Il diabete si cura bene ovunque

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1 Il iabete si cura bene ovunque La persona con iabete è seguita a numerose strutture: agli ambulatori ai Centri i riferimento regionale, passano per ospeali e strutture private in collaborazione con i meici i Meicina generale. Qual è la migliore? Tutte possono essere aeguate se sanno lavorare in moo coorinato. Perché nessuno a solo può risponere a tutte le esigenze. Centri i eccellenza come gli ospeali universitari, servizi i Diabetologia ospealieri, ambulatori i quartiere o i paese... quale struttura è la migliore per assistere la persona con iabete? «Tutte possono essere aatte, purché in grao i collegarsi con le altre e con i meici i Meicina generale», rispone Sanro Gentile, presiente ella Associazione Meici Diabetologi, la Società scientifica che più i ogni altra segue l aspetto organizzativo e strutturale ell assistenza alla persona con iabete. «Nessuna struttura può né eve risolvere il 100% elle problematiche ella persona con iabete; se questo avviene significa che il paziente è curato male o in moo inutilmente costoso». La soluzione esiste. «Sull assetto che l assistenza al iabete eve avere abbiamo le iee chiare, confermate a esperienze effettuate in Italia e all estero, che poggiano su stui i ogni tipo», commenta Gentile, «la persona con iabete eve essere assistita sul territorio, in strutture ambulatoriali. Non servono se non in casi eccezionali letti o corsie. Queste strutture evono essere pubbliche o private, grani o piccole? Poco importa». Conta invece la capacità i questi Centri i coorinarsi con il meico i Meicina generale che segue il paziente e lavorare in una sorta i Team allargato con gli altri specialisti, in moo a garantire al paziente un vero percorso assistenziale. «Il iabete può essere curato bene ovunque si siano impostati e realizzati percorsi concreti i assistenza», continua Sanro Gentile. «In teoria un iabetologo e un infermiere a soli potrebbero erogare una ottima assistenza se sanno mettere il paziente al centro i un percorso che intercetta tutte le sue esigenze». Questi percorsi hanno preso la forma i Linee guia ampiamente conivise e iscusse anche con le associazioni ei pazienti. Ma non sono ancora attuati in moo omogeneo. In questa inchiesta Mous presenta egli esempi i corretta applicazione el percorso, mostrano come strutture i ogni imensione e tipologia 24

2 eroghino una assistenza i alto livello. Ma non è ancora ovunque così. «Noi meici purtroppo siamo stati abituati a lavorare a soli, come i colleghi ella Meicina i base, o in piccoli Team, i reparti nelle realtà ospealiere», ammette Gentile. Ma una conizione come il iabete si fa beffe elle ivisioni fra reparti o fra meici i iversa specializzazione. Per aiutare la persona a gestire al meglio il iabete è necessaria e è in atto una rivoluzione culturale fra le professioni meiche. «E la persona con iabete può svolgere un ruolo importante iveneno non solo attore cosciente ma anche catalizzatore i questa evoluzione». Gli snoi: la iagnosi e la prevenzione elle complicanze. Gli snoi critici i questo percorso sono ue: la iagnosi e la prevenzione elle complicanze. «Troppo spesso il iabete viene iagnosticato opo un infarto o una ischemia. Il paziente sale sul treno ella iabetologia con sette o ieci anni i ritaro. Occorre una iagnosi precoce. Il iabete va stanato al meico i Meicina generale fra le liste ei suoi assistiti e il paziente che supera anche i poco i livelli soglia (per esempio 126 mg/l a igiuno), eve essere inviato al Servizio i iabetologia per il necessario inquaramento», spiega Gentile. A quel punto la persona con iabete sarà seguita in moo coorinato al Team specialista e al Meico i base, il quale efinirà, spiega Gentile, «una serie i percorsi i cura e iagnostici a secona ei fattori i rischio, con tempistiche iverse, con ampiezze iverse, percorsi che sanno moificarsi sulla base ell evoluzione i questi fattori». Parte i questi controlli possono essere effettuati al Team iabetologico o al meico i Meicina generale, ma occorre anche coinvolgere strutture cariologiche, oculistiche, neurologiche e vascolari. È necessario però istinguere: «Una cosa è ire al paziente, che magari ha 80 anni e è isorientato, Ecco la ricetta: vaa ove vuole quano vuole a farsi fare un esame al fono oculare. Un altra è irgli: Se le va bene abbiamo prenotato per lei, il tal giorno alla tal ora, un esame el fono oculare presso questa struttura, che riferirà a me e a lei irettamente l esito ; sono ettagli ma fanno la ifferenza fra un assistenza che è aeguata sulla carta a una che lo è avvero e prouce risultati tangibili in termini i qualità ella vita e i risparmio a parte el Sistema sanitario», conclue il presiente ell Associazione Meici Diabetologi. Nessuna struttura può nè eve risolvere il 100% elle problematiche ella persona con iabete; se questo avviene significa che il paziente è curato male o in moo inutilmente costoso. SANDRO GENTILE PRESIDENTE AMD Eccellenti al servizio. L ospeale universitario i Catanzaro, nella moernissima struttura i Germaneto, che ospita l Università Magna Grecia, non si sente il vertice i una piramie. Pur esseno un punto i riferimento nella ricerca, e l unico policlinico universitario tra Messina, Bari e Napoli. «Siamo una struttura come le altre, un noo nella rete creata per risponere alle esigenze elle persone con iabete», spiega Agostino Gnasso, ocente i Meicina Interna e Direttore ell Unità Operativa i Malattie el Metabolismo. Un centro i eccellenza ha ovviamente un suo ruolo specifico: «Nel suo percorso la persona con iabete può aver bisogno i inagini iagnostiche, genetiche per esempio o strumentali, che non vengono eseguite in tutti gli ospeali: come una inagine vascolare approfonita o una coronarografia. Lo stesso vale per gli interventi, pensiamo alla terapia laser ella retinopatia iabetica, o a certe cure necessarie in alcuni casi per il piee iabetico», spiega Gnasso. Sanro Gentile, ocente i Meicina interna, e responsabile el Servizio i Diabetologia presso il Dipartimento i Meicina Clinica e Sperimentale, presso l Università Feerico II i Napoli. 25

3 Agostino Gnasso, presiente ella Sezione regionale Calabria ella Società Italiana i Diabetologia. Bruno Monti, presiente ella Associazione Volontari Assistenza al Diabete. 26 Concentrare certi atti i cura in una struttura significa utilizzare meglio gli strumenti, spesso costosi, necessari e non isperere competenze e casistiche. «In questi anni la maggior parte elle Regioni e elle Asl hanno isegnato elle architetture i assistenza cercano i evitare sia le lacune terapie o inagini iagnostiche non accessibili sul territorio sia i oppioni», spiega Gnasso. «Nella provincia i Catanzaro, per esempio, è stato messo in atto un accoro fra l Ospeale universitario, l Ospeale Pugliese-Ciaccio el capoluogo e l Aziena sanitaria territoriale alla quale afferiscono le strutture ambulatoriali iffuse sul territorio», racconta Gnasso. «Stabileno con chiarezza chi fa cosa e quano. Questa struttura mette al centro il paziente e il Team iabetologico che lo segue. La struttura specializzata, si tratti i un ospeale o i un policlinico universitario, abbia o meno il titolo i Centro i riferimento regionale, non importa, si pone al servizio el Team che segue il paziente». Team ospealieri estesi sul territorio. Ospeale o ambulatorio locale? La persona con iabete ha bisogno ella prossimità, «è una persona frequentemente anziana, vive più spesso ei giovani in località iscoste, e a volte, non può guiare», elenca Bruno Monti, presiente ell Associazione Volontari Assistenza al Diabete, una elle più attive e organizzate in Italia. D altra parte il paziente ha bisogno anche i un assistenza multispecialistica, i un Team allargato insomma che non può essere creato in tutti i piccoli paesi. La Struttura i Diabetologia e Malattie metaboliche ella Asl 4 Chiavarese, iretta a Laura Corsi, segue circa 6000 persone con iabete, risponeno a ambeue le esigenze. Il Team, formato a quattro meici iabetologi e quattro infermiere specializzate, ha see centrale presso il Presiio i Chiavari ove operano anche tre poologi, una psicologa e perfino tre persone assunte all Associazione e istaccate presso la Struttura per supportare operatori sanitari e pazienti nelle mansioni burocratiche e amministrative. «Siamo una elle poche Associazioni con tre ipenenti a tempo pieno», sorrie Monti, «invece i chieere aiuto all istituzione, lo forniamo». I meici e le infermiere el Team presiiano a turno una rete i ambulatori territoriali: a Sestri Levante, Lavagna, Rapallo, Santa Margherita e nell entroterra in Valfontanabuona, Val Aveto e Val i Vara. In pratica, il paziente va sotto casa per le normali visite i controllo mentre, generalmente una volta all anno, si sposta a Chiavari ove, grazie alla organizzazione ella struttura e alla collaborazione egli altri specialisti», riconosce Monti, «nell arco i ue giornate riesce a svolgere uno opo l altro tutti gli esami necessari per lo screening, il controllo e la ecisione terapeutica elle complicanze». Il Servizio i Diabetologia è fornito i strumenti aeguati per effettuare tutta la iagnostica i base elle complicanze el iabete, ma ha anche a isposizione agene riservate alle persone con iabete presso oculisti, cariologi, Il Servizio i Diabetologia ella Asl 4 Chiavarese ha a isposizione agene riservate alle persone con iabete presso oculisti, cariologi, chirurghi vascolari, raiologi interventisti el territorio. Non è più il paziente a oversi costruire il suo percorso, prenotanosi gli esami e portano a un Servizio all altro i referti. BRUNO MONTI PRESIDENTE ASSOCIAZIONE DEI PAZIENTI

4 chirurghi vascolari, raiologi interventisti. «Non è più il paziente a oversi costruire il suo percorso, prenotanosi gli esami e portano a un Servizio all altro i referti», spiega il presiente ell Associazione. Preniamo a esempio il piee iabetico: in una sola giornata il paziente che ne ha bisogno incontra iabetologo, chirurgo vascolare, poologo e perfino il tecnico per isegnare la calzatura, se necessario. «Faceno risparmiare tempo al paziente e, in fono, alla stessa struttura» spiega Monti. Ambulatori: un Team allargato sotto casa el paziente. Si chiama ambulatorio : in molte Regioni è la base ell assistenza alla persona con iabete. Si tratta i una struttura, nella quale il Diabetologo è presente magari solo uno/ue giorni alla settimana. Parlare i Team iabetologico in queste realtà può sembrare improprio. «Eppure l ambulatorio, soprattutto se inserito in una realtà poliambulatoriale, è oggi più i ieri una imensione assai aeguata per l assistenza alla persona con iabete», rivenica Francesca Iannello, che nell ambito ella Asl 6 presiia i tre ambulatori el istretto 13 nella città i Palermo. I vantaggi ell ambulatorio sono chiari. L ambulatorio è prossimo al paziente in senso geografico e non solo. «L ambulatorio è una struttura i quartiere : quasi tutti i nostri pazienti lo raggiungono a piei», nota la Iannello. La vicinanza è anche emotiva: «In un grane ospeale la persona con iabete si può sentire spaesata, isorientata e anche se posso ire più malata. Con lo specialista ambulatoriale invece il paziente si apre e fornisce informazioni importanti per verificare che il iabete e le altre eventuali conizioni siano seguite all interno i un percorso i cura ottimale». Quello i percorso assistenziale è un concetto chiave, fatto proprio a ogni tipo i struttura. Tutti concorano sul fatto che solo l integrazione con il meico i Meicina generale, con gli altri specialisti, e con le strutture i terzo livello, garantisce al paziente l assistenza migliore e permette alle Asl azzerano accessi impropri, uplicazioni i interventi e ritari nella iagnosi e nella cura i offrire i più a costi inferiori. «Io creo che questo moello può essere concretizzato soprattutto nella imensione ambulatoriale», insiste Francesca Iannello. Preniamo il rapporto con i meici i Meicina generale: «Esiste la possibilità concreta i un confronto, i uno scambio i informazioni e i opinioni con il meico i base al fine i ottimizzare iagnosi e terapia», continua. Dal 2007 nel istretto 13 ella Asl 6 è stato istituito lo sportello istrettuale per l informazione all aulto con iabete che realizza un percorso assistenziale «che à un ruolo preminente all eucazione strutturata», nota la Iannello. Il iabetologo a solo non può e non eve fare tutto, «ma può farsi parte attiva nel sollecitare la collaborazione egli altri specialisti presenti in un Poliambulatorio e eventualmente nell Ospeale, offreno una assistenza completa», nota la Iannello. Il percorso assistenziale realizzato nel istretto 13 prevee oltre alle visite perioiche in Diabetologia, appuntamenti con gli altri specialisti presenti in ambulatorio: cariologo, nefrologo, oculista, angiologo, entista, ortopeico. «Preniamo noi gli appuntamenti, sulla base i agene conivise», spiega. All ospeale si fa riferimento per quanto necessario. Un esempio? Gli esami el fono oculare si fanno in ambulatorio, ma la laser terapia è effettuata in ospeale ove hanno gli strumenti e l esperienza. Il paziente con grave nefropatia è seguito in ambulatorio ma va in ospeale per fare la ialisi. «Tutto sta nel lavorare in armonia con gli altri professionisti», conclue Francesca Iannello. Pubblico, privato e terzo settore. Da qualche tempo anche le strutture private convenzionate, che all inizio si erano concentrate sulla cura i specifiche complicanze offrono alla persona con iabete un assistenza a 360 grai. «Il privato, o perlomeno alcune elle strutture priva- 27 Francesca Iannello, presiia nell ambito ella Asl 6 i tre ambulatori el istretto 13 i Palermo. Il percorso assistenziale può essere concretizzato soprattutto nella imensione ambulatoriale, soprattutto nella realtà ei Poliambulatori, ove esiste la possibilità concreta i un confronto, i uno scambio i informazioni e i opinioni con il meico i base e è possibile contare sulla presenza i altri Specialisti. FRANCESCA IANNELLO ASL6 PALERMO - DISTRETTO 13

5 Roberto Mingari, responsabile el servizio i Diabetologia e ell Unità el Piee iabetico e Meicina vascolare ella Casa i cura Villa Berica i Vicenza. Il settore privato sa bene che per trovare un ruolo nell assistenza alla persona con iabete non solo eve offrire tutto quello che già il servizio pubblico offre, ma eve sforzarsi i fare anche qualcosa i più, altrimenti è solo un oppione. ROBERTO MINGARDI CASA DI CURA VILLA BERICA VICENZA 28 te, entrano quini in campo alla pari e a fianco ell offerta pubblica, Team i professionisti scelti secono criteri i competenza e professionalità coorinati fra loro e acquistano gli strumenti più innovativi presenti sul mercato», afferma Roberto Mingari, responsabile el servizio i Diabetologia e ell Unità el Piee iabetico e Meicina vascolare ella Casa i cura Villa Berica i Vicenza. «Il settore privato sa bene che per trovare un ruolo nell assistenza alla persona con iabete non solo eve offrire tutto quello che già il servizio pubblico offre, ma eve sforzarsi i fare anche qualcosa i più, altrimenti è solo un oppione». «Entrare nella iabetologia è un momento i crescita anche per il privato che si eve porre in moo costruttivo il problema el raicamento nel territorio», nota Mingari che prima i entrare a Villa Berica era stato protagonista i una elle prime esperienze in Italia i gestione integrata creano nella Asl i Vicenza, un ponte i cura con il meico i Meicina generale. Un aspetto particolare ell esperienza el servizio privato i Vicenza è il ruolo ato all Eucazione Sanitaria, un tema che Vicenza ha posto già negli anni 80 grazie all opera el professor Erle. Mingari formatore Am, e ue infermiere formatrici Osi (Operatori Sanitari Diabetologici Italiani), hanno preparato 20 iabetici guia provenienti alle ue Associazioni presenti nel territorio. Il gruppo è iventato parte integrante el Team, operano negli ambulatori el Servizio e forneno supporto psicologico e informazione ai pazienti sull uso ei presii e elle tecniche i iniezione i insulina. Ma c è i più. Il Servizio i Villa Berica ha proposto ai meici i Meicina generale, in particolare se organizzati in stui associati, la presenza ei suoi volontari nei loro stui per fare assistenza eucativa. «La sfia che le malattie croniche lanciano alle organizzazioni sanitarie oggi è proprio questa: creare ponti con il volontariato, con la meicina i base, con le strutture che ospitano anziani lungoegenti. Più cerchi i raccogliere questa sfia, più scopri la inattualità egli steccati che esistevano fra sanità pubblica e privata», conclue Mingari. Sono oltre 50 mila i meici i Meicina generale italiani, una rete capillare cui è affiata la gestione a 360 grai ella salute attuale e futura i chi risiee in Italia. Salute futura perché il meico i Meicina generale è l unico professionista formalmente incaricato ella prevenzione, soprattutto in campo metabolico e cariovascolare. «Il ruolo el meico i Meicina generale sta iventano sempre più interessante», commenta Olivero, «ma anche più complesso. Occorre una sua evoluzione anche strutturale per are una risposta concreta alla sfia lanciata all invecchiamento ella popolazione e all aumento elle malattie croniche». La risposta concreta, secono Olivero, può essere ata soprattutto alla Meicina associata (le formule nelle quali più Meici i base coniviono in moo coorinato strutture e informazioni). A fine 2006 Olivero ha creato a Torino un Gruppo i cure primarie nel quale opera insieme a cinque altri meici i base e a iversi specialisti. «Lavorare insieme a altri colleghi è molto più piacevole e interessante», spiega, «si iscutono insieme i casi più complessi, ci si riferisce l un l altro elle novità ascoltate ai congressi e ai corsi, ci si può otare i strutture iagnostiche e i cura che risulterebbero proibitive per un singolo meico». La soluzione piace anche ai pazienti, «insieme siamo partiti con 2500 assistiti, ue anni opo siamo arrivati a 6000», commenta Olivero. Il meico i Meicina generale piemontese

6 non sente ifficoltà nel collaborare con i Servizi i iabetologia. «Conosco, conivio e applico le Linee guia stese alla nostra società scientifica (SIMG) insieme a SID e AMD. Non ho certo la sensazione i perere il paziente quano inizia il suo rapporto con il Servizio, né ritengo che l esistenza i questo rapporto mi scarichi i overi o responsabilità: «Lo specialista è in un certo senso un mio consulente, un collega che mette la sua competenza al servizio el paziente. Il problema non è nel rapporto fra meici, ma nella realizzabilità pratica i questi collegamenti». Con il meico i Meicina generale il paziente si apre i più, parla el moo in cui interpreta il iabete e la terapia. «Convincere il paziente a prenere farmaci non è facile, né convincerlo a recarsi una o ue volte all anno al Centro i iabetologia». Per esempio, nello stuio Borgo Dora con Olivero lavorano ue iabetologi convenzionati. «È chiaro che un percorso è più facile a mettere in atto se il paziente eve trasferirsi solo a una stanza all altra i una struttura che trova sotto casa, se può effettuare in questa struttura buona parte egli atti iagnostici e terapeutici i cui ha bisogno». Quanto alla prevenzione, intesa come iagnosi precoce el iabete e i altre patologie croniche, «in fono è questione i organizzazione. Si investe un po i tempo all inizio, raccoglieno e insereno nel computer molte informazioni sul paziente, la si aggiorna continuamente e ecco che un buon software ti può aiutare a organizzare calenari i test a fare a intervalli preefiniti», racconta Bartolomeo Olivero. «Occorre però assicurarsi che il paziente li svolga e, se possibile, nella stessa visita. Piuttosto che prescrivere un esame a fare in laboratorio preferisco prenere il lettore ella glicemia e ire al paziente: Da quanto tempo è che non misura la glicemia? Mi ia qui il polpastrello e ho la risposta subito». Centri i iabetologia peiatrica: una legge che funziona. Grazie a una legge ben congegnata e fatta per tempo, la Diabetologia peiatrica è partita con il piee giusto. «Con la legge 115/87, ancorché attuata in moo parziale, l Italia si è ata un moello organizzativo che è ivenuto un riferimento a livello moniale», spiega Renata Lorini, Presiente ella Società Italiana i Enocrinologia e Diabetologia Peiatrica (SIEDP), «che prevee Centri Regionali i riferimento per la iabetologia peiatrica in tutte le regioni, affiancati spesso a altri Team eicati presenti presso altre Strutture peiatriche ospealiere e alla rete capillare ei peiatri i famiglia», continua Lorini, faceno notare come l Italia sia l unico Paese con una capillare assistenza peiatrica i base. Tuttavia il rischio i alcune lacune assistenziali potenzialmente esiste, in quanto i bambini e gli aolescenti con iabete mellito tipo 1 (DM1) e le famiglie richieono fin all esorio clinico, anzi soprattutto all esorio, un Team con ampio novero i competenze molto specifiche sul piano iagnostico, clinico, psicologico e eucativo. «Il bambino e il ragazzo con DM1 e la sua famiglia hanno bisogno i un Team specializzato con meici e infermieri appositamente formati, ietista e psicologa in grao i impostare la terapia insulinica, i mettere in atto i necessari interventi i formazione, eucazione alimentare, terapeutica e supporto anche psicologico. Intorno a questo Team ci eve essere una équipe multiisciplinare in grao i effettuare iagnosi precoci elle eventuali complicanze», nota Renata Lorini, Docente i Peia- Bartolomeo Olivero, meico i Meicina generale a Torino. Renata Lorini, Presiente ella Società Italiana i Enocrinologia e Diabetologia peiatrica (SIEDP). 29

7 I L Francesco Mammì, presiente ella sezione regionale ella Società italiana i peiatria. tria all Università i Genova e Direttore ella Clinica peiatrica, IRCCS G. Gaslini i Genova, nella quale è attivo il Centro regionale i riferimento per la Diabetologia peiatrica ella Liguria, iretto a Giuseppe Annunzio. «In alcune realtà, solo il Centro regionale i riferimento può assicurare un alto livello i assistenza. In alcune regioni, altre Peiatrie ospealiere sono in grao i assistere i pazienti con DM1 e al Centro regionale afferiscono i casi più complessi, penso al iabete MODY che richiee una attenta tipizzazione genetica, alla Sinrome i Wolfram, o altre forme i iabete che richieono iagnosi ifferenziali su base genetica, o alle associazioni i malattie autoimmuni in pazienti che richieono un attenzione particolare», spiega Renata Lorini. Il Centro regionale i riferimento eve concorare caso per caso l assetto organizzativo più corretto per un paziente. Quano il Centro regionale fa parte, come spesso accae, i un polo universitario, il Team eve conciliare le esigenze i iagnosi e assistenza con quelle ella ricerca, ell insegnamento e anche i coorinare iniziative i sensibilizzazione sulla popolazione, presso i peiatri i famiglia e presso i Pronto soccorsi, per una iagnosi precoce e puntuale el DM1 all esorio». Una rete per il iabete i tipo 1. In termini i organizzazione la iabetologia peiatrica calabrese era, ammettiamolo, agli ultimi posti. Nell arco i 18 mesi è ivenuta un moello i avanguaria al quale la iabetologia peiatrica italiana guara con grane interesse. «La Calabria, abbiamo scoperto, è la secona regione italiana opo la Saregna per incienza el iabete i tipo 1», spiega Francesco Mammì, presiente ella sezione regionale ella Società italiana i peiatria. Molti, troppi genitori avevano eciso i far seguire i propri figli con iabete fuori regione». Un oppio anno, per la Regione che riceve le fatture a altre Regioni e eve pagarle stor- nano ogni anno milioni i euro che potrebbero essere usati per migliorare la otazione strutturale e i personale elle peiatrie calabresi, e per le famiglie. In Calabria non esiste un Centro i riferimento regionale per la iabetologia peiatrica e l accesso alle cure era isomogeneo sul territorio. «In alcuni ospeali c erano peiatri che si occupavano i iabete ma nessuno a tempo pieno, in altri non ce n erano. E comunque mancava l integrazione con altre figure professionali», ricora Francesco Mammì. Invece i manare petizioni all Assessorato, i peiatri calabresi si sono organizzati e hanno creato, con il convinto appoggio ella Società Italiana i Enocrinologia e Diabetologia peiatrica, una rete regionale. «Abbiamo chiesto a tutti i Centri ospealieri calabresi se erano interessati a sviluppare le loro capacità assistenziali nel iabete i tipo 1», ricora Mammì, tra gli ieatori ell iniziativa, «e sorprenentemente hanno risposto tutti». Al primo incontro e ai corsi i aggiornamento organizzati sotto la qualificata irezione scientifica el Gruppo i stuio sul Diabete ella SIEDP, coorinato al ottor Dario Iafusco i Napoli, hanno partecipato meici (compresi i primari ), e spesso infermieri e ietiste provenienti a tutti i 13 ospeali calabresi. «Grazie alla formazione ricevuta, gli ospeali sono in grao i gestire la gran parte elle esigenze assistenziali el bambino e ragazzo con iabete e, se certi esami non possono essere svolti in casa, sono effettuati, sulla base i accori precisi, a un altro egli ospeali che partecipano alla Rete», spiega con entusiasmo Mammì. «Il prossimo passo è ora integrare la Rete con il territorio, coinvolgeno Peiatri i famiglia, meici i Meicina generale e assistenti sociali, e poi investire in eucazione terapeutica, organizzano anche ei soggiorni eucativi resienziali. Insieme possiamo farlo». I risultati già si veono: molte famiglie hanno ripreso fiucia e riportano in Calabria i loro figli. «Se i servizi ci sono, i pazienti arrivano». Ora il moello Rete sarà sviluppato in Calabria per l assistenza a tutte le malattie croniche in età peiatrica. 30

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