal CTN-RFM Le informazioni possedute dall Unità, inoltre, sono state utili anche per la predisposizione di risposte ad interrogazioni parlamentari. Produzione rifiuti urbani e trend della Raccolta Differenziata in Regione Campania I dati di produzione RSU2000, 2001,2002, 2003, 2004 Per l analisi dei dati raccolti considerato che per gli anni 2003 e 2004 non si aveva la stessa disponibilità di dati del 2002, si è scelto di stimare i dati mancanti utilizzando come riferimento i dati dell anno 2002 al fine di poter fare un confronto omogeneo tra i vari anni. Perfettamente in linea con il trend nazionale, i dati produzione RSU dal 2000 al 2002 mostrano un costante aumento della produzione totale di RSU con un graduale assestamento della produzione intorno ai di ton/annue nel 2003 e nel 2004; tale 13
15 fenomeno difatti inficia l'effetto del trend di crescita della percentuale di rifiuti raccolti in maniera differenziata. Infatti, per quanto la raccolta differenziata sia passata dal 1,7% del 2000, al 6,3 % del 2001, al 7,7% del 2002, al 9,2% del 2003, si registra comunque un incremento nella produzione di rifiuti urbani misti (RUM) che dai 2,296 milioni di ton/anno del 2000 è arrivata a 2,406 milioni nel 2002 (+4,7 %), a 2,454 milioni nel 2003 ( +6,8 %); infine nel 2004 con una raccolta differenziata pari a circa l 11% sono state prodotte 2,433 milioni di ton di rifiuti urbani misti (-0,85%) in leggero decremento rispetto all anno precedente. Pertanto, l'effetto del trend positivo della raccolta differenziata risulta del tutto annullato dal contemporaneo aumento della produzione di RSU, anzi il problema di gestione e smaltimento dei rifiuti indifferenziati si è ampliato rispetto agli anni precedenti. Una considerazione importante che và fatta è legata al calo di produzione di rifiuti indifferenziati che si rileva nel 2001 e nel 2004, che potrebbe essere attribuito al grave stato di emergenza avutosi in tale periodo, che ha portato a forme di gestione emergenziale dei rifiuti, quali i siti di stoccaggio provvisorio realizzati ai sensi dell'art. 13 del D.Lgs. n. 22/97 con conseguente mancata contabilizzazione dei rifiuti. Il dato complessivo mostra un incremento di produzione di Rifiuti Solidi Urbani pari al 1,8% nel 2001, al 9,7% nel 2002 e al 5,4% nel 2003 e un decremento di 0,79% nel
16 La distribuzione della produzione RSU in Campania dal 2000 al 2004 Produzione Rifiuti solidi urbani (Kg/anno) Anno 2000 Raccolta differenziata (RD/RT) Anno 2000 Dalle cartine sopra riportate della regione Campana, è possibile notare come nell anno 2000 la raccolta differenziata fosse praticamente assente fatte salve poche eccezioni. 15
17 Produzione Rifiuti solidi urbani (Kg/anno) Anno 2001 Raccolta differenziata (RD/RT) Anno 2001 Nel 2001 come detto anche in precedenza si ha un sensibile miglioramento dei valori di raccolta differenziata, che come risulta dalla cartina viene attivata soprattutto nel salernitano e nella zona del bacino di smaltimento Napoli 3. Altro dato graficamente evidente è il fatto che la gran parte della produzione rifiuti della Campania è concentrata sulla fascia costiera. 16
18 Produzione Rifiuti solidi urbani (Kg/anno) Anno 2002 Raccolta differenziata (RD/RT) Anno 2002 Rispetto ai due anni precedenti, l anno 2002 è quello che presenta la maggior copertura territoriale in termini di dati posseduti. Ci sono ancora molti Comuni che non hanno attivato la raccolta differenziata. 17
19 Produzione Rifiuti solidi urbani (Kg/anno) Anno 2003 Raccolta differenziata (RD/RT) Anno 2003 Per quanto riguarda la percentuale di raccolta differenziata, notiamo, un incremento significativo nei comuni Salernitani del bacino SA3 dovuto essenzialmente alla costruzione e all attivazione dell impianto di compostaggio di Polla. 18
20 Produzione Rifiuti solidi urbani (Kg/anno) Anno 2004 Raccolta differenziata (RD/RT) Anno 2004 Purtroppo non si rileva per i Comuni limitrofi all impianto di compostaggio di Teora in provincia di Avellino lo stesso effetto positivo avuto dall impianto di Polla (SA). 19
21 Analisi dei dati per fasce di Comuni in base alla popolazione residente Il dato che emerge in maniera prorompente dai grafici sopra riportati è che in Campania il problema di gestione dei rifiuti solidi urbani è individuabile in una ristretta fascia di comuni corrispondenti a circa l'11,8 % della superficie regionale, nella quale è concentrato il 59 % circa della popolazione residente, con il 65 % della produzione di RSU regionale. In sintesi sulla base dei dati pervenuti nel 2004 (472 Comuni) si possono estrarre le seguenti considerazioni: Abitanti residenti e raccolta della frazione organica %Comuni %RSU %RD Ab<5000 con F.O. 11,7% 1,6% 39,2% Ab<5000 senza F.O. 46,8% 6,0% 11,7% Il 58,5% dei comuni campani (276 comuni) ha una popolazione residente inferiore ai 5000 abitanti e produce soltanto il 7,6% dei rifiuti, su una superficie corrispondente a circa il 58% del territorio campano. Per queste tipologie di Comuni risulta fondamentale l attivazione della raccolta della frazione umida, infatti solo 55 di essi hanno attivato la raccolta dell organico ottenendo una percentuale di raccolta differenziata pari a 39,2% mentre i restanti 221 comuni si attestano su un modesto 11,7%. E da rilevare, comunque, che l'incidenza di questa tipologia di comuni sui numeri del ciclo integrato di gestione dei rifiuti risulta marginale. Abitanti residenti e raccolta della frazione organica %Comuni %RSU %RD 5000<=Ab<15000 con F.O. 13,1% 8,7% 32,6% 5000<=Ab<15000 senza F.O. 12,1% 8,7% 7,1% 20
22 I comuni campani con popolazione residente compresa tra 5000 e abitanti, rappresentano il 25,2% (119 comuni) con una produzione di RSU pari a circa il 17,4% distribuita su circa il 25% del territorio. Anche per queste tipologie di comuni risulta essenziale attivare la raccolta della frazione umida, infatti solo 62 di essi, con la raccolta dell organico ottengono una percentuale di raccolta differenziata pari a 32,6%; i restanti 57 comuni si attestano su un 7,1%. Abitanti residenti e raccolta della frazione organica %Comuni %RSU %RD 15000<=Ab<50000 con F.O. 6,1% 16,5% 14,7% 15000<=Ab<50000 senza F.O. 4,0% 11,1% 3,9% Il 10,1% dei comuni campani (48 comuni) ha una popolazione residente compresa tra e abitanti e produce il 27,6% dei rifiuti, su una superficie corrispondente a circa il 12% del territorio campano. Anche in questo caso, per questa tipologia di comuni è fondamentale l attivazione della raccolta della frazione umida, infatti solo 29 di essi con la raccolta dell organico ottengono una percentuale di raccolta differenziata pari a 14,7% mentre i restanti 19 comuni raggiungono solo il 3,9%. In questa fascia purtroppo neanche i comuni che hanno attivato la raccolta dell organico riescono a garantire livelli di raccolta differenziata sufficienti, confermando la necessità di progettazione di sistemi integrati di raccolta differenziata per comuni di una certa complessità. Abitanti residenti e raccolta della frazione organica %Comuni %RSU %RD 50000<=Ab<85000 con F.O. 1,7% 9,7% 11,8% 50000<=Ab<85000 senza F.O. 1,3% 8,0% 6,4% I comuni campani con popolazione residente compresa tra e abitanti, rappresentano il 3% (14 comuni) con una produzione di RSU pari al 17,7%, distribuita su circa il 4% del territorio. Anche per questa tipologia di comuni, risulta fondamentale attivare la raccolta della frazione umida infatti, solo 8 di essi con la raccolta dell organico ottengono una percentuale di raccolta differenziata pari all 11,8% mentre i restanti 6 comuni raggiungono il 6,4%; anche se all aumentare della popolazione,la differenza tra i risultati di raccolta differenziata ottenuti, si restringe sempre di più. Abitanti residenti e raccolta della frazione organica %Comuni %RSU %RD 85000<=Ab con F.O. 0,4% 25,1% 7,7% 85000<=Ab senza F.O. 0,4% 4,1% 2,3% I comuni con popolazione residente superiore agli abitanti rappresentano appena lo 0,8% (4 comuni) con una produzione di RSU pari al 29,2%, rispetto alla percentuale dei comuni che hanno risposto, distribuita su circa il 2% del territorio. Anche per questa 21
23 tipologia di comuni, risulta fondamentale attivare la raccolta della frazione umida, infatti solo 2 di essi con la raccolta dell organico ottengono una percentuale di raccolta differenziata pari al 7,7% mentre i 2 restanti comuni raggiungono il 2,3%. Il problema della elevata densità di popolazione di una certa fascia di Comuni, ricadenti per lo più nella zona costiera, risulta poi eclatante se si analizzano i dati del Comune di Napoli che in una porzione di territorio corrispondente a circa lo 0,9 % di quello regionale raccoglie il 18% della popolazione residente in Campania e la produzione di circa il 21% dei rifiuti solidi urbani. L ultimo dato è che sui 472 comuni per i quali si ha la disponibilità di dati aggiornati al 2004 il 2,3% (11 comuni) non ha attivato alcun sistema di RD e purtroppo c è da credere che anche molti dei comuni che non hanno fornito alcun dato si trovino nelle stesse condizioni. Un osservazione che và fatta e che riguarda tutte le fasce di popolazioni prese in esame, è legata alla diminuzione della percentuale di raccolta differenziata in corrispondenza dell incremento del numero di abitanti. La produzione procapite per fasce di popolazione Analizzando l andamento del procapite per fasce di popolazione relativo all anno 2004 è possibile notare che i comuni campani con una popolazione residente fino ai abitanti, mostrano un procapite di1,06 kg/ab*giorno quindi inferiore alla media regionale 22
24 che risulta essere di 1,2 kg. Per i comuni con popolazione residente compresa tra e abitanti, il procapite risulta essere maggiore della media regionale infatti varia tra 1,27 e 1,34; infine per i comuni campani con popolazione residente superiore agli abitanti c è un ulteriore incremento del procapite che è di circa 1,5 Kg. La raccolta differenziata per Provincia Il grafico mette in luce l andamento della raccolta differenziata nelle 5 province della regione Campania in termini di percentuale. Risulta evidente che tra le cinque province, Salerno risulta essere quella più virtuosa raggiungendo nell anno 2004 circa il 20% di raccolta differenziata. In generale il trend è positivo per tutte le province anche se purtroppo le province di Caserta e Napoli, per caratteristiche intrinseche ai propri territori partono con percentuali di raccolta differenziata molto bassa e risalgono lentamente la china. La provincia di Avellino risulta essere la seconda provincia virtuosa superando negli ultimi tre anni la media regionale di raccolta differenziata. Infine, discorso a parte merita la provincia di Benevento che negli anni 2000 e 2001 sembrava essere partita bene, deludendo poi le aspettative negli anni 2002, 2003 con la percentuale di raccolta differenziata che addirittura nel 2004 diminuisce rispetto agli anni precedenti. 23
25 Il flussi del ciclo integrato dei rifiuti urbani nel 2003 e nel 2004 Chiarite sino ad ora quali siano le grandezze in gioco, sulla base dei dati raccolti dai vari gestori di impianti di trattamento rifiuti è stato poi possibile costruire per il 2003 ed il 2004 quali siano state le strade intraprese dai rifiuti prodotti dai Comuni della regione Campania e quindi ricostruire i principali flussi di materia. L analisi più interessante da fare rispetto ai flussi di rifiuti è quella della verifica dei quantitativi dei rifiuti distinti per destinazione finale. In base ai dati raccolti è stato possibile sintetizzare nelle seguenti tabelle le principali destinazioni dei quantitativi di rifiuti indifferenziato prodotto dai Comuni della Regione Campania negli anni 2003 e Per i flussi completi del ciclo integrato di smaltimento rifiuti si rimanda agli allegati. Tabella di sintesi anno 2003 RUM prodotto Totale RUM (CER ) conferito direttamente in impianti di discarica comunali e/o consortili ,0% Totale RUM (CER ) conferito ad impianti CDR e Tritovagliatura ,0% Da Codice CER Destinazioni finali ton/anno % Siti di Stoccaggio CDR ,5% Ex Discariche di I Cat.e/o II B ,1% CDR Siti fuori Regione ,7% ton Siti utilizzati in emergenza ,3% Ex Discariche di I Cat.e/o II B ,3% Siti fuori Regione ,4% FOS e Sovvalli Siti utilizzati in emergenza ,7% ton FOS destinata ad ulteriori trattamenti ,1% Metalli Recupero metalli ,3% Impianti CDR Impianti di trasferenza/t CER ton CER ton CER ton CER Ex Discariche di I Cat.e/o II B ,3% Siti utilizzati in emergenza ,4% Siti fuori Regione ,3% Ex Discariche di I Cat.e/o II B ,4% Siti fuori Regione ,2% Ex Discariche di I Cat.e/o II B ,1% Siti fuori Regione 714 0,0% Ex Discariche di I Cat.e/o II B ,9% Siti fuori Regione ,3% ton TOTALE Totale rifiuti smaltiti e recuperati ,1% Perdite di processo ,9% 24
26 Tabella di sintesi anno 2004 RUM prodotto Stima quantitativi stoccati in art ,3% Totale RUM (CER ) conferito ad aree di trsferenza ,9% Totale RUM (CER ) conferito ad impianti CDR ,8% Da Codice CER Destinazioni finali ton/anno % RUM Siti fuori regione ,4% CDR Siti di Stoccaggio CDR ,7% Ex Discariche di I Cat.e/o II B ,1% Ex Discariche di I Cat.e/o II B ,8% Siti fuori regione ,7% FOS e Sovvalli Siti fuori regione ,3% Metalli Recupero metalli ,4% Impianti CDR CER Siti fuori Regione ,9% TOTALE Totale rifiuti smaltiti e recuperati ,6% Perdite di processo ,4% Confronto destinazioni finali 2003 e 2004 Destinazioni anno 2003 ton/anno % Discariche in Campania ,0% Siti di Stoccaggio CDR in Campania ,5% Siti fuori Regione ,9% Recupero Metalli ,3% Altre forme in emergenza ,4% Destinazioni anno 2004 ton/anno % Discariche in Campania ,8% Siti di Stoccaggio CDR in Campania ,7% Siti fuori Regione ,4% Recupero Metalli ,4% Altre forme in emergenza ,3% I dati in tabella mostrano una crescente dipendenza della Regione Campania dalla possibilità di smaltire i propri rifiuti fuori regione. Si è passati infatti dalle ton smaltite fuori regione nel 2003 alle oltre ton del 2004, corrispondenti a quasi il 10% della produzione annua dell intera regione. In particolare si può dire che lo spostamento, come già anticipato in precedenza, è dovuto alla carenza di discariche per FOS e sovvalli, che resteranno il collo di bottiglia del sistema di smaltimento regionale, anche dopo la messa in esercizio dei tanto anelati impianti di termovalorizzazione del CDR prodotto e fino ad oggi messo in riserva. 25
27 Uno sguardo al ciclo della frazione organica In una regione come la Campania con una produzione di rifiuti urbani pari a ton, potenzialmente potrebbero essere raccolte separatamente all origine circa ton di frazione organica da avviare ad impianti di compostaggio. Nel 2004, invece, sono state raccolte dai Comuni appena ton di frazione organica, ma a causa della carenza impiantistica esistente, soltanto ton sono state trattate nei sette impianti di compostaggio campani, di cui solo 3 a gestione consortile. Ben ton di frazione organica sono state avviate agli impianti di compostaggio extra regionali di seguito elencati: CER CER Sito extra regionale Kg/anno Kg/anno VAZZANO (VV) VENEZIA CEREA (VR) MONTESPERTOLI (FI) S. PIETRO IN CASALE (BO) IMPIANTO SESA ( PADOVA ) IMPIANTO SESA ( PADOVA ) TOTALE F.O. fuori regione Il dato è ancor più allarmante se si tiene conto del fatto che alcuni Comuni della regione pur avendo avviato la raccolta separata della frazione organica, a causa della carenza di siti per il compostaggio sono stati poi costretti a rimiscelare la frazione organica con il rifiuto indifferenziato. Una nota positiva, tuttavia, viene dalla programmazione, è infatti del dicembre 2005 la notizia dello stanziamento di adeguati fondi POR per la realizzazione di 9 nuovi impianti di compostaggio in regione, che nonostante il minimo impatto ambientale vengono comunque osteggiati dalle popolazioni locali alla stregua degli impianti di termovalorizzazione. 26
28 Conclusioni A maggio 2006 dovrebbe concludersi l esperienza del Commissario per l Emergenza Rifiuti, almeno sulla carta, in realtà l emergenza, o meglio la carenza di programmazione è più che mai viva, infatti per quella data: 1. non saranno attivi i termovalorizzatori che oltre a bruciare le circa ton annue di CDR, dovranno bruciare presumibilmente anche circa di ton di CDR messo in riserva in balle; 2. non saranno attivi i 9 impianti di compostaggio previsti; 3. la FOS ed i sovvalli prodotti dai 7 impianti CDR avranno come unica allocazione in Campania la discarica di Montesarchio (BN); 4. il sito di stoccaggio CDR di Villa Literno potrebbe aver esaurito le volumetrie residue. Come detto più volte non esiste un'unica soluzione sarà necessario incrementare la raccolta differenziata, saranno necessari gli impianti di termovalorizzazione, saranno necessari gli impianti di compostaggio e gli impianti di recupero di materia, saranno necessarie le discariche, quello che è certo e che anche per il 2006 ci si dovrà preparare a gestire ton di rifiuti urbani. 27
29 Allegati Ciclo dei rifiuti urbani 2003 Ciclo dei rifiuti urbani 2004 Regolamento regionale per la certificazione delle percentuali di raccolte differenziate dei rifiuti urbani in regione Campania Format Unico di raccolta dei dati di produzione RSU e raccolta differenziata. 28
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