NETWORK SINISTRA RIFORMISTA CONSIDERAZIONI INTRODUTTIVE DI FRANCO LOTITO

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1 NETWORK SINISTRA RIFORMISTA CONSIDERAZIONI INTRODUTTIVE DI FRANCO LOTITO 1) Nei mesi precedenti lo svolgimento del Congresso del P.D. prospettammo una linea di impegno politico che poteva essere sintetizzato all interno di uno slogan che poteva suonare così: nel Partito Democratico per sostenere la candidatura di Pierluigi Bersani. Su questo obiettivo cercammo di mobilitare le forze (ancora) disponibili muovendoci nell ambito di ciò che restava di precedenti esperimenti di impegno politico collettivo. Ricercammo alleanze realizzando un rapporto di intesa con l Associazione Democrazia e Socialismo promossa da Gavino Angius e con alcune realtà locali con l obiettivo di allestire una massa critica di forze sociali laiche e riformiste sufficiente per promuovere uno spazio politico riconoscibile e riconosciuto all interno del P.D. Sappiamo che gli esiti del Congresso non diedero riscontro di questo impegno. Ci siamo presi il tempo di una riflessione necessaria su quelle vicende. Oggi abbiamo deciso di riprendere il discorso politico che lasciammo in sospeso all indomani del Congresso del P.D. Le premesse di fondo del nostro impegno politico giova ricordarlo ancora una volta erano quelle di chiamare in campo le energie e le esperienze che si rifanno al pensiero laico, socialista, riformista ed ambientalista, considerando queste forze come fattore indispensabile per la realizzazione di un vasto processo di rinnovamento che mettesse la sinistra nelle migliori condizioni per conquistare il consenso maggioritario, necessario per ottenere la guida del Paese.

2 Quelle premesse non diedero luogo, in quella fase, ad uno sbocco soddisfacente dal punto di vista della riconoscibilità e del riconoscimento di queste forze nello spazio del Congresso del P:D: Ciò non di meno restano valide. Per questo abbiamo deciso di riprendere quel discorso politico lanciando un nuovo appello agli amici e compagni, alle donne ed agli uomini che hanno maturato la loro esperienza sociale nel vivo delle lotte a fianco dei lavoratori e sul terreno dell impegno politico riformista, laico, socialista ed ambientalista. 2) Vogliamo fare sul serio. Per questo abbiamo pensato che il modo migliore per materializzare questo impegno fosse quello di dare vita ad una Associazione di cultura politica avvalendoci della più ampia autonomia di analisi, elaborazione e proposta politica. Ebbene, proprio perché intendiamo avvalerci di tutta l autonomia di cui saremo capaci, è giusto forse persino indispensabile ribadire le nostre generalità. La nostra scelta di campo è netta ed inequivocabile ed è quella della sinistra riformista che vuole contribuire alla definizione di un forte e credibile programma di governo ed alla realizzazione di uno schieramento di forze sociali in grado di sostenerlo con un ampio consenso maggioritario nel Paese. Guardiamo al Partito Democratico come punto di orientamento generale e consideriamo indispensabile che intorno alla segreteria di Pierluigi Bersani si estenda e si consolidi quel processo di unità interna di cui si sono viste le premesse nel corso dell ultima Assemblea nazionale e senza il quale nessun progetto di alternativa democratica e di centrosinistra sarebbe possibile. Ma intendiamo avvalerci, appunto, di tutta 2

3 l autonomia necessaria per dialogare a tutto campo con le forze politiche e con i soggetti che animano il dibattito, la ricerca culturale ed il lavoro politico in mezzo al mondo del lavoro ed a stretto contatto con la società civile e dunque per costruire una vera e propria rete. Una rete riformista. E vogliamo farlo a partire dal Territorio, dove sappiamo che esiste una domanda di partecipazione alla vita politica che solo il riformismo di sinistra può intercettare. 3) E sul territorio a stretto contatto con la realtà delle cose che và realizzato quel processo di aggregazione, di riconoscibilità e di riconoscimento di cui andiamo parlando. E dobbiamo farlo non per appagare un anacronistico senso di autoreferenzialità identitaria. E men che meno per aspirare ad una qualche forma di cooptazione politica all interno delle strutture del P.D. (che quando è stata tentata, non ha mai dato buon esito). Se vogliamo ottenere riconoscibilità e riconoscimento, dobbiamo essere capaci di definirci non per l immagine che di noi, socialisti, laici, riformisti riflette lo specchio della Storia, ma per le idee che sappiamo mettere in campo, per la qualità delle proposte che sapremo avanzare e per la capacità di lavoro che sapremo dispiegare per sostenerle. Qui si pone il problema della qualità del Riformismo. In sé e per sé il riformismo, più che un sistema di valori, costituisce un modo per disciplinare l azione politica. Come tale, viene sempre più usato, anzi abusato, dalla politica quando essa vuole definirsi in modo da non apparire tributaria di una qualche ideologia. In questo senso accade che tutti si definiscano riformisti con l intento, molto spesso, di non pagare il dazio di un chiarimento. Ed invece questo chiarimento è necessario. Esiste un riformismo di destra? Certamente si. Per intenderci, è quello che abbiamo visto all opera con l avvento del berlusconismo. E 3

4 riformismo di destra, quello che teorizza la diseguaglianza sociale, considerandola come il motore necessario alla crescita ed allo sviluppo; che contrappone l individualismo ad ogni forma di solidarietà sociale; che afferma il primato del mercato non solo come regolatore dell economia ma anche dei diritti di cittadinanza; che non esita a forzare ogni sistema normativo pur di cambiare i rapporti di potere a vantaggio dei ceti sociali e degli interessi economici che vuole rappresentare. Se questo è riformismo, da questo riformismo occorre prendere le distanze, affermando che c è il riformismo di sinistra e che è tale soltanto quando si avvale del sistema di valori socialista. Perché il socialismo è di sinistra, o semplicemente non è! I riformisti, i grandi riformisti sono tutti nella grande tradizione del socialismo italiano. E sono uomini come Sandro Pertini, Riccardo Lombardi, Pietro Nenni, Giacomo Brodolini. Come dire passione civile, onestà morale, rettitudine ed intelligenza politica. Che sono le doti che distinguono la buona politica dalle sue forme degenerate. Il riformismo di sinistra dal riformismo di destra. 4) Questo spunto mi serve in realtà per introdurre il problema dei contenuti e cioè la necessità di premettere al discorso (pur necessario) sulle alleanze, la costruzione di un nuovo progetto politico della sinistra che parli al Paese. Che abbia in sé la forza della denuncia nei confronti del fallimento politico, sociale e morale del centro-destra. Ma che soprattutto proponga!. La destra ha fallito perché ha reso ingiusta la ripartizione sociale della ricchezza. La disuguaglianza economica è stata proposta, addirittura teorizzata, come il motore stesso dello sviluppo economico; come l espressione di una competizione sociale necessaria, oggettiva e dunque insofferente verso ogni vincolo normativo e verso ogni forma di 4

5 responsabilità sociale in cui non si confrontano più valori da condividere, ma interessi particolari da contendere. Alla società è stato offerto nei fatti uno scambio tra maggiore autonomia individuale e minore identità sociale; tra maggiori opportunità e minori protezioni. Lo scambio - bisogna dirlo è stato accettato ed ha funzionato finchè la crescita economica ha consentito di creare i margini sufficienti per finanziare la diseguaglianza economica senza intaccare significativamente le protezioni sociali. La crisi finanziaria e soprattutto gli effetti recessivi che sta dispiegando sull economia reale ha fatto saltare il congegno, ha aperto falle terribili nelle quali possono essere inghiottiti le protezioni sociali, i redditi, l occupazione e gran parte del risparmio privato. Una recente iniziativa seminariale del CNEL del 12 maggio scorso, introdotta da una relazione del compagno Miniati dedicata al tema del sovra indebitamento delle famiglie, ha mostrato con tutta evidenza che la macchia delle povertà materiali và espandendosi sempre di più ed arriva a lambire oltre alle famiglie monoreddito i pensionati ed il lavoro precario. La destra ha fallito perché non ha una risposta efficace di fronte alla portata della crisi. La manovra economica, per riaggiustare i conti dello Stato, è necessaria ed urgente. Ma il suo confezionamento reca forte il segno dell inadeguatezza e dell iniquità. E inadeguata perché con ogni probabilità la crescita del PIL per il 2010 e il 2011, è stata sovrastimata. Per questo sono sempre più numerosi coloro che sostengono che entro la fine dell anno il Governo dovrà mettere mano ad un nuovo riaggiustamento. 5

6 La manovra è iniqua perché addebita ai dipendenti pubblici ed al sistema pensionistico gran parte dell onere dell operazione. E sbagliata perché così facendo imprime alla manovra un segno apertamente recessivo. Come non vedere che la perdita del potere d acquisto delle retribuzioni determinerà una contrazione dei consumi privati, che a sua volta deprimerà ancora più marcatamente la curva del PIL? Ma quel che è peggio è l errore di valutazione sulle cause di fondo della crisi. Si aggrediscono gli stipendi pubblici ma non è lì la causa di fondo dell esplosione della spesa pubblica. La spesa pubblica cresce in volume perché è cresciuto a dismisura il costo della politica; perché nelle amministrazioni locali si riproducono gli stessi vizi burocratici e spendaccioni che giustamente si vogliono eliminare dalla macchina dello Stato centrale. La spesa pubblica cresce in percentuale perché il PIL cresce troppo poco. Ma al di sopra di tutte le cause ve n è una più grande ed incisiva ed è il livello della evasione fiscale e contributiva. 118 miliardi di euro di mancati versamenti di fronte ai quali il Governatore della Banca d Italia ha parlato senza mezzi termini di macelleria sociale. Lo Stato sa bene quanti sono gli evasori e dove sono. Nella contabilità dell INPS, tanto per dirne una, vi sono 58 miliardi di euro di crediti contributivi accertati e non riscossi: come dire persone, imprese con nome e cognome che debbono pagare e non lo fanno. Basterebbe che il Fisco incrociasse le sue banche-dati con quelle delle Camere di Commercio, degli Enti Previdenziali, con quelle dell ENEL, con quelle del PRA, con quelle della nautica da diporto e con tante altre ancora per avere una griglia nella quale leggere le differenze tra il reddito dichiarato e la spesa effettuata per constatare quanto ampi siano i margini di recupero. 6

7 Contro l evasione fiscale, dunque, si deve agire. La manovra di Tremonti dice che saranno recuperati 8 miliardi di euro in due anni. Noi consideriamo ragionevole raddoppiare il prelievo a carico della evasione mettendolo a carico delle rendite e delle transazioni finanziarie. Il punto qualificante della manovra, però, è di destinare il prelievo per attenuare la curva delle aliquote fiscali per il lavoro dipendente e per accelerare i pagamenti dello Stato verso i fornitori di prestazioni e di servizi. 5) Questo è un Paese dove le risorse economiche ci sono, ma è difficile immaginarne un impiego peggiore. Vediamo perché e per farlo parliamo di lavoro. Di dotte analisi sul lavoro che cambia ne abbiamo francamente piene le tasche! Cominciamo a vedere che cosa possiamo fare in concreto per intercettare questo cambiamento. Le tasse dei lavoratori, tanto per dirne ancora. Giorgio Benvenuto sostiene molto giustamente che i Centri di Assistenza Fiscale possono essere un autentica miniera di informazioni e di dati sul peso fiscale a carico del lavoro. I Caf in effetti raccolgono, anno dopo anno, 15 milioni di dichiarazioni. Ebbene, perché non utilizzare queste banche-dati per vedere, amministrativamente, non statisticamente, quanto guadagnano effettivamente i lavoratori; quante tasse pagano in valore percentuale ed in valore assoluto; dove le pagano e così via. Magari questo aiuta a ricostruire cifre alla mano la dimensione di una giustizia fiscale negata! E magari servirebbe per dire a Piero Ostellino e ad Angelo Panebianco che in uno stato liberale non è giusto che le tasse dei lavoratori servano a pagare anche i servizi sociali di chi le tasse non le paga. 7

8 Nel 2009 l INPS ha pagato ore di cassa integrazione guadagni. Il 302% in più rispetto al 2008! La spesa è stata dell ordine di 20 miliardi. Naturalmente, sostenere il reddito dei lavoratori è necessario e giusto. Tuttavia come non vedere riflessa in queste cifre la rassegnata quiescenza del governo Berlusconi di fronte al segno recessivo di questi numeri? Nel 2008 si sono verificati circa infortuni sul lavoro. Il costo unitario degli infortuni è di euro. Il che vuol dire che si spendono 22 miliardi di euro per finanziare le disgrazie. Faccio notare che è quasi lo stesso ammontare della manovra finanziaria che il Governo sta varando in questi giorni. Se, anziché congelare stipendi e pensioni per i prossimi due anni, si adottasse una politica attiva della prevenzione e della sicurezza, si potrebbero realizzare risparmi dell ordine di 3-4 miliardi di euro. Le partite IVA, quelle vere e quelle finte, i Co.Co.Pro, i lavoratori semi autonomi formano ormai un esercito di 4/5 milioni di persone. Sono il nuovo proletariato del 21 secolo. Verso questi lavoratori il mercato ha fallito pesantemente le sue promesse. La maggiore autonomia, l individualismo competitivo non si sono tradotti in maggiori e vantaggiose opportunità ed in maggiore ricchezza. Ora la crisi lascia nelle mani di questo universo soltanto il disagio di un lavoro precario e quel che è ancora più ingiusto senza alcuna forma di protezione sociale. Il problema dell offerta di lavoro naturalmente deve essere risolto dall economia e dal mercato, nel senso che solo una seria politica economica che stimoli la crescita può creare i posti di lavoro che la recessione sta distruggendo. 8

9 Il punto è che, mentre il mercato annaspa, la crisi morde duramente la condizione di questa parte del mondo del lavoro. E lo fa mettendo a nudo un fattore di profonda diseguaglianza sociale: la mancanza pressoché completa di ogni forma di protezione sociale. Non è pensabile che nei confronti del lavoratore precario e mal pagato, l unica forma di tutela e di protezione sia quello che viene dal welfare familiare. La condizione sociale di questi lavoratori deve essere un problema della politica, offrendo loro una rete di protezione sociale in termini di pensione, tutela assicurativa e sanità. In questo senso mi sento di avanzare una proposta seria e responsabile. Ed è di procedere senza indugio all abolizione delle Provincie. Tutte! destinando le risorse che si liberano (8 miliardi di euro!) al finanziamento delle posizioni previdenziali ed assicurative di questi lavoratori Sarebbe uno scambio alto e forte fra un netto taglio all apparato ordina mentale dello Stato e più coesione sociale. Così come lo sarebbe se la forza del sindacato fosse impiegato per costruire, in sede di riconversione del Decreto, le condizione per uno scambio altrettanto forte fra congelamento delle retribuzioni dei pubblici dipendenti e stabilizzazione dei lavoratori precari della Pubblica Amministrazione. Perché è sul lavoro che si gioca il futuro di questo Paese. è sulla ripresa dell economia reale che si deve puntare se vogliamo combattere la disoccupazione; è la valorizzazione del lavoro in tutte le sue articolazioni l obiettivo centrale sul quale dobbiamo fare assegnamento, se vogliamo contrastare davvero i sintomi della disgregazione sociale; 9

10 è sulla effettiva estensione dei sistemi di protezione sociale che occorre puntare, se vogliamo evitare che il mercato del lavoro diventi il luogo di incubazione di disagio e di frustrazione sociale. 6) Giustizia fiscale; Lotta alle povertà; Valorizzazione del lavoro. Ecco alcune idee per una possibile agenda di lavoro per i riformisti di sinista. Tutto qui, si dirà? Certo che c è tant altro ancora per chi come noi voglia appassionarsi alla vita politica: c è il problema del valore della laicità al di fuori del quale non c è libertà effettiva e non c è rispetto della convivenza civile; c è il problema dei costi della Politica sul quale si gioca buona parte del rapporto di fiducia tra cittadini e Stato; c è il problema della riforma dello Stato in senso federalista, del quale fin qui manca una seria analisi critica da sinistra; c è il problema dell immigrazione sul quale l unica opposizione dialettica contro le sguaiatezze razzistiche della Lega è quella della Chiesa. Insomma, c è tanto altro ancora. Ma da qualche parte si deve pur cominciare. Roma, 4 giugno