La comunità ornitica del bosco planiziale di Palo Laziale (Roma) 30 anni dopo ( )

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1 La comunità ornitica del bosco planiziale di Palo Laziale (Roma) 30 anni dopo ( ) La comunità ornitica del bosco planiziale di Palo Laziale (Roma) 30 anni dopo ( ) Immagine tratta da Google Earth di Fulvio Fraticelli e Stefano Sarrocco LIPU Lega Italiana Protezione Uccelli 1

2 La comunità ornitica del bosco planiziale di Palo Laziale (Roma) 30 anni dopo ( ). A cura di Fulvio Fraticelli e Stefano Sarrocco 2

3 Indice INTRODUZIONE. 4 AREA DI STUDIO... 5 METODOLOGIA UTILIZZATA... 8 CENSIMENTO DEGLI UCCELLI... 8 ANALISI DELLA VEGETAZIONE...10 ANALISI DEI RISULTATI OTTENUTI...11 LA FISIONOMIA DELLA VEGETAZIONE...11 LA COMUNITÀ ORNITICA: ANALISI FAUNISTICA...12 LA COMUNITÀ ORNITICA: ANALISI SINECOLOGICA... 3 SPECIE DI INTERESSE CONSERVAZIONISTICO...19 COMPARAZIONE DEI RISULTATI...20 EVOLUZIONE DELLA COMUNITÀ...20 CONFRONTO CON ALTRE AREE FORESTALI...26 CONCLUSIONI...27 BIBLIOGRAFIA...29 ALLEGATO 1. ANDAMENTO DELLE CONSISTENZE NUMERICHE DELLE SPECIE

4 Introduzione L Associazione Lega Italiana Protezione Uccelli (LIPU) ha promosso con il contribuito dalla Fondazione Alsium uno studio sugli uccelli nidificanti all interno del Bosco di Palo Laziale (Ladispoli). L'Associazione Alsium nasce con l'obiettivo di preservare l'oasi del Bosco di Palo Laziale, sito di interesse comunitario che ospita uno degli ultimi residui di foresta planiziale tirrenica ancora pressoché incontaminati. Questo ambiente naturale di proprietà della famiglia Odescalchi, è stato da tempo riconosciuto come biotopo di elevato valore naturalistico e conservazionistico, tanto che nel 1995 è stato proposto come Sito di Interesse Comunitario (SIC) ed inserito successivamente a pieno titolo nella Rete Europea Natura Il sito esteso 129 ettari (SIC IT Bosco di Palo Laziale ), include al suo interno numerosi valori botanici e zoologici: sono presenti piccole zone umide, veri e propri affioramenti della falda freatica, in cui l acqua è presente generalmente da ottobre/novembre fino ai primi di giugno, che costituisce l habitat prioritario Stagni temporanei mediterranei. Sono inoltre presenti nell area tre specie di rettili di interesse comunitario: la testuggine palustre europea Emys orbicularis, la testuggine di Hermann Testudo hermanni e il cervone Elaphe quatuorlineata. È inoltre segnalata la presenza della falena dell edera Euplagia quadripuntaria, una farfalla di interesse comunitario prevalentemente notturna e dai colori molto vistosi. L interesse naturalistico collegato alla residualità della formazione forestale (uno dei pochi lembi intatti di foresta costiera medio-tirrenica) ha fatto sì che sia da alcuni decenni gestita con fini didattici e conservazionistici (dal 1981 al 2002 dall Associazione WWF Italia). Attualmente l Associazione Alsium gestisce le attività didattiche, attraverso visite guidate, ed interventi di conservazione attiva. Negli ultimi anni, a seguito del forte deperimento del bosco, è stato predisposto un progetto di ripristino ambientale, portato avanti dal Dipartimento di biologia ambientale dell università La Sapienza di Roma, in collaborazione con l università della Tuscia In questi trenta anni l obiettivo didattico e di conservazione ha permesso che si svolgessero sia attività di conservazione, sia studi dedicati alla conoscenza della flora e della fauna, con una particolare attenzione agli uccelli. Nel 1982 è stato realizzato a cura degli Autori il primo censimento dell avifauna, ripetuto poi nel Dopo circa trenta anni dal primo studio, la Fondazione Alsium ha promosso un analoga iniziativa, supportata dall Associazione LIPU, con l obiettivo di ottenere un quadro dell evoluzione dell ornitocenosi e del suo stato di conservazione. 4

5 La comunità ornitica del bosco planiziale di Palo Laziale (Roma) 30 anni dopo ( ) Area di studio Figura 1. Foto aerea dell area di studio. E evidenziato il limite del Sito di Interesse Comunitario Bosco di Palo Laziale, all interno del quale è inclusa l area. nell area di Santa Marinella e forse un altro porto nel territorio dell attuale Fregene, costituiva il sistema portuale di Caere, una delle più antiche e potenti città della dodecapoli etrusca, situata sul territorio dell attuale Cerveteri. Nel 247 a.c., a seguito della sconfitta subita dagli etruschi da parte dei romani, Alsium divenne una colonia marina romana, sede di splendide ville. Nel VI secolo fu teatro delle scorrerie dei Goti, nel VII e VIII secolo dei Longobardi e nel IX e X secolo dei Saraceni. Mancano notizie su Palo per il X e XI secolo, mentre si sa che intorno al XIV secolo Castrum Pali, terreno recintato da fortificazione all interno delle quali sorgeva una rocca, faceva parte dei possedimenti del monastero di San Saba. I monaci cedettero il fondo alla famiglia La raccolta dati è stata effettuata nella primavera-estate 2012 all interno dell area denominata Bosco di Palo, in comune di Ladispoli (Roma) (41 56 N E). L area è situata tra il mare e la Via Aurelia, 38 km a nord di Roma e ha una superficie complessiva di 129 ha. L indagine si è però rivolta solo alla zona che storicamente rappresentava il bosco autoctono e che ha una superficie di circa 35 ha. Cenni storici Palo ha origini antiche. Fonti storiche attestano che nel periodo etrusco nella zona sorgeva il porto di Alsium che, insieme con Pyrgi situato nell area dell attuale Santa Severa, Punicum 5

6 Orsini, che vi edificò un castello. Nel XVIII secolo, dopo essere stato più volte ceduto e riacquistato dai membri di questa famiglia, venne definitivamente venduto e passò alla famiglia Odescalchi che ne è tuttora la proprietaria. Nel corso dei secoli l area è stata utilizzata dai diversi proprietari come fondo di caccia. Dal gennaio 1981 al 2002 l area è stata gestita con fini didattici e conservazionistici dall Associazione WWF Italia. Si sono poi succedute altre associazioni, che hanno sempre utilizzato l area a fini culturali e di conservazione. Tralasciando altre aree la cui struttura vegetazionale è stata fortemente alterata con l immissione massiccia di specie alloctone e accentrando l attenzione sulla specifica area di studio, si possono elencare i seguenti fatti che hanno portato all attuale situazione paesaggistica. Durante la seconda guerra mondiale e nell immediato dopoguerra il bosco è stato sottoposto ad una pesante ceduazione, sia in forma controllata, sia in forma illegale. In seguito l area è stata lasciata ad uno sviluppo naturale se si esclude il regolare prelievo di legna da ardere, effettuato dai residenti e rivolto quasi esclusivamente agli alberi morti o deperienti. Alla fine degli anni 70 dello scorso secolo sono stati introdotti nell area, anche se per un tempo limitato, alcuni bovini che hanno fortemente ridotto il rinnovo naturale del bosco. A partire dagli anni 90, sia a causa delle mutate condizioni climatiche, sia a causa di continui emungimenti di acqua attraverso pozzi realizzati dai residenti nell area, la falda freatica ha subito un notevole abbassamento, evidenziato anche dall irregolarità di riempimento di alcune pozze astatiche presenti in zona. A causa dell inaridimento del suolo e al conseguente stato di stress della vegetazione arborea, a partire dal 1999, i funghi Phytophtora sp. e Hypoxylon mediterraneum hanno originato un evento epidemico che ha portato alla morte di un alta percentuale degli alberi del bosco (Petriccione 2003). Conseguentemente nel 2005 è stato effettuato un importante e massiccio intervento di taglio nella speranza di eliminare dall ambiente gli agenti fungini patogeni. La situazione vegetazionale descritta in seguito è appunto la conseguenza di questo intervento. Aspetti geografici e geologici Palo Laziale segna il confine nord di una stretta pianura costiera che si estende da NO verso SE, fino alla foce del fiume Tevere. Dal punto di vista geologico la zona è relativamente giovane (Quaternario) e altrettanto recente appare l impostazione morfologica del paesaggio. Ciò è dovuto a due fattori principali: il vulcanismo pleistocenico che, livellando con i suoi prodotti la morfologia precedente, ha ringiovanito tutto il paesaggio e l azione erosiva del Tevere che, incidendo e dilagando, ha dato origine a questa zona di pianura costiera. Il territorio in questione può essere diviso in tre fasce longitudinali di diversa ampiezza, digradanti verso il mare. La fascia più interna creatasi durante le alluvioni, è formata da limi, terre nere palustri e suoli prevalentemente sabbiosi, dovuti al rimaneggiamento del materiale piroclastico. La fascia intermedia è costituita da dune costiere consolidate contenenti numerosi fossili di molluschi terrestri. La fascia più esterna, quella di formazione più recente. Comprende dune litorali, spiagge recenti e dune dell area deltizia tiberina. Le dune recenti si spingono per circa 3 km nell interno e sono costituite da sabbie grigiogiallastre coperte da suolo umifero che funge da substrato per la vegetazione. La linea di costa sta subendo una continua erosione a causa dell imbrigliamento delle acque dei fiumi, nel caso specifico il Tevere, soprattutto nei punti in cui esse esercitano una maggiore erosione dell alveo e degli argini. Questo fa si che venga trasportata verso il mare una minore quantità di materiali. Il terreno meno recente che affiora nella zona di 6

7 Palo Laziale è costituito da argilla e da una facies calcarea con manifestazioni organogeniche. La fase argillosa presenta una successione a foraminiferi, mentre la facies calcarea organogenica, detta macco, è di aspetto terroso giallognolo e risulta composta da organismi marini interi o frammentati (foraminiferi, lamellibranchi, echinodermi, briozoi). Tale facies, caratteristica del pliocene medio e superiore, oltre che a Palo affiora a Tarquinia, Anzio e Nettuno. La falda freatica, particolarmente superficiale, e gli strati argillosi impermeabili contribuiscono alla presenza a Palo Laziale di alcune piscine astatiche che ospitano una flora e una fauna adattate alla temporaneità dell affioramento dell acqua. La matrice circostante l area di studio è rappresentata da un territorio originariamente agricolo che, nel corso degli anni, ha visto un rapido e massiccio aumento degli insediamenti abitativi. L andamento numerico della popolazione (Fig. 2), aumentata di circa quattro volte negli ultimi 30 anni, è un chiaro indice dei cambiamenti che le aree confinanti con il bosco di Palo hanno subito.. no.residenti anni Figura 2. Andamento numerico della popolazione del comune di Ladispoli dal 1981 al Dati ISTAT e Ufficio Anagrafe Comunale. 7

8 La comunità ornitica del bosco planiziale di Palo Laziale (Roma) 30 anni dopo ( ) Il percorso campione scelto nell area di studio è collocato al centro del territorio, si sviluppa esclusivamente all interno delle formazioni forestali a querce caducifoglie e sempreverdi, anche se con coperture e strutture differenziate; presenta una lunghezza di 2195 m (Fig. 3). Metodologia Censimento degli uccelli I campionamenti standardizzati sono stati realizzati attraverso il Line Transect Method (Jarvinen e Vaisanen, 1975, 1976), che prevede l individuazione di percorsi campione, lungo i quali rilevare le specie. Fig. 3. Carta dell area di studio con evidenziato il percorso campione utilizzato per il censimento della comunità ornitica. Ai lati del percorso è evidenziata la fascia campione di 25 m di lato (main belt). Lungo il percorso campione individuato sono state registrate le osservazioni e gli ascolti delle specie all interno di una fascia di 25 metri (main belt), da ambo i lati del percorso (50 metri in totale), ed oltre i 25 metri (supplementary belt). Ad ogni osservazione è stato assegnato un determinato valore sulla base di quanto indicato dal metodo del line transect: maschio in canto, nidiata, nido, coppia con pulli = 1 coppia; individuo osservato, verso registrato = 0,5 coppia. In totale sono state effettuate 12 visite (da fine marzo a luglio), a distanza di circa 10 giorni l una dall altra, percorrendo l intero transetto. I campionamenti sono stati effettuati nelle prime 8

9 ore della mattina, in assenza di vento (scala Beauford < 2) e pioggia poiché è nota l influenza delle variabili meteoriche sulla contattabilità degli uccelli in ambienti di bosco (Grubb, 1975, 1977). Le visite sono state effettuate dalla prima decade di marzo alla prima di luglio (Tab.1). Per il calcolo delle densità delle singole specie abbiamo considerato il numero massimo di individui registrati nel periodo di studio, assegnando ad ogni osservazione un punteggio differenziato come sopra indicato. Tab. 1 - Elenco delle 12 date in cui sono stati effettuati i campionamenti lungo il transetto. Date dei campionamenti 09-mar mar mar apr apr apr mag mag mag giu giu lug-12 I parametri e gli indici che sono stati elaborati nella presente relazione sono i seguenti: frequenza = frequenza relativa delle diverse specie, espressa come no. individui di una determinata specie/no. individui totale delle diverse specie registrate. n. coppie/10 ha = densità delle specie espressa come numero di coppie su dieci ettari. S = ricchezza di specie, numero totale di specie nell unità ambientale o biotopo; questo valore è direttamente collegato all'estensione campionata, al grado di maturità dell'area ed alla sua complessità, anche fisionomico-vegetazionale (Mac Arthur & Mac Arthur, 1961; Margalef, 1963); H = diversità calcolata attraverso l'indice Shannon & Weaver (1963) in cui H =-Σ pi lnpi, dove pi è la frequenza (fr) dell'i-esima specie e ln il logaritmo naturale; a valori di H maggiori corrispondono biotopi più complessi, con un numero maggiore di specie e con abbondanze ben ripartite; J = indice di equiripartizione di Lloyd & Ghelardi (1964) in cui J = H/Hmax, dove Hmax = lns; l'indice, che varia tra 0 e 1, misura il grado di ripartizione delle frequenze delle diverse specie nella comunità; N. sp. dom. = numero di specie dominanti ossia con una frequenza relativa maggiore o uguale a 0,05 (Turcek, 1956; Oelke, 1980); % non-pass. = percentuale delle specie non appartenenti all'ordine dei Passeriformi; il numero dei non-passeriformi è generalmente correlato, almeno negli ambienti boschivi, al grado di maturità della successione ecologica (Ferry & Frochot, 1970); % sp.migr. = percentuale delle specie migratrici estive, nidificanti; maggiore è il numero dei migratori estivi nidificanti, più semplificato strutturalmente è l ambiente, che ospita una comunità dai caratteri meno sedentari, a causa della stagionalità delle risorse alimentari (Connell & Orias, 1976). LT = indice di livello trofico, LT = Σ (fr i T) in cui fr i è la frequenza di ogni singola specie e T è il corrispondente valore trofico secondo la seguente scala (Fraticelli, 1996): 1 = specie prettamente fitofaghe, che per la loro dieta attuano per più di ¾ dei casi una strategia da consumatori primari; 2 = specie onnivore, che attuano una strategia da consumatori primari da ¼ a ¾ dei casi; 3 = specie prettamente insettivore o predatrici di vertebrati che attuano una strategia da consumatore primario per meno di ¼ dei casi. 9

10 Turn over = il valore del cambiamento nelle specie tra un anno di rilevamento e un altro (Whittaker b statistic; cfr. Gregory et al. 1998): b = (Ni + N(i+1)) / (Ni + N(i+1) + 2Nc) in cui Ni è il numero delle specie rilevate unicamente nel rilevamento i, N(i+1) è il numero delle specie rilevate unicamente nel rilevamento successivo e Nc è il numero delle specie comuni ai due rilevamenti. Questo indice varia tra 0, nessun cambiamento, e 1, cambiamento totale. Per il calcolo delle curve ABC (Comparazione dell Abbondanza e della Biomassa, Warwick, 1986; Magurran 2004) sono stati utilizzati i valori cumulati delle frequenze degli individui osservati ed il peso relativo. Per effettuare le comparazioni nei tre periodi disponibili (1982, 2003 e 2012), abbiamo calcolato il valore dell abbondanza (N) e della biomassa bruta (B) e per ognuno di questi abbiamo considerato le frequenze relative (frn e frb, rispettivamente) e cumulative. Abbiamo poi ordinato le specie, dalla più alla meno importante sia rispetto all abbondanza, sia alla biomassa, in uno spazio cartesiano lungo l asse x in modo da ottenere due curve ABC. Infine abbiamo effettuato la statistica W (Clarke 1990): W = ; dove frb e frn sono rispettivamente la frequenza della biomassa bruta e dell abbondanza delle i-esime specie e S è il numero delle specie. N i e B i non si riferiscono necessariamente alla stessa specie dato che le specie sono classificate separatamente in ordine decrescente per ogni valore di abbondanza e biomassa. Il valore di W varia tra 1 e +1, con valori positivi se la curva della biomassa è al di sopra di quella dell abbondanza e in questo caso indica una comunità non disturbata (Magurran 2004). Al contrario, valori negativi di W, derivanti da una curva dell abbondanza al di sopra della curva della biomassa, indicano una comunità disturbata. La sovrapposizione delle due curve produce un valore di W vicino a 0 e indica un moderato disturbo della comunità. Per valutare una reale differenza tra le frequenze cumulate di biomassa e abbondanza abbiamo utilizzato il test statistico di Kolmogorov Smirnov per due campioni utilizzando SPSS v.17.0 per Windows. Analisi della vegetazione La vegetazione è stata analizzata seguendo una metodologia utilizzata negli studi vegetazionali, prendendo a riferimento lo schema di rilievo proposto da Braun-Blanquet (cfr. Pignatti, 1995). Si è proceduto individuando un area di minimo areale e realizzando aree di saggio ogni 200 metri, lungo il percorso campione (transetto). Seguendo le indicazioni provenienti dalla letteratura botanica, si è ritenuta idonea una superficie di saggio di 400 m 2, che risulta adeguata alla rilevazione dei consorzi forestali (Pignatti op.cit. ). Sono stati effettuati 10 saggi ed in ognuno sono state registrati le coperture, le altezze ed i diametri della vegetazione, procedendo per strati di vegetazione, arboreo, arbustivo ed erbaceo. La copertura degli strati è stata espressa in 5 classi: 1-20%, 20-40%, 40-60%, 60-80%, %, sempre seguendo gli standard utilizzati negli studi vegetazionali. I diametri delle specie arboree ed arbustivi sono stati registrati a circa 1,30 cm dal suolo ( a petto d uomo ). 10

11 Analisi dei risultati ottenuti La fisionomia della vegetazione In Tab. 2 sono riportati i risultati ottenuti nei 10 saggi effettuati, nei rispettivi 10 tratti di transetto analizzati (un saggio ogni 200 m). I valori evidenziano una percentuale di copertura elevata dello strato arboreo nei tratti iniziali, che decresce nelle restanti parti del transetto (tratti 1-5); una totale assenza di questo strato nei tratti 6 e 9, ed una bassa copertura (20-60%) nei tratti successivi (Fig. 4). In modo complementare a quello arboreo sembra distribuirsi la copertura dello strato arbustivo, che è quasi del tutto assente nei primi tratti analizzati (tratti 1 e 2) e presenta una copertura in incremento in quelli successivi (tratti 3-6), massima in quelli terminali, che rientrano nella classe di copertura % (Fig.5). I risultati ottenuti sembrano essere congruenti con la fisionomia della formazione boschiva, determinata dall insorgenza di una fitopatologia nel 1999 (Fraticelli, 2003) e dal taglio conseguente a cui è stata sottoposta nel 2005, che ha prodotto la creazione di un ampia radura al centro del bosco, caratterizzata dalla presenza di alberi sparsi e di uno strato cespugliato a sclerofille discretamente uniforme. L altezza media del bosco, nel tratto campionato, è risultata di 11,0 m, valore identico a quello rilevato nel 2003, e relativamente più elevato di quello del 1983 (9,5 m). La percentuale di copertura dello strato arboreo è risultata minore, con una media di copertura dello strato arboreo del 42% contro il 75% del 1983 e del 60% nel 2003 (considerando la copertura dello strato superiore agli 8 metri di altezza). Tab. 2 - Risultati ottenuti dall analisi della vegetazione, svolta in 10 tratti uniformi, lungo il transetto. Tipo strato N tratto % cop. alt. Media diam.medio specie in m in cm strato arboreo ,0 7,3 Phillyrea latifolia, Pistacia lentiscus strato arbustivo 1 0 0,0 0,0 strato erbaceo 1 0 0,0 0,0 strato arboreo ,0 7,3 P. latifolia, P. lentiscus strato arbustivo 2 0 0,0 0,0 strato erbaceo 2 0 0,0 0,0 strato arboreo ,7 27,4 Acer campestre, Quercus ilex, Q.pubescens strato arbustivo ,5 11,1 P.latifolia, Q.pubescens, Laurus nobilis, Ruscus aculeatus, Myrtus communis strato erbaceo strato arboreo ,8 39,0 Quercus cerris strato arbustivo ,8 - P.lentiscus, P.latifolia, L.nobilis, M. communis strato erbaceo strato arboreo ,5 20,0 Q.ilex strato arbustivo ,3 - strato erbaceo strato arboreo 6 0 0,0 - strato arbustivo ,3 - Inula viscosa, Q.cerris, M. communis, L.nobilis, Rubus ulmifolius, Lonicera caprifolium, 11

12 Smilax aspera strato erbaceo strato arboreo ,5 41,7 strato arbustivo ,5 6,0 I. viscosa, Fraxinus ornus, M. communis, P.latifolia, Sorbus torminalis strato erbaceo strato arboreo ,5 25,0 Quercus cerris strato arbustivo ,0 - I. viscosa, Ligustrum vulgare, M. communis, P.latifolia, Rhamnus alaternus strato erbaceo strato arboreo 9 0 0,0 0,0 strato arbustivo ,0 - strato erbaceo strato arboreo ,8 39,0 strato arbustivo ,8 - strato erbaceo Fig. 4. Risultati ottenuti dall analisi della vegetazione arborea, nei 10 saggi; è rappresentata la copertura (CArboreo) e l altezza media degli individui (AArboreo). Fig. 5. Risultati ottenuti dall analisi della vegetazione arbustiva, nei 10 saggi; è rappresentata la copertura (CArbustiva) e l altezza media degli individui (AArbustivo). La comunità ornitica: analisi faunistica I rilevamenti, effettuati da marzo alla prima decade di luglio, hanno permesso di rilevare 61 specie ornitiche, di queste 31 sono state considerate nidificanti all interno della formazione forestale (Tab. 1) e 30 migratrici o occasionali, non nidificanti. L elenco faunistico riportato in Tab. 1 è stato compilato attraverso i rilevamenti svolti lungo il transetto ed attraverso alcuni sopralluoghi nell intera area di studio. Tra le specie non nidificanti nelle formazioni forestali di Palo Laziale (in azzurro pieno nella Tab. 1) vi rientrano sia specie tipicamente migratrici (ad es.: Balia nera Ficedula hypoleuca, Tordo bottaccio Turdus philomelos, Migliarino di palude Emberiza shoeniclus, Garzetta Egretta garzetta) sia specie sedentarie o migratrici estive che non appartengono alla comunità del biotopo forestale, ma che si riproducono nel territorio circostante, nelle praterie costiere (ad es.: 12

13 Cappellaccia Galerida cristata, Zigolo nero Emberiza cirlus, Gruccione Merops apiaster) o negli insediamenti urbani sparsi (ad es.: Rondone comune Apus apus, Rondine Hirundo rustica, Gheppio Falco tinnunculus, Balestruccio Delichon urbicum); parte di questi elementi utilizzano le formazioni forestali come area di alimentazione. All interno della compagine dei 31 nidificanti, tra i 10 più frequenti, nove sono risultati Passeriformi (Capinera Sylvia atricapilla, Usignolo Luscinia megarhynchos, Verzellino Serinus serinus, Cardellino Carduelis carduelis, Cinciarella Cyanistes caeruleus, Occhiocotto Sylvia melanocephala, Merlo Turdus merula, Verdone Carduelis chloris, Cinciallegra Parus major; frequenze cumulate = 0,61) ed uno appartenente ai Columbiformi (Tortora selvatica Streptopelia turtur, frequenza 0,045); di queste, 6 risultano dominanti nella comunità, con una frequenza superiore a 0,05 (Tab.2). Risultano al contrario poco rappresentate nella comunità ornitica Fagiano comune Phasianus colchicus, Tortora dal collare Steptopelia decaocto e Gazza Pica pica (frequenza 0,003), elementi propri delle zone aperte ed ecotonali. La comunità forestale nidificante è composta per la maggioranza da taxa ad ampia distribuzione e presenza diffusa, sia a scala regionale (Brunelli et al., 2011) sia nazionale (Meschini e Frugis, 1993). Solo il Picchio rosso minore Dendrocopus minor mostra a livello regionale una distribuzione ristretta ed una presenza localizzata (Bernoni e De Santis, 2011 in Brunelli et al., 2011) anche se dati recenti fanno ritenere la specie in forte espansione (Fraticelli, oss. pers.). Alcuni elementi sono propri delle formazioni forestali di pianura o alto collinari: alcuni forestali esclusivi o sub-esclusivi quali: Picchio rosso minore, maggiore Dendrocopus major e Picchio verde Picus viridis, Rigogolo Oriolus oriolus, Rampichino comune Certhia brachydactyla, Pettirosso Erithacus rubecula, Fringuello Fringilla coelebs, altri a maggiore valenza ecologica, per lo più Passeriformi, come ad esempio Capinera, Usignolo, Merlo, Verdone e i due Paridi, Cinciallegra e Cinciarella. Nella comunità dei nidificanti sono anche rappresentati dei taxa più legati ad habitat ecotonali, arbustivi o persino ad ambiti sinantropici, quali Fagiano comune, Tortora dal collare, Gazza e Passera d Italia Passer italiae, per i quali le formazioni forestali chiuse non rappresentano ambienti di elezione; infatti per tutte queste specie è stata registrata una bassa frequenza nell area di studio. Pur non appartenendo al corteggio delle specie nidificanti, è opportuno infine sottolineare il rilevamento di alcuni taxa di interesse conservazionistico che utilizzano il territorio compreso all interno del Sito di Interesse Comunitario per la sosta o l alimentazione, tra queste vanno menzionate: Garzetta, Tarabusino Ixobrychus minutus (la specie ha nidificato nel sito, negli ambienti acquatici astatici, piscine, anche se irregolarmente), Falco di palude Circus aeruginosus e Falco pellegrino Falco peregrinus. 1

14 Tab. 3. Elenco delle specie rilevate nel corso del rilevamenti; le specie non nidificanti nell area di studio sono evidenziate in azzurro. Il numero di individui riportato si riferisce valore massimo rilevato nel corso dei 12 campionamenti svolti. Il numero di coppie è quello rilevato all interno della fascia dei 50 metri, espresso anche come coppie su 10 ha. N Uccelli Scientifico N individui n. cp entro 25 m n. cp./10 ha frequenza 1 Capinera Sylvia atricapilla 23 21,0 19,1 0,126 2 Usignolo Luscinia megarhynchos 21 18,5 16,9 0,111 3 Verzellino Serinus serinus 19 16,5 15,0 0,099 4 Cardellino Carduelis carduelis 20 11,0 10,0 0,066 5 Cinciarella Cyanistes caeruleus 14 9,5 8,7 0,057 6 Occhiocotto Sylvia melanocephala 14 9,5 8,7 0,057 7 Merlo Turdus merula 18 8,0 7,3 0,048 8 Tortora selvatica Streptopelia turtur 11 7,5 6,8 0,045 9 Verdone Carduelis chloris 11 7,5 6,8 0, Cinciallegra Parus major 13 7,0 6,4 0, Storno Sturnus vulgaris 12 6,5 5,9 0, Pettirosso Erithacus rubecula 6 5,5 5,0 0, Scricciolo Troglodytes troglodytes 5 5,0 4,6 0, Passera d'italia Passer italiae 2 5,0 4,6 0, Rampichino comune Certhia brachydactyla 4 3,5 3,2 0, Fringuello Fringilla coelebs 7 3,0 2,7 0, Cornacchia grigia Corvus cornix 16 2,5 2,3 0, Rigogolo Oriolus oriolus 4 2,5 2,3 0, Picchio verde Picus viridis 3 2,5 2,3 0, Codibugnolo Aegithalos caudatus 5 2,0 1,8 0, Sterpazzolina Sylvia cantillans cantillans 4 2,0 1,8 0, Picchio rosso maggiore Dendrocopos major 3 2,0 1,8 0, Fiorrancino Regulus ignicapilla 2 2,0 1,8 0, Pigliamosche Muscicapa striata 3 1,0 0,9 0, Picchio rosso minore Dendrocopos minor 2 1,0 0,9 0, Upupa Upupa epops 2 1,0 0,9 0, Cuculo Cuculus canorus 1 1,0 0,9 0, Torcicollo Jynx torquilla 1 1,0 0,9 0, Fagiano comune Phasianus colchicus 2 0,5 0,5 0, Tortora dal collare Streptopelia decaocto 2 0,5 0,5 0, Gazza Pica pica 1 0,5 0,5 0, Migliarino di palude Emberiza schoeniclus Gruccione Merops apiaster Alzavola Anas crecca Marzaiola Anas querquedula Balestruccio Delichon urbicum Luì piccolo Phylloscopus collybita Zigolo nero Emberiza cirlus Garzetta Egretta garzetta Passera scopaiola Prunella modularis Gallinella d'acqua Gallinula chloropus Falco pellegrino Falco peregrinus Cappellaccia Galerida cristata Germano reale Anas platyrhynchos Rondine Hirundo rustica

15 46 Taccola Corvus monedula Falco di palude Circus aeruginosus Gabbiano comune Chroicocephalus ridibundus Luì verde Phylloscopus sibilatrix Tordo bottaccio Turdus philomelos Folaga Fulica atra Gheppio Falco tinnunculus Passera mattugia Passer montanus Tarabusino Ixobrychus minutus Usignolo di fiume Cettia cetti Ballerina bianca Motacilla alba Balia nera Ficedula hypoleuca Beccapesci Sterna sandvicensis Luì grosso Phylloscopus trochilus Pispola Anthus pratensis Rondone comune Apus apus Totale ,5 151,7 1,00 La comunità ornitica: analisi sinecologica La comunità forestale nidificante del bosco di Palo è stata analizzata attraverso l elaborazione dei parametri classici di questo livello ecologico (Tab. 4), tra cui la ricchezza (S) e la diversità specifica (H). I valori per questi due indici sono alquanto elevati, propri di uno stadio maturo della zoocenosi. Analogo grado di maturità cenotica descrivono gli indici di equiripartizione (J) e dominanza (D), nonché quelli delle % di non Passeriformi e delle specie migratrici. Tabella 4. Principali parametri della comunità: ricchezza di specie (S), diversità (H), equiripartizione (J), dominanza (D), % di non Passeriformi e specie migratrici. S H J D % non-pass. % sp.migr. 31 3,01 0, ,3 25,8 In Tab. 5 vengono rappresentati i risultati dell elaborazione dell indice di livello trofico (LT) delle specie della comunità ed il corrispondente valore trofico (T). L indice, come descritto nelle note metodologiche, è basato sulle categorizzazione di tre livelli trofici, specie fitofaghe, onnivore e insettivore o predatrici. La comunità rilevata è composta per la maggioranza da specie onnivore (n=15), a cui seguono le specie insettivore o predatrici (n=11) e quelle fitofaghe (n=6). Il valore trofico segue un analogo ordinamento, con i sub-totali delle tre categorie, rispettivamente di 1,25, 0,37 e 0,26. 3

16 Tab. 5. Indice di livello trofico, LT, e il corrispondente valore trofico, T (cfr. Fraticelli, 1996), 1 = specie prettamente fitofaghe; 2 = specie onnivore; 3 = specie prettamente insettivore o predatrici di vertebrati. Specie n fr T LT Capinera 23 0, ,18 Cardellino 20 0, ,08 Cinciallegra 13 0, ,10 Cinciarella 14 0, ,11 Codibugnolo 5 0, ,06 Cornacchia grigia 16 0, ,13 Cuculo 1 0, ,01 Fagiano comune 2 0, ,01 Fiorrancino 2 0, ,02 Fringuello 7 0, ,06 Gazza 1 0, ,01 Merlo 18 0, ,14 Occhiocotto 14 0, ,11 Passera d'italia 2 0, ,02 Passera mattugia 1 0, ,01 Pettirosso 6 0, ,05 Picchio rosso maggiore 3 0, ,04 Picchio rosso minore 2 0, ,02 Picchio verde 3 0, ,04 Pigliamosche 3 0, ,04 Rampichino comune 4 0, ,05 Rigogolo 4 0, ,03 Scricciolo 5 0, ,06 Sterpazzolina 4 0, ,03 Storno 12 0, ,10 Torcicollo 1 0, ,01 Tortora dal collare 2 0, ,01 Tortora selvatica 11 0, ,04 Upupa 2 0, ,02 Usignolo 21 0, ,17 Verdone 11 0, ,04 Verzellino 19 0, ,08 TOTALE 252 1,000 1,87 16

17 Tab. 6. Risultati ottenuti nella procedimento di calcolo delle abbondanze e delle biomasse cumulate. N Specie N ind Frequenza relativa fr n Pesi peso x no. individui Frequenza reltiva fr b Frequenza relativa fr n in ordine crescente fr n cumulate Frequenza reltiva fr b in ordine cresente fr b cumulate 1 Capinera 23 0, , , , , , Cardellino 20 0, , , , , , Cinciallegra 13 0, , , , , , Cinciarella 14 0, , , , , , Codibugnolo 5 0, , , , , , Cornacchia grigia 16 0, , , , , , Cuculo 1 0, , , , , , Fagiano comune 2 0, , , , , , Fiorrancino 2 0, , , , , , Fringuello 7 0, , , , , , Gazza 1 0, , , , , , Merlo 18 0, , , , , , Occhiocotto 14 0, , , , , , Passera d'italia 2 0, , , , , , Pettirosso 6 0, , , , , , Picchio rosso maggiore 3 0, , , , , , Picchio rosso minore 2 0, , , , , , Picchio verde 3 0, , , , , , Pigliamosche 3 0, ,5 43,5 0, , , , , Rampichino comune 4 0, , , , , , Rigogolo 4 0, , , , , , Scricciolo 5 0, , , , , , Sterpazzolina 4 0, , , , , , Storno 12 0, , , , , , Torcicollo 1 0, , , , , , Tortora dal collare 2 0, , , , , , Tortora selvatica 11 0, , , , , , Upupa 2 0, , , , , , Usignolo 21 0, , , , , , Verdone 11 0, , , , , , Verzellino 19 0, , , , , ,

18 Per il calcolo delle curve ABC (Warwick, 1986) sono state utilizzate le frequenze degli individui osservati e il peso relativo (Tab. 6). In questo modo è stato possibile evidenziare le relazioni tra le curve cumulate risultanti per i due parametri dell abbondanza (A) e della biomassa (b) e svolgere delle valutazioni sul livello di disturbo che incide sulla zoocenosi. Infatti in questi diagrammi la differente pendenza, forma e tendenza delle curve fornisce delle informazioni sul disturbo a carico della comunità (Magurran, 2004; Benassi et al., 2007). Il test W ha dato un risultato di 0,00281, che indica una comunità tendenzialmente poco disturbata, con una curva della biomassa quasi coincidente con quella delle abbondanze. La distribuzione dei valori delle due frequenze cumulate, abbondanza e biomassa, effettuata attraverso il test di Kolmogorov- Smirnov non è risultata significativa (Z=0,889; n=31; p=0,408). Fig. 6. Curve cumulate per abbondanza e biomassa nel

19 Specie di interesse conservazionistico In Tab. 7 sono ordinate le specie registrate nell area di studio, rientranti nelle categorie SPEC (Species of European Conservation Concern; BirdLife International, 2004) e nell All. 1 della Direttiva Europea Uccelli 147/2009/CE (ex 79/409/CEE). In base a questi criteri sono state selezionate 20 specie di interesse conservazionistico, di cui 17 SPEC e 5 di interesse comunitario. Tab. 7. Elenco delle specie rientranti nelle categorie SPEC BirdLife International (2004) e nell allegato 1 della Direttiva Europea 147/2009/CE. N Uccelli Scientifico Categoria SPEC Direttiva 147/2009/CE All.1 1 Balestruccio Delichon urbicum SPEC 3-2 Beccapesci Sterna sandvicensis SPEC 2 X 3 Cappellaccia Galerida cristata SPEC 3-4 Falco di palude Circus aeruginosus Non-SPEC X 5 Falco pellegrino Falco peregrinus Non-SPEC X 6 Garzetta Egretta garzetta Non-SPEC X 7 Gheppio Falco tinnunculus SPEC 3-8 Gruccione Merops apiaster SPEC 3-9 Luì verde Phylloscopus sibilatrix SPEC 2-10 Marzaiola Anas querquedula SPEC 3-11 Passera d'italia Passer italiae SPEC 3* - 12 Passera mattugia Passer montanus SPEC 3-13 Picchio verde Picus viridis SPEC 2-14 Pigliamosche Muscicapa striata SPEC 3-15 Rondine Hirundo rustica SPEC 3-16 Storno Sturnus vulgaris SPEC 3-17 Tarabusino Ixobrychus minutus SPEC 3 X 18 Torcicollo Jynx torquilla SPEC 3-19 Tortora selvatica Streptopelia turtur SPEC 3-20 Upupa Upupa epops SPEC 3 - *Indicata come P.domesticus 19

20 Comparazione dei risultati Nel capitolo che segue vengono analizzati e commentati i risultati ottenuti nel corso del presente studio, con quelle registrati dagli Autori in due antecedenti periodi, 1982 (Fraticelli e Sarrocco, 1984) e 2003 (Fraticelli, 2003). Evoluzione della comunità In Tab. 8 sono messi a confronto i dati registrati nei tre periodi di studio considerati (1982, 2003, 2012). La composizione della comunità ornitica nei tre periodi è passata dalle 19 specie dei primi due anni, alle attuali 31 specie nidificanti. Analogamente si sono modificati i valori dei parametri descrittivi, che nel tempo sono incrementati se si considera diversità ed equiripartizione (il valore per il 2012 è solo un centesimo minore del 2003) e le percentuali di non-passeriformi e di specie migratrici; mentre sono tendenzialmente diminuiti i valori della dominanza (da 7 a 6 specie con frequenze minori a 0,05). Nel complesso questi risultati permettono di considerare il bosco di Palo come una comunità forestale che nell arco dei trent anni si è evoluta ecologicamente, passando da uno stadio medio-basso ad uno stadio maturo della comunità ornitica; ne è una ulteriore prova, tra l altro, la comparsa di alcuni taxa come quello dei Picidi, proprio degli stadi finali della successione ornitocenotica (Ferry & Frochot, 1970). Risulta invece di difficile interpretazione l andamento del cambiamento: la comunità è rimasta più o meno stabile per circa 20 anni (cfr. Fraticelli, 2003), per poi evolvere con rapidità negli ultimi 10, passando da 19 a 31 specie nidificanti. A ciò si aggiunge che le caratteristiche fisionomiche strutturali della vegetazione arborea si sono nel tempo alterate e semplificate a seguito, come già menzionato, dell evento fitopatologico del 1999 (cfr. Fraticelli, 2003) e del taglio fitosanitario successivo, avvenuto nel Tab. 8. Confronto delle frequenze delle specie e dei parametri della comunità nei tre anni di controllo. Specie Capinera 0,160 0,130 0,126 Usignolo 0,178 0,090 0,111 Verzellino 0,133 0,090 0,099 Cardellino 0,000 0,030 0,066 Cinciarella 0,042 0,080 0,057 Occhiocotto 0,009 0,030 0,057 Merlo 0,009 0,010 0,048 Verdone 0,051 0,050 0,045 Tortora selvatica 0,000 0,010 0,045 Cinciallegra 0,142 0,180 0,042 Storno 0,000 0,000 0,039 Pettirosso 0,033 0,000 0,033 Scricciolo 0,076 0,070 0,030 Passera d'italia 0,000 0,010 0,030 Rampichino comune 0,039 0,020 0,021 Fringuello 0,051 0,070 0,018 Cornacchia grigia 0,006 0,030 0,015 Picchio verde 0,000 0,000 0,015 Rigogolo 0,000 0,000 0,015 Fiorrancino 0,000 0,040 0,012 Codibugnolo 0,006 0,030 0,012 Sterpazzolina comune 0,039 0,020 0,012 20

21 Picchio rosso maggiore 0,000 0,010 0,012 Picchio rosso minore 0,000 0,000 0,006 Upupa 0,000 0,000 0,006 Cuculo 0,003 0,000 0,006 Pigliamosche 0,003 0,000 0,006 Torcicollo 0,012 0,000 0,006 Fagiano comune 0,000 0,000 0,003 Tortora dal collare 0,000 0,000 0,003 Gazza 0,006 0,000 0,003 S H 2,40 2,62 3,01 J 0,80 0,89 0,88 D % non-pass. 10,5 10,5 29,0 % sp.migr. 26,3 15,8 25,8 L evoluzione della comunità degli uccelli è sinteticamente rappresentata anche nel diagramma Box&Whisker di Fig. 8, dove è evidente una diminuzione dei valori della mediana nei tre periodi, così come una riduzione dell intervallo dei quartili e delle frequenze, a riprova di una distribuzione delle abbondanze maggiormente coincidente con una distribuzione normale. 0,20 0,18 0,16 0,14 0,12 0,10 0,08 0,06 0,04 0,02 0,00-0, Median 25%-75% Min-Max 21

22 Figura 7. Frequenze delle specie rappresentate attraverso un diagramma Box&Whisker, nei tre anni di studio. Sono riportati i valori della mediana, la ripartizione in quartili e l intervallo min-max. Tab. 9. Confronto del livello trofico della comunità nei tre anni di controllo. Specie T LT LT LT n fr n fr n fr Capinera 23 0, , , ,18 0,26 0,32 Cardellino 20 0, , , ,08 0,03 0,00 Cinciallegra 13 0, , , ,10 0,36 0,28 Cinciarella 14 0, , , ,11 0,16 0,08 Codibugnolo 5 0, , , ,06 0,09 0,02 Cornacchia grigia 16 0, , , ,13 0,06 0,01 Cuculo 1 0, , , ,01 0,00 0,01 Fagiano comune 2 0, , , ,01 0,00 0,00 Fiorrancino 2 0, , , ,02 0,12 0,00 Fringuello 7 0, , , ,06 0,14 0,10 Gazza 1 0, , , ,01 0,00 0,01 Merlo 18 0, , , ,14 0,02 0,02 Occhiocotto 14 0, , , ,11 0,06 0,02 Passera d'italia 2 0, , , ,02 0,02 0,00 Passera mattugia 1 0, , , ,01 0,00 0,00 Pettirosso 6 0, , , ,05 0,00 0,07 Picchio rosso maggiore 3 0, , , ,04 0,03 0,00 Picchio rosso minore 2 0, , , ,02 0,00 0,00 Picchio verde 3 0, , , ,04 0,00 0,00 Pigliamosche 3 0, , , ,04 0,00 0,01 Rampichino comune 4 0, , , ,05 0,06 0,12 Rigogolo 4 0, , , ,03 0,00 0,00 Scricciolo 5 0, , , ,06 0,21 0,23 Sterpazzolina 4 0, , , ,03 0,04 0,08 Storno 12 0, , , ,10 0,00 0,00 Torcicollo 1 0, , , ,01 0,00 0,04 Tortora dal collare 2 0, , , ,01 0,00 0,00 Tortora selvatica 11 0, , , ,04 0,01 0,00 Upupa 2 0, , , ,02 0,00 0,00 Usignolo 21 0, , , ,17 0,18 0,36 Verdone 11 0, , , ,04 0,05 0,05 Verzellino 19 0, , , ,08 0,09 0,13 TOTALE 252 1, , ,72 1,000 1,87 1,99 1,95 22

23 In Tab. 9 sono evidenziati i risultati dell elaborazione del l indice di livello trofico (LT) delle specie della comunità ed il corrispondente valore trofico (T), nei tre periodi considerati. Il livello trofico totale nei tre periodi di studio è risultato tendenzialmente in decremento, con una leggera flessione per il presente periodo di studio. In Fig. 9, sono riportati i sub-totali dei livelli trofici ottenuti, ripartiti nei tre valori trofici, per i tre periodi esaminati. Il 2012 risulta il campionamento che ha raccolto un numero maggiore di specie fitofaghe (T1), il 1982 quelle onnivore, mentre il valore maggiore per le specie predatrici risulta il Figura 8. Percentuale del livello trofico (LT) suddiviso per i tre valori trofici considerati (T1,T2,T3), nei tre periodi di campionamento. In ogni serie dell istogramma sono i valori dei sub-totali per livello trofico. Nelle figure 10 e 11 sono rappresentate le curve ABC per i due periodi di studio precedenti, rispettivamente 1982 e In Tab. 10 sono riportati i test W e il test di Kolmogorov-Smirnov per i tre periodi messi a confronto. L indice W indica un maggiore stress della comunità nel 1982, ottenendo un valore negativo. I valori di W per i due anni successivi si attestano sopra lo 0, indicando comunità poco disturbate. Il confronto delle curve ABC relative alla comunità ornitica rilevata nel 1982 e quella del 2012 (Fig. 6) sembrano indicare un minor livello di stress ambientale. Questi risultati sono comunque alterati dalla estrema mosaicizzazione dell ambiente che ha portato a un notevole aumento delle specie presenti. I test statistici non hanno altresì evidenziato una significatività statistica negli andamenti delle curve di abbondanza e biomassa messe a confronto. Prendendo in considerazione solamente i tratti 1 e 2 del transetto effettuato nel 2012 (Fig. 12), vale a dire quelli che mostravano una copertura del 100% dello strato arboreo e quindi un ambiente più simile a quello del 1982, si può osservare come l andamento delle curve risulti più simile e sicuramente più rispondente al reale livello di stress a cui l ambiente è sottoposto. 23

24 Tab. 10. Test W e test di Kolmogorov-Smirnov per il confronto delle curve ABC nel tre periodi considerati. E anche riportato il confronto per due tratti (1 e 2) del transetto percorso nel tratti 1-2 W -0, , , ,00222 Z n P Z n P Z n P Z n P Kolmogorov-Smirnov 0, ,972 0, ,972 0, ,408 0, ,281 Fig. 9. Curve cumulate per abbondanza e biomassa nel Fig. 10. Curve cumulate per abbondanza e biomassa nel

25 In Tab. 11 sono stati confrontati mediante l indice di turn over i cambiamenti delle specie tra i diversi anni di rilevamento. I risultati mostrano un valore dell indice simile con una avvicendamento ed accumulazione costante delle specie. Tab. 11. Confronto a coppia dell indice di turnover per i tre periodi indagati. Anni a confronto Turn over index 1982 vs , vs , vs ,24 25

26 Confronto con altre aree forestali A titolo di confronto sono riportati in Tab. 12 i risultati ottenuti su altre comunità ornitiche nidificanti, studiate in querceti collinari o boschi planiziali della costa medio-tirrenica. I dati evidenziano valori di ricchezza decisamente variabili, compresi tra 33 e 14. Anche la diversità assume valori alquanto diversificati anche se non sempre coincidenti con la ricchezza di specie. I valori elevati di diversità (H) ottenuti nelle Riserve Naturali di RomaNatura (RN) sono stati calcolati attraverso frequenze centesimali ottenute, utilizzando la metodologia dell Echantillonage Frequentiel Progressif (EFP, Blondel, 1975), che sovrastima questi valori. In ogni caso, i valori della ricchezza di specie e della relativa diversità ornitica ottenuti nel Bosco di Palo laziale sono tra i più elevati, così come il valore della percentuale dei non Passeriformi, a conferma dello stadio di maturità ecologica raggiunto dalla ornitocenosi. Tab. 12. Confronto con altre comunità nidificanti in aree forestali planiziali o collinari della costa medio-tirrenica, utilizzando alcuni parametri della comunità. I dati sono ordinati in modo decrescente attraverso il numero di specie rilevate (S). S H J NP% Fonte 33 3,18 0,91 18,18 RN Marcigliana (RM) Sarrocco et al., ,22 0,93 18,80 RN Tenuta dei Massimi (RM) Sarrocco et al., ,01 0,88 25,81 Palo Laziale (RM) Presente studio 31 2,60 0,76 - Lunigiana (MS, SP) Farina, ,98 0,88 - Castelfusano (RM) Ukmar et al., ,14 0,93 24,14 RN Insugherata (RM) Sarrocco et al., ,24 0,96 27,59 RN Insugherata (RM) Sarrocco et al., ,90 0,90 22,20 RN Decima Malafede (RM) Sarrocco et al., ,00 0,90 11,11 RN Decima Malafede (RM) Sarrocco et al., ,01 0,09 14,81 RN Monte Mario (RM) Sarrocco et al., ,65 0,83 29,20 RR Marturanum (VT) Papi, ,90 0,91 25,00 versanti lago di Vico (VT) Sarrocco & Sorace, ,70 0,86 25,00 RR Monte Rufeno (VT) Calvario et al., ,81 0,92 19,05 RN Tenuta Acquafredda (RM) Sarrocco et al., ,90 0,94 18,20 RN Tenuta dei Massimi (RM) Sarrocco et al., ,60 0,87 30,00 RR Monte Rufeno (VT) Calvario et al., ,60 0,87 - Castelporziano (RM) Bernoni et al., ,60 0,88 15,80 RR Foresta Lamone (VT) Bernoni et al., ,83 0,98 14,81 RN valle dell'aniene (RM) Sarrocco et al., ,80 0,99 5,90 M.Ode-Roccantica (RI) Bernoni et al., ,56 0,90 - Castelfusano (RM) Ukmar et al., ,50 0,92 - Lunigiana (MS, SP) Farina, ,60 0,96 6,67 RN Laurentino Acqua Acetosa (RM) Sarrocco et al., ,60 0,99 14,30 M.Ode-Roccantica (RI) Bernoni et al.,

27 Conclusioni L analisi svolta ha delineato una comunità nidificante apparentemente collocabile in uno stadio maturo della successione ecologica. Alcuni taxa faunistici presenti, come quello dei Picidi, ne sono una prova evidente. Questo cambiamento è avvenuto nell ultimo decennio, dato che i rilevamenti svolti dopo i primi venti anni (2003) dal rilevamento iniziale (1982), non avevano registrato cambiamenti significativi, in termini di numero di specie, diversità e turn over. Rimane comunque evidente che le caratteristiche strutturali del bosco, posto ad una distanza di circa 8 km dalle formazioni forestali più vicine e di dimensioni ridotte (ca 129 ha), lo rendono a tutti gli effetti un isola ecologica, con una matrice circostante costituita da coltivi ed insediamenti urbani. Ad aggravare questo effetto isola vi è il fatto che la superficie realmente riferibile al bosco, quindi con una copertura arborea superiore almeno al 50%, è ora estremamente limitata. Bisogna inoltre considerare che sia l isolamento dell area che la sua mosaicizzazione interna potrebbero essere la causa di un crowding effect, fenomeno ecologico noto che porta un importante numero di specie e d individui a concentrarsi in aree, anche se di dimensioni limitate, proprio per la mancanza di habitat idonei contigui. Queste caratteristiche ecologiche del biotopo sono anche evidenti prendendo in considerazione le assenze di taxa rappresentativi. Infatti la mancata registrazione, nel corso dello studio, di alcuni elementi chiave, risulta rilevante ai fini della comprensione della zoocenosi studiata; tra questi è bene evidenziare l assenza di Garrulus glandarius e di Sitta europaea, due specie proprie delle formazioni forestali continue, indicate nella letteratura scientifica consolidata come interior species, ovvero specie sensibili alla frammentazione e riduzione degli habitat. Altra considerazione è l assenza di Strix aluco, specie nidificante nell area nel 1982 (Fraticelli, 1983), anche se non riscontrata nei rilevamenti della comunità. Rilievi acustici effettuati da novembre 2011 a febbraio 2012 dai confini dell area non ne hanno rilevato la presenza (Fraticelli oss. pers.). Ciò è probabilmente da imputare alla scomparsa di grandi esemplari di quercia nelle cavità dei quali la specie nidificava. E infine evidente, sempre ai fini della comprensione del biotopo, che una porzione rilevante delle specie registrate abbia le caratteristiche di specie ecotonali, di margine, non propriamente di specie forestali. Ne sono esempi Streptopelia decaocto, Phasianus colchicus, Sturnus vulgaris e Passer italiae, elementi di una matrice territoriale esterna, eterogenea. Alla luce di questo quadro ecologico è opportuno evidenziare alcune considerazioni collegate anche all evoluzione futura del bosco di Palo Laziale. Le caratteristiche del biotopo, un isola ecologica immersa in un paesaggio urbano ed agricolo eterogeneo, ne impediscono un evoluzione stabile verso uno stadio maturo, con una comunità ornitica ben definita e stabile. E probabile che nel prossimo futuro, sottoposta all effetto insulare e a quello delle metapopolazioni (Mac Arthur & Mac Arthur, 1961; Hanski & Simberloff, 1997), la comunità potrà essere soggetta a rapidi cambiamenti, con un processo di estinzione che probabilmente prevarrà su quello di colonizzazione. Inoltre, se ci si trovasse realmente di fronte ad un crowing effect, i rischi di estinzioni locali, anche in tempi relativamente brevi, aumenterebbero considerevolmente. In questo equilibrio sbilanciato, è probabile, che un fattore determinante, di snodo, lo possa produrre lo stato di conservazione delle specie presenti nelle formazioni forestali circostanti (ad es,, quelle dei Monti della Tolfa), che probabilmente funzioneranno e stanno funzionando come 27