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1 Ligure Classificazione Il ligure [LIJ] (ligûre, [ˈliɡyɾe]) è parlato da circa 1,5 milioni di persone in tutto, in Liguria (Nord Italia), Principato di Monaco, Bonifacio (Corsica), isola di S. Pietro e Calasetta (Sardegna). La versione principale è il genovese della zona centro-orientale della città; altri dialetti importanti sono il monegasco, parlato ed insegnato nel Principato di Monaco, ed il tabarchino, parlato nell enclave sarda di S. Pietro e S. Antioco, che ha un suo standard locale a Carloforte. Non essendo una lingua ufficiale, il ligure non ha una grafia unificata, ma presenta alcune oscillazioni, soprattutto per quanto riguarda l uso dei segni diacritici e delle lettere s e z. L uso prevalente in poesia è quello di ispirarsi il più possibile alla tradizione etimologica, così ad esempio ognuno dei suoni /s/ e /z/ può essere indicato sia con s sia con z: offèisa/offèiza /z/, aziõn/a(s)siõn /s/ e molte altre. Trascrizioni Esistono alcuni dizionari che vogliono illustrare a parlanti italiani la pronuncia delle parole liguri, ma di rado propongono al lettore informazioni superiori a quelle contenute nella grafia. Talvolta sono usati simboli speciali, come ad esempio /ʃ ñ/, che indicano in alcune posizioni [z] e [ŋ]. Sistema vocalico Quadrilatero vocalico i y u e ɛ œ ɔ ɑ Esempi dei vocoidi /a/ cazze /kaze/ [ˈkɑze], passo /pasu/ [ˈpɑsu], là /la/ [lɑ] /a:/ case /ka:ze/ [ˈkɑːze], äçâ /a:sa:/ [ɑːˈsɑː], mâ /ma:/ [ˈmɑː] /e/ petto /petu/ [ˈpetu], letto letto, n. /letu/ [ˈletu], è /e/ [ˈe] /e:/ pëto /pe:tu/ [ˈpeːtu], pëgoa /pe:gua/ [ˈpeːɡwɑ], çë /se:/ [ˈseː] /ɛ/ letto letto, v. /lɛtu/ [ˈlɛtu], pænte /pɛnte/ [ˈpɛ ηte], e eh /ɛ/ [ˈɛ] /ɛ:/ læte /lɛ:te/ [ˈlɛːte], pægua /pɛ:gua/ [ˈpɛːɡwɑ], bæ /bɛ:/ [ˈbɛː] /o/ posso /posu/ [ˈpɔsu], obbligòu /obligou/ [ɔbliˈɡɔu], fò /fo/ [ˈfɔ] /o:/ pöso /po:su/ [ˈpɔːsu], lödâ /lo:da:/ [lɔːˈdɑː], pö /po:/ [ˈpɔː] 1

2 /i/ /i:/ /u/ ditta /dita/ [ˈditɑ], pisso /pisu/ [ˈpisu], chì /ki/ [ki] dïta /di:ta/ [ˈdiːtɑ], baçï /basi:/ [bɑˈsiː], fî /fi:/ [ˈfiː] põsso /pusu/ [ˈpusu], mutta /muta/ [ˈmutɑ], coæ /kuɛ:/ [ˈkwɛː] /u:/ põso /pu:su/ [ˈpuːsu], müro /mu:ru/ [ˈmuːɾu], sõ /su:/ [ˈsuː] /ø/ nêutte /nøte/ [ˈnœte], chêunnao /'kønau/ [ˈkœnɑu], êuggio /ødʒu/ [ˈœdʓu] /ø:/ nêuve /nø:ve/ [ˈnœːve], chêuxe /kø:ʒe/ [ˈkœːʓe], sêu /sø:/ [ˈsœː] /y/ mûtta /myta/ [ˈmytɑ], mûägia /mya:dʒa/ [ˈmɥɑːdʓɑ], sciû /ʃy/ [ˈʆy] /y:/ mûta /my:ta/ [ˈmyːtɑ], dûgo /dy:gu/ [ˈdyːɡu], mû /my:/ [ˈmyː] Il sistema vocalico ligure presenta i fonemi /a e ɛ i o ø u y/ in varianti brevi e lunghe. L opposizione quantitativa si ha solo quando il fonema vocalico è finale di sillaba o di parola. È invece neutralizzata davanti a consonante omosillabica (sempre nasale), come in /kantu sen/ [ˈkɑ ηtu ˈse η] (canto o cänto, sen o sën). L opposizione tra /e:/ ed /ɛ:/ ha un elevato rendimento funzionale, mentre quella tra /e/ ed /ɛ/ è quasi inconsistente, tuttavia nessun parlante standard li confonde completamente. Ad esempio, è appena accettabile sostituire /e/ con /ɛ/ in parole come veddo, questo e pesto, ma non in parole come çervello o testa, rigidamente /servelu/ e /testa/. Analogamente, si hanno parole che sono realizzate con /ɛ/ da tutti, come bello e verde (/bɛlu vɛrde/). In sillaba atona si ha sempre /e/, soggetta ad armonia vocalica e pronunciata media dopo /i y u/ toniche: [ˈviːvɛ ˈɾyzɛ ˈfuːʓɛ] (vive, rûzze, fõxe). La e tonica corrisponde sempre a /ɛ/ quando è seguita da /r l/ omosillabiche, mentre di norma corrisponde a /e/ quando è seguita da /n m/ omosillabiche. La æ e la ë invece corrispondono rispettivamente ad /ɛ e/ in sillaba chiusa ed a /ɛ: e:/ in sillaba aperta [Da fare: esempi]. La o atona corrisponde quasi sempre a /u/, tranne qualche rara volta a /o/, soprattutto in inizio di parola: ossa, nostra (/osa: nostra:/). I dittonghi sono formati da vocali brevi seguite da /i u/, e ricorrono solo in posizione finale di parola o davanti a contoide [Da fare: esempi]. Davanti a vocale, le quantità perdono valore distintivo, essendo semilunghe le vocali prevocaliche, brevi le altre: [Da fare: esempi]. 2

3 Sistema consonantico Tabella consonantica pb td tʃ dʒ kɡ fv sz ʃʒ m n [η] r j w l Quando /i u/ ricorrono tra vocoidi sono realizzati come approssimanti (lunghi dopo vocale breve tonica) [ˈkeˑitu kyˈɲjɔˑu lɑˈwɑː ˈlɑwwe] /keitu kyniou laua: laue/ (chèito, cûgnòu, laoâ, laoe). /i u y/ brevi prevocalici, scritti i/e, u/o, û/u/o, rappresentano sempre gli approssimanti [j w ɥ]: [ˈvjɑdʓdʓu ˈvjɑːʓu ˈpwiˑɑ ˈsœːʓwu ˈmɥɑːdʓɑ] /viadʒu via:ʒu pui:a sø:ʒuu mya:dʒa/ (viaggio, veäxo, puïa, sêuxoo, mûägia), tranne nei gruppi /li ni/ prevocalici che rappresentano i suoni prepalatali [ʎ(j) ɲ(j)] o [ʎ(ɰ) ɲ(ɰ)]: [pasˈtiʎʎjɑ ˈleɲɲju ˈdʓeɲɲju ˈɾɑːɲju mɑˈɲifˑiku] /pastilia leniu dʒeniu ra:niu ma'niifiku/ (pastiglia, legno, genio, rägno, magnifico). Nella pronuncia quotidiana, ad [ɥ] si sostituisce sempre [j]: [ˈmjɑːdʓɑ]. In pronuncia accurata o enfatica, il contoide che si trova tra vocale tonica breve ed altra vocale si pronuncia allungato, ma solo nei bisillabi: [ˈɔmmu ˈstyddju ˈɡɾɑssjɑ ˈfɑsile] /omu stydiu grasia 'fasile/ (ommo, stûdio, grazia, façile), ma in pronuncia normale non si hanno mai contoidi lunghi: [ˈɔmu ˈstydju ˈɡɾɑsjɑ]. Sono invece semplici tutte le altre consonanti, indipendentemente dalla grafia o dall etimologia: [ɔˈtɑ ηte kyˈdʓɑː] /otante kydʒa:/ (ottante, cûggiâ). Fanno eccezione /f v z/ che iniziali di sillaba tonica sono sempre lunghe, e altrove sono un po allungate: [yfˈfisju ɑvˈveˑi ɾɑzˈzeˑɑ] /yfisiu avei raze:a/ (ûffisio, avèi, razzëa). I grafemi c, g seguiti da i, e, æ anche con diacritici indicano le affricate palatoalveolari [tʆ dʓ], non troppo palatalizzati. La i prevocalica che segue tali grafemi è muta: [ˈtʆɛˑu ˈtʆy ˈ dʓɑ ηku] (cæo, ciû, gianco). La /n/ preconsonantica o finale è articolata con il contoide approssimante prevelare (oro-)nasale [ɰ ], e comporta la nasalizzazione della vocale precedente: [ˈzĩɰ ˈmɑ ɰ ˈkũɰ bɑ] /zin man kunba/ (zin, man, cõmba). Questo contoide può ricorrere addirittura davanti a /n/: [ˈkɾɑ ɰ ɲju] /kranniu/ (cran-nio). Essendo molto ricorrente nelle trascrizioni, noi l abbiamo sostituito con il simbolo [η]: [ˈzĩη ˈmɑ η ˈkũηbɑ]. 3

4 La /l/ finale, preconsonantica e per alcuni parlanti anche se preceduta da vocale tonica breve, si articola leggermente velarizzata ([ɫ]) o con frizione ([ɮ]): [ˈɑɫkɔɫ/ˈɑɮkɔɮ ˈkɔɫu/ˈkɔɮu/ˈkɔlu] /alcol kolu/ (alcool, collo). La n prevocalica dopo vocale tonica breve è realizzata a volte con il contoide (pre)velare; [ŋ], più raramente con il contoide [n]; il primo caso si può indicare con /-/: [ˈpeŋɑ ˈbuŋɑ ˈpenɑ ˈsœnu kɑˈbɑnɑ][eĩηˈɑːti] /pen-a bun-a pena sønu kabana/ /ein a:ti/ (penn-a, bõnn-a, penna, sêunno, cabanna; ein äti). Dopo vocoide atono invece ricorre solo [n]: [buˈniʆimɑ] /bu'niʃima/. Schema d articolazione di [η] Sistema prosodico Tracciati dei tonoidi [Da fare] Esempi dei toni [Da fare] Hanno accento sull ultima sillaba la parole che finiscono in vocale lunga o in /n/, mentre la maggioranza delle altre parole hanno accento sulla penultima sillaba: [kwiʓiˈtɛː dʓɑɾˈdĩη dʓiˑˈuːzu] /kuiʒitɛ: dʒardin dʒi:u:zu/ (cuixitæ, giardin, gïõso). Non prendono mai l accento /i u y/ brevi prevocaliche che funzionano da vere e proprie consonanti: [fasˈtidju pweˈʓiːɑ ˈœːju] /fastidiu pueʒi:a ø:iu/ (fastidio, poexïa, eûio). La qualità della voce dei parlanti è piuttosto roca, dovuta alla laringalizzazione prosodemica ([ʼ]): Cêuve. /tʃø:ve./ [ˈ²¹tʆœ ːve 11] o [ʼˈ²¹tʆœːve11] ; tale caratteristica va affievolendosi nella parlata delle nuove generazioni, e comunque non l abbiamo considerata perché avrebbe appesantito troppo le trascrizioni. 4

5 Sintassi La /n/ finale si lega alla vocale di una parola successiva come [ŋ] o [η], restando però appartente alla sillaba precedente, anche dopo vocale: [ˌbe η.ɑvˈvjɔˑu] (ben avviòu). La /l/ finale, invece, davanti a vocale diventa [l] iniziale della sillaba successiva: [ˌmɑːlĩηɡɾɑˈjɔˑu] /ma:lingraiou/ (mäl ingraiòu). I contoidi dopo vocoide tonico breve sono lunghi solitamente solo nella sillaba di tonia, ma in pronuncia rapida neanche in quel caso. Intonazione L ultima sillaba della pretonia (quando esiste) riceve la tonalità alta [3] in tutte le intonie. Conclusiva (/./) È usata per le affermazioni, le esclamazioni e per le domande con avverbio interrogativo, è realizzato con la tonalità [²¹ 11] sulla tonìa: [e tʆɛːˈbele te ˈteːɲjɑ η ˌkũη³pɑˈ²¹ɲiˑɑ11] [ʆyˈʆɑˑ e ʆuɾˈbiː nu ³se ˈ²¹pœː11] [ˈki u ³le sˈ²¹tɛːtu11] (E cæbelle te tëgnan compagnia. Sciûsciâ e sciorbî no se pêu. Chi o l è stæto?) Interrogativa (/?/) Si utilizza nelle domande senza avverbio interrogativo (sì/no), ed è realizzata con [¹² 22]: [ɡe ˈne ³de ˈ¹²fɾyːtɑ22] [ˌti nu lɛ ˈvistu ³u ˈ¹²dɾiˑɑ22] [te ˈpjɑːʓe i ³meˈ¹²ɾeɫi22] (Ghe n è de frûta? Ti no l æ visto o Drìa? Te piaxe i merelli?) Sospensiva (/,/) Si usa negli elementi di un elenco tranne l ultimo, nelle brevi parti di enunciato strettamente legate alla successiva, ed è realizzata [¹² 23]: [ˈkɾœːvɑ ³e ˈ¹²fœdʓe23 ˈnɑʆe ³i ˈ¹²fũηzi23 sɑkyɾˈtiʆɛ e ³dʓuɾˈ²¹nɛː11] [ˈ¹²y η23 ˈ¹²dwiː23 ˈ²¹tɾeˑi11] (Crêuva e fêugge, nasce i funzi, s accûrtisce e giornæ. Ûn, duî, trèi.) 5

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