Jude Cassidy Phillip R. Shaver

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1 Dalla PREFAZIONE Quando John Bowlby si interrogò, per la prima volta, sulla relazione tra deprivazione materna e delinquenza giovanile, certamente non immaginava che il proprio lavoro avrebbe prodotto uno dei settori della ricerca più vasto, profondo e creativo della psicologia del XX secolo. Né tanto meno poteva immaginarlo Mary Ainsworth, rispondendo a un annuncio pubblicato su un giornale di Londra che l'avrebbe portata a collaborare con lo stesso Bowlby. Chiunque conduca oggi una ricerca bibliografica sul tema "attaccamento" rintraccia più di voci, che coprono tutte le fasce di età, dall'infanzia alla vecchiaia, disseminate nelle varie riviste di psicologia fisiologica, clinica, evolutiva e sociale, oppure raccolte nelle numerose antologie. La teoria dell'attaccamento rappresenta il più significativo quadro concettuale, basato sui dati empirici, nel campo sociale e dello sviluppo emotivo. Va assumendo un ruolo rilevante nella sempre più ampia letteratura clinica relativa agli effetti delle relazioni precoci genitore-figlio, che comprendono il maltrattamento e le relazioni disturbate. Determinante appare la sua influenza in un settore della ricerca, in rapida espansione, che affronta i legami intimi tra adolescenti e adulti, incluso lo studio delle relazioni duali, romantiche e coniugali. Il volume di Bowlby dedicato alla perdita rappresenta tuttora una fonte inesauribile di intuizioni e ispirazione per tutti i ricercatori che si rivolgono allo studio del lutto. Il valore di teorizzazioni psicologiche serie e coerenti è chiaramente dimostrato dalla teoria dell'attaccamento, esempio di come gli studiosi spazino dalla pura attività concettuale alla ricerca empirica, poli di un processo dialettico che garantisce la loro costante interazione e influenza reciproca. L'attuale teoria, benché sostanzialmente simile a quella elaborata trent'anni fa, ha acquistato specificità e consistenza, espandendosi in nuove e significative direzioni, grazie a una ricerca accurata e creativa. Poiché, già all'epoca della sua prima formulazione, la teoria appariva particolarmente ricca di intuizioni e dettagliata, e poiché Ainsworth si rivelò una ricercatrice estremamente dotata, i primi studi ispirati dalla teoria ne confermarono i concetti fondamentali, suscitando inoltre nuovi interrogativi per molti versi sorprendenti e provocatori. La teoria dell'attaccamento, come è giusto che accada per ogni nuova ipotesi scientifica, fu inizialmente soggetta a critiche rilevanti. Gli onori tributati a Bowlby e Ainsworth al termine delle loro carriere testimoniano l'alta considerazione nella quale è oggi tenuto il loro lavoro. A causa della vastità della letteratura sull'argomento, e della continua evoluzione alla luce delle nuove ricerche, solo un ristretto numero di studiosi e ricercatori ha un quadro completo della teoria. Per poterne usufruire al meglio, ricercatori, clinici e insegnanti devono avere familiarità con le formulazioni originarie di Bowlby e Ainsworth, ma anche conoscerne gli sviluppi successivi, i parametri elaborati per valutare l'attaccamento (e ciò che effettivamente misurano), e i recenti contributi empirici e teorici che si riferiscono ai legami tra attaccamento e sviluppo della personalità. Questo volume si propone di soddisfare tali importanti necessità professionali, dimostrando la propria utilità per chiunque si accosti allo studio dei processi di attaccamento, utilizzi la teoria nel proprio lavoro clinico, oppure tenga corsi o seminari dedicati alla teoria, o che ne affrontano l'argomento. Ricerche o corsi incentrati su questo tema possono utilizzare il libro come unica eccellente fonte. La prima sezione, "Una panoramica della teoria dell'attaccamento", fornisce una aggiornata presentazione della teoria. I primi due capitoli corrispondono approssimativamente al primo e al secondo volume della trilogia pubblicata da Bowlby, Attaccamento e perdita. Nel capitolo 1, Jude Cassidy espone il costrutto centrale dell'attaccamento; nel capitolo 2, Roger Kobak illustra il punto di vista di Bowlby e Ainsworth relativamente alle ripercussioni emotive di perturbazioni delle relazioni di attaccamento. Robert Marvin e Preston Britner descrivono, nel capitolo 3, lo sviluppo

2 normativo del sistema comportamentale dell'attaccamento nel corso della vita. Il capitolo 4 fa riferimento all'aspetto probabilmente più noto della teoria: le differenze individuali nella qualità dell'attaccamento elaborate da Bowlby e Ainsworth. Nancy Weinfield, Alan Sroufe, Byron Egeland e Elizabeth Carlson riassumono scoperte recenti, concentrandosi in particolare sugli influenti studi condotti dal loro gruppo di ricerca presso l'università del Minnesota, relativi alle conseguenze di precoci pattern di attaccamento. Inge Bretherton e Kristine Munholland esaminano, nel capitolo 5, il concetto di "modello operativo interno", utilizzato dai teorici dell'attaccamento per spiegare la coerenza e la continuità degli stili di attaccamento. Benché sia ovviamente impossibile sintetizzare le svariate e rilevanti pubblicazioni di Bowlby e Ainsworth in una sezione di un singolo volume, i primi cinque capitoli di questo manuale forniscono un'utile base teorica ai lettori esperti nel settore o che si avvicinano per la prima volta all'argomento. La seconda sezione del volume, "Prospettive biologiche", valuta l'importanza attribuita da Bowlby all'etologia e alla ricerca sui primati. Molte delle sue idee, prese a prestito da discipline che oggi definiremmo psicobiologia e psicologia evoluzionistica, hanno consentito l'elaborazione di ipotesi di rilievo, verificabili in studi condotti sui primati o su altri mammiferi. Nel capitolo 6, Jeffry Simpson dimostra come sia possibile conciliare la teoria dell'attaccamento con alcune teorie della biologia e della psicologia evoluzionistica, non disponibili all'epoca della sua formulazione iniziale da parte di Bowlby. Come le relazioni genitore-figlio acquistano maggiore significato se considerate in un quadro evoluzionistico comparato, allo stesso modo la teoria dell'attaccamento risulta più comprensibile in un contesto neo-darwiniano. Jay Belsky, nel capitolo 7, approfondisce questa analisi, evidenziando come gli stili di attaccamento principali, delineati da Ainsworth (sicuro, evitante e ambivalente) rappresentino differenti strategie, che si sono evolute allo scopo di incrementare il successo riproduttivo in specifici ambienti fisici e sociali. Prendendo spunto dalle considerazioni evoluzionistiche generali descritte nei due precedenti capitoli, il capitolo 8 è centrato sull'esame, compiuto da Jonathan Polan e Myron Hofer, di specifici e sistematici studi sperimentali effettuati sui ratti, e diretto a valutare processi comportamentali e fisiologici correlati all'attaccamento. Il potente microscopio analitico di questi autori evidenzia una serie di dettagli significativi relativi all'attaccamento e alle reazioni alla separazione, rimarcando la complessità del concetto di sistema comportamentale dell'attaccamento. Nel capitolo 9, Stephen Suomi dimostra come molte delle ipotesi elaborate da Bowlby, fortemente influenzate dalla lettura delle ricerche sui primati, siano state testate e approfondite in recenti studi sperimentali e osservazioni di scimmie reso e altri primati. Due dei principali contributi di questo filone della ricerca consistono nell'aver rivelato l'interazione fra temperamento del bambino e capacità di accudimento del genitore nella determinazione degli esiti del parenting, nonché nell'aver documentato la trasmissione intergenerazionale degli stili di attaccamento; processo evidenziato anche in recenti studi condotti sull'essere umano. Nel capitolo 10, Brian Vaughn e Kelly Bost discutono la maggiore difficoltà di specificare la natura e gli effetti del temperamento negli esseri umani, rispetto alle scimmie reso. La descrizione del temperamento umano, infatti, è caratterizzata dalla totale assenza di accordo sulla sua definizione e dalla mancanza tanto di una cornice concettuale, che ne consenta l'interpretazione, quanto di una chiara visione d'insieme delle supposte associazioni tra caratteristiche individuali e natura delle relazioni di attaccamento con parenti o partner. Infine, Nathan Fox e Judith Card illustrano, nel capitolo 11, le svariate tecniche di valutazione psicofisiologica utilizzate dai ricercatori allo scopo di integrare e spiegare gli indici comportamentali dei processi di attaccamento. Benché promettenti, tali tecniche appaiono meno semplici e di facile applicazione di quanto auspicato da alcuni studiosi.

3 La terza sezione del volume, "L'attaccamento nei bambini", raccoglie tre capitoli essenziali per la comprensione dei contributi successivi. La relativa brevità di questa sezione non deve indurre a ritenere che il resto del volume sia dedicato ad argomenti differenti dall'attaccamento nell'infanzia, tema centrale della maggior parte dei capitoli e delle ricerche presentate. Mentre i primi cinque capitoli si proponevano di introdurre la teoria, la presente sezione fornisce una esposizione precisa e articolata delle ricerche empiriche dedicate allo studio dei pattern di attaccamento nell'infanzia. Nel capitolo 12, Jay Belsky sostiene la necessità di considerare tali pattern in un contesto sociale ed evolutivo; è improbabile che ciascuna relazione del bambino, a prescindere dalla sua importanza, non subisca l'influenza dei fattori ecologici e degli altri legami significativi, condizionandoli a sua volta. Ross Thompson, nel capitolo 13, prende in esame i complessi fattori che contribuiscono a spiegare come mai lo stile di attaccamento infantile consenta in alcuni casi, ma non in altri, di prevedere il funzionamento futuro del soggetto. A tal fine, l'autore passa in rassegna svariati studi longitudinali che si propongono di chiarire l'argomento. Nel capitolo 14, Judith Solomon e Carol George riassumono le modalità di valutazione della qualità dell'attaccamento utilizzate nella prima e seconda infanzia. Gli autori dimostrano come la misurazione di tale complesso costrutto sia già stata realizzata con successo nell'infanzia, con tutti i vantaggi scientifici che ne derivano; rimangono invece ancora da sviluppare metodiche che, avvalendosi di modalità multiple e convergenti, ne estendano la valutazione alle fasi successive all'infanzia. I capitoli raccolti nella quarta sezione, "L'attaccamento negli adolescenti e negli adulti", prendono spunto dalla convinzione di Bowlby che il comportamento di attaccamento caratterizzi l'essere umano "dalla culla alla tomba." Nel capitolo 15, Joseph Allen e Deborah Land esaminano studi sugli stili di attaccamento, valutati mediante l'intervista sull'attaccamento Adulto (Adult Attachment Interview o AAI), e le relazioni tra genitori e figlio adolescente, il quale, pur ricercando una crescente autonomia, non rinuncia ad affidarsi al contesto familiare, che continua a rappresentare una "base sicura". Nel capitolo 16, Cindy Hazan e Debra Zeifman sostengono che i legami di coppia tra partner adulti rappresentano vere e proprie forme di attaccamento, dunque interpretabili sulla base dell'omonima teoria. Il capitolo 17, di Judith Feeney, consiste in una rassegna di recenti ricerche nel campo della psicologia sociale e della personalità, ispirate dalla prospettiva teorica elaborata da Hazan e Zeifman. Jonathan Mohr, nel capitolo 18, offre la prima esauriente analisi dell'attaccamento in relazioni sentimentali tra individui dello stesso sesso, ritenendola un contributo essenziale per la comprensione globale dei processi di attaccamento. Esaminando le ricerche che chiariscono tali processi in questo tipo di relazioni, l'autore esplora le basi evoluzionistiche dell'attrazione e l'importanza del sistema di attaccamento. I successivi due capitoli della sezione affrontano le complesse problematiche emerse in seguito al tentativo, compiuto da parte di ricercatori con background teorici e sperimentali differenti, di valutare gli stili di attaccamento nell'adolescenza e nell'età adulta. Nel capitolo 19, Erik Hesse fornisce una dettagliata analisi concettuale dell'aai, illustrandone le origini, le revisioni e l'interessante letteratura che ne è derivata. Judith Crowell, Chris Fraley e Phillip Shaver, nel capitolo 20, valutano l'aai confrontandola con modalità differenti di misurazione dell'attaccamento negli adulti, molte delle quali elaborate per l'assessment dei pattern di attaccamento riscontrabili in relazioni intime diverse da quelle che coinvolgono genitori e figli. La quinta sezione del volume, "Applicazioni cliniche della teoria e della ricerca sull'attaccamento", riflette le profonde radici della teoria nella psicologia e psichiatria clinica, nonché l'attuale contributo al lavoro clinico. Sia Bowlby che Ainsworth avevano una formazione clinica; il primo, psichiatra e psicoanalista, aveva formulato la sua teoria sulla base dell'esperienza con i pazienti e delle osservazioni cliniche. Ciononostante, fino a pochi anni fa, erano soprattutto gli psicologi sociali ed evolutivi, piuttosto che i clinici, a interessarsi alla teoria dell'attaccamento e alla ricerca sull'argomento. Bowlby e Ainsworth ritenevano che il loro lavoro avesse importanti applicazioni cliniche ed erano entrambi interessati al miglioramento delle terapie. Fu per loro motivo di grande

4 soddisfazione il fatto che, negli ultimi anni, un numero sempre più ampio di clinici giudicasse utile il loro lavoro. I primi tre capitoli della sezione sono dedicati alla psicopatologia, mentre i quattro successivi esaminano la teoria dell'attaccamento in relazione a prospettive terapeutiche specifiche. La connessione tra attaccamento e psicopatologia nell'infanzia è il tema centrale del capitolo 21, scritto da Mark Greenberg; Mary Dozier, Chase Stovall e Kathleen Albus valutano invece tale connessione nell'età adulta (capitolo 22). La decisione di includere in questa sezione un'analisi dell'attaccamento disorganizzato (capitolo 23, di Karlen Lyons-Ruth e Deborah Jacobvitz) nasce dai risultati di studi recenti, che suggeriscono un aumento del rischio di psicopatologia nei casi di disorganizzazione. Gli autori prendono in esame le origini evolutive, i correlati e le conseguenze dell'attaccamento disorganizzato, segnalando i dati e i modelli teorici che lo mettono in relazione alla violenza, ai traumi e al maltrattamento in età adulta. Successivamente sono descritti i contributi della teoria dell'attaccamento e della ricerca a specifiche forme di terapia. Nel capitolo 24, Alicia Lieberman e Charles Zeanah considerano l'apporto alla psicoterapia genitore-bambino e ad altri interventi rivolti al bambino; nel capitolo 25, Arietta Slade valuta il contributo alla psicoterapia individuale con adulti, considerando in particolare i risultati relativi alla somministrazione dell'aai; infine John Byng-Hall, nel capitolo 27, descrive il contributo alla terapia di coppia e familiare. Il capitolo 26, di Peter Fonagy, fornisce una panoramica sulle complesse relazioni tra teoria dell'attaccamento e teoria psicoanalitica, suggerendo la presenza di sostanziali punti di contatto, ma anche di significative divergenze. Tali considerazioni storiche e teoriche faciliteranno gli scambi reciproci tra studiosi e clinici che operano nell'ambito dei due quadri concettuali. La sezione finale del volume, "Temi emergenti e prospettive", offre un campione dell'ampia gamma di aree coinvolte dall'espansione della teoria dell'attaccamento. Nel capitolo 28, Carol George e Judith Solomon esaminano il comportamento di accudimento (caregiving), comportamento su base biologica che Bowlby riteneva indispensabile indagare per giungere a una profonda comprensione dell'attaccamento, al quale è strettamente correlato. Il capitolo 29 si apre con la premessa che il caregiving non sia un comportamento limitato ai genitori, che non rappresentano dunque le uniche figure di attaccamento per i loro figli. Carollee Howes prende in esame contesti caratterizzati da caregiver multipli, discutendo i criteri per l'identificazione delle figure di attaccamento, dei precursori e delle conseguenze dell'attaccamento non materno e delle interconnessioni tra forme diverse di attaccamento. Passa in rassegna, inoltre, la letteratura empirica relativa all'attaccamento del bambino al padre, ai nonni, alle figure che contribuiscono al suo accudimento, agli insegnanti, ai genitori adottivi o affidatari. Nel capitolo 30, Lisa Berlin e Jude Cassidy esplorano vari tipi di relazione: l'influenza dell'attaccamento con i propri genitori sui legami successivi, l'influenza delle altre relazioni genitoriali sul loro legame di attaccamento con i figli, la concordanza tra pattern di attaccamento tra i vari figli del genitore e tra le diverse figure di attaccamento di ciascun bambino. Il capitolo 31 affronta un interrogativo frequentemente sollevato a proposito dei processi di attaccamento: sono soggetti a significative differenze interculturali oppure si mantengono essenzialmente costanti? Marinus van IJzendoorn e Abraham Sagi, esaminando studi condotti in paesi diversi, dimostrano come il sistema comportamentale dell'attaccamento sia sostanzialmente riconoscibile nelle varie culture, benché comprensibilmente soggetto a variazioni dei parametri. Nel capitolo 32, Chris Fraley e Phillip Shaver riesaminano la questione della perdita e del lutto affrontata da Bowlby nel terzo volume di Attaccamento e perdita. Concludono sostenendo l'attualità delle idee di Bowlby, malgrado gli interessanti risultati e le nuove sfide della ricerca nel settore. Nel capitolo 33, Klaus Grossmann, Karin Grossmann e Peter Zimmermann riconsiderano il ruolo del sistema comportamentale esplorativo, e anche il concetto definito da Ainsworth come "bilanciamento tra adattamento ed esplorazione". Nel capitolo 34, Carol Magai valuta la ricerca sull'attaccamento alla luce delle teorie contemporanee e della ricerca sull'emozione umana. Lee

5 Kirkpatrick sostiene, nel capitolo 35, come la teoria e la ricerca sull'attaccamento possano contribuire alla comprensione di una varietà di fenomeni religiosi. Nel capitolo 36, Michael Rutter e Thomas O'Connor valutano le implicazioni sociali della teoria, in particolare in relazione all'assistenza all'infanzia. Il libro si chiude con un epilogo di Mary Main, che elenca una serie di punti importanti relativi sia alla teoria che alla sperimentazione, proponendo nuove direzioni per la ricerca futura. Jude Cassidy Phillip R. Shaver

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