Storia e Futuro. Periferie, speculazione ed edilizia popolare. Il dibattito socialista europeo sulla città moderna ( )

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1 Storia e Futuro Periferie, speculazione ed edilizia popolare. Il dibattito socialista europeo sulla città moderna ( ) 0 Flares Facebook 0 Google+ 0 T witter 0 0 Flares di Carlo Andrea Stazzi Abstract Il saggio int ende ricost ruire il dibat t it o e le rif lessioni dei rif ormismi socialist i europei sul prot agonismo urbano dei primi anni del XX secolo. At t raverso il dibat t it o sul comune moderno e sul municipio nuovo il moviment o operaio europeo giunge alla reint erpret azione del concet t o di socialismo municipale. Nelle rif lessioni sui nuovi ruoli da af f idare al comune si int ravede la nascit a di quello che possiamo def inire un socialismo dal volt o urbano, capace di penet rare con compet enza nella nebulosa rif ormat rice europea grazie all acquisizione di quei saperi prof essionali det erminant i di f ront e alle sf ide poste dallo sviluppo della città moderna. Abstract english Suburbs, Speculat ion and Public Housing. T he European socialist debat e on the Modern City ( ) T he essay focuses on the European socialist reformism debates and observations regarding the cities spaces and policies during the first years of the twentieth century. T hrough the debate on the modern t own council and on t he new t own council, t he European workers movement reinterpreted the concept of local socialism. Starting from these reflections, a qualified local socialism emerges, thanks to the technicians new skills facing challenges placed by the expansion of the modern city. Introduz ione Quest o saggio int ende ricost ruire il dibat t it o e le rif lessioni dei rif ormismi socialist i europei sul prot agonismo urbano dei primi anni del XX secolo. Per prot agonismo urbano int endiamo l import anza rivest it a dai problemi connessi all espansione delle cit t à (Degl Innocent i 1997; 2002). In t ale ambit o, le amminist razioni locali svolgono un ruolo f ondament ale: da un lat o def inendo le prime f orme di cont rollo dell espansione urbana (piani regolat ori) e della qualit à degli alloggi (regolament i edilizi); dall alt ro speriment ando la gest ione di nuovi servizi pubblici (Bigat t i 2002, 265). At t raverso il dibat t it o sul comune moderno e sul municipio nuovo il

2 moviment o operaio europeo giunge alla reint erpret azione del concet t o di socialismo municipale (Punzo 2002). A f are da sf ondo all int era quest ione rimane la classica tematica della cultura municipalista dei riformismi europei (Bini, Parisi 2010; Dogliani, Gaspari 2012). Nelle riflessioni sui nuovi ruoli da affidare al comune si intravede la nascita di quello che possiamo def inire un socialismo dal volt o urbano, capace di penet rare con compet enza nella nebulosa rif ormat rice europea grazie all acquisizione di quei saperi professionali determinanti di fronte alle sfide poste dallo sviluppo della città moderna. I socialismi europei sembrano passare, in quest i anni, da una visione del comune socialist a come comune aut onomo, in versione ant ist at alist a, a quella del municipio cont raent e di f unzioni proprio con lo St at o. La quest ione dell aut onomia amminist rat iva, quindi, si t rasf orma nella semplice richiesta di una riforma dell attività tutoria predisposta dalle autorità centrali (attraverso prefetti e giunta provinciale amministrativa) che affidi loro compit i esclusivament e di vigilanza. La let t ura dei f enomeni urbani conduce alcuni esponent i del socialismo europeo a int errogarsi sulla quest ione dei cet i medi, dei cit t adiniconsumat ori (Barbalace 1994), dell urbanist ica municipale. At t raverso quest e tematiche, i leader del movimento operaio si inseriscono nel dibattito animato dalle culture riformiste intorno alla questione urbana, contribuendo, così, alla circolazione del discorso sulla cit t à moderna. In quest ot t ica, t re libri divengono esemplif icat ivi: quello di Giovanni Montemartini 1 sui servizi pubblici del 1902 (Montemartini 1902), quello di Ivanoe Bonomi sulla riforma del fisco locale del 1903 (Bonomi 1903) e, infine, quello di Alessandro Schiavi, del 1910, sulle case a buon mercat o e le cit t à-giardino (Schiavi 1911). Appunto il socialismo dal volto urbano : niente a che vedere con quello inteso come mondo a parte, interessato alla conquista di isole rosse. I tecnici ne sono gli art ef ici, gli assessori e i consiglieri comunali, soprat t ut t o delle medie e grandi cit t à, la più chiara espressione. Da qui il cont ribut o socialist a alla nascit a dell Int ernazionale municipale ( Union Int ernat ionale des Villes ) a Gand nel 1913 (Dogliani 2002; Payre, Saunier 2000; Saunier 2001; Stazzi 2011). Bibliograf ia di rif erimento e dibattito storiograf ico Nel 2001 lo st orico t edesco Uwe Kühl cura un volume dal t it olo Der Munizipalsozialismus in Europa: Le socialisme municipal en Europe (Kühl 2001) riport ando l at t enzione della st oriograf ia sull argoment o e conf ermando lo stretto legame tra socialismo municipale e fenomeno urbano e tra il primo, le dinamiche di centralizzazione e decentralizzazione dei poteri e i rapporti tra intervento pubblico e mercato.

3 In Italia a fare da apripista alla trattazione, in prospettiva europea, di tali t emat iche è il libro, a cura di Maurizio Degl Innocent i (1984), dal t it olo Le sinistre e il governo locale in Europa. Impost azione ripropost a nel numero della rivist a f rancese Genèses dedicat o a i Municipalismes (Pinol, Magri 1993). Nel saggio int rodut t ivo, incent rat o sulla def inizione delle nuove f unzioni del comune moderno, si delinea il ruolo dei municipi come agent i at t ivi della modernizzazione e della cost ruzione delle polit iche sociali moderne. In It alia, le diversit à t ra municipi (grandi o piccoli, rurali o urbani, ecc.) e t ra politiche adottate ha indotto gran parte degli storici a trattare i singoli casi in maniera a se st ant e, con il conseguent e sviluppo della st oria locale. Un modo differente di occuparsi di politiche municipali e socialismo comunale è quello di identificare e studiare figure di assessori, sindaci, studiosi, ecc. È il caso dei lavori francesi su Henri Sellier (Burlen 1987; 1995; Guerrand, Moissinac 2005) e Maurice Halbwachs (Topalov 1997) o di quelli it aliani su Alessandro Schiavi (Bianciardi 2005; De Maria 2003; Dogliani 1990; Ridolf i 1994) e Giovanni Mont emart ini (Aa.Vv.). Unire il f ilone degli st udi sul municipalismo, pur non calandolo in alcun caso specif ico, con le rif lessioni legat e alle nuove idee di razionalizzazione e controllo delle città può essere utile. Infatti, contribuendo alla formazione di un milieu scient if ico e appropriandosi di compet enze specif iche, i t ecnici socialist i riescono a rendere più spendibile la loro f orza polit ica all int erno delle amministrazioni comunali. Il legame t ra la nascit a dell urbanist ica e la modernizzazione dei canali di intervento pubblico dei comuni e dello Stato è un altra importante chiave di let t ura del dibat t it o europeo int orno al comune moderno (Gaudin 1989). Pochi, però, i testi che uniscono le riflessioni dei protagonisti socialisti a livello municipale con le t emat iche post e dallo sviluppo squilibrat o delle cit t à inserendole in un f lusso europeo di conoscenze e compet enze. Fondament ale, da questo punto di vista, il numero monografico Les socialistes et la ville ( ) dei Cahiers Jaurès. Nell int roduzione al volume, Frédéric Moret insist e sull import anza di comprendere come i socialist i si impossessano della quest ione urbana (2005, 3). La rivist a Cont emporary European Hist ory dedica, anch essa, un numero monograf ico alle Municipal Connections: Co-operation, Links and Transfers among European Cities in the Twentieth Century (2002). Import ant e risult a essere poi il numero della Labour Hist ory Review sulle Transnational ideas, activities and organization in labour history, , con il saggio di Shelt on St romquist incent rat o proprio sugli urban socialist s, coloro che prediligono le problemat iche municipali come ambit o principale della propria at t ivit à polit ica (2009).

4 Dal confronto con la questione urbana, le riflessioni sull autonomia fiscale e imposit iva dei municipi, la circolazione int ernazionale di nuove t ecnologie, le prat iche dell int ervent o pubblico comunale (municipalizzazioni, f ondi cont ro la disoccupazione, Uf f ici municipali del lavoro) nasce un municipalismo socialist a più tecnico e fattivo (Magri, T opalov 1989; T opalov 1990). Il caso f rancese. La Federaz ione socialista della Senna Nei primi dieci anni del Novecent o giunt e popolari governano la capit ale francese e fanno da battistrada ai blocchi popolari dell età giolittiana. Nelle elezioni del maggio 1908 sono dieci i membri della Sf io nel consiglio municipale parigino; nel 1914 già diciassette. Nel consiglio generale della Senna 2 i radicali, nel 1908, occupano t rent acinque seggi e la Sf io solament e dodici (seppur quattordici sono conquistati dai socialisti indipendenti 3 ). Nel 1914 sono vent iquat t ro gli elet t i della Sf io, raggiungendo la quot a dei seggi radicali, mentre i socialisti indipendenti ne conquistano solamente otto. Come fanno i socialist i f rancesi ad acquist are una t ale f orza elet t orale all int erno delle amministrazioni locali? La corrente municipalista della Sfio decide di costruire un estesa rete politica e cult urale con al cent ro l at t enzione per il governo del locale. Nel 1907 nasce la Federazione nazionale delle autorità locali socialiste 4. Dal febbraio del 1908 inizia a muovere i primi passi il Groupe d Études Socialistes : un corpo di accademici milit ant i desiderosi di port are, nel Part it o socialist a, un programma più razionale basat o su st udi socio-economici (Payre 2002, 533). Per f ar part e del Gruppo occorre essere: socialist a, ammet t ere l ut ilit à dell azione municipale e legislat iva, considerare il part it o socialist a, sezione f rancese dell Int ernazionale operaia, come la sola espressione del socialismo in Francia (Prochasson 1999, 144). Al centro di queste iniziative politiche e culturali ci sono Albert T homas, Henri Sellier ed Edgard Milhaud, i quali si concent rano, soprat t ut t o, sull azione municipale socialist a, comprendendo come i problemi di Parigi vadano iscrit t i nello spazio dell agglomerazione urbana (Bonzon 2005, 7). T homas, già nel 1910 eletto deputato per l arrondissement di Sceaux, nel 1912 diviene sindaco di Champigny. Cont emporaneament e Sellier (commissario generale, nel 1910, del Partito socialista per il dipartimento della Senna) diviene, a soli ventisette anni, sindaco di Put eaux (perif eria a ovest di Parigi). Con lo scopo di raf f orzare l azione municipale, i socialist i pubblicano i Cahiers du socialiste dal giugno 1908 e inaugurano a Parigi, nel maggio del 1912, il Bureau d informations municipales (direttore è Georges Gelly). L obiettivo è cost ruire un det t agliat o e innovat ivo programma municipale per la Federazione socialist a della Senna (segret ario Pierre Dormoy). Il rif ormismo socialist a f rancese int egra vocazione cooperat iva (Sellier è presidente della cooperativa La Rivendication e uno dei protagonisti della f ondazione, nel 1912, della Federazione unit aria delle cooperat ive) e

5 municipalismo socialist a. Dal 1908 la riflessione municipale è alla base della corrente riformista della Sfio (Rebérioux 1987). La metà dei candidati socialisti alle elezioni politiche nel dipart iment o della Senna ha mandat i municipali, proprio per conservare la ret e di sociabilit à locale (Chamouard 2007, 32). A dimost rare come la t eoria municipalist a sia il cuore del socialismo (Prochasson 1999, 144) rif ormist a nasce nel 1908 la rivist a Annales de la Régie Direct e (ARD), della quale è diret t ore Edgard Milhaud. Più o meno contemporaneamente alla nascita degli ARD escono anche i primi numeri dei Cahiers du socialiste. Nel 1908, il primo numero è firmato da L. Garnier e si int it ola proprio Le socialisme municipal. Dal 1908, così, la Federazione socialist a della Senna comincia, sempre più approfonditamente, a riflettere sulle municipalizzazioni delle imprese di utilità pubblica, su f orme comunali di previdenza e soccorso ai disagiat i e, soprat t ut t o, sulla razionalizzazione spaziale di Parigi, cit t à in rapida espansione. Af f erma lo st orico f rancese Chamouard: [ ] È dent ro quest e municipalit à socialist e che nasce lo St at o previdenziale f rancese (Chamouard 2007, 32). Le linee guida dei programmi amministrativi socialisti insistono sul bisogno di case a buon mercat o, igiene, uf f ici di collocament o municipali e sussidi economici comunali ai disoccupati (Fourcaut et al. 2007). At t raverso il conf ront o con quest e problemat iche i socialist i f rancesi superano concet t ualment e e polit icament e alcuni capisaldi del socialismo municipale di f ine 800. Dalle ut opie di comunit à urbane aut osuf f icient i e speriment ali si passa a una polit ica di gest ione dei quart ieri residenziali e dei sobborghigiardino (termine utilizzato da Sellier nel 1914). Inoltre, oggetto di riforma non sono più solo le abitazioni operaie, ma la città nella sua totalità (Topalov, Magri 1987). Il ragionament o polit ico socialist a sull organizzazione dello spazio urbano prende corpo at t raverso le rif lessioni di t re esponent i del municipalismo f rancese: il primo è il sociologo Maurice Halbwachs, aut ore del saggio La politique foncière des municipalités, pubblicat o su Les Cahiers du socialist e, nel Il secondo è Albert T homas, nella medesima collana, con un saggio dal t it olo Espaces libres et fortifications. Il terzo è Henri Sellier nel dibattito sulle perif erie urbane precedent e alle elezioni amminist rat ive di Parigi del maggio Maurice Halbwachs 5 dedica il suo saggio alla politica fondiaria delle municipalità. La riflessione di base è semplice, ma di grande importanza: più persone af f ollano le cit t à, più necessit ano case; nascono, quindi, nuovi quart ieri e ogni part icella libera acquist a un valore crescent e (Halbwachs 1912, 30). Ma siccome quest o plus-valore è prodot t o dalla rendit a del proprietario terriero e non da una sua fatica, per i socialisti è un guadagno

6 illegittimo. Secondo Halbwachs, le grandi trasformazioni delle città, invece di compiersi secondo un pensiero d int eresse generale, sono divenut e af f ari d immensa portata. Occorre rivendicare i diritti della cittadinanza su queste ricchezze; per fare ciò bisogna aumentare i poteri municipali, anche in ragione del fatto che, in tali agglomerazioni, servono regolamenti edilizi e sanitari di maggior ef f icacia. Prendendo a modello il modus operandi del London County Council (LCC) 6, il sociologo durkheimiano ne sot t olinea l ef f icacia nell abbat t ere case insalubri e bonif icare quart ieri malsani. Per f are ciò anche in Francia bisognerebbe comporre un piano indicant e la zona in quest ione, dove si possono comprendere anche i t erreni vicini necessari perché il piano sia adat t o per costruzioni salubri. Sost iene Halbwachs: un comune socialist a non deve cost ruire case operaie su un terreno di prezzo elevato, perché poi sarebbe impossibile ottenere un livello accessibile per le pigioni. Bisogna allont anarsi dal cent ro della cit t à e per f ar ciò occorre sviluppare i mezzi di t rasport o. Il municipalismo socialist a spost a le proprie rif lessioni e polit iche di trasformazione dello spazio urbano verso la zona d espansione della città, là ove si est endono ancora vast i t erreni liberi. Inf at t i, dopo un periodo di concent rament o int enso, le cit t à si disart icolano. Nei nuovi spazi delle agglomerazioni urbane, l art e di cost ruire le cit t à è difficile e ancora allo stato embrionale : dominano le fantasie isolate di ricchi milionari ben int enzionat i. Invece, necessit a lo sf orzo met odico e complessivo di t rasf ormazione. Per l aut ore, con l emergenza post a dall inurbament o delle masse rurali, la città nella sua globalità diventa un oggetto possibile di riforma generale. Altro protagonista socialista della riflessione sulla trasformazione degli spazi urbani è Albert T homas (1908), autore del saggio dedicato agli Espaces libres et fortifications. Egli sottolinea come abbattere completamente le fortificazioni che circondano Parigi signif ichi, aument ando la porzione di spazio libero a disposizione del comune, poter costruire case a buon mercato, contenere il cost o degli af f it t i, migliorare le condizioni igieniche, collegare con mezzi di t rasport o Parigi e i comuni suburbani. È import ant e, secondo T homas, che i socialist i abbiano una polit ica di gest ione generale di un agglomerazione urbana. A part ire da una polit ica dei t rasport i pubblici all insegna dell ef f icienza e della razionalizzazione poiché: [ ] i mezzi di comunicazione molteplici, migliori, meno costosi, tra dieci anni avranno avvicinato Parigi e la sua periferia e accresciuto formidabilmente lo spazio abit abile per gli operai laboriosi della nost ra capit ale. Ma, soprattutto, la problematica posta da T homas riguarda la necessità di spazi liberi nelle enormi agglomerazioni urbane e nelle perif erie popolose di Suresnes, Put eaux, Levallois-Perret, ecc Occorre salvaguardare lo spazio

7 libero t ra Parigi e le perif erie quando le vecchie f ort if icazioni saranno def init ivament e abbat t ut e; alt riment i si creerà un agglomerazione urbana densa quant o quella che occupa i quart ieri del cent ro. La Federazione socialist a della Senna propone, f in dal dicembre del 1907, dopo l abbat t iment o t ot ale delle mura che cingono la cit t à, la dif esa degli spazi liberi. Proprio cont ro l occupazione selvaggia di quest e aree e le speculazioni il socialismo rient ra in scena, nell ambit o municipale, specialment e quei socialist i prat ici (def inizione di T homas), i quali non ritengono tali questioni riformette (definizione data dall ala guesdista della Sf io alla quest ione della rif orma degli spazi urbani). Per Thomas tre sono le richieste urgenti da avanzare: cessione gratuita dei t erreni liberat i dalle vecchie f ort if icazioni alla cit t à di Parigi, cost ruzione ai conf ini del perimet ro urbano della grande promenade circolare e riport are il plus-valore lasciat o ai propriet ari t errieri al municipio e ai suoi abit ant i. Per ottenere ciò serve un efficace rete politica, un vasto movimento dei comuni periferici. L obiettivo, secondo T homas, è dare un immagine della città del domani e assicurare, at t raverso piani di est ensione st abilit i molt o t empo prima, lo sviluppo di una grande agglomerazione (T homas 1908, 9-32). Importante per la stesura di un moderno programma politico sulla questione della concent razione urbana sono anche gli spunt i di Henri Sellier (1920) nel libro Les banlieues urbaines et la réorganisation administrative du département de la Seine 7. La prefazione al testo, scritta da Albert Thomas, propone un ragionamento basilare con il quale rivolgersi alle problemat iche urbane: la popolazione nelle cit t à cresce; aument a, così, per ef f et t o della legge della domanda e dell offerta il valore del terreno fabbricabile. Più acquista valore la zona in cui si costruiscono case, più costano gli affitti. Ma in periferia il suolo vale di meno che nel cent ro delle cit t à: quest a è la causa dell est ensione urbana. Rapidament e, però, cresce anche il valore del suolo nei sobborghi, a maggior ragione se sono ben collegat i at t raverso linee pubbliche di t rasport o con il centro. Nelle periferie di Parigi vivono abitanti, all interno delle mura circa È chiaro, da quest i numeri riport at i, come il f enomeno della crescit a delle periferie meriti attenzione e richieda lo sviluppo di nuovi canali tecnici e politici di intervento. Ad esempio, lontano dalla città di Parigi, si nota la disastrosa gest ione di alcuni servizi af f idat i alle societ à privat e. Quest e non sono interessate ad allungare il tragitto dei tram dove la gente non può permettersi di pagare il costo del biglietto e dove il valore della terra è ancora troppo basso per fare importanti investimenti. Di conseguenza, l area extra urbana connessa alla città rimane limitata; quindi aumenta la densità degli abitanti nelle zone meglio collegate e più vicine ai luoghi di lavoro. Evident i sono le gravi conseguenze sull igiene. Inolt re, a causa dell aumento delle richieste di alloggi, lievita il costo medio degli affitti.

8 La perif eria parigina sof f re, per Sellier, di assenza t ot ale di piano d est ensione, dei pochi e cari mezzi di t rasport o, della dif f icolt à delle procedure per l esproprio a causa di pubblica utilità. Risulta impossibile fare un piano razionale d estensione se le municipalità soffrono di insufficienze amminist rat ive e di carenza di at t ribuzione di pot eri. Serve una maggiore solidariet à dei comuni nella medesima agglomerazione, piut t ost o che la conquist a dell aut onomia per i singoli municipi. Occorre af f ront are il problema di un organizzazione municipale nuova (Sellier 1920, 55-81). Il programma dei socialist i per la Federazione della Senna prevede, inf at t i, la propost a della dipart iment alizzazione di alcuni servizi pubblici (af f idarli, quindi, non più alle aut orit à municipali ma a quelle dipart iment ali). In preparazione del congresso nazionale della Sf io, nel gennaio del 1911, si riuniscono a Parigi il consiglio nazionale e la direzione del Part it o socialist a. Si decide di met t ere all ordine del giorno del congresso nazionale, previst o a Saint-Quentin per l aprile successivo, la questione municipale e di affidare a una commissione speciale la preparazione di t ale relazione. Si insist e, nel congresso di Parigi del gennaio 1911, sull at t enzione da dedicare alla nascit a di Uffici comunali per le abitazioni, ai piani regolatori, all architettura urbana (Milhaud 1911, 198), soprat t ut t o nei conf ront i dei quart ieri nuovi e perif erici. Nel congresso di Saint-Quentin (16-19 aprile 1911), i delegati, infatti, riflettono sull import anza della conquist a polit ica delle cit t à e sulla quest ione delle municipalizzazioni. Si ribadisce l obiet t ivo di ricercare ed organizzare il cont rollo dei consumat ori e degli ut ent i prolet ari (X 1911) dei servizi pubblici. Il congresso di Saint-Quent in acquist a maggiore rilevanza perché, contemporaneamente, è in discussione alla Camera la proposta di legge sulle municipalizzazioni f at t a da due esponent i socialist i (Mariet t on e Veber, relat ore Rozier). Intanto, una commissione del Partito ha il compito di preparare il programma municipale per le elezioni amminist rat ive del maggio Due le quest ioni trattate: l alto costo dei generi di prima necessità e quello degli affitti. La Federazione socialist a della Senna f a st ampare alcuni manif est i elet t orali sulla quest ione delle abit azioni a buon mercat o, sulla polit ica delle municipalizzazioni e sulla richiest a di una maggiore solidariet à economica t ra Parigi e le perif erie. Le realizzazioni prat iche di quest a incessant e at t ivit à polit ica nei conf ront i dell ente municipale sono numerose e ricoprono un arco abbastanza ristretto di tempo. Nel 1911 nasce la Società francese degli architetti e degli urbanisti (anche se gli statuti dell associazione sono depositati nel marzo del 1914 e i primi scrit t i prodot t i dalla Societ à rif eriscono come dat a di nascit a della stessa il 1913). Importante è il contributo dei socialisti Henri Sellier e Albert T homas, sia nella nascit a della Societ à f rancese degli archit et t i e degli

9 urbanist i, sia nella Societ à f rancese delle abit azioni a buon mercat o. Quest ultima viene fondata dai riformatori liberali negli anni 90 dell Ottocento, grazie alla legge sulle abit azioni a buon mercat o del 30 novembre 1894, la quale però af f ida la cost ruzione di case popolari solo a privat i (persone o enti). Invece, grazie all azione socialist a (soprat t ut t o di T homas e Sellier) il 23 dicembre del 1912, con la legge Bonnevay, nascono gli Uffici pubblici di case a buon mercato e si riconosce la possibilità, per i poteri locali comunali, di cost ruire case popolari. L Uf f icio pubblico di case a buon mercat o del dipartimento della Senna nasce nel luglio 1914 e il primo direttore è proprio il socialist a Henri Sellier. L impegno mostrato dai socialisti parigini di fronte alla questione della riforma delle funzioni e delle competenze del municipio porterà ben due socialisti a part ecipare ai lavori della commissione nazionale per la riorganizzazione dell ent e comunale (Clément Bert haud e Léon Paris). Soprat t ut t o nelle banlieues, la Sfio raccoglierà i frutti del suo lavoro: nelle periferie parigine gli eletti al consiglio generale della Senna passeranno, infatti, dai due del 1910 (Sellier e Jules Jacquemin) ai set t e del giugno Il caso italiano. La Federaz ione socialista milanese La quest ione abit at iva (aument o dei f it t i, case insalubri, sovraf f ollament o) ricopre un grande rilievo nei dibat t it i polit ici e nelle rivist e all inizio del ventesimo secolo (Calabi 2008; Piccioni 2012). La fame di case diventa uno dei cavalli di battaglia dei partiti popolari e del Psi, f in dal programma minimo socialist a del La prof ondit à delle rif lessioni e la diversit à delle propost e per la risoluzione della cronica assenza di case aument a, in proporzione, al crescere dell emergenza abit at iva. Nel 1902, ad esempio, in una città come Milano il rialzo dei fitti sfiora il 20-25% rispet t o agli anni precedent i. Proprio i socialist i milanesi (soprat t ut t o attraverso la Camera del Lavoro) e torinesi compiono, in questi anni, alcuni tra i primi st udi scient if ici su t ali quest ioni e organizzano comit at i popolari e piattaforme di agitazione per la richiesta di alloggi operai 8. L edilizia popolare, le municipalizzazioni, la rif orma del f isco locale, la richiest a di maggiore aut onomia amminist rat iva dell ent e comunale divent ano alcune delle rivendicazioni polit iche sulle quali viene cost ruit a l alleanza popolare nelle elezioni amministrative e politiche del 1899 e del Non solo: attraverso le rif lessioni su come risolvere l emergenza abit at iva, socialist i e liberalprogressist i si int errogano su compit i e f unzioni del comune moderno di f ront e ai processi di inurbament o delle masse rurali. Edilizia popolare e urbanist ica municipale divent ano, così, alt ri due punt i nodali delle rif lessioni intorno al municipio nuovo agli inizi del Novecento (Casalini 1908). In questa ot t ica, inf at t i, alcuni st orici sot t olineano il rilievo che la quest ione delle

10 abit azioni assume nella st rat egia socialist a di ricerca delle alleanze popolari nella prospet t iva del socialismo municipale [ ] (Calò, Ernest i 1998, 197) e come la polit ica abit at iva ent ra a buon t it olo in quella prospet t iva di socialismo municipale [ ] (Sori 1976, 174). Se è vero che, all inizio del Novecent o, le rif lessioni degli urban reformers vanno spost ando il proprio cent ro d int eresse dalla considerazione della casa individuale alla cit t à nel suo insieme (Bianciardi 2005), per i socialist i it aliani t ale innovazione avviene solament e più t ardi, t ra il 1909 e il 1910 (t ra l alt ro coinvolgendo set t ori minorit ari del Psi, ad esempio la Federazione socialist a milanese, in part icolare Schiavi, Piet ro Nurra, Gino Baglioni). Sembra prevalere, infatti, nelle riflessioni socialiste uno dei due poli in cui si art icola all inizio del 900 la quest ione della rif orma della cit t à, ossia il risanament o dei quart ieri insalubri rispet t o alle soluzioni di ampliament o dell agglomerat o urbano e della riorganizzazione degli spazi abit at ivi perif erici. Il 1909 risult a essere l anno cent rale per l ingresso di t ermini e approcci moderni, soprattutto tra i socialisti milanesi, nella riflessione sulla forma e sull organizzazione della città 9. Nell aprile del 1909, dopo il secondo viaggio in Gran Bret agna, Alessandro Schiavi pubblica sulla Nuova Ant ologia un art icolo dal t it olo Villaggi e cittàgiardino in Inghilterra. La città giardino non solo è interpretata come modello abit at ivo per operai di una vicina indust ria, ma anche come principio urbanistico per cui tutta la città deve essere concepita sopra un piano che risponda ai bisogni dell int era comunit à onde realizzare la razionalit à e la logica basat a sui det t ami della scienza del vivere sociale. Così, t ut t o il t erreno dest inat o alla cit t à deve t rovarsi in mano ad un corpo organizzat o centrale che abbia per obiettivo non di lucrare, ma di avvantaggiare i futuri abit at ori dell area prescelt a. Secondo Schiavi bisogna, dunque, portare il movimento delle città giardino in It alia con l obiet t ivo di allont anarsi dai cent ri urbani sin olt re la sf era di inf luenza della speculazione edilizia sul prezzo delle aree, assicurare ai prezzi degli affitti delle abitazioni una certa stabilità entro un periodo di anni abbast anza lungo e cost ruire sopra un piano regolat ore e razionale che assicuri ad ogni abit azione in abbondanza aria e luce[ ]. Per Schiavi, infatti, il municipio, o un ente autonomo, deve comprare il terreno dove il prezzo è calcolat o sul reddit o agricolo e congiungerlo, poi, con il cent ro urbano con linee t ramviarie (Schiavi 1909, ). Proprio con lo scopo di rendere più dif f uso il principio delle cit t à giardino, come met odo per razionalizzare la crescit a urbana e come ambient e perif erico modello, viene creat a sul f inire del 1909 a Milano la rivist a Le case popolari e le città giardino, diretta dal socialista Pietro Nurra 10 (1902). La redazione, illustrando il proprio programma e i propri obiettivi, dichiara di

11 voler sost enere il moviment o per le case popolari, poiché il problema della casa igienica e poco costosa è ormai della più alta utilità sociale. La cittàgiardino è vist a, in quest a ot t ica, come rimedio ai grandi alveari umani accumulat ori inesauribili di miseria e di corruzione (La redazione 1909, 1-2). Nurra ospita, sul primo numero della rivista, proprio un articolo di Schiavi dal t it olo Come si costruiscono le nuove città. In quest o art icolo, Schiavi suddivide la storia della costruzione delle città in tre periodi: un primo, dominato dalla più ampia libertà lasciata ai costruttori privati; un secondo periodo, dominato dal piccone demolit ore, dal pot ere del t ecnico e dall ut ilizzazione dello spazio per un f ine economico. Così, il lucro, la speculazione, il f ar prest o e le esigenze dell igiene dominano quest a seconda f ase, cont raddist int a dal sof f ocament o della t radizione e dall uccisione di ogni senso d art e, con il risultato di città banali e monotone. Infine, la fase attuale, nella quale Schiavi riconosce l af f ermarsi dei moderni principi della specializzazione delle f unzioni della città e del fenomeno del movimento centrifugo della popolazione. Inf at t i, se alcuni migliorament i sono dif f icilment e apport abili alle cit t à già esistenti, essi si possono, invece, gradualmente ottenere nelle città nuove e nei quart ieri che sorgono alla perif eria dei maggiori cent ri urbani. Il piano regolatore è uno dei più efficaci rimedi per assicurare le migliori condizioni di abit azione alle classi meno abbient i. Piano regolat ore accompagnat o da adeguati poteri per l acquisto del terreno nel quale aprire strade e vie prima che acquist i un valore di t erreno f abbricabile. Immaginando poi i quart ieri nuovi, Schiavi sot t olinea l esigenza di spazi apert i e assi viari non necessariament e grandi e unif ormi. Inf ine, il socialist a milanese propone persino un assessorato e un Ufficio tecnico all urbanistica (Schiavi s.d., 2-9; 1911a, 254). Nel gennaio del 1910, si svolge a Milano il primo convegno nazionale sull edilizia popolare. Da quest a assise escono propost e di rif orma delle leggi Luzzat t i del 1903 e del 1908, fatte proprie dallo stesso Luzzatti nella presentazione di un nuovo ddl nell aprile del 1910 (t ale disegno di legge rimane in st at o di relazione ancora nel marzo del 1911 e, successivamente, sarà messo da parte) 11. Importante il contributo socialista per l organizzazione del congresso voluto dalla Lega delle cooperat ive e dalla Federazione delle societ à di mut uo soccorso. Giulio Casalini interviene nel dibattito con una relazione dal titolo Della presente legislazione italiana sulle case popolari e delle riforme che si sono manifestate necessarie ( Avant i! 1910; 1910a) e lo st esso socialist a è segret ario e relat ore della commissione ist it uit a da Luzzat t i per la rif orma della legge sull edilizia popolare, presiedut a da Maggiorino Ferraris (Casalini 1911;1911a; 1911b; 1911c;1912). In questa relazione si riflette, soprattutto, sulla necessità di credito a buon mercato e sui limiti tecnici dell industria edilizia. Quindi come abbattere i costi di cost ruzione delle case popolari at t raverso migliorament i nei macchinari e una più adeguat a preparazione prof essionale dei lavorat ori edili (Schiavi 1910).

12 Il radical-socialista Ruini 12 ritiene, in fondo, la questione delle case popolari un problema di mattoni e braccia, di costo delle costruzioni, piuttosto che una quest ione di polit ica delle aree. A riport are l at t enzione su quest a e sulla t assazione locale, in un ot t ica socialist a rif ormist a, è Alessandro Schiavi, sot t olineando, inf at t i, come il convegno milanese del gennaio 1910 si sia occupat o, soprat t ut t o, di quest ioni f inanziarie legat e all edilizia popolare. Schiavi richiama l attenzione sull intervento diretto del comune per colmare il deficit di case igieniche e sulla tassazione della rendita urbana. Tale rendita è conf iscabile solament e at t raverso un sist ema più ef f icace e consono della semplice imposta sui fabbricati. Quindi, un meccanismo tributario più sicuro, più regolare, più ef f icace, più equo per aiut are i comuni a dif endere i consumatori contro i monopolizzatori del suolo e degli edifici cittadini (Sticus 1911). Schiavi reclama olt re all assorbiment o del plusvalore sulle aree f abbricat e, una politica delle aree non fabbricate per costruire un demanio e assicurare al Comune il plusvalore che su di esse si verificherà in avvenire. Quindi, il futuro diret t ore dello Iacp milanese individua due punt i nodali ai quali i socialist i dovranno rivolgere la propria at t enzione: il classico argoment o della conquist a del plusvalore della rendita urbana e il più moderno concetto di politica delle aree non fabbricate. Entrambi gli aspetti individuati sono, infatti, necessari allo scopo della moderna polit ica delle aree. Ossia, dist ruggere il monopolio dei propriet ari t errieri e rompere il gioco della speculazione (Schiavi 1910a, ). In questo modo, mentre l atmosfera del primo congresso per le case popolari fa pensare a una profonda compattezza del mondo riformatore intorno alle soluzioni con cui af f ront are l emergenza abit at iva, Schiavi e gli esponent i della Federazione socialist a milanese rilanciano una polit ica propriament e socialist a per la riorganizzazione spaziale dell int era cit t à. Moderna polit ica delle aree, lotta contro il monopolio dei proprietari terrieri, tassa sull unearned increment della rendit a urbana, int ervent o diret t o del Comune (Schiavi 1910b; 1910c). Nell aprile del 1910, infatti, i socialisti milanesi decidono di centrare il proprio programma amminist rat ivo su una moderna polit ica delle aree: quindi, conf isca del plus-valore dei terreni e degli edifici e costituzione di un vasto demanio municipale delle aree. Inolt re, non solo svent rament i ma allargament o della città fino all assorbimento dei comuni suburbani, in modo da prescrivere e far rispettare anche lì norme igieniche severe e piani regolatori. Inf ine, i socialist i milanesi propongono un servizio t ramviario moderno, est eso verso i punt i eccent rici dove sia probabile l esodo della popolazione per abit arvi e dove si cost ruiranno quart ieri a giardini ; la cost ruzione di una linea met ropolit ana, sot t erranea o aerea, che sgorghi il moviment o delle vie centrali 13 (s.a. 1910). Lo stesso Schiavi parla, dunque, di quartieri a giardini. Pert ant o, dalla cit t à-giardino alla perif eria-giardino, al sobborgo-giardino, al quart iere-giardino.

13 Sulla questione dell allargamento della città torna Pietro Nurra nei primi mesi del 1910 sulla rivista da lui diretta. Considerando il fatto che Milano straripa e ingoia i comuni vicini, l esponente socialista si pone l obiettivo di mirare alla t rasf ormazione edilizia delle vecchie cit t à, rompendo la cerchia rist ret t a e ant igenica dove l urbanismo rinserra sempre più la f ebbrile vit a moderna. Occorre, inf at t i, accelerare l apert ura e la sist emazione di nuove st rade, il migliorament o dei servizi pubblici, lo st udio e l applicazione di nuovi piani regolatori. In questo modo si potranno creare nuovi sobborghi giardino per la classe lavorat rice (Nurra s.d., ). Nel giugno 1910, Alessandro Schiavi port a a compiment o le proprie rif lessioni sulla città moderna con il libro Le case a buon mercato e le città giardino (Schiavi 1911). Il saggio di Schiavi, insieme alla Municipalizzazione dei pubblici servigi di Giovanni Montemartini e a quello di Bonomi sulla riforma del fisco locale, si possono davvero considerare una sorta di trittico della più moderna cultura socialista riformista nei primi dieci anni del 900. A tale proposito, Schiavi descrive una nuova concezione della grande città : ossia, una agglomerazione dai limit i in cont inuo spost ament o e con una riconoscibile specializzazione delle f unzioni e delle zone corrispondent i. Per la progettazione dei nuovi quartieri urbani o sobborghi, il direttore dello Iacp milanese richiama, dunque, l esigenza di una scienza del cost ruire le cit t à, f ondat a su piani regolat ori int esi come mezzi ef f icaci, in mano ai comuni, per limit are l onnipot enza e le licenze dei privat i cost rut t ori e f ar sorgere case e quartieri inspirati a criteri di igiene e di arte (Schiavi 1911, ). La novit à più import ant e, rispet t o alle rif lessioni precedent i del 1909 e del 1910, introdotta dal libro di Schiavi è la scissione che egli compie tra il diritto di proprietà e quello di costruzione, istituendo il così detto diritto di superficie inteso come bene pubblico. Un mezzo efficace per sconfiggere le storture prodot t e dai meccanismi monopolist ici e vero st rument o rif ormist a dei socialismi europei per gran part e del vent esimo secolo. Alcuni st orici giungono a vedere in quest a rif lessione l indice di una concezione moderna dell urbanist ica (Somma 1985, 16). Nel set t embre 1910, Schiavi, insieme a Umbert o Ferrari (alt ro consigliere comunale socialist a della giunt a Nat han), è aut ore di una relazione su La politica delle abitazioni e il caro dei viveri al congresso nazionale dei consiglieri socialist i a Firenze (St azzi 2011). A proposit o di case popolari, igieniche e a buon mercat o, Schiavi rit orna a delineare le f unzioni moderne dell ent e comunale: sot t rarre alla speculazione le aree f abbricabili, t assare l increment o di valore del suolo urbano, demolire le abit azioni insalubri, met t ere in condizione i poveri di godere di abit azioni igieniche, chiamat e da Schiavi le case pei poveri più poveri (Schiavi s.d./a, 223; Schiavi, Ferrari 1910). Quindi, non porre calmieri artificiali agli affitti (ciò provoca non poche discussioni t ra i socialist i durant e il congresso). Inf at t i,

14 come sostiene Giovanni Montemartini, da che mondo è mondo non si è mai dat o che i prezzi siano det erminat i dallo St at o o dal comune. Sempre Mont emart ini f a not are come l urbanesimo non si af f erma solo nei grandi cent ri, ma anche nei cent ri minori indust riali e, proprio in t ali cent ri, è necessario il diradament o della popolazione (Psi 1910, ). Sul f inire del 1910, Piet ro Nurra, prendendo spunt o dalla cost ruzione del quart iere Regina Elena al Milanino, riassume alcuni dei principi della dot t rina sperimentale delle città-giardino e propone di trasformare il movimento per le case popolari in quello per le cit t à-giardino (Nurra s.d./a, 302). In realtà, non solo il movimento per le case popolari vive tra il 1911 e 1912 una grave impasse, ma nessuno dei piani regolatori di questi anni (Roma, Torino, Milano) prevede la f ormazione di sobborghi giardino popolari e residenziali. Oltre a Nurra e a Schiavi a occuparsi delle questioni poste dalla crescita della città è il socialista Gino Baglioni, aretino di nascita, ma milanese di adozione. Egli scrive, dal maggio al giugno 1911, una serie di articoli su Critica Sociale dedicati ad una saggia politica proletaria dei trasporti. Baglioni sottolinea il rigurgit o alla perif eria delle masse immigrat e e la f ormazione di quart ieri eccent rici e dei sobborghi delle grandi cit t à. Quindi, ne deduce la trasformazione delle città moderne da unici immensi agglomerati di uomini in agglomerat i di localit à. Non solo: più il suburbio si est ende, a causa dei numerosi lavorat ori che f uggono, con gioia, lont ano dalla cit t à e più le dimensioni dei quartieri periferici non bastano. Per la prima volta Baglioni parla di regioni urbane (agglomerat i di localit à); ossia paesi limit rof i e quart ieri residenziali f acent i comunque part e del medesimo sist ema. Sot t olinea, perciò, l import anza di una moderna ret e di t rasport i per rispondere, in maniera adeguat a, a t ale f enomeno (Baglioni 1907, ). Nel 1913, in continuità con questo percorso che porterà i socialisti a definire strumenti e concetti moderni dell arte di costruire la città, in particolar modo nelle fasce suburbane (piani regolatori, sobborghi e città giardino, sistema dei t rasport i), Alessandro Schiavi pubblica due saggi molt o import ant i. Il primo sulla Rivista della Beneficenza Pubblica, giugno 1913, e il secondo su Critica Sociale, agost o dello st esso anno. Nell articolo di giugno, dedicato alla questione abitativa, il socialista milanese ripercorre le tappe principali del movimento per le case popolari fin dal 1889, riferendosi soprattutto alla storia della Francia. Schiavi, analizzando gli studi francesi su tale questione, si domanda: una grande città non è altro che un organismo in costante aumento; lasceremo noi che questo aumento si faccia a casaccio?. Soprattutto, l attenzione di Schiavi si rivolge alla moltiplicazione, at t orno alle grandi agglomerazioni urbane, di sobborghi i quali assumono l import anza di vere cit t à, dove lo sprezzo delle regole e gli ampliament i, senza met odo e senza piani, creano f ocolari di insalubrit à. Ecco perché serve un piano regolatore preconcetto, mentre in Italia la legge del 1865 prevede piani regolat ori d ampliament o, comunque non obbligat ori,

15 solamente per i comuni superiori ai dieci mila abitanti. Invece, continua Schiavi, serve un autorità che coordini i singoli piani regolatori, come a Berlino dove esist e una nuova aut orit à per i piani regolat ori (Schiavi 1913, 9-26). Riprendendo t ali considerazioni nell art icolo I grandi problemi dell urbanesimo, in Crit ica Sociale, Schiavi arriva a parlare di piani regolat ori per l int era provincia come t ent at ivo di cont rollare quelle escrescenze urbane (perif erie) det erminat e dal moviment o cent rif ugo della popolazione. Tra regioni urbane e piani regolat ori provinciali, Schiavi, Nurra e Gino Baglioni modernizzano le riflessioni italiane sulla forma della città, ricongiungendole agli studi europei del medesimo periodo. Onde evitare disarmonia e caos tra comune principale e periferie fuori dal municipio Schiavi propone, infatti, l estensione dei piani regolatori anche ai comuni cont ermini. Sull esempio dei municipi t edeschi o inglesi, i quali concepiscono lo strumento del piano regolatore come atto di preveggenza circa lo spazio (di cui avranno bisogno i comuni in avvenire), subordinando alle necessità pubbliche l interesse privato (dal 1910, in Italia, si comincia a riflettere sulla necessità di modificare la legge per l esproprio del 1865, senza però giungere ad alcun risult at o). Per l Italia, infatti, basterebbe che i piani regolatori oggi facoltativi e limitati ai cent ri maggiori, f ossero resi obbligat ori anche per i comuni circost ant i ent ro un raggio det erminat o, allacciando i piani regolat ori parziali dei comuni est erni a quelli della cit t à principale. Quindi, est enderli alla zona circost ant e residua, insieme alle norme edilizie e di igiene. Infine, la gestione di alcuni servizi (fognature, strade, condutture di acqua, luce, gas) dovrebbero essere coordinati fra il comune principale e i comuni minori, attraverso sistemi come il consorzio tra comuni o una Federazione di comuni minori o, ancora, at t raverso un organo speciale sul t ipo del London County Council (Schiavi 1913a, ). Conclusioni Nei primi dieci anni del Novecento si afferma, dunque, nel socialismo italiano e f rancese, una coscienza amminist rat iva che è l esat t o cont rario di quella cult urale dell ant ist at o. Quest a consent e di selezionare nuovi quadri di amminist rat ori e una nuova generazione di polit ici, carat t erizzat i da un pragmat ismo amminist rat ivo. È la nascita di una nuova figura di amministratore locale. La città moderna e il comune moderno diventano, così, il centro di un progetto riformatore a livello europeo (Degl Innocent i 1997, 24). L urbanist ica conosce i suoi primi sviluppi proprio nelle amminist razioni comunali e, soprat t ut t o, acquist a sempre più import anza con il t ramont o

16 graduale delle città murate (Magri 1993). Infatti, l urbanistica, rigorosamente limitata ai confini amministrativi della città, aveva fatto il suo tempo e doveva essere, invece, riconsiderata alla luce dei rapporti con i comuni di cintura (De Maria 2008, 82). Le città italiane, ad esempio Milano e Torino, vedono negli ultimi venti anni dell Ottocento un incremento di popolazione di circa il 50 % e gran parte di questi nuovi arrivati vanno ad abitare nel circondario esterno delle città. La gestione delle periferie urbane e l estensione dei servizi a rete diventano, per i socialist i, proget t o polit ico per eccellenza. Dalla f ase ut opica della rif lessione sulla cit t à dell avvenire si passa, così, alla declinazione della cit t à moderna come sede ideale di un rif ormismo sociale (Degl Innocent i 1997, 17). In It alia, però, i risult at i polit ici di quest o processo non sono complessivament e posit ivi. Nei primi dieci anni del Novecent o il Part it o socialist a sembra più che alt ro subire la strategia modernizzatrice giolittiana. La cultura e la pratica riformista appaiono davvero dest inat e ad essere impossibili all int erno del Part it o (Sabbat ucci 1991). Bast i osservare le divisioni della Federazione socialist a milanese, le lotte interne nelle assisi nazionali, le fratture con i sindacalisti rivoluzionari delle Camere del Lavoro. Divisioni che indeboliscono il proget t o rif ormist a del socialismo it aliano. Studiare la storia di questo Partito risulta, dunque, complesso: da un punto di vist a di elaborazioni t eoriche e di singoli esponent i si pot rebbero dedurre conclusioni af f ret t at e e parziali che, invece, occorre, poi, reinserire nella complessità di un Partito dalle mille facce e dalle mille anime. Tecnici socialist i, socialismo dal volt o urbano, assessori socialist i, proget t i moderni sul municipio muovo non sono, se non per alcune brevi f asi, l espressione maggiorit aria del moviment o operaio it aliano. La novità e la ricchezza delle loro riflessioni, le quali riemergono ciclicamente nella st oria del Psi e nella st oria d It alia, ci avvicinano irrimediabilment e al canone int erpret at ivo delle occasioni mancat e nella st oria della sinist ra it aliana. Il rif iut o della propost a di Bernst ein, ossia di lasciare il f inalismo e il cat ast rof ismo della concezione socialist a allo scopo di impegnarsi per i migliorament i economici nella democrazia polit ica, mant iene apert i quei varchi attraverso cui entrano nel Psi tutte le correnti, tutte le tentazioni massimalist iche, rivoluzionarie, ut opist iche, millenarist iche. Quindi, la radice di t ant e aporie t eoriche e di t ant i errori prat ici del socialismo rif ormist a (Sabbat ucci 2002, 4). Appunt o, la prima delle occasioni mancat e. Biografia

17 Carlo Andrea Stazzi sta terminando il dottorato di ricerca presso l Istituto di Scienze Umane di Napoli (SUM) oggi Scuola Normale Superiore (SNS). È redattore della rivista Annali della Fondazione Ugo La Malfa. Storia e Politica. Concentra i propri interessi sulla storia del welfare state in Europa a partire dalla f ine della Seconda guerra mondiale. Biography Carlo Andrea Stazzi is ending the Ph.D at the Istituto di Scienze Umane of Naples (SUM), now Scuola Normale Superiore (SNS). He is an editor of the magazine Annali della Fondazione Ugo La Malfa. Storia e Politica. In the last years, he focused on the welfare state policies in European countries since the end of the Second World War. Bibliografia Aa.Vv La cultura delle riforme in Italia fra Otto e Novecento. I Montemartini, Milano, La Piet ra. Avanti! 1910 Il primo Congresso delle case popolari a Milano. La inaugurazione, in Avanti!, 24 gennaio. 1910a Il primo Congresso delle case popolari a Milano, in Avanti!, 25 gennaio. Baglioni G Per una saggia politica proletaria dei trasporti, in Critica Sociale, nn Barbalace G Riforme e governo municipale a Roma in età giolittiana, Napoli, Liguori. Bianciardi S Alessandro Schiavi. La casa e la città, Manduria-Bari-Roma,

18 Lacait a. Bigatti G Municipi e reti idriche, in Cavazzoli, Lacaita. Bini P., Parisi D Welfare Versus the Spirit of Private Enterprise: the Experience of Italian Municipalization From 1880 to 1930, in T he European Journal of the History of Economic T hought, vol. 17, n. 4. Bonomi I La finanza locale e i suoi problemi, Milano-Palermo-Napoli, Remo Sandron. Bonzon T Une même cité, in Cahiers Jaurès, nn Burlen K (cur.) La banlieue oasis, Saint-Denis, Presses Universitaires de Vincennes Henri Sellier et la doctrine de Suresnes, in Cohen, Baudoui. Calabi D Storia dell urbanistica europea. Milano, Bruno Mondadori. Calò A., Ernesti G Casa e città nell età giolitiana, in Storia Urbana, nn

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