Comitato nazionale delle donne

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1 Comitato nazionale delle donne quando decidiamo noi Premessa - Questo Comitato si costituisce su iniziativa dell UDI - Unione Donne in Italia e ha come temi ed ambiti del proprio agire: le scelte di maternità, l autodeterminazione, l integrità e salute della donna, la precarietà di vita e di lavoro delle donne che incide anche sulle scelte di maternità, valutazioni, scelte e azioni sulle leggi che toccano questi temi. - L UDI ha promosso nel 2005 il convegno nazionale Generare oggi tra precarietà e futuro, per il quale ha elaborato una premessa politica e una piattaforma nazionale che contengono molti dei principi che oggi si ripropongono all azione di questo Comitato. - A partire dalla questione della precarietà femminile e della complessità dei temi che ruotano attorno alla maternità, si intende promuovere pensieri ed azioni che tocchino tutto l assetto sociale e la democrazia di questo Paese. - Con la campagna nazionale 50E50 ovunque si decide, che ha raccolto la collaborazione e il diretto intervento di tante donne di diversa provenienza, nel novembre 2007 l UDI ha raggiunto l obiettivo di presentare al Senato la legge di iniziativa popolare Norme di democrazia paritaria per le assemblee elettive, per il riequilibrio fino alla metà della rappresentanza delle donne nei luoghi dove si decide, a partire dalle liste per le assemblee elettive. - Il principio del 50E50 ovunque si decide, unito alle azioni, tutt ora in corso, per denunciare e contrastare la violenza contro le donne (campagna Stop al 1/7

2 femminicidio ), sono per l UDI lo sfondo su cui agire per entrare anche in merito ai temi delle scelte di maternità, della Legge 194/1978 e della Legge 40/2004, e dell integrità del corpo fertile della donna, perché siamo convinte che solo una società basata sulla democrazia paritaria possa trovare le parole e le azioni giuste per descrivere e fare spazio al corpo e alla vita delle donne. - 50E50 ovunque si decide e quando decidiamo noi sono le orme del nostro cammino nel mondo e l espressione del nostro diritto di esistere, tanto nella dimensione pubblica e collettiva quanto nella sfera intima e privata, sia per concorrere a determinare le decisioni che riguardano la comunità che per esprimere la libertà di scelta sulle decisioni individuali che riguardano la nostra vita. - Quando decidiamo noi è insieme singolare e plurale, poiché ciascuna di noi vuole decidere per sé volendo che tutte le altre donne possano fare altrettanto. E in questo procedere insieme, la libertà di scegliere e di fare in modo che altri non scelgano per tutte - o anche solo per qualcuna di noi - vuole essere il segno che accomuna sotto il genere femminile tutte le donne senza distinzione di età, provenienza e appartenenza. - Quando decidiamo noi significa anche che vogliamo che si riaprano tutti i dibattiti, ivi compresi quelli che trasfigurano i diritti civili in questioni eticamente sensibili dove il controllo del corpo e della vita delle donne è l avamposto del terreno di conquista di un nuovo ordine sociale. - Nella costituzione di questo Comitato, l UDI si muove per raccogliere adesioni, partecipazione ed assunzione di responsabilità prima di tutto fra le donne e le realtà associative che già hanno costituito un importante rete di azioni e rapporti per la raccolta di firme della campagna 50E50 e per la mobilitazione contro la violenza sessuata e il femminicidio. - Si pone particolare riguardo nel coinvolgere donne che, nei livelli nazionali e locali, abbiano responsabilità nella salute pubblica e nelle scelte di governo locale e nazionale attorno a questi temi: donne medico e ginecologhe, dirigenti sanitarie, amministratrici, economiste, avvocate. - Nei nostri obiettivi vi è non solo la costituzione di un osservatorio di parte, cioè nostro, sui temi prima menzionati, ma anche un monitoraggio delle questioni più importanti e delle vertenze da aprire, ed approfondimenti su 2/7

3 tutta la questione del generare oggi, che affronti anche la precarietà di vita e di lavoro delle donne che generano. - In particolare questo Comitato, incentrando la sua osservazione sull aspetto fisico, relazionale e sociale delle scelte di maternità, si collega ed è in sinergia con quanto è stato e sarà elaborato sulla maternità come valore sociale, sulla precarietà delle giovani donne che generano o vorrebbero generare, sul lavoro femminile come perno di un nuovo welfare che aiuti le donne e non si limiti a farsi aiutare da loro. - Con questo Comitato intendiamo aprire una stagione dove gruppi di donne autorevoli e competenti siano punto di riferimento per lotte, vertenze, monitoraggi, ma anche approfondimenti, riflessioni e proposte sul tema del generare. Obiettivi 1. Affermazione dell autodeterminazione della donna nelle scelte di maternità Il diritto all autodeterminazione poggia sulla soggettività delle donne con la quale, in un recente passato, abbiamo costretto le leggi a fare i conti. Tale soggettività ed autodeterminazione, nel momento della gravidanza, si definisce in relazione a un altro soggetto. Per questa consapevolezza, anche alla luce delle questioni sollevate dalle biotecnologie e dalla necessità di governare i progressi scientifici e tecnologici, arriviamo ad una definizione del concetto di autodeterminazione che comprenda quello della scelta informata e dell assunzione di responsabilità. 2. Affermazione del primato della madre Nella procreazione la relazione fra madre e figlia/o parte da un accettazione che si fonda sull autodeterminazione della donna, ed assume da questa il suo significato più profondo. La tendenza, oggi sempre più marcata, a mettere al centro della procreazione il concepito (fino alle aberrazioni contenute nella Legge 40) lasciando la madre sullo sfondo, tende a rovesciare il prima e il dopo, a togliere una causa prima del nascere che è l amore/consenso di chi 3/7

4 genera. Da ciò deriva una concezione sempre più maschile della nascita che prescinde dalla persona e dal corpo che mette al mondo. Si propone, invece, che fin dai primi momenti successivi alla fecondazione, sia naturale che assistita, il prodotto del concepimento sia considerato inscindibile dal corpo materno che, accogliendolo, può trasformarlo in persona. 3. Affermazione del diritto alla scelta informata Questo principio, valido per tutti, è di particolare importanza quando riguarda la salute delle donne e le scelte di maternità, perché investe direttamente tutta la questione dell assistenza alla gravidanza e al parto, alla contraccezione, all interruzione di gravidanza, alla fecondazione medicalmente assistita. Le tecnologie e la ricerca scientifica sono opportunità che ciascuna/o dovrà misurare secondo la propria etica e le proprie scelte. Nello specifico, si chiede: ampia informazione e reale libertà di scelta sulle modalità della preparazione e assistenza alla gravidanza e sul rapporto madrebambina/o fin dai primi momenti dopo la nascita; informazione e scelta sulla contraccezione, anche attraverso la liberalizzazione della pillola del giorno dopo ; informazione e scelta sulle metodiche dell IVG con particolare riguardo alla possibilità di usufruire della RU486 nell ambito della Legge 194. Ci opponiamo alla rianimazione dei feti grandi prematuri senza il consenso di chi ne ha la potestà e può decidere se accettare o rifiutare le cure. Ci opponiamo alla rianimazione dei feti, se da aborto terapeutico, contro la volontà della donna. 4. Difesa dell integrità e della salute della donna Tutto ciò che è affermato nel punto precedente è finalizzato alla salvaguardia dell integrità e della salute della donna, di cui la donna stessa, informata e autodeterminata, diventa così protagonista. Nelle scelte di maternità non vi è nessun principio etico, scientifico o metodologico che possa prescindere dall integrità e dalla salute della donna, dal suo diritto alla scelta informata e dalla sua autodeterminazione. A proposito della questione della PMA 4/7

5 (procreazione medicalmente assistita) e della sterilità, pensiamo che lo scarto fra il desiderio di generare e il diritto a farlo sia certamente una questione su cui interrogarsi, ma solo dopo aver riconosciuto la libertà delle persone di avvalersi, con responsabilità che può essere solo individuale, del progresso scientifico e di opportunità in altri tempi impensabili. Sulla PMA pensiamo che sia da abolire o seriamente modificare la Legge 40, soprattutto in riferimento alle parti di essa che contrastano con il primato della madre, con la salvaguardia della salute della donna, della sua integrità e dell autodeterminazione. E in questo senso riteniamo che sia dovere dello Stato prendere atto e dare esecuzione alle sentenze delle autorità giudiziarie che hanno sbriciolato uno dei punti cardine della Legge 40, riconoscendo il diritto delle donne ad ottenere la diagnosi pre-impianto, non esistendo equivalenza - come ribadito dalla Corte Costituzionale - tra il diritto non solo alla vita ma anche alla salute di chi è già persona e la salvaguardia dell embrione che persona deve ancora diventare. 5. Sì alla legge 194, sì alla prevenzione dell aborto, no alla dissuasione e alla colpevolizzazione delle donne Consideriamo l aborto una sconfitta, mentre una legge che consenta e regolamenti l interruzione di gravidanza è un diritto delle donne indiscutibile. Consideriamo la piena applicazione della Legge 194 un obiettivo da perseguire nel senso di: rimuovere, là ove è possibile, gli ostacoli che si frappongono alla prosecuzione della gravidanza, mettendo in rete tutte le opportunità del pubblico e del privato che possono essere attivate; potenziare e rifinanziare i consultori, aprendoli dove non ci sono; promuovere l informazione e la formazione di una cultura contraccettiva, garantire e facilitare la somministrazione dei contraccettivi anche d emergenza; dare piena attuazione all articolo 9 della Legge 194, dove si impegnano le Regioni a garantire l applicazione della legge in tutte le strutture pubbliche e convenzionate, in presenza di obiettori di coscienza, anche con la mobilità del personale; denunciare tutti i casi in cui si è proceduto ad accreditare e a finanziare con denari pubblici i consultori privati che rifiutano di erogare le prestazioni previste per l interruzione volontaria della gravidanza; denunciare sistematicamente il passaggio di significato da prevenzione 5/7

6 dell aborto, previsto dalla Legge, a dissuasione dall aborto, assente dalla Legge; intendiamo a questo proposito valutare e contrastare tutte le azioni previste e compiute da certo volontariato di dissuasione militante (presenza di preghiera nelle cliniche, foto o riproduzioni di feti da mostrare alle donne che hanno scelto di interrompere la gravidanza o altri orrori simili), che rappresentano una forma di violenza psicologica, che interferiscono con l autodeterminazione e la privacy e che contrastano coi principi della dignità e dell integrità psico-fisica della donna. Ribadiamo infine che vera prevenzione dell aborto è prevenzione delle gravidanze indesiderate. Sulla Legge 194 è obiettivo forte del Comitato portare avanti informazione, conoscenza e controinformazione. 6. Affermazione del valore sociale della maternità Riprendiamo e rilanciamo con forza questo principio basilare, posto dalla storia delle donne dal dopoguerra ad oggi ed espresso nella stessa Legge 194. Tale principio è attualissimo di fronte alla progressiva precarizzazione della vita delle persone che, per le donne, si traduce spesso in condizionamenti sulle scelte di maternità. Mettiamo in primo piano la difesa del lavoro femminile e del ruolo sociale della donna - in riconoscimento del quale abbiamo anche chiesto il riequilibrio fino alla metà della rappresentanza delle donne nei luoghi dove si decide e la condivisione fra i sessi del lavoro di cura. Precarietà di vita e di lavoro, disparità fra i sessi nel lavoro di cura, poca possibilità di conciliazione nel lavoro e nella vita fra le esigenze delle donne e quelle del resto del mondo, welfare e servizi gravemente insufficienti per garantire il valore sociale della maternità sono gli aspetti negativi dell organizzazione del lavoro e delle politiche di questo Paese, dove si pretende di sostenere la maternità senza sostenere le madri, dove si tende a fare riferimento a un concetto unico e astratto di famiglia e non alle persone concrete, prime fra tutte le donne. In difesa dei valori della Costituzione, chiediamo che lo Stato assuma la responsabilità di affermare, con opportuni provvedimenti, il valore sociale della maternità, non solo come diritto fondamentale dell individuo ma nell interesse della comunità. 6/7

7 Conclusioni Da qualunque parte si guardino i temi che ruotano intorno alla maternità e al generare oggi tra precarietà e futuro ci troviamo di fronte a pubbliche responsabilità in una singolare forma di irresponsabilità e di espropriazione, dove ciò che è pubblico viene scaricato in ambito privato e ciò che è intimo e personale viene sottratto alla sfera individuale. È in questo paradosso che vogliamo entrare, per ritrovare insieme le tracce di un sentiero che restituisca alla dimensione pubblica le proprie responsabilità e al corpo e alla vita delle donne la propria sovranità. È da questo paradosso che vogliamo uscire in modo fecondo e positivo per i diritti della persona e nell interesse della comunità. Con l adesione al Comitato ciascuna condividerà la responsabilità di un tratto del percorso con iniziative, riflessioni, vertenze e proposte. Insieme troveremo le forme più adeguate per fare di questi obiettivi un momento di lotta comune, mirata e determinata come quando decidiamo noi. UDI - Unione Donne in Italia Sede nazionale-archivio centrale via dell Arco di Parma 15, Roma tel udinazionale@gmail.com 7/7