Imparare dal passato

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1 No. 34 Marzo 2005 Servir Imparare dal passato In questo numero: articoli dall Australia, dal Venezuela, dal Sudan, dall Italia e dal Burundi. SERVIR No. 34 Marzo 2005 Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati 1

2 EDITORIALE Imparare con i rifugiati Lluís Magriñà SJ Questo numero di Servir è parte di una serie di tre, dedicata ai 25 anni trascorsi a imparare con i rifugiati. Originariamente avrebbe dovuto occuparsi della storia del JRS, di come l organizzazione e il suo personale sono riusciti a rispondere alle sfide affrontate nel corso degli anni e cosa hanno appreso. Benché il JRS sia un organizzazione con una missione condivisa, una edizione di Servir non avrebbe fatto giustizia di una tale complessa serie di circostanze che hanno formato la storia del JRS. Una storia del JRS nel 2004, scritta nella prospettiva dell Asia meridionale e dell Asia-Pacifico che hanno vissuto il disastro dello tsunami, naturalmente concentrerebbe l attenzione su avvenimenti diversi da una dell Africa meridionale, profondamente coinvolta nel ritorno di migliaia di rifugiati angolani. Se si pensa al JRS dell Europa sud-orientale nel periodo dopo le guerre della ex-yugoslavia in Bosnia e in Croazia nel 1994, l attenzione principale non era rivolta al dramma dei rifugiati ruandesi nella regione dei Grandi Laghi. Perciò questo numero è dedicato alle storie personali nella prospettiva di alcuni operatori e a quelli che, dal loro punto di vista, sono stati gli ostacoli e i risultati del lavoro del JRS. Ancora più di questo, quali erano alcune delle domande che dobbiamo continuare a sollevare, se intendiamo offrire soluzioni sostenibili alle difficoltà incontrate dai rifugiati. Tutti gli articoli sollevano domande importanti sul futuro del JRS; domande che devono essere fatte continuamente perché la situazione cambia e le ri- sposte dipenderanno da quando, dove e per chi esse vengono poste. Padre Van Nguyen ci chiede di considerare come teniamo in equilibrio la nostra risposta ai rifugiati nel breve periodo, andando incontro ai loro bisogni umani e spirituali, ma anche fornendo risposte basate sulla ricerca, l analisi e la riflessione. Judith Rodriguez ci spiega brevemente come il Venezuela sia cresciuto e come questa crescita sia stata aiutata da risposte istituzionali e strutturali; invece padre De Luccia sottolinea gli aspetti umani del nostro lavoro, le persone con le quali lavoriamo e il bisogno di costruire solidarietà. Se esiste un contrasto tra la risposta professionale strutturata e la risposta umana, certamente deve essere messa sul tavolo della discussione. Stephen Power e Steve Hege hanno sollevato entrambi questioni sulla selezione dei progetti e l accompagnamento dei rifugiati. Mentre nell esperienza di fratel Stephen in Sudan, il dilemma è quello di aprire nuovi e diversi progetti con i rifugiati che il JRS accompagna da anni, la questione nei Grandi Laghi verte su come diamo ragione del nostro lavoro con un gruppo dimenticato di rifugiati invece che con un altro all interno di un conflitto. Esistevano e ancora esistono ottime ragioni per quella scelta: ma sono state illustrate chiaramente? Il modo in cui il JRS è percepito è vitale per la nostra capacità di lavorare in un particolare ambiente. Due bambine rifugiate vietnamite Il nostro lavoro è essenziale, ma altrettanto importante è la ricerca per migliorare la qualità stessa del lavoro, per imparare da quelli che accompagniamo e serviamo e per imparare come possiamo insieme difendere la loro causa di rifugiati. Dobbiamo cercare di affrontare le cause delle migrazioni forzate e di assicurare che la protezione ai rifugiati non sia mai messa in discussione. Lluís Magriñà SJ, direttore internazionale del JRS 2

3 AUSTRALIA Guardando oltre i bisogni immediati Cao Van Nguyen SJ Con la fine della guerra in Viet Nam, centinaia di migliaia di persone, conosciute come boat-people, iniziarono a fuggire dal Paese. A metà del 1979, oltre vietnamiti erano partiti. Mentre molti trovarono una sistemazione, circa restarono nei campi sparsi in tutta la regione. Colpito dalla situazione drammatica di migliaia di boat-people e di altri rifugiati, Padre Pedro Arrupe inviò messaggi a circa venti Superiori maggiori in tutto il mondo. Comunicando la propria angoscia, chiese loro che cosa essi e la Compagnia di Gesù nel suo insieme potessero fare per portare almeno qualche soccorso in una situazione tanto tragica. La risposta dei gesuiti fu magnifica e nel novembre del 1980 fu fondato il JRS. Furono fatte immediate offerte di aiuto con personale, assistenza materiale e finanziaria, furono intraprese azioni dirette attraverso i mass media per influenzare i governi e le agenzie private. Col passare degli anni, i rifugiati vietnamiti uscirono dall agenda politica. Benché un gran numero di coloro che fuggivano dal Viet Nam dichiarassero con ragioni fondate di temere persecuzioni o violazioni gravi dei diritti umani, non tutti erano in grado di provarlo concretamente. I rifugiati che potevano aspettarsi di dovere rimanere nei campi a lungo e che probabilmente sarebbero stati respinti, scelsero di partire illegalmente lasciando indietro i loro averi e la loro patria, rischiando la vita in mari pericolosi. Il JRS Australia rispose inizialmente offrendo ai rifugiati servizi scolastici, sanitari, pastorali e altri servizi sociali, in particolare ai gruppi vulnerabili di donne e bambini nei campi della regione dell Asia-Pacifico. Nel 1988 degli alloggi furono destinati ai rifugiati vietnamiti che non avevano appoggi a Sydney e a Melbourne e il JRS fu sempre più coinvolto nell azione di sensibilizzazione dell opinione pubblica sui temi dei rifugiati. Nel 1989 il JRS Australia iniziò a fornire assi- stenza legale a chi faceva domanda di asilo nelle Filippine e a Hong Kong. Tuttavia la reazione delle autorità australiane fu di rinchiudere i richiedenti asilo e impedire loro l accesso a un equo processo per stabilire il loro status, nonché di privare i rifugiati di adeguate cure mediche e di servizi di sostegno. Se nel 1980 il Padre Arrupe aveva sperato che l impegno dei gesuiti verso i rifugiati fosse una risposta di breve periodo all emergenza, gli sviluppi successivi fecero sì che le cose non andarono in questo modo. Il JRS fu fondato come risposta immediata a una situazione terribile, ma si è sviluppato ed espanso. In 25 anni ha cercato sia di venire incontro ai bisogni immediati dei rifugiati, sia di intervenire in maniera da promettere benefici di lunga durata. Si è data risposta a questi bisogni immediati meglio che alla ricerca di soluzioni durature? Il Padre Generale Peter-Hans Kolvenbach ha invitato il JRS a rinnovare il suo servizio ai rifugiati e ad assicurare che esso si basi fondamentalmente su analisi politica, ricerca, riflessione e dibattito pubblico... È l assenza di questa analisi che porta a tanti abusi della dignità umana dei rifugiati. Le tensioni tra i bisogni dei rifugiati oggi e le risposte di lungo termine sono evidenti come sempre. In che modo infondiamo energia nel personale del JRS, nei nostri partner e nei rifugiati, per riflettere seriamente sul contesto politico del loro lavoro e sul modo in cui esso dà forma all esistenza dei rifugiati? Se non possiamo continuare a imparare insieme i rifugiati e a sviluppare nuove risposte etiche e pratiche, e a ricordarci sempre della loro umanità e della loro dignità, rischiamo di essere parte di un sistema che impone soluzioni dall alto. Cao Van Nguyen SJ, ex-direttore del JRS Australia Un centro di detenzione per rifugiati vietnamiti a Hong Kong, nel 1998 SERVIR No. 34 Marzo

4 VENEZUELA Di fronte alla violenza, abbandonati e sfruttati, la nostra risposta è la vita Judith Rodríguez Rifugiati colombiani accompagnati dal JRS a El Nula, Alto Apure, al confine tra Colombia e Venezuela Come si può raccontare il lavoro di anni e mesi di una organizzazione? Certamente non è semplice, ma fissando l attenzione su alcune sue azioni si dà un idea della realtà ultima di questo lavoro e forse si spiega come ci siamo sviluppati in quanto organizzazione. Il 1999 è stato un anno importante. Migliaia di colombiani erano sfollati e molti cercavano rifugio in Venezuela. Essi arrivarono essenzialmente in due ondate e la loro venuta causò una grande isteria nei media nazionali. Era la prima volta che nella stampa venezuelana si discuteva di rifugiati. C era un enorme ignoranza delle questioni che affrontavano i rifugiati. Neppure le ONG che andavano a dare aiuto ai rifugiati sapevano qualcosa della questione. Fortunatamente questo non fu un anno qualsiasi. Nel 1999 il Venezuela era impegnato nella stesura di una nuova Costituzione. Nonostante la mancanza di competenze, la Compagnia di Gesù iniziò a lavorare con i rifugiati. Questi erano arrivati nelle parrocchie dei gesuiti nella regione del Venezuela meridionale, l Alto Apure, al confine con la Colombia, ed era necessaria una risposta. Sulla base dei contatti che avevano stabilito nella comunità attraverso il lavoro pastorale e la conoscenza delle strutture locali, i gesuiti iniziarono a dare un sostegno psicosociale. Nel 2000, mentre continuavano a lavorare con i rifugiati nell Alto Apure, si rese necessario creare una presenza stabile al El Nula e a Guasdualito, due villaggi di frontiera dove i gesuiti avevano delle parrocchie. Delle équipe di operatori sociali e legali assunte e un piccolo gruppo iniziò a scrivere gli statuti dell organizzazione. Benché il JRS Venezuela non fosse ancora riconosciuto come un organizzazione, la struttura iniziava a prendere forma. Tuttavia si aprì una finestra di opportunità per realizzare un cambiamento di più lungo periodo. Fu deciso che l obiettivo era di assicurare che la nuova Costituzione garantisse protezione a coloro che fuggivano dalle violazioni dei diritti umani in Colombia. Un piccolo gruppo di gesuiti e collaboratori laici che presto avrebbero costituito il JRS Venezuela, avanzarono la proposta di modificare la legge per includere nella nuova Costituzione un articolo sul diritto di asilo. L obiettivo fu raggiunto: l articolo 69 della Costituzione recita infatti la Repubblica Bolivariana del Venezuela riconosce e garantisce il diritto di asilo. Tuttavia il lavoro solo sul lungo periodo non era una soluzione. L équipe cercò di stabilire alleanze con diverse organizzazioni della società civile così da mantenere al centro dell attenzione la questione del lavoro con i rifugiati e assicurare sostegno alla sua azione in campo giuridico. Fu presentata un altra proposta riguardante la legge sull asilo che il Parlamento stava discutendo. 4

5 VENEZUELA All inizio del 2001 si riuscì ad avere un incontro con il Ministro della difesa, José Vicente Ranger, e si propose di mantenere contatti stretti direttamente con il Presidente della Commissione per gli Affari esteri del Parlamento nazionale, Tarek William Saab. Grazie a questi avvenimenti, la piccola équipe che ancora non aveva costituito l organizzazione, con il sostegno di ONG come Provea e il Network di Giustizia e Pace, partecipò alla discussioni sulla nuova legge in materia di asilo. I risultati furono soddisfacenti. Il 3 ottobre 2001, la legge quadro sui rifugiati e i richiedenti asilo (LORRAA) fu pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. Un mese dopo, il 9 novembre 2001, fu ufficialmente fondato il JRS Venezuela come associazione della società civile venezuelana. Nel 2002 il nuovo JRS stese una proposta di regolamento per dare attuazione alla LORRAA. Sfortunatamente questa proposta è stata ignorata dal Governo. Nel frattempo il JRS aveva già un équipe sul campo. La nuova organizzazione iniziò a sviluppare i suoi primi progetti di assistenza umanitaria per i rifugiati che comprendevano forniture di alimenti, vestiario, alloggi e assistenza medica. A metà del 2002, il JRS formulò la propria missione e propri principi ispiratori e in seguito sviluppò un piano strategico. Dai primi giorni in cui aveva allacciato alleanze ad hoc e lavorato con volontari in strutture non definite, il JRS aveva imparato molto. Il JRS Venezuela ha sviluppato una struttura organizzativa dinamica destinata a fornire la base per la crescita della qualità del lavoro dell organizzazione, nonché il numero di persone che lavorano per essa. Tra il 2002 il 2003 ha più che raddoppiato il personale fino ad arrivare a 20 persone, inclusi psicologi, addetti alla comunicazione sociale, formatori, esperti legali, supervisori dei campi e sociologi. Sono state create relazioni importanti con i finanziatori ed è stato sviluppato un rapporto formale di lavoro con l UNHCR. Nella gestione dei progetti è stato adottato un approccio più strutturato. Sono state rafforzate numerose collaborazioni con diverse ONG attraverso l organizzazione e la partecipazione al Forum per la vita e al Gruppo di lavoro sui rifugiati. Per fare un esempio, nel luglio 2002, dopo la violenta alluvione a Guasdualito, le équipe di Guasdualito e El Nula sono state in grado di portare assistenza alla popolazione locale con il sostegno delle ONG locali, della chiesa locale e dello stato venezuelano. Oggi il JRS Venezuela svolge l importante compito di fornire informazione, sostegno psico-sociale e materiale alle comunità di rifugiati e ha rafforzato la collaborazione con ONG nazionali e internazionali. Ha cercato di costruire strutture tali per cui, alla fine, poco a poco, il nostro sogno di trovare soluzioni durevoli per i rifugiati diventi una realtà. Judith Rodríguez, responsabile della comunicazione, JRS Venezuela Rifugiati colombiani accompagnati dal JRS a El Nula, Alto Apure, al confine tra Colombia e Venezuela Rifugiati colombiani accompagnati dal JRS a Guasdualito, Alto Apure, al confine tra Colombia e Venezuela SERVIR No. 34 Marzo

6 SUDAN L accompagnamento: attrav Stephen Power SJ Sfollati interni sudanesi partecipano a un gruppo di studio sulla pace e la soluzione dei conflitti a Kejo Keji, nel Sudan meridionale Dall indipendenza nel 1956 il Sudan ha vissuto pochi anni di pace. Di conseguenza il JRS gestisce alcuni dei suoi progetti principali con i rifugiati nei paesi che circondano il Sudan (in Etiopia, in Kenya e in Uganda), nonché con chi rientra o è sfollato all interno del Paese. Subito dopo la sua fondazione nel 1980, il JRS è stato coinvolto nel lavoro con gli sfollati del Sudan meridionale. Dopo lo scoppio della seconda guerra civile nel 1983, i sudanesi furono costretti in gran numero a lasciare le proprie case e sfollarono sia all interno sia nei Paesi vicini. Nel 1991, dopo oltre un trentennio di devastanti distruzioni e carestie, giunse al termine la guerra in Eritrea e con essa il regime al potere in Etiopia che sosteneva i ribelli dell Esercito popolare di liberazione del Sudan (SPLA). Oltre mezzo milione di rifugiati, che si erano raccolti nella regione di Gambella, nell Etiopia occidentale, nei più grandi campi che esistevano allora nel mondo, furono costretti a rientrare in Sudan. Quasi nello stesso tempo, una frattura si sviluppò all interno dello SPLA e movimenti rivali si combatterono all interno del Sudan. In questo stato di debolezza, lo SPLA perse quasi il controllo di gran parte del Sudan meridionale a vantaggio del Governo di Khartoum. Una nuova ondata di rifugiati si riversò al di fuori del Paese verso il Kenya, l Uganda, il Congo e la Repubblica Centrafricana. Nel 1991, poco dopo questi fatti, il JRS iniziò a operare ad Adjumani, nel nord dell Uganda. In risposta alle richieste della popolazione rifugiata nella zona, iniziò a dare assistenza alle scuole con un aiuti finanziari agli insegnanti che fino a quel momento non erano stati pagati, con sostegno materiale e assistenza tecnica e formazione per gli insegnanti. I progetti intrapresi dal JRS sono cresciuti e oggi coinvolgono oltre cinquanta scuole elementari, cinquanta scuole materne, diverse scuole superiori, preparano centinaia di insegnanti e offrono cure pastorali. Il lavoro di conseguenza si è esteso in tutto l Uganda settentrionale lungo il Nilo fino alla zona di Moyo, a Ikafe e nei campi di Rhino. La base di Adjumani per il lavoro con i rifugiati è servita negli ultimi anni novanta come base per intraprendere di nuovo il lavoro nel Sudan meridionale. Dal nostro lavoro con i rifugiati ad Adjumani negli ultimi 14 anni abbiamo appreso molte lezioni importanti. Poche domande furono fatte all inizio sulla bassa partecipazione delle ragazze alla scuola e ancora meno nei posti di lavoro. Tuttavia abbiamo imparato che se la questione della presenza delle ragazze alla scuola non fosse stata affrontata in modo diretto, nulla sarebbe cambiato. Nel 2002 fu intrapreso un programma per 6

7 SUDAN rso la guerra verso la pace le pari opportunità per incoraggiare la partecipazione delle ragazze, fornire un sostegno finanziario e mettere in discussione l atteggiamento negativo verso il valore della formazione femminile. Il JRS nell Uganda settentrionale, lavorando con l UNHCR e molti altri partner, ha visto l evolversi della situazione dei rifugiati: dall emergenza, alla fase di stabilizzazione fino a quella del ritorno. Abbiamo imparato a comprendere il contesto locale in cui lavoriamo, a conquistare la fiducia della popolazione locale. Studenti preparati dal JRS sono diventati insegnanti, coordinatori, amministratori, imprenditori e persino cosa impensabile nel 1991 imprenditrici. Dal nord dell Uganda, sono state create e sviluppate relazioni con città e autorità dei ribelli nel Sudan meridionale, appena oltre il confine di Nimule e Labone. Sono state aperte delle scuole dagli sfollati interni e dai sudanesi che rientravano, formati dal JRS. Il lavoro da allora si è esteso a Kejo Keji e a Yei, più a est. È questa la capacità di resistenza e l impegno al quale dovremmo aspirare quando parliamo di accompagnamento dei rifugiati. Ciò non significa che tutto è andato bene. Significa comunque che negli ultimi 14 anni siamo passati attraverso fallimenti e successi insieme ai rifugiati e insieme abbiamo imparato. Abbiamo appreso l importanza della collaborazione e della partecipazione e che accompagnare significa essere presenti per rendere possibili sia i successi sia i fallimenti. Abbiamo imparato a rispondere ai bisogni espressi dai rifugiati. Il programma di pace realizzato dai rifugiati e da essi stessi diffuso nelle scuole è stato finanziato in parte e non interamente dal JRS. Il finanziamento dei progetti è un modo che ha la comunità di farseli propri. La fornitura di materiali, l offerta di lavoro, sono tutte forme di cofinanziamento. Tuttavia, la mancanza di opportunità di lavoro per i giovani sudanesi con un istruzione è un problema crescente. I progetti stanno creando una dipendenza dal nostro sostegno? Sono essi stessi sostenibili? Abbiamo dato un istruzione a persone perché emigrassero? Dovremmo ampliare i programmi esistenti per includere progetti imprenditoriali o lasciarli ad altri? È corretto intraprendere nuovi progetti altrove e non rispondere ai bisogni delle persone con cui stiamo lavorando ora? Queste sono alcune delle molte domande per cui non ci sono risposte rapide e dirette, ma solo linee-guida per ogni singola situazione. Il tempo della pace sembra essere arrivato nel Sudan meridionale e tuttavia molti sono scettici e preoccupati per gli anni che abbiamo di fronte. Allo stesso tempo, in questo anno di pace, il JRS ha iniziato una nuova attività di assistenza per decine di migliaia di rifugiati provenienti dal Darfur nel Sudan occidentale, dove centinaia di migliaia sono rimasti indietro, in condizioni terribili di profonda insicurezza e violenza dentro i confini stessi del Sudan. Quanto di quello che abbiamo imparato nel sud ci aiuterà nel Darfur? Stephen Power SJ, assistente del direttore internazionale del JRS Un insediamento di rifugiati ad Adjumani, nell Uganda settentrionale SERVIR No. 34 Marzo

8 Rifugiati cercano assistenza a Roma Cosa ho imparato dai rifugiati Francesco De Luccia SJ Anche se il Centro Astalli (JRS Italia) fu fondato nel 1981, ho iniziato a lavorarvi per la prima volta 10 anni fa e senza dubbio è stata una delle esperienze più significative della mia vita. Quando ho iniziato a incontrare i richiedenti asilo e i rifugiati, rimasi colpito dal loro forte senso di dignità. Si può pensare che quando la vita è dura, uno ha il diritto di essere duro e aggressivo. Nel caso della maggioranza dei rifugiati che ho incontrato, ho scoperto che la loro forza interiore era sorprendentemente gentile e ben disposta. Spesso di fronte a reazioni aggressive di membri della polizia italiana o di cittadini, essi si sono sentiti profondamente offesi perché non ne comprendevano le ragioni. Si aspettavano la stessa gentilezza e la stessa educazione che offrivano agli altri. Quando dovevano dormire all aperto, consideravano questo fatto intollerabile, non per le condizioni che il fisico doveva sopportare, ma per il rifiuto della loro umanità. Molto spesso mi sono sentito dire dai rifugiati: Se tu fossi stato nel mio Paese, non avresti mai dormito all aperto durante la notte. Certamente qualcuno ti avrebbe portato nella sua casa. Ironia della sorte vuole che molti europei considerino il loro continente la culla di concetti come i diritti individuali. Sfortunatamente questi non si applicano a chi non è cittadino degli Stati europei, anche quando la persona vive in Europa. Se non sei in possesso di un permesso di soggiorno i tuoi diritti fondamentali vengono sospesi e non hai accesso a una casa, all istruzione, al lavoro e alle cure mediche. I permessi di soggiorno sono divenuti il prerequisito per essere considerati persone. Naturalmente quando i rifugiati hanno ottenuto i loro documenti hanno ancora molto da fare per ricostruire le loro vite. Ma senza di essi, spesso vengono chiamati illegali e la loro umanità è negata. Ci è stato insegnato che 8

9 ITALIA Dio ci ha creati persone, non il comando della polizia! Forse i miei vecchi maestri avevano torto. Il Centro Astalli ha servito e tuttora serve migliaia di rifugiati e immigrati che arrivano in Italia. Questo è reso possibile dalla solidarietà di molte persone che offrono tempo, energie e capacità per sostenere e difendere i diritti umani fondamentali. Ogni anno circa 150 volontari del Centro Astalli offrono servizio giorno e notte. I volontari non fanno questo tipo di lavoro per caso. Si tratta di una precisa scelta che nasce dalla convinzione che i rifugiati e gli immigrati siano discriminati e meritino sostegno per superare gli ostacoli che hanno di fronte. La vita di molto rifugiati è cambiata grazie all impegno dei volontari e di altri. I nostri ospiti hanno avuto l opportunità di vedere quanto a fondo può andare la solidarietà. È facile prevedere che il nostro lavoro con i rifugiati non terminerà, almeno nel breve periodo. Le istituzioni europee e i governi locali sembrano presi da un dilemma irrisolto: abbiamo o no bisogno di immigrati per riempire i vuoti del nostro mercato del lavoro? Se abbiamo bisogno di loro, perché rendiamo loro la vita così difficile? Se non abbiamo bisogno di loro, perché gli imprenditori insistono tanto di sì? Sembra che il pendolo oscilli da un estremo all altro, a seconda del clima politico, una situazione precaria per i rifugiati e gli immigrati i cui destini sono spesso lasciati nelle mani delle varie polizie e autorità militari europee. Molto raramente si sente un politico difendere apertamente i diritti dei rifugiati e degli immigrati. In dieci anni di lavoro con i rifugiati, ho imparato molto da loro. Ho imparato che avere perso tutto non significa avere perso la dignità. I rifugiati sono spesso in uno stato di bisogno, ma di frequente sanno chiarire che cosa significhi rispettarsi gli uni gli altri, ed è una grande lezione. Ho capito che i rifugiati che arrivano in Italia o in altri Paesi europei sono molto spesso persone fortemente motivate a ricostruirsi una vita. Sono consapevoli dei rischi che comporta cercare di entrare in Europa, dal momento che molti hanno perso i parenti e gli amici tentando di raggiungere le coste europee. Inoltre sanno di essere considerati una minaccia alla ricchezza e al benessere degli europei e si aspettano che la vita sia dura. Ciò nonostante sono fortemente determinati a ricostruirsi un esistenza. Sono persone che non hanno rinunciato al loro futuro e spesso vogliono essere sicuri che i loro figli avranno accesso ai diritti umani fondamentali. Ho anche imparato che la società ha bisogno della solidarietà dei volontari e che il ruolo di organizzazioni, come il JRS, la cui missione è di accompagnare, servire e difendere la causa dei rifugiati, è estremamente importante. Ho imparato dai rifugiati che la società ha ancora bisogno di persone che si pongano davanti all opinione pubblica e alle istituzioni politiche per chieder che i diritti umani di tutti siano rispettati e cercare di costruire ponti con i nuovi venuti. Francesco De Luccia SJ, ex-direttore del JRS Italia Rifugiati ricevono un pasto in un centro del JRS Italia a Roma SERVIR No. 34 Marzo

10 GRANDI LAGHI Servire i rifugiati dimenticati Steve Hege Nel 1994, in seguito all orrendo genocidio di circa tutsi e hutu moderati in Ruanda, la comunità internazionale chiuse gli occhi sui massacri commessi dal Fronte Patriottico Ruandese con il pretesto di proteggere le vittime tutsi. Non appena il presidente Kagame dichiarò che avrebbe garantito sicurezza e protezione per le vittime tutsi, la paura delle vendette provocò un esodo di due milioni di hutu che temevano rappresaglie. Essi fuggirono in molti dei Paesi della regione, in particolare in Tanzania e nella Repubblica Democratica del Congo (RDC). Nel Congo orientale, le due principali città di frontiera, Goma e Bukavu, furono immediatamente inondate da una spaventosa e disperata massa di persone. Il JRS Grandi Laghi fu creato a Bukavu poco dopo questo esodo con il desiderio di venire incontro ai bisogni di istruzione di questa popolazione e di fare in modo che tornasse al più presto qualche senso di normalità nella loro vita. Gli insegnanti ebbero un ruolo cruciale assistendo la comunità nel far fronte al trauma. Insieme alla Caritas di Bukavu e a una ONG canadese, l IFHIM (Integrated Human Training Institute) di Montreal, si cominció a lavorare sui traumi psicologici vissuti dagli insegnanti nei campi. L identificazione di un bisogno disperato non solo di aprire le scuole nei campi, ma di accompagnare e fornire sostegno pedagogico a coloro che erano i responsabili dell insegnamento, avrebbe caratterizzato le origini e l identità di numerosi progetti futuri del JRS nella regione. Nonostante l insicurezza e i massacri dei rifugiati nei campi congolesi compiuti dalle forze ruandesi con il pretesto di ricercare gli estremisti hutu, il JRS ha continuato a elaborare i propri progetti di formazione degli insegnanti e organizzare seminari in sei campi di Bukavu. Appena iniziato il lavoro di sostegno psico-sociale per gli insegnanti, è stato anche chiamato ad assistere numerosi preti e religiosi ruandesi tra la popolazione rifugiata per riprendere le attività pastorali a servizio di una popolazione in condizioni estreme. Nel dicembre 1995, a causa della paura per gli attacchi dell esercito ruandese, i congolesi iniziarono a rimpatriare con la forza i rifugiati. Trovando difficoltà a mantenere a disposizione fondi per persone della stessa etnia dei responsabili del genocidio, anche l UNHCR sembrò volere promuovere il rimpatrio volontario. Nel momento stesso in cui molte altre organizzazioni pianificavano le loro strategie di ritiro, il JRS Grandi Laghi iniziò a intensificare le sue iniziative nella regione. Nonostante la tensione palpabile nei campi, la decisione di rimanere diede frutti. I nuovi tentativi di rimpatri forzati del febbraio 1996 fallirono e la nostra accresciuta offerta di attività sportive, seminari di formazione per insegnanti e cure pastorali e materiali, in particolare per i bambini di strada orfani del genocidio e per le famiglie interetniche, rafforzarono la fiducia tra i rifugiati. In quella che è conosciuta come la prima guerra di liberazione, sotto la maschera della Alleanza delle Forze Democratiche per la Liberazione del Congo (AFDL), gli eserciti ruandese e ugandese cercarono di liquidare i campi più sospetti. Nel giro di un mese, circa mezzo milione di rifugiati scelse di tornare in Ruanda. Circa rifugiati sulla via del rientro caddero preda di un nuovo movimento di liberazione congolese. 10

11 GRANDI LAGHI Il 28 ottobre 1996 Bukavu cadde nelle mani dei ribelli. Saccheggi e razzie iniziarono in tutta la città e oltre mille civili persero la vita. Ciò che restò dei campi alla periferia di Bukavu cadde sotto il controllo e la constante minaccia di estremisti delle disciolte forze armate ruandesi e dei ribelli hutu che avevano usato la copertura dell esodo di massa nel 1994 per fuggire dal Ruanda. Mentre la AFDL muoveva verso la città strategica di Kisangani, il loro avanzare fu accompagnato da racconti orrendi di massacri in quella che è stata chiamata la caccia al rifugiato. In alcune occasioni, durante le distribuzioni umanitarie di alimenti i rifugiati venivano massacrati. Le agenzie umanitarie non avevano accesso ai rifugiati e non avevano permessi ufficiali per svolgere i loro compiti. Ciò nonostante, il JRS è rimasto a Bukavu per sostenere il lavoro dell arcidiocesi locale con le sue iniziative destinate a rispondere alle necessità dello schiacciante numero di sfollati che arrivavano nella città. Durante la seconda guerra di liberazione, la popolazione tutsi congolese, conosciuti come banyamulenge, divenne rapidamente bersaglio di oppressione e vendetta nelle mani di elementi del Governo congolese. Il JRS Ruanda scelse di lavorare per sostenere delle attività produttive e l istruzione primaria e secondaria nei due più grandi campi di rifugiati banyamulenge. Senza dubbio, questo accompagnamento e servizio ai rifugiati tutsi dimenticati pone il JRS nella posizione di comprendere cosa divide questi popoli e di difendere la causa della pace tra di loro. Quel ruolo è certamente di mettere in luce la responsabilità personale di quelli coinvolti e di aiutare tutti i sopravvissuti nella regione a confrontarsi gli uni con gli altri. Steve Hege, responsabile per l advocacy, JRS Grandi Laghi Nei primi giorni la risposta del JRS si è concentrata soprattutto sul sostegno ai rifugiati della RDC, che erano prevalentemente hutu. Questa risposta si basava sul desiderio di servire i rifugiati dimenticati, di rimanere tra coloro che soffrivano in silenzio e le cui storie raramente venivano ascoltate, senza tenere conto dell origine etnica. Tuttavia, osservato sotto un altra angolatura, questo può essere interpretato negativamente da alcuni come una presa di parte, e se così fosse, che cosa significa per il nostro ruolo di attori neutrali che promuovono la pace e la riconciliazione nella regione? Nel futuro la pace e la riconciliazione saranno cruciali, non solo tra le persone, ma anche fra le nazioni. Quale sarà il ruolo del JRS nel promuovere la pace? SERVIR No. 34 Marzo

12 Come aiutare una persona La missione del JRS è quella di accompagnare, servire e difendere i diritti dei rifugiati e degli sfollati, specialmente coloro che sono dimenticati e la cui situazione non attira l attenzione internazionale. Lo facciamo attraverso i nostri progetti in più di 50 paesi in tutto il mondo, dando assistenza tramite istruzione, assistenza medica, lavoro pastorale, formazione professionale, attività generatrici di reddito e molte altre attività e servizi ai rifugiati. Il JRS può contare soprattutto su donazioni da parte di privati, di agenzie di sviluppo e organizzazioni ecclesiali. Alcuni esempi di come vengono utilizzati i fondi del JRS: Pagare il salario mensile di un insegnante in una scuola elementare a Nimule, Sudan meridionale $30 USA Fornire sostegno finanziario a un insegnante per seguire un seminario di formazione in Ciad $30 USA Fornire sostegno psico-sociale, medico e materiale a una persona con l HIV/AIDS a Bujumbura, in Burundi $45 USA Pagare una borsa di studio annuale per un bambino sfollato ad Ambon, in Indonesia, affinché possa andare a scuola $90 USA Sostenere per un anno un bambino rifugiato birmano in un orfanotrofio in Thailandia $100 USA Fornire per un anno vestiti e cibo per neonati a un bambino nel nord di Sumatra, in Indonesia $160 USA SOSTIENI IL NOSTRO LAVORO CON I RIFUGIATI Il vostro continuo sostegno rende possibile per noi l aiuto ai rifugiati e richiedenti asilo in più di 50 nazioni. Se desideri fare una donazione, compila per cortesia il tagliando e spediscilo all ufficio internazionale del JRS. Grazie per l aiuto. (Si prega di intestare gli assegni all ordine del Jesuit Refugee Service) Desidero sostenere il lavoro del JRS Ammontare della donazione Allego un assegno Cognome: Indirizzo: Città: Nazione: Telefono: Nome: Fax: Codice postale: Servir è pubblicato in marzo, settembre e dicembre dal Jesuit Refugee Service, creato da P. Pedro Arrupe SJ nel Il JRS, un organizzazione cattolica internazionale, accompagna, serve e difende la causa dei rifugiati e degli sfollati. Direttore: Francesco De Luccia SJ Direttore Responsabile: Vittoria Prisciandaro Produzione: Stefano Maero Servir è disponibile gratuitamente in italiano, inglese, spagnolo e francese. servir@jrs.net indirizzo: Jesuit Refugee Service C.P Roma Prati ITALIA tel: fax: Dispatches, un bollettino di notizie quindicinale dell Ufficio Internazionale del JRS che riporta notizie sui rifugiati e aggiornamenti sui progetti e le attività del JRS, è disponibile gratuitamente via in italiano, inglese, spagnolo o francese. Per abbonarsi a Dispatches: Foto di copertina: Bambini nella scuola elementare a Nimule, nel Sudan meridionale. Foto di James Stapleton/JRS. Foto di: UNHCR (p. 3); JRS Venezuela (pp. 4, 5); James Stapleton/JRS (p. 6); Michael Coyne/JRS (p. 7); Pasquale Capone (p. 8); JRS Italia (p. 9); Mark Raper SJ/JRS (pp. 10, 11 in basso, 12); Nacho Eguizabal/JRS Spagna-ALBOAN (p. 11 in alto) Banca: Nome del conto: Numeri del conto: Per trasferimenti bancari al JRS Banca Popolare di Sondrio, Roma (Italia), Ag. 12 ABI: CAB: SWITF: POSOIT22 JRS per euro: 3410/05 IBAN: IT 86 Y X05 per dollari USA: VAR 3410/05 IBAN: IT 97 O VARUS

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