Prof. R. Sibilio PRINCIPI E FINALITA
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1 Prof. R. Sibilio PRINCIPI E FINALITA
2 L ISTRUZIONE IN CARCERE: TESTIMONIANZA Dovevo dimenticarmi i voti, i compiti in classe e le interrogazioni, dovevo raggiungere lo scopo che imparassero ma prima di tutto che si divertissero nel farlo. Questo è stato l'aspetto più interessante, anche se impegnativo della mia esperienza di insegnamento in carcere. Inventarsi ogni giorno un modo originale, dinamico, concreto e spiritoso attraverso il quale si parlava di diritto e di economia. Credo che un'esperienza così sia costruttiva per tutti, laureandi e docenti perché costringe chi è nella veste di trasmettere quanto sa ad inventarsi un modo nuovo di esporre le sue conoscenze, scoprendo egli stesso altri punti di vista sul suo sapere. (Monia Coralli)
3 DALLE LINEE GUIDA PER IL SISTEMA DI FORMAZIONE E LAVORO RIVOLTO A MINORENNI E GIOVANI ADULTI SOTTOPOSTI A PROVVEDIMENTI DELL AUTORITÀ GIUDIZIARIA PENALE MINORILE (2009)
4 FINALITA GENERALI va affrontato il problema della progettazione dei percorsi formativi con una logica: di flessibilità e modularità degli apprendimenti in relazione ai tempi di permanenza; di recupero di competenze di base; di incremento della motivazione all apprendimento, di costruzione di relazioni di fiducia e di aumento del grado di autostima. Risulta pertanto di particolare importanza poter predisporre modalità di fruizione didattico/formativa così da rispondere ai tempi di permanenza dei minori all interno del circuito penale, ai diversi livelli di preparazione degli adolescenti, ai diversi contesti di provenienza, alla disaffezione per situazioni formative strutturate e continuative, in alcuni casi generate da una storia di insuccesso scolastico ripetuto, in altri casi generate dal background di provenienza, alle storie personali di trasgressione e di rifiuto di regole.
5 PRINCIPI E CRITERI TRASVERSALI (1/2) Flessibilità, modularità e personalizzazione dei percorsi Il giovane è il centro di ogni intervento, per cui i servizi devono sapersi adattare alle loro caratteristiche e, naturalmente, ai vincoli che la sua vicenda giudiziaria impone. Dare centralità al giovane significa perseguire una accentuata personalizzazione dei percorsi di apprendimento, anche tenuto conto della grande varietà dei destinatari, delle loro culture e del loro livello di preparazione. Ogni ragazzo/a con procedimento penale in corso ha infatti una storia, tratti personali ed una situazione assolutamente unici; è dunque essenziale che i servizi di orientamento, formazione ed inserimento socio-lavorativo siano flessibili, attivabili in tempi rapidi, modulari e personalizzati sia per ciò che riguarda gli obiettivi che i contenuti che le metodologie adottate. La personalizzazione consente di scoprire le capacità e le attitudini positive di ciascuno e ne sollecita la mobilitazione tramite esperienze formative concrete, che mirano a porre il giovane in un ruolo di maggiore protagonismo rispetto alle pratiche pedagogiche tradizionali.
6 PRINCIPI E CRITERI TRASVERSALI (1/2) Metodologie attive di insegnamento ed apprendimento Una caratteristica quasi costante dei giovani sottoposti a procedimento penale è l abbandono scolastico precoce. Riproporre lo stesso modello scuolacentrico, organizzato per discipline didattiche e saperi astratti, sarebbe probabilmente predittivo di nuovi fallimenti. Al contrario, occorre valorizzare l intelligenza pratica dei giovani, incanalandola verso apprendimenti significativi. A tal fine si dovranno utilizzare metodologie formative attive, basate su di un apprendimento esperienziale e, ove possibile, in contesti reali di lavoro.
7 DI COSA PARLEREMO Approcci metodologici/didattici nel sistema formativo carcerario La comunicazione: centralità e circolarità Motivazione e rimotivazione all'apprendimento del soggetto in formazione
8 SISTEMA FORMATIVO CARCERARIO: APPROCCI METODOLOGICI/DIDATTICI Prof. R. Sibilio
9 DESTINATARI: MINORI ADULTI
10 TRATTI CARATTERISTICI DEI DUE PROCESSI FORMATIVI Pedagogia Andragogia 1. Dipendenza, eterodirezione 2. Limitatezza dell'esperienza; apprendimento per trasmissione 3. Disponibilità indifferenziata (curricolo standard) 4.Orientamento al futuro; insegnamento centrato sulla disciplina 1. Autonomia e apprendimento autodiretto 2. Esperienza come risorsa e apprendimento esperienziale 3. Disponibilità mirata verso compiti di vita 4. Orientamento al presente; attività educativa centrata sulla competenza/abilità da apprendere
11 ALCUNI PROBLEMI DI METODO NEL CONTESTO CARCERARIO (1/6) L inconsapevolezza del bisogno formativo si intreccia ad un atteggiamento di timidezza verso la cultura, paura di confrontarsi con esperienze di apprendimento già fallimentari generando una sottovalutazione di sé che provoca un rifiuto verso qualsiasi offerta o contenuto formativo.
12 ALCUNI PROBLEMI DI METODO NEL CONTESTO CARCERARIO (2/6) Lo specifico contesto non facilita l esperienza formativa né l autonomia dell apprendimento sicché il carcere tende ad essere un moltiplicatore di deficit culturali e sociali.
13 ALCUNI PROBLEMI DI METODO NEL CONTESTO CARCERARIO (3/6) In una tale situazione formativa bisogna evitare d'avere una "rappresentazione" dei soggetti che abbiamo davanti e questo vale sia per gli adulti che per i giovani: consideriamo un non valore il non saper progettare il proprio futuro.
14 ALCUNI PROBLEMI DI METODO NEL CONTESTO CARCERARIO (4/6) È necessario tener presente che la scuola è altro rispetto all istituzione, il che non significa ignorarne le dinamiche ma piuttosto esplicitarne ed affermarne gli ambiti di competenza.
15 ALCUNI PROBLEMI DI METODO NEL CONTESTO CARCERARIO (5/6) In carcere occorre favorire le fasi e moltiplicare i momenti in cui il soggetto può costruire dei significati propri al percorso d apprendimento. Dunque, è importante gestire le fasi dell accoglienza, dei colloqui individuali e, ove possibile, delle discussioni di gruppo.
16 ALCUNI PROBLEMI DI METODO NEL CONTESTO CARCERARIO (6/6) Docente e discente sono in ogni situazione formativa e ancora di più nello specifico contesto della scuola in carcere entrambi soggetti che apprendono. L ascolto diventa una variabile fondamentale: ascolto di sé e ascolto dell altro.
17 SAPER ESSERE In entrambi i casi la scuola in carcere è il primo momento per la progettazione di un cambiamento di vita e per acquisire un nuovo "saper essere" che faciliti l inserimento sociale e lavorativo di persone in esecuzione penale. Molti di coloro che entrano in carcere hanno un sistema di valori rigido e una modalità di affrontare la realtà caratterizzata da meccanismi fissi e preconcetti, che derivano dall esperienza di vita personale.
18 EDUCARE ALLA LEGALITA DELLE FORME L esperienza scolastica è l occasione per conoscere modalità diverse di affrontare la realtà e di educarsi alla "legalità delle forme", ovvero alla capacità di raggiungere un obiettivo e un risultato attraverso il rispetto delle procedure e delle prassi.
19 QUALE APPROCCIO METODOLOGICO/DIDATTICO? (1/3) La risposta deve essere il frutto di: Attenta lettura del contesto attraverso l osservazione partecipante; Flessibilità didattica volta alla personalizzazione dei percorsi; Focus sulle competenze sociali e sui processi di interazione e socializzazione; Lavoro d èquipe tramite processi continui di comunicazione tra tutti gli operatori coinvolti nel processo.
20 QUALE APPROCCIO METODOLOGICO/DIDATTICO? (2/3) MODELLI DI APPRENDIMENTO Modello classico: elemento centrale insegnante; lezione trasmissivo-ricettiva; destinatario gruppo considerato omogeneo; idea di conoscenza neutrale, decontestualizzata Modello attivistico: elemento centrale bisogni dell alunno; lezione per problemi, destinatario alunno come membro responsabile della società; conoscenza attraverso risoluzione di problemi collegati a interesse e motivazione Modello comportamentista: elemento centrale ambiente esterno che agisce sul soggetto; lezione per sequenze programmate e individualizzate (tassonomie); destinatario: allievo; conoscenza oggettiva e osservabile Modello costruttivistico-cognitivista: elemento centrale la mente del soggetto che costruisce le conoscenze a partire dalle strutture formali (Piaget); didattica per concetti che struttura logicamente gli insegnamenti e recupera il nucleo centrale di ogni disciplina; il docente organizza il curricolo; conoscenza come codificazione di schemi formali Modello per competenze: elemento centrale soggetto attivo all interno di una situazione, centrata su di un compito reale e sulla motivazione ad apprendere.
21 QUALE APPROCCIO METODOLOGICO/DIDATTICO? (3/3) APPROCCI DIDATTICI Didattica per obiettivi: (concezione comportamentista dell apprendimento) Didattica modulare: intreccio di didattica per obiettivi e didattica per contenuti di stampo gentiliano Didattica per progetti
22 FOCUS SU MODELLO PER COMPETENZE (1/2) In tale modello l unità di apprendimento è una proposta organizzativa delle conoscenze e delle abilità per trasformare le capacità in competenze. Dove la competenza è la capacità di rispondere a esigenze individuali e sociali o di svolgere efficacemente un attività o un compito e la conoscenza è una modificazione della struttura di credenze preesistenti nell allievo, è un apprendimento ermeneutico. E un modello personalistico, centrato sulla persona in una situazione educativa, quindi sul singolo studente. E una didattica per progetti.
23 FOCUS SU MODELLO PER COMPETENZE (2/2) La progettazione delle competenze deve essere: progettuale, cioè deve comportare il coinvolgimento personale del soggetto realistica, cioè deve rispondere ad un bisogno, ad uno stimolo della realtà; operativa, cioè laboratoriale; pragmatica, cioè deve mirare ad un prodotto; trasversale, cioè pluridisciplinare; complessa, cioè deve attivare i vari aspetti della persona; spendibile nel futuro contesto sociale e lavorativo; autoconsapevolizzante; comprensibile e verificabile; elaborata socialmente attraverso la contestualizzazione e la condivisione sociale delle informazioni.
24 FOCUS SU DIDATTICA PER PROGETTI Ove per progetto s intende un impresa di lavoro nella quale gli allievi, assistiti e guidati dal docente, in collaborazione tra di loro, affrontano e risolvono problemi concreti, utilizzando una logica funzionale alle diverse situazioni di vita.
25 CONDIZIONE FONDAMENTALE PER L APPRENDIMENTO Quindi condizione comune ad entrambi i destinatari su cui occorre convergere le forze è la: MOTIVAZIONE approfondiamo
26 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI R. SIBILIO (2011), Il ruolo dei processi formativi nello scenario globale, in Il mondo e cambiato. elementi di analisi sociologica della globalizzazione, Giappichelli. P. CIARDIELLO (2004), La promozione della partecipazione come policy instrument, Rassegna penitenziaria e criminologica, n 3/2004. S. MARCHIORO (1997), Educazione degli adulti in contesto carcerario. Un quadro generale dei problemi di metodo, IRRSAE Emilia Romagna, (tratto da "Percorsi", dicembre 1997)
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