Conferenza dei Sindaci A.Ulss 1 Belluno

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1 ULSS n.1 Belluno Conferenza Sindaci Ulss n.1 Belluno PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA AREA DISABILITA PIANO LOCALE DELLA DISABILITA DGR n del 13 giugno 2006 e DGR n del 28 dicembre 2006 Approvato dalla Conferenza dei Sindaci dell Ulss n.1 il Decreto Dirigenziale n.131 del valutazione di congruità regionale 1

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3 INDICE DEL PIANO Conferenza dei Sindaci A.Ulss 1 Belluno PREMESSA...5 FINALITA' DEL PIANO LOCALE DELLA DISABILITA'...6 I SOGGETTI RESPONSABILI DEL PIANO...6 METODOLOGIA DI LAVORO ADOTTATA CAP. 1 ANALISI DEI DATI DEI SERVIZI CARATTERISTICHE DELLE PERSONE CON DISABILITÀ SEGUITE DAI SERVIZI CARATTERISTICHE DELLA RETE FAMILIARE FRUIZIONE DEI SERVIZI CAP.2. Il SISTEMA DEI SERVIZI DELLA DISABILITA' E MODALITA' DI ACCESSO IL SISTEMA LOCALE DI OFFERTA L'ACCESSO AL SISTEMA...26 A) LA COLLABORAZIONE TRA SERVIZIO SOCIALE DISABILITA' E PORTA UNITARIA DI ACCESSO MODALITA' DI VALUTAZIONE PER LA PRESA IN CARICO A) CRITERI GENERALI DI ACCESSO CAP. 3 IL SISTEMA DELLA DOMICILIARITA' INTERVENTI DI PROMOZIONE DELL'AUTONOMIA PERSONALE a). Il Servizio territoriale disabilità INTERVENTI EROGATI A DOMICILIO E DI SUPPORTO ALLA FAMIGLIA a) IL SERVIZIO DI ASSISTENZA DOMICILIARE (SAD) b) IL SERVIZIO DI TELESOCCORSO E TELECONTROLLO c) L'ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA (ADI) d) L'AIUTO PERSONALE I SERVIZI DIURNI A SOSTEGNO DELLA DOMICILIARITA' TABELLE PROGRAMMATICHE CENTRI DIURNI INTERVENTI DI SOSTEGNO ECONOMICO INTERVENTI DI CONSULENZA SULL'ACCESSIBILITA' a) L'UFFICIO INFORMAZIONE E CONSULENZA SU ACCESSIBILITÀ E AUSILI b) L'AUSILIOTECA CAP. 4 IL SISTEMA DELLA RESIDENZIALITA' CARATTERISTICHE DEL SISTEMA MODALITA' DI ACCESSO RISORSE IMPEGNATE NEL SISTEMA SISTEMA DI COMPARTECIPAZIONE...52 LA PROSPETTIVA...54 NUOVI BISOGNI...54 CALCOLO DEL FABBISOGNO DI RESIDENZIALITA'...54 TABELLE PROGRAMMATICHE RESIDENZIALITA' 56 AZIONI TRASVERSALI IN AMBITO ULSS CAP 5. l'integrazione SOCIO SANITARIA CAP.6 IL SISTEMA INFORMATIVO

4 COORDINAMENTO DEL PLD...65 PROGRAMMA DI SVILUPPO DEL PIANO...68 TABELLE DI SVILUPPO OPERATIVO...68 PROGETTO ANFFAS "AUTONOMIA POSSIBILE"...75 INTEGRAZIONE SOCIALE E SCOLASTICA E PROGETTI L INTEGRAZIONE SOCIALE E SCOLASTICA NEL PIANO DI ZONA L INTEGRAZIONE SOCIALE E SCOLASTICA DEL NUOVO PIANO LE CRITICITA EVIDENZIATE...87 BUONE PRASSI RILEVATE...89 TABELLE PRIORITA /POLITICHE/AZIONI...90 PROGETTI PROGETTO ACCOGLIENZA UNO SGUARDO OLTRE LA SCUOLA SUPERAR CONFINI PROGETTO CALEIDOSCOPIO ALLEGATI AL PIANO LOCALE DELLA DISABILITÀ: Allegato 1 SCHEMA DI REGOLAMENTO AIUTO PERSONALE 115 Allegato 2 Allegato 3 Allegato 4 SCHEMA DI REGOLAMENTO VITA INDIPENDENTE..118 SCHEMA DI REGOLAMENTO INTERVENTI A FAVORE DI CIECHI PLURIMINORATI 284/ PROTOCOLLO OPERATIVO Distretto Servizio Sociale Professionale U.O.Disabilità per l ADI.124 Allegato 5 PROTOCOLLO OPERATIVO SAD Servizio Sociale Professionale U.O.Disabilità Allegato 6 Allegato 7 REGOLAMENTO QUADRO DEI SERVIZI RESIDENZIALI PER PERSONE CON DISABILITA DELL ULSS REGOLAMENTO DEI CENTRI DIURNI PER PERSONE CON DISABILITA DELL ULSS STRUMENTI : MODULO RACCOLTA DOMANDA SCHEDA ANAGRAFICA E DI VALUTAZIONE SOCIALE E SANITARIA SISTEMA INFORMATIVO ATLANTE. 148 PROGETTUALITA SCHEDA PROGETTO Appartamento protetto Anffas. 166 SCHEDA PROGETTO Comunità Alloggio Venas

5 PREMESSA Conferenza dei Sindaci A.Ulss 1 Belluno Per molto tempo la persona con Disabilità è stata considerata come una persona menomata nella sua totalità. Gli unici interventi considerati possibili si centravano sulla cura specialistica e spesso nella ricerca di possibili cure/terapie all interno della grandi strutture, che comportavano una radicale separazione dalla famiglia e dal contesto di vita e, più in generale, un nascondere il problema, condizionando anche l evolversi delle responsabilità sociali e di una cultura della diversità. L Organizzazione Mondiale della Sanità ha contribuito notevolmente allo sviluppo di nuovi valori interpretativi della disabilità e, di conseguenza, alla promozione di diversi modelli di intervento sociale e sanitario. Il modello bio-psico-sociale, ha introdotto un importante dimensione integrativa degli aspetti biologici, individuali e sociali, favorendo il passaggio da un approccio sostanzialmente individuale ad un approccio caratterizzato dalla dimensione sociale e relazionale. A partire dalla considerazione del concetto di danno, intorno agli anni 80, è stato introdotto un nuovo modello di rappresentazione della disabilità, basato sullo sviluppo di un processo, che a partire da condizioni alterate di salute o di un danno alla salute, può svilupparsi in una menomazione, che limitando l attività nei modi considerati normali, può contribuire ad una risposta sociale caratterizzata da svantaggio Tale modello ha avuto il merito di mettere in rilievo, separando le tre condizioni (Menomazione, disabilità, handicap), la correlazione tra strutture e funzioni del corpo con la partecipazione ad attività a livello individuale e nella vita sociale. CONDIZIONI DI SALUTE ALTERATE MENOMAZIONE DISABILITÀ HANDICAP Un ulteriore impulso alla considerazione multidimensionale della disabilità è giunto successivamente, con una versione più evoluta del modello sopra riportato e che sostituisce le tre dimensioni Menomazione/Disabilità/Handicap con Funzioni /attività/partecipazione, mettendo in evidenza l importanza che i fattori ambientali (esterni all individuo) e personali rivestono nel come la disabilità viene vissuta, in primo luogo dal soggetto stesso e dal contesto di riferimento, condizionando i livelli di partecipazione alla vita sociale. L introduzione di ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento della Disabilità e della Salute), che si basa su una valutazione-misurazione di performance e di capacità, in relazione all ambiente di vita e di relazione della persona, correlando condizioni di salute e caratteristiche ambientali, contribuisce in modo preciso alla conoscenza del soggetto e, in particolare delle aree rispetto alle quali intervenire e consente, più in generale, di rendere più efficace il processo di presa in carico. L evoluzione dei nuovi approcci alla diversità si è fondata ed ha contribuito a produrre: un nuovo concetto di salute, non come assenza di malattia, ma come ben-essere psico fisico sociale della persona, ponendo l obiettivo di salute, in generale, sul miglioramento della qualità di vita; una considerazione sostanziale del ruolo sociale esercitato dalla persona come soggetto di diritto e quindi decisore delle scelte di vita e non più oggetto di custodia (autodeterminazione), 5

6 da cui la centralità della persona, come principio organizzatore dell intervento sociale e sanitario; un diverso orientamento negli obiettivi e nell organizzazione dei servizi che si centra sull elemento qualificante della relazione, caratterizzata dal superamento della diade medicopaziente per dare spazio ad una relazione plurima, che si allarga al contesto di riferimento socio ambientale. La normativa in materia, nazionale e regionale, ha contribuito all affermazione di quanto sopra, sostenendo processi di integrazione, nei diversi ambienti di vita attraverso la definizione di norme e regole che hanno contrassegnato lo sviluppo e che hanno definito l organizzazione dei servizi alla persona e alla comunità, attraverso un forte orientamento all integrazione sociale, al sostegno all autonomia, al principio di autodeterminazione della persona, all attenzione al ruolo fondamentale della famiglia, come soggetto primario di cura. FINALITÀ DEL PIANO LOCALE DELLA DISABILITA Il Piano Locale della Disabilità della Conferenza dei Sindaci e dell A.Ulss n.1 Belluno, ai sensi della DGRV 1859/2006, tenuto conto dei principi che caratterizzano la filosofia d intervento, è orientato a garantire: 1. lo sviluppo di una rete di servizi territoriali Ordinato, in grado di sostenere la pluralità dei bisogni e al tempo stesso, di superare la parcellizzazione e la settorializzazione degli interventi e dei servizi, per ricondurre gli stessi ad unitarietà in funzione dell unicità della persona; 2. la progettazione e l obiettivo di cercare di configurare il funzionamento dei servizi, sia pubblici che privati, come sistema di rete ; 3. la diffusione di una pratica operativa centrata sulla presa in carico, come dimensione di responsabilità di un servizio dedicato, nella costruzione integrata e coordinata dei singoli interventi ( di diversa natura) necessari ed appropriati per il singolo caso; come metodologia di intervento che nell articolazione della riposta tiene conto della globalità e complessità della vita della persona e dell unicità e unitarietà del suo essere; 4. la ridefinizione dei potenziali utenti dei servizi, non più il singolo ma questi e la famiglia, in primo luogo, come soggetti di cura e di attivazione delle risorse proprie e del contesto di riferimento; 5. la promozione di un sistema caratterizzato da equità nella distribuzione delle risorse e da processi trasparenti che rendano effettiva la fruizione e l utilizzo dei servizi e l accesso/esigibilità dei Livelli Essenziali di Assistenza. I SOGGETTI RESPONSABILI DEL PIANO 1. I Comuni I 51 Comuni facenti parte dell A.Ulss n.1 Belluno, in relazione al principio di sussidiarietà, sono titolari delle funzioni amministrative riguardanti gli interventi sociali, ai sensi della normativa nazionale (art 6 L.328/00; Decreto legislativo marzo 1998) e dalla normativa regionale (L.R.11/2001) che ha provveduto anche alla definizione dell applicazione dei livelli essenziali di assistenza nella distinzione delle competenze tra A.Ulss e Comuni. I servizi dell area disabilità sono gestiti obbligatoriamente in forma associata, ai sensi dell art.6 della Legge 55/82 e dell art 132 della L.R. 11/2001. I Comuni approvano il Piano e adottano le misure necessarie per l attuazione e lo sviluppo dello stesso. 6

7 2. L A.Ulss n.1 Belluno Ai sensi della DGR 1859/06, l A.Ulss quale soggetto delegato alla gestione dei servizi in favore delle persone con disabilità, ai fini dell attuazione del presente piano è chiamata a: svolgere funzioni di programmazione, progettazione e gestione dei servizi sociali e socio sanitari in favore delle persone con disabilità, garantendo prestazioni socio sanitarie integrate, secondo le disposizioni impartite dalla Regione del Veneto e dalla Conferenza dei Sindaci; garantire le prestazioni sanitarie, comprese nei livelli essenziali di assistenza sanitaria e le prestazioni sanitarie di rilevanza sociale e le prestazioni sociali di rilevanza sanitaria e le prestazioni ad alta integrazione..; adottare i necessari provvedimenti organizzativi e strumentali per l attuazione, a livello territoriale degli indirizzi della programmazione locale; svolgere un ruolo di coordinamento e di raccordo tra i diversi enti per l attuazione delle disposizioni di cui al Piano Locale della Disabilità, coordinando tavoli di concertazione sia riferiti alla domiciliarità che alla residenzialità; effettuare la funzione di Referente per la Regione per gli aspetti amministrativi legati alle attività del Piano; curare la rilevazione dei dati e delle informazioni sulle attività svolte e la predisposizione di report periodici sullo stato di avanzamento del Piano per la Conferenza dei Sindaci e la Regione, anche attraverso l osservatorio regionale Handicap; coordinare lo sviluppo del sistema informativo dell area disabilità. 3. Il Terzo Settore Le cooperative sociali che collaborano alla realizzazione del sistema integrato in favore delle persone con disabilità contribuiscono alla programmazione e alla progettazione del sistema attraverso la piena partecipazione al lavoro di definizione e di attuazione del piano. Soggetti partner del Piano: Cooperativa sociale Le Valli di Longarone; Società Cooperativa Sociale Società Nuova di Belluno Cooperativa Sociale Itaca di Pordenone FederSolidarietà Le associazioni di volontariato sia singole che coordinate dal Comitato d intesa delle associazioni volontaristiche della Provincia di Belluno partecipano alla definizione e alla realizzazione del piano locale della disabilità attraverso le seguenti rappresentanze : AISM sede di Belluno Associazione Primavera di Belluno AIPD sez. Belluno Anffas Sez. Belluno Unione Italiana Ciechi sez. Belluno Comitato d intesa Associazioni volontaristiche della Provincia di Belluno Centro Servizi per il Volontariato Collaborano nella rilevazione dei bisogni e contribuiscono all arricchimento dell offerta locale. METODOLOGIA DI LAVORO ADOTTATA PER LO SVILUPPO DEL PIANO 1. definizione dei contenuti da sviluppare nel Piano. 1. nomina referente tecnico del Piano 7

8 2. definizione di un gruppo di lavoro (tecnico) composto da rappresentanti dei servizi dei tre distretti 3. nomina di due rappresentanti dei Sindaci con funzioni di raccordo e di prima selezione ed istruzione dei contenuti del Piano 4. definizione di un indice di massima del piano (a cura del gruppo tecnico) Capitolo 1 Il sistema di offerta e l accesso ai servizi e agli interventi elaborazione dei dati e quadro di riferimento ricomposizione dell attuale sistema di offerta il sistema di accesso la definizione dei flussi (processi dei singoli servizi e punti di integrazione tra essi) le modalità di valutazione (UVMD UVMD semplificata - Valutazione monoprofessionale) struttura organizzativa, strumenti e modalità utilizzo di ICF nella fase valutativa struttura organizzativa, strumenti e modalità ruolo della PASS sportello integrato (funzioni, localizzazione, risorse previste) raccordo con i servizi della presa in carico il collegamento con le commissioni accertative criteri per la definizione delle priorità di accesso ai servizi della rete Capitolo 2 La domiciliarità delle persone con disabilità aiuto personale - regolamento di funzionamento del servizio vita indipendente - schema di regolamento progetti L.284/97 centri diurni (aspetto assistenziale- aspetto educativo) valutazione bisogni e nuove modalità organizzative per farvi fronte attraverso nuovi progetti che tengano conto: a) operatività alternativa ai periodi di chiusura; b) tempi di apertura; c) continuità assistenziale età adulta età anziana; d) regolamento di funzionamento dei Centri Diurni raccordo funzionale per l attivazione dell ADI raccordo funzionale per l attivazione del SAD Capitolo 3 La residenzialità a partire dai dati rilevati dai servizi valutazione della domanda in prospettiva analisi dell offerta evidenziazione di nuove progettualità (Comunità Alloggio Cadore, Appartamento Protetto ANFFAS) Regolamento per la gestione dei servizi residenziali Capitolo 4 L integrazione socio sanitaria come elemento trasversale alle azioni del sistema modalità di integrazione socio sanitaria: nel percorso nascita, in età evolutiva, in età adulta integrazione nell analisi dei casi (ICF strutture e funzioni corporeee), che rimanda all esigenza di identificare quali i soggetti chiamati a produrre la parte valutativa (MMG) formazione su ICF, messa in rete con il Sistema informativo; articolazione dei protocolli operativi, con Neurologia, Fisiatria e servizi riabilitativi, dipartimento di Salute Mentale Psichiatria, continuità presa in carico socio sanitaria passaggio età evolutiva età adulta sostegno psicologico alla persona con disabilità e alla sua famiglia. 8

9 2. definizione di gruppi di lavoro misti per lo sviluppo ed il raccordo operativo per la individuazione di priorità d intervento. N. Temi Composizione Date incontri 1 Modalità innovative e nuove progettualità nei Centri Diurni Coordinamento: Ulss 1 per il Centro Diurno Pieve di Cadore e Belluno: Ulss 1 Per i Centri Diurni di Belluno ed Agordo gestiti in convenzione: Cooperativa Sociale Società nuova 30 ottobre 06 6 novembre novembre 06 2 Definizione del regolamento di funzionamento dell Aiuto Personale e criteri per le progettualità di Vita indipendente e L. 284/97 Coordinamento: Ulss 1 Operatori servizi disabilità (età evolutiva età adulta) AISM Belluno Unione Italiana Ciechi 31 ottobre 06 7 novembre 06 3 Raccordo con SAD e raccordo con ADI 4 Residenzialità 5 integrazione socio sanitaria Coordinamento: Ulss 1 Servizi disabilità Ulss 1 Servizi di assistenza domiciliare dei Comuni e delle Comunità montane Cooperativa sociale Le valli Coordinamento: Ulss 1 Coop.Sociale Società nuova Coop. Sociale Le Valli Coop. Itaca Comitato d intesa Associazione Primavera ANFFAS gruppo di lavoro con i capi distretto e direzioni mediche per lo sviluppo dei protocolli con neurologia, fisiatria, psichiatria. 6 novembre 06 8 novembre 06 2 novembre 06 6 novembre novembre novembre 06 Incontro preliminare dirigenti ospedalieri, direttori di distretto, direttore sociale, referente del piano disabilità 2 novembre 06 In data 10 ottobre incontro in forma plenaria, per discutere le proposte emerse dai singoli gruppi. Cap. 1 ANALISI DEI DATI DEI SERVIZI La costruzione di un Piano, per trovare elementi di efficacia nella sua definizione e successiva attuazione ha bisogno di un quadro di conoscenza significativo dei bisogni, delle caratteristiche e delle risorse che un dato territorio esprime. L area della disabilità, oggetto del presente Piano, forse più di altre, risente di una carenza di sistematizzazione delle informazioni in grado di offrire qual dato di analisi da cui poter desumere azioni dotate di senso. 9

10 La non completa disponibilità dei dati degli uffici invalidi, fonte prioritaria per la definizione dell utenza potenziale ha fatto sì che l attenzione all analisi si focalizzasse sugli elementi noti ai servizi, tentando quindi di ricostruire un quadro relativo alle caratteristiche e alle dimensioni della domanda in essere. Oggetto della rilevazione sono state le Persone con disabilità prese in carico dai Servizi socio sanitari dell A.Ulss n.1 Belluno, nell arco del Nell analisi dei dati di attività dei servizi, sono state considerate le persone con disabilità certificata ai sensi della Legge 104/92 con disabilità sensoriale, fisica, psichica (esclusi i disturbi di apprendimento, i disturbi del linguaggio) psico-fisica e plurima, laddove si associano le tipologie ora evidenziate. I servizi impegnati nella rilevazione sono stati: Neuropsichiatria Infantile, Servizio di Integrazione Sociale e Scolastica, Servizi Sociali Professionali, Centri Diurni, sia pubblici che convenzionati, Comunità Alloggio, Residenza Sanitaria Assistenziale, Servizio di Integrazione Lavorativa Sono state analizzate 3 aree : 1. la persona con disabilità, età, %invalidità, tipologia di invalidità, residenza; 2. la famiglia e la rete la presenza o meno di genitori o coniugi conviventi, età; la presenza di altri familiari conviventi e non, l attivazione nell assistenza (secondo parametri di vicinanza); la presenza di altri soggetti attivi nell assistenza; 3. l utilizzo dei Servizi, numero e tipo di servizio/i della rete utilizzati nell arco del 2005 Nella distribuzione per distretto e nella percentuale rispetto alla popolazione residente nei tre distretti emerge un dato generale che, se considerate le stime fatte dall ISTAT 1, richiede un approfondimento conoscitivo soprattutto con gli Uffici invalidi che costituiscono la fonte principale di informazione in merito alla disabilità. DISTRETTO N. TOT. UTENTI % popolazione % popolazione (escluso pop. anziana n ,4 0,5 n ,5 0,6 n ,3 0,4 TOT. UTENZA 530 0,4 0,5 1.1 CARATTERISTICHE DELLE PERSONE CON DISABILITA SEGUITE DAI SERVIZI a) distribuzione per fasce di età e per distretto Nella distribuzione per fasce di età prevale la componente adulta, che complessivamente raggiunge 382 unità, di cui 137 sono persone che si collocano tra i 46 e i 65 anni. Nei tre distretti si evidenziano alcune differenze, secondo le quali per Belluno si riscontra una prevalenza di persone di età compresa tra i 31 e i 45 anni, per Agordo prevale la dimensione dell età evolutiva, per il Cadore le persone in età evolutiva e quelle che hanno superato i 45 anni di età sostanzialmente si equivalgono. 1 Disabilita in cifre Istat In base alle stime [1]ottenute dall indagine sulla salute e il ricorso ai servizi sanitari, emerge che in Italia le persone con disabilità sono 2 milioni 615mila, pari al 5% circa della popolazione di 6 anni e più che vive in famiglia 10

11 fasce di età Distribuzione utenza per fasce di età e per distretto socio sanitario > < DISTRETTO 1 DISTRETTO 2 DISTRETTO 3 Mentre per gli adulti si sottolineano situazioni di stabilità non rispetto alla gravità dell handicap ma rispetto alla situazione di handicap, nel caso dei minori la situazione va comunque considerata in evoluzione, anche positiva in funzione degli interventi riabilitati e di supporto. 11

12 b) Comuni di residenza Distretto 1 Cadore COMUNE N. UTENTI DI CUI INSERITI IN RSA 2 DI CUI INSERITI IN CA 3 AURONZO DI CADORE 16 1 BORCA DI CADORE 3 CALALZO DI CADORE 8 CIBIANA DI CADORE 1 1 COMELICO SUPERIORE 16 CORTINA D'AMPEZZO DANTA DI CADORE 3 DOMEGGE DI CADORE 15 LORENZAGO DI CADORE 5 1 LOZZO DI CADORE 10 PERAROLO DI CADORE 3 PIEVE DI CADORE S. NICOLO' COMELICO 1 S. PIETRO DI CADORE 8 1 S. STEFANO DI CADORE 12 1 S. VITO DI CADORE 9 SAPPADA 7 1 VALLE DI CADORE 11 2 VIGO DI CADORE 5 VODO DI CADORE 4 TOT. UTENZA RSA : Residenza sanitaria Assistenziale 3 CA: comunità alloggio 12

13 Distretto 2 Agordo COMUNE Conferenza dei Sindaci A.Ulss 1 Belluno N. UTENTI DI CUI INSERITI IN RSA Agordo 23 1 Alleghe 10 Canale D'Agordo 2 Cencenighe 13 Colle Santa Lucia 1 Falcade 15 2 Gosaldo 4 2 La Valle Agordina 6 1 Livinallongo Del Col Di Lana 3 Rivamonte 2 1 Rocca Pietore 5 1 S.Tomaso 3 Selva di Cadore 1 Taibon Agordino 12 Vallada 2 Voltago 3 TOT. UTENZA Distretto 3 Belluno COMUNE N. UTENTI DI CUI INSERITI IN RSA 13 DI CUI INSERITI IN CA DI CUI INSERITI IN CA Belluno CASTELLAVAZZO CHIES 1 FARRA 7 1 FORNO 7 LIMANA 19 2 LONGARONE 15 1

14 OSPITALE 1 PIEVE D'ALPAGO 4 2 PONTE NELLE ALPI 25 3 PUOS SOVERZENE 0 TAMBRE 6 ZOLDO ALTO 2 Ulss CADORE 3 1 TOT. UTENZA c) Tipologie di disabilità Tipologie disabilità 25% 23% FISICA INTELLETTIV A PSICHICA 3% 1% SENSORIALE PLURIMA 48% Tra le tipologie di disabilità prevale la disabilità intellettiva seguita dalla disabilità fisica e plurima. Il 3% dell utenza ha una disabilità sensoriale. 14

15 1.2 CARATTERISTICHE DELLA RETE FAMILIARE La rete familiare è stata analizzata tenendo conto della dimensione della struttura familiare in particolare del numero dei componenti, per cui con riferimento al territorio dell A.Ulss emerge che: 33 persone con disabilità vivono da sole, costituiscono nuclei familiari monopersonali, e di questi 17 hanno un età al di sotto dei 50 anni, 14 tra i 51 e i 60 anni mentre 3 persone si collocano in età compresa tra i 61 e i 70 anni; 88 famiglie risultano composte da un disabile e da un congiunto, che in 47 casi ha superato i 61 anni di età ed in 26 i 70 anni; la famiglia composta da tre o quattro componenti costituisce il riferimento più diffuso ; mentre le famiglie con un maggior numero di componenti si riferiscono quasi esclusivamente a famiglie con figli minori. Ruolo più diffuso per la persona con disabilità è quello di figlio. L assistenza è quasi esclusivamente a carico dei genitori, in tutte le fasi evolutive. Sono poche le situazioni in cui si registra un coinvolgimento dei fratelli nell assistenza. E prevedibile che le 26 situazioni di genitori che hanno superato i 70 anni siano tra le prossime utilizzatrici di servizi residenziali, soprattutto laddove la rete familiare allargata risulta povera di risorse. Per quanto riguarda i nuclei monopersonali, la lettura dei dati rinvia all esigenza di valutare la strutturazione di una risposta residenziale per la disabilità fisica, così come dell organizzazione della risposta più efficace per le persone che affrontano il passaggio dall età adulta all età anziana Famiglie monopersonali Famiglie composte da due persone (di cui una con disabilità) Famiglie composte da tre persone (di cui una con disabilità) Famiglie composte da quattro persone (di cui una con disabilità) Famiglie composte da 5 persone (di cui una con disabilita) Famiglie composte da 6 persone e oltre (di cui una con disabilità) 15

16 L analisi delle età delle persone conviventi documenta come vi sia una forte percentuale di persone con età al di sotto dei 50 anni, in ragione del numero di minori con disabilità inseriti nella rilevazione. Va segnalato il dato relativo a persone ultra settantenni che si occupano di una persona con disabilità. età delle persone conviventi Serie1 0 < > 70 Distretto 1 Cadore TIPOLOGIA FAMILIARE SUDDIVISIONE DEI COMPONENTI FAMILIARI PER FASCE D'ETA' < > 70 totale famiglie Famiglie con un componente disabile Famiglie con un componente disabile (minore o adulto) e un convivente Famiglie con un componente disabile (minore o adulto) e 2 conviventi Famiglie con un componente disabile (minore o adulto) e 3 conviventi Famiglie con un componente disabile (minore o adulto) e 4 conviventi Famiglie con un componente disabile (minore o adulto) e 5 conviventi TOTALE PER FASCE D'ETA'

17 Distretto 2 Agordo TIPOLOGIA FAMILIARE SUDDIVISIONE DEI COMPONENTI FAMILIARI PER FASCE D'ETA' < < 70 totale famiglie Famiglie con un componente disabile Famiglie con un componente disabile (minore o adulto) e un convivente Famiglie con un componente disabile (minore o adulto) e 2 conviventi Famiglie con un componente disabile (minore o adulto) e 3 conviventi Famiglie con un componente disabile (minore o adulto) e 4 conviventi Famiglie con un componente disabile (minore o adulto) e 5 conviventi TOTALE PER FASCE D'ETA' Distretto 3 Belluno TIPOLOGIA FAMILIARE SUDDIVISIONE DEI COMPONENTI FAMILIARI PER FASCE D'ETA' < > 70 totale famiglie Famiglie con un componente disabile Famiglie con un componente disabile (minore o adulto) e un convivente Famiglie con un componente disabile (minore o adulto) e 2 conviventi Famiglie con un componente disabile (minore o adulto) e 3 conviventi Famiglie con un componente disabile (minore o adulto) e 4 conviventi Famiglie con un componente disabile (minore o adulto) e 5 conviventi TOTALE PER FASCE D'ETA'

18 Altro elemento che è stato analizzato riguarda il numero, diviso per distretto di famiglie con figli minori con disabilità; di famiglie con disabili adulti, di persone con disabilità coniugate e coniugate e con figli e famiglie composte da un solo componente. Nel grafico si evidenzia che: nel 49% dei casi, siamo di fronte a famiglie con un disabile adulto (per lo più con una disabilità intellettiva); nel 17 % per casi, che si confermano nell età adulta, la disabilità ha costituito un evento affrontato nel corso della vita (Sclerosi multipla, altre patologie, esiti da incidenti ), che può aver compromesso una o più funzioni; nel 34% le famiglie si caratterizzano con minori disabili. Famiglie con familiari disabili minori 3% 7% 7% 49% 34% Famiglie con familiari disabili adulti Persone con disabilità coniugate Persone con disabilità coniugate e con figli (conviventi e non) Famiglie con un componente disabile distribuzione per distretto CADORE AGORDO BELLUNO TOTALI Famiglie con familiari disabili minori Famiglie con familiari disabili adulti Persone con disabilità coniugate Persone con disabilità coniugate e con figli (conviventi e non) Famiglie con un componente disabile TOTALI DISABILI CHE VIVONO IN STRUTTURE RES TOALE GENERALE

19 Tra le altre persone attive nell assistenza, come già evidenziato si registra un limitato numero di altri congiunti che risultano attivi nell assistenza e che riguarda l 11,6% di persone con disabilità. Anche questo dato risente del numero dei minori e di conseguenza della presenza di fratelli conviventi che non possono essere attivi nell assistenza data l età. FRATELL FIGLI ATTIVI I DISTRETTO CONVIVE NELL'ASS CONVIVE NTI IST. NTI ATT. NELL'ASS IST. FRATELLI E/O FIGLI NON CONVIVENT I ATT. NELL'ASSI ST. ALTRI CONVIVE NTI ATT. NELL'ASSI ST. CADORE AGORDO BELLUNO TOTALE

20 1. 3 FRUIZIONE DEI SERVIZI Rispetto alla fruizione dei servizi l ipotesi da verificare ha riguardato l utilizzo di più servizi da parte delle medesime persone, in realtà dai rilevati risulta che per 363 persone è attivo un solo servizio, per 94 sono attivi 2 servizi, per 16 sono attivi 3, 6 persone usufruiscono di 4 servizi e solo in un caso si riscontra la compresenza di 5 servizi. Numero servizi utilizzati TOT. UT. N. UTENTI DISTR N. UTENTI DISTR N. UTENTI DISTR N. UTENTI ULSS Nella distribuzione tra i servizi utilizzati, si riscontra che i contributi economici erogati a disabili sono stati complessivamente 82 (Vita indipendente, contributo Badanti, sollievo, L.R. 28 /91) mentre la fruizione dei Servizi ha coinvolto complessivamente 805 persone disabili. N. UTENTI SUDDIVISI PER SERVIZI UTILIZZATI E PROGETTI ATTIVATI SISS SST Centro Diurno C.A. RSA SAD SIL Vita indipendente Aiuto personale Prog. L. 284/ L.R. 28/91 Contr. Badanti Sollievo Assistenza privata (badante) TOT ALE UTE NZA DISTRETTO CADORE AGORDO BELLUNO TOTALE

21 Cap. 2 SISTEMA DEI SERVIZI DELLA DISABILITÀ E MODALITÀ DI ACCESSO 2.1 IL SISTEMA LOCALE DI OFFERTA Il sistema locale dell offerta dei servizi e degli interventi nell area della disabilità, viene rappresentato, utilizzando la classificazione Ca Foscari per la valutazione dei Piani di Zona. I dati sono riferiti all utenza in carico ai Servizi nell anno UNITA DI OFFERTA area della residenzialità area DISABILITA Tipologia di servizio Demoninazione Residenza Sanitaria Assistenziale per persona con disabilità in situazione di gravità Presidio Multizonale Cusighe Ente titolare A.ULSS n.1 - Belluno Enti/organizzazioni coinvolte nella gestione (se esternalizzata in parte o del tutto utenti Posti disponibili Quote di rilievo sanitario 1 ATI 4 Pilota Comunità alloggio per persone con disabilità Pieve di Cadore A.ULSS n.1 - Belluno 1 Coop. Sociale Le Valli Longarone Compartecipazione dal fondo sanitario dell A.Ulss 1 Belluno per il 30% del centro di costo Comunità alloggio per persone con disabilità "Casa Polit" di Belluno Comunità alloggio per persone con disabilità "Villa Anna" di Limana Società Nuova Cooperativa Sociale arl - Belluno Società Nuova Cooperativa Sociale arl - Belluno Totali Associazione temporanea d impresa tra le cooperative sociali : COOP. Società cooperativa Le Valli di Longarone, Coop. Società Nuova di Belluno, Società, Cooperativa ITACA di Pordenone 5 il numero corrisponde al totale di persone che hanno fruito dei posti letto, anche in regime di accoglienza programmata. 21

22 Gli utenti sono calcolati sommando gli ospiti residenziali e quelli che hanno fruito di periodi di accoglienza programmata o di emergenza. 2. UNITA DI OFFERTA area della semi residenzialità Tipologia di servizio Demoninazione Ente titolare della Unità di erogazione Numero di altri Enti/organizzazioni coinvolte nella gestione (se esternalizzata in parte o del tutto) Utenti Centro diurno per persone con disabilità (ex CEOD) - Cadore A.ULSS n.1 - Belluno 1 29 Centro diurno per persone con disabilità (ex CEOD) - Agordo A.ULSS n.1 - Belluno 1 Coop. Soc.Nuova 34 - (7psichiatrici) = 27 Centro diurno per persone con disabilità (ex CEOD) - Belluno modulo 1 A.ULSS n.1 - Belluno 1 Coop. Soc.Nuova 17 Centro diurno per persone con disabilità (ex CEOD) - Belluno modulo 2 A.ULSS n.1 - Belluno 1 Coop. Soc.Nuova 24 Centro diurno per persone con disabilità (ex CEOD) - Belluno modulo 3 A.ULSS n.1 - Belluno 1 Coop. Soc.Nuova 26 Centro diurno per persone con disabilità (CD) - Belluno A.ULSS n.1 - Belluno 1 Coop. Le Valli 18 Totale utenti servizi semiresidenziali

23 SERVIZI TERRITORIALI INSIEMI COMPLESSI DI PRESTAZIONI A) servizio sociale disabilità (Età adulta ed età evolutiva) Tipologia di servizio Demoninazione Ente titolare della Unità di erogazione Numero di altri Enti/organizzazioni coinvolte nella gestione (se esternalizzata in parte o del tutto) Numero di utenti raggiunti complessivamente nell anno Servizio Sociale Disabilità (EA Cadore) Servizio Sociale Disabilità (EA Agordo) Servizio Sociale Disabilità (EA-EE Belluno) A.ULSS n.1 - Belluno A.ULSS n.1 - Belluno A.ULSS n.1 - Belluno Coop. Le Valli 161 Coop. Soc.Nuova 97 Coop. Soc.Nuova 405 Totale utenti 663 B) Servizio trasporto Tipologia di servizio Demoninazione Ente titolare della Unità di erogazione Numero di altri Enti/organizzazioni coinvolte nella gestione (se esternalizzata in parte o del tutto) Utenti Servizio trasporto CEOD Cadore A.ULSS n.1 - Belluno Servizio trasporto CEOD Agordo A.ULSS n.1 - Belluno Servizio trasporto CEOD/CD Belluno A.ULSS n.1 - Belluno Servizio trasporto utenti NPI Belluno A.ULSS n.1 - Belluno 1 Coop. Le Valli 27 1 Ditta Dalle Feste 24 1 Delta 49 Autoserv. S.Nuova 1 Delta Fly Max 73 Totale utenti 173 La rete dei servizi di trasporto si avvale anche del Progetto trasporto a chiamata curato dal Comitato d Intesa e che ha avuto sviluppo su buona parte del territorio dell A.Ulss n.1, attraverso differenti collaborazioni con le associazioni di volontariato. 23

24 b) Soggiorni climatici Conferenza dei Sindaci A.Ulss 1 Belluno Tipologia di servizio Demoninazione Servizio soggiorni climatici Cadore Servizio soggiorni climatici Agordo Servizio soggiorni climatici Belluno Servizio soggiorni climatici Belluno (CD) Servizio soggiorni climatici Belluno (n.2 Comunità Alloggio) Servizio soggiorni climatici Belluno (Presidio Multizonale) Ente titolare della Unità di erogazione A.ULSS n.1 - Belluno A.ULSS n.1 - Belluno A.ULSS n.1 - Belluno A.ULSS n.1 - Belluno A.ULSS n.1 - Belluno A.ULSS n.1 - Belluno Numero di altri Enti/organizzazioni coinvolte nella gestione (se esternalizzata in parte o del tutto) 2 Coop. Soc.Nuova / Le valli 1 Coop. Soc.Nuova Utenti Coop. 39 Soc.Nuova 1 Le valli 5 0 Coop. Soc.Nuova 1 Coop. Le Valli Totale utenti Ufficio Informazione Consulenza ed accessibilità (UICAA) Tipologia di servizio Demoninazione Ente titolare della Unità di erogazione Utenti con disabilità Utenti ausilioteca Ufficio Informazioni Consulenza Ausili e Accessibilità (UICAA) sede Distretto di Pieve di Cadore e Sub Distretto Auronzo UICAA sede Distretto di Agordo A.ULSS n.1 - Belluno A.ULSS n.1 - Belluno UICAA sede Distretto di Belluno A.ULSS n.1 - Belluno 19 24

25 Il numero di utenti raggiunti complessivamente nell anno 2005 mediante consulenze al domicilio o fornitura diretta di ausili da magazzino è stato di n 709, così ripartiti : N 536 nel Distretto n. 3 di Belluno N 93 nel Distretto n.2 di Agordo N 80 nel distretto n. 1 di Pieve di Cadore GLI INTERVENTI DELLA DOMICILIARITA : i PROGETTI 1. Promuovere la domiciliarità e il sostegno all'integrazione della persona disabile in condizione di gravità. Garantire l'assistenza in situazione di gravità con interventi personalizzati. ATTIVAZIONE di progetti personalizzati, secondo le caratteristiche dei soggetti, i criteri di inclusione/esclusione, le tipologie di bisogno. distretti Vita Indipendente Aiuto personale Legge 284/97 Distretto 1 Cadore Distretto 2 Agordo Distretto 3 Belluno TOTALI Gli interventi di aiuto personale sono risultati prevalenti, rispetto alle tre linee d intervento, confermando il bisogno di interventi a carattere domiciliare e territoriale, caratterizzati da flessibilità organizzativa, non solo nei tempi ma anche nella definizione dei contenuti, sulla base dell autodeterminazione della persona. In quest area di intervento, nonostante una buona integrazione con i Servizi di Assistenza Domiciliare (SAD) dei Comuni, è stato possibile rilevare l esigenza di tempi più prolungati di assistenza, rispetto a quelli assicurati dai Servizi alle persone anziane. Per tale motivo i servizi di Aiuto Personale sono stati organizzati tenendo conto della differente domanda delle persone con disabilità, cercando di garantire una media oraria di intervento per utente tra le 6 e le 8 ore settimanali. Associati ad interventi a carattere individuale, nei tre Distretti si sono attivati, anche, interventi di gruppo, tra gli utenti del servizio, improntati ad un supporto all integrazione sociale, alla possibilità di aumentare gli spazi di relazione sociale, al sostegno alla famiglia. Gli interventi di Vita Indipendente hanno riguardato complessivamente 54 persone, in aumento rispetto all anno precedente, con buoni risultati in generale rispetto alla definizione di progetti di vita. I Progetti di cui alla Legge 284/97 si sono proposti in integrazione di altre iniziative e di altre progettualità fruite dagli interessati, aumentando le possibilità di stimolo per la persona e di supporto per la famiglia. 25

26 2.2 L ACCESSO AL SISTEMA L accesso al sistema dei servizi rappresenta un elemento delicato, sia in funzione di una sostanziale equità nei confronti dei cittadini, sia a garanzia dei risultati di appropriatezza dei servizi. Di fronte ad una offerta condizionata dalla finitezza delle risorse, ancor più diventa indispensabile garantire un sistema di filtro che orienti e faciliti la riposta più adeguata per la persona con disabilità e per la famiglia. In questo senso la definizione di un punto di riferimento unitario appare come condizione imprescindibile per l organizzazione del sistema, nel mentre la PRESA IN CARICO costituisce una modalità operativa in risposta ad una domanda di servizi integrati, coordinati ed in grado di offrire risposte efficaci. In risposta a dette esigenze la Conferenza dei Sindaci dell A.Ulss n.1 Belluno, nel Piano di Zona 2003/2005 ha previsto l attivazione della PASS (Porta unitaria di accesso ai servizi sociali e socio sanitari), come strumento dei Comuni, per garantire quel livello di informazione, di orientamento e di accompagnamento ai servizi e alle opportunità del sistema integrato, a disposizione dei cittadini e ne ha regolato il funzionamento attraverso un apposito regolamento. L A.Ulss n.1 di Belluno, nel quadro delle competenze assegnate, ha dato sviluppo ai servizi della presa in carico, promovendo un lavoro di sistematizzazione, di organizzazione di livelli d intervento, di sviluppo di un sistema informativo di rete tra i servizi e i soggetti. E pertanto riscontrabile un duplice livello di intervento: il primo livello fa capo alla PASS per l informazione sui diritti, i servizi e le opportunità offerte dal territorio; un secondo livello che è costituito dalla Presa in carico, che avviene nei Servizi sociali (professionali) disabilità. a) LA COLLABORAZIONE TRA PORTA UNITARIA DI ACCESSO E SERVIZIO SOCIALE DISABILITA La definizione della relazione intercorrente tra Sportello integrato, come previsto dalla DGRV 39 del 17 gennaio 2006 Allegato A e dalla DGRV 1859 del 13 giugno 2006 Allegato A, e Porta Unitaria di Accesso ai Servizi sociali e socio-sanitari, come stabilito nel Piano Nazionale degli interventi e dei servizi sociali ( a norma dell art. 18 co. 2 L. 8 novembre 2000, n. 328), trova spazio nella corretta identificazione ed interpretazione dei contenuti assegnati, a ciascun servizio, dalle richiamate normative. La lettura critica dei documenti evidenzia due principali differenze: 1. la prima riguarda l ambito di riferimento dei servizi: la Pass si colloca nell ambito della comunità locale ed interloquisce, al tempo stesso, con i cittadini, con i diversi soggetti presenti sul territorio e con il sistema dei servizi attivando canali di comunicazione e reti. E pensata come strumento informativo e di orientamento a 360 rispetto all offerta pubblica, privata e comunitaria, relativamente alle diverse aree di salute e di promozione di qualità della vita. Lo sportello integrato si colloca nell ambito del sistema dei servizi socio-sanitari e fa un chiaro riferimento al sistema della domiciliarità rivolto agli anziani ed alle persone a rischio di compromissione dell autosufficienza o in condizioni di dipendenza assistenziale in quanto affette da patologie croniche o in condizione di disabilità temporanea o permanente (Allegato A DGRV 39 del 17 gennaio 2006). Esso si occupa dunque, in maniera specifica, di un area di salute riguardante la condizione anziana e la disabilità. 26

27 2. La seconda differenza riguarda i contenuti dell intervento e le funzioni, che posizionano: la Pass entro l area informativa e di orientamento rivolta alla generalità della popolazione con una funzione di filtro ed accompagnamento; lo sportello integrato all interno di una presa in carico, che si traduce nell integrazione e connessione di servizi e prestazioni, erogate da enti diversi, con una funzione di raccordo e di integrazione, specifiche del ruolo di servizio sociale professionale e di case manager. In tal senso appare utile riclassificare lo sportello integrato, previsto dalla DGRV 39 del 17 gennaio 2006, come SERVIZIO SOCIALE DISABILITA potenziando le funzioni di servizio sociale professionale, diretto alla presa in carico globale della situazione personale e familiare. La presa in carico è definita come il processo che, a partire dalle risorse della famiglia e/o da una riorganizzazione delle stesse, dal successivo livello delle risorse comunitarie e dal livello dell organizzazione dei servizi, attiva un percorso diretto a rimuovere le condizioni di difficoltà della persona e della sua famiglia e a migliorarne complessivamente la qualità di vita. La presa in carico si articola in un lavoro di: a) valutazione sociale, come analisi della condizione di vita della persona, dei bisogni rilevati e delle risorse espresse o potenziali a livello singolo e di famiglia, come approfondimento di conoscenza delle risorse territoriali e dei servizi; b) progettualità finalizzata a mettere in moto le risorse per affrontare le difficoltà, definendo le collaborazioni e le responsabilità; c) raccordo di rete con i diversi soggetti coinvolti; d) monitoraggio della situazione, valutazione e verifica (cfr. UVMD). Il Processo di Presa in Carico si connota come l insieme degli interventi (sanitari, sociali, educativi, di politiche attive del lavoro, del sistema dell istruzione ) e delle condizioni che per l intero arco della vita della persona, garantisca la costante e globale valutazione delle abilità della persona, dei suoi bisogni, e, di conseguenza predisponga le azioni rivolte a garantirne la massima partecipazione alla vita sociale, economica e culturale, in relazione allo sviluppo di abilità raggiunto e di abilità potenziali. La presa in carico, nell area della disabilità si fonda sul principio del Progetto individualizzato così come precisato dalla Legge 328/00 all art. 14 come diritto esigibile per la persona con disabilità. L art. 14 rappresenta certamente uno degli elementi di massima rilevanza della Legge Quadro. In quelle poche righe il Legislatore non solo ha sintetizzato le finalità e le caratteristiche delle valutazioni e dei progetti, ma ha anche indicato che il modo corretto per condurre tali valutazioni e interventi è quello che affronta, in un unico ambiente tematico, la condizione bio-psico-sociale della persona e le risorse e i bisogni della sua famiglia (art.14 comma 2 L.328/00). Livello di intervento La Pass agisce nella sfera dell informazione, dell orientamento, della consulenza e del lavoro con le realtà associative e del privato all interno di uno specifico territorio, fornendo risposte dirette a bisogni semplici. Qualora si evidenzino situazioni complesse, afferenti ad una o più aree di salute, viene effettuato un invio con relativo accompagnamento ai servizi specialistici per una presa in carico finalizzata alla valutazione e predisposizione di un progetto di intervento globale. Il raccordo tra la funzione generalista della Pass e l attività di presa in carico specialistica da parte del servizio 27

28 garantisce unitarietà di accesso e di percorso all utente, a prescindere dal punto di accesso al sistema dei servizi e delle prestazioni. Tale raccordo è affidato a prassi operative definite. Il servizio sociale disabilità, nello specifico, si qualifica proprio per la presa in carico che non esclude un lavoro di consulenza, orientamento ed informazione ma che si riassume all interno di un progetto per la persona e la sua famiglia, in un processo di aiuto di ampio respiro. Porta unitaria di accesso Orientamento e consulenza Informazione Accompagnamento Lavoro di comunità Servizio sociale disabilità Presa in carico Valutazione UVMD Valutazione multidimesionale semplificata Valutazione monoprofessionale Ambiti di collaborazione L individuazione di ambiti di collaborazione tra Servizio Sociale Disabilità e Pass può avvenire secondo due linee: a) integrando le diverse funzioni che ciascun soggetto svolge, con l obiettivo di una composizione unitaria del percorso dell utente; b) condividendo le funzioni comuni ad entrambi i soggetti. a) Integrazione di funzioni diverse La funzione di filtro ed accompagnamento svolta dalla Pass si integra con quella di raccordo ed integrazione propria della presa in carico, attraverso la definizione di modalità operative chiare che individuino ambiti di intervento, limiti e responsabilità reciproche. Nella definizione delle modalità di invio ed accompagnamento delle persone al servizio della presa in carico è stato condiviso un unico strumento (Modulo di invio e di segnalazione Allegato). La funzione d informazione che assume una dimensione bidirezionale e che vanno dalle conoscenze ad ampio raggio che possono essere utili per la trattazione dei casi (accesso a risorse..), messe a disposizione dalla Pass; e conoscenze più approfondite nell ambito della disabilità, da parte del Servizio Sociale Disabilità. b)condivisione di funzioni comuni Una prima possibile area di collaborazione è dunque quella dell informazione attraverso la produzione di materiali informativi comuni sulle risorse territoriali sia formali che informali fruibili dalle persone disabili, strutturati in modo da esplicitare quali sono i livelli essenziali di assistenza ed i percorsi attraverso i quali vederseli riconosciuti. Una seconda area di collaborazione può essere quella della sensibilizzazione. L attività di sensibilizzazione potrebbe riguardare diversi aspetti: i diritti, la qualità della vita, le opportunità che il territorio offre, i servizi, i benefici previsti, le modalità di accesso. 28

29 Una terza possibile area può essere quella del lavoro con il terzo settore, con l obiettivo di individuare efficaci modalità di attivazione e collaborazione con i singoli e le associazioni di volontariato in relazione ai bisogni rilevati. Funzioni integrate Pass e Servizio Sociale disabilità Presa in carico Servizio sociale disabilità informazione Sensibilizzazione Porta unitaria di accesso Lavoro con la comunità Organizzazione territoriale dei punti di accesso A) Denominazione: SERVIZIO SOCIALE DISABILITA, che si riferisce al servizio sociale professionale sia per la parte relativa al segretariato sociale, informazione e consulenza (integrato con la pass) che per la parte riguardante lo specifico della presa in carico. B) Sedi: lo svolgimento delle funzioni sopra definite e l integrazione già richiamata tra i due servizi, per risultare funzionale rimanda alla necessità di non moltiplicare le sedi di accesso ai servizi, ma di confermare, ove attive, le sedi prevalentemente utilizzate dalla cittadinanza ed in grado di rispondere a requisiti di accessibilità e visibilità locale. Appare utile mantenere o identificare le seguenti sedi : DISTRETTO 1 CADORE - sede principale Pieve di Cadore : Servizio sociale disabilità c/o Centro servizi sociali e socio sanitari - sedi periferiche (accessi settimanali) Cortina d Ampezzo sede sub-distrettuale S.Stefano di Cadore sede sub-distrettuale Auronzo di Cadore sede sub-distrettuale PASS : Domegge di Cadore DISTRETTO 2 AGORDO Sede principale Servizio sociale Disabilità c/o Distretto socio sanitario di Agordo Centro servizi sociali e socio sanitari 29

30 DISTRETTO 3 BELLUNO Belluno, servizio sociale disabilità, c/o Sede A.ULSS 1 Belluno collaborazioni con PASS: - Comune di Belluno - Comune di Limana, servizio sociale anziani integrato con PASS - Comune di Longarone, servizio sociale anziani integrato con PASS Si ritiene utile precisare che ciascun punto di erogazione, come sede principale strutturi un orario di apertura al pubblico di almeno 6 ore settimanali. 2.3 MODALITA DI VALUTAZIONE PER LA PRESA IN CARICO La DGRV 1859/2006 definisce che l accesso ai servizi dell area disabilità avviene attraverso tre diversi livelli di valutazione: 1.Unità di Valutazione Multidimensionale Distrettuale (UVMD) per le situazioni complesse per l accesso a : ADI, in cui siano previsti interventi specialistici e riabilitativi; Accoglienza programmata e accoglienza definitiva presso le strutture residenziali; Accoglienza presso i centri diurni e servizi semiresidenziali, accesso ai progetti innovativi di supporto alla domiciliarità. 2.Unità di Valutazione Multidimensionale semplificata affidata ad un unico servizio che raccoglie ed integra le informazioni di altri servizi e professionisti della rete e valuta l appropriatezza della domanda, attraverso metodologie specifiche, per ciascun intervento, e definisce l accesso al servizio e/o prestazione richieste. Nell area della disabilità la Valutazione semplificata, del servizio sociale, si applica a: 1. interventi di cui al piano della domiciliarità disabili (Aiuto personale, Vita indipendente, progetti L.284/97, interventi di promozione dell Autonomia Personale) 2. l erogazione degli Assegni di Cura, secondo le indicazioni della Regione del Veneto 30

31 La Valutazione semplificata, da parte responsabile del distretto, si applica all attivazione dell assistenza domiciliare integrata (ADI): ADI interventi specialisti e riabilitativi UVMD Accoglienza programmata o definitiva strutture residenziali Accoglienza servizi diurni e semiresidenziali Progetti innovativi UVMD Semplificata servizio sociale Interventi del piano della domiciliarità disabili Assegni di cura Aiuto personale Vita Indipendente Progetti 284/97 ADI pacchetti assistenziali in situazione di urgenza UVMD Semplificata Responsabile dell UVMD ADI profili B- C 3. la valutazione monoprofessionale, cioè riguardante un unico professionista per l accesso a servizi con caratterizzazione sociale semplice e che non richiedono una valutazione multidisciplinare (SAD, richiesta contribuzione economica...) 31

32 A ) CRITERI GENERALI DI ACCESSO Requisiti di accesso 1.persone con disabilità con diversi profili di autosufficienza che siano certificate ai sensi della L.104/92 o, in attesa di acquisire la certificazione, dichiarate invalide civili dalle competenti commissioni 2. residenza nei comuni dell A.ULSS n.1 Belluno Priorità accesso ai servizi Certificazione handicap grave art. 3 comma 3 Legge 104/92 ELEMENTI VALUTATIVI DI ACCESSO Valutazione sociale 1 persona e famiglia scheda anagrafica sistema informativo atlante tipologia familiare livelli di assistenza praticati livelli di dipendenza assistenziale/ carichi assistenziali rete sociale attiva nell assistenza (al di fuori della famiglia) 2 condizione abitativa presenza barriere architettoniche, dislocazione territoriale 3 fruizione di interventi, servizi sociali e socio sanitari 4 condizione economica ISEEI (, per i progetti di accoglienza temporanea o definitiva nella strutture residenziali) 5 condizione economica ISEE (per i progetti di Vita indipendente, SAD, Sollievo e assegni di cura) Valutazione sanitaria Valutazione integrazione sociale / autonomie 1. diagnosi 2. strutture corporee (ICF) 3. funzioni corporee (ICF) 1. attività e partecipazione (ICF) 2. (scheda dipendenza valutazione autonomie) Quanto premesso corrisponde ad un disegno del sistema che ridefinisce i singoli percorsi di accesso ai servizi. Nella costruzione del sistema informativo dell area della disabilità e delle modalità di comunicazione tra i diversi servizi è stato necessario ricostruire i diversi percorsi che i cittadini compiono per accedere ad un servizio o ad una prestazione così come il tipo di informazioni che transitano da un soggetto all altro per la gestione della presa in carico. Per l accesso ai servizi residenziali e semiresidenziali, così come per l ADI, la UVMD segue nei tre distretti, l iter definito in modo omogeneo per la valutazione e la progettazione dell intervento, secondo quanto stabilito dagli allegati regolamenti. 32

33 R ich ie sta scritta d e l citta d in o o su co n sen so inform ato D o m a n d a d i ac cesso Conferenza dei Sindaci A.Ulss 1 Belluno verifica requisiti A v v i o p r o c e d u r a r ic h ies t a d o c u m e n t a zio n e /C o n v o c a zio n e R e sp onsab ile d istretto o suo deleg ato S egrete ria U V M D U V M D V e rb a le in con tro e in d iv id ua zio ne case m anager A ss.s oc. S S T M M G E ve ntua li sp ec ia listi R e sp o nsab ile struttura residenziale o diurna M o dulo di prog etto (sottoscritto dall 置 te nte ) D e f in izi o n e p r o g e t t o / in t e r v e n t o Case M. A t t iv a z io n e p r o g e t t o / p e r io d o d i o s s e r v a zio n e S truttura re side nzi a le o diurna + C a se M. P R O C E S S O U V M D Verifica in itinere V er i fi c a C a se M. + G rupp o d i la vo ro s ul ca so D e f in iz io n e p r o g e t t o p e r s o n a liz z a t o. Per gli interventi della domiciliarità, il servizio sociale disabilità attiva l UVMD semplificata, raccogliendo i materiali definiti nella procedura di accesso, da parte degli altri professionisti coinvolti nel caso, ne valuta la sussistenza dei requisiti e l appropriatezza dell intervento. Domanda respinta PROCESSO UVMD SEMPLIFICATA Richiesta scritta del cittadino Domanda di accesso Piano locale disabilitregolamenti Verifica requisiti e compatibilità Comunicazione a Utente da Ass.Soc.SST UVMD semplificata Presa in carico e CaseM: AssSoc; Ipotesi progetto Modulo di progetto (sottoscritto dall 置 tente) Ass.Soc. SST Definizione del progetto Valutazione sociale Valutazione sanitaria Ass.Soc. SST Documentaz. integrata Ass.Soc. SST Utente Attuazione del progetto Ass.Soc. SST Cklist ICF Att.& Partec. Fatt.Ambient. MMG Cklist ICF Funzioni Strutt.Corp. Operatori e servizi coinvolti AssSoc (CaseM.) Verifica esito ed ev. rivalutazione Nello schema di ricostruzione del processo UVMD SEMPLIFICATA sono definiti i passaggi necessari all attivazione dell intervento, cui si collegano gli elementi di controllo/valutazione e le responsabilità dei soggetti coinvolti nei processi. La costruzione dei flussi dei due processi nasce dall esigenza di 33

34 sistematizzare le modalità operative e renderle uniformi a livello dei tre distretti e di ricostruirle per il sistema informativo. PRIORITA EVIDENZIATE 1. Maggiore informazione sui servizi e sulle opportunita attraverso la costituzione di punti unitari di accesso, ove il cittadino possa trovare tutte le informazioni utili a risolvere o affrontare una situazione di bisogno; 2. Regolamento UVMD e UVMD semplificata; 3. Definizione di uno strumento per l accesso al sistema; 4. Sviluppo e completamento del sistema informativo; 5. Formazione e diffusione di ICF tra i medici di medicina generale e gli specialisti. AZIONI 1. Promuovere, a livello dei tre Distretti, modalità uniformi per la strutturazione di punti unitari per l informazione e l accesso ai servizi. Raccordo tra PASS e Servizio sociale Disabilità 2. Costituzione di un gruppo di lavoro inter-servizi per la definizione del regolamento, sperimentazione e approvazione del Regolamento UVMD e UVMD semplificata; 3. In attesa dello strumento regionale per la valutazione e l accesso ai servizi, sperimentazione della cartella di accesso allegata 4. sperimentazione del sistema operativo Atlante area disabilità, verifica strumentazione informatica; 5. percorso formativo condiviso con ordine dei Medici e referente aziendale per la formazione dei profili sanitari Allegati : Strumenti di lavoro 1. Rilevazione della domanda PASS 2. Scheda Utente del Sistema Atlante compresa Cartella Sociale e parte sanitaria a cura del MMG o medico specialista. 34

35 Cap. 3 IL SISTEMA DELLA DOMICILIARITA La rete dei servizi per la domiciliarità La rete dei servizi territoriali e degli interventi a sostegno della domiciliarità delle persone disabili nell ambito territoriale dell ULSS n.1 si è nel tempo arricchita sia in termini di risorse strutturate che di progettualità e iniziative sperimentali. Le finalità trasversali a tutto il sistema possono essere così sintetizzate: Permettere alla persona disabile di mantenere il rapporto ed il legame con il proprio ambiente e la comunità Evitare o procrastinare il più possibile il ricorso a strutture residenziali Sostenere i familiari nell impegno di cura e nel carico assistenziale Ridurre l incidenza della spesa per il ricovero in servizi residenziali a carico delle famiglie e dei singoli Comuni Promuovere il raggiungimento del massimo grado di autonomia e l integrazione nei diversi contesti di vita. Il Sistema a sostegno della domiciliarità è costituito dai servizi che assicurano interventi nelle seguenti aree: Interventi di promozione dell autonomia personale Servizi Diurni Interventi erogati a domicilio e di supporto alla famiglia Interventi di sostegno economico Interventi di sollievo 3.1 INTERVENTI DI PROMOZIONE DELL AUTONOMIA PERSONALE 3.1 a) IL SERVIZIO TERRITORIALE DISABILITA All interno del Servizio Territoriale Disabili di ciascun Distretto opera il Servizio Sociale Disabilità che garantisce le attività di segretariato sociale, di valutazione sociale dei bisogni, di presa in carico e di gestione dei progetti di autonomia anche mediante l attivazione ed il coinvolgimento della rete territoriale. Il Servizio Sociale Disabilità coinvolge l equipe del Servizio Territoriale nelle situazioni in cui si richieda un intervento psicologico e/o educativo per la definizione del Progetto Personalizzato che potrà coinvolgere a vario titolo anche risorse del territorio, del privato sociale o del volontariato. i destinatari Sono destinatari di questi interventi: disabili psichici e psicofisici che non usufruiscono di altri Servizi e/o che sono in attesa di essere presi in carico dai CD o dal SIL disabili psichici e psicofisici che debbano intraprendere un percorso di inserimento lavorativo, che debbano maturare specifiche competenze o che necessitino di percorsi guidati verso l utilizzo autonomo o parzialmente autonomo delle risorse del territorio disabili psichici e psicofisici in età evolutiva che necessitano di acquisire specifiche competenze di autonomia personale o sociale 35

36 disabili motori La priorità degli interventi è garantita ai disabili che non fruiscano già di altri servizi o interventi. gli interventi I Servizi Territoriali Disabili elaborano Progetti Personalizzati (PP) finalizzati a far maturare obiettivi di autonomia personale e sociale attraverso risorse proprie, in collaborazione con il volontariato ed il privato sociale o mediante convenzioni per l accesso agevolato e personalizzato alle risorse e opportunità del territorio. La metodologia degli interventi si sviluppa mediante: interventi individuali di carattere educativo o psicologico interventi di piccolo gruppo con finalità educative attività psicologica di rielaborazione e condivisione di piccolo gruppo le attività La definizione delle attività necessarie per il perseguimento degli obiettivi del PP sono individuate a livello progettuale da ogni singola equipe di lavoro distrettuale annualmente e può ricomprendere attività di gruppo quali educazione all uso del denaro, educazione pedonale, educazione alimentare, educazione all uso delle opportunità del territorio (dalla biblioteca alla piscina ai locali pubblici ecc.). Brevi attività di vita autonoma fuori casa sono occasioni offerte ai disabili per sperimentare le autonomie acquisite con le attività individuali e di gruppo. Alle attività di gruppo sono accostati interventi individuali a breve termine per il raggiungimento di obiettivi specifici di mantenimento e potenziamento delle autonomie personali. Le attività psicologiche comprendono il sostegno psicologico individuale ai disabili e/o loro familiari in momenti critici della vita, l attività di verbalizzazione e confronto di gruppo per i disabili. Criticità Gli interventi di promozione dell autonomia sono destinati ad una fascia di disabili con discrete buone potenzialità personali e sociali che generalmente non presentano bisogni assistenziali, coloro che dovessero presentarne sono escluse per l assenza di Operatori Socio Sanitari. Per le persone disabili che necessitano di interventi assistenziali all interno di percorsi di vita autonoma o parzialmente autonoma è stata attivata una collaborazione con il SAD o con gli OSS dell Aiuto Personale in base alle valutazioni dell UVMD Il Servizio Sociale Professionale è titolare anche della presa in carico ed elaborazione dei progetti ai sensi della L. 284/97. Può avvalersi della consulenza dell equipe multiprofessionale per l elaborazione e attuazione dei Progetti, oltre che della consulenza di specialisti e dei centri multizonali. Il Servizio Sociale Disabilità attua i progetti in collaborazione con la scuola e l Amministrazione Provinciale per i disabili minorenni o comunque inseriti nel percorso scolastico e formativo. Azioni E stata condivisa la disponibilità dell Unione Italiana Ciechi a collaborare nell attuazione dei progetti della L. 284/97 attraverso la loro opera di sensibilizzazione presso i loro soci sulle opportunità offerte dalla normativa ed una collaborazione, per l attuazione dei progetti, con i volontari dell associazione e con le risorse dell associazione. 36

37 E stato elaborata una bozza di Regolamento per gli interventi a favore dei ciechi pluriminorati che disciplina le modalità di erogazione degli interventi, identifica obiettivi, priorità e modalità di integrazione con i servizi socio sanitari E necessario creare un gruppo di lavoro tra i Servizi Sociali Disabilità dei tre Distretti per individuare le modalità operative di valutazione dei progetti presentati e assegnazione delle risorse dedicate. 3.2 INTERVENTI EROGATI A DOMICILIO E DI SUPPORTO ALLA FAMIGLIA 3.2 a) Il Servizio di Assistenza Domiciliare Il Piano Locale per la Domiciliarità ha definito i criteri per il regolamento di funzionamento del Servizio di Assistenza Domiciliare che è presente su tutto il territorio dell ULSS n.1 ed è rivolto a persone non autosufficienti o a rischio di compromissione della autosufficienza. Le prestazioni fornite riguardano generalmente: Cura della persona Governo dell ambiente di vita Accompagnamenti Consegna pasti a domicilio Monitoraggio delle situazioni a rischio Interventi di informazione, consulenza e formazione alle famiglie o al personale privato che assicura l assistenza. Con il presente Piano della Disabilità si propone che qualora vi sia una richiesta di intervento del SAD a favore di una persona disabile, essa venga presa in carico dal Servizio Sociale Professionale dell area disabili di riferimento (minori o adulti), che effettua una valutazione monoprofessionale rispetto alle necessità assistenziali della persona e alle risorse della rete dei servizi, individuando la soluzione più appropriata al caso attraverso una progettualità individuale dinamica. Qualora si confermi l opportunità di attivazione del SAD, informa l interessato o la sua famiglia sulle modalità di erogazione del servizio, sulla tipologia di interventi previsti, sulle modalità di compartecipazione economica; elabora il progetto di assistenza congiuntamente alla famiglia ed al coordinatore del SAD, effettua verifiche periodiche per monitorare la situazione e riformulare il progetto di intervento a seconda del variare della situazione del disabile e delle risorse della rete. Azioni: È stata elaborata una proposta di protocollo operativo tra Servizio Sociale Disabilità e Servizio Assistenza Domiciliare (Volume 2) 3.2 b) Il servizio di Telesoccorso/Telecontrollo Come stabilito dalla DGR 39/06 sono collegabili al servizio di Telesoccorso/Telecontrollo le persone per le quali il Servizio Sociale competente riconosca la presenza di una situazione di rischio sociale e/o sanitario. Per le persone disabili la valutazione verrà eseguita dal Servizio Sociale Disabilità. Per quanto riguarda le modalità di acceso e la compartecipazione al costo del servizio da parte dell utenza si rimanda a quanto stabilito nel Piano Locale per la Domiciliarità 37

38 3.2 c) L Assistenza Domiciliare Integrata Il servizio di Assistenza Domiciliare Integrata si avvale dell apporto multiprofessionale sanitario e sociale per la realizzazione di progetti individuali di assistenza presso il domicilio della persona. Il Piano locale per la Domiciliarità definisce le procedure d accesso, le modalità di erogazione del servizio, le risorse destinate. Al fine della presa in carico di persone disabili, faranno capo al Servizio Sociale Disabilità le seguenti funzioni: valutazione delle richieste, della situazione personale e sociale della persona partecipazione alla UVMD dove prevista elaborazione del progetto individualizzato in collaborazione con le figure sanitarie monitoraggio del progetto per la parte sociale raccordo tra i diversi attori del progetto attivazione della rete sociale eventuale predisposizione di altri interventi o attivazione di altri servizi competenti Azioni: E stata elaborata una proposta di protocollo tra Servizio Sociale Disabilità, Distretti sociosanitari e Servizio di Assistenza Domiciliare 3.2 d) L Aiuto Personale E rivolto esclusivamente a persone riconosciute in stato di handicap grave, prevede azioni di sostegno attraverso interventi a domicilio che perseguono i seguenti obiettivi: Raggiungimento della maggior autonomia possibile, attraverso interventi socio-educativi ed assistenziali integrati con quelli terapeutici-riabilitativi Socializzazione attraverso l integrazione nelle diverse opportunità presenti nel territorio o attraverso l attivazione di gruppi finalizzati verso percorsi specifici Progetti attivati nel 2005 Distretto Numero progetti attivati Numero Operatori Socio Sanitari Media oraria settimanale dedicata ai progetti annuali Cadore ,7 Agordo ,3 Belluno 37 3,25 2,1 Nell esperienza finora condotta nei tre Distretti Socio-sanitari, pur mantenendo diverse modalità organizzative e risorse dedicate, l Aiuto Personale ha raggiunto una progressiva uniformità rispetto alle tipologie di prestazioni erogate, ai criteri d accesso e alle priorità Il gruppo di lavoro costituito dagli assistenti sociali dall area della disabilità dei 3 Distretti Socio-sanitari ha nel tempo definito regole comuni per la gestione dei progetti. Azioni: E stato elaborato un regolamento che disciplina le modalità di erogazione degli interventi di Aiuto Personale finalizzato ad uniformare nell ambito dell Ulss n.1 ed esplicitare gli obiettivi, le modalità di attivazione, le priorità, le tipologie di prestazione, le modalità di integrazione con i servizi sanitari e socio assistenziali esistenti sul territorio 38

39 3.3 SERVIZI DIURNI A SOSTEGNO DELLA DOMICILIARITA La normativa nazionale e regionale, lo sviluppo del Servizio di Integrazione Lavorativa e le innovazioni nelle modalità operative in risposta ai nuovi e diversi bisogni dell utenza, hanno portato ad un cambiamento graduale nell organizzazione dell offerta dei Centri Diurni (CD): le attività occupazionali che contraddistinguevano i CEOD sono passate da finalità produttive a strumenti educativi finalizzati alla maturazione di abilità personali e sociali per gli utenti. Il passo successivo è una ridefinizione dell offerta dei CD mirata a garantire interventi assistenziali, educativi e sanitari integrati, in un ottica di servizio diurno a supporto della domiciliarità. ANALISI DELL OFFERTA I CD per persone con disabilità psico-fisiche sono diffusi da sempre su tutti il territorio dell ULSS n.1 ed attualmente sono, come riportato nella parte relativa all offerta locale, : 1 a Pieve di Cadore, gestito direttamente dall ULSS; 1 ad Agordo gestito in convenzione con la Società Nuova S. C. S.; 4 a Belluno di cui 1 gestito in proprio e 3 in convenzione con la medesima Cooperativa. CARATTERISTICHE E MOVIMENTI DELL UTENZA L utenza negli anni è aumentata in maniera costante in tutti i CD e l analisi dei dati forniti dai servizi dell area disabilità segnalano che nei prossimi 3 anni l utenza potenziale potrebbe arrivare fino a 21 persone (in tutta l ULSS n.1). L età degli utenti dei CD è estremamente eterogenea, si passa dall età di assolvimento dell obbligo scolastico fino ai 65 anni. La disabilità prevalente all interno dei CD è quella intellettiva (70%), seguita da quella intellettiva con compromissione motoria grave (20%), dalla patologia psichiatrica (5%), per Agordo, dalla multipla (anche deficit sensoriali) e fisica (1 persona). DISTRETTI Dall anno 2003 Utenza totale al Utenti equivalenti al variazioni di utenza Cadore Agordo Belluno Belluno Cusighe Utenza potenziale Disabili anni attualmente in carico al SISS Disabili adulti attualmente in carico ad altri servizi Cadore 5 3 Agordo 5 Belluno 8 totale 18 39

40 Le prospettive di inserimento, a fronte della nuova domanda comporteranno non solo la necessità di ridefinizione dell organizzazione del servizio ma la contemporanea esigenza di valutazione delle strutture operative, sia in termini di spazi che di attivazione di nuovi servizi o moduli Per il Cadore, l ingresso di un nuovo utente, comporterà il raggiungimento del numero massimo di utenti previsto dalla Legge 22/02 e conseguentemente l apertura di una lista di attesa. ANALISI DEI BISOGNI RELATIVI ALL ORGANIZZAZIONE INTERNA L estrema eterogeneità di età e di livelli di autosufficienza all interno dei CD ha reso necessaria una riorganizzazione degli stessi per poter garantire risposte adeguate ai nuovi bisogni degli utenti. Alcuni dei bisogni che sono stati riconosciuti dagli operatori impegnati nel lavoro dei CD sono: necessità di assistenza infermieristica e di consulenza medica specialistica psichiatrica, neurologica, fisiatrica ( già in discussione con le Direzioni mediche e i Distretti socio sanitari) necessità di programmare l attività del CD per piccoli gruppi e per attività personalizzate necessità di personalizzare la frequenza e l orario in base ai Progetti Personalizzati bisogno di svolgere attività occupazionali quale strumenti educativo e non con una valenza produttiva bisogno di rispondere alle situazioni con alto carico assistenziale in orari e giornate diverse dalle tradizionali Sta emergendo un bisogno nuovo presentato da disabili che sono conosciuti al Servizio Sociale Disabilità e ricondotto a persone divenute disabili in età adulta a causa di malattie degenerative o a seguito di traumi. Il bisogno che esprimono è di socializzazione e di condivisione di esperienze, accanto alla necessità di respiro che presentano i loro care giver. Orientamenti per le Progettualità specifiche e le attività innovative definire la frequenza al CD in base alle esigenze rilevate nel Progetto Personalizzato apertura sperimentale dei CD nelle mattine del sabato per gruppi omogenei di utenti con alto carico assistenziale (già in fase di sperimentazione a Pieve di Cadore) disponibilità degli spazi del CD per ospitare in orari extra o attraverso il coinvolgimento in specifiche attività gli interventi rivolti a disabili fisici o traumatizzati collaborazione con la sezione AISM di Belluno nell intenzione di strutturare interventi a carattere diurno presso la sede della Casa del Sole per disabili fisici E stato approvato il Regolamento dei Centri Diurni per persone con disabilità dell ULSS n.1 che disciplina le modalità di funzionamento dei Centri Diurni, regola le ammissioni e dimissioni degli utenti, gli standard del personale. In linea con l orientamento di garantire una equa distribuzione delle risorse verrà garantita la frequenza al CD ai disabili che già non fruiscano di altri Servizi o interventi 40

41 Obiettivi della programmazione locale 1. programmare lo standard di risorse di personale all interno dei centri diurni e sulla base di uno strumento valutativo del livello di dipendenza assistenziale comune a livello dei tre distretti; 2. affrontare il problema degli spazi in tutti i CD sia per l aumento dell utenza, sia in vista degli adeguamenti previsti dalla L. 22/02. In tutti e tre i distretti si stanno valutando alcune ipotesi di acquisizione di spazi nuovi che dovranno definire il futuro assetto logistico dei CD. Sul piano di ciascun Distretto le tabelle che seguono documentano le priorità e le azioni conseguenti. TABELLE PROGRAMMATICHE TRIENNIO

42 Cadore Conferenza dei Sindaci A.Ulss 1 Belluno Priorità Azione Tempi Indicatori Soggetto incaricato Priorità 1: garantire l accesso al CD agli utenti disabili in Azione 1: attivazione di un nuovo modulo CD presso la Entro la fine del condizione di gravità per i quali l UVMD abbia valutato l opportunità sede dei servizi sociali e socio 2007 sanitari di Pieve di Cadore a seguito del trasferimento del Servizio di Fisioterapia Azione 2: definire la frequenza personalizzata In atto (orari e giornate) al CD in base alle esigenze rilevate nel PP Numero di utenti in lista d attesa Numero di utenti inseriti al CD Unità Operativa (U.O) Disabilità ed Integrazione Sociale del Cadore Priorità 2: garantire l accesso ai CD ai disabili fisici come forma di raccordo con gli interventi di promozione dell autonomia Azione 1: disponibilità degli spazi del CD per ospitare in orari extra i disabili Azione 2: disponibilità del CD a coinvolgere i disabili con specifiche attività Avvio sperimentazione nel 2008 N utenti coinvolti N progetti attivati all anno N servizi coinvolti nella progettazione N accessi annuali Servizio Sociale Territoriale, Centro Diurno, U.O. Disabilità Priorità 3: garantire alle famiglie di disabili con alto carico assistenziale e fragilità della rete familiare la continuità assistenziale Azione 1: apertura sperimentale dei CD nelle mattine del sabato per gruppi omogenei di utenti con alto carico assistenziale In fase di sperimentazione N giorni di apertura complessiva all anno N giornate di apertura di sabato N di utenti coinvolti U.O. Disabilità, Centro Diurno 42

43 Agordo Conferenza dei Sindaci A.Ulss 1 Belluno Priorità azione Tempi Indicatori Soggetto incaricato Priorità 1: garantire nuovi accessi al CD agli utenti disabili in condizione di gravità per i quali l UVMD abbia valutato l opportunità Azione 1: attivazione di un CD per i pazienti psichiatrici attualmente inseriti al CD per disabili Azione 2: definire la frequenza Numero di utenti in lista d attesa Numero di utenti inseriti al CD UO Disabili del Distretto di Agordo in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale personalizzata (orari e già in atto giornate) al CD in base alle esigenze rilevate nel PP Priorità 2: garantire la partecipazione dei familiari alla gestione del CD Azione 1: promuovere la nascita del comitato dei familiari del CD 2007 N incontri con i familiari N iniziative di sensibilizzazione UO Disabilità in collaborazione con Coop Società Nuova Priorità 3: garantire alle famiglie di disabili con alto carico assistenziale e fragilità della rete familiare la continuità assistenziale Azione 1: verificare la possibilità di diminuire i periodi prolungati di chiusura del CD 2007 N giorni di apertura complessiva all anno N giornate di apertura di sabato N di utenti coinvolti UO Disabili Coop. Società Nuova 43

44 Belluno Conferenza dei Sindaci A.Ulss 1 Belluno Priorità azione Tempi Indicatori Soggetto incaricato Priorità 1: garantire l accesso al Azione CD agli utenti disabili in trasferimento delle attuali sedi dei Numero di utenti in lista UO Disabili Adulti di condizione di gravità per i quali CD in spazi a norma d attesa Belluno in l UVMD abbia valutato Azione 2: adeguare gli standard Progressivo Numero di utenti inseriti al collaborazione con l opportunità del personale in servizio nei CD dal 2007 CD Coop. Società Nuova Azione 3: definire la frequenza personalizzata (orari e giornate) al CD in base alle esigenze rilevate nel PP Priorità 2: garantire alle famiglie di disabili con alto carico assistenziale e fragilità della rete familiare la continuità assistenziale Azione 1: verificare la possibilità di prolungare l orario di apertura fino alle ore 13 il venerdì Azione 2: verificare la possibilità di aumentare i giorni di apertura annua del CD Azione 3: verificare la possibilità di ridurre i periodi di chiusura prolungata 2007 N giorni di apertura complessiva all anno N giornate di apertura di sabato N di utenti coinvolti UO Disabili 44

45 3.4 INTERVENTI DI SOSTEGNO ECONOMICO Gli interventi economici ai quali possono accedere le persone con disabilità si possono dividere in due categorie: quelli specifici per disabili e quelli che rientrano nei fondi destinati alla non autosufficienza per i quali la giunta Regionale determinerà i criteri per la loro graduazione. In entrambi i casi, l erogazione del contributo economico deve essere parte del progetto individualizzato di assistenza e deve quindi caratterizzarsi come risposta specifica a bisogni della persona disabile, individuabile attraverso una valutazione multidimensionale semplificata. Contributi erogati nel 2005 a persone di età inferiore ai 65 anni Distretto L.R.28 Badanti Sollievo Cadore Agordo Belluno Interventi per la Vita Indipendente Programmi di aiuto alla persona, gestiti in forma indiretta, per garantire il diritto ad una vita indipendente alle persone con disabilità fisica grave ma capaci di autodeterminarsi. Si sono concretati attraverso il riconoscimento di un contributo economico a fronte di uno specifico progetto di assistenza personale presentato dalla persona. Progetti di Vita Indipendente anno 2005 Distretto Numero di progetti attivati Cadore 16 Agordo 10 Belluno 28 L esperienza maturata nei 3 anni di gestione sperimentale degli interventi ha portato il gruppo di lavoro composto dalle assistenti sociali dell area disabilità adulti a identificare alcune criticità: 1) mancanza di strumenti adeguati per la valutazione della capacità di autodeterminazione della persona 2) frequente ricorso all assunzione di familiari come assistenti personali 3) mancanza di criteri oggettivi di valutazione del progetto presentato Azioni: E stato elaborato un regolamento che definisce le modalità di accesso, i criteri per la definizione delle priorità, le modalità di gestione ed organizzative, i casi in cui è possibile assumere i familiari conviventi. E stata concordata un opportunità di collaborazione con l Associazione AISM che si è resa disponibile ad un azione di sensibilizzazione rivolta ai destinatari degli interventi rispetto alla filosofia di Vita Indipendente Nel mese di marzo 2007 verrà predisposto il bando pubblico per l assegnazione dei contributi per l anno

46 3.5 INTERVENTI DI CONSULENZA SULL ACCESSIBILITÀ 3.5 a) L Ufficio Informazione e consulenza su accessibilità ed ausili L Ufficio Informazione e Consulenza su Accessibilità ed Ausili (U.I.C.A.A.) nasce nell anno 2000 dalla fusione tra il progetto UICA dell ULSS n.1 e dall UIA della Provincia e viene definito nei compiti e funzioni mediante un accordo interistituzionale sottoscritto dalla Provincia di Belluno, dalle due UU.LL.SS.SS. provinciali e dalle due Conferenze dei Sindaci presenti nel territorio provinciale. Le finalità dell ufficio sono quelle di dare risposta alla crescente richiesta di informazioni necessarie ad affrontare le problematiche di autonomia, mobilità e di assistenza delle persone con disabilità, con disabilità grave ed anziane e fornire alle stesse una risposta interdisciplinare ed integrata, sul versante della accessibilità e sul versante degli ausili tecnici. Nell anno 2003 in attuazione dell art.3 comma 1-bis D.Lgs. 229/99 con il proprio Atto Aziendale l ULSS 1 di Belluno, alla luce della entità della utenza afferita all Ufficio, della evoluzione demografica e della tipologia di prestazioni offerte all utenza, ha inserito l Ufficio U.I.C.A.A. all interno dell organigramma aziendale nell Area Socio-Sanitaria come servizio sovradistrettuale alle dipendenze del Coordinatore dei Distretti. Per garantire le finalità dell Ufficio l ULSS n.1 mette a disposizione dell U.I.C.A.A. una èquipe interdistrettuale composta da : 1. Un Dirigente Medico Fisiatra Prescrittore (dipendente con un impegno di 4 ore settimanali) 2. Un Terapista della Riabilitazione con compiti di organizzazione e coordinamento ( con un impegno di 18 ore settimanali ) 3. Tre Terapisti della Riabilitazione operanti nei territori dei tre Distretti (con un impegno complessivo di 30 ore settimanali ) La presa in carico, di ogni singolo utente è definita attraverso la seguente procedura: Colloquio Verifica della situazione di avente diritto Raccolta di tutta la documentazione inerente il caso e compilazione scheda di accesso al servizio Sopralluogo per valutazione funzionale, verifica, ed eventuale rilievo strumentale e fotografico Valutazione del caso e programmazione dell intervento (ricerca di soluzioni, consultazioni presso Banche dati, fonti bibliografiche, Ditte produttrici ed Enti preposti) Prove di ausili o di soluzioni per l accessibilità in collaborazione dal 2004 anche con l Ausilioteca del territorio Relazione istruttoria scritta ed eventuali atti prescrittivi o compilazione domande Consegna diretta ausili da magazzino se disponibili Verifica e follow-up 46

47 3.5 b) L AUSILIOTECA L AUSILIOTECA è un servizio istituito a livello provinciale che garantisce la possibilità per la persona, di prendere visione e di provare l utilizzo di ausili finalizzati a supportare e sostenere le autonomie e di ridurre le barriere che il contesto ambientale può presentare. Le principali caratteristiche organizzative e di offerta del servizio sono riassunte in : garantisce un orario settimanale di apertura di 18 ore con la presenza di logopedisti e di fisioterapisti dispone di ausili per l autonomia, l igiene e le attività della vita quotidiana (vestirsi, lavarsi, mangiare, bere, etc.) per un valore di Euro grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Verona,Vicenza,Belluno e Ancona e tali ausili sono attualmente disponibili per la visione e la prova; informa e gestisce le diverse relazioni attraverso il sito della Ausilioteca ( ) che ha ottenuto le tre AAA e la validazione CSS dall organismo W3C, in conformità alla normativa per la accessibilità informatica; organizza le informazioni anche attraverso catologo cartaceo riassuntivo degli ausili per persone sprovviste di computer ed un CD- rom del sito per persone sprovviste di Internet; organizza convegni in tema di ausili, anche in collaborazione con associazioni di disabili quali l AISM, (la giornata formativa sulla postura, tenutasi nel mese di marzo 2006 a Ponte nelle Alpi partecipazione alla giornata per l informatica dedicata a ragazzi con diagnosi di disturbo di apprendimento tenutasi nel mesi di aprile 2006 a Belluno). 47

48 Cap. 4 IL SISTEMA DELLA RESIDENZIALITA La riflessione sul tema della residenzialità è stata condotta tenendo conto dell attuale offerta dei servizi, dell esigenza di una conoscenza specifica sul bisogno che sottostà alla domanda nonché, grazie alla partecipazione dei rappresentanti dei portatori di interessi, delle esigenze e dei bisogni che interessano le famiglie e le persone direttamente coinvolte. Dalla rilevazione effettuata all interno dei servizi si può desumere che la domanda di residenzialità nei prossimi anni è destinata a un incremento, sia in funzione dell età degli utenti che dei familiari., che sostengono il bisogno e che appaiono orientanti alla domiciliarità fin quando è possibile. Al momento non si hanno liste di attesa, ne appaiono coperti tutti i posti a disposizione mentre va sottolineato come tutti i posti disponibili, nelle comunità alloggio, non sono finanziati con quote di rilievo sanitario (12 posti disponibili). 4.1 CARATTERISTICHE DEL SISTEMA Il sistema delle residenzialità della A.Ulss n.1 di Belluno si propone come sistema in rete, caratterizzato prevalentemente da un offerta privata convenzionata, e che, nell esperienza di costruzione delle rete si è trovato ad affrontare così come gli altri soggetti, azioni dirette a sostenere e rispondere a diversificate esigenze, tra cui: 1. stabilire un efficace relazione con i servizi sociali territoriali che concorrono alla valutazione e del bisogno e di appropriatezza della risposta all interno delle Unità di Valutazione Multidimensionale Distrettuale e mantengono la relazione con gli enti locali titolari della competenza; 2. definire processi di aiuto e di presa in carico integrati e sostenuti dai diversi servizi, anche semiresidenziali, che contribuiscono all esito di risultato; 3. contribuire alla definizione di un processo di regole che strutturano il sistema e che ne consentono la rappresentazione, verso i cittadini e la comunità locale (Carta dei Servizi Regolamento dei Servizi residenziali dell A.Ulss n.1 Belluno) 4. regolare le modalità di comunicazione tra i servizi, a partire dalla diffusione di una comune cultura dell ICF e di una conoscenza estesa dei processi che riguardano l erogazione degli interventi e delle prestazioni dell area disabilità (Sistema informativo). L attuale configurazione del sistema si articola in: Tipologia di servizio Demoninazione Residenza Sanitaria Assistenziale per persona con disabilità in situazione di gravità Presidio Multizonale Cusighe Belluno Comunità alloggio per persone con disabilità Pieve di Cadore Ente titolare A.ULSS n.1 - Belluno A.ULSS n.1 - Belluno Enti/organizzazioni coinvolte nella gestione (se esternalizzata in parte o del tutto) 1 1 ATI Pilota Coop. Sociale Le Valli Posti letto autorizzati (con riserva di 10 posti dedicati all A.Ulss 2 Feltre) Coop. Sociale Le Valli Longarone 10 48

49 Comunità alloggio per persone con disabilità "Casa Polit" di Belluno Comunità alloggio per persone con disabilità "Villa Anna" di Limana Società Nuova Cooperativa Sociale S.C.S - Belluno Società Nuova Cooperativa Sociale S.C.S - Belluno 18 6 Totale utenti inseriti nelle strutture residenziali 82 8 Tutte le strutture indicate hanno a disposizione posti letto dedicati all accoglienza programmata (moduli respiro) e alle emergenze. Ai servizi di carattere istituzionale si lega inoltre un offerta che riguarda, in modo prioritario, l associazionismo e che si colloca in una dimensione che incrocia la domanda di sollievo, la richiesta di modularità dei servizi residenziali, da parte delle persone con disabilità e loro famiglie: - AISM: possibilità d accoglienza temporanea presso la Casa del Sole (4 camere accessibili e attrezzate) di Ponte Nelle Alpi sede AISM - Comitato d Intesa delle Associazioni di Volontariato di Belluno: n 1 appartamento domotizzato - Centro Servizi per il Volontariato : n 2 appartamenti accessibili per la sperimentazione di progetti di autonomia 4.2 MODALITÀ DI ACCESSO AL SISTEMA L accesso alle strutture dedicate alle persone con disabilità avviene, ai sensi della DGR 1859/2006 attraverso l Unità di Valutazione Multidisciplinare Distrettuale (UVMD). Le ammissioni sono regolate dall applicazione delle modalità di lavoro integrate attraverso l attività dell UVMD, che a seguito di valutazione multidimensionale, determina l accesso alla tipologia di servizio congruente con le esigenze personali e familiari del richiedente, secondo i livelli di assistenza previsti per le singole strutture e secondo i criteri di eleggibilità definiti nell ambito del regolamento generale dei servizi residenziali, allegato al presente piano, e dai regolamenti delle singole strutture. L accesso alle strutture della rete viene governato a livello distrettuale e i servizi presenti in ciascuna area territoriale rappresentano il riferimento prioritario per l utente e la sua famiglia. Questo al fine di evitare uno sradicamento territoriale e soprattutto vanificare gli sforzi diretti all integrazione sociale messi in atto dalla famiglia e dal sistema dei servizi. Per gli accessi alla RSA, che costituisce un riferimento a livello provinciale viene attivato il tavolo di lavoro previsto dal contratto di servizio - composto da servizi sociali disabilità e direzione della struttura per la valutazione dei bisogni dei Distretti che compongono l A.Ulss e in collaborazione con i Servizi dell A.Ulss n.2 Feltre. Per l offerta del privato sociale esistono specifici regolamenti per l accesso e per la valutazione dei bisogni (Regolamento per l utilizzo degli appartamenti del CSV). 6 di cui 4 provenienti dalla A.Ulss 2 Feltre 49

50 CRITERI PER L ACCESSO ai SERVIZI RESIDENZIALI Ammissione Servizio RSA Villa Anna e CASA POLIT Tipologia e grado di disabilità età Situazione familiare Residenza Persone con disabilità grave certificata, esclusi i soggetti con patologia psichiatrica prevalente e, di norma, i soggetti allettati in permanenza con necessità di intervento sanitario continuo. superiore ai 18 anni / inferiore ai 64 anni contrazione o assenza del nucleo familiare di appartenenza assenza di validi riferimenti familiari non gestibilità oggettiva della persona disabile all interno del nucleo familiare Comuni dell A.ULSS 1 di Belluno e dell A.ULSS 2 di Feltre Persone con disabilità certificata Contrazione, assenza del nucleo familiare di appartenenza o miglioramento del benessere assenza di validi riferimenti familiari Comuni dell A.ULSS 1 di Belluno e dell A.ULSS 2 di Feltre Comunità alloggio Pieve di Cadore Persone con disabilità certificata, esclusi i soggetti con patologia psichiatrica prevalente contrazione o assenza del nucleo familiare di appartenenza assenza di validi riferimenti familiari Carico assistenziale elevato Comuni del distretto 1 Cadore NB: Possibilità di deroghe ai criteri sopra indicati possono essere decise dalle U.V.M.D. del Distretto Socio Sanitario di residenza dell utente 4.3 RISORSE IMPEGNATE NEL SISTEMA Situazione strutture residenziali area disabilità alla Legge 22/2002 ULSS 1 BELLUNO variazioni standard rispetto L attuale offerta si posiziona all interno di due differenti livelli di intensità assistenziale: la RSA per disabili in situazione di gravità eroga prestazioni di media intensità o di secondo livello, sulla base degli standard organizzativi e professionali, previsti dalla normativa regionale. Complessivamente si scosta dallo standard professionale previsto di 4,69 unità di operatore socio sanitario; Le comunità alloggio erogano prestazioni di assistenza socio sanitaria che vengono definite di intensità minima o di primo livello e sulla base degli standard organizzativi previsti, si calcola una differenza di complessive 3,5 unità di operatore socio sanitario, come sotto riportato. 50

51 Struttura Numero posti Standard attuale Standard di cui Calcolo all ipotesi differenze Comunità 1 alloggio Gruppo 8 5 appartamento 4,4 op. giorno = Pieve di Cadore 1,8 1,5/1,7 notte 1,5 Villa Anna 18 4,5 Belluno Casa Polit Belluno RSA Cusighe Belluno 8 4, ,97 Per rapporto 1 / 1,4-30 Oss su 16 ore + 3,66 per 365 notti 1,5 4,69 ADEGUAMENTO STANDARD PROFESSIONALE STRUTTURE RESIDENZIALI (annuale) STRUTTURE N OPERATORI COSTO Comunità alloggio Pieve di Cadore Villa anna Belluno Casa Polit Belluno ,32 1, ,48 1, ,48 COSTO COMPLESSIVO ,7 RSA Cusighe 4,69 141,489,42 Il calcolo dello standard riportato nella tabella è stato fatto assumendo a riferimento lo standard provvisorio previsto dalla Regione di 1 operatore a 1,8 utenti. Tale standard potrebbe subire altre modifiche e quindi, comportare un ulteriore aumento della retta. Retta media Nella prospettiva di applicazione delle impegnative di residenzialità, come titolo rilasciato al cittadino per l accesso alle strutture accreditate e, di conseguenza, del relativo sistema per favorire la libera scelta all interno dell offerta territoriale, le strutture presenti nel territorio mantengono la ripartizione delle quote di rilievo sanitario/impegnative di residenzialità secondo la seguente ripartizione: 51

52 Struttura Conferenza dei Sindaci A.Ulss 1 Belluno Anno 2005 Anno 2006 Delta 2006/2005 retta di cui QRS retta di cui QRS retta di cui QRS Comunità Alloggio GR. Appartamento Pieve di Cadore Comunità Alloggio Villa Anna Limana Comunità Alloggio Casa Polit Belluno RSA Disabili Cusighe Belluno 81,07 30,93 86,12 30,93 87,67 31,85 1,80% 2,97% 75,58 30,93 76,94 31,85 1,80% 2,97% 124,39 50,99 Nell anno 2005, alla RSA di Cusighe è stato assegnato un trasferimento pari a ,84 di quote di rilievo sanitario, per 46 posti autorizzati, in base a giornate di presenza degli ospiti. Alla Comunità Alloggio Casa Polit ,25, per 5 posti, per giornate di presenza e alla Comunità Alloggio Villa Anna ,60 per 8 posti autorizzati per un totale di presenza. Nell anno in corso sono stati riconosciuti, dalla Regione del Veneto, come autorizzati, 16 posti per Villa Anna e 8 posti per Casa Polit ed aumentate le quote come dallo schema sopra riportato. 4.4 SISTEMA DI COMPARTECIPAZIONE La compartecipazione degli utenti al costo dei servizi La compartecipazione ( ) è disciplinata da un apposito Regolamento, approvato dalla Conferenza dei Sindaci dell U.L.S.S n. 1 in data 19/01/2002. L utenza che intende usufruire di tariffe agevolate per l accesso ai servizi gestiti o accreditati dall ULSS n. 1 certifica la propria situazione economica ai sensi del D.Lgs 31 marzo 1998 n. 109, come modificato dal D.Lgs 3 maggio 2000 n. 130 e dell art. 25 della legge 8 novembre 2000 n Di seguito viene riportata la tabella con gli scaglioni di I.S.E.E.I. (Indicatore della Situazione Economica Equivalente Integrato) e le relative quote di compartecipazione al costo dei servizi residenziali per disabili: Strutture Residenziali per disabili Scaglioni di reddito ISEE.I QUOTE Quota assenza A 0, ,83 0,00 0,00 B 2.065, ,74 5,16 4,13 C 3.098, ,11 10,33 8,26 D 4.648, ,03 17,04 13,63 E 5.681, ,94 18,59 14,87 F 6.713, ,31 23,76 19,01 G 8.263, ,22 25,82 20,66 H 9.296, ,14 30,99 24,79 I , ,42 36,15 28,92 L , ,99 41,32 33,05 M , ,56 43,90 35,12 N , ,13 46,48 37,18 O , ,70 49,06 39,25 P ,71 e oltre 54,23 43,38 52

53 La compartecipazione degli enti locale al costo dei servizi residenziali La compartecipazione alla spesa da parte dei Comuni del territorio ha dato sviluppo a tre diversi modelli di gestione delle competenze, riferite all applicazione dei Livelli Essenziali di Assistenza: 1.principio di solidarietà integrale che viene applicato alla RSA, su base di delega dei comuni della Provincia alle ex Ulss 1, 2,3,4. I costi sono ripartititi : - al 70% a carico del bilancio sanitario, (comprensive delle quote di rilievo sanitario e di una trasferimento quale Livello Essenziale di Assistenza aggiuntivo locale) ; - al 30 % a carico dei Comuni al netto della compartecipazione degli utenti, secondo lo schema di regolazione sopra riportato. Il trasferimento da parte dei comuni avviene sulla base della quota capitaria definita per ciascun esercizio di bilancio, e interviene sul centro di costo anche relativamente ai costi di gestione e ai necessari interventi relativi alla struttura. 2. principio di solidarietà a livello distrettuale che viene applicato alla Comunità Alloggio che presenta un centro di costo così ripartito: - 30 % applicazione del fondo Sanitario A.Ulss n.1 (LEA); - 70 % spesa sociale a carico dei Comuni al netto della compartecipazione degli utenti, secondo il regolamento di cui sopra. Comunità Alloggio Pieve di Cadore composizione della spesa Compartecipazione utenti 34% 21% 21% 24% Trasferimenti dai Comuni (quota di solidarietà) Trasferimenti Comuni quota pro-utente oneri dal fondo Sanitario Applicazione dei LEA Per far fronte alla spesa sociale, il Comitato dei Sindaci del Distretto 1 Cadore, si è dato il seguente criterio: - 50% del costo è trasferito dai 20 Comuni del Distretto, che corrispondono all Ulss una quota capitaria, cioè per singolo abitante, come quota di solidarietà ; - 50% del costo a carico dei Comuni di residenza delle persone inserite nel servizio, al netto della quota trasferita dagli utenti in applicazione del Regolamento I.S.E.E.I. 3. nel terzo modello, che si applica alle comunità alloggio di Belluno, il comune di residenza dell utente compartecipa alla spesa sociale, secondo la quota parte della retta, al netto della compartecipazione dell utente. L integrazione economica è stabilita nell UVMD. 53

54 LA PROSPETTIVA Nuovi bisogni Dall analisi dei servizi e dei portatori di interessi emerge un quadro della domanda che richiede : ottimizzazione delle risorse; differenziazione dell offerta, ove possibile e su base distrettuale modularità di intervento soprattutto in funzione del bisogno di sollievo da parte della famiglia, nell ottica del sostegno alla domiciliarità; integrazione delle risorse territoriali, in particolare tra l offerta pubblica, privata e dell associazionismo. I punti evidenziati rimandano all esigenza di un quadro preciso di analisi dei bisogni, monitorato con costanza e sistematicità e, nello stesso tempo, a mantenere un buon livello di informazione e di integrazione tra i diversi soggetti coinvolti. A tale scopo appare utile formalizzare un Tavolo di concertazione, che analizza lo stato di avanzamento del Piano area delle residenzialità, raccoglie gli elementi di analisi e ne elabora i risultati, da tradurre in ipotesi organizzative. Calcolo del fabbisogno di residenzialità L analisi del fabbisogno, secondo i parametri di cui alla DGR 1859/2006, calcola, per i prossimi anni una distribuzione dei posti così ripartiti tra i tre distretti : Distretto Popolazione residente ( ) Posti letto su parametro regionale 0,7/1000 Cadore Agordo Belluno Dall attuale offerta e dalla fruizione della stessa, si ha uno scostamento come segue: Cadore Agordo Belluno totali inserimenti in RSA Inserimenti in Comunità alloggio CALCOLO DEL FABBISOGNO DIFFERENZA DAL FABBISOGNO Per far fronte alla domanda, nei tre Distretti è da prevedere lo sviluppo di azioni dirette a riequilibrare l offerta (priorità di cui alle schede sotto riportate), precisando che l attivazione dei 54

55 nuovi posti di residenzialità è correlata al riconoscimento delle quote /impegnative di residenzialità da parte della Regione e alle decisioni che in sede politica esprimeranno i Comuni. STRUTTURE IMPEGNATIVE NECESSARIE PER TRIENNIO QUOTE RILIEVO SANITARIO Comunità alloggio Cadore ,25 2 modulo comunità alloggio Casa Polit Belluno Gestione dell accoglienza programmata trasferimento quote di rilievo sanitario per appartamento protetto Anffas , , ,25 La stessa attivazione di una comunità residenziale, così come prevista nell allegato alla Legge 22/02 destinata a Soggetti adolescenti e adulti con disabilità grave, non autosufficienti con elevati livelli di dipendenza assistenziale, anche a fronte di disturbi comportamentali e un bisogno assistenziale di rilievo sanitario e riabilitativo. richiede una riflessione in merito alle quote di rilievo sanitario. Visto il carattere di elevata integrazione sanitaria e riabilitativa si propone che la quota di rilievo sanitario sia equiparata a quelle previste per i Nuclei Alzheimer o SAPA. Sulla comunità residenziale, che viene prevista a livello provinciale, è in atto una riflessione con l A.Ulss n.2 di Feltre, sia in merito alla rilevazione della domanda che per l organizzazione del servizio. Nelle schede che seguono sono definite le priorità ravvisate per ciascun distretto e l impegno previsto dai diversi attori per la realizzazione di azioni efficaci in risposta alla domanda di residenzialità. Tabelle programmatiche residenzialità. 55

56 Cadore Priorità azione Tempi Indicatori Soggetto incaricato Azione 1 definizione Entro 2007 Presa atto progetto di Cooperativa sociale Le progetto di gestione della comunità (target di utenza, costi di avvio costi di gestione). gestione Sostenibilità dei costi Valli e U.O disabilità ed integrazione sociale distretto 1 priorità 1: completamento della comunità alloggio di Valle di Cadore (frutto di un accordo (Patto territoriale) tra Comune di Valle di Cadore, Cooperativa sociale Le Valli di Longarone e A.Ulss 1 Belluno) per totali 17 posti letto. La Comunità di Valle assorbirà gli attuali 8 posti della attuale residenza di Pieve di Cadore. Azione 2 Definizione nell ambito della Conferenza dei Sindaci del distretto 1 delle modalità di gestione e della composizione dei costi (Quota solidale e quota pro utente) riferimento territoriale della comunità Entro 2007 Regolamento approvato dalla Conferenza dei Sindaci U.O disabilità ed integrazione sociale distretto 1 priorità 2 attivazione presso la RSA Vazzoler di Pieve di Cadore di un modulo dedicato alla continuità assistenziale nel passaggio dall età adulta all età anziana. Azione proposta al gruppo di lavoro sul Piano della non autosufficienza di attivazione di un modulo dedicato ai disabili in età anziana Entro 2008 Presa atto progetto di organizzazione del servizio U.O disabilità ed integrazione sociale distretto 1- distretto socio sanitario tavolo di lavoro per la non autosufficienza 56

57 Agordo Priorità azione Tempi Indicatori Soggetto incaricato Azione 1 indagine sui bisogni di residenzialità nel distretto 2 di Agordo Entro 2007 Risultati indagine Servizi per la disabilità distretto 2 priorità 1: l assenza di strutture in loco, nel passato Piano di zona aveva lasciato lo spazio per lo sviluppo di una comunità, che nell operatività non ha avuto un seguito. Appare utile verificare la fattibilità di una struttura nel distretto che possa accogliere un numero di utenti con disabilità psichica o psicofisica in risposta ad un verificato bisogno del territorio e ai criteri di sostenibilità economica. Azione 2 avvio di un percorso di condivisione, rivolto ai familiari, sul Dopo di noi anche in vista della scelta di possibili risposte al tema; Azione valutazione dei risultati e studio di fattibilità sulla opportunità di strutturazione di una comunità in loco o, in seconda ipotesi, della previsione di disponibilità di posti presso altra struttura dell A.Ulss 1 Entro 2007 N incontri Proposte dalle famiglie Entro 2008 Proposta progettuale ed organizzativa Elementi di carattere economico Ipotesi di raccordo con i comuni del distretto Servizi per la disabilità distretto 2 con la collaborazione di Società Nuova Servizi per la disabilità distretto 2 con la collaborazione di Società Nuova 57

58 Belluno Considerato che la RSA per 32 posti letto risponde ai bisogni dei cittadini con disabilità grave dell A.ulss di Belluno, e rappresenta una risposta assistenziale di alta intensità a livello provinciale. Le comunità alloggio rappresentano un altro elemento significativo della rete che va completato con l attivazione di un nuovo modulo anche in vista di promuovere una differenziazione e maggior qualificazione dell offerta, all interno della regolazione in essere come soggetti che concorrono alla realizzazione dei Livelli essenziali di assistenza socio sanitaria. Le risorse poste in campo dall associazionismo costituiscono un ulteriore elemento di ricchezza e si collocano in una area di servizi definibili Leggeri, (occupando i fine settimana, promuovendo percorsi di autonomia..), in collaborazione con ed integrando le risorse messe di atto dai servizi Priorità azione Tempi Indicatori Soggetto incaricato priorità 1: differenziazione dell offerta, in base alla Azione 1 attivazione di un nuovo Entro 2008 Proposta progettuale condivisa Ulss e U.O disabilità ed integrazione sociale definizione del target di utenza, modulo di comunità alloggio cooperativa sociale Società distretto 3 che contribuisca ad una (destinato a un target Nuova arricchimento della rete specifico di utenza post distrettuale traumatizzati ) Azione 2 Definizione di un accordo con A.ulss 2 Feltre per l utilizzo di posti nelle comunità di Belluno; Entro 2007 Accordo tra ulss e convenzione con la cooperativa società nuova a.ulss 1 e 2 servizi sociale disabilità Cooperativa sociale Società Nuova 58

59 priorità 2 Arricchimento dell offerta con il contributo del privato sociale Conferenza dei Sindaci A.Ulss 1 Belluno Azione : supporto Attivazione spazi all attivazione degli spazi Entro 2008 N fruitori nell anno adibiti ad accoglienza temporanea in collaborazione con AISM AISM Servizi sociali disabilità Comitato d intesa Azione : avvio del progetto sperimentale Appartamento protetto ANFFAS Entro 2007 N utenti fruitori N famiglia N giornate di accoglienza Costi sostenuti ANFFAS Servizi sociali disabilità distretto 3 Priorità 3 Garantire l assistenza nelle 24 ore agli ospiti delle strutture residenziali Azione : Messa in rete dell appartamento domotizzato Azione : definire l apertura sulle 24 ore di almeno un modulo delle comunità, per gli ospiti per i quali la permanenza in comunità sia prevista all interno dei Progetti personalizzati Entro 2007 Entro 2007 N utenti fruitori N progetti avviati con consulenza UICAA N utenti fruitori N giornate di accoglienza Costi sostenuti COMITATO D INTESA Volontariato UICAA (Uff. Info, ausili,accessibilità e consulenza) Servizi sociali disabilità distretto 3 Servizi sociali disabilità distretto 3 59

60 Priorità 4 Garantire la continuità assistenziale tra età adulta ed età anziana Conferenza dei Sindaci A.Ulss 1 Belluno Azione Entro 2008 Valutare, attraverso studio Risultati Analisi numero preliminare la fattibilità di persone adulte con un nucleo dedicato alla disabilità inserite disabilità, all interno di Proposta di fattibilità una RSA del distretto N case di riposo / RSA Analisi numero persone coinvolte adulte con disbailità inserite nelle case di riposo e nelle RSA Case di riposo Servizi sociali Disabilità distretto 3 Priorità 5 Messa a regime del modulo residenziale Durante Noi all interno delle modalità previste nella convenzione in essere (accoglienza programmata) e secondo il regolamento dei Servizi residenziali dell A.Ulss 1 Belluno Attuazione del modulo per tutti gli utenti disabili psicofisici e psichici del territorio ne facciano richiesta (in base alle caratteristiche di cui alla progettazione ) 2007 N accoglienza programmate /anno N famiglie coinvolte Cooperativa Sociale Società Nuova, ULSS n.1 60

61 Azioni trasversali in ambito ULSS PRIORITA 1 VALUTAZIONE DEL BISOGNO DI UNA STRUTTURA RESIDENZIALE PER LA DISABILITA FISICA L assenza nell intero territorio della nostra ULSS di una struttura residenziale che risponda alle specifiche esigenze delle persone con esclusive disabilità fisiche, non ancora anziane, che si trovano nella situazione della mancanza di assistenza da parte di coniugi o familiari che si prendevano cura di loro, ci spinge ad interrogarci sulla fattibilità di un tale tipo di risposta. Anche in questo caso si dovrà valutare la coincidenza tra la qualità e quantità dei bisogni di questo tipo di utenti, sia attuali che in proiezione futura, con la sostenibilità economica della risposta. Le azioni per valutare la possibilità di una risposta di tipo residenziale a disabili fisici in età adulta prevede queste azioni: Azione 1: mappatura dei disabili fisici da parte dei tre distretti (frequentanti CEOD disabili L.104 archivio commissione invalidi civili nelle strutture, anche dedicate agli anziani ) Azione 2: raccolta del bisogno, sia attuale che in proiezione, attraverso un questionario che i dipendenti dei vari servizi faranno compilare agli utenti precedentemente mappati. Azione 3: valutazione unitaria della quantità e della qualità delle richieste raccolte e studio di fattibilità di una struttura residenziale all interno dell A.Ulss n.1, considerando anche la tipologia di residenzialità meglio corrispondente alle esigenze dell utenza. PRIORITA 2 VERIFICA DELLE SITUAZIONI DI PERSONE CON DISABILITA INSERITE IN STRUTTURE PER ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI DELL A.ULSS 1, FUORI ULSS O NELLE GRANDI STRUTTURE AZIONE 1 Valutazione delle condizioni personali e sociali delle persone con disabilità inserite nelle case di riposo per non autosufficienti e per autosufficienti dell A.Ulss n.1, attraverso la collaborazione con il gestore unico e con i distretti socio sanitari; Verifica fattibilità rientro presso le strutture del territorio di provenienza. VERIFICA E VALUTAZIONE DEL PIANO AREA RESIDENZIALITA Costituzione formale Tavolo di concertazione con compiti di valutazione e monitoraggio del piano area residenzialità. Analisi e studio di nuovi bisogni e delle verifiche di fattibilità dei progetti. Tavolo di concertazione è composto dai soggetti dei servizi socio sanitari del distretto area disabilità, dai portatori di interesse, da rappresentanti della conferenza dei Sindaci e dalle cooperative sociali. Il Tavolo di concertazione, attraverso incontri periodici ha il compito di monitorare le azioni di cui al presente piano; valutazione delle risorse /Vincoli alla realizzazione delle azioni del piano; rendicontazione periodica sullo stato di avanzamento del piano alla direzione sociale dell A.Ulss e alla Conferenza dei sindaci Allegati: Regolamento servizi residenziali dell A.Ulss 1 di Belluno 61

62 Cap. 5 L INTEGRAZIONE SOCIO SANITARIA La Legge Regionale 22/2002 relativa all autorizzazione all esercizio e all accreditamento delle strutture socio sanitarie e sociali e la DGR 3972/2002 di applicazione dei Livelli essenziali di assistenza sociale e socio sanitaria, definiscono le condizioni per rendere esigibili le prestazioni sanitarie e socio sanitarie e di rilevanza sanitaria che interessano le persone con disabilità. La DGR 1859/06 stabilisce gli impegni dei soggetti chiamati alla definizione del Piano della disabilità richiamando l attenzione sull integrazione socio sanitaria ed in particolare: il Piano locale della disabilità definisce modalità di integrazione professionale ed istituzionale tra diverse unità operative di Dipartimenti strutturali e funzionali dell A.Ulss assicurando, nell ottica delle presa in carico: il sostegno alle forme di continuità assistenziale nel passaggio dall età evolutiva all età adulta e da questa a quella anziana; il sostegno psicologico alla persona con disabilità e alla sua famiglia; le modalità di collaborazione con i servizi riabilitativi ; le modalità di collaborazione con i servizi di neurologia; la definizione di protocolli e di intese con il dipartimento di salute mentale Con la finalità di condividere e trovare delle possibili modalità d integrazione è stato organizzato un incontro presso la Direzione dei Servizi sociale, al quale sono stati presenti: Direttore dei Servizi Sociali dr. Angelo Tanzarella Direzione Medica Ospedale Civile Belluno dr. Raffaele Zanella Direzione medica Ospedale Civile Pieve di Cadore dr. Bruno Savaris Direzione medica e Distretto di Agordo Dr. Sandro De Col Distretto socio sanitario di Belluno dr. Piergiorgio Facchin Referente A.Ulss n.1 per il Piano della Disabilità dott.sa Rossella Di Marzo Esigenze manifestate riconducibili ai Distretti: 1. integrazione di prestazioni infermieristiche e riabilitative (presenza programmata) in funzione degli ospiti dei Centri diurni e delle comunità alloggio per persone con disabilità; 2. prestazioni psicologiche integrative nelle comunità alloggio per persone con disabilità e nei servizi dedicati alla disabilità adulta ; 3. formazione dei Medici di medicina generale su ICF come strumento di classificazione della disabilità, alla base del sistema informativo area disabilità in fase di sviluppo nella A.Ulss di Belluno come estensione del sistema Atlante. Esigenze manifestate riconducibili agli Ospedali a. consulenza specialistica neurologica e psichiatrica presso i centri diurni e le comunità alloggio, in relazione alle esigenze degli ospiti e in funzione di una presa in carico delle situazioni complesse come consulenza agli operatori; b. consulenza specialistica fisiatrica per le persone disabilità grave e per la prescrizione di percorsi riabilitativi; c. Visite ambulatoriali corsie preferenziali Ipotesi operative 1. Per garantire la presenza programmata di infermieri e personale della riabilitazione presso i centri diurni e le comunità alloggio, sulla scorta dell esperienza in atto presso il centro diurno di Belluno, questi potrebbero essere assimilati al domicilio ed ottenere delle prestazioni in regime di Assistenza Domiciliare Integrata, sulla base di una rilevata esigenza. Nel contratto di appalto 62

63 dell ADI vanno definite le condizioni per rendere effettiva l operatività, prevedendo alcuni accessi annui e definendo le modalità di integrazione tra i servizi socio sanitari della disabilità e la struttura che si occupa dell erogazione del servizio in regime di domiciliarità. 2. un percorso di formazione su ICF per i Medici di Medicina Generale potrebbe essere inserito nel piano della formazione obbligatoria, previsto annualmente. 3. per le consulenze specialistiche neurologiche, psichiatriche e fisiatriche presso le strutture semiresidenziali e residenziali devono essere definite le modalità, tenuto conto che l attivazione potrebbe essere relativa a due o tre accessi annui dello specialista presso la struttura. (Contratto con Specialisti). L attivazione delle consulenze sul singolo caso passa sempre attraverso il Medico di Medicina generale, (anche nel caso che si svolga presso una struttura semiresidenziale o residenziale) 4. per le visite ambulatoriali si ribadisce che le urgenze vanno sempre garantite come corsia B mentre le richieste di visite per persone con disabilità- come richiamato nel Protocollo R.A.O. vanno richieste con indicazione della Corsia D (differita.- entro gg). Lo sviluppo delle ipotesi previste è subordinata ad una verifica di fattibilità da parte dei Direttori di Distretto e dei Dirigenti delle Direzioni mediche, con l indicazione delle modalità attuative per singolo distretto. Cap. 6 IL SISTEMA INFORMATIVO L avvio del sistema informativo e informatico è obiettivo sul quale nel prossimo triennio saranno impegnati i servizi residenziali, semiresidenziali, territoriali e di NPI (Neuro Psichiatria Infantile) che fanno riferimento all area della disabilità; naturalmente, considerata la notevole attività di implementazione svolta nel corso dell ultimo anno, già a partire dal 2007 si prevedono le prime attuazioni. Fattori di scenario. La forte azione formativa sviluppata dall Azienda ULSS, con il coinvolgimento di circa 120 operatori di diversi profili professionali. L iniziativa, propedeutica all avvio del sistema informativo, ha avuto necessità di concentrarsi non solo sui processi interni ai singoli servizi e su quelli relativi alle aree di integrazione fra questi, ma anche sulla individuazione di strumenti condivisi di valutazione/classificazione delle condizioni di funzionamento della persona accolta dai servizi. L adozione di uno strumento innovativo ma complesso come il sistema di classificazione ICF (International Classification of Functioning), ha comportato la necessità di avviare con tutti i servizi della rete un lavoro di formazione azione che incrociando strumenti già in uso di valutazione con il nuovo modello di classificazione, ha prodotto risultati di sicuro interesse che attendono ora di essere tradotti operativamente anche nei sistemi informativi aziendali. In secondo luogo la Regione Veneto, consapevole della carenza sul piano dei sistemi di Valutazione/Classificazione nell area della disabilità, ha intrapreso propri percorsi di sviluppo in area sociale e area sanitaria. Pur nella consapevolezza che la priorità è quella di soddisfare le esigenze del modello interno e territoriale, tale iniziativa dvrà essere presi in considerazione nella fase di sviluppo dei sistemi informativi aziendali anche alla luce dell assolvimento del debito informativo, anche se. 63

64 Quali sviluppi. Dal punto di vista dei sistemi informativi per la disabilità il percorso di sviluppo, considerata la molteplicità di tipologie e caratteristiche proprie dei diversi servizi interessati sarà prevedibilmente articolato e richiederà un impegno rilevante da parte della Azienda ULSS. Un primo importante aspetto riguarda la rete. Infatti molti dei servizi per la disabilità, ed in particolare quelli a gestione delle Cooperative sociali, sono privi di collegamento con la rete aziendale (CEOD, Comunità alloggio, ecc.). La connessione alla rete aziendale di tutti i punti di erogazione dei servizi alla popolazione disabile è essenziale per consentire un utilizzo non solo locale riferito all attività di ogni singolo servizio ma principalmente la gestione centralizzata dell informazione e garantire una maggiore circolazione ed integrazione. Andranno infine previsti i necessari collegamenti con i soggetti ancora non coinvolti nel processo di formazione del Sistema (es.: Ufficio Invalidi) in grado di supportare l attività dei servizi attraverso la condivisione delle informazioni da questi gestite Un ulteriore elemento riguarda l assetto organizzativo del sistema, in particolare per quanto concerne l esperienza del gestore unico. Anche in questo caso, naturalmente, il governo della rete e del sistema informativo e informatico abbisogna di qualcuno che sia non solo esperto utilizzatore del software ma anche un esperto gestore del processo. Occorre in particolare destinare risorse organizzative e professionali adeguate e verificare quali componenti del modello di gestore unico per la residenzialità debbano essere modificate e ulteriormente raffinate per consentire la gestione di una rete di servizi che presenta un differente grado di complessità. In particolare l architettura del sistema dovrà consentire diversi livelli di governo e di utilizzo delle informazioni in funzione delle diverse responsabilità gestionali. Il sistema informativo, inoltre, deve essere inteso come uno strumento flessibile, che condiziona i processi di trasformazione dei servizi e ne asseconda contemporaneamente le esigenze; considerata la modalità dal basso attraverso cui l Azienda ULSS ha scelto la sua realizzazione appare opportuno mantenere tale modalità anche nelle prime fasi di utilizzo affidando il compito di monitorarne il funzionamento ed evidenziare le necessità di adeguamenti al gruppo di lavoro costituito dai responsabili dei servizi. Tale gruppo potrà affiancarsi alla struttura tecnica di gestione del sistema. Sul piano dello sviluppo del sistema informativo occorre dare forma al software di gestione che, tenuto conto di quanto predisposto dal gruppo di lavoro e delle esigenze espresse dai referenti dei servizi per la disabilità, trasformi lo strumento cartaceo sperimentale in software, tenuto conto degli sviluppi che nel frattempo assumerà il sistema regionale. La formazione dei gruppi di lavoro sia sul software che sui processi di gestione dei servizi, rappresenta un ulteriore elemento di cui occorre tenere conto. In questo specifico caso occorrerà anche considerare alcuni momenti di restituzione sul fronte dell utilizzo del sistema sperimentale posto in essere nel corso del 2006 al fine di tenere in massima considerazione tutti gli elementi che consentano di agevolare la partenza del sistema informatizzato. Considerazioni conclusive. Il processo di sviluppo del sistema informativo per l area della Disabilità nel prossimo triennio dovrà riguardare in primo luogo la classificazione ICF e l integrazione con gli strumenti di Valutazione connessi. Inoltre vanno previste: 64

65 Migliorie di funzionamento da apportare al sistema in uso e via via implementato Variazioni imposte da modifiche esterne (Regione del Veneto e alimentazione sistemi esterni assolvimento debito informativo) Nuove implementazioni di sistema ICF e sistemi di valutazione area disabilità e riabilitazione Variazioni in termini di piattaforma tecnologica di riferimento del sistema. Accompagnamento allo sviluppo del sistema: Azioni formative per sostenere gli sviluppi in termini di impiego del sistema per la residenzialità e le eventuali modifiche apportate al software; Azioni formative per sostenere lo sviluppo e le migliorie apportate al software nella gestione della domiciliarità, ivi inclusa la gestione di un percorso di formazione/azione per la descrizione/revisione dei processi per consentire non solo una maggiore omogeneità di azione da parte della rete dei servizi ma anche per dare le chiavi di governo al gestore centrale ed agli altri punti di governo periferico; Azioni formative di avvio del sistema ICF/Valutazione per l area della disabilità, ivi inclusa la gestione di un percorso di formazione/azione per la descrizione/revisione dei processi e consentire una maggiore omogeneità operativa da parte della rete dei servizi e una corretta istituzione del gestore centrale e delle relazioni fra questo e gli altri punti di governo periferico. Costi di implementazione del Sistema informativo area Disabilità. area F ormazione S viluppo Area dis abilità GG. Cos to Cos to T otale 1 La rete L assetto organizzativo del sistema S viluppo del sistema informativo occorre dare forma al software di gestione che trasformi lo strumento 3 cartaceo sperimentale in s oftware , ,00 Formazione dei gruppi di lavoro sia sul software che sui 4 process i di ges tione dei servizi , ,00 T otale ,00 Coordinamento del PLD Il coordinamento del PLD, ai sensi della normativa vigente, è affidato all Azienda Ulss 1 Belluno, che provvede a: - Coordinare e raccordare gli Enti coinvolti - Coordinare la redazione della Carta dei servizi sociosanitari - Effettuare la funzione di referente nei rapporti con la regione - Curare la rilevazione delle informazioni sulle attività svolte e curare la predisposizione di rapporti periodici sullo stato di attuazione del Piano, da presentare alla Conferenza dei Sindaci e alla regione - Definire le caratteristiche organizzative ed operative per la realizzazione di un sistema informativo diffuso.. La funzione di coordinamento si avvale della collaborazione di un tavolo di concertazione Anche costituito attraverso sottogruppi: con compiti di: 65

66 valutazione e monitoraggio delle azioni di cui al presente piano; analisi e studio di nuovi bisogni e delle verifiche di fattibilità dei progetti monitoraggio e valutazione delle risorse /Vincoli alla realizzazione delle azioni del piano; rendicontazione periodica sullo stato di avanzamento del piano alla direzione sociale dell A.Ulss e alla Conferenza dei sindaci Il Tavolo di concertazione è composto dai servizi socio sanitari del distretto area disabilità, dai portatori di interesse, dai rappresentanti della Conferenza dei Sindaci e dalle cooperative sociali. Le modalità di funzionamento del Tavolo di concertazione saranno disciplinate con apposito atto dell A.Ulss n.1. 66

67 IPOTESI DI RIPARTIZIONE DEL FONDO REGIONALE (DGR 1859 DEL 13 GIUGNO 2006) PIANO DISABILITA' INTERVENTI PER LA PROGETTO "VITA INTERVENTI L. INTERVENTI L. ATTIVITA' DOMICILIARITA' INDIPENDENTE 162/98 284/97 INNOVATIVE CEOD % RIPARTIZIONE COSTI 60,50% 29% 8% 2,50% A.ULSS 1 BELLUNO 2006 (dgr 460/2006) Ripartizione per linea d intervento l.284/97- L. 162/98 vita indipendente Finanzia mento regionale Importo finalizzato realizzazione vita indipendente Importo finalizzato realizzazione L 162/98 Cofinanziamento dal bilancio sociale Importo finalizzato realizzazione L.284/97 Cofinanziamento bilancio sociale , , , , , ,52 67

68 PROGRAMMA DI SVILUPPO DEL PIANO Lo sviluppo del piano della disabilità, seguirà un percorso di implementazione delle singole priorità indicate nelle tabelle, secondo uno schema che definisce in dettaglio le azioni e le responsabilità dei diversi attori. Tale sviluppo, in particolare per l area della residenzialità, richiede di tener conto dei seguenti elementi, che costituiscono condizioni per dare avvio operativo al progetto e/o elementi di arricchimento: - le convenzioni con le Cooperative Sociali per la gestione delle comunità alloggio hanno durata fino al dicembre La continuità d intervento, come già anticipato nelle schede che definiscono le priorità, richiede la revisione e la nuova definizione delle modalità di gestione (Tempi di apertura), tendendo conto degli standard previsti dalla Legge regionale 22/02 e dalla DGR 84 /2007; - la gestione della residenzialità, vista l attuale presenza di utenti residenti nei Comuni del Feltrino nelle strutture del Distretto n.3 di Belluno, sarà concordata con l A.Ulss n.2 attraverso un accordo per governare in forma integrata il fabbisogno di residenzialità; - i Comuni saranno chiamati, a livello distrettuale, a definire le modalità di raccordo gestionale ed economico con l A.Ulss, anche attraverso l eventuale scelta di una gestione associata delle rette o di fondi di solidarietà a sostegno degli inserimenti residenziali ; - l espansione dell offerta di residenzialità potrà giovarsi della richiesta del Comune di Belluno di finanziamento regionale per adeguamento di una struttura, collocata nell area della RSA Gaggia Lante, destinata a comunità alloggio per persone con disabilità fisica. Tabelle di sviluppo operativo del piano OBIETTIVO: Messa a regime del modulo residenziale Durante Noi all interno delle modalità previste nella convenzione in essere (accoglienza programmata) e secondo il Regolamento dei Servizi Residenziali dell A.Ulss n.1 Belluno priorità 5 PIANO LOCALE DELLA DISABILITA Soggetti coinvolti e relativi ruoli : 1. Cooperativa SOCIETA NUOVA Ente Gestore in convenzione dell assistenza residenziale definitiva e programmata nelle comunità alloggio; 2. AUlss n.1 titolare della funzione / sostegno e collaborazione al progetto ( integrazione operativa in fase di accesso e di valutazione) Caratteristiche del progetto: 1. gestione dell accoglienza programmata determinata da bisogni espressi dalle famiglie collegati a : momenti di crisi e di difficoltà familiare; bisogni ascrivibili al sollievo del carico assistenziale familiare; bisogni dell utente di sperimentazione di progressivo distacco dalla famiglia. 2. La verifica dei bisogni che motivano la domanda è di competenza del Servizio sociale Disabilità, che nelle situazioni accertate contatta il servizio residenziale per una disponibilità all accoglienza, e attiva l Unità di Valutazione Multidimensionale, come previsto dalla DGR 1856/06 e prescritto dal Regolamento dei Servizi residenziali approvato con il Piano Locale della Disabilità; 68

69 3. L accoglienza programmata è definita: come disponibilità di uno o più posti letto per l accoglienza di soggetti con situazione familiare caratterizzata da necessità di ospitalità di breve periodo per fornire alle famiglie sollievo temporaneo e contribuire in tal modo a sostenere la permanenza del disabile nel suo ambiente di vita. ll servizio accoglie per un periodo massimo di 60 giorni continuativi, e comunque per non più di 90 gg. complessivi nell arco dell anno solare secondo un calendario predefinito con i servizi invianti 4. destinatari del progetto sono persone con disabilità psico fisica e psichica, di età compresa tra i 18 e i 64 anni, residenti nel territorio dell A.Ulss n.1 Belluno 5. l attuazione del progetto richiede un buon impianto valutativo, attraverso chiari indicatori di risultato rispetto ai singoli progetti e, più in generale, rispetto al servizio. 69

70 Scomposizione obiettivi Valutazione dei bisogni di accoglienza programmata Informazione alle famiglie attraverso strumento condiviso Servizio sociale disabilita e Cooperativa Attivazione delle UVMD distrettuali Obiettivo messa a regime del modulo residenziale Durante Noi all interno delle modalità previste nella convenzione in essere (accoglienza programmata) e secondo il Regolamento dei Servizi Residenziali dell A.Ulss 1 Belluno. Gestione dell accoglienza programmata da parte della Cooperativa Società Nuova Costruzione del flusso informativo Ulss / Cooperativa per la gestione dell accoglienza Valutazione e verifica Annuale Predisposizione delle caratteristiche organizzative compatibili Definizione degli obiettivi individuali concordati con le famiglie e con i Servizi sociali all interno delle UVMD Documentazione dell esperienza da parte della cooperativa Definizione condivisa e uso di strumenti di valutazione e indicatori di esito Gestione del flusso informativo in entrata e in uscita ULSS /Cooperativa Valutazione dell esperienze individuali / quadro valutazione intervento Report generale di attività da presentare all A.Ulss 70

71 2 Informazione alle famiglie attraverso strumento condiviso Servizio sociale disabilita e Cooperativa 1 Valutazione dei bisogni di accoglienza programmata 3 Attivazione delle UVMD distrettuali Definizione degli obiettivi individuali concordati con le famiglie e attuazione dei progetti 6 Costruzione del flusso informativo Ulss / Cooperativa per la gestione dell accoglienza Documentazione dell esperienza da parte della 7 Valutazione dell esperienze individuali / quadro valutazione intervento Valutazione 4 Gestione dell accoglienza programmata da parte della Cooperativa Società nuova 8 Report generale di attività da presentare all A.Ulss 5 Integrazione della Convenzione in essere. Revisione della Convenzione 71

72

73 Tabella delle Responsabilità Azioni / responsabilità Cooperativa Società nuova A.Ulss Servizio sociale A.Ulss Direzione Informazione alle famiglie attraverso strumento condiviso Servizio sociale disabilità e Cooperativa RU P Attivazione delle UVMD distrettuali Definizione degli obiettivi individuali concordati con le famiglie e attuazione dei progetti P RU Gestione dell accoglienza programmata da parte della Cooperativa Società nuova Convenzione D Costruzione del flusso informativo Ulss / Cooperativa per la gestione dell accoglienza Documentazione dell esperienza da parte della cooperativa RU RU Valutazione dell esperienze individuali / quadro valutazione intervento RU P RU Report generale di attività da presentare all A.Ulss RU RU= Responsabilità Ultima P= partecipazione 73

74 FASI Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre Informazione alle famiglie attraverso strumento condiviso Servizio sociale disabilità e Cooperativa Attivazione delle UVMD distrettuali Definizione degli obiettivi individuali concordati con le famiglie e attuazione dei progetti Gestione dell accoglienza programmata da parte della Cooperativa Società nuova Convenzione Costruzione del flusso informativo Ulss / Cooperativa per la gestione dell accoglienza Documentazione dell esperienza da parte della cooperativa Valutazione dell esperienze individuali / quadro valutazione intervento Valutazione dell esperienze individuali / quadro valutazione intervento Report generale di attività da presentare all A.Ulss 74

75 OBIETTIVO: SPERIMENTAZIONE DEL PROGETTO ANFFAS AUTONOMIE POSSIBILI Sviluppo dell obiettivo : SPERIMENTAZIONE DEL PROGETTO ANFFAS AUTONOMIE POSSIBILI Soggetti coinvolti e relativi ruoli : 1. ANFFAS promotore del progetto 2. Cooperativa Le Valli gestore del Progetto 3. A.Ulss n.1 sostegno e collaborazione al progetto ( integrazione operativa in fase di accesso e di validazione dell esperienza.) Caratteristiche del progetto discusse e condivise (nell incontro del ): 1. gestione di autonomie all interno di una casa comune nei fine settimana. Il progetto si focalizza, infatti, sui fine settimana. Non è prevedibile, se non al termine della sperimentazione (3 anni) una diversa finalizzazione dell esperienza, che va comunque motivata e documentata, e che deve trovare accoglimento nella programmazione locale. La stessa convenzione, a tempo e sperimentale, non dà esito automatico sull attivazione di una comunità (come Unità di Offerta) 2. considerata la caratterizzazione di servizio Leggero non si ritiene appropriato appesantire il livello di valutazione dell accesso attraverso UVMD forma complessa o semplificata, - pur tuttavia considerando necessario un livello di filtro e di comunicazione tra i servizi sociali territoriali, che raccolgono la domanda, e la cooperativa che gestisce il progetto. A tale scopo appare necessario condividere, tra servizio e cooperativa, i contenuti delle informazioni opportune per la gestione dei fini settimana orientate alla definizione di possibili obiettivi da condividere con le famiglie e definire il flusso di informazioni in entrata ed in uscita di entrambi i soggetti. 3. destinatari del progetto sono persone con disabilità intellettiva e relazionale. La strutturazione degli spazi e le modalità organizzative (risorse professionali) adottate, non consentono l accoglimento di persone che comportano un livello assistenziale aggiuntivo. 4. la sperimentazione richiede un buon impianto valutativo, attraverso chiari indicatori di risultato rispetto ai singoli progetti e più in generale rispetto al servizio. 75

76 Scomposizione obiettivi Obiettivo Progetto Autonomie Possibili definizione del percorso di accoglienza nella collaborazione ULSS Servizio sociale e Cooperativa Le Valli Avvio del progetto Costruzione del flusso informativo Ulss / Cooperativa per la gestione dell accoglienza Gestione dei week end da parte della Cooperativa le Valli in collaborazione con i volontari ANFFAS Definizione condivisa e uso di strumenti di valutazione e indicatori di esito Gestione del flusso informativo in entrata e in uscita ULSS /Cooperativa Informazione da parte dell Anffas ai propri soci Raccolta delle adesioni Definizione degli obiettivi individuali concordati con le famiglie e attuazione dei progetti Documentazione dell esperienza da parte della cooperativa Valutazione e verifica Annuale 76 Valutazione dell esperienze individuali / quadro valutazione intervento Report generale di attività da presentare all A.Ulss Definizione della convenzione

77 2 Informazione da parte dell Anffas ai propri soci Raccolta delle adesioni 2. Invio adesioni Servizi sociali 1 Definizione condivisa e uso di strumenti di valutazione e indicatori di risultato 4 Definizione degli obiettivi individuali concordati con le famiglie e attuazione dei progetti 6 Documentazione dell esperienza da parte della cooperativa 7 Valutazione dell esperienze individuali / quadro valutazione intervento Valutazione 3 Gestione del flusso informativo in entrata e in uscita ULSS /Cooperativa 8 Report generale di attività da presentare all A.Ulss 5 Convenzione 77

78 Tabella delle Responsabilità ANFFAS Cooperativa le Valli A.Ulss Servizio sociale a.ulss Direzione Definizione condivisa e uso di strumenti di valutazione e indicatori di esito RU P Gestione del flusso informativo in entrata e in uscita ULSS /Cooperativa RU RU p Informazione da parte dell Anffas ai propri soci Raccolta delle adesioni RU Definizione degli obiettivi individuali concordati con le famiglie e attuazione dei progetti Convenzione RU RU RU Documentazione dell esperienza da parte della cooperativa RU Valutazione dell esperienze individuali / quadro valutazione intervento RU RU P RU Report generale di attività da presentare all A.Ulss RU RU= Responsabilità Ultima P= partecipazione 78

79 Definizione condivisa e uso di strumenti di valutazione e indicatori di esito ANNO FASI Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre 2007Dicembre Gestione del flusso informativo in entrata e in uscita ULSS /Cooperativa Informazione da parte dell Anffas ai propri soci Raccolta delle adesioni Definizione degli obiettivi individuali concordati con le famiglie e attuazione dei progetti Convenzione Report generale di attività da presentare all A.Ulss e all Anffas Valutazione dell esperienze individuali / quadro valutazione intervento

80 ULSS n.1 Belluno Conferenza Sindaci Ulss n.1 Belluno PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA INTEGRAZIONE SOCIALE E SCOLASTICA E PROGETTI

81 81

82 1. L integrazione sociale e scolastica nel Piano di Zona Nel precedente Piano di Zona erano state evidenziate le criticità relative ai processi di integrazione sociale e scolastica degli alunni con disabilità nei diversi ambiti territoriali e di Distretto ed erano state definite le azioni positive per il loro superamento di cui si riassume sinteticamente lo stato di attuazione. Azioni proposte 1. L adozione di criteri comuni ai tre distretti, per l assegnazione degli operatori addetti all assistenza, oltre al requisito dell accertamento dell handicap con riconoscimento dello stato di gravità (L.104/92); 2. Dare compiuta applicazione all Accordo di Programma, attraverso l adozione dei previsti Protocolli d Intesa e l attivazione del Gruppo di lavoro programmazione territoriale (GLPT), anche attraverso il confronto e l estensione delle esperienze presenti nei diversi distretti. 3. Approfondire la costruzione condivisa e l utilizzo, non solo burocratico, dello strumento del Piano Educativo Individualizzato per la sua valenza di integrazione. 4. Intensificare la collaborazione ed attuare protocolli operativi con i Servizi Sanitari (Pediatri di base, Pediatria Ospedaliera, reparti di Neonatologia, Servizi di Neuropsichiatria Infantile ) ed i Servizi dell area disabilità (CEOD, SIL...) e tra questi ed i diversi gradi dell ordinamento scolastico, per una presa in carico precoce, per la costruzione di percorsi e progetti di alternanza Scuola-Ceod, Scuola-Lavoro. È opportuna, a questo proposito, l analisi a livello sovradistrettuale e la possibile estensione anche agli altri distretti, delle esperienze avviate in quello di Belluno (Protocolli operativi tra: SSTEEH e U.O. di Neuropsichiatria; tra SSTEEH, U.O. di Neuropsichiatria e SIL; tra SSTEEH e SSTAH ). 5. Analizzare le esperienze di integrazione scolastica di minori in situazione di particolare gravità per trovare modalità condivise di risposta a questo problema (V. esperienze esistenti a Belluno: Progetto di Belluno Unità Educativa Assistita e Progetto Ape Maia avviati presso due scuole elementari, che coinvolgono SSTEEH, U.O. di Neuropsichiatria e Scuola). 6. Costruire percorsi formativi comuni ai vari soggetti coinvolti nell'integrazione scolastica (NPI, Scuola, Servizi Sociali, SIL) per migliorare i livelli di integrazione e collaborazione, anche in relazione alle esperienze già avviate all interno del Centro Territoriale per l Integrazione di Belluno Stato di attuazione In fase di sviluppo Realizzato in parte Indicatore: Definizione ed Approvazione dei protocolli d intesa del Distretto n.1 e del Distretto n.3 E in fase di costituzione il GLPT nel Distretto n.2 di Agordo Realizzato in parte Esperienza realizzata nel distretto 1 come lavoro di integrazione A.Ulss-Scuole come previsto nel protocollo attuativo dell Accordo di Programma e realizzato in collaborazione con il CTI di S.Stefano Realizzato in parte Approvazione del protocollo d intesa Neuropsichiatria Infantile ospedaliera.- U.O.NPI Territoriali Medici di Medina Generale e Pediatri di Libera scelta. Analisi delle modalità di integrazione attivate nel lavoro di costruzione del Sistema Informativo Non realizzato Realizzato in Indicatori: attività di formazione realizzate nei distretti Attività di formazione su ICF per l avvio del sistema informativo nel sistema dei servizi 82

83 7. Proseguire ed ampliare la costruzione di progetti rivolti all integrazione sociale in ambito extrascolastico in attività pomeridiane ed estive 8. Sostenere e promuovere, in tutti e tre i distretti, le esperienze di auto-mutuo aiuto (attualmente presenti:1 gruppo in Cadore. e 2 a Belluno) e di sostegno psicologico rivolti ai familiari di minori e di adulti con disabilità. Progetti di attività estive, laboratori extrascolastici attività di soggiorno marino rivolti ai minori Realizzato Le azioni realizzate hanno prodotto importanti cambiamenti, riferiti alle singole operatività, ma non hanno avuto uno sviluppo caratterizzato da un adeguata attenzione valutativa rispetto ai risultati attesi, in funzione di una maggiore visibilità del piano e di un risultato globale. Questo limite va rincodotto all impostazione del Piano che ha affidato ai singoli servizi, la realizzazione di azioni congruenti con le criticità rilevate senza tuttavia mantenere un coordinamento interno tra i servizi e tra i Distretti tale da consentire una valutazione in itinere dei risultati realizzati nelle diverse realtà territoriali, in grado di rilevare scostamenti e difficoltà operative rispetto agli obiettivi di Piano e di individuare, con tempestività ed efficacia, ulteriori e conseguenti azione correttive. 2. L integrazione sociale e scolastica nel nuovo Piano A trent anni dall emanazione della legge 517 del 1977,..che ha dato avvio al processo di integrazione dei ragazzi disabili nelle scuole regolari. statali, i risultati conseguiti mostrano livelli elevatissimi di inserimento. Infatti, l andamento dei dati retrospettivi, sul piano nazionale, riferiti ad oltre un decennio, evidenzia un costante aumento del numero di studenti disabili che, ad oggi, hanno quote di presenza superiori al 2% nelle scuole elementari e medie e di poco inferiori all 1% nelle scuole secondarie superiori. Più rilevanti le crescite della presenza nelle scuole che non appartengono alla fascia dell obbligo: il trend relativo alla scuola dell infanzia mostra un incremento di disabili del 46% (circa unità), ma ancora più forte risulta la progressione nelle scuole superiori, dove le presenze di studenti in situazione di handicap hanno raggiunto una proporzione pari a 7 volte quella dell inizio degli anni Tali risultati sono il frutto dell applicazione delle norme prodotte sul piano nazionale (L.104/92 DPR ) e regionale (L.R.46/80 e Circolare 33/93), che hanno regolato lo sviluppo del processo di integrazione sociale e scolastica, individuando le diverse responsabilità degli attori coinvolti oltre che gli specifici strumenti per promuovere l integrazione istituzionale ed operativa. In tale contesto si colloca l Accordo di Programma Anno 2001 stipulato tra ex Provveditorato agli Studi di Belluno, le A.ULSS n.1 e n.2, le Conferenze dei Sindaci delle due Aziende Ulss e la Provincia di Belluno. Gli attori dell integrazione sociale e scolastica: - L ufficio scolastico Provinciale - CSA - Istituti scolastici - Conferenza dei Sindaci - A.Ulss, Distretti, U.O. Disabilita Età Evolutiva - A.Ulss, Distretti, U.O. Neuropsichiatria Infantile (ospedaliera per Belluno e territoriale per Agordo e Cadore) - Associazione dei portatori d interesse L handicap e l integrazione nella scuola MIUR 83

84 I Dati Conferenza dei Sindaci A.Ulss 1 Belluno Sul piano nazionale, dai dati desunti dall Osservatorio Permanente del MIUR si registra una significativa forbice, a livello regionale, con riferimento alle percentuali di alunni certificati (dal 1,3% della Basilicata al 2,4% del Lazio) sulla popolazione scolastica generale. Nel Veneto, dai dati dell Osservatorio Regionale sulla Disabilità si registra una situazione più omogenea a livello provinciale, per quanto concerne le certificazioni mentre rimane un situazione disomogenea relativamente all assistenza dei bambini e ragazzi con disabilità Gli alunni certificati nella Regione del Veneto nell A.S. 2004/2005 risultano complessivamente (con una percentuale maggiore, pari al 63%, di maschi rispetto alle femmine); il 27% degli alunni certificati risulta essere assistito da operatori socio sanitari. Si riscontra invece una maggiore variabilità del numero di alunni assistiti su popolazione i cui valori oscillano da un minimo pari a 2,4% della provincia di Belluno e di Rovigo ad un massimo pari a 4,1 della provincia di Padova 8 A livello di A.Ulss n.1, negli ultimi tre anni è stato certificato, in media 1,4% della popolazione scolastica e nel 19,3 % dei casi certificati, vi è stato il supporto integrato di operatori socio sanitari e insegnanti di sostegno. Anno scolastico di riferimento Alunni iscritti Alunni certificati % Alunni seguiti da insegnanti di sostegno e operatori socio sanitari % Totale Alunni assistiti 2004/ , , / , , / , ,6 59 1,4 19,3 Assumendo a riferimento i dati relativi all anno scolastico in corso, nella distribuzione per ordine di scuola, la scuola primaria si conferma principale riferimento dell integrazione mentre il ricorso alla Scuola superiore, come si afferma anche sul piano nazionale, ha ottenuto in consistente incremento negli ultimi anni. Questo successo richiede tuttavia un ulteriore sforzo agli attori dell integrazione per la costruzione di un progetto di vita dell alunno con disabilità, orientato a sostenere i percorsi di integrazione sociale e possibilmente lavorativa. Distribuzione alunni certificati per ordine di scuola Asili Nido Scuole Private x l'infanzia Scuole Statali x l'infanzia Scuole Primarie Scuole Secondarie I grado Scuole Secondarie II grado Centri di Formazione Prof.le 8 REGIONE DEL VENETO Osservatorio regionale Handicap A.ulss 17 I SERVIZI DI INTEGRAZIONE SCOLASTICA 84

85 La tipologia di disabilita più frequente nelle certificazioni riguarda la disabilita intellettiva, seguita dai disturbi di apprendimento. tipologie di disabilità altro disturbi apprendimento disturbi comportamentali disturbi psico relazionali down Serie1 intellettivo motorio udito vista Nella distribuzione per sesso i maschi raggiungono le 173 unità contro le 108 delle femmine, inoltre in alcune tipologie di disabilita, come nei disturbi comportamentali e nei disturbi psicorelazionali, si registra una prevalenza di sesso maschile, che sfiora l 80%. tipologie di disabilità per sesso altro disturbi apprendimento disturbi comportamentali disturbi psico relazionali dow n intellettivo m f motorio udito vista 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% Gli alunni dell integrazione sociale e scolastica Nella tabella che segue è ricostruita una serie storica che evidenzia un aumento del numero di alunni certificati (39,8%) ed il conseguente aumento del numero di alunni assistiti che passa da 36 a 59 nel Non vi può essere una coincidenza tra gli alunni certificati e gli alunni assistiti, in quanto i destinatari del servizio di assistenza non sono evidentemente tutti gli alunni in situazione di handicap, ma soltanto i gravi. La Legge n. 104/92 così definisce la situazione di gravità: "Qualora la minorazione, singola o plurima, abbia ridotto l'autonomia personale, correlata all'età, in modo da rendere necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di relazione, la situazione assume connotazione di gravità". 85

86 Trend alunni certificati e alunni assistiti alunni certificati alunni certificati e assititti La domanda di sostegno all inserimento degli alunni certificati trova risposta nell assegnazione degli insegnanti di sostegno all interno delle norme emanate dal Ministero dell Istruzione, Università e Ricerca. La domanda di supporto all integrazione sociale e scolastica si realizza attraverso la collaborazione tra Comuni e A.Ulss Direzione dei Servizi Sociali (DPCM 29 novembre 2001 Definizione dei livelli essenziali di assistenza ) Le A.Ulss inoltre, attraverso i Servizi di Neuropsichiatria, intervengono per le procedure di certificazione dell handicap, per gli interventi di riabilitazione e di recupero funzionale. I diversi soggetti implicati nell integrazione sociale e scolastica sono coinvolti nella realizzazione della stessa attraverso gli strumenti ormai consolidati che riguardano la diagnosi funzionale, il profilo dinamico funzionale e il progetto educativo individualizzato. Nello scenario dei Servizi di integrazione sociale e scolastica, il 19,3 % degli alunni certificati, come già detto, è anche seguito da Operatori socio sanitari dei Servizi Sociali Territoriali dedicati dell A.Ulss n.1 Belluno. Nell analisi degli interventi di integrazione sociale si ha una differente distribuzione per distretto sia per le percentuali di alunni seguiti in rapporto al numero di certificati, sia come media oraria settimanale stabilita per ciascun alunno: % popolazione alunni certificati scolastica alunni assistiti % alunni certificati media oraria assistenza distretto1 65 1, ,2 10,1 distretto2 38 1,2 5 13,1 3 distretto , ,1 8,2 - nel Distretto n.1 Cadore viene assistito il 29,2 % degli alunni certificati; - nel Distretto n.2 Agordo il 13,1%; - nel Distretto n. 3 Belluno il 19,1%. 86

87 Le risorse impiegate nel corrente anno scolastico, come rilevato dall ultima indagine regionale, sono distribuite secondo la seguente ripartizione per Distretto: DISTRETTO 1 Cadore PERSONALE (OPERATORI EQUIVALENTI PERSONALE DIPENDENTE ASS. SOCIALE 1,00 EDUCATORE PROF. 1,34 O.S.S. 2,62 PERSONALE IN CONVENZIONE O.S.S. 2,67 COSTI ,98 2 Agordo PERSONALE DIPENDENTE ASS. SOCIALE 1,00 EDUCATORE PROF. 2,27 O.S.S. 1, ,00 3 Belluno PERSONALE DIPENDENTE ASS. SOCIALE 1,5 EDUCATORE PROF. 3,5 O.S.S. 4,08 AMMINISTRATIVO 0,33 PERSONALE IN CONVENZIONE O.S.S. 1, ,04 Il diverso impiego di figure professionali ha prodotto orientamenti non omogenei e difficilmente comparabili : il Cadore e il Bellunese hanno sostanzialmente strutturato modelli di funzionamento simili, derivanti da: 1) assegnazione delle risorse socio assistenziali ed educative, attraverso il GLPT (Gruppo di programmazione territoriale ) e secondo criteri uniformi (Certificazione 104/92); 2) interventi educativi individuali e di gruppo 3. Le criticità evidenziate Nel confronto con i diversi soggetti implicati nel processo di integrazione scolastica e sociale degli alunni con disabilità è stato possibile enucleare le sotto elencate criticità, che, in parte, motivano l individuazione delle priorità,delle politiche ed delle azioni di Piano. Ciò in ragione del fatto che l integrazione scolastica rappresenta un processo che coinvolge differenti attori (CSA, Scuole, Famiglie, A.Ulss Sanità NPI- A.Ulss Sociale Integrazione scolastica per conto dei Comuni Provincia), su diversi livelli d integrazione: istituzionale, gestionale ed operativa. Tale elemento di complessità determina che: - alcune delle criticità rilevate sono affrontabili all interno del Piano di Zona, poiché afferenti all organizzazione dei servizi dei comuni nel rapporto con l Azienda Ulss ; 87

88 - altre criticità vanno affrontate nell accordo di programma tra il Piano di Assistenza territoriale dell A.Ulss e il Piano di Zona; - altre criticità, che riguardano la scuola, sono solo in parte affrontabili a livello locale, poiché rinviano a questioni di pertinenza regionale o nazionale (graduatorie). Va anche detto che alcune delle criticità rilevate sono gestibili direttamente dal soggetto responsabile, altre rimandano alla necessità di una corresponsabilità e di una condivisione di orientamenti e di processi : 1. l assegnazione degli insegnanti di sostegno, in particolare tenendo conto dei tempi e della gestione delle graduatorie, genera criticità nel rapporto dell alunno con la classe e con i servizi. Non sempre è garantita la continuità d intervento, che determina un turn over eccessivo, sia nelle aree territoriali più centrali sia in quelle periferiche; 2. l elevato turn over degli insegnanti di sostegno, come sopra detto, si traduce nella mancanza di una progettualità lineare, nella mancanza di storia che, con il passaggio di ordine di scuola, ricomincia. Tale criticità è sottolineata soprattutto dalle associazioni dei portatori d interesse; 3. i tempi delle certificazioni, conseguenti alle liste di attesa delle U.O. NPI, sia per la prima valutazione che per i trattamenti, rappresentano una criticità rilevata dalla scuola, per dì avviare il processo d integrazione scolastica; 4. nei processi di integrazione scolastica, l operatività risulta poca centrata sulle autonomie sociali, con uno sguardo attento in prospettiva, influenzando l orientamento per il progetto di vita ; 5. la carenza di formazione dei docenti curricolari sul lavoro con gli alunni con disabilità genera una centratura di responsabilità della gestione dell alunno con disabilità attribuita quasi esclusivamente all insegnante di sostegno; 6. nella costruzione del PEI e del PDF, che non sempre tiene in considerazione le richieste e le esigenze che la famiglia esprime; fa sì che ci sia, da parte delle famiglie e delle associazioni portatrici d interesse, la percezione di uno scarso e non sempre attento coinvolgimento dei familiari. 7. l utilizzo burocratico del PEI e del PDF e non come momenti e strumenti di integrazione operativa e di progettazione e valutazione di risultati nelle diverse sfere di vita dell alunno, inoltre i tempi per la realizzazione degli incontri previsti per PDF e PEI non sempre conciliabili tra i tempi dei servizi e i tempi della scuola; 8. criticità nell orientamento scolastico e professionale, sia nel passaggio dalla scuola secondaria di primo grado alla secondaria di secondo grado, sia tra questa e il mondo del lavoro; 9. la necessità di una integrazione più funzionale tra i servizi sanitari, sociali e scuola ; 10. carenza di momenti di supporto e sostegno all integrazione nel tempo al di fuori dell orario scolastico, come tempo d integrazione sociale e tempo per la famiglia, per una presa in carico globale da parte dei servizi. 11. l esigenza di definire il ruolo e la funzione di professionisti privati (psicologi, logopedisti, ecc) che sempre più spesso sono riferimento per i familiari (in base al principio della libera scelta), con conseguente difficoltà, per i servizi pubblici, a coordinare gli interventi di tutti e a sostenere un effettiva presa in carico delle situazioni; 12. la presenza di criteri di certificazione, di definizione della gravità e di assegnazione delle risorse diversi nei 3 Distretti, con conseguente difformità nell attribuzione delle risorse della scuola e dei servizi ; 13. scarso coinvolgimento dei servizi in progetti di collaborazione con la scuola. 88

89 Buone prassi rilevate e orientamenti 1. la mancanza di memoria e di continuità d'intervento nella scuola potrebbe trovare una prima risposta nella Nomina di una referente per l alunno con disabilità tra gli insegnanti curricolari, in grado di garantire una continuità e fungere da punto di riferimento costante per la famiglia e per i servizi, ed essere il depositario della storia dell alunno. (prassi in Atto nelle Scuole di Belluno 5 circolo) 2. lo scarso uso dei documenti (PEI e PDF) va affrontato nella definizione del nuovo Accordo di Programma. 3. relativamente alla criticità n 8, l orientamento scolastico e l inserimento lavorativo rappresentano due possibili percorsi, che richiedono un approfondimento nelle metodologie di integrazione tra Scuola, Servizi e Associazioni dei genitori andavano proprio a rispondere a questi bisogni 4. il rapporto tra servizi NPI pubblici e professionisti privati va trattato nell Accordo di Programma per l Integrazione scolastica dei bambini/e, ragazzi /e diversamente abili Viene inoltre recepito come orientativo il contributo del GLPT di Belluno al rinnovo dell Accordo di Programma E opportuno elaborare un Accordo di Programma per il disagio diverso dall Accordo di Programma per la disabilità; è opportuno che l Accordo definisca: l operatività del SIL con la scuola, recependo gli accordi esistenti; l assegnazione degli OSS agli alunni che frequentano scuole fuori dal territorio di residenza, oppure certificati e seguiti da servizi diversi da quelli di residenza. ll dovere di chi certifica di elaborare anche Diagnosi Funzionali, Profili Dinamico Funzionali e Progetti Educativo Individualizzati e curare la relazione con la scuola, come previsto dalla Circolare 33; la possibilità, per la scuola, di acquisire il contributo di professionisti privati, con il consenso e a carico della famiglia; il dovere delle scuole private di garantire l Integrazione Scolastica (vedi L. n. 62 del e L. 104/92; la regia della scuola a cui spetta la convocazione dei firmatari dell Accordo per la verifica annuale dei reciproci impegni; le modalità di partecipazione delle famiglie all elaborazione del PDF e del PEI; la sostituzione delle parole Successo Scolastico con Successo Formativo ; la sede degli incontri tra scuola e servizi socio-sanitari (almeno 1 primo incontro all inizio del ciclo di studi c/o la scuola con l intero consiglio di classe) per presentare la situazione, come richiesto dai responsabili scolastici di Belluno; le famiglie chiedono almeno un incontro all anno a scuola. le modalità con cui i servizi socio-sanitari, la scuola e famiglia collaborano per l orientamento scolastico e professionale. 89

90 DISABILITA - Piano di Zona Integrazione sociale e scolastica Priorità Politiche Azioni 1) Garantire una risposta adeguata alle richieste di integrazione scolastica, in favore di alunni con disabilità 1.1. Ridefinire le responsabilità e ruoli dei diversi attori coinvolti 1.1a revisione dell Accordo di programma tra A.Ulss 1 e 2, CSA, Provincia e Associazioni dei portatori d interesse PROGETTO REVISIONE ACCORDO DI PROGRAMMA COORDINAMENTO CSA 1.2 Definizione di criteri omogenei sul territorio dell A.Ulss 1 per l assegnazione di risorse di personale assistenziale ed educativo 1.2 a definizione dei protocolli operativi per distretto 1.2.b coordinamento dei GLPT 2) Sostegno alla famiglia nel progetto di vita della persona con disabilità, con particolare attenzione alla fascia di età 0-3 e ai bambini e ragazzi con disabilita grave 2.1 rendere più visibile la rete dei servizi a sostegno della famiglia e del bambino con disabilita 2.2 Individuare spazi e attività parallele e oltre al tempo scolastico 2.3 Individuare e attuare modalità alternative per l integrazione scolastica e il sostegno alla famiglia rivolto a persone con disabilità grave 1.2.c adeguamento degli standard organizzativi 2.1 a) mettere in rete i servizi (U.O. ospedaliere e distrettuali) e le associazioni e le risorse del territorio 2.2.a) organizzare con la collaborazione delle associazioni attività extra scolastiche e di occupazione del tempo libero 2.3. a) avviare una riflessione per un diverso utilizzo dei Centri Diurni in alternanza con la scuola o al di fuori del tempo scolastico PROGETTO ACCOGLIENZA COLLEGAMENTO CON I PROGETTI DI AUTO MUTUO AIUTO PROGETTO CALEIDOSCOPIO ASSOCIAZIONE PRIMAVERA E CSV COLLEGAMENTO A PROGETTO PIANO LOCALE DELLA DISABILITA

91 2.4 Sostenere le famiglie nella gestione dei minori disabili durante il periodo estivo Organizzare servizi dedicati (soggiorni marini per i minori) e/o promuovere l utilizzo di centri estivi PROGETTO SOGGIORNI MARINI E ATTIVITÀ ESTIVE 3) aumentare le opportunità ed il sostegno all autonomie personale e sociale per la realizzazione del Progetto di Vita 3.1 mettere in rete i servizi con le diverse attività organizzate sul territorio ( Privato, associazionismo) e con gli altri enti implicati nell integrazione sociale delle persone con disabilità 3.1a raccordo tra servizi dedicati all età adulta e all età evolutiva 3.1b Protocollo di collaborazione Scuola /SIL e Servizio sociale Disabilita. PROGETTO UNO SGUARDO OLTRE LA SCUOLA PROGETTO SUPERAR CONFINI Individuare nuove forme di collaborazione e coordinamento tra U.O NPI e Scuola per l orientamento scolastico 3.1c Individuare nuovi spazi e nuovi contenuti per il CEOD e/o attività d integrazione a livello distrettuale 4) sviluppo e consolidamento delle relazioni all interno del sistema dei servizi per la continuità della presa in carico e il sostegno lineare al progetto di Vita 4.1 sviluppo e consolidamento del sistema informativo area disabilità, anche rispetto alla gestione integrata delle informazioni, per la presa in carico integrata, da parte dei servizi sociali, socio sanitari e sanitari. 4.1a formazione degli operatori dei Servizi 4.2b adeguamento della piattaforma tecnologica del sistema 91

92 PROGETTI PROGETTO 1 : PROGETTO ACCOGLIENZA Le famiglie dei neonati affetti da patologie cromosomiche o malformative disabilitanti si trovano molto presto ad affrontare situazioni difficili, anche di ordine psicologico, e problemi sanitari e logistici plurimi e complessi. Questo progetto è rivolto alle famiglie di neonati che presentano patologie disabilitanti, congenite o acquisite, ad evoluzione cronica, residenti nel territorio dell ULSS n 1 di Belluno. L obiettivo è di aiutarle a far fronte alle difficoltà venutesi a creare dopo la nascita del figlio e ad accompagnarle nei primi e più delicati momenti di questo percorso. OBIETTIVI GENERALI A.1 Riferiti al nucleo famigliare A.2 Riferiti al neonato A.3 Riferiti agli operatori A.4 Riferiti alle strutture ospedaliere A.1 OBIETTIVI GENERALI DEL PROGETTO ACCOGLIENZA RIFERITI AL NUCLEO FAMILIARE Informare i genitori della patologia presentata dal loro bambino e delle possibili disabilità con modalità comunicative adeguate e facilitanti. Sostenere psicologicamente i familiari dal momento della diagnosi, anche prenatale, e nei primi mesi di vita del bambino. Fornire un supporto socio-assistenziale a domicilio nei casi di particolare gravità, durante i primi mesi di vita del bambino. Facilitare l accesso ai servizi di diagnosi, di cura e di riabilitazione in forma integrata. Illustrare i diritti e le agevolazioni che sono riconosciute alle famiglie con un figlio con patologia disabilitante ed informare delle possibilità di contattare le associazioni dei genitori presenti nel Comitato d intesa delle associazioni di volontariato della Provincia di Belluno o altre associazioni riconosciute presenti sul territorio nazionale. A.2 OBIETTIVI DEL PROGETTO ACCOGLIENZA RIFERITI AL NEONATO: migliorare l evoluzione generale del neonato. promuovere la sua maturazione neuro-comportamentale. favorire la relazione mamma-bambino. attraverso una presa in carico precoce ed integrata. 92

93 A.3 OBIETTIVI DEL PROGETTO ACCOGLIENZA RIFERITI AGLI OPERATORI SOCIO- SANITARI. Migliorare la capacità di relazione con i familiari adottando modalità di comunicazione adeguate ed efficaci. Condividere le informazioni riferite al bambino e ai bisogni del nucleo per intervenire tempestivamente rispetto alle necessità individuate. Condividere con i genitori il percorso con obiettivi chiari e definiti. Gli operatori referenti del progetto sono: per le UU.OO. di Ostetricia e Ginecologia: dr. Angelo Berardi Per le UU.OO. di Pediatria: dr. Paolo Grotto, dott.ssa Stefania Boni. Per le UU.OO. di NPI: dott. Stefano Ghedini Per l U.O disabilita ed Integrazione sociale: - Pieve di Cadore: Assistente sociale dott.sa Cristina Morelli - Agordo: Assistente Sociale dott. Matteo Benvegnù - Belluno: Assistente Sociale dott.ssa Anna Capovilla. Per l Area Consultoriale di: - Pieve di Cadore: dott. Sergio Quartarella - Agordo: dott.ssa Anna Bortoli - Belluno: dott.ssa Maria Arrigoni Per i Pediatri di Libera Scelta : dott.ssa Rita Signorini Per le Associazioni del volontariato: la Sig.ra Mazzoleni Ines Cappellari A.4 OBIETTIVI DEL PROGETTO ACCOGLIENZA RIFERITI ALLE STRUTTURE OSPEDALIERE Predisposizione di un contesto adatto al colloquio con i genitori: locale idoneo, non disturbato tempo adeguato presenza di entrambi i genitori 93

94 B. FASI OPERATIVE B.1 INTERVENTI PRIMA DELLA NASCITA Incontro genitori-ginecologo per informare i genitori della diagnosi fetale o dei sospetti diagnostici presentatisi durante la gravidanza e della possibilità di accedere al presente progetto. Tale incontro deve avvenire nel Reparto di Ostetricia-Ginecologia, in un contesto comunicativo adeguato, alla presenza di entrambi i genitori, della genetista e, se ritenuto opportuno, anche del pediatra ospedaliero. B.2 INTERVENTI DURANTE IL RICOVERO IN NEONATOLOGIA Incontro genitori-pediatra: per informare i genitori della diagnosi alla nascita del bambino e per avvertirli della possibilità di accedere al presente progetto. Tale incontro deve avvenire nel reparto di Pediatria, in un contesto comunicativo adeguato, alla presenza di entrambi i genitori, di eventuali altri professionisti coinvolti (Genetista, Psicologa, Pediatra di libera scelta) e se possibile del neonato. Interventi di sostegno psicologico: per sostenere i genitori e favorire la funzione di attaccamento così da contribuire a migliorare le condizioni psico-fisiche del neonato (Neuropsichiatra infantile, Psicologo) Interventi dell U.O. di NPI: per effettuare la consulenza diagnostica sul neonato, formulazione della diagnosi NPI e comunicazione ai genitori, con eventuale programma di presa in carico. Coinvolgimento del Pediatra di libera scelta individuato dai genitori per condividere la presa in carico. Possibile coinvolgimento dell ostetrica e/o assistente sanitaria del Consultorio Familiare competente per territorio, per visite domiciliari e ambulatoriali (progetto Percorso Nascita per il Distretto n. 3 di Belluno). Incontri di discussione sul caso tra tutti gli operatori coinvolti per concordare linee comuni di intervento. Il Pediatra ospedaliero o territoriale (per i nati fuori ULSS), consegna ai genitori il libretto predisposto dalle Associazioni del Volontariato, che possono offrire informazione, supporto, confronto e testimonianza di altri genitori. B.3 INTERVENTI: DOPO IL RITORNO A CASA DEL NEONATO FINO AL 3 MESE DI VITA CIRCA Controlli pediatrici successivi alla dimissione, ospedalieri o territoriali, secondo le esigenze del caso, e programmazione delle visite mediche specialistiche (oculista, ORL, neuropsichiatria infantile, fisiatra ortopedico, cardiologo, ecc ). Colloqui tra Neuropsichiatria e/o Psicologo dell U.O. di NPI e genitori, per l espressione ed elaborazione delle emozioni conseguenti alla nascita del bambino, e un aiuto nel superare la fase iniziale. Se ci sono fratelli più grandi, può essere utile il loro coinvolgimento nei colloqui, che verranno effettuati nella sede dell U.O. di NPI. Valutazione neuropsichiatrica presso il Servizio di Neuropsichiatria Infantile ed eventuale presa in carico per la riabilitazione psico-motoria del neonato. Interventi del Servizio Sociale Disabilità con i genitori : a) per informare e consigliare i genitori sui diritti e sulle agevolazioni loro riconosciute, nonché sulle procedure per ottenerli; b) per organizzare, in particolari situazioni di disagio familiare e sociale, l intervento 94

95 domiciliare di supporto anche attraverso progetti individuali. Tali incontri vengono effettuati: - a Pieve di Cadore: presso la sede del Centro Servizi Socio-Sanitari - ad Agordo: presso la sede dell U.O. di NPI. ; - a Belluno: presso la sede del Servizio Integrazione Scolastica e Sociale (SISS); Eventuali visite domiciliari ed ambulatoriali dell ostetrica o assistente sanitaria del Consultorio Familiare, (su richiesta attivazione del progetto Percorso Nascita per il Distretto n. 3 di Belluno). Incontri di discussione sul caso (come nella fase B1). Attivazione, se ritenuto utile da uno o più degli operatori già coinvolti, di UVMD per eventuale presa in carico, se necessario anche tramite ADI o ADIMED. B.4 INTERVENTI DOPO I 3 MESI DI VITA DEL NEONATO Superato il periodo d accoglienza, gli operatori coinvolti nella gestione della fase B.2 si incontrano con gli operatori competenti per territorio, per il passaggio della presa in carico facilitando una corretta trasmissione delle informazioni ed accelerando tempi e procedure. In occasione di tale incontro, viene effettuata una valutazione e una verifica sull andamento dell intervento e sull evoluzione della situazione complessiva. IL PROGETTO E STATO SOTTOSCRITTO DAI RESPONSABILI ED APPROVATO CON DELIBERA DELL A.ULSS 1 N 1135 DEL

96 PROGETTO 2 UNO SGUARDO OLTRE LA SCUOLA ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO E PROGETTO DI VITA PROGETTO INTEGRATO PER FAVORIRE UN EFFICACE ORIENTAMENTO LAVORATIVO PER GLI ALUNNI DIVERSAMENTE ABILI SOGGETTO PROMOTORE: Ufficio Scolastico Provinciale di Belluno SOGGETTI PARTNER: SEDE DEL PROGETTO: Centro Territoriale per l Integrazione di Feltre, ULSS n.1 (Servizio di Neuropsichiatria, Servizio Integrazione sociale e scolastica, Servizio Disabilità adulta e Servizio Integrazione Lavorativa), ULSS n.2 (Servizio psico-sociale per l età evolutiva e Servizio Integrazione Lavorativa), Associazione Primavera e Associazione Italiana Persone Down (in rappresentanza del Comitato d Intesa tra le Associazioni di Volontariato) Ufficio scolastico provinciale - BL ANALISI DEI BISOGNI La scuola secondaria di secondo grado rappresenta, nella quasi totalità dei casi, la fase conclusiva del percorso scolastico degli allievi, quindi, l ultimo passo prima dell ingresso nella vita adulta. Si tratta di un momento molto delicato per tutti gli studenti e, in modo particolare, per quelli che presentano delle diverse abilità. I docenti che si occupano di integrazione si sono resi conto da tempo che questo passaggio necessita di un attenzione particolare: gli studenti devono essere preparati adeguatamente ad affrontare il loro futuro lavorativo, a vivere con serenità il distacco dalla scuola e a relazionarsi con la società più ampia che li circonda. Molte scuole si sono perciò attivate per preparare gli studenti ad affrontare il mondo del lavoro studiando dei percorsi integrati tra attività scolastiche tradizionali e momenti di formazione pratica presso dei luoghi di lavoro opportunamente individuati sulla base delle caratteristiche individuali di ciascuno e alla luce del progetto di vita. Si tratta di esperienze che hanno coinvolto diversi soggetti ed impegnato molto il mondo della scuola nella ricerca di individuare delle modalità corrette di svolgimento di questi percorsi sperimentali. In alcune scuole questi progetti sono diventati negli anni una prassi, ma è sorta da più parti l esigenza di condividere le esperienze fatte ed individuare un protocollo di lavoro scientificamente studiato ed applicabile a tutto il territorio provinciale. Questi progetti sono molto complessi da organizzare, poiché richiedono la gestione di relazioni con diversi soggetti, la costruzione di competenze professionali e lavorative, la riflessione sul progetto di vita, la guida all individuazione di sè possibili e alla costruzione di un identità adulta, che implica la dimensione lavorativa e sociale. Per questo, si rivela necessario avviare un percorso di approfondimento che conduca all elaborazione di linee guida chiare per tutti gli operatori che si occupano di alternanza scuola-lavoro. OBIETTIVI E FINALITA DEL PROGETTO Il progetto è finalizzato ad uno studio approfondito della tematica, che ne chiarisca i nodi problematici, i dubbi teorici e operativi, grazie allo scambio di esperienze fatte, al contributo delle famiglie che hanno vissuto il passaggio al mondo del lavoro dei loro figli e alla consulenza di esperti, che offrono il supporto scientifico e fanno da garanti della correttezza del modello 96

97 elaborato dal gruppo di lavoro. Nello specifico gli obiettivi possono essere ricondotti ai seguenti punti: individuazione di una modalità condivisa di organizzazione e gestione dei progetti di alternanza scuola-lavoro nella provincia di Belluno; promozione nelle scuole secondarie di secondo grado di una sensibilità nei confronti delle tematiche del progetto di vita per gli allievi diversamente abili e dell avvicinamento graduale al mondo del lavoro; elaborazione di un protocollo di lavoro sull alternanza scuola-lavoro da utilizzare a livello provinciale; redazione della modulistica da utilizzare nelle diverse fasi di realizzazione dei percorsi di alternanza; pubblicazione di un VADEMECUM PER L ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO. DURATA DEL PROGETTO La durata prevista per la realizzazione del progetto è di 2 anni, secondo le azioni di seguito riportate. AZIONI PREVISTE PERIODO OBIETTIVO AZIONE SOGGETTI COINVOLTI MARZO 2007 Costituzione di un comitato tecnicoscientifico provinciale che sostenga operativamente il progetto. Incontro e presentazione del progetto. Individuazione degli obiettivi specifici e condivisi del progetto. Costituzione di un nucleo operativo ristretto incaricato della costruzione del protocollo. Responsabile area Integrazione U.S.P. di Belluno; Referente C.T.I. di Feltre; Referente C.T.I. di Belluno; Referente C.T.I. di S.Stefano di Cadore; Responsabile Servizio N.P.I. dell U.L.S.S. N. 1 di Belluno; Responsabile S.I.L. U.L.S.S. N. 1 di Belluno, Responsabile Servizi Sociali U.L.S.S. 1 di Belluno; Responsabile Servizi Sociali U.L.S.S. 2 di Feltre; Responsabile Servizio psico-sociale per l età evolutiva dell U.L.S.S. n. 2 di Feltre; Responsabile S.I.L. dell U.L.S.S. n. 2 di Feltre; Referenti per l alternanza scuolalavoro delle scuole secondarie di secondo grado; Rappresentanti di Associazioni di categoria, Rappresentante della Provincia di Belluno, Rappresentante dell Associazione Italiana Persone Down. 97

98 APRILE MAGGIO 2007 Condivisione delle esperienze fatte dalle scuole secondarie di secondo grado della provincia di Belluno. Incontri presso l USP di Belluno per le prassi dell alternanza scuola-lavoro nelle scuole della provincia di Belluno. Responsabile area Integrazione U.S.P. di Belluno; Referente C.T.I. di Feltre; Referente C.T.I. di Belluno; Referente C.T.I. di S.Stefano di Cadore; Responsabile Servizio N.P.I. dell U.L.S.S. N. 1 di Belluno; Responsabile S.I.L. U.L.S.S. N. 1 di Belluno, Responsabile Servizi Sociali U.L.S.S. n.1 di Belluno; Responsabile Servizi Sociali U.L.S.S. n.2 di Feltre; Responsabile Servizio psico-sociale per l età evolutiva dell U.L.S.S. n. 2 di Feltre; Responsabile S.I.L. dell U.L.S.S. n. 2 di Feltre; Referenti per l alternanza scuolalavoro delle scuole secondarie di secondo grado; Rappresentanti di Associazioni di categoria, Rappresentante della Provincia di Belluno, Rappresentante dell Associazione Italiana Persone Down. MAGGIO SETTEMBRE 2007 Formazione specifica sulla tematica dell alternanza scuola-lavoro rivolta ad allievi diversamente abili. Incontri con esperti presso una sala conferenze di Belluno. Tutti i docenti e gli operatori interessati. OTTOBRE NOVEMBRE DICEMBRE 2007 Costruzione di un protocollo di lavoro per l alternanza. USP di Belluno Gruppo operativo ristretto. GENNAIO FEBBRAIO MARZO 2008 Predisposizione della modulistica da utilizzare nelle diverse fasi di realizzazione dei progetti di alternanza. USP di Belluno Gruppo operativo ristretto. 98

99 APRILE 2008 Conferenza dei Sindaci A.Ulss 1 Belluno Confronto con un esperto sul protocollo e i materiali elaborati. USP Belluno Responsabile area Integrazione U.S.P. di Belluno; Referente C.T.I. di Feltre; Referente C.T.I. di Belluno; Referente C.T.I. di S.Stefano di Cadore; Responsabile Servizio N.P.I. dell U.L.S.S. n. 1 di Belluno; Responsabile S.I.L. U.L.S.S. n. 1 di Belluno, Responsabile Servizi Sociali U.L.S.S. 1 di Belluno; Responsabile Servizi Sociali U.L.S.S. n.2 di Feltre; Responsabile Servizio psico-sociale per l età evolutiva dell U.L.S.S. n. 2 di Feltre; Responsabile S.I.L. dell U.L.S.S. n. 2 di Feltre; Referenti per l alternanza scuolalavoro delle scuole secondarie di secondo grado; Rappresentanti di Associazioni di categoria, Rappresentante della Provincia di Belluno, Rappresentante dell Associazione Italiana Persone Down. MAGGIO GIUGNO 2008 Stesura Vademecum le scuole. del per USP di Belluno Gruppo operativo ristretto. GIUGNO 2008 Presentazione del lavoro. Convegno conclusivo presso una scuola di Belluno. Esperti e tutti gli insegnanti e operatori interessati. MONITORAGGIO E VALUTAZIONE DEL PROGETTO 1. Vademecum prodotto dal comitato tecnico-scientifico; 2. Questionari di gradimento relativi agli incontri di formazione. Negli anni successivi: 1. Dati sull utilizzo del Vademecum; 2. Questionari di gradimento per i genitori. 99

100 SOGGETTI COINVOLTI SCUOLA U.L.S.S. 1. Responsabile area Integrazione U.S.P. di Belluno; 2. Referenti C.T.I. di Feltre/Belluno/S.Stefano; 3. Referenti per l alternanza scuola-lavoro delle scuole secondarie di secondo grado. 1. Responsabile Servizio Neuropsichiatria dell U.L.S.S. n. 1 di Belluno; 2. Responsabile S.I.L. U.L.S.S. n. 1 di Belluno, 3. Responsabile Servizio psico-sociale per l età evolutiva dell U.L.S.S. n. 2 di Feltre; 4. Responsabile S.I.L. dell U.L.S.S. n. 2 di Feltre; 5. Responsabile Servizi Sociali ULSS n.1 di Belluno 6. Responsabile Servizi Sociali ULSS n.2 di Feltre ASSOCIAZIONI 1. Rappresentanti di Associazioni di categoria, 2. Rappresentante dell Associazione Italiana Persone Down. ENTI LOCALI 1. Rappresentante della Provincia di Belluno. FORMATORI 3 ESPERTI COSTI PREVISTI AZIONE ORE COSTI PER ULSS 1 (ipotesi fatta in percentuale al n di studenti div. abili del territorio) COSTI PER ULSS 2 (ipotesi fatta in percentuale al n di studenti div. abili del territorio) COSTI TOTALI NOTE Incontro e presentazione del progetto presso USP di Belluno Individuazione degli obiettivi specifici e condivisi del progetto. 17 persone x 3 ore tot. 51 ore 550Euro 370 euro 920 euro Sono costi ipotetici. Se gli operatori sono in orario di servizio i costi si azzerano. 100

101 Incontri presso USP di Belluno: le prassi dell alternanza scuola-lavoro nelle scuole della provincia di Belluno. 17 persone x 9 ore tot. 153 ore euro euro 2754 euro Sono costi ipotetici. Se gli operatori sono in orario di servizio i costi si azzerano. Incontri presso il USP di Belluno per l elaborazione del protocollo e la predisposizione della modulistica. Circa 17 persone x 15 ore Tot. 255 ore 2754 euro 1836euro 4590 euro Sono costi ipotetici. Se gli operatori sono in orario di servizio i costi si azzerano Incontri con esperti presso una sala conferenze di Belluno. Formazione 15 ore euro euro 3000 Euro Incontri presso USP di Belluno per la stesura del Vademecum. 10 ore per 4 persone tot. 40 ore 432 euro 288 euro 720 euro Se gli operatori sono in orario di servizio i costi si azzerano Incontri presso USP di Belluno con esperto per validazione lavoro. Predisposizione Vademecum Convegno conclusivo 4 ore per un esperto. Tot. 4 4 ore per 4 persone tot euro 173 euro 80 euro 115 euro 200 euro 288 euro 4 ore 600 euro 400 euro 1000 euro (per relatori) Se gli operatori sono in orario di servizio i costi si azzerano TOTALE 538 ore euro euro euro 101

102 Una parte dei costi totali, circa euro in due anni, possono essere assunti dal CTI di Feltre e dall USP grazie a fondi stanziati per azioni di qualità dell integrazione scolastica e/o per l handicap. Essi dovrebbero servire per pagare i costi delle ore aggiuntive fatte dai docenti, che non possono partecipare al progetto durante il proprio orario di servizio. Il contributo che si ritiene di chiedere alle conferenze dei sindaci, se gli operatori ULSS partecipano nel proprio orario di servizio, è quantificabile in: euro annuali ( tot euro in due anni ) per ULSS euro annuali ( tot euro in due anni ) per ULSS

103 PROGETTO 3 SUPERAR CONFINI PROGETTO INTEGRATO PER FAVORIRE UN EFFICACE ORIENTAMENTO SCOLASTICO PER GLI ALUNNI DIVERSAMENTE ABILI SOGGETTO PROMOTORE: Ufficio Scolastico Provinciale di Belluno SOGGETTI PARTNER: Centro Territoriale per l Integrazione di Feltre, A.ULSS n.1, A.ULSS n.2; Associazione Primavera e Ass. Italiana Persone Down (in rappresentanza del Comitato d Intesa tra le Associazioni di Volontariato). ANALISI DEI BISOGNI La scelta del corso di studi successivo alla scuola secondaria di I grado rappresenta per tutti i ragazzi un appuntamento importante e strategico, non solo per le scelte scolastiche ma anche per il proprio progetto di vita. A maggior ragione la scelta diventa impegnativa per i ragazzi diversamente abili, portatori di esperienze personali e scolastiche particolari e a volte diverse da quelle dei coetanei. La scelta della scuola superiore deve tener conto, per loro più che per altri, di una serie di indicatori, riconducibili a : fattori personali dell alunno - potenzialità - rimodulazioni del proprio progetto scolastico in base alle capacità residue e agli esiti riabilitativi - attitudini ed interessi - esperienze scolastiche - vissuto personale e scolastico - obiettivi educativo/didattici previsti nel PEI fattori familiari - aspettative - vissuti rispetto alla disabilità del figlio - possibilità organizzative della famiglia - risorse su cui contare fattori legati al contesto scolastico - offerta scolastica locale - barriere architettoniche - prassi ed esperienze di integrazione - rispondenza agli interessi e alle aspettative del ragazzo - modelli di inclusione e cultura dell integrazione praticati nella scuola - risorse disponibili o attivabili Spesso le modalità dell integrazione nelle scuole superiori vengono pensate e gestite nel momento dell emergenza, cioè nel caso in cui la scuola stessa si trovi a integrare per la prima volta alunni diversamente abili nelle proprie classi. Manca ancora una cultura della disabilità, diffusa in tutte le scuole secondarie di II grado, che porti alla presenza di alunni con handicap in tutte le tipologie di scuole e che introduca ovunque pratiche e modalità di inclusione previste nel POF e non legate al singolo caso. Di contro alcuni istituti professionali, tradizionalmente scelti dagli alunni diversamente abili per il proprio corso di studi, pur avendo maturato una consolidata esperienza nel settore, rischiano di non riuscire a gestire efficacemente l integrazione per il numero sempre in crescita di alunni disabili che chiedono di esservi iscritti, e che raggiunge punte dell 8 9% in certe scuole con la presenza anche di 3 4 alunni disabili nella stessa classe. La domanda di orientamento degli alunni e le possibilità di accoglienza offerte dalle scuole devono 103

104 trovare momenti di incontro che nel miglior modo possibile garantiscano una qualità dell integrazione scolastica per i ragazzi che superano il confine della scuola secondaria di 1 grado, nonché una consapevole e efficace capacità di accoglienza in quelle scuole che arrivino a superare il confine che porta all inclusione dell handicap nelle proprie classi. Per le famiglie e per i ragazzi che desiderano sentirsi attori del proprio progetto di vita e delle scelte ad esso connesse, diventa fondamentale sentirsi interlocutori reali di una rete multiprofessionale (docenti, operatori dei servizi sociali e sanitari, esperti di orientamento), che sappia orientare nella scelta di percorsi praticabili e che sappia organizzare contesti facilitanti per la valorizzazione delle potenzialità della persona. Un efficace orientamento scolastico, consentendo lo sviluppo dei talenti della persona diversamente abile, le permette di divenire una risorsa effettiva per la comunità in cui vive e per la società, nella misura in cui ella potrà esprimere le proprie potenzialità mettendole al servizio degli altri. OBIETTIVI E FINALITA DEL PROGETTO Orientare efficacemente gli alunni diversamente abili alla scelta della scuola secondaria di II grado, considerandone appieno le potenzialità, le attitudini e gli interessi. Far crescere in tutte le scuole secondarie di II grado la cultura dell integrazione e la consapevolezza che la relazione con il compagno diversamente abile rappresenta un valore aggiunto per la classe e una misura della qualità della scuola per l istituzione scolastica. Far conoscere e diffondere le buoni prassi di orientamento già esistenti. Coinvolgere consapevolmente le famiglie nella scelta del corso di studi da intraprendere e nella sua progettazione. Condividere a livello provinciale le scelte orientative rivolte ai ragazzi disabili, per garantire a tutte le scuole secondarie di II grado la possibilità di un integrazione sostenibile. DURATA DEL PROGETTO Il presente progetto, che coinvolge tutti gli attori del processo di integrazione e di scelta scolastica, ha una valenza pluriennale, in quanto si è consapevoli che il delicato passaggio alla secondaria di II grado debba essere adeguatamente preparato per il ragazzo, ma anche per l istituto scolastico che lo accoglierà. Si intendono altresì coinvolgere nella realizzazione del progetto altri soggetti che si ritenga possano contribuire a mettere in pratica le azioni previste, in particolare il Comitato d Intesa tra le associazioni di volontariato, le associazioni delle famiglie dei ragazzi con handicap sensoriale, i SIL dell ULSS n.1 e dell ULSS n.2. La durata prevista dal progetto è di 4 anni scolastici, secondo le azioni di seguito riportate. AZIONI PREVISTE Anno scolastico 2006/07 Nel mese di gennaio: Realizzazione di un incontro con i rappresentanti delle 4 reti provinciali per l orientamento, i referenti per l handicap delle scuole con maggior esperienza di integrazione, i rappresentanti delle ULSS e dell USP allo scopo di : - individuare e condividere le prassi di orientamento scolastico per alunni disabili già praticate in provincia; - mettere a punto e condividere il presente progetto nelle sue parti operative. Realizzazione di un incontro con i referenti per l handicap e per l orientamento delle scuole secondarie di I e di II grado per : - sensibilizzare alle tematiche dell orientamento per l handicap; - presentare alcune buone prassi di orientamento e di integrazione attuate da scuole della provincia; - condividere la presente progettualità per i prossimi anni scolastici; 104

105 - costituire un gruppo tecnico che sostenga l operatività del progetto stesso. Anno scolastico 2007/08 Con il coordinamento del gruppo tecnico: formazione congiunta, rivolta ai docenti delle scuole secondarie, sull orientamento scolastico degli alunni disabili. Titolo/i possibili: Come coniugare le potenzialità, gli interessi e le predisposizioni dell alunno con l offerta del territorio. Come supportare tutte le scuole nella formulazione di un adeguata offerta formativa per gli alunni con disabilità. da parte della secondaria di I grado, presentazione alla famiglia delle attività di orientamento previste per l alunno, con la presenza degli operatori ULSS che lo seguono in uno degli incontri previsti per il PEI. Confronto con la famiglia sulla scelta delle scuole superiori che più incontrano l interesse dell alunno. nel periodo da ottobre a dicembre 2007, organizzazione per ogni alunno che frequenti la 3^ classe delle scuole secondarie di I grado di due ministage in almeno due scuole secondarie di II grado. Per ogni alunno sono prevedibili circa 8 ore di inserimento (4 ore in ognuna delle due scuole, per es. 2 mattinate a settimana), progettando il coinvolgimento in attività didattiche a lui consone (laboratori, lezioni frontali, attività multimediali, lezioni con il supporto di ausilii già usati nella scuola frequentata, ecc.). Sono previste anche, per ogni ragazzo, 2 ore di progettazione dell intervento da parte dei due insegnanti coinvolti (l insegnante di sostegno che già lo segue alla scuola secondaria di I grado e l insegnante che lo accoglierà nella secondaria di II grado). scelta definitiva, condivisa e motivata, della scuola in cui presentare l iscrizione. Anno scolastico 2008/09 Con il coordinamento del gruppo tecnico: formazione congiunta, rivolta ai docenti delle scuole secondarie, sull orientamento scolastico degli alunni disabili. Titolo possibile: Come progettare l integrazione in contesti scolastici che offrono pochi spazi all operatività (es. licei e istituti tecnici). presentazione delle attività alla famiglia, come già previsto l anno precedente. organizzazione dei ministage, come già previsto l anno precedente. prima della scelta definitiva della scuola a cui iscriversi, realizzazione per ogni alunno di un colloquio di orientamento (con la presenza di famiglia, scuola, ULSS ed eventuali altri professionisti proposti dalla famiglia stessa) con il supporto di psicologi esperti nell orientamento (eventualmente anche personale delle ULSS). Utilizzo di adeguati strumenti di valutazione (es. questionari di orientamento). Anno scolastico 2009/10 Con il coordinamento del gruppo tecnico: formazione congiunta, rivolta ai docenti delle scuole secondarie, sull orientamento scolastico degli alunni disabili. Titoli possibili: Gli aspetti tecnici della progettazione per l alunno la programmazione differenziata o curriculare; il contatto con il mondo del lavoro; il progetto di vita. presentazione delle attività alla famiglia, come già previsto gli anni precedenti. organizzazione dei ministage, come già previsto gli anni precedenti. colloquio di orientamento, come previsto per l anno precedente. costituzione di un tavolo di lavoro (potrebbe essere lo stesso gruppo tecnico) che, in collaborazione con le scuole secondarie di I e di II grado faccia incontrare la domanda degli alunni con le offerte delle scuole, anche per evitare un accumulo di iscrizioni solo in scuole, che non sarebbero messe nella condizione di sostenere un integrazione efficace. 105

106 ELEMENTI PERLA VALUTAZIONE DEL PROGETTO 1. questionari di valutazione per la formazione 2. N di scuole superiori coinvolte nel progetto, con particolare riferimento alle scuole che non hanno una tradizione nel campo dell integrazione 3. questionari di soddisfazione rivolti a genitori e ragazzi 4. nel corso dei 4 anni: trend dell andamento delle iscrizioni degli alunni disabili nelle varie secondarie di II grado 5. follow up degli esiti scolastici degli alunni iscritti nei 4 anni alle scuole secondarie di II grado 6. eventuali materiali prodotti (linee guida, strumenti di valutazione, ecc.). COSTI PREVISTI (Ipotesi) AZIONE ORE COSTI TOTALI NOTE Incontri del gruppo tecnico multiprofessionale Ministage nelle scuole secondarie di II grado Trasporto degli alunni con handicap motorio Eventuale attività di formazione per le famiglie Attività di formazione per i docenti Colloqui orientativi Acquisto di strumenti valutativi (materiali, test, questionari, software elaborazione dati, ) Reporting del progetto 10 persone x 10 ore annuali x 4 anni = 400 ore 10 ore x alunno- circa 60 alunni l anno x 3 anni = 1800 ore 80 km x 10 alunni x 3 anni = 2400 km x 0,25cent (benz.) 6 ore l anno x 3 anni 30 ore annuali x 3 anni = 90 ore 1 ora x alunno x 60 alunni x 2 anni = 120 ore Circa 25 ore euro Si tratta di un ipotesi previsionale. I soggetti afferenti al tavolo (docenti, rap. delle associazioni, esperti di orientamento e operatori ULSS) intervengono nel proprio orario di servizio i costi si azzerano euro Alcune scuole potrebbero essere disponibili a retribuire l insegnante con il proprio fondo di istituto, ma poter contare su un finanziamento consente di fare pressioni perché tutte le scuole partecipino, al di là delle possibilità dei propri bilanci 600 euro Ipotesi di avvalersi della collaborazione dei mezzi del Comitato d Intesa 1800 euro euro Da verificare la possibilità di realizzarla con il contributo delle associazioni genitori euro Se i colloqui sono svolti da personale ULSS nelle proprie ore di servizio il costo si traduce in fornitura di ore di professionisti 1000 euro 1000 euro TOTALE 2435 ore euro 106

107 Una parte dei costi, circa euro in 4 anni, possono essere assunti dall USP grazie a fondi stanziati per l handicap e/o l orientamento scolastico; una parte non ancora quantificabile potrà essere assunta dalle scuole (retribuzione parte delle ore aggiuntive dei docenti; alcune spese possono essere sostituite da prestazioni professionali da parte di operatori ULSS (es. psicologi), o da contributi di associazioni (es. spese di trasporto). La durata del progetto è di 4 anni. 107

108 PROGETTO 4 Conferenza dei Sindaci A.Ulss 1 Belluno Il progetto di seguito presentato è l esperienza di un associazione bellunese che si è data l obiettivo di gestire il tempo dei bambini/e, ragazzi /e diversamente abili, al di fuori della scuola e al di fuori dei servizi e considerando anche il tempo-risorsa della famiglia e di quanti si occupano di una persona con disabilità. Rappresenta una prima esperienza che può avere la funzione di apri pista per attività da realizzare in tutti e tre i distretti, sebbene con modalità ed interventi differenti, determinati dalle caratteristiche territoriali per poter esser considerato un progetto del Piano di Zona. La definizione di un progetto, nella sua caratterizzazione di novità sollecita i servizi ad interrogarsi e ad approfondire questo bisogno e ad avviare una collaborazione - attraverso un tavolo di lavoro- con associazioni e cooperative, per l identificazione delle strategie più opportune. L attività del progetto potrà trovare, inoltre, un positivo collegamento con i progetti dell area adulti e orientati ad un diverso utilizzo del Centri Diurni. L ASSOCIAZIONE PRIMAVERA ha già avviato, con il supporto finanziario del Centro Servizi per il Volontariato, alcune azioni di sostegno e di supporto alle famiglie, rispetto al Piano di zona è chiamata a meglio definire quali gli interventi che l associazione continuerà ad organizzare come specificità del volontariato e quali azioni potranno essere integrate con l azione di altri soggetti ed Enti. PROGETTO CALEIDOSCOPIO (abstract) PROGETTO PER L INTEGRAZIONE DEI BAMBINI E RAGAZZI DIVERSAMENTE- ABILI E LORO FAMIGLIE : INTERVENTI PER IL TEMPO LIBERO E IL DOPO- SCUOLA SOGGETTO PROMOTORE: Associazione PRIMAVERA SOGGETTI PARTNER: Comitato d Intesa, Gruppo Arcobaleno, Gruppi Scout ALTRI SOGGETTI da coinvolgere:ulss n.1,ulss n. 2,Centri per l Integrazione Presentazione del Progetto Premessa: questo progetto è stato pensato ed allestito dall Associazione Primavera prima che la stessa venisse invitata al tavolo di lavoro per la riorganizzazione del Piano di Zona 2007/2009. Riteniamo sia importante farlo conoscere per creare con gli Enti e le Associazioni coinvolti nell elaborazione del piano,sinergie di pensiero ed operatività,reti di intervento, mutui scambi. Inoltre ci preme che la Conferenza dei Sindaci venga messa a conoscenza della nostra realtà e delle nostre esigenze,nella speranza che possa convogliare nel capitolo spese per l handicap almeno alcune delle nostre istanze. L impostazione del progetto non risulterà dunque canonica,infatti non troverete indicati tempistica,monitoraggio e valutazioni,richieste di contributi quantificate. Tutto ciò perché il progetto si muove dentro un azione ad ampio respiro,gode di collaborazioni e contatti già strutturati,si rinnova di anno in anno ma punta al consolidamento definitivo e strutturato,attualmente si auto finanzia anche se con ovvie difficoltà. STORIA Il progetto Caleidoscopio è in qualche modo la naturale e logica espansione del Progetto madre Girasole : l Associazione Primavera (Associazione per le famiglie di bambini e ragazzi disabili) infatti, se con Girasole ha voluto smuovere le coscienze per fare cultura per e dell integrazione, offrire una gamma di servizi e terapie riabilitative alternative a bambini e ragazzi diversamente abili, con Caleidoscopio si fa interprete delle innumerevoli esigenze dei propri soci emerse attraverso il lavoro fatto per Girasole e soprattutto si apre a un concetto di integrazione innovativo, che parte dal disabile e miri al normodotato. Concretizzando: con 108

109 Girasole abbiamo controllato le famiglie e le reti parentali e/o amicali di ogni bambino e ragazzo diversamente abile, abbiamo chiesto quali fossero le emergenze su cui lavorare, abbiamo offerto terapie riabilitative stimolanti o di mantenimento alternative, abbiamo testato in modo scientifico i risultati, abbiamo creato reti di sinergie tra i bambini e ragazzi diversamente abili e le varie famiglie, abbiamo visto professionisti lavorare in sinergia secondo un protocollo etico nuovo della disabilità: tutto questo si potrebbe riassumere in abbiamo fatto cultura per e del disabile. Ma Caleidoscopio invece è cultura del disabile. Abbiamo amaramente constatato che il TEMPO è il peggior nemico dei bambini e ragazzi diversamente abili mentre chi sta bene ha tempo per tutto e/o il tempo non gli basta mai, per chi è diversamente abile il tempo non passa mai o non è mai tempo di. Ci siamo chiesti su come potevamo offrire del tempo libero ai familiari e su come invece si potesse togliere solitudine e tedio dal tempo libero - non organizzato dei ragazzi. Ma volevamo fare integrazione possibilmente vera! Ci siamo chiesti: perché non offrire noi formule valide anche per i normodotati. COME NASCE Il Progetto Caleidoscopio nasce nella primavera 2006, anche se in via informale e nella sua confezione più sbrigativa o bozza originale se ne discuteva in Associazione ormai da 4-5 anni. Infatti l Associazione Primavera (Associazione per le famiglie di bambini e ragazzi disabili, costituitasi nel giugno 2000) promuove l integrazione dei minori diversamente abili e, quindi, si impegnò attivamente per fornire a quest ultimi quanti più strumenti possibili per un loro : - inserimento sereno, congruo, fattivo nel sociale - miglioramento della capacità residue con conseguente aumento delle competenze e dell autostima - sostegno per il dopo-scuola - organizzazione del tempo libero e/o vacanze - sviluppo e mantenimento di rapporti amicali con i coetanei - creazione e/o rimpinguamento delle reti di conoscenze - promozione dell interessamento pratico e dell interesse culturale dei cosiddetti normodotati per la realtà del handicap. L Associazione Primavera sia attraverso la sua normale attività statutaria, sia per le svariate collaborazioni avute con altri Enti e Associazioni, ma soprattutto a seguito delle relazioni intraprese con il precedente ed in itinere PROGETTO GIRASOLE, si è fatta interprete di due grandi esigenze dei bambini e ragazzi diversamente abili e delle loro famiglie: 1) TEMPO LIBERO / MORTO 2) DOPOSCUOLA / DOPOSCUOLA DELL OBBLIGO Dai colloqui avuti con le famiglie durante l allestimento del carnet di interventi previsti dal Progetto Girasole per i bambini e ragazzi diversamente abili soci, sono emerse richieste d aiuto impellente rispetto alle due realtà sovra citate si è potuto, anzi dovuto amaramente constatare che quello che per i bambini e ragazzi diversamente abili normodotati è comunemente TEMPO LIBERO, nella sua accezione più ampia, per i bambini e ragazzi diversamente abili è invece TEMPO MORTO, fatto di tedio, noia solitudine, vana attesa, disorientamento, ansia Se poi, come da nostro statuto, vogliamo analizzare anche il vissuto dei familiari e non solo del portatore di handicap, il NON-TEMPO LIBERO o TEMPO MORTO di questi, corrisponde ad un TEMPO NON LIBERO o TEMPO MORTO dei primi, secondo una funzione biunivoca disarmante e disastrosa: non-tempo libero = tempo morto = spazi di vita eterni, vuoti e frustranti ma anche uguale a nessuno spazio libero personale, frustrazione, vuoto interiore, perdita di se. Insomma tanto piu mio figlio non ha nulla da fare e nessuno da vedere, tanto piu io familiare non ho spazio mio ed ho solo da fare per lui/lei!!! Un altra penosa realta che ci coinvolge tutti e il DOPOSCUOLA, nella sua versione piu nota, cioe come fare i compiti o attivita similari ai propri figli, se non addirittura come riempire il pomeriggio vuoto e solitario (i miei ragazzi sentono molto la differenza di condizione tra lo stare in classe con i coetanei o a casa da soli!!!), ma anche nella sua eccezione piu ampia di doposcuola, dopo la scuola dell obbligo e almeno 109

110 sino ai 18 anni (tempo in cui, per coloro che non sono in grado di studiare con profitto, si ipotizza un inserimento ai CEDD, CED o nel mondo del lavoro, tramite il SIL) Ecco dunque il progetto Caleidoscopio, che nasce per rispondere a tutte queste richieste. Come il caleidoscopio e un cannocchiale (ne basta uno ed e utilizzabile da chiunque!!) in cui i giochi di luce creano svariati motivi con gli stessi cristalli, cosi un luogo (unico ed utilizzabile da chiunque) che aggrega, si modifica per offrire risposte organizzate e piacevoli in risposta alle diverse esigenze di ciascuno, in quanto bimbo, adulto, figlio, genitore, studente, lavoratore, casalinga Ma la vera novita, quella di cui andiamo fieri per intenderci e che nasce come prodotto del movimento di idee creato dal precedente progetto Girasole, e che siamo noi a metterci in gioco, noi ad offrire opportunita a tutti, noi del mondo dell handicap, che favoriamo non piu solo cultura al disabile, ma cultura del (possesso) disabile! COME Attraverso attivita didattiche, educative, ludico-ricreative. Attraverso l operato di professionisti regolarmente remunerati, che lavoreranno sulla base di micro progetti, erogati secondo tempi e modalita pattuiti sulla base delle diverse richieste. Si passa delle attivita didattiche e fisicopedagogiche previste per il dopo scuola, con erogazione di sostegno per i compiti, programmi specifici psico neuro pedagogici, percorsi didattici mirati, approccio ed uso del computer a quelle per le famigli con erogazione di addestramenti a come si aiuta a fare i compiti, impartizioni di nozioni didattiche e pedagogiche (es. metodo Terzi), studio di strategie per l apprendimento, approccio e uso del computer. A CHI Ai nostri bambini e ragazzi soci ai loro familiari ( genitori, fratelli e parenti vari), agli amici, ai conoscenti e genericamente a tutti quelli che sono interessati a partecipare, iscriversi, condividere, aiutare, divertirsi.." CON CHI Noi, voi, volontari. Professionisti quali psicopedagoghi, fisioterapisti, fisiomotrici insegnanti arte, laureate in relazioni pubbliche ORARI Quelli dei nostri associati e quindi grande flessibilita. Molti pomeriggi, la sera ecc. DOVE Per dare corpo e mantenere nel tempo (nostro grande obbiettivo) questo progetto, che e anche movimento di idee, ci vuole uno spazio unico, versatile, accogliente che noi abbiamo individuato debba essere in zona Baldenich per ovvie motivazioni strategiche quali: vestibilita / accessibilita vicino al centro e ben servito da autobus parcheggio vicinanza ad altri servizi quali banche, farmacie, supermercati sede legale associazione Primavera COSA SERVE Una sede dove sia possibile avere una stanza per colloqui privati, una per il baby-sitting e/o giochi, una stanza per assemblee e/o giochi di gruppo, un bagno attrezzato Tutto questo serve per creare quel famoso centro per il doposcuola dopo la scuola dell obbligo. Centro di offerta formativa permanente che rispondera alle esigenze di quanti non sono idonei per lo studio, ma neppure per il diurno. Noi vogliamo produrre servizi 110

111 COSTI I costi da sostenere sono per i materiali, alcuni necessari e urgenti, altri acquistabili in un secondo tempo. La sede: affitto se sede unica o piu d uno se ci saranno varie cellule. Il costo sarebbe interamente a carico dell associazione. Gestionali per telefono, professionisti, trasporti, contributi ai volontari e oneri di segreteria. RISORSE Associazione Contributi per corsi Donazioni NOTE L Associazione Primavera chiede, mentre lavora alla strutturazione globale e funzionale del citato progetto,di poter creare e condividere delle esperienze seppur provvisorie e degli interventi anche limitati con gli Enti e le altre associazioni che già eroghino servizi in questo campo. Nella fattispecie: ULSS : aiuto-personale,servizio educativo a domicilio,centri estivi o altro Comuni: formazione specifica delle/degli assistenti sociali,dopo-scuola,centri estivi,trasporti Associazioni: rete volontari,formazione famiglie,condivisione attività Scuola: formazione,orientamento,dopo-scuola, 111

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113 ULSS n.1 Belluno Conferenza Sindaci Ulss n.1 Belluno ALLEGATI PIANO LOCALE DELLA DISABILITA 113

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115 Volume 2 Allegato 1 Schema di regolamento AIUTO PERSONALE ART.1 OGGETTO E FINALITA DEL REGOLAMENTO Il presente regolamento disciplina le modalità di erogazione degli interventi di Aiuto Personale così come definito dall art.9 della L104/92, dalla L.162/98 e dalla DGR 4230/2003. Finalità del presente regolamento sono uniformare nell ambito dell ULSS 1 ed esplicitare gli obiettivi, le modalità di attivazione, le priorità, le tipologie di prestazioni, le modalità di integrazione con i servizi sanitari e socio assistenziali esistenti sul territorio ART.2 OBIETTIVI L Aiuto Personale è finalizzato a facilitare l autosufficienza e le possibilità d integrazione delle persone in temporanea o permanente grave limitazione dell autonomia, non superabile attraverso la fornitura di sussidi tecnici, informatici, protesici o altre forme di sostegno rivolte a facilitare l autosufficienza e le possibilità d integrazione dei cittadini stessi Con riferimento alla persona disabile persegue i seguenti obiettivi: conseguimento del grado massimo di autonomia mediante l attuazione di interventi socio educativi ed assistenziali; permanenza nel proprio nucleo familiare o nella propria realtà abitativa; promozione della socializzazione attraverso l integrazione nelle diverse opportunità presenti nel territorio. ART.3 DESTINATARI Sono destinatari degli interventi le persone con disabilità cui sia stato riconosciuto lo stato di handicap grave (art. 3 comma 3 L.104/92) di età compresa tra 0 e 64 anni residenti nel territorio dell ULSS n.1. ART.4 MODALITA DI GESTIONE L Aiuto Personale viene gestito in forma diretta dall ULSS o attraverso contratti di servizio. ART.5 TIPOLOGIA DELLE PRESTAZIONI Le prestazioni che possono essere erogate sono: interventi di cura della persona e del suo ambiente domestico solo ad integrazione di interventi del SAD; interventi di mantenimento/potenziamento delle autonomie personali e sociali; interventi di socializzazione attraverso l integrazione nelle diverse opportunità del territorio o attraverso l attivazione di gruppi finalizzati verso percorsi specifici; interventi di supporto e sostegno alla famiglia. ART.6 PRIORITA DI ACCESSO Nel definire l accesso agli interventi, il Servizio Sociale Disabilità, in collaborazione con l equipe di lavoro, effettua una valutazione multidimensionale multidisciplinare semplificata in base alle seguenti priorità: elevato carico assistenziale difficoltà di tenuta della rete familiare non fruizione di altri servizi o contributi isolamento geografico e ridotta possibilità di accesso ai servizi non fruizione in passato di interventi di Aiuto Personale 115

116 ART.7 INCOMPATIBILITA Non possono usufruire di Aiuto Personale le persone per le quali è attivo o è in previsione di attivazione, un progetto ai sensi della L.284/97 ART.8 METODOLOGIA Il Servizio Sociale Disabilità accoglie e valuta la richiesta di intervento, verifica i requisiti d accesso, provvede alla valutazione della situazione personale e sociale dell interessato, avvalendosi della collaborazione di altri soggetti (es. MMG, PLS ). Tale valutazione sarà discussa e completata all interno dell equipe di lavoro, che potrà effettuare ulteriori valutazioni specifiche rispetto alle autonomie personali e sociali e alle capacità cognitive e relazionali dell interessato e produrrà una proposta di progetto, che il responsabile del caso (case manager) avrà il compito di proporre all interessato e/o alla sua famiglia definendone con precisione i contenuti: l indicazione degli obiettivi, dei tempi e delle tipologie di prestazioni, le verifiche periodiche, l eventuale raccordo con altri servizi o associazioni di volontariato. Il progetto deve essere sottoscritto dall interessato o dalla sua famiglia. Ogni progetto viene pensato e realizzato all interno di una presa in carico globale dell utente da parte del servizio. È possibile prevedere un periodo di osservazione rispetto all intervento proposto Il progetto ha valenza temporale limitata, in tutti i casi non superiore ai 12 mesi. Eventuali modifiche, conseguenti al variare della situazione sociale e/o sanitaria, potranno comunque essere apportate in qualsiasi momento, su valutazione del Servizio Sociale Professionale e dell equipe di lavoro, che produrrà un aggiornamento al progetto.. ART.9 MODALITA DI ATTIVAZIONE E CESSAZIONE DEGLI INTERVENTI L accesso agli interventi è subordinato a domanda scritta, su apposito modulo, da parte della persona interessata, di un familiare, del tutore o amministratore di sostegno autorizzato, indirizzata al Responsabile del Distretto di residenza dell interessato. Tale domanda potrà essere presentata in qualsiasi momento presso le sedi del Servizio Sociale Disabilità, allegando certificazione di stato di handicap grave (art.3/3 legge 104/92), o domanda di valutazione all apposita Commissione integrata (in quest ultimo caso la domanda potrà essere ammessa con riserva). I progetti verranno attivati compatibilmente con le risorse del servizio, in base alle priorità indicate nell art.6. Il progetto potrà cessare anche prima della scadenza prevista nei seguenti casi: richiesta scritta di rinuncia da parte dell interessato o del richiedente; raggiungimento degli obiettivi definiti nel progetto; inserimento definitivo in struttura residenziale; perdita dei requisiti richiesti; valutazione da parte dell equipe di lavoro a seguito della mancata collaborazione da parte dell utente e/o della sua famiglia al progetto definito. ART.10 INTEGRAZIONE CON I SERVIZI SANITARI E SOCIO ASSISTENZIALI Gli interventi di cura della persona e del suo ambiente domestico vengono effettuati esclusivamente ad integrazione del SAD e non potranno in alcun modo sostituirsi ad esso. Il Servizio Sociale Professionale potrà avvalersi della collaborazione di soggetti esterni (es. MMG, PLS, SAD, altre figure sociali o sanitarie, associazioni di volontariato ) sia in fase di valutazione che nella costruzione e realizzazione del progetto. Per quanto riguarda i minori, gli interventi di aiuto personale dovranno integrarsi con quelli attivati con finalità di integrazione scolastica. 116

117 Nella realizzazione dei progetti dovrà essere perseguito il massimo livello di integrazione possibile tra servizi sociali e sanitari. Qualora tale processo sia rallentato o bloccato è possibile riattivarlo attraverso lo strumento dell UVMD. ART.11 COLLABORAZIONE CON LE ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO Per il raggiungimento degli obiettivi di ogni progetto personalizzato possono essere attivate collaborazioni con organizzazioni di volontariato attive sul territorio. Possono essere previsti progetti di partneriato tra Ulss e volontariato ART.12 CRITERI PER LA COMPARTECIPAZIONE Il servizio è gratuito. Sono a carico dei destinatari degli interventi, le spese personali legati alle attività e i costi di vitto e alloggio, compresi quelli relativi agli operatori e/o accompagnatori, nel caso di soggiorni climatici e/o altre attività di integrazione sociale realizzate nel territorio. 117

118 Allegato 2 SCHEMA DI REGOLAMENTO VITA INDIPENDENTE ART.1 OGGETTO DEL REGOLAMENTO Il presente regolamento disciplina nell ambito dei principi normativi nazionali e regionali vigenti, gli interventi economici per la vita indipendente nell ambito territoriale dell ULSS n.1. art. 2 FINALITA DEL PROGETTO VITA INDIPENDENTE Realizzare progetti di assistenza predisposti e realizzati con la piena condivisione della persona con disabilità che assume e gestisce direttamente il rapporto di lavoro con un assistente personale, favorendo l autodeterminazione e promovendo il diritto alla vita indipendente come stabilito dalla L.162/98 e dalla normativa regionale vigente. ART.3 OBIETTIVI: 1. garantire risposte personalizzate ed adeguate nelle situazioni di grave disabilità fisicomotoria, ove il ricorso ai servizi tradizionali sia impraticabile e/o insufficiente 2. facilitare la mobilità di disabili particolarmente penalizzati dal fatto di risiedere in un ambiente montano 3. promuovere l autodeterminazione ed il miglioramento della qualità della vita della persona disabile. ART.4 DESTINATARI Persone con grave disabilità fisico motoria, capaci di autodeterminazione, in età compresa fra i 18 e i 64 anni. ART.5 TIPOLOGIA DI INTERVENTI Le attività previste fanno riferimento ad interventi centrati sulla persona con disabilità per favorirne la domiciliarità, le pari opportunità, l autonomia e l integrazione sociale. Dette attività possono riguardare tutti gli ambiti della vita e sono: - cura della persona: alzarsi, lavarsi, vestirsi, mangiare, ecc; - ambito domestico: la casa, le spese, la preparazione dei pasti, i vestiti, il riordino di oggetti, libri, documenti, ausili, ecc; - attività in casa e fuori casa, commissioni, mobilità, ecc; - spostamenti, uscite, viaggi, con il conseguente superamento dei limiti geografici dell area di residenza della persona con disabilità; - ambito lavorativo, di studio, universitario; - socializzazione, sport, tempo libero, ecc. ART.6 REQUISITI PER L ACCESSO 1. presenza di uno stato di disabilità fisico-motoria non correlata a deficit cognitivi 2. situazione di handicap in gravità (art.3 comma 3 L.104/92) 3. riconoscimento del 100% di Invalidità civile con diritto all Indennità di accompagnamento ART.7 MODALITA DI ACCESSO Al momento dell uscita del bando, l interessato, in possesso dei requisiti presenta domanda di contributo utilizzando l apposito modulo (che si può trovare presso le sedi del Servizio Sociale Disabilità dei distretti socio- sanitari e in altre indicate nel bando) Alla domanda dovranno essere allegati i seguenti documenti: 1. copia del certificato di invalidità civile rilasciato dalla Commissione Invalidi Civili 118

119 2. copia del certificato attestante la presenza di un handicap grave ai sensi dell art.3 comma 3 della L.104/92, rilasciato dalla Commissione Medica Integrata 3. dichiarazione sostitutiva unica che attesta l Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) in corso di validità sulla base dei dati disponibili al momento della compilazione 4. Descrizione su apposito modulo del progetto proposto 5. rilevazione della situazione socio-familiare su apposito modulo 6. rilevazione della situazione sanitaria e cognitiva su apposito modulo compilato dal MMG 7. fotocopia di un documento di identità del sottoscrittore La domanda dovrà pervenire al Distretto Socio-sanitario Servizi Sociali di residenza entro i termini indicati nel bando. ART.8 ARTICOLAZIONE DEL PROGETTO Il progetto, presentato su apposito modulo allegato alla domanda, deve contenere la descrizione delle necessità della persona, la tipologia degli interventi previsti, la tempistica. ART.9 PERSONALE IMPIEGATO L interessato sceglie autonomamente i propri assistenti personali ed è tenuto a regolarizzarne il rapporto con un contratto di lavoro, nel rispetto della normativa vigente. Non è prevista la possibilità che siano assunti parenti e affini conviventi come assistenti personali, salvo che non si tratti di persone in età lavorativa, privi di trattamenti pensionistici, impossibilitati a svolgere un attività lavorativa a tempo pieno a causa dei bisogni assistenziali del congiunto. La titolarità e la responsabilità nella scelta e nella gestione del rapporto di lavoro è esclusivamente del richiedente. A suo carico sono anche gli oneri assicurativi e previdenziali riguardanti gli assistenti impiegati. La persona con disabilità deve essere consapevole che l assunzione di assistenti personali, in forma privata e diretta, comporta un suo impegno nel ruolo di datore di lavoro, con tutti i diritti e i doveri che ne conseguono. ART.10 CRITERI PER LA DEFINIZIONE DELLE PRIORITA Al fine di garantire un equa distribuzione delle risorse finanziarie destinate alla realizzazione del presente intervento, viene predisposta una graduatoria annuale delle domande di contributo, in base alla valutazione complessiva dei 5 criteri sottoindicati. 1. Condizione economica individuale definita sulla base degli scaglioni ISEE annualmente determinati 2. Valutazione funzionale delle autonomie 3. Condizione familiare 4. Fruizione dei servizi e contributi riferiti all anno solare precedente 5. Condizione abitativa e ambientale ART.11 MODALITA DI GESTIONE ED ORGANIZZAZIONE La gestione del progetto avviene secondo le seguenti modalità:. 1. capillare divulgazione del bando attraverso la Stampa e i Media locali; l invio della documentazione a tutti i MMG, ai Comuni, ai Distretti socio-sanitari,alla PASS, alle associazioni di volontariato ed ai servizi socio-sanitari che si occupano di disabilità. 2. possibilità per gli interessati di fruire del Servizio Sociale Professionale dell U.O.Disabilità per consulenza rispetto alla compilazione della domanda e del progetto. 3. verifica della sussistenza dei requisiti di accesso da parte delle U.O. Disabilità 4. valutazione multidimensionale semplificata e attribuzione dei punteggi relativamente ai criteri sopra indicati. 5. formulazione della graduatoria e previsione dei contributi assegnati. 119

120 6. comunicazione agli interessati dell approvazione o meno del progetto e dell eventuale importo assegnato con richiesta di presentazione all U.O. Disabilità dei contratti di assunzione degli assistenti personali. 7. presentazione da parte degli interessati dei contratti 8. avvio delle procedure per l erogazione dei contributi secondo quanto previsto nel bando annuale 9. monitoraggio dei progetti avviati e verifiche periodiche da parte del Servizio Sociale Professionale dell U.O. Disabilità 10. rendicontazione da parte degli interessati delle spese sostenute. 11. verifica dei risultati raggiunti in riferimento ai singoli progetti e all intervento di Vita Indipendente nella sua complessità ART.12 RISORSE - Economiche: annualmente l ULSS, in base ai trasferimenti regionali e alle proprie risorse di bilancio, definisce il fondo per la realizzazione dei Progetti di Vita Indipendente. - Umane: è a carico del Servizio Sociale Professionale dell U.O.Disabilità l informazione all utenza già in carico della presente opportunità, la verifica della sussistenza dei requisiti d accesso, l attivazione della valutazione multidisciplinare semplificata e l attribuzione dei punteggi., il monitoraggio dei progetti avviati, la verifica finale e la consulenza in itinere. Il personale amministrativo dell U.O. Disabilità curerà la formulazione della graduatoria, la comunicazione agli interessati dell esito della domanda e dei successivii adempimenti necessari, l avvio delle procedure per l erogazione del contributo, nonché la verifica della rendicontazione presentata. ART.13 REVOCA E SOSPENSIONE DEL PROGETTO E DEL FINANZIAMENTO Al verificarsi delle sotto elencate inadempienze, l ente gestore è tenuto a contestare le stesse per iscritto alla persona con disabilità, assegnando un termine per la loro giustificazione. Le inadempienze che possono determinare la revoca del finanziamento del progetto sono: - Destinazione delle risorse economiche a scopi diversi da quelli definiti dal presente regolamento - Inadempienze agli obblighi assunti con l ente gestore - Documentazione di spesa non pertinente - Mancato rispetto della normativa riguardante il contratto di lavoro degli assistenti personali In caso di decesso, di inserimento in struttura o di altro impedimento al godimento di tale contributo è prevista la restituzione, da parte dell interessato all ente gestore, dei contributi non utilizzati. ART.14 COLLABORAZIONE CON LE ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO Al fine di migliorare la gestione del presente progetto, è possibile il coinvolgimento di associazioni di volontariato presenti sul territorio, sia per potenziare la pubblicizzazione dell iniziativa, sia per la promozione dei principi e della filosofia della Vita Indipendente presso i diversi soggetti coinvolti. 120

121 Allegato3 SCHEMA DI REGOLAMENTO INTERVENTI A FAVORE DI CIECHI PLURIMINORATI L. 284/97 ART.1 OGGETTO e FINALITA DEL REGOLAMENTO Il presente regolamento disciplina le modalità di erogazione degli interventi a favore di ciechi e/o ipovedenti pluriminorati così come disciplinato dalla L284/97 Disposizioni per la prevenzione della cecità e per la riabilitazione visiva e l integrazione sociale e lavorativa dei ciechi pluriminorati e successive normative regionali. Finalità del presente regolamento sono uniformare nell ambito dell ULSS 1 ed esplicitare gli obiettivi, i criteri d accesso, di priorità, le modalità di integrazione con i servizi sanitari e socio assistenziali esistenti sul territorio. ART.2 OBIETTIVI Realizzare percorsi di integrazione sociale attraverso progetti personalizzati con il coinvolgimento della persona disabile, della famiglia e delle risorse del territorio Promuovere l autonomia della persona disabile attraverso la realizzazione di progetti formativi e riabilitativi Mantenere la persona con disabilità nel proprio ambiente di vita, attraverso interventi di sostegno alla famiglia ART.3 DESTINATARI E REQUISITI DI ACCESSO Sono destinatari degli interventi le persone con disabilità cui sia stato riconosciuto lo stato di cecità e/o di grave ipovisione sulla base della L. 382/70, della L. 138/01 e la presenza di altre minorazioni di natura sensoriale, motoria, intellettiva o simbolico relazionale, residenti nel territorio dell ULSS1. ART.4 INCOMPATIBILITA I progetti attivati ai sensi della L284/97 sono incompatibili con gli interventi di Aiuto Personale ART.5 TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI I progetti possono prevedere: Prestazioni di consulenza diagnostica, trattamenti riduttivi della menomazione e riabilitativo funzionali specialistici, con disponibilità di tecnologie sussidiarie compensative, da effettuarsi anche in collaborazione con i Centri Multizonali individuati dalla Regione Integrazione della rete dei servizi con interventi ambulatoriali, domiciliari, semiresidenziali e di accoglienza temporanea programmata, idonei alle esigenze delle persone con plurihandicap e delle loro famiglie; Interventi volti all integrazione scolastica, formazione professionale e inserimento lavorativo attraverso l impiego di operatori specificatamente formati. interventi di mantenimento/potenziamento delle autonomie personali e sociali interventi di socializzazione attraverso l integrazione nelle diverse opportunità del territorio interventi di supporto e sostegno alla famiglia ART.6 PRIORITA DI ACCESSO Per l accesso e l assegnazione delle priorità di intervento viene effettuata una valutazione da parte del Servizio Sociale Professionale competente per area (minori, adulti, anziani) in collaborazione con l equipe di lavoro, in base ai seguenti parametri: fruizione di altri servizi 121

122 tenuta della rete familiare carico assistenziale isolamento geografico e possibilità di accesso ai servizi ART.7 MODALITA D ACCESSO L accesso al servizio è subordinato a domanda scritta, su apposito modulo, da parte della persona interessata, di un familiare, del tutore o amministratore di sostegno autorizzato, indirizzata al Responsabile del Distretto di residenza dell interessato. Le domande devono essere prodotte entro il 30 settembre di ogni anno., allegando le certificazioni rilasciate dalle competenti commissioni mediche che attestino la condizione di cieco pluriminorato. Il Servizio Sociale Professionale competente per area, effettua la valutazione della richiesta, dei requisiti e della situazione personale e sociale dell interessato avvalendosi della collaborazione di altri soggetti (es. MMG, PLD, specialisti ). Qualora vi sia interazione complessa tra vari servizi (Ulss, Provincia ecc.) e tra sociale e sanitario la progettazione può essere definita in sede di UVMD. ART.8 METODOLOGIA Ogni progetto individuale viene pensato e realizzato all interno di una presa in carico globale della persona da parte del servizio competente; viene definito dall equipe di lavoro e dall interessato e/o dalla sua famiglia e contiene l indicazione degli obiettivi, dei tempi e delle tipologie di prestazioni, le verifiche periodiche, l eventuale raccordo con altri servizi o associazioni di volontariato. Il progetto deve essere sottoscritto dall interessato o dalla sua famiglia. Concorrono alla realizzazione del progetto eventuali risorse messe a disposizione dell interessato, associazioni di volontariato e dai Comuni. Eventuali modifiche conseguenti al variare della situazione socio - sanitaria della persona potranno essere comunque apportate in qualunque momento, su valutazione congiunta dell equipe di lavoro sul caso. ART.9 MODALITA DI GESTIONE I progetti individuali sono gestiti in forma diretta, o convenzionata, da parte dei servizi sociali dell ULSS o dei Comuni, in collaborazione con servizi sanitari specialistici (anche ospedalieri) pubblici e privati. L A.Ulss svolge funzioni di coordinamento, di raccolta dei progetti, di verifica della compatibilità; definisce le priorità; assegna le risorse economiche; raccoglie la documentazione comprovante la spesa sostenuta ed effettua la relativa liquidazione. Ruolo di significativo rilievo è svolto anche dalla Provincia che concorre con specifiche iniziative volte allo sviluppo e al sostegno dei percorsi scolastici. Il progetto ha valenza temporale limitata, in tutti i casi non superiore ai 12 mesi. ART.10 MODALITA DI CESSAZIONE DEGLI INTERVENTI Il progetto potrà cessare anche prima della scadenza prevista, nei seguenti casi: richiesta di rinuncia scritta da parte dell interessato o del richiedente raggiungimento degli obiettivi definiti nel progetto inserimento definitivo in struttura residenziale perdita dei requisiti richiesti valutazione da parte dell equipe di lavoro a seguito della mancata collaborazione da parte dell utente e/o della sua famiglia al progetto definito. 122

123 ART.11 RISORSE Annualmente l ULSS1, anche sulla base dei trasferimenti regionali ed in relazione alle proprie risorse di bilancio, determina le risorse economiche disponibili per la realizzazione dei progetti. ART.12 COLLABORAZIONE CON ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO Per il raggiungimento degli obiettivi di ogni progetto personalizzato possono essere attivate collaborazioni con organizzazioni di volontariato attive sul territorio (es. allargamento della rete informativa sulle iniziative proposte). Possono essere previsti progetti di partneriato tra Ulss e volontariato 123

124 Allegato 4 PROTOCOLLO OPERATIVO Distretto Servizio Sociale Professionale U.O.Disabilità per l ADI 1. Oggetto Il presente accordo disciplina i rapporti tra il Servizio Sociale Professionale-area handicap ed il Distretto Socio Sanitario in merito alle procedure da seguire in caso di attivazione dell'assistenza domiciliare integrata per persone da 0 a 64 anni con disabilità fisica, intellettiva e sensoriale; sono escluse dal presente accordo le valutazioni riguardanti le persone adulte con patologie terminali. 2. Modalità di raccordo La procedura di attivazione dell'adi attualmente prevede che il MMG o il Pediatra inoltrino una segnalazione al Distretto Socio-Sanitario con il consenso informato dell'interessato, nel momento in cui dovessero rilevare nel paziente assistito a domicilio la necessità di interventi socio-assistenziali. Il Distretto a sua volta trasmette tale segnalazione all'assistente sociale competente per territorio, che elabora, in collaborazione con il medico segnalante, un progetto individualizzato assistenziale o integrato (assistenziale e sanitario). Nell'ottica di garantire alle persone in stato di handicap un riferimento univoco ed un progetto mirato, che tenga conto della specificità della loro situazione socio-sanitaria e che sia in grado di coinvolgere le risorse territoriali appositamente dedicate, il gruppo di lavoro propone un passaggio diretto tra Distretto e Servizio Sociale Professionale dell'u.o. Disabilità. La segnalazione riguardante persone in stato di handicap adulte o minori non sarà quindi inoltrata al SAD, ma dovrà essere inviata al Servizio Sociale Professionale competente. In maniera similare a quanto già definito per l'area anziani all'interno del Piano Locale per la Domiciliarità (DGR n. 39 del ), i compiti dell'assistente sociale dell'u.o. Disabilità riguarderanno: valutazione della richiesta, del livello di autonomia e della rete sociale; partecipazione alle UVMD, nei casi previsti; elaborazione del progetto individualizzato in collaborazione con le figure sanitarie; monitoraggio del progetto per la parte sociale; funzioni di raccordo con il SAD e le figure professionali che concorrono al progetto individualizzato; attivazione della rete sociale; eventuale predisposizione di altri interventi o attivazione di altri servizi competenti. Ai fini valutativi è necessario predisporre un collegamento in rete nel sistema Atlante per le sedi dell'u.o. Disabilità. 3. Gruppo di lavoro. A seguito dell'analisi della situazione attuale circa i rapporti tra Distretto e Servizi Sociali in merito all'attivazione di interventi Adi, si è riscontrata una elevata criticità per quel che riguarda lo strumento valutativo dell'area sociale utilizzato in questo momento (scheda SVAMA Sociale e Cognitiva-funzionale ). Tale strumento si rivela non adatto ad essere applicato alle persone disabili adulte e minori, in quanto non permette di procedere ad una attenta valutazione del livello di autonomia e della rete sociale. Risulta auspicabile l'avvio di un tavolo di lavoro interdistrettuale per definire le modalità valutative da utilizzare in attesa del nuovo strumento in fase di definizione da parte della Regione. 4. Riservatezza. L'attuazione delle modalità di raccordo previste avviene nel rispetto della normativa riguardante il trattamento dei dati (legge 675/1996 e D.Lgs 196/2003). 124

125 Allegato 5 PROTOCOLLO OPERATIVO SAD Servizio Sociale Professionale U.O.Disabilità 1. Oggetto. Il presente accordo disciplina i rapporti tra il Servizio Sociale Professionale-U.O.Disabilità ed il Servizio di Assistenza Domiciliare (SAD), così come definito dal Piano Locale per la Domiciliarità La tipologia di utenza destinataria del presente accordo comprende le persone da 0 a 64 anni con disabilità fisica, intellettiva e sensoriale; sono escluse le valutazioni riguardanti le persone adulte con patologie terminali. 2. Modalità di raccordo con il Servizio Sociale-area handicap. Per quel che riguarda le persone in stato di handicap così come sopra definito, la titolarità del caso è in capo al Servizio Sociale Professionale dell'area handicap. Ciò risponde all'esigenza di garantire alla persona un progetto unitario ed individualizzato, tenendo conto delle specificità dei bisogni espressi dalla persona in stato di handicap e avendo una visione ad ampio raggio delle risorse territoriali specifiche. Vi è inoltre l'intenzione di limitare il disagio causato da una molteplicità di riferimenti. 3.Segnalazione e attivazione del SAD Il Servizio di Assistenza Domiciliare o il Servizio Sociale area anziani, ai quali sia pervenuta una domanda di attivazione di SAD da parte di persona con handicap, sono tenuti a segnalare tale richiesta al Servizio Sociale dell'u.o. Disabilità, che contatterà la persona o la sua famiglia per una valutazione della richiesta. La segnalazione dovrà essere effettuata compilando e trasmettendo l'apposito modulo elaborato per il Servizio PASS. A seguito di valutazione monoprofessionale circa le necessità assistenziali della persona (segnalata o già in carico al Servizio), il Servizio Sociale area handicap si occupa di informare circa le modalità di erogazione del SAD, la tipologia di interventi prevista e le modalità di compartecipazione economica. Successivamente fa compilare alla persona o al familiare la domanda di attivazione SAD e la trasmette al coordinatore del Servizio. L'assistente sociale fissa un incontro di presentazione del caso con il coordinatore del Servizio, durante il quale viene definita congiuntamente una ipotesi di progetto da proporre al richiedente. Tale progetto va quindi concordato con la persona e la sua famiglia, che partecipano attivamente alla definizione delle parti che lo compongono. Entro 30 giorni l'assistente sociale dell'u.o. Disabilità, il coordinatore del SAD e la persona e la sua famiglia definiscono congiuntamente il progetto definitivo, che viene sottoscritto dalla persona e/o da un familiare. Ogni eventuale modifica sostanziale al progetto (riguardante per esempio gli obiettivi o il tipo di intervento) dovrà essere concordata tra le parti. 4.Progetto condiviso Il progetto è redatto in forma scritta e contiene: la definizione degli obiettivi dell'intervento la tipologia di interventi effettuati i tempi di attuazione e la durata del progetto le modalità ed i tempi di monitoraggio e verifica le modalità di rapporto con la persona e la famiglia l'indicazione dei Servizi e delle risorse attivati (nell'ambito pubblico, privato o di volontariato) l'eventuale raccordo con altri Servizi, enti pubblici o privati e associazioni di volontariato Copia del progetto viene consegnata alla persona o alla famiglia. 125

126 5.Rapporti con la persona, la famiglia e le parti coinvolte nel progetto La titolarità del caso spetta al Servizio Sociale dell'u.o.disabilità, che si occuperà quindi di mantenere i contatti con la persona e le parti che concorrono al progetto (es. coordinatore SAD, MMG, volontari...). Il coordinatore del Servizio di Assistenza Domiciliare si occuperà invece degli aspetti operativi relativi all'intervento previsto. In sede di definizione del progetto, a seguito di particolari situazioni socio-sanitarie e nell'interesse della persona con handicap, è possibile prevedere modalità diverse di gestione dei rapporti tra le parti che concorrono al progetto. 6.Modalità di monitoraggio e verifica Le modalità ed i tempi di monitoraggio e verifica sono definiti all'interno di ciascun singolo progetto e derivano da una valutazione circa la specificità degli interventi e la situazione sociosanitaria della persona. È in tutti i casi prevista una verifica almeno ogni 12 mesi. Al fine di un'efficace collaborazione tra i servizi è prevista la partecipazione del SAD (coordinatore e operatori) alle verifiche relative ad altri progetti dell'u.o. Disabilità che coinvolgono la persona; allo stesso modo l'assistente sociale dell'u.o. Disabilità potrà essere presente alle riunioni di equipe del Servizio di Assistenza Domiciliare. 7.Modalità di cessazione del SAD Con riferimento a quanto definito nel Piano Locale per la Domiciliarità (DGR n. 39 del ), l'intervento può cessare nei seguenti casi: 1. raggiungimento degli obiettivi previsti nel progetto; 2. decesso; 3. perdita dei requisiti di ammissione al servizio; 4. valutazione da parte del servizio sociale professionale e del coordinatore SAD a seguito di una scarsa e/o non proficua collaborazione da parte dell'utente e/o della sua famiglia con gli operatori; 5. esclusione da parte del servizio sociale professionale e del coordinatore SAD per comportamento offensivo e/o violento atto ad ostacolare o impedire le prestazioni dell'operatore; 6. inserimento definitivo in struttura residenziale; 7. richiesta scritta di sospensione del servizio inoltrata all'assistente sociale dell'u.o. Disabilità almeno tre giorni prima. Rispetto ai punti 2,3,6 e 7 l'operatore che ne avesse notizia (coordinatore SAD o assistente sociale dell'u.o. Disabilità) è tenuto a comunicare la cessazione dell'intervento all'altro servizio; per quel che riguarda invece i punti 1,4 e 5 la decisione deve essere concordata tra assistente sociale e coordinatore SAD. 126

127 8. Compartecipazione degli utenti al costo del servizio. Per quel che riguarda la compartecipazione economica degli utenti con disabilità si rinvia a quanto già stabilito in sede di Piano Locale per la Domiciliarità. Secondo quanto definito dalla normativa regionale, nell'ambito dell'offerta di servizi e prestazioni delle U.O. Disabilità, non è prevista una compartecipazione economica per le persone disabili certificate da apposita commissione in stato di handicap grave (art. 3/3 L. 104/92), con la sola esclusione dei servizi residenziali. Al fine di evitare una situazione di disparità di trattamento, è auspicale che in sede di Conferenza dei Sindaci sia valutata l'ipotesi di prevedere una forma di esenzione o agevolazione per le persone disabili in possesso di tale certificazione di gravità. 9. Riservatezza. L'attuazione delle modalità di raccordo previste avviene nel rispetto della normativa riguardante il trattamento dei dati (legge 675/1996 e D.Lgs 196/2003). 127

128 Allegato 6 REGOLAMENTO QUADRO DEI SERVIZI RESIDENZIALI PER PERSONE CON DISABILITA DELL ULSS 1 ART. 1 DEFINIZIONE Il presente regolamento disciplina le modalità di funzionamento dei Servizi Residenziali dell U.L.S.S n. 1 di Belluno, al fine di garantire un equa distribuzione di prestazioni ed interventi sociali sul territorio dell A.Ulss 1 Belluno, nel rispetto dei principi contenuti nel DPCM e secondo i riferimenti e le disposizioni normative e regolamentari di cui alla L.R.22/02 per l autorizzazione e accreditamento delle strutture sanitarie, socio-sanitarie e sociali e del Piano di zona dei Comuni dell A.Ulss 1 Belluno. I Servizi Residenziali si connotano come servizi territoriali a carattere residenziale rivolti a persone con disabilità con diversi profili di autosufficienza che forniscono interventi integrati a carattere educativo, sanitario, riabilitativo e socio-assistenziale. ART. 2 CLASSIFICAZIONE DELLE UNITÀ DI OFFERTA Le Unita di offerta dell area disabilita, previste dalla normativa regionale, sono: a) Comunità alloggio, che ai sensi della normativa regionale È un servizio che accoglie persone adulte con disabilità prive di nucleo familiare o per le quali sia impossibilitata la permanenza nel nucleo familiare sia temporaneamente o permanentemente ; b) RSA, che, ai sensi della normativa regionale è Servizio residenziale per disabili con limitazioni di autonomia sia fisiche che mentali, nella cui valutazione multidimensionale risulti comunque inequivocabile l impossibilità dell assistenza domiciliare o dell inserimento in altra struttura per disabili. c) Comunità Residenziale, quale Servizio Residenziale per disabili gravi e gravissimi con limitazioni sia fisiche che mentali, nella cui valutazione multidimensionale risulti comunque inequivocabile l impossibilità dell assistenza domiciliare o dell inserimento in altra struttura per disabili. Nell A.Ulss di Belluno operano in rete le seguenti unità di offerta : - Comunità alloggio Villa Anna di Limana - Comunità alloggio Casa Polit di Belluno - Comunità alloggio Gruppo appartamento di Pieve di Cadore - RSA Disabili di Cusighe Belluno Ogni unità di offerta residenziale adotta un proprio regolamento, con riferimento alle indicazioni contenute nel presente documento. ART. 3 LE FINALITÀ Finalità del presente regolamento è uniformare ed esplicitare gli obiettivi dei servizi residenziali, tenuto conto dei livelli essenziali di integrazione socio sanitaria, affinché ciascuna struttura garantisca: l accoglienza e la cura della persona con disabilità, attraverso un progetto personalizzato e globale; 128

129 il supporto alla gestione della vita quotidiana, orientata alla tutela della persona, allo sviluppo delle abilità residue e alla realizzazione di esperienze di vita autonomia dalla famiglia; il sollievo ed il sostegno alla famiglia d origine, promovendo, integrando e supportando il sistema della domiciliarità; l integrazione con la comunità locale ed il territorio di riferimento. Le strutture residenziali orientano la propria attività nel perseguimento di obiettivi riabilitativi, educativi, di socializzazione, di aumento e/o mantenimento delle abilità. Sulla base di progetti individualizzati integrati nel più ampio progetto di vita del disabile, elaborato e condiviso dalla famiglia, ove possibile, e dalla rete dei servizi hanno lo scopo di perseguire il benessere della persona attraverso: il mantenimento e lo sviluppo dell autonomia personale; la promozione delle relazioni interpersonali e sociali con l ambiente; il conseguimento di autonomie sociali e relazionali; l erogazione di prestazioni sanitarie e socio sanitarie (estensive). Tali obiettivi possono connotarsi come prerequisiti per la realizzazione del progetto di vita attraverso un inserimento lavorativo in rapporto alle capacità ed attitudini individuali e/o attraverso la ricerca di soluzioni residenziali autonome o comunitarie. I Servizi Residenziali sono parte integrante della rete dei servizi del Distretto, promuovono e sviluppano i rapporti con le associazioni di volontariato e gli altri soggetti sociali ed istituzionali del territorio al fine di garantire il maggior numero di opportunità ai propri ospiti e in genere ai disabili residenti nel territorio. ART. 4 LE MODALITÀ DI GESTIONE Le Strutture Residenziali dell ULSS n.1 sono gestite in forma diretta, in forma convenzionata con Cooperative di tipo A ai sensi della L. 381/91, in concessione e secondo le forme previste nel Regolamento Aziendale, mediante le procedure di affidamento, individuate dal comma 1 art.4 del richiamato regolamento approvato con DG. n 990 del 12 agosto Indipendentemente dalla forma di gestione, esse s ispirano ai principi di funzionamento dei servizi pubblici, come espresso nella Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del , alla normativa regionale vigente nonché agli indirizzi del Piano Locale per la disabilità dell A.Ulss. ART. 5 I DESTINATARI I Servizi Residenziali sono rivolti a persone disabili adulte, residenti nei comuni dell A. Ulss 1 Belluno, e per la RSA anche residenti nell A.Ulss 2 di Feltre con diversi profili di autosufficienza che siano certificate ai sensi della L.104/92 o, in attesa di acquisire la certificazione, dichiarate invalide civili dalle competenti commissioni, per le quali l UVMD abbia valutato l opportunità dell inserimento e sia inequivocabile l impossibilità di ricorrere a soluzioni domiciliari e/o ad altri servizi della rete dedicata alla disabilità. Età limiti: 18anni 64 anni ART.6 LE AMMISSIONI E LE DIMISSIONI Le ammissioni sono regolate dall applicazione delle modalità di lavoro integrate attraverso l attività dell UVMD, che a seguito di valutazione multidimensionale, determina l accesso alla tipologia di servizio congruente con le esigenze personali e familiari del richiedente. a) Ammissioni La presa in carico dei casi si articola come segue: 129

130 1. Richiesta di valutazione al fine dell accesso, formulata dal soggetto, da un familiare, dall amministratore di sostegno con il consenso informato dell interessato ove richiesto o dall eventuale tutore, ed indirizzata al Responsabile di Distretto 2. Attivazione/convocazione UVMD da parte del Responsabile di Distretto o suo delegato, con incarico ai servizi e ai soggetti interessati di produrre documentazione utile ai fini della valutazione multidimensionale. 3. Impostazione in sede di UVMD di un progetto personalizzato di carattere generale (PP), che s integri nel più ampio progetto di vita, prevedendo un periodo di osservazione di 2/3 mesi presso il servizio residenziale in cui valutare la congruenza degli obiettivi e delle azioni definite rispetto all impostazione organizzativa del servizio, le tipologie di intervento da adottare, i modi e i tempi di assistenza da praticare, 4. Completato il periodo di osservazione, il case manager e un operatore del servizio sociale territoriale valutano la conclusione del periodo di primo inserimento, insieme all educatore di riferimento del servizio e dettagliano operativamente il progetto personalizzato; 5. Il progetto di carattere generale, il progetto operativo e le decisioni assunte in seguito all'osservazione c/o il servizio residenziale costituiscono contenuti da restituire all'interessato e alla famiglia, secondo scadenze concordate nell'uvmd e secondo le indicazioni previste nel regolamento di funzionamento dell UVMD; 6. Nei casi di verificata incongruenza tra le caratteristiche del soggetto e la tipologia del servizio/struttura è prevista la riprogettazione. La richiesta di convocazione di una nuova UVMD di verifica è formulata dal case manager al Direttore di Distretto o suo delegato per area. b) Dimissioni La dimissione può avvenire per i seguenti motivi: espressa volontà dell interessato, dei familiari, del tutore, dell amministratore di sostegno, per decisione dell UVMD da restituire all interessato e alla famiglia - a seguito dell accertamento dell inappropriatezza della permanenza, di grave incompatibilità ambientale o per raggiungimento degli obiettivi del progetto; assenze, per motivi diversi dalla malattia dell utente, superiori ai 30 gg continuativi di apertura del servizio. E ammessa l assenza fino ad un massimo di 60gg continuativi di apertura con motivazioni di carattere familiare da documentare all ente gestore che si riserva di autorizzarla, d intesa con il Servizio Sociale Territoriale di riferimento dell utente. ART. 7 LE FUNZIONI DEL SERVIZIO Indipendentemente dalle modalità di gestione, i servizi residenziali dell A.Ulss 1 Belluno declinano l attuazione delle finalità di cui all art 2, assicurando: Apertura della struttura 24 ore su 24 Servizio di residenzialità, come disponibilità di posti letto e gestione della quotidianità secondo quanto riportato nel presente regolamento e stabilito dalla normativa nazionale e regionale vigente; Servizio di Pronta Accoglienza, come disponibilità di uno o più posti letto, da occupare,, per un periodo massimo di 1 mese soggetti con situazione familiare caratterizzata da necessità di ospitalità di breve periodo in rispo-sta a situazioni di emergenza o improvvise difficoltà temporanee della famiglia quali malattia, ricovero di un familiare, lutti, ecc Servizio Accoglienza programmata: come disponibilità di uno o più posti letto per l accoglienza di soggetti con situazione familiare caratterizzata da necessità di ospitalità di breve periodo per fornire alle famiglie sollievo temporaneo e contribuire in tal modo a sostenere la permanenza del disabile nel suo ambiente di vita. il servizio accoglie per un 130

131 periodo massimo di 60 giorni conti-nuativi, e comunque per non più di 90 gg. complessivi nell arco dell anno solare secondo un calendario predefinito con i servizi invianti Sono inoltre garantiti: 1.Interventi per la persona con disabilità attraverso: Concorso nella valutazione multidimensionale ai fini dell accesso al servizio, presentando gli elementi caratterizzanti l organizzazione del servizio, verificando la disponibilità all accoglienza, contribuendo alla verifica di compatibilità delle caratteristiche della struttura rispetto alle caratteristiche della persona potenziale fruitrice del servizio; Collaborazione, all interno dell UVMD, alla definizione di un progetto di accoglienza di carattere generale; Impegno all interno dell equipe di servizio a riportare e rendere attuative le decisioni assunte all interno dell UVMD, predisponendo le condizioni (materiali e metodologiche) e le relazioni necessarie all inserimento della persona con disabilità (progetto di carattere generale, osservazione, inserimento); Definizione e documentazione di un progetto personalizzato (PP) operativo che s integri nel più ampio progetto di vita, sancito dall UVMD, e che tenga conto: Il PP deve comprendere: a. delle caratteristiche dell ospite, dei suoi bisogni e del suo contesto familiare e sociale. b. dei risultati che si vogliono ottenere (vedi progetto dell UVMD) c. della capacità di risposta delle strutture residenziali in termini organizzativi interni ed eventualmente integrate attraverso l apporto di altri servizi della rete. la valutazione multidimensionale dell ospite; l individuazione degli obiettivi specifici d intervento; l individuazione dell operatore responsabile; l informazione e il coinvolgimento dell ospite e/o dei suoi familiari nella sua definizione; la sua formalizzazione, con la descrizione delle attività specifiche, dei tempi identificativi di realizzazione, la frequenza e la titolarità degli interventi; la realizzazione di attività di verifica (procedure, tempi e strumenti); l attuazione del PP; l adozione di un sistema di valutazione dei risultati (valido e attendibile) sul singolo utente per ritarare il PP e un sistema di follow up anche dopo l intervento in relazione al PP; la partecipazione all UVMD di verifica o richiesta da nuovi bisogni; l organizzazione di attività individuali e collettive di gestione quotidiana della casa, corrispondenti alle caratteristiche di cui all Unità di Offerta (UdO); l organizzazione di momenti di lavoro comune e di iniziative all esterno della struttura aventi come finalità l integrazione nella realtà locale. 2. Interventi per e con i familiari attraverso: incontri finalizzati alla conoscenza e alla collaborazione incontri finalizzati al coinvolgimento nella definizione del progetto personalizzato, nella sua attuazione e nella verifica. Con la famiglia viene stabilito un Patto educativo, come strumento attraverso il quale il soggetto gestore promuove, assicura e finalizza la partecipazione dei familiari. Il patto educativo costituisce il documento allegato al progetto 131

132 personalizzato che definisce gli obiettivi e gli impegni reciproci della struttura residenziale, della Famiglia e del Servizio Sociale Professionale e/o i Servizi dell Area disabilità ed integrazione sociali dei distretti dell A.ULSS. incontri periodici collettivi con riferimento alla programmazione complessiva delle attività del servizio residenziale costituzione di un comitato dei familiari, come precisato al successivo art Interventi per la gestione del servizio L organizzazione del servizio deve essere prevista in nuclei o moduli, al fine di garantire la personalizzazione della risposta, secondo un articolazione interna che tenga conto delle caratteristiche e delle esigenze degli ospiti, così come dell uso appropriato degli spazi a disposizione, definendo l utilizzo degli spazi collettivi e degli spazi individuali e la finalizzazione dell uso degli spazi esterni. La stessa organizzazione della giornata e delle attività deve tenere in considerazione le esigenze e i ritmi di vita di ciascun ospite (es. possibilità di riposo, possibilità di avere momenti individuali, possibilità di partecipazione alle attività organizzate ecc.) La gestione del servizio avviene attraverso la definizione di un piano annuale di organizzazione e funzionamento del servizio, che identifichi: 1. modello organizzativo; 2. definizione dei meccanismi operativi all interno del gruppo di lavoro e all interno della rete dei servizi dell area; 3. azioni ordinarie e azioni innovative del servizio e strategie di sviluppo (attività di formazione permanente e di supervisione degli operatori, azioni dirette alla promozione del servizio); 4. risorse impiegate; 5. relativi costi; 6. composizione della retta; 7. collaborazioni con associazioni di volontariato e soggetto del terzo settore. I servizi residenziali quale parte della rete dei servizi della disabilità, aderiscono al sistema informativo dell A.Ulss 1, in tal senso i servizi collaborano alla realizzazione, all implementazione e all uso sistematico. Debito informativo nei confronti dell A.Ulss 1 con cadenza bimensile vanno trasmessi di dati di occupazione dei posti letto della singola struttura; con cadenza annuale vanno trasmessi il piano annuale di cui al punto precedente, una relazione dell attività svolta e di verifica dell andamento del servizio e dei risultati raggiunti. 132

133 Debito informativo nei confronti dei Servizi sociali dell A.Ulss 1 Belluno il progetto personalizzato, a seguito dell osservazione dell utente nel primo periodo di inserimento Verso il servizio sociale territoriale Una relazione annuale contenente la verifica del progetto, le condizioni di accoglienza e di inserimento dell utente, i risultati raggiunti Verso il Centro diurno o il Sil Aggiornamento periodico della situazione dell utente Debito informativo del distretto verso servizio residenziale Il distretto trasmette al servizio il verbale dell UVMD e la documentazione allegata, con la definizione dell accoglienza e dell inserimento della persona con disabilità. 4.Interventi con la rete dei servizi e la comunità locale In tutte le fasi di erogazione del servizio, devono essere messe in atto azioni finalizzate ad attuare l integrazione del Servizio con gli altri servizi socio-sanitari, sanitari e sociali, anche sulla base di protocolli operativi specifici, laddove opportuni. Per quanto riguarda l integrazione con i servizi sanitari essa dovrà rispettare i contenuti dello schema tipo di convenzione regionale. Il Servizio Residenziale si rapporta in modo privilegiato con: Il Servizio Sociale Territoriale che prende in carico l utente, cura la fase di valutazione, può richiedere l UVMD per l accesso al Servizio Residenziale, intrattiene un rapporto stabile con la famiglia, offre consulenza agli operatori del Servizio Residenziale per la redazione e l attuazione del PP, promuove l elaborazione di protocolli operativi con i vari servizi che facilitino il lavoro di rete; i Centri Diurni, il Servizio Integrazione Lavorativo affinché, in relazione alle abilità accertate, venga costruito, ove possibile, un percorso educativo e formativo per l ospite; gli altri servizi residenziali per i disabili del territorio. 133

134 Il Servizio Residenziale collabora con gli altri servizi della rete, nella definizione del Sistema Informativo Territoriale dell area disabilità e partecipa all implementazione della banca dati. Il rapporto con la comunità locale In tutte le fasi di erogazione del servizio, il Servizio Residenziale deve contribuire alla realizzazione di reti che facilitino l integrazione sociale dell utente attraverso l utilizzo delle risorse del territorio (es. piscina, centri di aggregazione, cinema, associazioni di volontariato, ecc.) ART.8 IL PERSONALE Operano nei Servizi Residenziali, ai sensi della normativa vigente, operatori in possesso dei titoli professionali richiesti, rispetto ai seguenti profili: Operatori Addetti all Assistenza in possesso di attestato di qualifica professionale di Operatore Socio-Sanitario; Educatori professionali in possesso del diploma di Educatore Professionale Animatore o altro titolo equipollente E previsto l apporto orario di altre figure professionali, quali: Assistenti sociali psicologo Medico Terapisti della riabilitazione Il rapporto numerico tra figure con funzione di assistenza e educazione ed utenti, così come l apporto orario di altre figure professionali è stabilito dagli standard regionali, di cui alla richiamata normativa sull autorizzazione all esercizio e all accreditamento. L ULSS s impegna a garantire presenze programmate di Infermieri Professionali e/o personale della riabilitazione, e di personale di assistenza sociale o psicologica in relazione alle esigenze specifiche dell utenza ospitata, secondo quanto previsto dallo schema tipo di convenzione regionale. ART.9 I COMPITI DEL PERSONALE a) Funzione di coordinamento Il Servizio Residenziale è coordinato da uno degli operatori in possesso del titolo di laurea specialistica in area socio psico-pedagogica, salvaguardando le situazioni esistenti. La figura che svolge tale funzione ha compito di indirizzo e sostegno tecnico al lavoro degli operatori, anche in rapporto alla formazione permanente, di promozione e valutazione della qualità del servizio, di monitoraggio e documentazione delle esperienze, di sperimentazione dei servizi innovativi, di raccordo tra i servizi educativi, sociali e sanitari, di collaborazione con le famiglie e la comunità locale, anche al fine di promuovere percorsi di integrazione con il territorio; partecipa altresì alle attività dell UVMD. b) Funzioni socio-educative Esse vengono svolte dagli educatori professionali e consistono nel: formulare e attuare con la collaborazione delle famiglie progetti personalizzati per ogni ospite, collegati ad attività formative-riabilitative-occupazionali mediante modalità sia consolidate che innovative programmare e organizzare i vari momenti di vita comunitaria e delle attività di gruppo progettare ed attivare interventi ricreativi e/o di animazione nel servizio residenziale e/o in collaborazione con le agenzie del territorio 134

135 promuovere azioni socio-educative e socio-culturali in collaborazione con il servizio territoriale, le famiglie, l associazionismo e il volontariato produrre documentazione (anche di verifica) dell attività svolta dal Servizio al fine di collaborare all implementazione del sistema informativo di base c) Funzioni socio-assistenziali Esse vengono svolte dagli Operatori addetti all assistenza e consistono nel: collaborare con gli educatori per la realizzazione del progetto personalizzato previsto per ogni ospite, promovendo il mantenimento delle abilità residue e aiutando la persona nell esecuzione dei compiti assegnati ogni qualvolta sia necessario; promuovere l autosufficienza nell attività giornaliera: aiutare per una corretta deambulazione, aiutare il movimento degli arti invalidi, insegnare ad utilizzare accorgimenti per la giusta posizione degli arti invalidi in condizione di riposo, aiutare nell uso di accorgimenti ed ausili; garantire la cura e l igiene della persona; realizzare interventi rivolti a favorire la vita di relazione anche in collaborazione con altri operatori e i diversi soggetti della vita comunitaria; fornire assistenza per la corretta esecuzione delle prescrizioni farmacologiche; garantire il servizio mensa rivolto agli ospiti e la relativa assistenza; garantire il funzionamento del servizio e della struttura mediante attività rivolte alla sua ordinaria e quotidiana gestione. Devono essere assicurate le prestazioni di riordino ed aerazione dei locali e l uso diligente della strumentazione a disposizione; garantire le prestazioni inerenti alla conservazione, il mantenimento in stato di efficienza e l igiene della struttura, delle attrezzature e degli arredi del Servizio Residenziale. collaborare alla produzione della documentazione (anche di verifica) dell attività svolta dal Servizio al fine di collaborare all implementazione del sistema informativo di base. Tutto il personale è chiamato a svolgere ogni altra attività prevista nelle schede servizio dei Servizi Residenziali, di ogni Distretto socio-sanitario e a garantire l espletamento di tutte le funzioni previste nell art.7. d)funzioni sanitarie Le funzioni sanitarie sono garantite, attraverso l applicazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (DPCM 29 novembre 2001 e successive integrazioni) ed attraverso gli interventi di carattere sanitario, specificamente previsti dalla normativa regionale per l autorizzazione all esercizio e l accreditamento istituzionale. ART.10 SISTEMA INFORMATIVO Il sistema dei servizi residenziali dell A.Ulss 1 Belluno collabora alla definizione e al funzionamento del Sistema Informativo territoriale dell area disabilita, condivide le procedure di analisi e di valutazione multidimensionale (ICF), collabora con gli altri soggetti della rete all implementazione e alla corretta gestione dei flussi informativi, a copertura dei debiti informativi sia interni che esterni al sistema. ART.11 L INFORMAZIONI AGLI UTENTI I soggetti che filtreranno la domanda, così come i soggetti erogatori del servizio, devono assicurare la piena informazione agli ospiti circa le modalità di erogazione del servizio e le prestazioni rese al suo interno come descritte dalla Carta dei Servizi. In particolare devono essere comunicati: gli esiti delle verifiche individuali, collettive e di attività del servizio ogni eventuale variazione nell erogazione del servizio 135

136 ART.12 IL COMITATO DEI FAMILIARI DEGLI UTENTI Ogni Servizio Residenziale (o insieme di Servizi Residenziali gestiti dallo stesso soggetto) deve avere un organismo rappresentativo degli interessi degli ospiti e dei loro familiari sotto forma di Comitato democraticamente eletto dagli stessi familiari. Tale comitato, in conformità a regolamentazione specifica, svolge compiti di: collaborazione con l ULSS e/o la cooperativa per la migliore qualità dell erogazione del servizio e per il pieno e tempestivo coinvolgimento delle famiglie nelle scelte strategiche di organizzazione dello stesso sviluppo iniziative integrative finalizzate ad elevare la qualità della vita degli ospiti partecipazione alla fase concertativa prevista dalle vigenti normative in materia di residenzialità Il Comitato nomina un proprio rappresentante incaricato di mantenere le relazioni con l ULSS e/o la cooperativa al fine dello svolgimento dei compiti sopraccitati ART. 13 LA COMPARTECIPAZIONE DEGLI OSPITI AI COSTI DI GESTIONE DEL SERVIZIO E IL RAPPORTO CON I COMUNI La compartecipazione al costo del Servizio è normata dal Regolamento del concorso degli utenti al costo dei servizi socio-assistenziali ed educativi, gestiti o accreditati dall ULSS n.1 approvato dalla Conferenza dei Sindaci il così come successivamente modificato e integrato. Le rette sono stabilite sulla base del centro di costo riferito alla singola unità di offerta. La quantificazione, l aggiornamento e la modalità di copertura della retta vengono definiti all interno dei contratti di servizio. Ogni regolamento di Unità di offerta deve prevedere una retta di presenza e una di assenza, che, di norma, non devono superare le rette medie di riferimento stabilite dalla Regione. Per gli inserimenti in accoglienza programmata va considerata la compartecipazione, sia da parte dell utente sia da parte del comune di residenza, con riferimento alla presenza dell utente, all interno del servizio residenziale, di almeno 6 (sei) ore nell arco della giornata (8-20). Ai Comuni di residenza degli utenti è richiesto, ai sensi della normativa vigente e del richiamato regolamento, il sostegno economico al progetto di residenzialità così come al progetto di accoglienza programmata, al netto della compartecipazione dell Utente, dell impegnativa di residenzialità, ove prevista, e/o dell applicazione del trasferimento stabilito ai sensi del DPMC 29 novembre 2001 definizione dei Livelli Essenziali di Assistenza ART.14 IL TIROCINIO All interno del Servizio Residenziale è ammessa la presenza di tirocinanti, previa convenzione con l Ente scolastico/formativo e sotto la diretta sorveglianza e responsabilità del Coordinatore. Il periodo di tirocinio va distinto dalla frequenza volontaria all attività del Servizio Residenziale e va direttamente collegato all acquisizione delle qualifiche presenti nella struttura. Scopo del tirocinio è di permettere l acquisizione tecnico pratica della relativa formazione professionale Il coordinatore del servizio può rilasciare idonea certificazione, relativa al periodo ed esiti del tirocinio. ART. 15 IL VOLONTARIATO Il Servizio Residenziale fa parte integrante della comunità locale e ricerca il collegamento con le realtà sociali esistenti nel territorio circostante e in particolare con il volontariato. Esso può essere coinvolto in base alle esigenze degli ospiti stessi e del Servizio. 136

137 L accesso al Servizio Residenziale da parte del volontariato deve essere sempre autorizzato dal Coordinatore e/o dall ente gestore del Servizio, il quale concorda altresì i tempi e le modalità di intervento nonché le coperture assicurative previste dalla normativa vigente. L apporto di associazioni di volontariato o di soggetti del terzo settore va comunicata all A.Ulss 1, come riportato all art 4 del presente regolamento ART. 16 L ASSICURAZIONE E garantita l assicurazione contro gli infortuni nella forma prevista dall INAIL per la tutela dei lavoratori e degli ospiti. E' altresì garantita l assicurazione integrativa per la totale copertura degli infortuni e dei danni eventualmente arrecati a terzi Il presente regolamento ha durata di cinque anni. 137

138 Allegato 7 Conferenza dei Sindaci A.Ulss 1 Belluno REGOLAMENTO DEI CENTRI DIURNI PER PERSONE CON DISABILITA DELL ULSS 1 art. 1 Definizione Il presente regolamento disciplina le modalità di funzionamento dei Centri Diurni per persone con disabilità ( ex CEOD Centri Educativi Occupazionali Diurni) dell U.L.S.S n. 1. In base al DGRV DEL 06/08/04, in attuazione della L.R. 22/02 essi si connotano come servizi territoriali a carattere diurno rivolti a persone con disabilità con diversi profili di autosufficienza che forniscono interventi a carattere educativo, riabilitativo e assistenziale. art. 2 Finalità Il Servizio deve funzionare per moduli organizzativi, strutturati per obiettivi riabilitativi, educativi, di socializzazione, di aumento o/e mantenimento delle abilità e assistenziali, che in base a progetti individualizzati integrati nel più ampio progetto di vita del disabile elaborato e condiviso dalla rete dei servizi tramite l UVMD, hanno lo scopo di perseguire il suo benessere attraverso: il mantenimento e lo sviluppo dell autonomia personale; la promozione delle relazioni interpersonali e sociali con l ambiente; nonché il sostegno alla famiglia. il conseguimento di autonomie sociali e relazionali. Il Centro Diurno è parte integrante della rete dei servizi del Distretto, promuove e sviluppa i rapporti con gli altri soggetti sociali ed istituzionali del territorio, le associazioni di volontariato al fine di garantire il maggior numero di opportunità ai propri utenti e in genere ai disabili residenti nel territorio. art. 3 Modalità di gestione I Centri Diurni dell ULSS n.1 sono gestiti in forma diretta, in forma convenzionata da Cooperative di tipo A ai sensi della L. 381/91, in concessione o accreditamento. Indipendentemente dalla forma di gestione, il servizio Centro Diurno si ispira ai principi di funzionamento dei servizi pubblici, come espresso nella Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del art. 4 Destinatari Possono accedere al Centro Diurno persone con disabilità in età post scolare, con diversi profili di autosufficienza che siano certificate ai sensi della L.104/92 o, in attesa di acquisire la certificazione, dichiarate invalide civili dalle competenti commissioni, per le quali l UVMD abbia valutato l opportunità dell inserimento. Possono altresì accedere al CD, attraverso progetti condivisi mirati di alternanza scuola-cd promossi dai servizi dell Età Evolutiva, soggetti inseriti nelle realtà scolastiche, per i quali è previsto nel tempo un accesso stabile al CD. Se accompagnati esclusivamente da personale dedicato non risultano utenti del CD. Analoga normativa si applica nel caso in cui il progetto di alternanza si attui con altri servizi del territorio, anche se non si prevede nel tempo un accesso stabile al CD. L età, comunque, prevista per gli inserimenti all interno dei centri diurni è fissata tra i 15 e i 55 anni. Compatibilmente con le risorse alternative presenti nel territorio tali limiti possono essere variati, quale condizione da affrontare nell ambito dell UVMD. 138

139 L accesso è consentito secondo il seguente ordine di priorità: residenza nei comuni afferenti il Distretto Socio Sanitario di ubicazione residenza negli altri Comuni afferenti all ULSS n.1 residenza nei comuni afferenti all ULSS n.2 Possono altresì accedere al CD utenti di altre ULSS, per inserimenti temporanei, in assenza di liste d attesa, concordando con l A.Ulss di provenienza il trasferimento della quota sanitaria prevista. art.5 Ammissioni e Dimissioni a) ammissioni Le ammissioni sono regolate dall applicazione delle modalità di lavoro integrate attraverso l attività dell UVMD che a seguito di valutazione multidimensionale, determina l accesso alla tipologia di servizio congruente con le esigenze personali e familiari del richiedente. La presa in carico dei casi si articola come segue: 1) Richiesta di valutazione al fine dell accesso, formulata dal soggetto, da un familiare, dall amministratore di sostegno con il consenso informato dell interessato ove richiesto o dall eventuale tutore ed indirizzata al Responsabile di Distretto 2) Attivazione/convocazione UVMD da parte del Responsabile di Distretto o suo delegato, con incarico ai servizi e ai soggetti interessati di produrre documentazione utile ai fini della valutazione multidimensionale. 3) Impostazione in sede di UVMD di un progetto personalizzato di massima che si integri nel più ampio progetto di vita, prevedendo un periodo di osservazione di 2/3 mesi presso il CD in cui valutare la congruenza degli obiettivi e delle azioni definite rispetto all impostazione organizzativa del servizio, le tipologie di intervento da adottare, i modi e i tempi di assistenza da praticare, 4) Completato il periodo di osservazione, il case manager, un operatore del servizio sociale territoriale valutano la conclusione, insieme all educatore di riferimento del centro; 5) Il progetto di massima, le decisioni assunte in seguito all'osservazione c/o il CD costituiscono contenuti da restituire all'interessato e alla famiglia, secondo scadenze concordate nell'uvmd e secondo le indicazioni previste nel regolamento di funzionamento dell UVMD. 6) Nei casi di rilevata incongruenza tra le caratteristiche del soggetto e la tipologia del servizio /struttura è prevista la riprogettazione. La richiesta di convocazione di una nuova UVMD verifica è formulata dal case manager al Direttore di Distretto o suo delegato per area. b) dimissioni La dimissione può avvenire per i seguenti motivi: espressa volontà dell interessato, dei familiari, del tutore, dell amministratore di sostegno, per decisione dell UVMD da restituire all interessato e alla famiglia - a seguito dell accertamento della inappropriatezza della permanenza, di grave incompatibilità ambientale o per raggiungimento degli obiettivi del progetto assenze, per motivi diversi dalla malattia dell utente, superiori ai 30 gg continuativi di apertura del servizio. E ammessa l assenza fino ad un massimo di 60 gg continuativi di apertura con motivazioni di emergenza familiare da documentare al Servizio Sociale Territoriale che si riserva di autorizzarla in caso di assenza per malattia dell'utente per periodi superiori ai 30 giorni, il Servizio Sociale Territoriale in collaborazione con il CD concorda con la famiglia un progetto di frequenza; 139

140 al compimento del 65 anno di età, su valutazione dell UVMD e attraverso un progetto orientato a dare continuità assistenziale e d intervento nel passaggio dall età adulta all età anziana. art. 6 Funzioni del Servizio Il CD persegue le finalità di cui all art.2 assicurando: 1.Interventi per la persona disabile attraverso: la valutazione multidimensionale dell utente attraverso una fase di osservazione c/o il CD la partecipazione all UVMD che raccoglie l esito dell osservazione e, in caso di ingresso al CD, approva un PP di massima e ne definisce le verifiche successive. la definizione e documentazione di un progetto personalizzato (PP) che si integri nel più ampio progetto di vita sancito dall UVMD e tenga conto: 1) delle caratteristiche dell utente, dei suoi bisogni e del suo contesto familiare e sociale. 2) dei risultati che si vogliono ottenere (vedi progetto dell UVMD) 3) della capacità di risposta del CD in termini organizzativi interni ed eventualmente integrate attraverso l apporto di altri servizi della rete; l attuazione del PP; l adozione di un sistema di valutazione dei risultati (valido e attendibile) sul singolo utente per ritarare il PP e un sistema di follow up anche dopo l intervento in relazione al PP; la partecipazione alla UVMD di verifica o richiesta da nuovi bisogni Il PP deve comprendere : la valutazione multidimensionale dell utente l individuazione degli obiettivi specifici d intervento l individuazione dell operatore responsabile del PP l informazione e il coinvolgimento dell utente e/o dei suoi familiari nella definizione del PP la formalizzazione del PP, con la descrizione delle attività specifiche, dei tempi identificativi di realizzazione, la frequenza e la titolarità degli interventi. la realizzazione di attività di verifica sul PP (procedure, tempi e strumenti). L organizzazione della giornata e delle attività deve tenere in considerazione le esigenze e i ritmi di vita di ciascun ospite (es. possibilità di riposo, possibilità di avere momenti individuali, possibilità alla partecipazione alle attività organizzate ecc.) 1. Interventi di gruppo in attuazione del PP di ciascuno attraverso l organizzazione di attività collettive di tipo continuativo (es. attività occupazionali di laboratorio, giochi collettivi, uscite ); periodiche (es., piscina, ginnastica, gruppi di lavoro per lettura e scrittura, gruppi di musicoterapia, gruppi di informatica) supportate da un sistema di pianificazione e di valutazione 3. Interventi per e con i familiari attraverso: la conoscenza la collaborazione il coinvolgimento nella definizione del progetto personalizzato, nella sua attuazione e nella verifica incontri periodici collettivi con riferimento alla programmazione complessiva delle attività del CD la costituzione di un comitato dei familiari. 140

141 4. Interventi per il servizio. Il servizio effettua una programmazione annuale relativa alle attività da svolgere, al piano di formazione permanente e di supervisione degli operatori, agli obiettivi generali che il servizio si prefigge di raggiungere, da concordare con la rete dei servizi di riferimento. Sono altresì garantite tutte le prestazioni inerenti la documentazione dell attività svolta, le azioni complementari allo svolgimento di attività riabilitative, occupazionali, ricreative (acquisto materiale, preparazione dei laboratori ), le azioni dirette alla promozione del servizio. In tutte le fasi di erogazione del servizio, devono essere messe in atto azioni finalizzate ad attuare l integrazione del CD con gli altri servizi socio-sanitari, sanitari e sociali del territorio sulla base di protocolli operativi specifici. Per quanto riguarda l integrazione con i servizi sanitari essa dovrà rispettare i contenuti dello schema tipo di convenzione regionale. Il CD si rapporta in modo privilegiato con: il Servizio Integrazione Lavorativo affinché, in relazione alle abilità accertate, venga costruito, ove possibile, un percorso educativo e formativo per l utente, che non si esaurisca con la frequenza al CD, ma che sia di supporto ad un graduale passaggio al mondo lavorativo. Il Servizio Sociale Territoriale che prende in carico l utente, cura la fase di valutazione, chiede l UVMD per l accesso al CD, intrattiene un rapporto stabile con la famiglia, offre consulenza agli operatori del CD per la redazione e attuazione del PP, e promuove l elaborazione di protocolli operativi con i vari servizi che facilitino il lavoro di rete. I servizi residenziali per i disabili, per promuovere la vita autonoma dalla famiglia anche per la preparazione al dopo di noi, supportando l utente in esperienze di moduli respiro o collaborando nella cogestione di utenti ospiti di strutture residenziali, comunitarie o destinatari di altri progetti di residenzialità personalizzata In tutte le fasi di erogazione del servizio, il CD deve contribuire alla realizzazione di reti che facilitino l integrazione sociale dell utente attraverso l utilizzo delle risorse del territorio (es. piscina, centri di aggregazione, cinema, associazioni di volontariato, ecc.) Il CD collabora con gli altri servizi della rete nella definizione del Sistema Informativo Territoriale dell area della disabilità e partecipa alla implementazione della banca dati art.7 Personale Operano nei CD le seguenti figure professionali: -Operatori Addetti all Assistenza in possesso di attestato di qualifica professionale di Operatore Socio-Sanitario o equipollente -Educatori in possesso del diploma di Educatore Professionale Animatore o altro titolo equipollente Il rapporto numerico tra figure con funzione di assistenza ed educazione ed utenti deve essere tale da garantire la presenza di: 1 unità di personale con funzione di addetto all assistenza ogni 5 utenti con parziale livello di autosufficienza ed 1 unità ogni 2 utenti non autosufficienti. Gli utenti vengono considerati in funzione della frequenza degli accessi programmati al CD tenendo conto che, in relazione all apertura per 5gg alla settimana, gli accessi sono organizzati in 9 mezze giornate. 1 unità di personale con funzione di educatore-animatore ogni 10 utenti Gli standard indicati saranno eventualmente modificati in applicazione di diversa successiva normativa regionale. 141

142 Nel calcolo del numero minimo di operatori è possibile considerare come personale che svolge funzioni educative anche il personale in possesso di qualifica di istruttore tecnico pratico; dovrà comunque essere garantita la presenza di un educatore animatore. L ULSS si impegna a garantire presenze programmate di Infermiere Professionale e/o personale della riabilitazione secondo quanto previsto dallo schema tipo di convenzione regionale e ai sensi della normativa regionale. art.8 Compiti del personale a)funzione di coordinamento Il CD è coordinato da uno degli operatori in possesso del titolo di laurea specialistica in area psico-pedagogica, salvaguardando le situazioni esistenti. La figura che svolge tale funzione ha compito di indirizzo e sostegno tecnico al lavoro degli operatori, anche in rapporto alla loro funzione permanente, di promozione e valutazione della qualità dei servizi, di monitoraggio e documentazione delle esperienze, di sperimentazione dei servizi innovativi, di raccordo tra i servizi educativi, sociali e sanitari, di collaborazione con le famiglie e la comunità locale, anche al fine di promuovere percorsi di integrazione con il territorio; partecipa altresì alle attività dell UVMD. Qualora l attività del CD sia organizzata per moduli, deve esserne previsto il coordinamento. b) Funzioni socio-educative Vengono svolte dagli educatori professionali e comprendono: formulare e attuare con la collaborazione delle famiglie progetti personalizzati per ogni utente, collegati ad attività formative-riabilitative-occupazionali mediante modalità sia consolidate che innovative programmare e organizzare i vari momenti di vita comunitaria e delle attività di gruppo progettare ed attivare interventi ricreativi e/o di animazione nel CD e/o in collaborazione con le agenzie del territorio promuovere azioni socio-educative e socio-culturali in collaborazione con il territorio, le famiglie, l associazionismo e il volontariato produrre documentazione (anche di verifica) dell attività svolta dal Servizio al fine di collaborazione al sistema informativo di base c) Funzioni socio-assistenziali Vengono svolte dagli Operatori addetti all assistenza e comprendono: collaborare con gli educatori per la realizzazione del progetto personalizzato previsto per ogni utente, promuovendo il mantenimento delle abilità residue e aiutando la persona nell esecuzione dei compiti assegnati ogniqualvolta sia necessario. promuovere l autosufficienza nell attività giornaliera: aiutare per una corretta deambulazione, aiutare il movimento degli arti invalidi, insegnare ad utilizzare accorgimenti per la giusta posizione degli arti invalidi in condizione di riposo, aiutare nell uso di accorgimenti ed ausili garantire la cura e l igiene della persona ove necessario e per le attività relative al CD realizzare interventi rivolti a favorire la vita di relazione anche in collaborazione con altri operatori e i diversi soggetti della vita comunitaria fornire assistenza per la corretta esecuzione delle prescrizioni farmacologiche garantire il servizio mensa rivolto agli ospiti, e relativa assistenza durante il tragitto ed il pasto garantire la funzionalità del servizio e della struttura mediante attività rivolte alla sua ordinaria e quotidiana gestione. Devono essere assicurate le prestazioni di riordino ed areazione dei locali, in particolare dei laboratori 142

143 garantire le prestazioni inerenti la conservazione, il mantenimento in stato di efficienza e l igiene della struttura, delle attrezzature e degli arredi del CD collabora alla produzione di documentazione (anche di verifica) dell attività svolta dal Servizio al fine di collaborazione al sistema informativo di base Tutto il personale è chiamato a svolgere ogni altra attività prevista nelle schede servizio CD di ogni Distretto socio-sanitario e a garantire l espletamento di tutte le funzioni previste nell art.6 art.9 Informazioni agli utenti I soggetti che filtreranno la domanda, così come i soggetti erogatori del servizio, devono assicurare la piena informazione degli utenti circa le modalità di erogazione del servizio e le prestazioni rese al suo interno come descritta dalla Carta dei Servizi. Inoltre devono essere comunicati: gli esiti delle verifiche individuali, collettive e di attività del servizio ogni eventuale variazione nell erogazione del servizio art.10 Comitato dei familiari degli utenti Ogni CD o insieme di CD gestiti dallo stesso soggetto, deve avere un organismo rappresentativo degli interessi degli utenti e dei loro familiari sotto forma di Comitato. Tale comitato svolge compiti di : collaborazione con l ULSS e/o la cooperativa per la migliore qualità della erogazione del servizio e per il pieno e tempestivo coinvolgimento delle famiglie nelle scelte strategiche di organizzazione dello stesso promozione di iniziative integrative finalizzate ad elevare la qualità della vita degli utenti partecipazione alla fase concertativa prevista dalle vigenti normative in materia Il Comitato nomina un proprio rappresentante incaricato di mantenere le relazioni con l ULSS e/o la cooperativa al fine dello svolgimento dei compiti sopra citati. art. 11 Compartecipazione degli utenti ai costi di gestione del Servizio La frequenza al CD e la partecipazione ai soggiorni climatici (marini e non) è normata, in base alle direttive regionali, dal Regolamento del concorso degli utenti al costo dei servizi socio assistenziali ed educativi, gestiti o accreditati dall ULSS n.1 approvato dalla Conferenza dei Sindaci il così come successivamente modificato e integrato. art.12 Il tirocinio All interno del CD è ammessa la presenza di tirocinanti, previa convenzione con l Ente scolastico/formativo e sotto la diretta sorveglianza e responsabilità del Coordinatore.Il periodo di tirocinio va distinto dalla frequenza volontaria all attività del CD e va direttamente collegato all acquisizione delle qualifiche presenti nella struttura. Scopo del tirocinio è di permettere l acquisizione tecnico pratica della relativa formazione professionale Su richiesta verrà rilasciata dal Coordinatore del CD idonea certificazione art. 13 Il Volontariato Il CD fa parte integrante della comunità locale e ricerca il collegamento con le realtà sociali esistenti nel territorio circostante e in particolare con i gruppi di volontariato. Esso può essere coinvolto in base alle esigenze degli utenti stessi, a quelle del Servizio e delle caratteristiche del volontariato. L'accesso al CD da parte del volontariato è regolamentato dalla vigente normativa. Il Coordinatore concorda i tempi e le modalità di intervento. 143

144 art. 14 Assicurazione E garantita l assicurazione contro gli infortuni nella forma prevista dall INAIL per la tutela dei lavoratori e degli utenti. Ad essi si affianca l assicurazione integrativa per la totale copertura degli infortuni e dei danni eventualmente arrecati a terzi. art.15 Il Trasporto Il Servizio di trasporto viene garantito dall ULSS e, secondo le diverse tipologie di gestione del CD, verranno adottate le modalità organizzative più consone alle esigenze dello stesso e alle caratteristiche territoriali di riferimento. La valutazione di appropriatezza nell utilizzo dei mezzi di trasporto deve costituire un passaggio preliminare, nella fase di valutazione multidimensionale. Per gli utenti valutati in grado di accedere autonomamente al CD, utilizzando i mezzi pubblici o propri mezzi, il programma individualizzato dovrà includere un percorso di addestramento all uso dei mezzi pubblici a carico del CD; situazioni particolarmente complesse saranno oggetto di concertazione da definirsi in sede di UVMD. art.16 Mensa Il CD è organizzato in modo tale da offrire la possibilità agli utenti di consumare il pranzo presso strutture dell Ente o convenzionate. Durante la consumazione del pasto viene garantita, nel rispetto degli standard definiti, la continuità della funzione educativa ed assistenziale e di vigilanza da parte di operatori del CD. Considerato che gli operatori effettuano attività educative ed assistenziali anche durante il pranzo, il loro accesso alla mensa avviene in orario di servizio. art. 17 Norme transitorie e finali L applicazione del presente regolamento sarà oggetto di verifica da parte di un comitato - composto dai rappresentanti della ULSS, delle Famiglie e del Soggetto gestore - costituito a livello distrettuale che vigilerà, secondo scadenze da concordare, sulla sua corretta applicazione e richiederà eventuali modifiche o integrazioni al Direttore del Servizi Sociali. Il presente regolamento ha la durata di anni cinque. 144

145 STRUMENTI Modulo l di rra cc cco l tta del la l domanda nn ss ee rr vv i zz i oo ss ee dd ee oo pp ee rr aa tt oo rr ee dd aa tt aa dd uu rr aa tt aa : dd aa lll lll ee oo r ee aa lll lll ee oo r ee Tipo di richiesta diretta segnalazione postale tradizionale telefonica segnalazione mail altro Richiesta presentata da: nome cognome nato/a a il residenza domicilio tel. in qualità di: diretto interessato familiare (nome, cognome e grado parentela) vicino (nome e cognome) servizio (specificare) volontariato (ente o nome e cognome) altro (specificare) indirizzo e telefono La persona per la quale si richiede, è a conoscenza della segnalazione si no Richiesta presentata per: nome cognome nato/a a il residenza domicilio tel. MMG già seguito si da no non sa con chi vive solo con il coniuge/convivente con coniuge e figli con figli con i genitori con altri conviventi altro non sa 145

146 Modalità di colloquio: diretto domiciliare telefonico altro Richiesta esplicitata Eventuale ridefinizione della richiesta Notizie utili (storia, situazione della persona) Tempi e modalità di risposta informazione fornita direttamente informazione acquisita da si rinvia ad appuntamento il telefonico in ufficio consegna moduli depliant altro materiale illustrativo invio ad altro servizio: con accompagnamento? si no se si: telefonico colloquio congiunto relazione servizio sociale altro Informazioni fornite dall operatore all utente: Conclusione richiesta soddisfatta richiesta non soddisfatta inviato a fissato appuntamento con il segnalata urgenza a richiesta attivazione Uvmd altro (specificare) 146

147 Note Osservazioni: Come è venuto a conoscenza della Pass Firma Parte da compilare e restituire a cura del servizio ricevente L utente si è rivolto al servizio si data no È stato preso in carico si data no Appropriatezza dell invio si no Se no perché? Eventuali proposte alternative Firma 147

148 CARTELLA SOCIALE AREA DISABILITÀ SISTEMA INFORMATIVO DISABILITA Anagrafica Generale Valutazione sociale Data di compilazione: / / A.sociale Segnalante Data e modalità della segnalazione Cognome Nome Ev. servizio di appartenenza Recapito Motivo della segnalazione Dati Anagrafici destinatario dell intervento Nome: Cognome: Data di Nascita: / / Sesso: M F Comune di nascita: Prov. Codice Fiscale: Indirizzo di residenza: Indirizzo di domicilio (indicare solo se diverso dalla residenza): Recapiti Telefonici: Cittadinanza: In possesso di permesso o carta di soggiorno: Sì No 148

149 Stato civile: Carta identità (indicare n e data di validità.): Patente (motorino, auto, moto, ecc.): Dotato di mezzo di trasporto: Sì No N. Tessera Sanitaria: Cod. Esenzione ISTRUZIONE analfabeta licenza elementare licenza media qualifica professionale diploma maturità laurea Note: PROFESSIONE operaio impiegato/insegnante imprenditore/dirigente libero professionista lavoro stagionale altro Note: CONDIZIONE NON PROFESSIONALE disoccupato casalinga non occupato studente pensionato invalido 100% altro Note: DOVE VIVE in casa in comunità/istituto senza fissa dimora altro - famiglia d origine - famiglia propria Note: Dati accertativi Invalidità/Inabilità Civile (grado di invalidità): % Diagnosi Data accertamento: / / Revisioni: Sensoriale (cieco o sordomuto): % Diagnosi Data accertamento: / / Revisioni: 149

150 Di guerra: Data accertamento: / / Revisioni: Per servizio: Data accertamento: / / Revisioni: Per lavoro: Data accertamento: / / Revisioni: Altro: Data accertamento: / / Revisioni: - Interizione si no tutore tel - Inabilitazione si no curatore tel - Amministratore di sostegno si no nominativo tel Note: Stato di handicap (legge 104/1992): No handicap Handicap Handicap grave Grado di handicap: Lieve Moderato Medio Rilevante Elevato Grave Data accertamento: / / Revisioni: lieve, moderato, medio, rilevante, elevato, grave Tipo di handicap): Genetico Motorio Intellettivo Neurologico Psichiatrico Di non chiara derivazione Altro: 150

151 Situazione economica Soggetto a carico di: Indennità di frequenza (Reddito max ): Sì No -Importo fisso: (aggiornato annualmente e uguale per tutti gli utenti) Indennità di accompagnamento (Reddito max ): Sì No -Importo fisso: (aggiornato annualmente e uguale per tutti gli utenti) Assegno di invalidità (Reddito max ): Sì No -Importo fisso: (aggiornato annualmente e uguale per tutti gli utenti) Pensione di reversibilità (Reddito max ): ): Sì No -Importo dettaglio Indennità di comunicazione (Reddito max ): ): Sì No -Importo fisso: (aggiornato annualmente e uguale per tutti gli utenti) Indennità per cecità (Reddito max ): ): Sì No -Importo fisso: (aggiornato annualmente e uguale per tutti gli utenti) Altro (Pensione INPS, INAIL per infortunio sul lavoro, ecc) : Es. Situazione economica (in relazione alla disabilità) Indennità di frequenza Sì No Importo mensile Euro Note REDDITI PERSONALI nessuno da lavoro continuativo indeterminato da lavoro continuativo determinato da lavoro saltuario pensione indennità di accompagnamento rendite altro Note: ISEEI anno Importo ISEE anno Importo 151

152 Funzioni Corporee Qual è il livello di estensione della menomazione relativa a Nessuna Lieve Media Grave Complet a Non spec. Non appl. b1 FUNZIONI MENTALI b110 Coscienza b114 Orientamento (tempo, spazio, persona) b117 Intelletto ( compresi Ritardo, Demenza ) b130 Funzioni dell energia e delle pulsioni b134 Sonno b140 Attenzione b144 Memoria b152 Funzioni emozionali b156 Funzioni percettive b164 Funzioni cognitive di livello superiore b167 Linguaggio b2 FUNZIONI SENSORIALI E DOLORE b210 Vista b230 Udito b235 Funzioni vestibolari (compreso l equilibrio) b280 Dolore b3 FUNZIONI DELLA VOCE E DELL ELOQUIO b310 Voce b4 FUNZIONI DEI SISTEMI CARDIOVASCOLARE, EMATOLOGICO, IMMUNOLOGICO E DELL APPARATO RESPIRATORIO b410 Cuore b420 Pressione sanguigna b430 Sistema ematologico (sangue) b435 Sistema immunologico (allergie, ipersensibilità) b440 Respirazione (respiro) b5 FUNZIONI DELL APPARATO DIGERENTE E DEI SISTEMI METABOLICO ED ENDOCRINO b515 Digestione b525 Defecazione b530 Mantenimento del peso b555 Ghiandole endocrine (alterazioni ormonali) b6 FUNZIONI GENITOURINAIRE E RIPRODUTTIVE b620 Funzioni urinarie b640 Funzioni sessuali b7 FUNZIONI NEURO- MUSCOLOSCHELETRICHE E CORRELATE AL MOVIMENTO b710 Mobilità dell articolazione b730 Forza muscolare b735 Tono muscolare b765 Movimento involontario b8 FUNZIONI DELLA CUTE E DELLE STRUTTURE CORRELATE 152

153 Note relative alle Funzioni Corporee Data: Tipologia e Firma/e dei compilatori 153

154 Strutture Corporee Data: Tipologia e Firma/e dei compilatori 154

155 Attività e Partecipazione Qual è il livello di difficoltà nell eseguire le seguenti azioni o compiti? Perfomance Nessuna Lieve Media Grave Completa Non spec. Non appl. Capacità d1 APPRENDIMENTO E APPLICAZIONE DELLA CONOSCENZA d11 Guardare d11 Ascoltare d13 Apprendimento attraverso il gioco e l attività d13 Acquisizione del linguaggio d13 Acquisire concetti d14 Imparare a leggere d14 Imparare a scrivere d15 Imparare a calcolare (aritmetica) Risoluzione di problemi Specificare d17 5 d2 COMPITI E RICHIESTE GENERALI d21 0 Intraprendere un compito singolo Specificare Intraprendere compiti articolati Specificare d22 0 d23 Gestire il proprio comportamento Nessuna Lieve Media Grave Completa Non spec. Non appl. 155

156 Qual è il livello di difficoltà nell eseguire le seguenti azioni o compiti? Perfomance Nessuna Lieve Media Grave Completa Non spec. Non appl. Capacità 5 d3 COMUNICAZIONE d31 Comunicare con - ricevere - messaggi verbali d31 Comunicare con - ricevere - messaggi non-verbali d33 Parlare d33 Vocalizzazione preverbale d33 Produrre messaggi non-verbali d35 Conversazione d4 MOBILITA' d41 Attività motoria spontanea Sollevare e trasportare oggetti Specificare: d43 0 Uso fine della mano (raccogliere, afferrare) d44 0 d45 0 d46 5 d47 0 Specificare Camminare Nessuna Lieve Media Grave Completa Non spec Spostarsi usando apparecchiature/ausili (sedia a rotelle, pattini, ecc.) Specificare Usare un mezzo di trasporto (auto, bus, treno, aereo, ecc.) Non appl. 156

157 Qual è il livello di difficoltà nell eseguire le seguenti azioni o compiti? Specificare d47 Guidare (andare in bici o motocicletta, 5 guidare l auto, ecc.) d5 CURA DELLA PROPRIA PERSONA Lavarsi (fare il bagno, asciugarsi, lavarsi le mani, ecc..) d51 0 d52 0 Specificare Prendersi cura di singole parti del corpo (lavarsi i denti, radersi, ecc.) Specificare d53 Bisogni corporali 0 d54 Vestirsi 0 d55 Mangiare 0 d56 Bere 0 d56 Evitare situazioni pericolose per sé e per 5 gli altri, evitare di farsi male d57 Prendersi cura della propria salute 0 d6 VITA DOMESTICA Procurarsi beni e servizi (fare la spesa, ecc.) d62 0 d63 0 Specificare Preparare i pasti (cucinare, etc.) Perfomance Nessuna Lieve Media Grave Completa Non spec. Non appl. Capacità Nessuna Lieve Media Grave Completa Non spec Non appl

158 d64 0 Conferenza dei Sindaci A.Ulss 1 Belluno Qual è il livello di difficoltà nell eseguire le seguenti azioni o compiti? Fare i lavori di casa (pulire la casa, lavare i piatti, fare il bucato, stirare, ecc.) Specificare Assistere gli altri Perfomance Nessuna Lieve Media Grave Completa Non spec. Non appl. Capacità Nessuna Lieve Media Grave Completa Non spec d d7 INTERAZIONI E RELAZIONI INTERPERSONALI Interazioni interpersonali semplici d71 0 d72 0 Specificare Interazioni interpersonali complesse Specificare d73 Entrare in relazione con estranei d74 Relazioni formali d75 Relazioni sociali informali d76 Relazioni familiari d77 Relazioni intime d8 AREE DI VITA PRINCIPALI d81 Istruzione informale d82 Istruzione scolastica d83 Istruzione superiore d85 Lavoro retribuito d86 Transazioni economiche semplici Non appl. 158

159 Qual è il livello di difficoltà nell eseguire le seguenti azioni o compiti? 0 d87 Autosufficienza economica 0 d88 Coinvolgimento nel gioco 0 d9 VITA SOCIALE, CIVILE E DI COMUNITà d91 Vita nella comunità 0 d92 Ricreazione e tempo libero 0 d93 Religione e spiritualità 0 d94 Diritti umani 0 d95 Vita politica e cittadinanza 0 Perfomance Nessuna Lieve Media Grave Completa Non spec. Non appl. Capacità Nessuna Lieve Media Grave Completa Non spec Non appl. Note relative ad attività e partecipazione (relazione educativa) Data: Tipologia e Firma/e dei compilatori 159

160 Rete sociale Conferenza dei Sindaci A.Ulss 1 Belluno Cognome e nome parentela 9 età Titolo di studio Professione 10 indirizzo e telefono Problematiche rilevanti 3 11 lontananza 12 intensità attivazione attuale 13 ADL si occupa di 14 si occuperà di 6 iad L supervision e intensità attivazione possibile 5 ADL iad L supervision e Colonna 3: C = coniuge, FI = figlio/a, FR = fratello/sorella, G = genitore, NO = nonno/a, ND = nipote diretto, NI = nipote indiretto, NU = genero/nuora, AL = altro familiare, VI = amici/vicini VO: volontariato organizzato P:personale privato 10 Colonna 6: 1. disoccupato; 2 - Casalinga; 3 - Lavoratore autonomo; 4 - Lavoratore dipendente; 5 - inabile al lavoro; 6 - pensionato; 7 - studente; 8 - altro 11 indicare la presenza di persona anziane non autosufficienti e/o con malattie degenerative o croniche (A), presenza adulti disabili o con patologie degenerative o croniche (B); presenza di minori con bisogni di cure particolari (C) 12 C = convivente, V = immediate vicinanze, 15 = entro 15 minuti, 30 = entro 30 minuti, 60 = entro 1 ora, O = oltre 1 ora 13 indicare il numero di giorni alla settimana (da 0 a 7) in cui la persona è presente nell'assistenza (o lo è stata finora) 14 indicare se si occupa di ADL (bagno, igiene, vestirsi, mangiare, trasferimenti), iadl (pulizia casa, acquisti, preparazione pasti, lavanderia), supervisione (diurna e/o notturna) 6 : indicare se si occupa di ADL (bagno, igiene, vestirsi, mangiare, trasferimenti), iadl (pulizia casa, acquisti, preparazione pasti, lavanderia), supervisione (diurna e/o notturna) 160

161 ALTRE PERSONE ATTIVE (compreso personale privato) Supporto della rete sociale SUPPORTO DELLA RETE SOCIALE (famiglia, privato, vicinato, volontariato) SUPPORTO Sufficiente Parzialmente suffficiente o Insufficiente AUTONOMO difficoltà di tenuta Preparazione dei pasti Pulizia della casa Lavanderia Effettuazione acquisti Alimentazione Bagno Toeletta personale Abbigliamento Uso del WC (o padella o panno) Assunzione dei medicinali Trasferiemnti Deambulazione Gestione del denaro Sostegno psicoaffettivo Supervisione diurna Supervisione notturna Totale Valutazione del supporto della rete sociale Da 0 a 80 Ben assistito 161

162 Rapporti con la rete di sostegno ed eventuali problematiche SERVIZI UTILIZZATI Frequenza oraria settimanale (giorni e fasce orarie) Tipologia di prerstazioni Centro diurno Strutture residenziali SAD SIL Aiuto personale Vita Indipendente Progetto L. 284/97 Altro Da 85 a 160 Parzialmente assistito Da 165 a 240 Non sufficientemente assistito 162

163 L.R 28/91 Contributo badanti Assegni di sollievo e buoni servizio Contributi demenze Altro CONTRIBUTI Aggiornamenti sì no Anno Importo Aggiornamenti si no Anno Importo Aggiornamenti sì no Anno Importo Aggiornamenti sì no Anno Importo Note 163

164 SITUAZIONE ABITATIVA TITOLO DI GODIMENTO (una sola risposta) propietà usufrutto titolo gratuito altro In affitto da: privato pubblico E in atto lo stratto esecutivo? si no Altro DISLOCAZIONE NEL TERRITORIO (una sola risposta) Rispetto ai servizi pubblici (es. negozi di alimentari, farmacia, trasporti) servita poco servita isolata Note: BARRIERE ARCHITETTONICHE assenti esterne interne Note: Piano Ascensore si no 164

165 CARATTERISTICHE DELL ABITAZIONE casa singola in condominio, multifamiliare o a schiera Impianto di riscaldamento adeguato? si no Servizi igienici adeguati? si no Collegamento telefonico? si no Note: - GIUDIZIO SINTETICO abitazione idonea abitazione parzialmente idonea abitazione non idonea Note: 165

166 PROGETTI 166

167 167

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