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1 Intimo e Collant P.zza Risorgimento, 1 Pontecagnano Faiano Maria Giannattasio Intimo e Collant P.zza Risorgimento, 1 Pontecagnano Faiano Maria Giannattasio DISTRIBUZIONE GRATUITA GENNAIO/FEBBRAIO 2010 ANNO 3 NUMERO 1 Gli scavi di Gianni Bailo Modesti nel santuario settentrionale di Pontecagnano Stefano Parisi Il Rotary Club Salerno Nord-Est Valle del Picentino ed il Prof. Cerchiai commemorano Gianni Bailo Modesti Gianni Bailo Modesti L undici Gennaio 2010 nel corso di una interessante serata rotariana il Prof.Luca Cerchiai ha commemorato,unitamente al Presidente del Rotary Club Salerno Nord- Est Valle del Picentino Ing. Antonio Vicidomini, il compianto Prof.Gianni Bailo Modesti, sottolineando la sua figura di archeologo e studioso insigne e la sua dedizione e passione per la civiltà etrusca. Il relatore Cerchiai ha ripercorso gli anni di scoperte e scavi nelle aree etrusche dell Italia meridionale, in particolare Pontecagnano, l entusiasmo comune e le innovative tecniche di scavo adottate per riportare alla luce le antiche vestigia etrusche e romane di Amina- Picentia. Ha ricordato la lungimiranza di G.B.Modesti ed il suo ruolo di ricercatore che permisero di salvaguardare e preservare, dopo averne accertato l esistenza, l abitato dell antica città che fu, così, sottratto al destino di area di sfruttamento edilizio ed a una grigia cementificazione e consentendo, in tal modo,la creazione di un parco ecoarcheologico unico polmone di verde attrezzato e fruibile della città. Il Prof. Cerchiai ha, poi, intrattenuto i presenti con una affascinante relazione su una scoperta dell illustre collega e su una teoria circa l attribuzione del nome di Amina all antica città etrusca di Pontecagnano. In uno scavo organizzato dall Istituto Orientale di Napoli e condotto dal Prof. G.B.Modesti, relaziona il Cerchiai,fu trovato materiale indicante che lì sotto c era un santuario perché vennero alla luce tanti exvoto, testine e statuette di terracotta. Tra questo materiale c era una coppa di bucchero del 500 a.c. con iscrizione graffita Amina(--)s : un nome gentilizio etrusco riconducibile alla forma Ames che ricorre a Cuma alla fine dell VIII sec. A.c.. Il gentilizio può a sua volta, come scrive il prof.cerchiai nel suo libro I Campani,essere richiamato per la formazione dell etnico degli Aminei connesso allo sviluppo della leggenda Pelasga (gruppo etnico greco attestato in tutto il territorio campano) nella piana del Sele. Da questa serie di correlazioni sembra che il processo di denominazione del territorio di Pontecagnano proceda attraverso il radicamento di un gruppo gentilizio che trasmette il suo nome alla chora (campagna) secondo un fenomeno ben noto nell Etruria propria. Inoltre, poiché, come scriveva Clara Valenziano in un suo articolo su << Repubblica>> del 1984 Sulle tracce dell Etrusco che profuma di buon vino, esistono monete col nome di una città di nome Amina e gli antichi scrittori (tra cui Virgilio e Columella) hanno spesso elogiato un vino <amineo> che si produceva da queste parti, la domanda che si pose G.B.Modesti fu la seguente: è possibile che Amina sia il nome etrusco dell antichissimo insediamento di Pontecagnano? Gli studiosi non hanno escluso questa possibilità, secondo Mauro Cristofani (professore di Etruscologia a Siena), scrive sempre la Valenziano, e lo stesso Cerchiai esistono casi in cui il gentilizio ha dato il nome alla località (la famiglia Caicna (Cecina) di Volterra ha dato il nome alla valle del Cecina). Si può, quindi, ipotizzare che la famiglia Amina, proprietaria di vaste terre dove si produceva un vino famoso nell antichità, abbia dato nome all antica Pontecagnano. Dopo un ampia panoramica sugli insediamenti e le necropoli della città e del suo territorio, il relatore ha sottolineato l importanza del patrimonio archeologico e del valore culturale del nuovo Museo di Pontecagnano concludendo con l amara riflessione e constatazione che tale ricchezza storicoarcheologica non viene adeguatamente valorizzata e che non esistono progetti per farla conoscere ed inserire in itinerari turistico-culturali. (... continua a pagina 2)

2 2 (...da pagina 1) Gli scavi di Gianni Bailo Modesti... Il ruolo degli studiosi e dei ricercatori è terminato, è quanto emerge dalle parole di Luca Cerchiai, ora occorre che i responsabili dei beni culturali, gli amministratori, gli stessi cittadini si diano da fare per, finalmente, dare al Museo, al Parco Archeologico, al patrimonio protostorico, storico e paesaggistico dell area picentina il giusto ruolo che loro spetta. Basterebbero, suggerisce il relatore, idee, piccoli progetti presentati da gruppi, associazioni, cittadini, sponsor privati e messi on line che prevedano, ad esempio, una campagna di scavi in loco a cui potrebbero partecipare studenti, archeologi italiani e non che potrebbero dare vita ad un campo scuola archeologico che porterebbe alla luce pezzi della città sepolta e nello stesso tempo farebbe conoscere questa affascinante realtà richiamando sul posto giovani, studiosi, appassionati d arte, turisti. Le domande rivolte al relatore ed il dibattito seguitone hanno messo in evidenza l interesse per l argomento trattato e la volontà del Rotary Club e dei suoi soci e dirigenti di impegnarsi e continuare sulla strada già da tempo intrapresa di programmare iniziative miranti alla salvaguardia ed alla conoscenza e valorizzazione del patrimonio storico-archeologico del comprensorio picentino. Finalità, queste, aderenti allo spirito rotariano di servizio sia in termini di positivo contributo alle moderne attività civili che di custodia delle memorie del luminoso passato delle nostre contrade. Il programma della serata prevedeva la consegna di una targa alla memoria di Gianni Bailo Modesti, ma a causa dell assenza, dovuta a motivi di salute, della moglie d.ssa Daniela Sibilio, non è stato possibile. Per cui vorrei ricordare sulle pagine del Vostro giornale la figura di Gianni, a cui tanto PontecagnanoFaiano e la sua comunità devono, tracciando un Suo breve profilo: Gianni Bailo Modesti ha insegnato Preistoria e Protostoria presso il Dipartimento di Studi del Mondo Classico e del Mediterraneo antico dell Istituto Universitario Orientale di Napoli. Il suo campo di ricerca principale è stato quello delle antiche culture indigene dell Italia meridionale. Ha condotto negli anni numerose campagne di scavo in diversi siti: nella valle dell Ofanto a Cairano, Bisaccia, Calitri ; nella piana del Sarno a S.Marzano e S.Valentino Torio; nella valle del Sinnii ; ha operato nell agro picentino, dove ha diretto molti degli scavi effettuati nelle necropoli e nell area della città antica di Pontecagnano. Ha coordinato il primo allestimento del Museo nazionale dell Agro Picentino e gli fu affidata la cura della sezione preistorica e protostorica nel progetto di nuova esposizione del Museo Archeologico di Paestum, ha collaborato all allestimento del Museo Archeologico di Eboli; ha avuto un ruolo importantissimo nella riorganizzazione e nell apertura dell attuale sede del Museo di Pontecagnano curandone, infatti, il progetto scientifico di allestimento delle sezioni espositive unitamente a Bruno D Agostino, Luca Cerchiai e Patrizia Gastaldi. Ha pubblicato contributi scientifici su molte tra le riviste specializzate del settore archeologico e due monografie : una sulle popolazioni della cultura a fossa dell interno della nostra regione, l altra sull età del Rame in Campania. Ha partecipato anche ad opere di divulgazione scientifica tra le quali la Storia della Campania e la Storia Illustrata di Avellino e dell Irpinia, ha tenuto cicli di lezioni e conferenze in varie Università italiane e straniere e presso altre Istituzioni culturali. Ha partecipato come organizzatore o come relatore a numerosi congressi internazionali; ha curato l allestimento di varie mostre, tra cui la Seconda Mostra della Preistoria e Protostoria nel Salernitano, la Mostra L Ultima Pietra, il Primo Metallo e la Mostra Nazionale sui Sanniti. Ha sempre cercato di unire l impegno sociale a quello di studioso impegnandosi sui temi della difesa e valorizzazione dell ambiente e dei beni culturali ed è stato, tra l altro, membro del Direttivo Nazionale di Legambiente e fondatore di Legambiente Campania. Consentitemi, alfine, a nome dei Soci del Rotary Club Salerno Nord-Est Valle del Picentino di rivolgere un GRAZIE per il Suo impegno per Pontecagnano a GIANNI, grande amico del nostro Club, animatore di tante serate dedicate all archeologia che ebbero quali relatori oltre lui stesso eminenti studiosi e curatore del volume pubblicato con il nostro contributo : Pontecagnano. L Età del Rame in Campania nei villaggi dei morti. Anno 3 INTERVENTO URGENTE ALLA VASCA DI VIA SANZIO (Nei pressi dello spazio antistante l'ufficio Postale centrale) Al Sindaco di Pontecagnano Faiano All Ass. ai Lavori Pubblici Al Comandante dei VV. UU e p.c. Al Segretario Comunale Al Responsabile dell U.O. Prevenzione Collettiva ASL 2 Salerno Oggetto: sollecitazione per l esecuzione di urgenti e idonei interventi utili a porre in sicurezza lo spazio prossimo alla Vasca-Fontana presente nella zona destinata a verde pubblico e a parcheggio adiacente l ufficio postale di via R. Sanzio in Pontecagnano Faiano. Egregio Sindaco, la presente richiesta, accompagnata da specifici rilievi fotografici, è strettamente collegata alla necessità di garantire un adeguato livello di sicurezza per i cittadini residenti e i fruitori, che sono particolarmente i bambini, della zona indicata nell oggetto. Come è evidente da un semplice sopralluogo nella zona indicata nell oggetto e raffigurata nelle foto allegate, il pericolo che i bambini possano cadere nella vasca-fontana è elevato! Questa situazione deve, quindi, essere immediatamente affrontata per trovare la giusta soluzione di intervento che, salvaguardando l aspetto architettonico del luogo e della struttura Vasca- Fontana, eviti il rischio che le impreviste, naturali e incontrollabili attività ludiche dei bambini in prossimità della vasca-fontana, possano generare situazioni spiacevoli e ad alto rischio di incolumità per gli stessi. Si sollecita, pertanto, codesta Amministrazione Comunale affinchè attui tempestivamente tutte le iniziative utili a rendere più sicura tale zona della città. Confidando nella responsabilità di chi legge si attendono le azioni auspicate. Sinistra Ecologia Liberta di Pontecagnano Faiano Dr. Carlo Naddeo Prodotti per coltivazioni idroponiche, Fertilizzanti, Agrofarmaci, Alimenti zootecnici, Sementi, Reti e films per agricoltura, Piante da interno e da esterno, Ortaggi in polistirolo, Arredo giardino, Vasi in terracotta e plastica Str. Prov. Pagliarone - Loc. S. Vito Montecorvino Pugliano Tel. & Fax

3 Anno 3 DECIMO ANNO DE "IL PONTE" La redazione Nell estate dell anno 2000, un gruppo di cittadini di questo Comune volle realizzare l ambizione di fondare un giornale, per dialogare con i concittadini. L idea era di ragionare con i concittadini su ciò che accade nella nostra Città, o di ricordare ciò che vi è accaduto, o di immaginare e progettare ciò che vi potrebbe accadere. Nacque così il Ponte che, fortunosamente, riuscì per diversi anni a rispettare la cadenza mensile. Poi, per impegni personali di alcuni redattori, la periodicità mensile non poté essere rispettata; finché per più di un anno, nel 2007, il Ponte non fu pubblicato. Riprese nel 2008 il Ponte, nuovo per l arrivo di giovani e validi collaboratori, che vennero a rivitalizzare la vecchia redazione, della quale erano e sono rimasti tre incorreggibili elementi. E siamo così giunti, fra alterne fortune, al decimo anno di vita del nostro periodico. Vorremmo, a questo punto, adottare, col dovuto rispetto, il motto dell Arma dei Carabinieri: Nei secoli fedele! Fedeli a chi? Ma naturalmente al lettore, cioè al concittadino che merita di essere informato sulle nostre vicende comunali, presenti e passate, affinché possiamo capire tutti insieme questa nostra Città che cosa è oggi e che cosa potrebbe diventare domani. Noi abbiamo sempre considerato questo giornale un organo di informazione e di opinione al servizio del pubblico. E siamo sempre rimasti indipendenti da (vecchio e nuovo) pressioni politiche o economiche; tanto è vero che, quando non abbiamo potuto con le nostre sole forze, questo giornale non è stato pubblicato. Insomma il nostro unico padrone è il lettore. Qualunque giornale, dal più prestigioso al più modesto, rimane in vita solo se è in contatto con i suoi lettori e con la verità. E per amore di verità, dobbiamo precisare che, da qualche mese, buona parte di questa redazione è impegnata politicamente, nel Partito Democratico. Ma non accadrà che questo periodico diventi un bollettino di tale partito, né di qualunque altro. Se dovessimo avere qualche sbandamento, invitiamo fin da ora i lettori a scriverci per criticarci. Altrimenti come faremo a restare nei secoli fedeli? Infine un doveroso ringraziamento ai vari sponsor, che hanno creduto in noi e ci hanno finanziato; ed anche un caloroso grazie a tutti coloro che, spontaneamente, hanno voluto inviarci un contributo in danaro. Per essere ancora più trasparenti, pubblichiamo a parte il rendiconto della gestione Arrivederci al ventennale!! BILANCIO ANNO 2009 Entrate: Sponsor euro + Sostenitori 736 euro = Totale: euro Uscite: Tipografia 3083,00 euro - Altro 5,00 euro = Totale: euro Utile: 3 euro Il Ponte nuovo per questo numero, ringrazia per il loro contributo: Oreste Bisogno, Paolo Citro, Alessandra Civilli, Rita Giannotti, Vienna Palo ed anche un altro sostenitore che ha chiesto di rimanere anonimo. Indice degli articoli e notizie PAG Gli scavi di Bailo Modesti PAG. 2 - La vasca di Via Sanzio PAG anno de "Il Ponte" PAG Nasce il nuovo PD PAG. 5 - Memoria di un gentiluomo PAG. 6 - Brevi dalla città - E' morto un amico PAG Gli anni ruggenti della Pizzeria Negri "Parte seconda" Punti di distribuzione il Ponte nuovo edito dall'associazione culturale "Il Ponte nuovo" Via Veneto 14, Pontecagnano Faiano (SA) 3 PAG Il Cantastorie "Riflessioni meridionali" PAG Natale "Ieri e Oggi" PAG L'angolo dei lettori - Un territorio a rischio PAG Un film lungo vent'anni PAG Class Action PAG La banca del mezzogiorno - Il "riciclaggio" A Faiano: Edicola Taiani, piazza Garibaldi; Pasticceria Ornella, piazza Garibaldi; Studio Casa, piazza Garibaldi; Hair Style by Tonino, via Montegrappa; Tabacchino Ferrara, via Montegrappa; Associazione Tyrrhenoi, via Pisacane; Supermercati Conad; Tabacchino loc.acquara; Tabacchino loc. Trivio Granata; Alimentari Nenna, Baroncino; Panetteria-Pasticceria Apicella, Via Piave. A Sant'Antonio: Edicola Landi. A Magazzeno e Picciola: Edicola Tabacchi di Magazzeno, via Mar Ionio; Bar-Ristorante San Michele, via dei Navigatori; Salumeria piazza Villaggio Picciola; Minimarket-Tabacchi, via Marco Polo; Bar Elia, via Magellano. A Pontecagnano: Edicola Tabacchi, via Lamia; Edicola Marino, corso Umberto 34; Edicola Inciucio, corso Umberto 89; Edicola, corso Umberto 118; Edicola- Cartoleria Spetteguless (ex Bisogno), via Budetti 76; Elioteknica, via Carducci 9; Edicola-Cartoleria-Merceria, via Italia 183; Edicola, via Pertini; Supermercato IperAlvi, via Moro; Bar Europa, piazza Risorgimento; Salone Senatore, via Veneto 20. TUTTI GLI SPONSOR. ilpontenuovo@ .it Sito web: Anno 3 - Numero 1 gennaio/febbraio 2010 (in attesa di registrazione) Direttore editoriale: Francesco Longo Vicario Generale: Mario Montefusco Capo redattore: Angelo Mulieri La redazione: Carmen Altamura, Ernesto Arduino, Leopoldo Arduino, Roberto Brusa, Marco De Simone, Gianpiero Di Muro, Claudio Gallo, Giuseppe Lanzara, Alessandro Mazzaro, Angelica Russomando, Gerarda Sica, Matteo Sonatore. Vignettista: Agostino Longo Grafico e Impaginatore: Roberto Brusa Contabile: Catello Beatrice

4 4 Il 19 dicembre scorso presso la sala congressi dell Hotel Carosello si è tenuta l Assemblea cittadina del Partito Democratico di Pontecagnano Faiano per eleggerne il nuovo Coordinamento cittadino. Io Roberto Brusa, 29 anni appena compiuti, da sempre impegnato in prima persona nell associazionismo e nel volontariato, impiegato come programmatore presso una grossa società di Salerno, sono stato eletto Coordinatore cittadino del Circolo PD di Pontecagnano Faiano. Nel nuovo direttivo sono inoltre stati eletti Altamura Giuseppe, Altamura Carmen, Arduino Ernesto, Bisogno Giuseppe, Cappiello Antonio, Carbone Gennaro, Casagrande Vinicio, Ceresoli Michele, D Alessandro Ersilio, Desiderio Angelina, Ferrara Enrico, Fusco Francesco, Gravino Carmine, Iuzzino Paolo, Ligurso Carmine, Malangone Domenico, Mazzaro Alessandro, Mulieri Angelo, Petolicchio Carmine, Pettinati Antonio, Romano Matteo, Stellardi Egidio, Vernieri Annunziata e Vitale Raffaele. Infine daranno il loro contributo come membri di diritto Pellegrino Isabella (Delegata regionale del PD), Sica Gerarda (Delegata nazionale del PD) ed i Consiglieri comunali Del Gais Dario, Lanzara Giuseppe, Longo Francesco, Sabatino Vincenzo e Vergato Enrico. Doveroso è il ringraziamento da fare all amico nonché Coordinatore uscente Giuseppe D Ascoli per aver retto le sorti del partito in questa fase e per l'aiuto fornitoci nell avvicinamento al congresso. Due anni fa abbiamo aderito al Partito Democratico perché motivati dalla proposta di rinnovamento che questo nuovo progetto rappresentava. Conoscevamo la crisi profonda dei partiti ormai inariditi e burocratizzati. La sfida era dirigere la società verso una maggiore uguaglianza, libertà ed emancipazione, intesa come possibilità di realizzare pienamente le potenzialità di una collettività e di ogni individuo. A Pontecagnano Faiano l obiettivo che ci poniamo ora, dopo questi due anni difficili del PD, è un grande progetto in cui ci candidiamo ad essere l alternativa di questo governo irreale ed affarista. Prioritario intervento è quello di riaprire la sezione del Partito Democratico per trasferire la politica dalle stanze degli accordi al Circolo del partito. Abbiamo già individuato e preso un bel locale commerciale in via Tevere 26 (traversa del Roxy) non sfarzoso, abbastanza centrale ed a pian terreno per poter ritornare tra la gente. Il nostro circolo sarà lo strumento che permetterà al Partito di radicarsi sul territorio e di garantire il dialogo con il popolo, a partire da quello delle primarie. Deve essere il luogo di confronto costante con i cittadini, un occasione per conoscersi e conoscere al fine di elaborare in modo condiviso soluzioni efficaci e praticabili per lo sviluppo culturale, sociale ed economico del territorio. Obiettivo fondamentale è di avere una sede idonea ed informatizzata che ci permetta di essere operativi, concreti ed efficienti. Ma le limitate risorse economiche impongono estrema oculatezza. E necessario quindi attivare fonti di finanziamento supplementari incentivando, anche a questo scopo, le feste di partito! Solleciteremo sottoscrizioni straordinarie, rivendicheremo quote dai finanziamenti pubblici al Partito ed opereremo su un intelligente contenimento della spesa. Si impone poi una chiara organizzazione dell' esecutivo e del coordinamento con la specificazione di compiti e ruoli. Per questo motivo ho già individuato all interno del Anno 3 A PONTECAGNANO FAIANO NASCE IL NUOVO PARTITO DEMOCRATICO Roberto Brusa Roberto Brusa, Coordinatore Cittadino del PD direttivo, tre giovani appassionati, motivati e propositivi che mi aiuteranno nell organizzazione del Circolo. Ho nominato quindi Francesco Fusco come Responsabile Organizzativo, Michele Ceresoli in qualità di Tesoriere e Carmen Altamura Addetto Stampa. Particolare attenzione deve essere riservata alle azioni e agli strumenti di comunicazione: sito web, newsletter, social network, manifesti, volantini, giornali istituendo però anche un mezzo comunicativo più classico come la bacheca di circolo. La sezione deve diventare il luogo primario dove emerge, anche attraverso una costante formazione sul campo, una nuova classe dirigente del Partito, capace di rendere reale quel processo di innovazione che il PD vuole sostenere per ridare efficacia alla democrazia. Così si possono battere le semplificazioni, le derive populiste, gli sperperi e le varie forme di propaganda mediatica tipiche dei politicanti della nostra città. Il Partito Democratico a Pontecagnano Faiano deve tornare a parlare alla gente! Verranno organizzate manifestazioni ed attività itineranti, nelle piazze, nei luoghi pubblici e nei bar. Dobbiamo essere in grado di garantire, un modo trasparente e partecipato, di selezione della classe dirigente. I candidati alle cariche amministrative saranno scelti attraverso le primarie, strumento di attiva partecipazione e democraticità. Al fine di favorire una pluralità politica, eviteremo la formula del doppio incarico. A tutela poi della chiarezza, efficienza e unità del Partito, dobbiamo costruire con chi ricopre incarichi istituzionali, dai Consiglieri comunali, una sinergia con il Coordinamento per evitare l individualismo che in questi ultimi anni ha danneggiato la coesione del partito, violandone il senso di appartenenza. Con le ultime elezioni comunali, il Partito Democratico è stato delegato all opposizione del governo cittadino, spetta quindi al gruppo consiliare terminare il mandato rispettando il ruolo fondamentale dell opposizione che dovrà collaborare con la maggioranza solo in merito ad atti necessari per il bene della città, non saranno invece tollerati accordi ambigui.

5 Anno 3 Dovremmo iniziare a confrontarci, con chiarezza, trasparenza, partecipazione e passione per un vero rinnovamento della politica! Per questo è assolutamente necessario dire: - Basta a persone e politici che lavorano solo alla salvaguardia di se stessi e che ottengono il solo risultato di allontanare chi della politica ne fa una passione e non uno strumento di conservazione del potere. - Basta alla sottolineatura ossessiva delle divergenze a dispetto della valorizzazione delle idee comuni. Ciò che democraticamente verrà scelto dovrà essere sostenuto dal partito e da quanti ne fanno parte. Solo così possiamo restituire al PD la coesione di cui ha bisogno. - Basta, infine, con la percezione che alla politica possano accedere solo pochi eletti di una casta pre-designata. Ci assumiamo oggi l impegno di ricercare l attiva partecipazione democratica soprattutto all esterno. La politica, quella vera è quella che risiede nei gesti quotidiani della nostra vita, è quella che si costruisce con fatica nelle associazioni e nei luoghi di aggregazione, è quella che si fonda sul confronto e su come riuscire a superare le difficoltà di tutti i giorni, è quella che deve garantire una migliore vivibilità del nostro territorio. Dobbiamo imparare ad amare il nostro partito. Perché il Partito Democratico è lo strumento di cambiamento che ci consente di guardare con speranza all Italia ed al nostro territorio. Il Partito Democratico del dopo Congresso cittadino dovrà essere unito, dovremo smontare le correnti, i personalismi e mescolarci proficuamente. Ricordo a me stesso che: La più grande virtù della politica è non perdere il senso dell insieme. IN MEMORIA DI UN GENTILUOMO Francesco Longo Pontecagnano, anno 1966, 1 Campionato Pony. Il giovane dott. Raffaele Crudele, premiato dalla futura moglie, Giovanna Concilio. Il 12 gennaio scorso è morto Raffaele Crudele, pontecagnanese di altri tempi. Era nato nel Suo padre, allora Segretario del Fascio nel nostro Comune, fu uno dei pochi che, quando cadde il Regime, non si dichiarò antifascista; e fu uno dei pochissimi che, quando poteva, non approfittò. Raffaele imparò quella lezione di dignità e lo dimostrò nel Già laureatosi in Scienze agrarie, decise, a 33 anni, di emigrare al Nord per affermare il suo valore professionale. Andò ad Iesolo (Venezia), a fare da consulente presso un azienda agricola con annesso allevamento di cavalli da corsa: la Scuderia Sandra. In effetti Raffaele Crudele, oltre che l onestà e la famiglia, amava i cavalli. In quella azienda, i cui soci si occupavano soprattutto di altre società (costruzioni edilizie ed autostradali), egli mostrò le sue capacità. Migliorò quell allevamento fino a raggiungere alcuni brillanti risultati internazionali. Sotto la sua guida la Scuderia Sandra divenne importante; e lo fu anche per lui, tanto che chiamò Alessandra la figlia che gli nacque. Dopo cinque anni, soddisfatto di quella esperienza, si trasferì a Roma, dove divenne funzionario dell Ente Nazionale delle Corse al Trotto. Si occupava del controllo della produzione, del libro genealogico, del miglioramento genetico del cavallo trottatore. Fu nominato giudice di corsa. In quel periodo cominciò a progettare piste di corse al trotto, forte dell esperienza di Iesolo, dove aveva conosciuto un ingegnere austriaco che gli aveva rivelato alcuni dei suoi segreti. Per anni ha progettato le piste di vari ippodromi italiani, da Torino fino a Siracusa, compresa quella del nostro ippodromo Valentinia. Nel 1978 tornò a Pontecagnano, alternando i suoi vari impegni (agronomo libero professionista, insegnante di matematica presso le scuole medie, consulente tecnico presso la Corte di Appello di Salerno e giudice di corsa) con la famiglia e la passione per la musica jazz. Per un breve periodo ha retto, da commissario, la sezione di Alleanza Nazionale di Pontecagnano Faiano. Hanno detto di lui: Ha vissuto con lealtà, nel rispetto del prossimo, senza privilegiare il danaro a tutti i costi. Raffaele Crudele è stato un vero gentiluomo. 5 Il Brigante Osteria Via Andoli, 2 Sieti Giffoni Sei Casali (Sa) Tel E' preferibile la prenotazione Cucina tipica picentina

6 6 Brevi dalla Città Anno 3 notizie e segnalazioni Agli inizi di Febbraio il Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano è stato riaperto. Alcuni anziani lettori lamentano che in tutta la nostra Città non esiste un solo gabinetto pubblico. Altri lettori ci segnalano il degrado e la scadente illuminazione di via Roma, via Piave e di via Picentino. Sabato 23 gennaio presso il centro sociale di Salerno sito nel quartiere Italia (pastena) i Paranza vibes hanno festeggiato i 10 anni della loro attività musicale. Gli Scouts con la luce di Betlemme - Sofferenti e reclusi Quest'anno è stato proprio un Natale diverso per noi scouts del gruppo "Piero Strianese" - Pontecagnano 1. Abbiamo dedicato qualche ora a coloro che le feste le avrebbero passate lontano dalle luci e dal calore della famiglia. Ogni anno ci arriva la "Luce della Pace" prelevata direttamente dalla Grotta di Betlemme e distribuita dagli scouts in tutto il mondo grazie ad un passa fiammella che mantiene in vita questa luce di speranza per credenti e non. Negli scorsi anni abbiamo invano tentato di coinvolgere la gente di Pontecagnano Faiano; mentre in altri luoghi c'è l'impegno diretto di Vescovi o semplici sacerdoti, di Sindaci o altre Istituzioni. Ma, la nostra città si è dimostrata sempre refrattaria a proposte che esulino da canzonette, pizze e baccanali vari. Allora il nostro gruppo scout ha deciso di portare questa luce d'amore laddove c'era effettivo bisogno di speranza e di solidarietà. Con entusiasmo i nostri ragazzi si sono divisi il compito arduo di entrare in strutture in cui non è facile accedere se non con permessi speciali, ma essere scout significa anche essere ostinati ed osare l'impossibile e quindi l'impresa è riuscita. Gli Scouts del Reparto Phoenix e le Guide del Reparto Stella Polare hanno fatto dono della luce ai ricoverati nell'ospedale S.Leonardo di Salerno, con una semplice cerimonia svoltasi nella cappella ospedaliera tra la gratitudine dei presenti e la commozione che il gesto ha procurato. I Rover e le Scolte del Clan dei Cavalieri, invece, hanno varcato il "pesante" portone del carcere di Fuorni con in mano una lanterna accesa e si sono accomodati nella locale cappella accolti dai numerosi detenuti, dall' Ecc.mo Vescovo di Nocera e dal Cappellano e, durante la messa, hanno fatto dono della "fiammella" alle tante persone che gremivano la chiesa. In entrambe le circostanze ci siamo sentiti "ACCOLTI" ed attesi. Gli sguardi lucidi, le parole di ringraziamento e le strette di mano hanno procurato a tutti noi una intensa gioia, perché siamo riusciti, con un semplice gesto a recare sollievo e conforto a persone che, in giorni particolari come il Natale, avvertono ancor di più la solitudine. Ci hanno invitato a tornare e noi faremo del nostro meglio per ripetere l'esperienza bellissima di farsi ultimi tra gli "ultimi". Ringraziamo quanti ci hanno permesso di vivere questi momenti, in particolare la dott.a Caterina Sergio, vice direttrice della Casa Circondariale di Fuorni, donna sensibilissima con il sorriso negli occhi e nel cuore. E MORTO UN AMICO Il 9 febbraio scorso è morto Mario Aliberti. L indomani, al suo funerale, la chiesa del SS. Corpo di Cristo e l antistante piazza Risorgimento erano gremite di gente. Una tale partecipazione non la si vedeva da anni. Eppure il defunto non era una autorità, né un cosiddetto vip; ed infatti non c erano delle autorità presenti, quelle sempre pronte a mettersi in mostra anche in queste tristi occasioni. Incuriositi, abbiamo chiesto ad alcuni suoi amici d infanzia perché Mario fosse tanto benvoluto. Ne abbiamo ricevuto la seguente risposta. << Non è facile parlare di un amico che non c è più; di solito si diventa buoni nel giudizio e si scelgono frasi di circostanza, mentre la malinconia si mescola alla soddisfazione di rendere un tributo postumo dovuto. Ma non è così. Mario era un uomo semplice, generoso, corretto e sensibile, scevro da manie di grandezza. Ha lavorato come operaio per una vita intera; ha militato e lottato nel sindacato contro quelli che lui chiamava i padroni. Ha militato sempre nella Sinistra anche se poi, negli ultimi anni con l avvento dell ultima generazione di portaborse rampanti interessati più a sé che agli ideali, ne era uscito deluso ed amareggiato. Soffriva per il saccheggio che il paese stava subendo. Perciò negli ultimi anni si era dedicato ad aiutare i figli nella gestione della loro pescheria (Luna rossa); ed anche se da noi pungolato, evitava sempre di parlare di politica perché per lui tutto era finito con il P.C.I. Era insomma un uomo semplice, un grande lavoratore che, anche da pensionato, si alzava ancora alle tre di mattina per accompagnare il figlio al mercato generale; poi sostava davanti alla pescheria sempre pronto a dare qualche consiglio o a pagare un caffè. Tanta gente ama apparire, ma il rispetto è un altra cosa; quello non lo si può comprare ma lo si conquista con l esempio e con una correttezza morale difficile da trovare oggi. Mario godeva del rispetto della gente perché si era costruito da solo, senza mai scendere a compromessi. Tutti lo consideravano il prototipo dell onesto cittadino, il bravo padre di famiglia, la persona da portare ad esempio: onesto, autorevole e all occorrenza ostinato e severo. Per noi era semplicemente l amico Mario; avevamo interessi diversi ed a volte non ci vedevamo per mesi; ma il nostro era un rapporto speciale per cui non servivano parole, ci capivamo solo guardandoci. Ci legava una profonda stima, la stessa che, nonostante gli sforzi, tante persone non avranno mai. Mario era un piccolo grande uomo! E noi abbiamo avuto l onore di camminare al suo fianco >> Enzo Emilio Franco Pino

7 Anno 3 Gli anni ruggenti della Pizzeria Negri 1I parte Alessandro Basso...Or fatta inerme, nuda la fronte e nudo il petto mostri. Oimè quante ferite, che lividor, che sangue! Oh qual ti veggio, formosissima donna! Io chiedo al cielo e al mondo: dite dite; chi la ridusse a tale?... Attendi, attendi. Io veggio, o parmi, un fluttuar di fanti e di cavalli, e fumo e polve, e luccicar di spade come tra nebbia lampi. All'Italia, Giacomo Leopardi...dalla Belle époque alla Dolce vita A Donna Elena Crudele Il giovane principe Umberto II di Savoia veniva spesso qui da noi a Pontecagnano, e nel venirci sostava alla Negri, diretto alla tenuta di Persano a visistare gli allevamenti equini, come già prima di lui avevan fatto Re Carlo e Re Ferdinando II di Borbone, che più d'una volta, nell'andare e ritornare da Persano, s'era fermato per il pernottamento nella villa del Cav. Carlo Vernieri, suo figlioccio di cresima, la villa oggi dei Bracale, alla contrada Maronzola, sulla via che per il Siscaritolo conduce a Faiano. Il Real Casino di Caccia dei Borboni a Persano fu voluto da Carlo III, che durante il suo regno favorì lo sviluppo delle arti, del commercio e dell'industria in Campania. Fece costruire la reggia di Portici, su progetto del Canovari, il palazzo di Capodimonte, progettato dal colonnello Medrano e dallo stesso Canovari, il Teatro San Carlo su progetto del Carasale; ed anche un ponte sul Volturno, a Venafro, e migliorò il palazzo dell'università e fondò l'albergo dei poveri in piazza Carlo III; insomma si diede un gran da fare. Il casino di caccia di Persano era invidiato da tutta la nobiltà euopea, tanto per la sua bellezza che per la meraviglia dei luoghi che l'avvolgevano, come ti dimostran le splendide gouches firmate nel 1782 da Jacob Philipp Hackert e conservate alla Reggia di Caserta. Il bosco di Persano ebbe sin dall'antichità grande rinomanza per l'allevamento equino innanzi a tutto e poi per le molteplici produzioni boschive e per la abbondanza di cinghiali e cervi, ma anche per i numerosi allevamenti di bufali, situato nella Povincia del Principato Citeriore fra i comuni di Altavilla Silentina, Serre ed Eboli, come racconta il Carelli nel La tenuta constava di tremilacinquecentocinquantuno ettari di bosco; Carlo III di Borbone l'ebbe in concessione affittuaria da Don Giordano De Rossi di Caiazzo, Duca di Serre, perchè prediligeva la caccia e, sul medesimo luogo della vecchia casina ducale, fece costruire la novella Real casina, fra il 1752 ed il 1754, su progetto dell'ingegnere militare spagnolo Juan Domingo Plana al quale si sostituì Luigi Vanvitelli nel 1753, per ovviare a taluni problemi di statica dovuti alla consistenza del terreno e per rimediar alle incompetenze delle maestranze poco esperte e ai loro frettolosi lavori. Il Vanvitelli ordinò, così, alla manovalanza fatta giungere dal cantiere della Reggia di Caserta, che fossero murate le finestre delle torri e le arcate del primo piano, intervenendo questo è vero irrimediabilmente sull'armonia originaria della struttura, per salvare, in fondo, il salvabile. Si dice finanche che la scultura di marmo alla fine dello scalone interno fosse addiritture del Canova. Comunque sia restava una tenuta in affitto, e il re non se ne dava pace, così, il 10 marzo del 1758, dopo lunghe trattative, il Borbone potè finalmente dirsi il vero proprietario della tenuta, essendo venuto in possesso del feudo di Serre, del quale faceva parte Persano, e dando in cambio al Duca De Rossi il feudo di Casal di Principe. Persano e i cavalli, di fatto, erano una cosa sola, i segni comuni di un grande amore. Prima che il Borbone pensasse a Persano come luogo ameno di svago, di caccia ed equitazione il tenimento confinava con il feudo baronale di Romagnano di Ligny, acquistato per un milione di ducati dai Principi Torella. Il principe Torella, che era originario della Spagna, prima di acquistare il feudo di Romagnano, vendette molti dei suoi beni in patria, importando nella nuova tenuta di Bari, i suoi ovini da merinos e i suoi cavalli andalusi e provenzali. La equina razza del principe di Torella era molto stimata in tutta Italia, tanto d'avere fornito ottimi riproduttori alle mandrie governative e a quelle dei principali baroni della Il ponte sul Picentino nel Ed. A. Galdi, Pontecagnano Puglia e dell'agro salernitano. Era così grande la considerazione del re Carlo per il principe Torella che questi decise d'inviarlo in ambasceria alla Corte di Spagna il 21 ottobre del Perciò la mandria reale di Persano fu costituita esclusivamente da cavalli e fattrici andaluse e provenzali donate dal principe Torella e provenienti dalle mandrie della Terra di Bari. Questi cavalli giunsero in Italia nel 1702 e a Persano fra il 1736 ed il 1737, andando a costituire una mandria brava poi accresciuta con gli acquisti fatti presso i grandi proprietari confinanti come il Barone di Serre, il Duca di Angri e il Duca di Eboli. Un gran felice connubio se si considera che le fattrici locali discendavan dai cavalli berberi ed orientali importati dai Greci e dai Cartaginesi, dai Saraceni e dagli Spagnuoli. Ma la grande rivoluzione si ebbe quando, il 30 giugno del 1741, l'ambasceria straordinaria di Hagi Hessein Effendi, per conto del Sultano di Costantinopoli - che ricambiava gli omaggi ricevuti dal Re di Napoli - donò quattro cavalle purissime di razza araba, che furono usate come riproduttrici gettando le basi della razza salernitana, orgoglio ancor vivo dei nostri progenitori. Ecco perchè il re Carlo passava per Pontecagnano, ecco perchè sostò alla taverna di Spaccapantano, ecco perchè fece lo stesso il re Ferdinando e così i Savoia, che discesi dal Piemonte, assassinati i nostrani rivoluzionari, ossia i briganti, e usando Garibaldi, unificaron l'italia e mandarono a casa i Borboni ereditandone ogni proprietà e possidenza, come qualche decennio più tardi fece lo Stato italiano esiliando i Savoia macchiati delle viltà prima d'una guerra ingiusta ed inutile e poi dalla vergogna d'una fuga nient'altro che regale. In verità, il fatto che il re Borbone ambisse a costituire una razza di equini per l'esclusivo uso da sella e per la caccia, portò a molti lavori di disboscamento in gran parte delle sue enormi proprietà dove nacquero parchi magnifici e fu pure riassestata la strada che da Salerno portava a Persano, spingendosi oltre il fiume Sele e detta via delle Calabrie: insomma il nostro Corso Umberto I. Il Galanti, infatti, ti racconta nella sua Istoria di Napoli che...con spesa immensa si fece spianare e ridurre la strada da Salerno a quella caccia [Persano], prima sbalzosa ed impraticabile, come dalla iscrizione sulla portanuova di Salerno sotto la statua di S. Matteo nel Il Commendatore Edoardo era un inguaribile monarchico, e per il fatto d'essere un inguaribile monarchico (perchè lo era, e lo dimostrano i fatti, cioè le fotografie e i racconti accreditati e accreditabili, e non saranno gli ignoranti e i presuntuosi a negarlo, o a convincermi del contrario), dovette anche acconsentire, non so quanto a malincuore, ad essere fascista. Si sa, dopo la Marcia su Roma del 1922, a parte i grandi casi di eroismo e di alto senso della libertà e della democrazia, tutti gli Italiani si dichiararon dapprima fascisti per volontà spontanea, e poi, quando la dittattura s'inasprì e Mussolini perse il senno alleandosi con Hitler per spartirsi l'europa, continuaron ad essere fascisti sì, ma per forza, cioè per imposizione, e per evitar le maganellate, l'olio di ricino e il confino.

8 8 Pontecagnano per la natura georgica e bucolica di queste sue terre floride, non dedicava troppo del suo tempo al dibattito politico; la vita si svolgeva ancora fra i campi, le bufale e le masserie, la domenica s'andava alla messa col vestito buono, se ce l'avevi, e la cosa più allegra che si potesse fare, era, per gli uomini, (le donne tutte terra casa e figli), d'andare, come da sempre, all'osteria. Così molti morivan senza d'aver visto neanche Salerno, o Napoli. Ma non eravamo certo rassegnati, o prostrati e avviliti per il destino che c'era toccato in sorte, e la nostra vocazione agricola non toglieva sagacia ai nostri ingegni, perchè sotto le camicie sporche di terra, e oltre le ampie gonne e dietro i corsetti e le sottane, pulsava ancora il sangue dei Picentini antichi. Come ti dimostra il fatto che negli anni Trenta di quel triste primo cinquantennio del Novecento, inferocite e armate di bastoni e brandendo le loro rivendicazioni, discesero da Faiano, in una coorte ben unita, tante donne che manifestavan a giusto la loro rabbia per l'aumento di cinque soldi del pane (fatto che induce anche a riflettere sulle intraprendenze dei ceti meno abbienti messi al muro da chi comanda). Il fascismo qui da noi portò pochissime novità e scarsi ammodernamenti. Ci portò, ad esempio, il podestà, il Commendatore Avvocato don Felice Sabbato, che si sostituì al sindaco Carlo Crudele il 21 aprile del 1927, e resse la carica sino al 31 ottobre Anche il podestà era un gran monarchico, e un intimo amico del principe Umberto, ma non un fascista convinto, pur tuttavia non disdegnò di vestir l'orbace e di svolgere da gerarca la sua funzione, accumulando enormi ricchezze. Fascista o non fascista che fosse don Edoardo, l'apogeo della Pizzeria del Negri fu proprio coincidente con il maggiore splendore del periodo fascista, già solo per un fatto cronologico: il Duce agguantò l'italia sottraendola ad un addormentato Vittorio Emanuele nel 1922 e don Eduado aprì la sua pizzeria nel E la Storia che spiega i fatti non si può mettere a tacere. Lo vedo benissimo, riesco ad immaginarlo con estrema facilità. Eccolo lì, tozzo e in carne col baffetto, seduto al suo tavolinoscrittoio col campanello a lingua di cane che ha fatto storia, con le bretelle alla scolaretto e un papillon sempre annodato al collo della camicia. O intento ad allestire la serata scenica del suo cabaret, con gli stivali del fascio accuratamente lucidati, e il pantalone grigio verde, mentre si lascia fotografare con le sue splendide signorine, che sceglieva con cura maniacale recandosi personalmente a Brescia o a Desenzano sul Garda, dove soggiornava all'hotel Piroscafo (l'hotel, che al tempo di don Edoardo era di proprità della famiglia Segattini, affacciava e affaccia tutt'oggi sul vecchio porticciolo di Desenzano), perchè le sue cameriere dovevan essere del settentrione, o lombarde e venete o, perlomeno, friulane. Eccole così affascinanti e rassicuranti, risolute e agguerrite, dalle centinaia di fotografie che le ritraggono nella abbondanza ordinatissima della pizzeria, fra i tavoli ben allestiti, le bandiere sabaude e i ritratti del Duce, sotto al pergolato di glicine e gigli candidi; con camicie bianche, cuffia e mantesino (le divise mutavano al mutar delle stagioni ed eran concesse in dono dal Negri alle sue ragazze) ordinatamente schierate sull'attenti, o con le mani lungo i fianchi, come piccole soldatesse alla guerra del buon gusto, lungo le porte d'accesso al locale che davano sulla via del Budetti. Fra un inchino e un sorriso, fra un attenti! e Le signorine sull'attenti all'interno della Pizzeria Negri Anno 3 Gli anni ruggenti della Pizzeria Negri un buona sera signore, ti invogliavan ad una visita alla pizzeria del Commendatore, tipico elegante locale notturno; a dieci minuti sulla linea Paestum, con filovie ogni venti minuti, telefono n. 1, perchè Una visita alla Pizzeria di Pontecagnano fa bene allo spirito e al corpo. E allora lo sapevano tutti, ma proprio tutti, lo recitavan anche le cartoline, quelle mitiche e ritoccatissime degli anni '30, immagini di Stampa foto B. Lauro & F.lli di Napoli della tipografia Pizzuti di Pontecagnano, telefono 119 e quelle di Vasari di Roma, che alimentavano la leggenda e la curiosità. Fra le centinaia di personaggi che varcarono il celebre ingresso futurista del rinomato locale, oltre al principe Umberto ed alla gentile consorte, vi furono pure tantissimi gerachi fascisti e nazisti, molti volti noti della politica e della buona società romana e personaggi dabbene d'ogni dove. Ma fra i tanti illustri, quello che maggiormente avrebbe fatto felice il Commenadatore Edoardo disdegnò frettoloso un possibile invito, lasciando al Negri - ne sono certo, più certo del fatto che il sole risplende comunque - un grande amaro in bocca. L'illustre mancato fu proprio Benito Mussolini. Nel 1935, quando dinanzi alla pizzeria di don Edoardo sfilavano auto lussuose e festanti comitive s'intrattenevano nelle salette ormai famose, al suon della allegra marcetta e allo svolazzar delle gonnelle delle belle signorine cameriere, passò per Pontecagnano il Duce degli italiani. Nel dicembre 1934 la situazione, invero già precaria, della presenza degli italiani in Somalia e in Abissinia, cioè in Etiopia, giunse ad un punto critico; vennero al pettine dei nodi molto stretti, e così, ai pozzi Ual-Ual, al confine fra Somalia italiana ed Etiopia, vi furon gravi scontri fra le nostre truppe e alcune bande etiopi, poichè, malgrado i trattati d'amicizia, da anni la Somalia sentiva sul collo il fiato dell'etiopia, e viceversa. Mussolini - che dapprima si persuase ad intervenir senza una guerra - convinto del fatto che per sedere al tavolo del potere europeo occorresse avere le spalle al sicuro in Africa decise che andava risolta una volta e per tutte la questione italo-abissina. Ma all'idea iniziale di risolverla con la pace sostituì quella di fare una guerra, perchè solo la guerra da evitarsi poteva rimarginare le ferite dell'onta africana delle campagne del 1896 e del 1911 e 1912 (quando per rappresaglia ai turchi compiemmo l'eccidio di Sciara Sciat, indecenza cha anticipava le sanguinarie indecenze del maledetto Mussolini che in quelle campagne ordinò che si costruissero campi di concentramento italiani nei quali assassinammo quarantamila libici!), delle restrizioni dei trattati di Versailles del 1919, e garantire all'italia un posto al sole. La situazione assunse subito le proporzioni d'una questione internazionale e la Società delle Nazioni, denunciando lo stato d'aggressione dell'italia, comunicò ad un borioso Mussolini l'imminente arrivo di una flotta preposta nel Mediterraneo: Mussolini sbottò di brutto, come al suo solito, e ordinò che si mobilitasse un certo numero di divisioni delle camicie nere (la Sabaudia, la XXII Marzo, la XXVIII Ottobre, la Gran Sasso,la XXI Aprile e la 3 Gennaio, insieme a qualche altro battaglione). La divisione 3 Gennaio, che prese il nome proprio dalla data nella quale fu ratificata la richiesta d'intervento del Negus Ailè Salassiè alla Società delle Nazioni, era composta da volontari in camicia nera, ed era organizzata insieme ai battaglioni Forlì, Ravenna, Cuneo e Palermo. I militi si addestraron sui monti Picentini: a Giffoni Valle Piana, ad Ornito e a Montecrovino Rovella; ma anche a Cava, Eboli e Pellezzano. Pontecagnano - coi suoi poco più di ottomilacinquecento abitanti - vide il maggior numero di camicie nere che si potesse vedere tutte insieme; erano accampate dappertutto: a Sant'Antonio, nella proprietà dei Morese, lungo la via Pompei nelle terre sparse, nell'ex campo profughi del centro AAI. Pontecagnano brulicava di camicie nere. Venne così il giorno che Mussolini, giunto a Salerno col suo idrovolante che guidava da sè, si diresse ad Eboli, il 7 luglio del 1935, a passare in rassegna i suoi battaglioni, dove in un acceso discorso contro la Società delle Nazioni, contro la Francia e l'inghilterra: «... a coloro che pretenderebbero di fermarci con carte o parole, noi risponderemo col motto eroico delle prime squadre d'azione ed andremo contro chiunque, di qualsiasi colore, tentasse di traversarci la strada», riscaldò l'animo dei suoi. Per fare ritorno a Salerno passò per Pontecagnano.

9 Anno 3 9 Gli anni ruggenti della Pizzeria Negri Don Felice Sabbato podestà allestì una scenica accoglienza al Duce, facendo costruire, dinanzi all'allora Caserma dei Carabinieri, un grande arco di trionfo, dallo scheletro di legno e rivestito di fasci di verde mortella locale, con lo stemma dei Savoia e quello del Fascio; sul tetto della caserma fece porre un grande striscione con la scritta DUX e, al secondo piano, su un balcone, la bandiera d'italia con lo stemma sabaudo. Indossò la sua sahariana bianca, e si mise ad attendere l'alfa Romeo decappottabile del tiranno, come testimonian le fotografie, nelle quali scorgi anche don Edoardo, che sognava il Duce alla Negri e la preziosa firma sull'albo d'oro. Ma il Duce attraversò frettoloso il tratto dalle Cannicelle alla Chiesa Madre dove l'arco di mortella l'attendeva insieme a don Felice. Alle due ali di folla in attesa rivolse un fugace saluto alla romana, non notò l'arco, non salutò don Felice e non gustò la pizza di don Eduardo, lasciando a tutti l'amaro in bocca. Il Popolo Fascista di Salerno scrisse:...a Pontecagnano le maestranze dei tabacchifici e degli altri stabilimenti industriali plaudono con immensa passione... i contadini, accorsi a L'arco a Pontecagnano in onore del Duce un calice di vino bianco o un bicchiere di Vermouth. Alle richieste dei suoi clienti da ritrovo d'elite - annotando le targhe dei molesti e serbando le taniche di benzina per i meritevoli - si votava con rispetto, tanto che alla Pincipessa Maria Josè dedicò la nuova pizza con le olive, non meno famosa della piccantissima Mao. L'arma gastronomica del Commendatore era la ricetta segretissima della pasta da pizza - che tenne sempre accuratamente celata (ad eccezione della cara signorina Alice, una specie di direttrice di sala che prese con sé, alla morte di Edoardo, la signora Fanny), impastando con le sue stesse mani la pasta che occorreva alla serata, rintanato, piccolo com'era, nella sua cucina come uno scienziato nel suo laboratorio - poi c'era la bontà dei sapori più naturali e l'accurata scelta degli ingredienti: dall'olio d'oliva dei fratelli Carli, alle farine canadesi e a quelle locali di Gorga a Bivio Pratole. Il salame Napoletano, Milanese e Ungherese dei fratelli salutare il Duce, lo invocano con ardenti manifestazioni. Le donne elevano i pargoli verso di lui; e sul volto di tutti sfolgora la luce di gioia. Ma quando mai! Non ce ne fu neanche il tempo, e credo nemmeno la voglia di illuminarsi di gioia per un fantoccio isterico e guerrafondaio. La macchina del Duce non riuscì ad arrivare a Fuorni, infatti, che quelle donne sradicarono la preziosa mortella dall'arco di trionfo per farne delle ottime scope: le scope Mussolini! Il Podestà salutò le truppe pontecagnanesi della 3 Gennaio in via Mariantonio Alfani, con un piccolo manipolo di Balilla, e si ritirò a togliere l'inutile sahariana, e a pensare alla cattiva educazione del suo Duce. Lo stesso fece don Edoardo col sogno infranto di Mussolini a mangiar la sua pizza. Ma sia don Edoardo che don Felice Sabbato potevano rifarsi e consolarsi al pensiero delle frequenti visite della gioviale coppia regale del Principe di Piemonte Umberto e della consorte Maria Josè. I due principi infatti furono a Pontecagnano in più occasioni. Ad esempio ad inaugurar il municipio da poco costruito. Era il 30 ottobre 1932, e il podestà accolse i novelli sposi e li condusse al municipio, che era parato a festa con decine di tricolori, per offrirli all'affetto e al clamore della folla, all'affetto monarchico dei villici che vedevan nel re, nei principi e nelle famiglie reali un esempio e per i regnanti avevan una grande attrazione, forse perchè desideravan essere loro quei bei giovanotti in divisa, o quelle belle principesse o regine fra pizzi e diademi, smeraldi e diamanti. Con i principi e il podestà vestito alla balilla, il pittoresco Edoardo, che davvero non se ne perdeva una. Umberto ritornò il 21 febbraio del 1935, per inaugurar l'asilo infantile Maria Pia di Savoia, progettato nel 1933 dall'ing. Gennaro Testa, e voluto da don Felice podestà insieme ad un malandato acquedotto, e fu da noi ancora nell'agosto dello stesso anno, cioè poco dopo la volgare fuitina di Mussolini, il 16 agosto, e ancora una volta il 19 maggio del 1936 come appuntò don Eduardo sulla sedia sulla quale è stato seduto Sua Altezza Reale il Principe di Piemonte. Di quelle visite, restan fra mille, le firme del principe e della principessa sui registri della Negri che gli stupidi non leggono. E a fianco ai gentili telegrammi di ringraziamento che il giovane prossimo sovrano inviava al Commendatore, che gli si prostrava d'affetto (e invero l'assillava con le sue accorate missive), vi sono anche le firme di Pietro Badoglio, Achille Starace, Fiorentino Sullo, e mille dediche mille e piccole poesiole e centinaia di disegnini, che trepidanti inneggiano alla bontà della pizza di don Eduardo e alla calorosa sua accoglienza. Sempre festante al suo locale t'offriva, in attesa delle portate, Montorsi di Modena; per i cinque antipasti, ventiquattro tipi di sott'oli e sott'aceti, pane affettato e grissini; ciliegine di latte di bufala consegnate ogni sera da un garzone che le portava in bicicletta appositamente da Battipaglia; mostarda e burro che arrivavan addirittura dal veneto, in panetti da cento grammi l'uno, fatti giungere col ghiaccio direttamente in treno. I pelati erano di Crudele e il parmigiano era acquistato da Catarozzo a Battipaglia. Sempre al suon della marcetta erano servite le portate di frutta fresca e secca: le noci e le nocciole erano quelle del barone Fortunato di Giffoni Valle Piana e, oltre alla storica pizza, il pollo alla Negri cotto al forno col grasso di prosciutto. E, alla fine della cena, la macedonia al Maraschino. Ma, come per un puntuale appuntamento con la tragedia che ritorna, lo splendore della traquillità agricola, della quiete dopo la tempesta, si infranse come un raggio di sole dopo lo squarcio d'un tuono e il fulgore fulmineo d'un lampo. Ci fu la Seconda Guerra Mondiale con i nuovi morti, col sangue dei giovani versato ad irrigare i campi del delirio d'una onnipotenza malata e sciocca; con le case distrutte, i paesi sventrati, le vedove madri arrochite dal pianto e i deportati nei campi di sterminio: uomini, donne e bambini trasformati in numeri d'inchiostro tatuati sul braccio e ridotti in cenere e fumo nel vento d'un occidente martoriato. Il 21 giugno 1943ci fu il primo bombardamento a Salerno e qualche bomba cadde anche a Pontecagnano, danneggiando la Stazione ferroviaria e i dintorni. La guerra non l'avevamo ancora sperimentata: quella notte ci impartì l'insegnamento delle bombe a tradimento. Dal 22 giugno la popolazione, preoccupata sempre più che la cittadina venisse rasa al suolo, scappò verso le colline di Faiano e verso i monti, a Giffoni, a Pezzano, a Filetta, a Castiglione del Genovesi, a San Cipriano, località prive di obiettivi militari. Pontecagnano era deserta con le sue quattro case; due dei tre parroci presero la via delle loro città: p. Patruno verso Corato e p. Formato verso Savignano. Restò padre D'Angelo con fra' Carmine e il cappellano Germozzi. Tutti i locali erano chiusi, compresa la pizzeria di don Edoardo, le strade erano deserte, tranne durante il giorno per i rifornimenti di qualcheduno alle case abbandonate. Ma la sera era un paese fantasma. I bombardamenti non erano più diretti su Pontecagnano, eppure un aereo inglese, inseguito da uno tedesco, per esser più veloce e seminare il nemico, sganciò un grappolo di bombe in aperta campagna, presso la masseria Picariello, uccidendo alcuni dei dodici ragazzi di quella famiglia che con le guerre ingiuste degli ingiusti non avevano nulla da spartire. Lo strazio dei corpi smembrati ci costrinse a constatare lo sfacelo indecente dello spreco di vita e del manco di ragione.

10 10 Lo sbarco del 9 settembre, tuttavia, segnò il punto d'inizio della normalità da ritrovarsi. Gli alleati, giunti con una truppa poderosa e fornita di mezzi d'ogni sorta e ben ricca d'approvvigionamenti, (quelli veri, non quelli che gli italiani non videro mai né in Africa né in Russia), sfilarono per via Giacomo Budetti e sedarono la fievole resistenza delle truppe tedesche annidate sulle colline di Faiano e di Pugliano che, da qualche bunker improvvisato, ancora investivano quei quattro colpi di granata che gli rimanevan per attentare ai giovani liberatori o uccidere il povero Maresciallo dei Carabinieri Francesco Cercola e con lui Pasquale Ciaparrone al servizio degli alleati acquartierati nella villa Alfani che persero la vita ( il primo sul sagrato della Chiesa Madre e il secondo nell'ospedale di Sieti, morto di peritonite contratta per la ferita di granata) come colibrì beccati dagli avvoltoi. Così, fra un thè inglese e una cioccolata americana si ricominciò a pensare al futuro, pur nella certezza angosciosa della tragedia dei lutti e dei bombardamenti di poche ora prima. All'indomani dello sbarco, quando tutti gli italiani si scoprirono antifascisti e si diedero un gran daffare per dimostrarlo, quando insomma tutti dichiararon d'avere combattuto coi partigiani per offuscar l'astro del nazi-fascismo, e quando tutti capirono che non ci serviva più un re e una famiglia reale, il Commendatore Edoardo Negri non fece mistero d'essere ancora un inguaribile monarchico, non un fascista, ma un manarchico. E malgrado ora la sua pizzeria fosse affollatissima di americani e d'inglesi, come lo era stata di nazisti e fascisti, don Edoardo ancora si sentiva fortemente legato alla famiglia reale, e in particolar modo ad Umberto e Maria Josè, re e regina per il breve espace d'un matin di Maggio, come sono ancora tristemente ricordati. Per il tempo soltanto di fare in modo che il Commendatore organizzasse pullman di sostegno ai regnanti novelli e, a proprie spese, tappezzasse Pontecagnano con manifesti in sostegno dell'augusta coppia. In effetti i Pontecagnanesi votorano in maggioranza assoluta (il novanta e nove percento degli aventi diritto al voto!) per la monarchia, insieme ai loro corregionali che, col settanta percento di voti a favore della monarchia sabauda, confermaron d'essere la regione italiana monarchica per antonomasia. La Pizzeria intanto raccontava la rinascita di un popolo, don Edoardo stava sempre alla sua scrivania sol campanello a lingua di cane e ancora si lasciava ritrarre con le sue signorine friulane, come fra le sue conigliette da playboy, ma sotto lo sguardo vigile della aristocratica tedesca signora Fanny (tuttora tumulata nel cimitero di Pontecagnano) che dal bancone dell'ingresso sorvegliava inquisitrice. Alle Balilla nere, alle Lancia Augusta e alle 1500, si sostituiron le Giuliette e le Lancia Aurelia, le Fiat 850 e le mitiche Vespe, che nacquero proprio nel 1946; alle signore in carrozza ricche di gioielli e di trine si sostituì le donne che con la gonna giudavan la macchina mostrando le gambe, e ai giovanotti in marsina e bombetta i giovanotti guizzanti che le invitavan alla discoteca. Insomma era l'epoca della Dolce Vita: la belle èpoque del dopoguerra, l'epoca del boom economico. L'epoca dei guizzi giocosi di Anita Ekberg nella fontana di Trevi e dei film di Fellini, fra gli agguerriti paparazzi e le intramontabili bellezze ed eleganze che ancora invidiamo. Intanto don Edoardo moriva nel 1947 e lasciava la sua premiata pizzeria nelle mani della nipote Rosa, figlia del fratello Peppino, che poi la lasciò a sua volta al figlio, nel 1954, che ai gerarchi e agli alleati, importò i divi del cinema e dello spettacolo. Invece del principe di Piemonte Umberto il Principe della risata, il grande Totò, invece della regina Maria Josè la bellissima Donna Sofia, regina di bellezza, non certo in esilio, e poi Vittorio De Sica, Gina Lollobrigida e tanti altri. Il Commendatore, prima di lasciare il mondo di quaggiù, aveva anche aperto il Cinema Moderno, di fianco all'amata pizzeria, e aveva anche acquistato la Villa Alfani che diverrà il Roxy - un po' il nostro Piper - dove s'esibiranno grandi artisti della fama e della bravura di Mina che, dopo le perfomance canore, continueranno a gustare la storica pizza di Pontecagnano, come testimonian le foto autografe. Alla Pizzeria, intanto, l'antica marcetta fu pensionata per far posto alla batteria, al pianoforte e al sax della musica alla moda. Oramai non si addiceva più il motto delle origini con una Lira, una pizza e un bicchiere di vino! Col tempo, però, il proliferare dei locali notturni e delle pizzerie, Anno 3 Gli anni ruggenti della Pizzeria Negri l'acquisita abitudine dell'italiano medio, povero ma bello e tanto intraprendente, d'andare per quei locali, alla sera, eclissò il mito sempiterno della pizzeria Negri che continuò a vivere come una qualsiasi pizzeria di paese col vanto, in vero poco riconosciuto, di un passato glorioso, ma pur sempre passato, che non poteva avere nulla a che spartire col forsennato presente della velocità accanita e della ricchezza anelata. Ma ancora oggi, a varcar la soglia della storica pizzeria dei pontecagnanesi, pare che in una frazione di tempo si congeli l'eternità, e si riviva il mito dei tempi che furono, dei tempi andati senza il ricordo delle tragedie, ma solo col ricordo accorato del profumo d'una pizza fumante servita al suon d'una marcetta. Perchè l'eterno non lo puoi chiudere in una stanza, e gettarne la chiave, e mentre sei sul baratro, mentre la forte tentazione del non essere cerca di afferrarti, crede di afferrarti, è in quel passato mitico e travolgente che trovi le risposte alla tua vita presente. Il raggio chiarificatore dall'iride del sole d'oro attraversa le vetrate della Negri e, illuminando ora i bacchini ubriachi e ora le stalattiti della Grotta Azzurra, nel luogo sede di tutta una storia, scopri l'alchimia della memoria, senti l'aria riempirsi dello spirito delle cose. E in quella corsa forsennata a scansare i cattivi ricordi, a eternizzare il presente che scivola via ed è subito storia, è già Storia, il ricordo vivo e in seppia consunto di questo lungo e bel racconto ci tiene compagnia, scioglie gli antichi segreti dell'infanzia d'un intero popolo, definisce la sua identità e crea la sua leggenda. Perchè l'unica cosa alla quale possiamo attingere a piene mani è la memoria che con quelle stesse mani abbiamo intessuto. Ma questa verità la comprendono solo gli intelligenti e gli uomini d'amore, e non i ciarlatani e i delinquenti di turno. Gli usurpatori e i fanatici che aizzati dalle lusinghe del denaro facile e corrotto credono di poter comprare tutto e tutti, e si illudono d'essere qualcuno, si danno un tono e un'aria che non sapranno mai avere. E' questo il mito degli anni ruggenti della Pizzeria Negri, gli anni ruggenti che vogliamo riesumar dal baule d'una irredenta e forsennata dimenticanza ad oltranza; gli anni ruggenti del dannunziano sogno di don Edoardo. Gli anni ruggenti minacciati dalla spegiudicatezza della ignoranza scusata col denaro. E ora che la Negri crede di rinascere, si illude di rinascere, ora che la gloria del passato non può biancheggiare alla nuova luce di una Pontecagnano diversa, ma di contro sempre vile, ancora vile, non risuona per quegli illustri da due lire bucate l'ad maiora di augurio. Non risuona per i corrotti dell'ultim'ora e i falsi benemeriti da caricatura, che - le orecchie turate con la cera della tracotanza e della spavalderia più strafottente - non ascoltano quel suono incoraggiante e melodioso e, ignorandolo, condannano se stessi all'ignomia dell'oblio meritato. Ma chi è capace d'ascoltar quel grido di vita che supera la Vita si unisce al coro degli amici della Bellezza e della Memoria e l'ad maiora risuona davvero nel petto devoto dei patrioti dal vessillo purpureo. La Pontecagnano dolce ma derelitta ode l'ad maiora di libertà, perchè meglio di tutti gli altri sa comprendere, ed insegnare, che i duri vincono; lo sa bene, perchè malgrado i disincanti e le spregiudicatezze, lo porta scritto inevitabilmente sulle tombe dei fondatori, nelle zolle silvestri delle sue contrade, sulle urne divelte della sua antichità, nel coraggio atavico dei suoi progenitori, sulle insegne del vero Potere che annienta con la giustezza della Verità il falso potere dell'antipotere. E chi vince da duro supera senza sosta anche i confini del Tempo. Mette sotto ai tacchi la viltà dei vili e la saccenza degli incolti. La faccia tosta dei mediocri asserviti al dio della tirannide, ossia al dio menzogna, che alla libertà dei valori cerca di anteporre la licenza dei disvalori, nell'equazione malvagia del disimpegno codardo. Tuttavia, tuonando tuoni di tempesta e saettando saette di belligeranza, la speranza nel cuore dei combattenti non muore mai. E generando i suoi frutti s'appresta indomita per l' Alalà della Vittoria! Alessandro Basso

11 Anno 3 Il Cantastorie Picentino Fatti e leggende del nostro tempo, narrati e cantati alla maniera antica. Francesco Longo Ai primi di gennaio scorso, a Rosarno (Reggio Calabria), un gruppo di extra-comunitari negri, braccianti agricoli per quindici euro al giorno per dodici ore di lavoro (senza garanzie legali, né sanitarie, né una dimora decente) stanchi di essere sfruttati e per di più fatti oggetto di spari (tre negri feriti) si sono ribellati. Ne è derivata una sommossa. Gli abitanti del luogo hanno reagito organizzando una caccia al negro, armati di sassi, bastoni, catene ed anche di fucili a pallettoni. E intervenuta la polizia che, per salvare i negri, li ha dovuti trasferire altrove. In Calabria, negli ultimi quaranta anni, la ndrangheta ha raggiunto il controllo pieno del territorio ed una potenza economica superiore a tutte le altre organizzazioni criminali del Sud. Si è pesantemente infiltrata nella politica ed ha rapporti di affari con il Centro-Nord d Italia, con mezza Europa e svariati paesi extraeuropei. A fine gennaio, ad Ischia, si è scatenata una guerriglia urbana tra le forze dell ordine ed un gruppo di Ischitani, proprietari di case abusive in procinto di essere demolite; ci sono stati diversi feriti da una parte e dall altra. Nei sei Comuni dell isola d Ischia le abitazioni abusive sono circa seicento. La Magistratura ha inviato ai vari sindaci isolani, agli assessori ed ai tecnici comunali un avviso di garanzia circa le mancate sanzioni per tali abusi. I tumulti di Ischia SUDD! Riflessioni Meridionali 11 Ad Ischia, come in quasi tutta la Campania, il cemento e la speculazione edilizia sono controllate dalla camorra. Secondo Legambiente nella nostra regione, negli ultimi dieci anni, sono state realizzate quasi sessantamila case abusive (seimila all anno, cinquecento al mese, sedici al giorno). La Campania è la regione d Italia in cui si realizza il massimo dell abusivismo edilizio nazionale. Sessantaquattro clan gestiscono l imprenditoria del cemento. In molti dei comuni campani sciolti per infiltrazione camorristica la Magistratura è intervenuta proprio per l abusivismo edilizio. I due avvenimenti, di Rosarno e di Ischia, indipendenti e distanti, hanno un legame: la presenza, invasiva, della malavita organizzata. Il popolo del Sud è da secoli refrattario alle regole, specie quelle che tutelano la vita comunitaria. Il meridionale si sente legato innanzitutto alla propria famiglia e poi al proprio gruppo (gruppo di amici o di compari o di complici). Il concetto dominante è che l individuo, in caso di difficoltà, può aspettarsi un sostegno solo dai familiari, o dagli amici, o dai compari, o dai complici. Insomma il meridionale non si fida né della propria Città né del proprio Stato. Con le conseguenze che vediamo. E quanti altri secoli dovremo attendere, per accedere alla civiltà? Non lo so. Ma quando vedo certas cosas stranas io pierdo la capa et comincio a parlar espagnol porché tra paisanos che no pagan taxas et haveno casas y machinas splendidas y fanno vacances de luxos et hartigianos y anco specialistos curantes che no danno recevutas et comerciantes che fanno finta de far los scontos et malados che fanno finta de estare malado por haber lo falso certificado et medicos terra terra che fanno finta de curar et prievetos aria aria che fanno finta de pregar et politicos che fanno finta de admninistrar et altros habusivos y criminales che parono normales allora anch io faccio finta de esser un altro, cioè un grandehomo de Espana y pienso: A la muerte todos los maldidos imbrogliones, fetientos paraxitos, zuzzusos baciamanos y altras partes corporales, andate-andate a fatigar y a gettar un poco de sangre; et anco a todos los infamos delinquentos (eta murì accisos) andateandate affà las buonanimas a lo camposanto! Ed io, intanto, vorrei vivere in una Città normale, in una Regione normale!

12 12 PREMIO NATALE "IERI E OGGI" Anno 3 Catello Beatrice Il giorno 16 dicembre 2009 a Salerno nel salone Bottiglieri di Palazzo S.Agostino (sede della Provincia), sono stati consegnati i premi del concorso internazionale "Natale ieri ed oggi" organizzato dall'accademia d'arte e Cultura "Alfonso Grassi". Le categorie concorsuali erano pittura, poesia e arte presepiale con tema: "Valori della famiglia ed arte sacra", Dinanzi ad una nutrita partecipazione di studenti ed artisti, sono state premiate ben tre cittadine del Comune di Pontecagnano Faiano. 1 premio - Cat. Pittura con tematica "Soggetto libero" assegnato alla Sig.ra Concetta De Carluccio, mamma del nostro vignettista Agostino Longo 1 premio - Cat. Poesia con tematica "Valori della famiglia" assegnato alla Sig.ra Linda Maturanzio, moglie del compianto Alfredo Terralavoro QUANTO A TUO PADRE ED A ME 1 premio - Cat. Pittura con tematica "Arte sacra" assegnato alla Sig.ra Anna Cordella Quanto a tuo padre ed a me è piaciuto amarti, figlio d'oro ed argento ed avvolgerti di noi. Quanto bello è stato con noi portarti a nuotare in quel mare d'amore che con te generavamo. Quanta gioia di te lasciarci riempire ritornando bimbi, le tue fattezze adorando ed il tuo morbido essere. In armonia sei cresciuto di mente, cuore ed aspetto, le ruvidezze della vita, cui nessuno può sottrarsi affronti, capace di non farti smorzare ed annichilire da esse, coi piedi entrambi saldamente piantati su te stesso. Quanto tiepide ora, e balsamiche queste irruente lacrime, che accompagnano la penna che pretende esprimersi. Figlio gentile, che sottile ed appariscente emani bellezza, adorarti, per noi che ti abbiam fatto, è sostanza della vita.

13 Anno 3 L'ANGOLO DEI LETTORI. PROBLEMA PECORE Egregio Direttore vorrei segnalare uno spreco: molte mattine passa per le strade di Faiano una macchina adibita alla pulizia delle stesse vicino ai marciapiedi. Questo avviene anche di domenica verso le 07, ,30 e, non solo è molto fastidiosa col suo rumore, quanto inutile visto le auto in sosta davanti ai marciapiedi. Comunque l'inutilità è per sempre, visto che dopo qualche ora c'è il passaggio quotidiano delle pecore. A tal proposito, mi chiedo perché tutte quelle mamme, così immacolate e premurose che accompagnano sia in entrata che in uscita i figli alla scuola Moscati, non intervengano in massa bloccando la strada al passaggio delle pecore davanti alla scuola, facendo intervenire anche i carabinieri. Egregio direttore io le chiedo non solo di pubblicare questa mia, ma di analizzare la situazione delle pecore sulle strade di Faiano, intervenendo c/o qualche responsabile e se è giusto che gli abitanti di Faiano debbano convivere con le pecore vita natural durante. Porgo i miei saluti Donato Citro PRECISAZIONE D'AURIA Dopo la pubblicazione della prima parte del mio articolo riguardo la Pizzeria Negri, a seguito d'una notizia giunta a proposito dell'avvenuto o non avvenuto fallimento d'un certo Alfonso D'auria all'inizio del 1900, trascrivo per intero il paragrafo, che è la fonte alla quale ho attinto, per fugare ogni dubbio lecito o possibile: Pellegrino, Pasquale (1981), Annali Picentini, cap. I, pag. 20.: «A via Budetta, nel 1921, Eugenio e Silvestro Crudele, anche loro cominciarono coi «calderini» a fare le loro conserve, trasferendo dalla «porchera» i primi impianti che colà aveva impiantato per primo Alfonso D'Auria, colono fallito, la cui attività ebbe la lungimiranza (o la fortuna) di rilevare il poi comm. Silvestro, all'epoca scrivano o impiegato che si debba dire di Lucio Crudele, grosso ortofrutticoltore.» Alessandro Basso L'ITALIA UN TERRITORIO A RISCHIO DI FRANE E ALLUVIONI Carlo Naddeo Negli ultimi sette anni solo l intervento a valle delle alluvioni che hanno interessato il territorio italiano è costato 5 miliardi di euro (dati Ispra 2008). Dalla tragedia di Sarno a oggi, solo i principali eventi di dissesto idrogeologico hanno provocato circa trecento morti. Una frana in ogni paesello, una zona pericolosa all ombra di ogni campanile, una diffusione incredibile di aree a rischio di alluvione, di allagamento e scivolamento in quasi tutte la regioni d Italia. La mappa del rischio mostra un Italia costellata di piccoli e grandi pericoli, in una situazione in cui di fatto non si conoscono le cifre ufficiali della cementificazione del territorio negli ultimi anni. Secondo gli ultimi dati del Ministero dell Ambiente (Monografia sul rischio idrogeologico 2008) un decimo del suolo nazionale è ad alta criticità idrogeologica e circa l ottanta per cento dei Comuni devono fare i conti con situazioni pericolose. Frane lente o veloci, aree che rischiano di essere alluvionate alla prima mareggiata o pioggia violenta, allagamenti di zone agricole, ecc.. sono il pane quotidiano di piccoli e grandi Comuni e interessano il territorio di molte regioni italiane. Non si tratta di un emergenza ma di una situazione acclarata: nel nostro Paese, infatti, i disastri sono sempre bene annunciati e conosciuti. Da più parti, nella società civile, si alza la richiesta di un urgente Piano complessivo di riassetto idrogeologico in un Italia che si allaga e cade a pezzi, a causa di incuria, abusivismo edilizio, problemi nella pianificazione urbanistica e carenza di manutenzione del territorio. Servono, cioè, fondi per le attività di prevenzione e mitigazione del rischio e per le opere di manutenzione e sistemazione idrogeologica del territorio. A tale giusta richiesta la Finanziaria 2009, varata dall esecutivo di centro-destra, ha eliminato i fondi (69 milioni di euro) già destinati agli interventi per la mappatura, la prevenzione 13 e la mitigazione del rischio nonché per la sistemazione idraulica e idrogeologica del territorio. L attuale governo ha fatto un altro danno all Italia!!! Auguriamoci che nelle prossime elezioni gli elettori tengano conto dei tanti danni che la politica di centro destra sta procurando alla nazione e della necessità di sostenere, per il governo della Regione Campania, quelle forze politiche che, come Sinistra Ecologia Libertà, sono impazienti di costruire un alternativa ecologica, riformista e di sinistra in Campania. Un alternativa necessaria per migliorare e garantire condizioni di vita, di lavoro, di salute, di sussidiarietà e pace tra gli uomini, di preservazione della biodiversità e di un futuro certo per i nostri figli. Un alternativa capace di esprimere un progetto regionale rispettoso dei cittadini, dell ambiente, dei territori, della diversità culturale, dei diritti fondamentali e delle libertà individuali, condizioni indispensabili per una giustizia sociale e una onesta convivenza civile. PAN DOLCE - Via G. Budetti, 125 Pontecagnano Faiano (Sa) - Tel

14 14 Rubrica di approfondimento cinematografico Claudio Gallo LA FINESTRA SUL CORTILE Un film lungo vent'anni Anno 3 Venti anni sono tanti. Nel 1991 eravamo giovani di belle speranze cui premeva, in termini assoluti, riuscire ad organizzare il Cineforum a Pontecagnano Faiano. Per noi era un sogno. Anni di crisi, non solo cinematografica. Per vedere un film eravamo costretti ad emigrare nella vicina Salerno e frequentare le sale d essai del capoluogo. Da noi il cinema Nuovo soffriva la diffusione delle videocassette allora in auge, e dal lunedì al venerdì proiettava film per adulti per poi ripiegare nei fine settimana su qualche pellicola commerciale di mesi prima. Per il resto, nella nostra ridente cittadina c era un serio problema di droga e di disoccupazione. Mancava poco alla fine della prima Repubblica, non lo sapevamo, ma almeno a quei tempi la auspicavamo, eravamo indignati per le cose che non funzionavano, il consumismo sfrenato era di là da venire e la televisione non era ancora becera e volgare. Ed erano forti le nostre radici. Quando l allora Assessore alla Cultura, il Signor Giuliano Angelo, che non finiremo mai di ringraziare, ci comunicò di avere riservato una somma per organizzare il primo cineforum cittadino, non credevamo ai nostri occhi e alle nostre orecchie. Partimmo senza sapere bene come orientarci, guidati solo dalla nostra passione per il Cinema e con la voglia di trattare tematiche su cui confrontarsi, utilizzando l unicità del linguaggio cinematografico: un film vale più di mille convegni. Oggi, 2010, siamo impenitenti consumisti, videodipendenti e videogovernati, navighiamo su internet, socializziamo attraverso simulacri virtuali, la droga non è più un problema, neanche la disoccupazione nonostante migliaia e migliaia di licenziamenti, le radici si sradicano, siamo diventati razzisti e xenofobi, non ci indigniamo più per niente e non auspichiamo null altro che non sia qualcosa da consumare qui e subito. Nel mezzo, il cineforum, con l impossibilità di sintetizzare venti anni in questo breve spazio. Siamo cambiati, tutti, com è inevitabile che sia. Ci sentiamo orgogliosi di aver ideato una così longeva esperienza culturale, e forse dire solo orgogliosi è dire poco. Ci siamo trasformati, andando incontro a nuove esigenze e a un nuovo pubblico. Abbiamo attraversato varie fasi, la lacrime e sangue, la dura e pura, quella squattrinata con sei film con conseguente richiesta di aiuto agli amici sponsor, da quella per pochi a quella all inclusive. Il cineforum era e resta, unico nel suo genere, un occasione di incontro e confronto tra le varie associazioni che lo organizzano, un appuntamento dove culture ed esperienze diverse si confrontano proficuamente, coinvolgendo un pubblico sempre più numeroso, che attende con gioia l inizio della programmazione dei film. Nel primo cineforum intitolammo la brochure Un occasione per ritrovarci, dopo venti anni quel bambino che vedete nella foto che fu la nostra icona dell epoca, è sicuramente cresciuto e può affermare con soddisfazione che l occasione è ritrovata. Associazioni, istituzioni, diversamente abili, anziani, giovani, amici sponsor, tutti insieme appassionatamente. Scorro l elenco dei 179 film proiettati dalla prima edizione, e ricordi, immagini, scene, volti, battute, presentazione di libri, ospiti d onore si rincorrono nella mia mente come in un unico, commovente, imperioso viaggio nella settima arte e nella storia della mia vita, della mia città e delle persone che con essa si sono intrecciate. Un film lungo vent anni. Da Quei bravi ragazzi di Martin Scorsese del 14 marzo 1991 a Milk di Gus Van Sant, l ultimo film della passata stagione. Grandi registi internazionali e italiani, giovani sconosciuti dal futuro promettente, cinematografie di tutto il mondo esplorate. Scorsese, Spielberg, Coppola, Allen, Polanski, Kieslowski, che non finirà mai di mancarci, ma anche Von Trier, Kitano, Yimou, Kusturica, Kar- Wai. I grandi registi italiani come Monicelli, Amelio, Tornatore, Salvatores, Moretti, Scola, Troisi, Giordana ma anche il primo Rubini, il primo Placido, il Come te nessuno mai dello sconosciuto, all epoca, Muccino, e poi Soldini, Mazzacurati, Sorrentino, Archibugi, Angelini e perchè no, anche il nostro Andrea D Ambrosio. E tanti, tantissimi altri. Un lungo viaggio, dicevo, che dal 4 marzo riprenderà, forse, per l ultima corsa. Abbiamo ogni anno paventato la possibilità che fosse l ultimo cineforum, appesi alla caducità delle cose, ma mai la fine ci sembra così vicina come questa ventesima candelina. Non per nostra volontà, sia chiaro, ma la profezia che preoccupa le associazioni e le persone cui la cultura preme, e cioè che il cinema Nuovo possa definitivamente chiudere i battenti, è ad un passo dall avverarsi. Come ho già avuto modi qui di scrivere: se il cinema chiude a perderci è tutta la città di Pontecagnano Faiano. Ma per ora i Momenti di Cinema continuano e godiamoci questi altri 8 film, otto storie tra amore, solidarietà e amicizia, terrorismo rosso, immigrazione clandestina, miracoli della fede, Nelson Mandela e altro ancora. L Italia degli anni 60 intrisa di nostalgici ricordi del film L Uomo Nero è la poetica commedia di Sergio Rubini che aprirà questa ventesima edizione, giovedì 4 marzo alle al cinema Nuovo. A seguire Il mio amico Eric, La prima Linea, Il Concerto, Welcome, Dieci Inverni, Lourdes ed infine Invictus.

15 Anno 3 CLASS ACTION Alessandro Mazzaro Sbarca anche qui da noi dopo un anno e mezzo di rinvii e polemiche la Class Action e cioè la possibilità da parte dei consumatori di intraprendere un azione collettiva contro l azienda che li ha danneggiati. Fu la finanziaria del 2008 dell allora Governo Prodi a introdurre il concetto di azione collettiva, che doveva entrare in funzione nel giugno di quello stesso anno ma tra cambi di governo e rinvii voluti dall attuale esecutivo siamo arrivati al 1 gennaio C è da dire che la class action all italiana ha cambiato più volte pelle prima di arrivare all attuale testo ed è una versione decisamente edulcorata di quella americana e molto meno severa ; basta pensare al cosiddetto danno punitivo, assente nella nostra C.A., che costringe l azienda in questione a pagare una sorta di sanzione maggiorata per indurla a non ripetere il comportamento incriminato. Federico Rampini su Repubblica del 30 nov 2003 scrisse: «Class action»: è il terrore della grande industria americana, l'arma di distruzione di massa in mano ai consumatori (e ai loro potenti avvocati). Basta un prodotto difettoso, un danno alla salute dei clienti, e negli Stati Uniti scattano sanzioni economiche che possono mettere in ginocchio le più grandi multinazionali: dal tabacco all' automobile. In nessun altro paese la protezione del consumatore è così efficace. Risulta ovvio che il primo confronto è proprio con il modello americano, forse il più riuscito esempio di difesa del consumatore. Basti pensare a Erin Brockovich storia di un avvocato che intraprende una causa contro una multinazionale colpevole di aver contaminato le falde acquifere di una cittadina californiana, provocando tumori ai residenti. Vincerà la sua battaglia legale ottenendo per i suoi 260 assistiti indennizzi per 333 milioni di dollari. Si diceva che dopo quasi due anni di rinvii si è arrivati ai ranghi di partenza con una versione annacquata della dura e pura che ci si aspettava, ma comunque non meno efficace in molti punti e soprattutto utile per il futuro più che per il passato. La legge innanzi tutto prevede l azione collettiva per una moltitudine di casi: divulgazione di campagne pubblicitarie o la diffusione di informazioni non veritiere presso il pubblico dei consumatori, la commercializzazione di un prodotto pericoloso per la salute pubblica (o anche solo difettoso), il ricorso a pratiche commerciali lesive di una moltitudine di aderenti, l applicazione di intese o comportamenti anticoncorrenziali tali da nuocere alla corretta formazione del prezzo e quindi alla lealtà del mercato. Il che vuol dire che sarà facile che trovino spazio cause collettive contro i famigerati cartelli che affliggono i risparmiatori come ad esempio quelli delle compagnie assicurative. Saranno comunque molteplici i casi di applicazione della class action. Come quelle nei confronti della pubblica amministrazione dove però otterrà in caso di vittoria solo il ripristino dell efficienza e non il risarcimento del danno. Storia a parte la fa la mancata retroattività della norma che è applicabile solo sugli illeciti commessi dal 16 agosto Ciò vuol dire dare un bel colpo di spugna sui casi più clamorosi del recente passato come Cirio, Parmalat, Alitalia, Lehman Brothers, bond argentini e via dicendo. Non c è dubbio che tutto ciò procuri un danno a coloro che sono stati danneggiati da tutte queste vicende e che avevano visto la class action come occasione di rivalsa. E previsto, inoltre, il preventivo esame da parte del giudice per verificare l'adeguatezza di chi ha instaurato il giudizio a curare l'interesse della classe, 15 cioè del gruppo di consumatori o utenti che versino nella medesima situazione, e per accertare l'assenza di conflitti di interesse. Di fondo l idea è quella di favorire quegli utenti danneggiati che, agendo da soli, non avrebbero le risorse per chiamare in tribunale la grande azienda. Ora, anche grazie alle associazioni per i consumatori, è possibile intraprendere la strada per un risarcimento con le spalle abbastanza coperte. Come detto sopra la norma sarebbe migliorabile e non sono poche le voci discordanti che più che vedere la cosa come punto di arrivo sostengono che il tutto sia da migliorare per rendere più efficace l azione collettiva. Resta, comunque, un buon punto di partenza per dare voce (in futuro) accesso e giustizia a quelle persone che da sole avrebbero montagne da scalare e che invece adesso hanno una speranza in più di vedere riconosciute davanti alla giustizia le proprie ragioni.

16 16 LA BANCA A DEL MEZZOGIORNO Antonio De Rosa Il Governo italiano ci parla di crisi oramai alle spalle e di una ripresa in atto con buone prospettive per il futuro. Noi riteniamo che gli effetti della crisi dureranno a lungo e che dovremo rivedere profondamente il modo di produrre, di scambiare e di consumare. La crisi è particolarmente avvertita al Sud perché la struttura economica del nostro territorio è debole: oltre il 90% delle aziende è di piccola dimensione ed i costi che esse sostengono sono più alti di quelli che sostengono le aziende dei paesi emergenti (Cina, India, Europa dell Est, etc.). Il Governo non ha fornito aiuti concreti: ha bloccato i fondi stanziati per lo sviluppo del Mezzogiorno in parte dalla Comunità Europea ed in parte dal precedente Governo Prodi), taglio delle risorse ordinarie, assenza di progetti di sviluppo e generici proclami propagandistici (Ponte sullo Stretto). In questo quadro, anche in dissenso con altri membri del governo, il ministro Tremonti ha presentato il disegno di legge sulla Banca del Sud. E una proposta ambigua: sbagliata nel percorso, sbagliata nei soggetti scelti e sbagliata nelle finalità. Nel percorso, perché è una vecchia idea (2006) che nella nuova versione aggira le previste autorizzazioni della Banca d Italia che sovraintende la materia in ordine ai soggetti che intendono fondare una banca. Il progetto di legge prevede che questa nuova banca, pur essendo un istituto di diritto privato, abbia un Comitato Promotore nominato dal Presidente del Consiglio su indicazione del Ministro dell Economia. I fondi che la Banca del Mezzogiorno raccoglierà per erogare prestiti alle piccole e medie imprese avranno sgravi fiscali (5% e non 12,50%). Tutto ciò è contrario alle normative comunitarie ed al concetto di equità fiscale. Il governo del meno tasse per tutti premia ancora una volta i ricchi mentre ai pensionati e ai lavoratori dipendenti non concede sgravi fiscali oggi diventati vitali e necessari. Ancora condoni e sconti fiscali ai ricchi investitori, alle grandi multinazionali e agli evasori. Nei soggetti scelti: a) Lo Stato, socio fondatore e detentore al massimo del 50% delle azioni e per un massimo di 5 anni; b) Le Banche di Credito Cooperativo (già presenti al Sud con 108 Banche e circa 600 sportelli); c) I soggetti interessati con sede legale al Sud; d) Le Poste Italiane (oggi impossibilitate a fare banca in quanto sprovviste della necessaria autorizzazione da rilasciarsi a cura della Banca d Italia). La scelta del Governo è chiara: potranno entrare nel capitale gli Istituti Bancari con sede al Sud; intento che chiaramente tende ad escludere le grandi banche italiane, tutte con sede legale al Nord, con il coinvolgimento delle Poste Italiane che altrimenti non potrebbero operare con le licenze in possesso delle Banche di Credito Cooperativo. E sempre sotto il controllo diretto del Tesoro! Nelle finalità, in quanto la Banca del Mezzogiorno nasce nelle intenzioni del Governo per fare al Sud quello che le grandi banche italiane fanno al Nord. Vale a dire finanziare le piccole e medie imprese nel credito a medio e a lungo termine. Ma oggi il mercato ha bisogno di credito a breve termine: le piccole aziende hanno bisogno di liquidità per pagare i fornitori, gli stipendi, le tasse Manca una visione politica verso il Mezzogiorno che si traduca in sostegno dei redditi e difesa dei posti di lavoro. Manca un progetto che valorizzi le risorse, aumenti l occupazione e difenda il territorio. Bisogna sbloccare i fondi disponibili e finanziare tutti i progetti realizzabili da subito, a partire dalla difesa dell ambiente. Affidare alle banche già esistenti il ruolo di garantire e controllare i flussi finanziari pubblico/privati. Verificare costantemente l effettivo uso dei soldi pubblici e le reali ricadute occupazionali ed ambientali delle opere finanziate. Abbiamo il sospetto che il Governo ha verso il Mezzogiorno idee ancora una volta strumentali: parte dai problemi reali (terremoto, frane) e fornisce soluzioni sbagliate ed interessate (nuove e più diffuse cementificazioni, il solito Ponte sullo Stretto, etc.). Nel caso della Banca del Mezzogiorno aleggia l obiettivo, nemmeno tanto nascosto, di voler rimettere sotto controllo i grandi istituti di credito. Al ministro Tremonti è già andata male con i Tremonti Bond (prestiti nati con l intenzione di far diventare lo Stato socio forte delle banche). Ora con la scusa del Mezzogiorno ci riprova. Anno 3 IL FENOMENO DEL "RICICLAGGIO" Antonio De Rosa Il riciclaggio di denaro è un processo nel quale viene occultata la provenienza illecita dei fondi. L obiettivo di questa operazione, spesso composta da diverse fasi, è di far apparire legali il denaro e i valori patrimoniali ricevuti illegalmente e di introdurli nel circuito economico regolare. All origine del fenomeno riciclaggio c è qualsiasi attività criminosa, anche compiuta all estero, da cui derivano denaro (definito denaro sporco ) e/o altri beni. Per il particolare allarme sociale che suscitano si ricorda, a titolo esemplificativo, le seguenti fattispecie di reato: produzione e traffico di stupefacenti e droghe, rapine, sequestro di persona a scopo estorsione, usura, corruzione, truffa Le conseguenze di tale fenomeno è l alterazione del sistema economico con la convivenza di un economia sana e legittima e di una illecita e patologica che modifica gli equilibri economici, la competitività e l efficienza di chi opera correttamente. In alcuni casi l entità degli investimenti realizzati con fondi di provenienza illecita è tale da poter minacciare gli equilibri di interi settori dell economia di uno Stato e contribuire all indebitamento delle istituzioni democratiche. Le attività delle organizzazioni criminali necessitano di sostituzione e di trasferimento di denaro sporco in modo tale da ostacolare l identificazione e la provenienza delittuosa, affinché lo stesso possa essere nuovamente impiegato in attività lecite di facciata. Le persone attive nel riciclaggio di denaro svolgono spesso le loro transazioni utilizzando, ad esempio, società fittizie, casinò, ristoranti, gioiellerie, il commercio di auto o di opere d arte e persino l attività di esportazione e importazione. di Fasulo Giuseppe & C. S.a.s

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