Quale Parola nel Tempo della crisi?

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1 Quale Parola nel Tempo della crisi? Riaprire all uomo di oggi l accesso al Dio che parla. Quindicesimo Anno Il Signore Dio ha parlato: chi non profeterà? Il Profeta Amos. 2^ Lezione: I Profeti. Introduzione ai Profeti: posto nel canone e loro peculiarità. 2 Ottobre 2013 prof. don Matteo Crimella 0

2 INTRODUZIONE AD AMOS don Matteo Crimella 1. Il profeta Il vocabolario della lingua italiana, alla voce profeta: «Chi, parlando per ispirazione divina, predice o prevede gli avvenimenti futuri». Il termine ebraico nabî, che nell Antico Testamento risuona ben 315 volte, è legato al termine accadico nabû, «chiamare», «nominare». Da qui un primo significato del termine: il profeta è uno che, essendo stato chiamato, a sua volta chiama, parla. Nei testi dei profeti non manca il racconto della vocazione. Forse, legato al termine nabî, c è ancora qualche riferimento alla sfera estatica e magica, tipica dei culti di Ba al (cfr. 1 Re 18). Profeta lo si può intendere in tre sensi: colui che parla in nome di, colui che parla davanti a, colui che parla prima. 2. Canone ebraico e canone cristiano ebraico Genesi Esodo Levitico Numeri Deuteronomio Giosuè Giudici 1 2 Samuele 1 2 Re Isaia Geremia Ezechiele 12 profeti minori Salmi Giobbe Proverbi - 5 rotoli (Rut, Cantico, Qohelet, Lamentazioni, Ester) Daniele Esdra Neemia 1 2 Cronache Torah (legge) Nebi im (profeti) Ketubim (scritti) Pentateu co cristiano Genesi Esodo Levitico Numeri Deuteronomio Storici Giosuè Giudici 1 2 Samuele Salmi Sapienzi ali 1 2 Re 1 2 Cronache Esdra Neemia Tobia Giuditta Ester 1 2 Maccabei Salmi Giobbe Proverbi Qohelet Cantico Sapienza - Siracide Profetici Isaia Geremia Lamentazioni Baruc Ezechiele Daniele 12 profeti minori 1

3 3. I profeti Nella Bibbia s inizia a parlare di profeti nel primo libro di Samuele. In origine il profetismo sembra essere un fenomeno collettivo: si parla dei «figli dei profeti», ovverosia dei «discepoli dei profeti» (2 Re 2,3.5.15; 4,1.38; 6,1; 9,1) che costituiscono una comunità intorno a Samuele (1 Sam 19,18-24), Elia (2 Re 2,1-18) ed Eliseo (2 Re 4). A poco a poco il profeta diventa una figura individuale. Di alcuni sappiamo anche i nomi: Gad (1 Sam 22,5), Natan (2 Sam 7), Achia (1 Re 11,29), Elia (1 Re 18-2 Re 1), Eliseo (2 Re 2-14). Questi profeti cercano il contatto con la divinità attraverso l estasi e operano come guaritori, comunicatori dei detti divini e taumaturghi. V è infine un piccolo gruppo di profeti, ridotto come numero e la cui attività è passata quasi inosservata ma che, sul piano degli effetti, è il gruppo più significativo. Unica legittimazione nelle loro mani è la vocazione, la speciale chiamata che Dio ha rivolto loro. 4. La formazione dei libri profetici I libri profetici iniziano con Amos, a partire dalla metà dell VIII secolo a.c. Gli studi dell ultimo secolo ci permettono di distinguere tre fasi nella formazione dei libri profetici. V è anzitutto la fase orale. La parola profetica suppone spesso eventi politici o civili o semplicemente personali. Non è sempre possibile ricostruire il momento storico e l ambiente vitale in cui è nato un oracolo profetico. Segue una prima trasposizione scritta. La terza e ultima fase è la cosiddetta fase redazionale: un momento in cui si raccolgono i differenti testi e si compone il libro. 5. Il libro dei Dodici Il c.d. «libro dei Dodici» è costituito da dodici libretti di dimensioni modeste: il più lungo, Zaccaria, contiene 211 versetti e il più corto, Abdia, solo 21. Ogni libretto inizia con un titolo e una piccola introduzione narrativa che identifica il profeta e fornisce alcuni dettagli di natura storica o letteraria. In questo senso ogni libretto è chiaramente distinto dagli altri; e tuttavia sono stati trasmessi insieme, secondo un ordine fisso (anche se ci sono più tradizioni). La testimonianza più antica è un passo del Siracide: «Le ossa dei dodici profeti rifioriscano dalla loro tomba, perché essi hanno consolato Giacobbe, lo hanno riscattato con la loro confidente speranza» (49,10). Nella tradizione massoretica (cioè ebraica) l ordine dei Dodici è il seguente: Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria e Malachia. Perché sono posti in quest ordine? Un ipotesi è che essi seguano l ordine cronologico: prima i profeti dell VIII secolo (Osea, Amos e Michea), poi quelli del VII secolo (Naum, Abacuc e Sofonia), infine quelli del VI secolo (Aggeo e Zaccaria). Tuttavia i libri di Gioele, Abdia e Malachia sono problematici, in quanto sono associati con alcune figure del IX secolo: Gioele, per esempio, ricorda il nome di Giosafat (Gl 4,12), un re di Giuda ( a.c.); Abdia è il nome del maestro di palazzo di Acab, associato al profeta Elia; anche Malachia è associato ad Elia (cfr. Ml 3,23-24). Ma, ci si chiede, questi nomi, possono essere 2

4 davvero associati a quegli antichi personaggi? Inoltre anche l ordine degli altri è problematico (Amos storicamente precederebbe Osea); Giona poi non è per niente un personaggio storico, essendo la sua vicenda una favola. Ne consegue che l ordine cronologico si rivela insufficiente per capire la sequenza dei Dodici. La traduzione greca della Bibbia (la Settanta) offre un ordine differente: Osea, Amos, Michea, Gioele, Abdia, Giona, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria e Malachia. L ordine della Settanta corrisponde a quello di Isaia, Geremia ed Ezechiele, ovverosia: il peccato d Israele e di Giuda (Osea, Amos, Michea), gli oracoli contro le nazioni (Gioele, Abdia, Giona, Naum, Abacuc, Sofonia), il trionfo di Gerusalemme (Aggeo, Zaccaria, Malachia). Qual è l ordine originario: quello del testo massoretico o quello della Settanta? La risposta è assai ardua, in quanto ci sono argomenti per sostenere l una e l altra ipotesi. Forse l ordine della Bibbia greca, con il suo accento sul regno del nord è più antico, mentre l ordine del testo massoretico, incentrato su Gerusalemme, è più tardivo. 6. Amos e il suo tempo Per comprendere il profeta Amos, la sua predicazione e la sua teologia non si può prescindere dal tempo nel quale egli ha esercitato il suo ministero. Con la morte di Salomone (931 a.c.) il regno si spacca in due: a nord il regno d Israele (con capitale Samaria) e a sud il regno di Giuda (con capitale Gerusalemme). Gli Assiri da nord cercavano di invadere il Paese e alla fine del IX secolo presero la pianura di Esdrelon, la costa e forse parte della Galilea. Con l inizio dell VIII secolo Ioas riconquistò alcune città perdute; ma la situazione migliorò di molto con Geroboamo II ( a.c.): questo fu il tempo della predicazione di Amos. Sotto Goroboamo II ci fu grande prosperità economica, commerci fiorenti con l Arabia, con la Fenicia e il Mar Rosso. Tuttavia la fiorente economia spesso nascondeva notevoli disuguaglianze sociali e grandi ingiustizie, con un forte contrasto fra ricchi e poveri: l oligarchia spesso si accaparrava dei beni, i poveri erano sfruttati, anche l amministrazione della giustizia era afflitta dalla corruzione. In questo modo venivano disattese le istanze etiche riguardanti l uguaglianza del popolo, concepito come un unica grande famiglia e dove i suoi membri godevano di uguali prerogative. Del profeta Amos non sappiamo moltissimo, se non le poche notizie che egli stesso fornisce nel suo scritto. Anzitutto il suo nome, `ämôs (1,1), viene dalla radice `ms che significa «portare un fardello», il che suggerisce una relazione con il suo scomodo compito. Sappiamo che egli proviene da Teqoa, un piccolo villaggio fra Gerusalemme e Betlemme. Di sé il profeta dice di essere «allevatore di pecore» e «coltivatore di sicomori» (7,14). Molto probabilmente la sua predicazione non fu molto lunga, estendendosi per una decina di anni, dal 760 al 750 a.c. 3

5 7. Organizzazione del libro Il libro si apre con un «titolo» (1,1) e con un «esordio» (1,2). Vi sono poi una serie di «oracoli contro paesi stranieri» e poi «contro Israele» (1,3-2,16). Si tratta di otto oracoli costruiti con rigore formale: una formula stereotipata, detta «formula del messaggero» («così ha detto Yhwh»), l accusa generica seguita da un castigo generico, l accusa dettagliata, la condanna e una formula conclusiva. È interessante notare l ordine degli oracoli: nord-est (Damasco), ovest (Gaza), nord-ovest (Tiro), sud-est (Edom), est (Ammon e Moab), Giuda e Israele. Occorre notare come Amos accusi anzitutto i popoli stranieri (guadagnando consenso presso i suoi ascoltatori), per poi giungere all accusa contro Israele. Solitamente i profeti maledicevano i nemici in nome dei loro dei, per esprimere alla fine una parola di salvezza nei confronti del proprio popolo: Amos fa il contrario. Seguono gli «oracoli contro Israele» (3,1-6,14), divisi in due parti (la prima parte, cap. 3-4 e la seconda parte cap. 5-6). Ogni parte a sua volta è divisa in tre sezioni: annuncio del castigo (3,1-8), oracolo contro Samaria (3,9-4,3), parole contro il culto depravato (4,4-13); lamento funebre (5,1-17), guai contro il culto (5,18-27), guai contro la capitale (6,1-14). Tre sono i luoghi presi di mira dal profeta come simboli dell ingiustizia: la porta (luogo del giudizio), il tempio (legato al culto) e il palazzo (centro del potere). La forte invettiva è un invito pressante alla conversione. Infine ci sono le «visioni» (7,1-9,6) riguardanti la fine d Israele. Si tratta di cinque visioni simboliche: le cavallette (7,1-3), il fuoco (7,4-6), il piombino (7,7-9), la frutta matura (8,1-3), l ultima visione più complessa (9,1-4). Nelle visioni c è una progressione: le prime due richiamano il castigo, poi (nella terza e nella quarta) Dio obbliga a guardare la situazione del popolo, infine nell ultima si tratta di una catastrofe più generalizzata. In altre parole si passa da una catastrofe ingiustificata (le cavallette e la siccità), alla corruzione del popolo (il muro e i fichi), per giungere infine alla catastrofe totale. Il libro si conclude con un oracolo di salvezza (9,7-15): è un discorso diretto di Dio con toni chiaramente escatologici e una promessa di salvezza. 4