PROGETTO LIFE ENV/IT/ AQUALABEL ATTIVITA 3.1 APPROFONDIMENTI ANALITICI GEOLOGICO-AMBIENTALI - RELAZIONE FINALE

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1 PROGETTO LIFE ENV/IT/ AQUALABEL ATTIVITA 3.1 APPROFONDIMENTI ANALITICI GEOLOGICO-AMBIENTALI - RELAZIONE FINALE Sviluppata nell ambito della collaborazione tra Servizio Geologico, sismico e dei suoli (Responsabile: dott. Raffaele Pignone) e Servizio tutela e risanamento risorsa acqua (Responsabile: dott. Giuseppe Bortone), Regione Emilia-Romagna. A cura di: Maria Teresa De Nardo, geologa, referente presso il Servizio Geologico regionale per le applicazioni di argomento idrogeologico relative all area dell Appennino emiliano-romagnolo Viale Silvani 4/3, Bologna, mdenardo@regione.emilia-romagna.it con la collaborazione di: Patrizia Scarpulla, laureata in scienze geologiche, esperta in elaborazioni GIS, consulente del Servizio Geologico, sismico e dei suoli Via S. Felice 92, Bologna. 1

2 1. PREMESSA Il progetto LIFE-Ambiente Aqualabel, nell intento di promuovere un protocollo per la certificazione ambientale dell acqua sorgiva distribuita dalle reti acquedottistiche, ha individuato come area di applicazione della sperimentazione il territorio comunale di Lizzano in Belvedere nell alto Appennino bolognese, naturalmente ricco in sorgenti. Il Servizio Geologico, sismico e dei suoli della Regione Emilia-Romagna è stato coinvolto nel progetto attraverso il Servizio Tutela e risanamento risorsa acqua, in quanto da almeno cinque anni al suo interno sono in corso ricerche relative all inventario delle sorgenti in ambito regionale e a carte tematiche che individuano (a diverse scale di dettaglio, in relazione ai problemi) le unità geologiche sede dei principali acquiferi sfruttati per l approvvigionamento idropotabile o roccemagazzino (Viel, De Nardo e Montaguti, 2003, Schema direttore della pericolosità geoambientale ; Piano di Tutela delle Acque, 2003, Inquadramento della distribuzione dei principali acquiferi in ambito montano, prima approssimazione-tav.2 ). Tra le attività programmate nell ambito del progetto figura quindi l esecuzione di approfondimenti analitici geologico-ambientali finalizzati a?? Realizzare un inventario informatizzato delle sorgenti nell area del comune di Lizzano, partendo dalla documentazione reperibile presso gli Enti pubblici e la consultazione di fonti bibliografiche, con speciale interesse per quelle captate che alimentano pubblici acquedotti.?? Realizzare una carta delle rocce-magazzino, informatizzata, che fornisca un inquadramento a scala di dettaglio (con denominatore non inferiore a ) sulla distribuzione dei principali acquiferi, utilizzabile per il progetto Aqualabel e, successivamente, per la pianificazione urbanistica comunale, la delimitazione delle aree di salvaguardia delle captazioni, eventuali studi successivi di argomento idrogeologico ecc.. Le elaborazioni verranno fornite su CD. Di seguito verranno descritte le attività svolte e i risultati ottenuti, anche alla luce delle considerazioni che hanno guidato la scelta del tratto di rete acquedottistica oggetto della sperimentazione Aqualabel. 2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E GEOLOGICO L area di studio è compresa per la maggior parte nella tavola 1: NE Porretta Terme della Carta Tecnica Regionale. Il limite meridionale corrisponde al crinale appenninico e al confine regionale, che passa attraverso le cime del Corno alle Scale (1944 m), del M. Cornaccio (1881 m) del Monte Gennaio (1812 m). Il territorio comunale è attraversato in senso approssimativamente Nord-Sud dallo spartiacque tra i bacini dei fiumi Reno e Panaro, che dal Corno alle Scale scende attraverso La Nuda (1826 m) fino a Monte Grande (1531 m) per ridiscendere verso l abitato di Vidiciatico e risalire a Nord fino alla cima di Monte Belvedere (1138 m). Dal punto di vista morfologico e geologico, nel territorio comunale si individuano tre settori, da Sud verso Nord. Settore 1, i rilievi con quote in prevalenza superiori a 1000 m slm e versanti fortemente acclivi, compresi tra il crinale e gli abitati di La Cà, Vidiciatico e Lizzano capoluogo. Qui dominano le unità geologiche costituite da alternanze regolari di arenarie medie e fini e peliti, che formano (in coppia) singoli strati dove i livelli arenacei possono avere spessore variabile da alcune decine di centimetri fino ad alcuni metri; singoli strati possono raggiungere anche una decina di metri di spessore. Gli strati mantengono una continuità laterale apprezzabile, come si può osservare in parete (es. sinistra idrografica del T. Dardagna, vedi foto). 2

3 Traccia di superficie di strato Le caratteristiche di questa unità indicano che essa è il prodotto delle sedimentazione in un ampio, antico bacino profondo, dove giungevano flussi di dense mescolanze acqua/sedimento note come correnti di torbida, da cui torbiditi ad indicare gli strati così generati. In affioramento, i livelli arenacei di uno strato torbiditico molto spesso, si presentano come nella foto; sono state evidenziate le tracce affioranti di altrettante superfici di fratturazione (in rosso) per dare un idea di come queste, abbinate alla stratificazione/laminazione (evidenziata in bianco) isolino dei volumi di roccia ben definiti e costituiscano l elemento che determina il locale grado di permeabilità della formazione; in condizioni favorevoli di spaziatura, persistenza, interconnessione, queste superfici di discontinuità costituiscono vie preferenziali per l infiltrazione e la circolazione dell acqua nel sottosuolo, interessando volumi variabili a seconda del tipo di formazione. Ad esempio, lo sviluppo di reti acquifere nelle unità torbiditiche sarà condizionato dalla presenza delle alternanze arenaceo-pelitiche, litotipi in cui la fratturazione assume caratteristiche diverse. Tranne che in zone particolarmente tettonizzate, sono di norma i livelli arenacei a presentare le migliori caratteristiche di permeabilità, condizionando già solo con il loro spessore lo sviluppo delle reti acquifere nella profondità dell ammasso roccioso. Il concetto di permeabilità, applicato a queste formazioni, è quanto mai relativo e variabile localmente. 3

4 Nella cartografia geologica a scala 1: disponibile presso il Servizio Geologico regionale (in corso di revisione per l allestimento del foglio a scala 1: della Nuova carta Geologica d Italia), le formazioni che corrispondono a queste caratteristiche sono indicate come Arenarie di Monte Cervarola (CEV) e Arenarie del Torrente Dardagna (DAR), l età è prevalentemente miocenica inferiore, gli spessori delle successioni sedimentarie non interessate da deformazioni tettoniche possono essere compresi tra alcune centinaia di metri fino a quasi un chilometro. Queste unità sono comunemente deformate da pieghe che localmente si tagliano in sovrascorrimenti, strutture dotate di una tale continuità areale da essere cartografabili a scala regionale. Sempre a scala regionale si osserva la sovrapposizione (ora tettonica) di unità argillitiche e marnose caotiche (AVC, vedi oltre) a CEV, mentre localmente questi rapporti geometrici sono invertiti da sovrascorrimenti delle successioni di CEV, deformate in anticlinali rovesciate, sulle unità caotiche. Questa situazione è la più interessante dal punto di vista idrogeologico, come meglio verrà spiegato in seguito. I versanti hanno caratteristiche di buona stabilità e, solo localmente, e per lo più in corrispondenza di contatti tettonici sulle unità argillitiche, si rilevano accumuli di frana. In genere, queste frane sono date dalla coalescenza di più accumuli, mobilizzati in tempi successivi, che raggiungono spessori complessivi non inferiori a una cinquantina di metri. Settore 2: una fascia compresa tra i centri abitati di cui sopra e le pendici di Monte Belvedere. E caratterizzato da morfologia poco acclive e dalla presenza di diffusi corpi di frana che si impostano su un substrato dato da unità argillitiche caotiche (in prevalenza appartenenti all unità argilloso calcarea, AVC nella cartografia geologica a scala 1:10.000), associate a corpi isolati marnosi o arenaceo-pelitici tettonizzati. Questo insieme di terreni fortemente deformati, noto in letteratura geologica come unità Sestola-Vidiciatico, è dato da litotipi di età comprese tra il Cretaceo e il Miocene inf.; ad eccezione dei corpi di frana e dei lembi arenacei isolati, l unità si comporta come un complesso idrogeologico a bassissima permeabilità. In affioramento, AVC si 4

5 presenta come nella foto, il particolare evidenzia la caratteristica delle argilliti a suddividersi in scaglie, determinata dalla presenza di superfici lucide, di origine meccanica ( clivaggio scaglioso ), estremamente ravvicinate tra loro e fittamente intersecantesi, caratteristiche che non agevolano l infiltrazione e giustificano la minore permeabilità di questa unità rispetto a CEV. Settore 3 Il rilievo di Monte Belvedere, dato dalle formazioni di Monte Venere e Monghidoro, alternanze di livelli arenacei, pelitici e di marne calcaree (queste ultime in banchi di spessore plurimetrico), di età compresa tra il Cretaceo sup. e il Paleocene I settori 1 e 3 sono sede delle principali rocce-magazzino, cartografabili nel territorio comunale di Lizzano. 5

6 Monteacuto delle Alpi Settore 1 T. Silla Settore 2 La foto riprende una panoramica della porzione più orientale del settore 1, con i rilievi di Monteacuto e Monte Grande che corrispondono a rocce-magazzino in CEV, delimitate frontalmente dalle formazioni dell unità Sestola Vidiciatico del settore 2; i rilievi del settore 1 sono sede degli acquiferi che alimentano le sorgenti captate attraverso gli acquedotti comunali, come risulta dal tracciato di questi ultimi secondo la Base informativa delle reti acquedottistiche, versione provvisoria, ediz pubblicata dal Servizio Tutela e Risanamento Risorsa Acqua della Regione. La geologia del settore 1 verrà quindi descritta con maggiore dettaglio nei paragrafi seguenti, commentando il confronto con la distribuzione delle sorgenti censite. 3. IL CENSIMENTO DELLE SORGENTI E PRIME ANALISI DEI DATI L inventario delle sorgenti presenti nel territorio comunale di Lizzano, e in particolare di quelle captate da acquedotto, è stato effettuato recuperando la documentazione presente presso gli Enti a vario titolo competenti in materia di acque sotterranee 1. I dati sono stati integrati attraverso notizie bibliografiche, tra cui la cartografia topografica dell Istituto Geografico Militare (IGMI) rilevata negli anni 30 e 40 del secolo scorso. Le sorgenti così documentate sono state georeferenziate attraverso il programma GIS ArcView, ottenendo per ciascun archivio una copertura di punti (layer) associati a tabelle descrittive delle varie informazioni attribuibili ai singoli punti-sorgente, la natura delle quali varia a seconda dell archivio consultato. 1 Si ringraziano per la collaborazione: dott. Leonardo Rosciglione, sig.ra Morello (Servizio Tecnico di Bacino Reno); dott. Domenico Preti, dottssa Paola Maldini (Autorità di Bacino del Reno); dott.ssa Paola Cavazzi, Provincia di Bologna 6

7 Queste sono le basi dati informatizzate in tal modo ottenute (i nomi dei files sono quelli di lavoro): sorgenti captate?? SPDS.shp Sorgenti digitalizzate sulla base dei dati cartacei presenti presso l ex-ufficio Risorse Idriche del Servizio Provinciale di Difesa del Suolo di Bologna (ora Servizio Tecnico di Bacino Reno, STB), competente per l istruttoria delle pratiche di Richiesta di concessione per l utilizzo di acque sorgive divenute pubbliche ai sensi dell art. 1 della legge n. 36 e del Regolamento attuativo della stessa approvato con DPR n Nelle pratiche complete, la localizzazione è stata effettuata a scala 1: Informazioni principali contenute: CODICE: identificativo NOME: nome della sorgente DATA CAPTAZIONE Q_MIN: portata minima in l/s Q_MAX: portata massima l/s Q_CONC_L/S: portata concessa l/s Q_CONC_MC/A: portata concessa in m3 all anno GIORNI: giorni di erogazione ORE: ore di erogazione?? Sorgenti_lizzano_1_4.shp Sorgenti documentate da ARPA - Ingegneria Ambientale per il Piano regionale di Tutela delle Acque (2003), le cui informazioni sono pressochè coincidenti con i dati di cui sopra Informazioni principali contenute: COD_NOME: codice e nome sorgente LOCALITA: località ENTE GESTORE: VOL_PREL_M: volume in m3/anno ANNO_RIF: anno di riferimento delle erogazioni DATA: data della misura di portata PORTATA_ES: portata l/s?? Comune_lizzano.shp Sorgenti georeferenziate da base cartografica a scala 1:25.000, fornita dal Comune di Lizzano (i punti e i codici coincidono con quelli di ARPA) Informazioni principali contenute: ID: identificativo CODICE: codice della sorgente LEGENDA: nome dell acquedotto (?)?? Acq_lizz.shp Shape puntuale delle sorgenti (SG) e dei gruppo di sorgenti (GS) degli acquedotti del Comune di Lizzano, derivato dalla Base informativa delle reti acquedottistiche (versione provvisoria) ediz della provincia di Bologna pubblicata a cura del Servizio Tutela e risanamento risorsa acqua. La scala originaria di localizzazione è 1: Principali informazioni contenute: DEN_RIS_IDRICA: nome della sorgente TIPO_NODO: SG, GS MESI_UTILIZZO: PORTATA MIN/MAX: portata (l/s) PERIODO DI MAGRA: da..a VOLUME: volume d acqua in rete (m3x103/anno) COD_RETE: codice dell acquedotto sorgenti libere o non captate da acquedotto?? Sorella_acqua_lizzano.shp Sorgenti derivate dall informatizzazione dei dati pubblicati nella monografia Sorella Acqua, prodotta dalla Provincia di Bologna-Assessorato Ambiente (anni 90), relativi a un censimento delle sorgenti per lo più libere o comunque non captate da acquedotto (es. fontane). Come era nell intenzione degli autori, questa base dati segnala scaturigini che 7

8 possono avere (o acquistare) caratteristiche di pregio naturalistico nell Appennino Bolognese. La scala utilizzata per la localizzazione è 1: Informazioni principali contenute: NUM/SORG: LOCALITA : Q_L_M: portata l/minuto MESE_Q: mese della misura di portata?? Escurs_sorg.shp Sorgenti georeferenziate basandosi sulla carta escursionistica scala 1:50.000, pubblicata dal Servizio Sistemi Informativi Geografici della Regione Emilia-Romagna (a cura di R. Arcozzi) Varie, indifferenziate?? CTR_lizzano.shp Solo per completezza, sono stati digitalizzati pozzi e sorgenti rappresentati nelle tavole della ctr a scala 1: Principali informazioni contenute: ID: TIPO: P (pozzo) S (sorgente) Con valore storico?? IGM.shp Sorgenti e pozzi digitalizzati sulla base dei raster delle tavolette 1: della carta (topografica) d Italia dell IGM. Informazioni contenute: ID: identificativo TIPO: S (sorgente), P (pozzo) CARATTERE: P (perenne), N (non perenne) I dati a disposizione sono stati analizzati ed elaborati per individuare le sorgenti maggiormente censite per confronto tra gli archivi acquisiti, nonchè le eventuali sovrapposizioni nella localizzazione dei punti censiti. Lo scopo di questa analisi è anche valutare quali sorgenti abbiano assunto per i diversi archivi importanza (dovuta a facile accessibilità o a portata rilevante o alla qualità della fonte ) in base alla quantità di informazioni accessorie relative alle singole sorgenti. Per ogni strato informativo (layer) sono state create delle aree circolari (buffer) di 100 m, con centro nel punto relativo alla sorgente; le aree sono state unite con operazioni di merge e dissolve e a ognuna di esse è stato assegnato un valore in base alla densità di sorgenti che ricadevano all interno (valori compresi tra 1 e 7). Un dettaglio è mostrato nella figura: visualizzando la legenda del layer e attribuendo un colore diverso ad ogni valore di censimento, si possono visivamente riconoscere le aree maggiormente censite e le rispettive sorgenti. 8

9 Queste sono, elencate in ordine decrescente: Fontana d Affrico (fraz.vidiciatico) Mezzasela (destra Rio delle Polle, pendici nord-orientali di Monte Grande) Bagnadori (fraz. Pianaccio) Rio Predoso (Vidiciatico, strada per Monte Pizzo) Acquarè (destra Rio delle Polle, pendici nord-orientali di Monte Grande) Madonna dell Acero (santuario) Corno alle Scale (tra Corno alle Scale e Cupolino) Budiara (destra Rio delle Polle, pendici nord-orientali di Monte Grande) Polla (pendici nord La Nuda) Borghetti (pendici nord La Nuda) Basseda (T. Dardagna, ovest santuario Madonna dell Acero) Dardagna (T. Dardagna, a monte precente) Il problema delle sovrapposizioni tra punti derivanti da rilevamenti diversi (per scala di indagine e/o periodo di esecuzione) e verosimilmente riferibili alle stesse scaturigini, emerge da un primo esame dei files ottenuti dalla sintesi dei dati raccolti. Ciò non sorprende ed è una caratteristica comune agli esisti di altri inventari condotti in ambito regionale da chi scrive, specialmente dove i dati pregressi risultano essere piuttosto numerosi e non è necessario organizzare un censimento delle sorgenti ex-novo. L area di studio è complessivamente ricca di informazioni sulle sorgenti captate e le differenze riscontrabili nella localizzazione di più punti censiti, verosimilmente riferibili alla stessa scaturigine, variano da 15 a 200 metri. Questo problema non condiziona la delimitazione delle rocce-magazzino perché si è visto che la distribuzione delle sorgenti rispetta in modo assai soddisfacente l andamento dei limiti geologici, specie quando essi coincidono con limiti di permeabilità. Al contrario, eventuali imprecisioni nella localizzazione delle scaturigini risulterebbero intollerabili nelle analisi finalizzate (ad esempio) alla delimitazione delle prescritte zone di tutela assoluta e rispetto delle captazioni, ex- art. 21 dlgs 152/99. Quindi, indipendentemente dalle strette finalità del 9

10 progetto Aqualabel, per il futuro è consigliata la programmazione di un attività di revisione di campagna delle localizzazioni delle sorgenti censite, per un loro definitivo riordino, sicuramente utile a lungo termine per l Amministrazione comunale. Il Servizio geologico, sismico e dei suoli prevede lo svolgimento di questa attività tra quelle finalizzate, più in generale, allo studio delle acque sotterraneee nell Appennino emiliano-romagnolo. Verrà in questa occasione sperimentata anche la possibilità dell uso del GPS, seppure con le limitazioni imposte dalla morfologia e dalla vegetazione nell area di studio. Per non creare confusione tra i punti analoghi che parzialmente si sovrappongono, nella carta a scala 1: allegata a questa relazione le sorgenti captate si riferiscono ai soli dati forniti dal Comune di Lizzano. Per lo stesso motivo, desiderando però consegnare una base dati informatizzata più completa, vengono forniti gli archivi provenienti da ARPA, carte topografiche ed escursionistiche, base informativa sugli acquedotti e Comune di Lizzano. Si nota come i punti derivati dalla Base informativa delle reti acquedottistiche, ediz. provvisoria 2003 si riferiscano (per approssimazione) agli omonimi gruppi di sorgenti segnalati dagli altri archivi, trattandosi verosimilmente dei primi serbatoi di raccolta. E stata anche tentata una classificazione delle sorgenti captate sulla base delle portate documentate. Una eventuale differenziazione dei dati per classi di portata è possibile solo per quelli provenienti dall ex-servizio provinciale di Difesa del Suolo di Bologna (SPDS) e ARPA, e solo in base alla portata richiesta in concessione (che dipende quanto meno dalle portate minime naturali che caratterizzano il regime di quella sorgente). Sono stati assegnati il valore 1 a portate concesse (misurate in l/s) = 1, il valore 3 a portate concesse > 1 e = 4, il valore 6 a portate > 4. Come si vede, per la maggior parte delle sorgenti sono state richieste in concessione portate minori di 4 l/s, se non addirittura minori o uguali all unità. In particolare, a fronte di valori di precipitazioni medie tra le più abbondanti della Regione (il comune di Lizzano è compreso tra le isoiete 1750 e 1250 mm/anno in: Regione Emilia-Romagna, Servizio Meteorologico regionale, 1995, I numeri del clima ) il fatto che le sorgenti mediamente restituiscano portate di quest ordine di grandezza è 10

11 indicativo di rocce-magazzino con permeabilità bassa, se paragonata a quella es. dei calcari che affiorano diffusamente nell Appennino centro-meridionale. Questa caratteristica è tipica delle unità con alternanze di arenarie e peliti (in cui rientra CEV) che costituiscono più della metà delle roccemagazzino dell Appennino emiliano-romagnolo, dove tali valori di portata media delle sorgenti sono comunemente riscontrabili. Quasi a compensare portate di quest ordine di grandezza, la discreta diffusione areale delle scaturigini fa sì che esse risultino comunque agevolmente utilizzabili in modo cumulativo, per adduzione ad un primo serbatoio da cui dipende la locale distribuzione. Nei riquadri sono individuate le sorgenti inizialmente considerate per la scelta del tratto di rete acquedottistica da sottoporre a sperimentazione, come viene discusso nel capitolo seguente. Si fa notare come una delle sorgenti del raggruppamento Fontana d Affrico della frazione Vidiciatico risulti assai cospicua, ricadendo nella classe maggiore di 4 l/s; la segnalazione nelle carte topografiche 1: IGMI indica anche caratteristiche di una sorgente senz altro perenne, storicamente importante. A giudizio del Comune di Lizzano, non è stata (motivatamente) considerata per la sperimentazione Aqualabel, in quanto il tratto di rete da essa alimentato non poteva essere nemmeno provvisoriamente isolato senza causare disagi alle utenze. Il totale delle sorgenti presenti nel Comune di Lizzano è dato dal merge di tutti gli strati informativi disponibili. Nella figura è schematizzato l esito del censimento (sono stati rappresentati anche gli acquedotti, sempre tratti dalla base informativa pubblicata dal Servizio tutela e risanamento risorsa acqua). Sono rappresentate in colori diversi le sorgenti censite una sola volta, per ciascuna delle basi dati utilizzate. 11

12 4. SORGENTI E TRATTI DI ACQUEDOTTO IN SPERIMENTAZIONE. 4.1 Caratteristiche E stato proposto di individuare tre insiemi di sorgenti (singole e in gruppi), a capo di altrettanti tronchi acquedottistici, tra cui scegliere quello oggetto della sperimentazione. Si tratta di: 1. Sorgenti Mezzasela 1 e 2, Acquarè 1, 2 e 3, Budiara che alimentano la località Villaggio Europa tra Vidiciatico e il capoluogo. Secondo i dati derivanti dalle pratiche depositate presso il Servizio Tecnico di Bacino Reno e riferiti all anno 2001, per un utilizzo di 365 giorni all anno per 24 ore al giorno, si ha nome Quota (approx) Portata minima Portata concessa Mc/anno m slm (l/s) (l/s) Mezzasela (?) Mezzasela (?) Acquarè Acquarè Acquarè Budiara La quota più bassa raggiunta dal tracciato dell acquedotto che alimenta il Villaggio Europa è 695 m, mentre un tronco si ferma a quota 756 presso Maenzano (fonte: RER, Servizio tutela e risanamento risorsa acqua, Base informativa delle reti acquedottistiche-versione provvisoria, provincia di Bologna, ediz. 2003) Secondo i dati di ARPA-Ingegneria Ambientale, raccolti per la redazione del Piano regionale di Tutela delle Acque, si ha nome Quota (approx) Portata minima Portata esercizio Mc/anno m slm esercizio (l/s) (l/s) Mezzasela 1 0,5 1, Mezzasela 2 0,5 1, Acquarè 3 0, Acquarè 2 0, Acquarè 1 0, Budiara 0,5 0, Effettivamente, i dati corretti in base al ricalcolo dei consumi annui dichiarati sono: nome Quota (approx) Portata minima Portata esercizio Mc/anno m slm esercizio (l/s) (l/s) Mezzasela ,5 1, Mezzasela ,5 1, Acquarè , Acquarè , Acquarè , Budiara ,5 0, Complessivamente 3 6,5 12

13 Nell ipotesi che le sorgenti censite siano mantenute in esercizio derivando contemporaneamente le portata dichiarate per ciascuna di esse senza variazioni, questi gruppi che riforniscono l acquedotto del Villaggio Europa di Lizzano potranno garantire una portata complessiva compresa tra da 3 a 6,5 l/s all ingresso nel serbatoio comune, da cui si diparte la distribuzione. Per semplicità, da qui in avanti queste sorgenti verranno complessivamente indicate con il nome di sorgenti Mezzasela. 2. Sorgente Bagnadori, che serve l acquedotto della località Pianaccio. Nel censimento non è stata trovata documentazione della sorgente Bonavera, segnalata in letteratura assieme alla Bagnadori (Forti, Francavilla e Martini, 1997, Le acque delle sorgenti dei Bagnadori a Pianaccio di Lizzano in Belvedere: una risorsa da valorizzare in: Le acque sotterranee del territorio montano e collinare della provincia di Bologna, Quaderni di tecniche di protezione ambientale). E invece segnalata dalla pubblicazione Sorella Acqua del Servizio Ambiente della Provincia di Bologna, una sorgente più a monte (1255 m slm) della Bagnadori censita a quota 1080 da ARPA-Ingegneria Ambientale. E quindi da verificare sul terreno se la sorgente Bagnadori (peraltro storicamente documentata dalla cartografia topografica IGMI) comprenda o più scaturigini oppure una scaturigine naturale che alimenti di fatto un primo serbatoio a valle. Secondo ARPA, la sorgente ha le seguenti caratteristiche: nome Quota (appox) Portata minima Portata esercizio Mc/anno m slm esercizio (l/s) (l/s) Bagnadori La località Pianaccio rifornita da acquedotto è a quota 705 m slm. (fonte: RER, Servizio tutela e risanamento risorsa acqua, Base informativa delle reti acquedottistiche-versione provvisoria, provincia di Bologna, ediz. 2003). 3. Sorgenti Basseda. Secondo i dati derivanti dalle pratiche depositate presso il Servizio Tecnico di Bacino Reno e riferiti all anno 2001, per un utilizzo di 365 giorni all anno per 24 ore al giorno, si ha: nome Quota (appox) Portata minima Portata concessa Mc/anno m slm (l/s) (l/s) Basseda (6 max) Basseda (6 max) Sostanzialmente concordanti con quelli di ARPA-Ingegneria Ambientale. Il Comune di Lizzano indica un consumo annuo di mc, effettivamente corrispondenti all utilizzo di una portata di 6 l/s. Note le sorgenti di interesse, è stata esaminato il contesto geologico-ambientale in cui si collocano, con riferimento alla cartografia delle rocce-magazzino. 13

14 5. CARTOGRAFIA DI ANALISI: LE ROCCE-MAGAZZINO La distribuzione delle sorgenti censite sul territorio comunale è stata confrontata con la geologia, utilizzando le basi informative vettoriali ricavate dagli originali a scala 1: rilevata nell area di studio per il Progetto Carta Geologica d Italia a scala 1: (CARG). In particolare, sono stati consultati:?? Foglio 236 Pavullo nel Frignano, carta e note illustrative (Bettelli, Panini & Pizziolo, 2002)?? Sezz , , , , (per la maggior parte originali d autore inediti) rilevate a cura di M. Pizziolo, A. Iotti, S. Quagliere e soggette attualmente a parziale revisione Ciò ha permesso di delimitare le rocce-magazzino nell area di studio, considerando che, in modo soddisfacente, le sorgenti risultavano localizzate entro le unità comunque ascrivibili ai complessi idrogeologici maggiormente permeabili nell area: le placche di Arenarie di M. Cervarola (CEV), le formazioni di Monte Venere (MOV) e Monghidoro (MOH), i corpi di frana e gli accumuli detritici. Le aree bianche che separano le rocce-magazzino corrispondono alle unità della Sestola-Vidiciatico a minore permeabilità. La perimetrazione è stata effettuata utilizzando il programma GIS ArcView, in base al quale è stato possibile classificare le rocce-magazzino secondo diversi criteri, di seguito illustrati; in base alle necessità degli utilizzatori potranno quindi essere ricavate varie cartografie descrittive, dotate di un dettaglio compatibile con una scala di rappresentazione compresa tra 1: e 1: I limiti dei poligoni cartografati coincidono con quelli delle unità geologiche, considerando che:?? Nel caso delle formazioni del substrato, si tratta di limiti di permeabilità, con le unità argillitiche della Sestola-Vidiciatico?? Le coperture detritiche e in particolar modo i corpi di frana, sono stati cartografati quando singolarmente sede di significative concentrazioni di sorgenti o pozzi (questi ultimi derivati dalle CTR) oppure quando risultano localizzati al contorno di altre rocce-magazzino e si verificano (o si ipotizzano) connessioni tra substrato e copertura in relazione alla filtrazione. E questo soprattutto il caso dei corpi di frana disposti al contatto tra unità maggiormente permeabili e argilliti, che portano le acque di sottosuolo a quote inferiori rispetto al limite idrogeologico principale. Non è sempre possibile delimitare inferiormente con sicurezza i corpi di frana con tali caratteristiche, anche a causa delle approssimazioni contenute nella cartografia geologica 1: in merito alla separazione dei singoli accumuli; è stato quindi attribuito un grado di incertezza alla perimetrazione. Il concetto di limite incerto è stato anche applicato alle divisioni tra situazioni idrogeologiche (vedi oltre), trattandosi di partizioni proposte a titolo sperimentale. 5.1 classificazione in base alla geologia Per ciascuna roccia-magazzino sono state individuate le corrispondenti unità geologiche. Nella figura è schematizzata la carta ottenibile applicando questo criterio di classificazione, con in più la localizzazione di (pochi) punti di campionamento, per i quali è stato possibile reperire alcuni dati chimico-fisici sulle acque sorgive (fonte: Comune di Lizzano, vedi appendice). In particolare, sono differenziati:?? accumuli di frana, quando isolati e coperture detritiche grossolane (queste ultime sono tra le unità a maggiore permeabilità relativa)?? accumuli di frana (accompagnati o meno da lembi disarticolati di formazioni) che hanno come substrato un'altra roccia-magazzino, per evidenziare i casi di possibile, locale interconnessione?? formazioni ben stratificate con alternanze arenaceo-pelitiche (CEV), differenziando tre contesti, caratterizzati rispettivamente dalla presenza di successioni deformate da pieghe, o più semplicemente fagliate oppure in corpi isolati (=serbatoi minori) 14

15 ?? formazioni ben stratificate, con alternanze di arenarie, peliti, marne calcaree deformate (tettonizzate, MOV, MOH)?? formazioni sede di acquiferi minori: corpi arenacei isolati e marne selciose Sono rappresentati in carta anche i depositi alluvionali, in evoluzione e terrazzati, tratti dalla cartografia geologica. Nell area di studio hanno estensione assai ridotta; in quanto sede di risorse idriche sotterranee possono avere qualche importanza lungo il corso del T. Silla. Qui si rilevano locali situazioni di connessione tra l alveo e i depositi alluvionali terrazzati (vedi Piano Territoriale Infraregionale di Bologna), favorevoli allo sviluppo delle relazioni fiume-falda. 15

16 Nel settore 1, sono state eseguite due sezioni geologiche che tagliano le principali roccemagazzino per mostrarne struttura e geometria, interpretate in base ai dati di superficie fino a una profondità di alcune centinaia di metri. La sezione A-A parte dal T. Dardagna, raggiunge Monte Grande in direzione SE, piega verso NE verso il T. Silla. Evidenzia tre placche in cui gli strati arenaceo-pelitici di CEV, deformati in anticlinali rovesciate, sono suddivise dall interposizione di spessori dell unità Sestola-Vidiciatico (sigle AVC, BAP, FIU, MMA); nell intraprendere un rilevamento di campagna volto a raffittire i dati sulle sorgenti libere, si darà la precedenza ai settori di CEV prossimi ai contatti di base e tetto, dove si hanno situazioni favorevoli allo sviluppo di scaturigini per soglia di permeabilità. La sezione B-B va da La Nuda a Porchia passando a monte di Pianaccio; spostando il taglio più a sud di alcune centinaia di metri rispetto al precedente, le geometrie cambiano e in particolare le separazioni di unità a minore permeabilità scompaiono localmente, sostituita da CEV deformato da pieghe. Qui avanzare delle previsioni sulla localizzazione preferenziale delle sorgenti è più difficile, es. in prima approssimazione andranno tenuti in considerazione i versanti in cui la stratificazione è a franapoggio minore o uguale al pendio e i fondovalle. 16

17 Estendendo le considerazioni derivate attraverso le sezioni geologiche, nel settore 1 i contesti geologici localmente favorevoli all addensamento di sorgenti, sono dati da?? successioni arenaceo-pelitiche piegate, in prossimità dei contatti con gli spessori di unità argillitiche caotiche, tettonicamente interposte (aree bianche che separano le rocce-magazzino cartografate )?? corpi di frana, che hanno la caratteristica di essere comunque associati (ricoprendoli) ai limiti di permeabilità rappresentati dal contatto CEV - unità Sestola-Vidiciatico e/o alla presenza di contatti tettonici o faglie interni a CEV con la possibilità che, localmente, substrato e coperture detritiche siano idrogeologicamente connessi e dove lo sviluppo in profondità delle reti acquifere è legato strettamente alle locali caratteristiche della fratturazione (apertura, spaziatura, interconnessione), quest ultima associata alla presenza dei contatti tettonici principali. Si possono infine evidenziare (vedi figura) alcune faglie segnalate nella cartografia geologica e associate alla presenza di sorgenti censite, a titolo di informazione per successivi approfondimenti. 17

18 5.2 classificazione in base alle situazioni idrogeologiche Considerando le differenze illustrate nelle sezioni, si è tentato di praticare un ulteriore suddivisione delle rocce magazzino in settori dove, a parità di litologia, si abbiano geometrie e strutture arealmente continue equiparabili a situazioni idrogeologiche (Civita, 1994), dove un unico modello governa i percorsi delle acque nel sottosuolo e la localizzazione preferenziale delle sorgenti. Nella figura sono schematizzate queste suddivisioni proposte (la numerazione serve solo a differenziarle meglio). I riferimenti a gruppi di sorgenti selezionati ed aree di possibile alimentazione verranno chiariti successivamente. Come si vede, i colori sono estesi anche ai corpi di frana per i quali sia lecito ipotizzare una connessione idrogeologica con le formazioni del substrato. 18

19 5.3 Proposta per l individuazione di ambiti di tutela. Le rocce-magazzino individuano le aree a cui applicare, nell ambito della pianificazione territoriale, opportuni indirizzi per la tutela delle risorse idriche sotterranee. Abbinando le informazioni sull utilizzo delle sorgenti censite con quelle sulla suddivisione in modelli di flusso idrico sotterraneo, si è tentato di individuare (in prima approssimazione) possibili ambiti di applicazione di indirizzi differenziati di tutela. Si assume che una roccia-magazzino (o un suo settore) caratterizzata dalla presenza di sorgenti che alimentano pubblici acquedotti sia prioritario nell applicazione di misure di tutela e/o nello svolgimento di analisi territoriali di locale approfondimento sugli aspetti idrogeologici. Questo è il significato delle aree di classe 1. Le aree in classe 2 presentano sorgenti captate, le cui acque servono al consumo umano senza alimentare pubblici acquedotti, oppure che sono contigue (se non idrogeologicamente connesse) ai settori di classe 1. La classe 6 è data da rocce-magazzino recanti indicazioni su sorgenti non captate e/o ricavate da censimenti con valore storico-bibliografico consultati per questa ricerca (es. IGMI). La classe 7 comprende le aree prive di segnalazioni o con sorgenti/pozzi ricavati dalle sole CTR, nelle quali esistono le condizioni per prevedere risorse di modesta entità; la classe 9 invece individua rocce-magazzino potenzialmente sede di risorse interessanti anche per l uso idropotabile e non documentate attraverso il censimento sorgenti, essendo ipotizzabili connessioni con i settori attribuiti alle classi 1 o 2 (anche fuori dal territorio comunale). Secondo questo schema, stabilita la priorità (applicazione indirizzi + approfondimenti) delle aree di classe 1, esse saranno seguite nell ordine da quelle di classe 2; le aree di classe 9 potranno essere oggetto di verifica ricercando nuove risorse di particolare pregio; nell applicazione di politiche di valorizzazione e recupero delle risorse a scopo naturalistico e/o turistico-ambientale, si prenderanno per prime in considerazione le aree di classe 6, mentre per la ricerca di risorse (non necessariamente di pregio) utilizzabili in ambito esclusivamente locale (domestico), si partirà nell analisi dalle aree di classe 7. 19

20 6. INQUADRAMENTO DELLE SORGENTI OGGETTO DELLA SPERIMENTAZIONE 6.1 Inquadramento nell ambito delle rocce-magazzino La carta tematica di dettaglio sulle rocce-magazzino permette di inquadrare i gruppi di sorgenti Mezzasela, Bagnadori, Basseda, preliminarmente alla scelta del raggruppamento oggetto della sperimentazione Aqualabel. Gli accumuli detritici mascherano la presenza di contatti tettonici, due dei quali (sorgenti Mezzasela e Basseda) dividono contesti dove CEV sono deformate secondo diverse geometrie, mentre il terzo è associato anche a un limite di permeabilità (sorg. Bagnadori). Come già anticipato nelle pagine precedenti discutendo i valori di portata delle scaturigini, le formazioni litologicamente simili a CEV ospitano sorgenti con circuiti di alimentazione piuttosto superficiali, in quanto condizionati dalla tendenza delle fratture a richiudersi rapidamente in profondità oltre che dalla presenza di intercalazioni pelitiche a minore permeabilità. Per semplificare, questo stile delle reti acquifere non è riconducibile a quanto si osserva nelle unità geologiche interessate da fenomeni carsici (nell Appenino emiliano-romagnolo, i gessi), dove si sono stati ricostruiti circuiti di alimentazione di sorgenti con uno sviluppo (in pianta) di ordine chilometrico (es. Forti, Francavilla, Prata e Rabbi, 1988, Idrochimica e idrogeologia della formazione evaporitica triassica dell Alta Val di Secchia, con particolare riguardo alle fonti di Poiano. In: AA.VV. L area carsica dell alta Val di Secchia, studio interdisciplinare dei caratteri ambientali ) 20

21 Sulla base della geologia, i tre insiemi di sorgenti?? sono localizzati su corpi di frana compositi (spessore non inferiore a 50 metri), il cui substrato è costituito dalla formazione delle Arenarie di Monte Cervarola (CEV).?? sono alimentati da reti acquifere diverse, per geometria dei circuiti in relazione alle caratteristiche locali della fratturazione In base all omogeneità litologica, ci si aspetta che le acque presentino una sostanziale affinità dal punto di vista idrochimico, almeno per quanto riguarda i costituenti principali. In particolare, da letteratura (Forti et alii, op.cit.) le acque della sorgente Bagnadori risultano classificabili nella famiglia delle bicarbonato-calciche, in accordo con quanto è documentato per i complessi idrogeologici affini o analoghi a CEV (es. Canedoli, Cuoghi, Franceschini, Gorgoni, Panini, Pellegrini, Voltolini, Le risorse idropotabili dell alto Appennino della provincia di Reggio Emilia in: Studi sulla vulnerabilità degli acquiferi, alta pianura e Appennino della provincia di Reggio Emilia, Quaderni di tecniche di protezione ambientale, 1994). Nella monografia Sorella Acqua (Provincia di Bologna), le analisi dei campioni prelevati dalle sorgenti censite nel Comune di Lizzano indicano come gli ioni calcio e bicarbonato presentino le concentrazioni più elevate. Per ciascun gruppo di sorgenti sono state ricavate, in prima approssimazione e solo a titolo indicativo, le possibili aree alimentazione, applicando (con modifiche) il metodo morfologicoaltimetrico descritto da Piacentini in: Studi sulla vulnerabilità degli acquiferi: l Appennino modenese, Quaderni di tecniche di protezione ambientale, pubblicazione CNR-GNDCI n.949, Tali aree sono state ottenute assumendo che?? non si estendano a valle dell isoipsa passante per il gruppo di sorgenti di quota minore, lungo uno stesso versante?? siano limitate lateralmente da torrenti (limiti di alimentazione)?? siano limitate superiormente dal probabile spartiacque sotterraneo, che in CEV si può considerare coincidente con il limite del bacino idrografico (ipotizzando reti acquifere superficiali, vedi discussione in Canedoli et alii, op. cit.) 2 Ai fini della pianificazione urbanistica comunale e di settore (es. attività estrattive), la ricerca sulla delimitazione delle effettive aree di alimentazione delle sorgenti andrà affrontata attraverso appropriati studi idrogeologici. Nella proposta suddivisione delle rocce-magazzino in sotto-unità, riconducili a situazioni idrogeologiche (vedi figura a pag. 19), confrontando le aree di possibile alimentazione dei tre gruppi di sorgenti si vede che?? risultano indipendenti uno dall altro?? Bagnadori e Basseda appartengono a una stessa situazione idrogeologica, diversa da quella di Mezzasela. Quest ultimo insieme di sorgenti è quindi trattabile separatamente e, volendo individuarlo come origine del tratto di rete acquedottistica da sottoporre a sperimentazione, presenta caratteristiche comunemente riscontrabili nell area di studio dal punto di vista idrogeologico. 2 applicando questa approssimazione, è stato creato uno shapefile con le più probabili direzioni di flusso sotterraneo per le sorgenti censite, incluso nel materiale consegnato, per evidenziare come l alimentazione delle scaturigini abbia carattere locale in rocce-magazzino di questo tipo. 21

22 6.2 Inquadramento nell ambito dello Schema Direttore In una delle tavole a scala 1: pubblicate per lo Schema Direttore della Pericolosità Geoambientale, è stata sperimentata l applicazione di un metodo che consenta di giungere, in modo speditivo e utilizzando informazioni omogeneamente distribuite sul territorio, ad una zonizzazione di rischio, inteso come prodotto di?? pericolosità (stima della potenzialità relativa di produrre inquinamento associata alle varie categorie di uso del suolo)?? vulnerabilità degli acquiferi?? valore e grado di esposizione delle risorse idriche sotterranee all inquinamento.. In base a questa cartografia (vedi figura), l area di studio è classificata a basso rischio potenziale di inquinamento (colore azzurro), soprattutto a ragione della stabilità con cui si sono arealmente mantenuti nel periodo usi del suolo favorevoli alla conservazione dell integrità delle risorse idriche sotterranee. Le sole aree a rischio potenziale elevato sono quelle urbanizzate. Confrontando la carta delle rocce magazzino con quella dell uso reale del suolo a scala 1: (a cura di S. Corticelli, Serv. Sistemi Informativi Geografici), aggiornata al 1994, si vede che la categoria arealmente più diffusa, anche in corrispondenza dei perimetri delle possibili aree di alimentazione dei tre gruppi di sorgenti, è la B corrispondente a boschi per i quali le latifoglie costituiscono il 75% dell unità. Seguono le categorie Bm, boschi misti di conifere e latifoglie, Ba boschi di conifere. Il gruppo delle sorgenti Basseda è l unico ad essere interessato a monte da aree urbanizzate e/o recanti coltivazioni di castagneti che tendono ad eliminare la protezione offerta dal sottobosco. Senza entrare in ulteriori dettagli (es. localizzazione e classificazione dei centri di pericolo, con speciale attenzione agli insediamenti sparsi, analisi della viabilità in quanto veicolo di potenziali inquinamenti da spargimenti accidentali o dilavamento ecc.) l area di studio è caratterizzata da condizioni di bassa pericolosità dove naturalmente è collocata la risorsa, prima che venga immessa nella rete acquedottistica. 22

23 7. CONCLUSIONI Il territorio comunale di Lizzano (in particolare, il suo settore meridionale) è sede di risorse idriche sotterranee, collocate nel contesto geologico descritto nella pagine precedenti e complessivamente favorevole al loro naturale immagazzinamento, in presenza di valori medi annui delle precipitazione elevati. Questi concetti vanno intesi in relazione alle caratteristiche del settore del crinale appenninico emiliano-romagnolo, come è stato allo stesso modo discusso. A ciò abbinate, favorevoli tipologie del locale uso del suolo creano le premesse perché siano garantite e mantenute condizioni di elevato pregio naturale delle risorse idriche sotterranee locali. Sono stati inquadrati, dal punto di vista geologico, gruppi di sorgenti di particolare interesse per la scelta del tratto acquedottistico da sottoporre a sperimentazione per il progetto Aqualabel. 23

24 8. APPENDICE Dai dati analitici fisico-chimici resi disponibili dal Comune di Lizzano e derivati da campionamenti di cui era nota la localizzazione, eseguiti nel periodo dicembre 1995 giugno 2003, sono stati tratti alcuni parametri significativi, che vengono riportati nei grafici seguenti. I colori indicano i punti di campionamento, ubicati nella figura a pag.15, riferiti a fontane o serbatoi. Le temperature documentate sono comprese tra 9,8 e 17,3 C e si può pensare che, data la dispersione dei valori misurati anche nello stesso periodo (es. luglio 1997) siano piuttosto condizionati dal contesto (esposizione) in cui è localizzato il punto di campionamento: si osserva, ad esempio, come tra Villaggio Europa e Lizzano capoluogo siano documentati circa sette gradi di differenza. Le acque sono tutte classificabili come fredde". Sono documentati valori di conducibilità compresi tra 250 e 292 microsiemens/cm indicativi di acque da oligo- a mediominerali; è interessante la risalita dei valori dall inverno alla tarda primavera rilevata a Pianaccio negli anni 96 e 97. A questi campioni corrisponde uno stesso andamento nei valori della durezza totale, forse da collegarsi alle dinamiche stagionali di alimentazione delle sorgenti dovuta all infiltrazione di nuove acque legate allo scioglimento delle nevi e alla lenta restituzione delle acque già immagazzinate, più ricche in sali. In base ai valori di durezza documentai, le acque sono classificabili da dolci a poco dure. Considerando i valori di ph documentati, le acque sono classificabili come alcaline. 18 TEMPERATURA ( C) lug lug ago lug ago lug ago lug lug-97 9 gennaio-95 gennaio-96 gennaio-97 gennaio-98 gennaio-99 24

25 CONDUCIBILITA' ELETTRICA A 20 C (micros/cm) set lug set mar mag gen mag gennaio-95 gennaio-96 gennaio-97 gennaio-98 gennaio-99 DUREZZA TOTALE ( F) 15,5 15,0 18-set mag lug-98 14,5 27-mag gen-97 14,0 11-mar-96 13,5 18-set-96 13,0 gennaio-95 gennaio-96 gennaio-97 gennaio-98 gennaio-99 25

26 CONCENTRAZIONE IDROGENIONICA (ph) 8,2 8,1 8,0 18-set set gen mag-97 7,9 7,8 11-mar mag lug-98 7,7 7,6 gennaio-95 gennaio-96 gennaio-97 gennaio-98 gennaio-99 26

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