Giulio Maltese Fermi in America. Indice recensioni: (cliccare sul titolo per leggere l articolo) C. Bartocci, La Stampa, 21/12/2003

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1 Giulio Maltese Fermi in America Indice recensioni: (cliccare sul titolo per leggere l articolo) C. Bartocci, La Stampa, 21/12/2003 F. Foresta Martin, Corriere della Sera, 26/11/2003 U. Bottazzini, Il Sole 24 Ore, 23/11/2003 P. Bianucci, La Stampa Tuttoscienze, 12/11/2003

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4 mercoledì, 26 novembre, 2003 VARIE Pag. 037 Bomba o non bomba, i turbamenti di Fermi Dopo essere stato un padre dell' atomica, disse no agli ordigni «a fusione» Una biografia ricostruisce gli anni in America del grande fisico, premio Nobel e «cervello in fuga» deluso dall' Italia Foresta Martin Franco L' Enrico Fermi americano non è soltanto lo scienziato che accende il primo reattore a fissione nucleare e poi partecipa alla costruzione della prima bomba atomica. Durante i 15 anni, trascorsi negli Stati Uniti dal 1939 al 1954, il premio Nobel per la Fisica è protagonista di tante straordinarie imprese scientifiche e vicende umane rimaste nell' ombra, soverchiate dalla luce accecante del fuoco nucleare. A restituire piena visibilit à agli anni americani del più famoso «ragazzo di via Panisperna» è ora lo storico della fisica Giulio Maltese, in una copiosa biografia (510 pagine) intitolata Enrico Fermi in America, appena uscita da Zanichelli. Attingendo, fra l' altro, alle carte custodite in sessanta scatoloni dell' Archivio Fermi all' Università di Chicago, Maltese ha integrato con testimonianze inedite il quadro tracciato dalle classiche biografie fermiane scritte da Emilio Segrè (Enrico Fermi fisico, Zanichelli), da Bruno Pontecorvo (Enrico Fermi, Studio Tesi) e, più di recente, da Michelangelo De Maria (Fermi, Le Scienze). Il risultato è una «biografia scientifica», rigorosa, che tuttavia si legge come un romanzo, per la costante preoccupazione dell' autore di intrecciare imprese scientifiche e passioni umane, richiamando lo sfondo storico. Ma perché nel 1938, proprio quando gli viene annunciata l' attribuzione del Nobel, Fermi decide di lasciare l' Italia per gli Stati Uniti? La «causa scatenante», scrive Maltese, furono senza dubbio le leggi razziali che colpivano, oltre che tanti illustri scienziati di origine ebrea, anche la stessa moglie di Fermi, Laura Capon. Ma le motivazioni scientifiche risalivano a due intollerabili bocciature subite dallo scienziato l' anno precedente, a causa di invidie e basse manovre. Morto Orso Mario Corbino, il fondatore e sostenitore del gruppo di via Panisperna, tutti si aspettavano che Fermi gli succedesse alla direzione dell' Istituto di fisica. E invece la nomina andò ad Antonino Lo Surdo, «un antiquato fisico sperimentale» che disprezzava la spirito innovativo di Fermi. Per di più, quello stesso anno, scomparso Guglielmo Marconi, altro grande estimatore della nuova fisica, il Cnr aveva bocciato la proposta di Fermi di costituire un «Istituto nazionale di radioattività» in grado di competere con i maggiori centri di ricerca europei e americani. Ce n' era abbastanza per indurre alla fuga il più promettente cervello scientifico italiano. Una fuga attuata con mille raccomandazioni per lettera ai suoi colleghi americani che gli aprivano le porte di prestigiose università e laboratori, di non dare pubblicità alla cosa, di non tirare in ballo motivi politici. Una volta negli Stati Uniti Fermi si integra con rapidità eccezionale nella «american way of life» al punto da adottare, oltre che la cantilena, anche lo stile grafico americano. Ma gli eventi precipitano. Si scopre l' autentico significato degli esperimenti di bombardamento dei nuclei di uranio condotti da Fermi, Rasetti, Amaldi, Segrè e Pontecorvo, nella «vasca dei pesci rossi» a Roma: cio è la fissione nucleare. E, sotto la pressione degli eventi bellici, la costruzione della bomba è ineluttabile. Dagli appunti dello stesso Fermi e dai racconti degli altri celebri testimoni, quella mattina del 16 luglio 1945 in cui «Trinity» esplose nel deserto di Los Alamos, lo scienziato appare chiuso nella valutazione fisica dell' evento, appena marginalmente coinvolto nel dibattito politico ed etico che cominciava a dilaniare la comunità degli scienziati. Chi si schierava contro l' impiego bellico di quella mostruosità e chi lo invocava. Fermi era convinto che, passata la tempesta, «solo la fisica sarebbe rimasta coi suoi perenni valori». E alla grande fisica fondamentale Fermi torn ò non appena il turbine della storia glielo permise, sia pure tormentato dai grandi drammi che coinvolsero la fisica nel dopoguerra: il dissidio con chi volle realizzare, dopo l' arma a fissione, anche quella a fusione; la vana difesa di Robert Oppenheimer dall' accusa di tradimento; il coinvolgimento in tante commissioni sulla sicurezza nazionale a cui avrebbe rinunciato volentieri. A Chicago, dove infine si sarebbe trasferito fino alla sua morte, nel 1954, Fermi fondò una scuola di fisica altrettanto se non più famosa di quella di via Panisperna, che ha generato numerosi premi Nobel del livello di Yang, Lee, Chamberlain, Steinberger, Friedman, Cronin, Gell-Mann. Maltese documenta attraverso il recupero di pubblicazioni scientifiche, testi di conferenze e lezioni il contributo decisivo dato da Fermi e dai suoi ragazzi americani alla nascente fisica delle particelle e al modello standard della fisica, sia sotto l' aspetto teorico che sperimentale. Senza dimenticare la ricostruzione della fisica in Italia, a cui

5 partecip ò a distanza, con suggerimenti ai suoi lontani compagni di via Panisperna e con pressioni sulla nuova classe politica, non sempre attenta e ben disposta nei confronti della ricerca di frontiera. Franco Foresta Martin Il libro: Giulio Maltese, «Enrico Fermi in America. Una biografia scientifica: », Zanichelli (Collana Le ellissi), pagine 510, euro 32,80 Le foto La biografia di Enrico Fermi ( , foto) è ripercorsa anche in un libro di Giovanni Battimelli dal titolo L' eredità di Fermi (Editori Riuniti, pagg. 220, euro 18) È una storia fotografica dal 1927 al ' 59 con le immagini dall' archivio del fisico Edoardo Amaldi CHIUDI

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7 Pagina W 1 di 1 Fermi l americano e Amaldi l italiano DUE LIBRI DOCUMENTANO CON MATERIALI INEDITI L ATTIVITA DEL FONDATORE DELLA SCUOLA ROMANA DI FISICA E DEL SUO GRANDE ALLIEVO-CONTINUATORE LA grande stagione della fisica italiana esce dall archivio fotografico della famiglia Amaldi e dall archivio americano dell Università di Chicago, dove sono raccolti molti documenti sul lavoro di Enrico Fermi dal 1938, anno del suo premio Nobel e del suo espatrio, al 1954, l anno della sua prematura morte per un tumore. Pubblicazioni tempestive, che sembrano fatte apposta per smentire un articolo di Antonino Zichichi su «Famiglia cristiana» nel quale il fisico siciliano, parlando dei famosi «ragazzi di via Panisperna», ignorava completamente Edoardo Amaldi, il che ha creato un incredulo sconcerto nell ambiente degli storici della scienza italiani e stranieri. Le immagini che Giovanni Battimelli ha raccolto nel libro «L eredità di Fermi» (Editori Riuniti, 220 pagine, 18 euro) da un lato fanno quasi tenerezza e dall altro suscitano riflessioni sociologiche su come sia cambiata la ricerca, specialmente quella fisica, passando dai piccoli laboratori degli Anni 30 ai santuari della Big Science come il Cern di Ginevra, il Fermilab di Chicago o Linac di Stanford. Tenera è la copertina del Battimelli: la spiaggia di Ostia, anno 1936, Enrico Fermi con costume da bagno intero nero in atteggiamento paterno, di fronte un giovane Edoardo Amaldi occhialuto e in canottiera con l aria deferente del primo della classe, in mezzo il torinese Gian Carlo Wick, brillante fisico teorico, in slip, più disinvolto ma anche lui con l attitudine dell allievo di fronte al Maestro. Sfogliando, sfilano immagini ufficiali e private, introdotte da poche pagine e spiegate da lunghe accurate didascalie: Fermi studente alla Normale di Pisa, Edoardo Amaldi in divisa durante il servizio militare, Emilio Segrè in via Panisperna a Roma, Edoardo in calzoni alla zuava con il piccolo Ugo e la moglie Ginestra, Enrico Persico in gita sul Monte Cavo, Fermi con un cappello fatto legando i quattro angoli di un fazzoletto, Fermi con Heisenberg e Pauli, Rasetti e Fermi sulle Alpi Apuane e in sci a Roccaraso, la storica foto scattata da Bruno Pontecorvo nel 1934 a D Agostino, Segrè, Amaldi, Rasetti e Fermi... E poi i semplici apparati sperimentali di via Panisperna: la camera a ionizzazione per misurare la radioattività, un contatore Geiger, i tubicini di vetro che, riempiti di radon e berillio, fornivano le sorgenti di neutroni. Ricchissimo di notizie è il libro di Giulio Maltese «Enrico Fermi in America» (Zanichelli, 510 pagine, 32,80 euro). Il merito di questo lavoro è soprattutto quello di riequilibrare l importanza dei contributi scientifici di Fermi, di solito ricordato essenzialmente, se non esclusivamente, per le ricerche sul rallentamento dei neutroni, la pila atomica e la realizzazione della bomba nucleare. Qui invece trova spazio il Fermi che ritorna a brillanti intuizioni teoriche dopo la parentesi di Los Alamos, tanto da anticipare il modello a quark di Gell-Mann; il Fermi che interpreta l esperimento di Conversi, Pancini e Piccioni escludendo che i mesotroni siano i portatori dell interazione forte; il Fermi che lancia la fisica dei grandi acceleratori di particelle; il Fermi che prevede l importanza decisiva dei calcolatori elettronici nella simulazione degli esperimenti e nel trattare i fenomeni non lineari e caotici, oggi attualissimi. Tutte intuizioni che Edoardo Amaldi, rimasto in Italia per dare continuità alla scuola di Fermi, saprà raccogliere, anche ispirando la nascita del Cern. E a proposito di scuola, va ricordato il testo di fisica per licei, istituti tecnici e professionali, nato da un corso che Fermi scrisse per la Zanichelli nel 1929: Edoardo Amaldi lo riprese e aggiornò nel 1947, mantenendo poi in vita fino alla propria scomparsa, nel Il testimone è poi passato a Ugo Amaldi, e il testo è ancora lì, dopo essere passato, in cinquant anni, per le mani di due milioni di studenti. Copyright 2002 La Stampa P. Bianucci, Tuttoscienze, 12/11/2003