STOP ALLA TORTURA - UZBEKISTAN

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1 STOP ALLA TORTURA - UZBEKISTAN Tortura in Uzbekistan: una sintesi La tortura e altre forme di trattamenti crudeli, disumani e degradanti sono dilaganti in Uzbekistan. Amnesty International continua a ricevere denunce insistenti e credibili sul ricorso sistematico e pervasivo a tortura e maltrattamenti da parte delle forze di sicurezza 1 e del personale penitenziario. Secondo segnalazioni, le persone vengono torturate e maltrattate al momento dell arresto, durante i trasferimenti, quando sono in attesa del processo e nei centri di detenzione. Le persone processate per aver inflitto tortura sono pochissime, mentre le autorità non conducono mai indagini efficaci sulle denunce di tortura e altre forme di maltrattamenti. Questa sintesi si basa sulla ricerca di Amnesty e su casi di studio individuali. Ne emerge che: - i tribunali in Uzbekistan si affidano spesso alle confessioni estorte con la tortura; - le denunce di tortura possono portare a gravi rappresaglie, comprese molestie, intimidazioni e ulteriore tortura; - le persone sospettate di far parte o di simpatizzare per gruppi religiosi e movimenti politici di opposizione sono particolarmente a rischio; - regna l impunità, con denunce di tortura sistematicamente ignorate e pochissime persone indagate o sottoposte a processo; - l Uzbekistan ignora sistematicamente le raccomandazioni degli organismi internazionali per i diritti umani; - le autorità uzbeche evitano di sottoporsi a controlli rifiutandosi di invitare nel paese gli esperti internazionali sulla tortura; - si presume siano utilizzati diversi metodi di tortura, tra cui pestaggi, asfissia e stupro di uomini e donne; - i prigionieri descrivono di essere stati reclusi in anguste celle di cemento e picchiati; - le persone estradate spesso sono detenute in incommunicado senza poter contattare familiari o avvocati. L Uzbekistan ha formalmente fatto passi in avanti per rafforzare le tutele contro la tortura e altre forme di maltrattamento e ha abolito la pena di morte nel 2008, ma continua di fatto a non attuare queste leggi, a non adottare misure aggiuntive che impediscano la tortura e a non perseguire i responsabili. Le autorità uzbeche devono: agire urgentemente e indagare sulle denunce di tortura; riesaminare le condanne emesse sulla base di prove ottenute con la tortura; proibire le confessioni estorte; garantire che tutti i processi siano scrupolosamente equi; evitare di invocare la sicurezza nazionale per contrastare l opposizione; cooperare con i meccanismi speciali dell Onu sulla tortura; non ricorrere a processi chiusi nei centri di detenzione. La tortura non è mai giustificata. È illegale. È barbarica. È disumana.

2 Contesto del paese Da quando la Repubblica dell Uzbekistan ha dichiarato la propria indipendenza, nel settembre 1991, il presidente Islam Karimov ha vinto, praticamente incontestato, quattro elezioni presidenziali e ha nominato tutti i governi successivi. Non esistono un partiti politici di opposizione registrati e tutti quelli ufficiali sostengono il presidente Karimov. Il parlamento ha dichiarato fuori legge il movimento di opposizione Birlik ( Unità ) nel 1992 e il partito dell opposizione Erk ( Volontà ) nel 1993, e da allora decine di membri e sostenitori dell Erk sono stati arrestati dalle forze di sicurezza. L Erk continua a operare in esilio, guidato da Muhammad Salih, mentre Karimov è passato in modo incontrastato da presidente del Partito comunista dell Uzbekistan a presidente dell Uzbekistan indipendente. La situazione economica è assolutamente iniqua. Una piccola e prospera élite, con al centro la famiglia presidenziale, controlla le importanti riserve di oro, uranio e rame del paese e presiede l industria miliardaria di cotone. La vasta maggioranza delle persone, soprattutto nelle zone rurali, fa fatica ad andare avanti. La corruzione è endemica nel paese, indebolendo i diritti umani e lo stato di diritto. L Uzbekistan è uno stato laico, ma con una popolazione prevalentemente di fede islamica; la pratica religiosa è fortemente controllata. Il governo persegue incessantemente i fedeli che pregano nelle moschee non controllate dallo stato o in chiese e tempi non riconosciuti e migliaia di uomini e donne sono stati incarcerati per presunti legami con gruppi islamici, islamisti e cristiani non riconosciuti. Molti sono stati torturati, maltrattati e obbligati a firmare confessioni ma le denunce sugli abusi sono prese raramente sul serio e quasi mai seguono indagini. Il governo continua a giustificare la persecuzione dei gruppi religiosi col pretesto della sicurezza nazionale e la maggior parte delle persone condannate è accusata di atti di terrorismo o attività contro lo stato. Gli attivisti dei diritti umani che hanno il coraggio di operare in Uzbekistan sono pochi. I difensori dei diritti umani, giornalisti e attivisti della società civile sono costantemente vessati e controllati dai funzionari di sicurezza. Le comunicazioni sono intercettate, le manifestazioni pacifiche e gli incontri con i diplomatici vengono ostacolati. Gli attivisti vengono picchiati dalla polizia e da presunti agenti dei servizi segreti. Gli attivisti, i loro familiari e conoscenti sono costantemente minacciati di rappresaglie. Tre difensori dei diritti umani sono stati rilasciati per ragioni umanitarie negli ultimi tre anni un piccolo segnale di progresso ma altri otto sono ancora in carcere; condannati a seguito di processi iniqui, stanno scontando lunghe sentenze in condizioni di fatto equiparabili a pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti 2. Le organizzazioni per i diritti umani che operano in esilio sono sorvegliate dai servizi segreti, e gli attivisti sono costretti a fare molta attenzione alle proprie azioni per il rischio che i loro familiari rimasti in Uzbekistan subiscano ripercussioni. Le organizzazioni per i diritti umani nazionali e internazionali sono bersaglio delle autorità del paese e di ampie campagne della stampa di stato volte a screditarle. I serrati controlli sui mezzi di comunicazione, l impossibilità di accedere al paese e una pervasiva cultura del terrore fanno sì che le organizzazioni per i diritti umani e gli osservatori debbano costantemente lottare per poter reperire e diffondere informazioni.

3 Tortura in Uzbekistan: situazione dettagliata Confessioni estorte I tribunali in Uzbekistan molto spesso decidono sulla base di confessioni e informazioni ottenute con tortura, maltrattamenti o inganni. I giudici spesso ignorano o archiviano le denunce di tortura e maltrattamenti anche quando vengono presentate prove credibili. Negli ultimi 10 anni, in due casi, la camera plenaria della Corte Suprema dell Uzbekistan ha emanato direttive che portavano l attenzione dei giudici sul divieto di tortura, ricordando loro l obbligo di non prendere in considerazione le prove estorte tramite coercizione. Queste direttive non hanno avuto praticamente alcun effetto. 3 Momento critico: gli attentati di Tashkent, febbraio 1999 Centinaia di uomini e donne sono state incarcerate a seguito degli attentati di Tashkent, nel febbraio Almeno 13 persone sono morte e oltre un centinaio sono rimaste ferite in questi attentati che, secondo le autorità avevano l obiettivo di uccidere il presidente Karimov. Il governo ha accusato i partiti dell opposizione politica laica di complottare con i gruppi islamici addestrati all estero per creare uno stato islamico in Uzbekistan. Molte delle persone arrestate in relazione alle esplosioni sostengono di essere state torturate o maltrattate. Tra queste ci sono persone sospettate di sostenere gruppi di opposizione politica messi al bando, Erk e Birlik, gruppi islamici vietati. Anche i loro familiari e osservatori indipendenti dei diritti umani sono stati arrestati. Il 28 giugno 1999, sei uomini sono stati condannati a morte perché coinvolti negli attentati. Secondo alcune notizie, una parte di loro sarebbe già stata messa a morte. Sedici coimputati sono stati condannati a scontare pene dai 10 ai 20 anni di carcere. In molti casi riscontrati da Amnesty International, ai detenuti viene impedito di scegliere e vedere un avvocato, non ricevono cure mediche e non possono comunicare con le famiglie. Secondo fonti indipendenti e affidabili, le testimonianze estorte con la tortura sono state sistematicamente ammesse come prove e hanno spesso costituito l intero impianto accusatorio. A tutti i livelli (dai pubblici ministeri ai tribunali fino al commissario ai diritti umani presso il parlamento), le autorità uzbeche continuano a non avviare indagini tempestive, complete e indipendenti sulle denunce di torture e maltrattamenti. Il caso: Mamadali Makhmudov Confessione sotto tortura, abusi durante la detenzione Mamadali Makhmudov sostiene di essere stato sistematicamente torturato mentre era in attesa di processo e obbligato a confessare il proprio falso coinvolgimento negli attentati di Tashkent nel Mamadali ha detto anche di essere stato testimone di atti di tortura e di averla subita. Detenuto in incommunicado per quasi tre mesi nel 1999, Mamadali Makhmudov ha raccontato di essere stato ripetutamente picchiato, che gli sono stati infilati aghi sotto le unghie, bruciati mani e piedi, e di essere stato sospeso con le mani legate dietro alla schiena, con una maschera antigas in faccia e l alimentazione dell aria spenta, e di essere stato minacciato di stupro e di morte. Ha sempre negato le accuse contro di lui, sostenendo in tribunale di essere stato costretto a confessare sotto tortura degli agenti dei servizi di sicurezza uzbechi. Ciononostante, è stato condannato a 14 anni di reclusione. I suoi avvocati, la sua famiglia e lo stesso Mamadali

4 Makhmudov hanno sporto numerose denunce di tortura all ufficio del procuratore generale, a tribunali di appello, inclusa la Corte suprema, al ministero degli Affari interni e al commissario ai diritti umani presso il parlamento, ma nessuna indagine indipendente e imparziale è mai stata avviata. Dopo la sentenza, tra aprile e luglio 2000, Mamadali Makhmudov ha trascorso un periodo nel campo di detenzione di Jaslyk, nella regione del Karakalpakstan settentrionale. La prigione si trova in un ex caserma dell esercito sovietico in una zone desertica che si estende a sud-ovest del Lago di Aral. In una lettera, Mamadali ha descritto i pestaggi da parte del personale della prigione di Jaslik e dice di aver perso 24 kg in soli quattro mesi. Tre anni dopo, il Relatore speciale dell Onu ha raccomandato all Uzbekistan di: considerare urgentemente la chiusura della colonia di Jaslyk, che per il posto stesso in cui si trova presenta di per sé condizioni di detenzione pari a pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti per i detenuti e i familiari. Dieci anni dopo, la prigione di Jaslyk è ancora aperta e Amnesty International continua a ricevere segnalazioni simili di tortura e di altre forme di maltrattamento nella struttura. In una lettera fatta uscire clandestinamente dalla prigione nel 2004, Mamadali Makhmudov scriveva che le autorità della prigione prendevano di mira i detenuti condannati per crimini contro lo stato o di affiliazione a gruppi religioni messi al bando. Gli uomini sono stati costretti a strisciare nudi sul pavimento e picchiati con bastoni e tubi di acciaio. Sono stati presi a calci e picchiati per non aver cantato l inno nazionale. Sono stati reclusi in celle piccole, fredde e umide e lasciati lì nudi, senza acqua né servizi igienici per diversi giorni. Ad aprile 2013, un mese dopo il rilascio previsto, la condanna di Mamadali Makhmudov è stata prolungata di tre anni per 31 presunte infrazioni del regolamento della prigione. Le autorità della prigione non l avevano mai informato prima di aver violato delle regole. In questo momento, le condizioni di salute di Mamadali Makhmudov erano cagionevoli, soffriva di tubercolosi e pressione alta. La sua famiglia temeva che non sarebbe sopravvissuto alla nuova sentenza e all inizio di aprile 2013 ha avuto un infarto. È stato finalmente rilasciato il 19 aprile 2013 per motivi di salute. Rappresaglie per aver parlato Chi denuncia tortura e maltrattamenti in Uzbekistan rischia gravi rappresaglie. Amnesty International ha ricevuto numerose segnalazioni di detenuti, prigionieri e dei loro familiari e avvocati picchiati, maltrattati, minacciati e intimiditi dopo aver espresso le loro preoccupazioni sulla tortura. Di conseguenza, sono pochissime le vittime che autorizzano Amnesty International a portare in pubblico le proprie storie. La legge dell Uzbekistan in principio garantisce alle persone il diritto a sporgere denuncia per trattamenti illeciti, di fatto però la paura e la mancanza di tutele adeguate impediscono di portare avanti queste denunce. I detenuti che denunciano la tortura o altre forme di maltrattamento subiti durante la custodia all ufficio del procuratore generale spesso subiscono ulteriore tortura finché non acconsentono a ritirare la denuncia. Se le denunce non vengono ritirate, le forze di sicurezza intimidiscono i familiari. I detenuti sono minacciati di menomazioni e di condanna per capi di accusa più gravi. I detenuti, uomini e donne, vengono stuprati e/o minacciati di violenza sessuale. Ai detenuti uomini viene detto che le loro madri, mogli, figlie o sorelle saranno stuprate se non ritirano la denuncia.

5 Nella grande maggioranze dei casi, le denunce comunque non portano a indagini indipendenti o imparziali. Infatti, il ministero degli Affari interni e l ufficio del procuratore generale spesso rinviano le denunce agli stessi organismi accusati. Momento critico: le proteste di Andijan, maggio 2005 Il maggio 2005, uomini armati hanno attaccato le caserme militari e gli edifici governativi della città di Andijan nell Uzbekistan sudorientale, vicino al confine con il Kirghizistan. Hanno fatto irruzione nel carcere della città, liberato centinaia di prigionieri e occupato gli edifici dell amministrazione regionale, facendo diversi ostaggi. Questi episodi hanno portato migliaia di persone a riunirsi nella piazza della città chiedendo giustizia e la fine della povertà. La maggior parte delle persone era disarmata, ma le forze di sicurezza hanno risposto sparando indiscriminatamente sulla folla, uccidendo centinaia di uomini, donne e bambini. Le autorità uzbeche hanno affermato che le manifestazioni erano state organizzate da gruppi islamisti vietati. In risposta, il governo ha dato il via a una campagna di repressione sulla libertà di espressione e ha cercato di impedire qualsiasi copertura indipendente sulla protesta. Centinaia di manifestanti sono stati incarcerati e maltrattati; persone torturate e costrette a confessare il coinvolgimento nelle violenze. I testimoni hanno subito intimidazioni; giornalisti e difensori dei diritti umani sono stati perseguitati, picchiati e arrestati per reati penali gravi. Centinaia di persone sono state condannate per reati di terrorismo con lunghe condanne al carcere per presunto coinvolgimento nelle proteste di Andijan, a conclusione di processi iniqui, per lo più svolti in segreto. A distanza di 10 anni, permangono le preoccupazioni di Amnesty International data la mancanza di indagini indipendenti, imparziali, approfondite ed efficaci sui fatti di Andijan e perché nessuno dei responsabili è stato chiamato a risponderne. Durante l Esame periodico universale dell Onu sulla situazione dei diritti umani nel paese, la delegazione uzbeca ha espresso un chiaro disinteresse rispetto alle nostre preoccupazioni dichiarando che Andijan per noi è un caso chiuso. 4 L Unione europea (Ue) sembrerebbe essere della stessa opinione. A novembre 2005, dopo che l Uzbekistan ha negato l autorizzazione a un inchiesta internazionale indipendente sui fatti di Andijan, l Ue ha annunciato un embargo sulle vendite di armi e sui trasferimenti militari verso l Uzbekistan. Ha emesso anche un divieto di rilascio dei visti della durata di un anno per 12 alti funzionari e ministri del governo uzbeco. Solo tre anni dopo, quando la sicurezza energetica è diventata la priorità, l Ue ha lasciato cadere ogni richiesta d indagine e ha rimosso il divieto di rilascio di visti, nonostante l impunità per i massacri di Andijan. Il caso: Isroil Kholdorov Torturato per aver parlato di Andijan Isroil Kholdorov, un difensore dei diritti umani, sarebbe stato torturato e obbligato a confessare di aver partecipato a un violento tentativo di rovesciare il regime costituzionale. La colpa di Kholdorov è di aver denunciato ai mezzi d informazione internazionali la repressione, da parte delle autorità, delle proteste di massa scoppiate nel maggio 2005 ad Andijan. Come altri difensori dei diritti umani, ha rivelato l esistenza di fosse comuni nella città e nei dintorni ed è stato accusato di attentato alla sicurezza nazionale.

6 Isroil Kholdorov è fuggito in Kirghizistan per evitare l arresto. A maggio 2006 ha organizzato una protesta pacifica nella città di confine di Kara-Suu per ricordare l anniversario del massacro di Andijan. A settembre dello stesso anno è stato arrestato in Uzbekistan. Non è chiaro se era entrato volontariamente nel paese o era stato prelevato all estero da agenti delle forze di sicurezza uzbeche. Nel febbraio 2007, al termine di un processo iniquo, è stato giudicato colpevole di teantivo di colpo di stato, di essere a capo di un organizzazione messa al bando e di aver oltrepassato illegalmente il confine ed è stato condannato a sei anni di carcere. Nel 2012 la sentenza è stata prolungata di tre anni per presunte infrazioni al regolamento del carcere. Le sue denunce di tortura non sono mai state prese in considerazione. Amnesty International ritiene che le accuse contro Isroil Kholdorov, ad eccezione dell accusa di attraversamento illegale del confine, siano state precostituite allo scopo di punirlo per la sua opposizione politica pacifica e la sua attività per i diritti umani; Isroil Kholdorov è prigioniero di coscienza e deve essere rilasciato immediatamente e senza condizioni. Gruppi religiosi e nemici politici nel mirino Alcuni gruppi rischiano particolarmente torture e altre forme di maltrattamenti. Continuiamo a ricevere segnalazioni fondate di sistematica tortura contro esponenti o sospetti esponenti di movimenti islamici, gruppi islamici e partiti politici dell opposizione messi al bando. Anche i difensori dei diritti umani sono presi di mira. Dal dicembre 1997, quando la morte di vari agenti di polizia nella regione di Namagan ha dato il via a un ondata di detenzioni e arresti di massa, i sospettati di far parte di congregazioni islamiche o di essere seguaci di leader islamici indipendenti hanno subito persecuzioni. Questa stretta si è intensificata in seguito alle esplosioni di Tashkent nel 1999 (si veda Momento critico: gli attentati di Tashkent, febbraio 1999) e successivamente alle incursioni armate dei combattenti del Movimento islamico dell Uzbekistan (Imu) ad agosto 1999 e agosto Tra i gruppi più colpiti dalle autorità uzbeche vi sono l Imu, l Unione della jihad islamica e Hizbut-Tahrir, nonché simpatizzanti e seguaci del salafismo, wahhabismo, taabli, jammat e del teologo turco Said Nursi. 5 Molti sospetti simpatizzanti dell Imu e Hizb-ut-Tahrir sono stati incarcerati. Centinaia di cosiddetti wahhabisti, un termine vago usato per descrivere i musulmani che pregano in moschee non controllate dallo stato o sospettati di avere valori estremisti, sono stati condannati a lunghe pene detentive a conclusione di processi iniqui. Murad Dzhuraev: una confessione sotto tortura e una condanna ripetutamente prolungata I sostenitori di Murad Dzhuraev affermano che sia stato torturato dalla polizia durante la detenzione perché confessasse accuse infondate. È stato condannato a 12 anni di carcere per tentativo di rovesciamento violento del sistema costituzionale dell Uzbekistan, ma è rimasto in carcere per oltre 20 anni; la sua condanna è stata prolungata quattro volte che avrebbe violato il regolamento del carcere. Murad Dzhuraev è un ex parlamentare dell Uzbekistan; Amnesty International ritiene che alla base della sua detenzione e dei prolungamenti della pena vi siano ragioni politiche. Ritiene inoltre che il processo nei suoi confronti sia stato iniquo. Quando è stato arrestato era coinvolto nella distribuzione di un giornale vietato e faceva parte del partito di opposizione vietato, Erk. La sentenza di Murad Dzhuraev è stata prolungata di tre anni nel 2004, 2006 e 2012, e di tre

7 anni e quattro mesi nel Secondo la sua famiglia, uno di questi prolungamenti sarebbe stato emesso per non essersi tolto le pantofole in presenza degli agenti penitenziari. Le sue condizioni di salute sono gravemente peggiorate durante la detenzione. Parla a fatica, è quasi cieco, e ha perso quasi tutti i denti. Murad Dzhuraev ha trascorso lunghi periodi in isolamento e non riceve le cure mediche necessarie. Gli ex detenuti descrivono un quadro straziante delle condizioni di isolamento in Uzbekistan. Nelle piccole celle di cemento spesso non ci sono finestre né areazione. D inverno, quando le temperature scendono sotto lo zero, non c è riscaldamento. D estate le celle sono soffocanti. Spesso non c è spazio per il letto quindi ai detenuti viene portata una brandina stretta solo per la notte che viene poi tolta il mattino seguente. Durante il giorno quindi i detenuti devono accovacciarsi o sedersi sul pavimento di cemento. Scrutinio internazionale L Uzbekistan sembra determinato a evitare il controllo internazionale e a sottrarsi ai propri obblighi internazionali. Il governo non ha risposto a nessuna delle numerose richieste del Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura di visitare il paese, e ha ignorato le raccomandazione di interagire maggiormente con gli organismi internazionali pertinenti, comprese le procedure speciali del Consiglio per i diritti umani dell Onu. Tale cooperazione, secondo le dichiarazioni del governo, non è parte degli obblighi stabiliti dagli standard internazionali per i diritti umani. 6 Costantemente l Uzbekistan non ha attuato le raccomandazioni del Comitato Onu sulla tortura e di altri organismi Onu, soprattutto quelle relative a indagini tempestive, approfondite, indipendenti e imparziali su denunce di tortura o maltrattamenti. Amnesty International è particolarmente preoccupata per le denunce di tortura da parte delle forze di sicurezza che continuano a essere archiviate perché infondate. Amnesty International ritiene che il costante mancato adempimento da parte dell Uzbekistan dei propri impegni internazionali in materia di diritti umani rifletta una cultura sedimentata dell impunità per i responsabili di tortura e altre violazioni dei diritti umani In sede di Esame periodico universale dell Onu dell aprile e di riesame del Comitato dell Onu sulla tortura dell ottobre , la delegazione uzbeca ha respinto tutte le accuse di ricorso sistematico alla tortura e ai maltrattamenti da parte delle forze di sicurezza e del personale penitenziario. A partire dal 2010 la comunità internazionale, e in particolare i governi dell America settentrionale e gli stati membri dell Ue, nonché le istituzioni dell Ue, sono diventati sempre più riluttanti a sollevare la questione delle violazioni dei diritti umani nei colloqui bilaterali e negli incontri internazionali con le autorità uzbeche. L Ue e gli Usa hanno cercato di migliorare i rapporti con l Uzbekistan soprattutto per motivi geostrategici che riguardano la campagna militare internazionale in Afghanistan, gli interventi contro l insurrezione nelle province nordoccidentali del Pakistan - dove hanno le basi gruppi come i talebani, Imu e Iju e, a partire dal 2014 e all inizio della campagna di ritiro delle truppe americane e alleate dall Afghanistan. L Uzbekistan confina con l Afghanistan a sudovest e alcune truppe e attrezzature devono transitare in quest area di confine per rientrare. La lotta al terrorismo, soprattutto misure di contenimento di potenziali minacce terroristiche dall Afghanistan e dalle province pachistane della frontiera di nordovest, la sicurezza dei confini e la sicurezza energetica, nonché la lotta al traffico di stupefacenti restano, inoltre, priorità principali nell agenda internazionale.

8 Metodi di tortura Gli ex detenuti hanno descritto diversi metodi tortura e altre forme di maltrattamenti usate in Uzbekistan. Tra questi: - pestaggi con bastoni, aste di ferro e bottiglie piene di acqua, con i detenuti ammanettati ai termosifoni o appesi al soffitto con ganci; - asfissia con buste di plastica o maschere antigas senza areazione infilate sulla testa dei detenuti; - aghi infilati sotto le unghie delle dita di mani e piedi; - scariche elettriche; - getti di acqua gelida; - stupro e violenza sessuale di donne e uomini. Il caso: Erkin Musaev Picchiato, minacciato e incarcerato Erkin Musaev, ex funzionario del ministero della Difesa, è stato condannato a 20 anni di carcere per tradimento e abuso di potere nel 2007, dopo tre consecutivi processi iniqui. Secondo la sua famiglia è stato torturato e costretto a confessare e in tribunale sono state presentate prove di un trauma cranico subito da Erkin Musaev, durante il periodo di custodia da parte dei servizi di sicurezza. Arrestato nel 2006 quando lavorava per il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite, Erkin Musaev è stato, secondo quanto riferito, interrogato per 10 giorni senza che potesse parlare con la famiglia o con un avvocato. Gli è stato detto che sarebbe stato perseguito per traffico di droga e reati di terrorismo se si fosse rifiutato di confessare. Ha denunciato di essere stato poi sottoposto a un mese di pestaggi e interrogatori notturni. La sua famiglia è stata minacciata e Erkin non ha potuto incontrarla fino a quando i segni della tortura non si sono assorbiti. Erkin Musaev alla fine ha firmato una confessione a patto che i servizi di sicurezza non toccassero la sua famiglia, anche se in seguito è stato emesso un mandato di arresto per la moglie. Erkin Musaev è stato condannato a sei, 15 e 20 anni di carcere. Tutte e tre le sentenze si sono basate su confessioni estorte sotto tortura. Le denunce di torture subite sono state archiviate e gli appelli respinti, con la conferma di un unica condanna a 20 anni da parte della Corte suprema dell Uzbekistan nel Detenuti isolati, picchiati e trascurati Le condizioni di detenzione per oppositori del governo, difensori dei diritti umani e esponenti di partiti o movimenti islamici possono essere particolarmente crudeli. Gli ex detenuti che hanno trascorso del tempo nelle celle di punizione le descrivono piccole, spesso senza finestre, stanze di cemento, senza riscaldamento, senza luce naturale o areazione, senza spazio sufficiente per il letto. Raccontano di essere stati spesso picchiati dalle guardie carcerarie e da altri detenuti. Dichiarano di non aver ricevuto cure mediche e di essere stati costretti ai lavori forzati, come costruire muri e mattoni, senza abbigliamento adatto né cibo e acqua sufficienti. L Uzbekistan non dispone di un meccanismo indipendente di controllo delle carceri, per cui osservatori esterni non possono ispezionare regolarmente le carceri, senza preavviso o supervisione. Ad aprile 2013, il Comitato internazionale della Croce Rossa ha annunciato la difficile decisione di interrompere le visite ai detenuti in Uzbekistan a causa dell impossibilità di lavorare secondo le proprie procedure standard, rendendo di fatto le visite inutili. 9 I funzionari uzbechi abitualmente accompagnano i diplomatici e i difensori dei diritti umani durante la visita nelle carceri. Persone estradate detenute in incommunicado

9 Amnesty International è preoccupata che le persone rimpatriate in Uzbekistan in nome della sicurezza e della lotta al terrorismo vengano detenute in incommunicado, con relativo maggiore rischio di torture o maltrattamenti. La nostra ricerca ha riscontrato che le persone rimpatriate vengono incessantemente perseguitate perché sospettate di coinvolgimento negli attentati di Tashkent del 1999, nella protesta di Adijan del 2005 e in diversi altri atti di violenza. L Uzbekistan ha inoltre cercato di estradare gli oppositori politici, i critici del governo e gli esponenti più ricchi che hanno perso la benevolenza delle autorità di Tashkent. Molte richieste di estradizione sono state basatesu prove false o inaffidabili e si basano sulla garanzie diplomatiche da parte delle autorità uzbeche che queste persone non saranno torturate al loro rientro. Tali garanzie non costituiscono una efficace tutela contro la tortura poiché, di fatto, non vengono rispettate. Fermiamo la tortura in Uzbekistan: Raccomandazioni Amnesty International chiede che si agisca con urgenza per fermare il ricorso alla tortura e ad altre forme di maltrattamento in Uzbekistan e per porre fine alla cultura dell impunità. Le autorità nazionali devono: - indagare a fondo sulle denunce di tortura e maltrattamento e assicurare i responsabili alla giustizia in processi equi; - riesaminare tutti i casi di persone che affermano di essere state condannate sulla base di prove estorte sotto tortura; - introdurre il divieto esplicito di ricorso alla tortura e a altre forme di maltrattamento come mezzo per ottenere confessioni nel codice di procedura penale dell Uzbekistan; - proibire l ammissione delle confessioni estorte nei procedimenti legali; - garantire che tutti i processi rispettino scrupolosamente le norme internazionali per un giusto processo; - evitare di invocare le minacce alla sicurezza nazionale per colpire oppositori politici o per impedire alle persone di esercitare la propria libertà di culto, espressione e di riunione; - cooperare in modo significativo con i meccanismi dell Onu sulla tortura e invitare il Relatore speciale dell Onu sulla tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti a visitare l Uzbekistan; - non svolgere più processi chiusi nelle prigioni e nei campi di detenzione per i detenuti accusati di aver infranto il regolamento del carcere. È ora. Fermiamo la tortura in Uzbekistan. 1 Per forze di sicurezza si intendono tutte le forze sotto il controllo del ministero degli Affari interni e dei servizi di sicurezza nazionale 2 Khabibulla Akpulatov, Farkhod Mukhtarov e Norboi Kholzhigitov sono i tre difensori dei diritti umani rilasciati per motivi umanitari. Tra quelli ancora in prigione: Salidzhon Abdurakhmanov, Azam Farmonov, Isroil Kholdorov, Nosim Isakov, Gaibullo Dzhalilov, Ganikhon Mamatkhanov, Dilmurod Saidov, Akzam Turgunov. 3 La camera plenaria della Corte Suprema ha adottato due risoluzioni a dicembre 2003 (Risoluzione n 17, 19 dicembre 2003) e settembre 2004 (Risoluzione n 12, 24 settembre 2004). 4 A/HRC/24/7, p. 7 5 L Imu, conosciuto anche come movimento islamico del Turkistan, è un gruppo di opposizione islamico originario dell Uzbekistan che sostiene il rovesciamento con la forza dell attuale presidente dell Uzbekistan Islam Karimov e l istituzione di un califfato o di uno stato islamico. L Imu è classificato come gruppo

10 terrorista dall Onu e dagli Usa ed è messo al bando in tutte e cinque le Repubbliche centroasiatiche. Al momento opera dalle proprie basi nel Nord dell Afghanistan e nelle zone tribali del Waziristan in Pakistan. L Iju, precedentemente conosciuto come gruppo della jihad islamica, si è separato dall Imu nel Anch esso ha base nelle zone tribali del Pakistan. È stato collegato agli attacchi violenti in del 2004 in Uzbekistan nonché agli attentati del 2007 in Germania. È classificato come gruppo terrorista dall Onu e dagli Usa. Hizb-ut-Tahrir (Partito della liberazione) è un movimento islamico transnazionale originario del Medio Oriente. Anch esso mira all istituzione di un califfato nell Asia Centrale ed è messo al bando dalle cinque Repubbliche centroasiatiche. È stato dichiarato organizzazione terrorista in Russia nel Nella propria letteratura ufficiale, l Hizb-ut-Tahrir non sostiene la violenza come mezzo di raggiungimento dei propri obiettivi. Nur (Nurchilar, Nurdzhylar) è un termine usato dai servizi di sicurezza della regione per indicare i seguaci del teologo musulmano turco del XIX secolo Said Nursi. In Uzbekistan e in Russia il movimento è classificato come estremista e in Uzbekistan conta qualche centinaio di seguaci e di presunti seguaci condannati per appartenenza a un organizzazione illegale a seguito di processi iniqui 6 A/HRC/24/7, p

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