Famiglia, lavoro, servizi

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1 Famiglia, lavoro, servizi La sfida della conciliazione nello sviluppo locale Pubblicazione finale del progetto Briefcase A cura di Lorenza Maluccelli Giuliana Bertagnoni Hugo Swinnen Sandra ter Woerds Febbraio 2008 Il presente documento è stato prodotto con il contributo economico della Comunità Europea Programma d'azione concernente la Strategia quadro comunitaria in materia di parità tra donne e uomini ( ). Il Consorzio Briefcase si assume la totale responsabilità dei contenuti di questo documento che in nessun caso può essere considerato come espressione di una posizione o opinione dell'unione Europea.

2 Il progetto Il ruolo delle scuole e dei servizi educativi per i bambini e i ragazzi nelle politiche locali indirizzate alla riconciliazione tra vita lavorativa e familiare e alla promozione dell uguaglianza di genere nello sviluppo locale, in particolare rispetto al potenziale occupazionale delle donne (acronimo: progetto Briefcase) è stato finanziato dall Unione Europea nell'ambito del Programma d'azione concernente la Strategia quadro comunitaria in materia di parità tra donne e uomini ( ). Il Consorzio Briefcase (contratto n VS/2006/0433 e emendamento n VS/2007/0447) è composto da: Comune di Bologna (IT), Associazione Millennia di Bologna (IT), Comune di Craiova (RO), Comune di Amaroussion (EL), Comune di Plovdiv (BG), Comune di Düsseldorf (DE), Comune di Chemnitz (DE), Verwey-Jonker Institute di Utrecht (NL), Eurocities (BE).

3 Indice Presentazione di Paola Bosi 7 Introduzione di Giuliana Bertagnoni e Lorenza Maluccelli 11 Parte prima: Dialogo sulle politiche locali per la conciliazione vita e lavoro di Laura Fantone e Lorenza Maluccelli Le città e l importanza del dialogo europeo Le opinioni dei sindaci e degli amministratori La conciliazione nelle agende di governo locali La governance locale Le misure per favorire la conciliazione La partecipazione della società civile Il ruolo del settore privato e imprenditoriale Opinioni degli amministratori e degli stakeholders L impatto locale delle politiche europee di conciliazione vita e lavoro L attenzione delle municipalità e l investimento sui progetti Il progetto Briefcase: commenti, opinioni e idee per gli sviluppi futuri 37 Parte seconda: Strategie di genere per la conciliazione famiglia e lavoro. Una ricerca in sei città europee di Giuliana Bertagnoni e Lorenza Maluccelli 41 Introduzione Contesto, attori e processo metodologico della ricerca Ricostruire il background delle città Concetti, indicatori e strumenti dell indagine Il campionamento e la somministrazione del questionario Il profilo sociale degli intervistati 50 3

4 2. I bisogni e le strategie di madri e padri Modelli di lavoro e di cura: alcune ipotesi La distribuzione dei tempi tra lavoro pagato e non pagato Lavoro domestico e di cura: chi fa che cosa? Gli aiuti informali e i servizi privati a domicilio Traiettorie di genere nelle professioni Genitorialità e lavoro Strumenti per la conciliazione: i congedi parentali Flessibilità dell orario e organizzazione del lavoro family-friendly Il ruolo dei servizi per l infanzia I servizi all infanzia e la condivisione delle responsabilità familiari L offerta dei servizi nelle città Strumenti e strategie per la conciliazione 69 Conclusioni 71 Appendice: tavole statistiche 74 Parte terza: Risultati passati e potenziale futuro: le buone pratiche e le azioni pilota in sei città europee di Hugo Swinnen e Sandra ter Woerds 85 Introduzione Amaroussion Gli asili di Amaroussion Il telelavoro nelle università greche Il Centro di ricerca per le pari opportunità: Kethi Bologna I vouchers del progetto Futura In famiglia a tempo pieno IQ Donne. Imprese e qualità dell occupazione femminile Azione pilota: servizi di baby-sitter Chemnitz Mut. Le ragazze: l ambiente e la tecnologia Child & Co La Giornata delle ragazze Azione pilota: aumento della consapevolezza fra i giovani Craiova Garantire pari opportunità per uomini e donne sul posto di lavoro Ragazze e ragazzi. Tutti diversi, tutti uguali. Formazione per la parità di genere Formazione professionale per i genitori in congedo di maternità o parentale che scelgono di tornare al lavoro

5 5. Düsseldorf Metro-Sternchen (le Stelline di Metro), asilo diurno aziendale La casa multigenerazionale Hell-Ga Qualificazione e formazione delle donne in congedo parentale: telelavoro ed e-learning Azione pilota: assistenza all infanzia promossa dalle piccole e medie imprese Plovdiv Mense per la prima infanzia Assistenza sociale a domicilio per genitori con figli disabili Sale studio e gruppi di studio 130 Conclusioni e lezioni da trarre per il futuro 132 Ringraziamenti

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7 Presentazione di Paola Bosi L uguaglianza di genere nelle politiche europee L Unione Europea, ormai allargata a 27 stati membri, ha festeggiato nel 2007 il 50 anniversario della politica sulle pari opportunità per gli uomini e le donne, celebrando anche l Anno europeo delle Pari opportunità per tutti. La politica relativa alla parità di genere rappresenta anche oggi un filo conduttore dei principali obiettivi che sono al centro delle preoccupazioni e delle prospettive di rafforzamento dell Unione nel mondo globalizzato: la crescita e la competitività, la piena occupazione, i cambiamenti demografici, l inclusione e la coesione sociale. Elemento caratterizzante dell approccio europeo alla parità di genere resta da oltre 10 anni il dual approach, ossia la differenziazione tra politiche di pari opportunità e di mainstreaming. Nello specifico, l assunzione del mainstreaming approach implica l adozione sia di priorità verticali (cioè di azioni positive per permettere alle donne di superare le barriere di accesso nella partecipazione e nella fruizione di risorse e servizi), sia di quelle orizzontali, queste ultime volte ad integrare gli obiettivi di uguaglianza tra i sessi in tutte le politiche e misure di programmazione, e a valutarne i risultati tenendo conto della differenza di genere. Nel corso del 2006 la Commissione Europea ha adottato la Roadmap per la parità per il periodo , mentre il Consiglio Europeo ha adottato il «Patto europeo per la parità di genere», a testimonianza del peso che l Unione attribuisce al superamento della disparità di genere sia all interno dell universo valoriale comune in via di costruzione, sia nei programmi concreti di sviluppo. Con l adozione della Roadmap la Commissione ha definito le sue priorità e il suo quadro d azione per la promozione della parità fino al 2010, proseguendo così la missione di promuovere la parità tra donne e uomini e assicurare che tutte le proprie politiche contribuiscano a tale obiettivo. La Roadmap delinea sei ambiti prioritari dell azione dell Ue in tema di parità tra i generi per il periodo , sempre nel quadro dell approccio duale: 1. Una pari indipendenza economica per le donne e gli uomini. 2. L equilibrio tra attività professionale e vita privata. 3. La pari rappresentanza nel processo decisionale. 4. L eradicazione di tutte le forme di violenza fondate sul genere. 5. L eliminazione di stereotipi sessisti. 6. La promozione della parità tra i generi nelle politiche di sviluppo e in quelle dei paesi membri. 7 7

8 Riproporre questi obiettivi si rende necessario anche perché, nonostante i passi avanti compiuti dalle donne in tutta l Europa, le diseguaglianze rimangono diffuse e possono aggravarsi, anche a causa dei fenomeni mondiali che influenzano le economie nazionali e locali. La priorità dei mercati e delle merci sulle persone travolge in genere i soggetti meno forti o con maggiori vincoli, e tra questi in particolare le donne, ancora costrette a scegliere tra figli e lavoro a causa dell ineguale carico di responsabilità familiari rispetto agli uomini, della scarsa flessibilità degli orari di lavoro, di insufficienti servizi di cura e del persistere degli stereotipi di genere. L Europa tuttavia non può neppure più permettersi di sprecare capitale umano necessario alla sua crescita, e di diventare un «continente vecchio» a causa della riduzione dei tassi di natalità, che la rendono quindi meno capace di innovazione rispetto a realtà più dinamiche e giovani. Il Patto europeo per la parità di genere segna la volontà degli stati membri di impegnarsi decisamente per l attuazione delle politiche che hanno lo scopo di promuovere l occupazione delle donne e garantire un equilibrio migliore tra la vita professionale e la vita privata. Il 2006 ha inoltre visto la nascita dell Istituto europeo per la parità di genere, che avrà il compito di apportare un sostegno tecnico importante allo sviluppo delle politiche di parità tra donne e uomini. Parallelamente, la Commissione ha lanciato una consultazione formale delle parti sociali sull orientamento possibile di un azione comunitaria in materia di conciliazione tra vita professionale, vita privata e vita familiare, che comprende la promozione di modalità di lavoro flessibili, lo sviluppo di servizi di custodia e di cura e la revisione eventuale delle disposizioni esistenti per quanto riguarda il congedo di maternità e il congedo parentale. Favorire l equilibrio tra attività professionale e vita familiare: le politiche per la «conciliazione» Una delle condizioni necessarie alla crescita dell occupazione femminile sia in termini quantitativi che qualitativi è la riduzione del conflitto tra tempo per il lavoro e tempo per le relazioni e le responsabilità familiari. Tutte le ricerche, anche le più recenti, dicono che le donne, più o meno in tutti i paesi, sono quelle che maggiormente si occupano del lavoro familiare. Questo si ripercuote negativamente sull accesso, sulla durata e sulla qualità della partecipazione al mercato del lavoro. Le politiche volte a conciliare lavoro e vita familiare possono dunque contribuire a creare un economia equa e centrata sulle persone e, complessivamente, a migliorare la qualità della vita di donne e uomini. La conciliazione non è una politica semplice proprio perché il disequilibrio tra vita familiare e lavoro è generato da molteplici fattori, che investono quasi tutti gli aspetti dell organizzazione della vita sociale e produttiva: spazi e tempi di vita urbana, mobilità e trasporti, orari di lavoro, flessibilità, quantità, localizzazione e orari dei servizi, condivisione del lavoro di cura nella famiglia. Tuttavia, il primo obiettivo che l Unione Europea promuove è quello dell aumento dei servizi di cura, sopratutto per la prima infanzia, ma anche per gli anziani e per le persone disabili. Per esempio, per i bambini da 0 a 3 anni gli stati membri dovranno raggiungere l obiettivo della copertura del 33% del fabbisogno entro il 2010, e del 90% per i bambini da 3 anni all età dell obbligo scolastico. I servizi dovranno essere economicamente accessibili e flessibili, ponendo così il problema della qualificazione e di una valutazione adeguata del personale impiegato. Contemporaneamente va sostenuta la paternità, e per questa ragione gli uomini andrebbero 8 8

9 incoraggiati ad assumersi maggiormente il carico delle responsabilità familiari, per esempio anche attraverso la possibilità di utilizzare i congedi parentali, che in Europa mediamente solo il 7,4% degli uomini richiede. Ciò pone, inoltre, il problema dell esercizio dei diritti nei luoghi di lavoro, in cui più spesso si è abituati a concedere il congedo parentale alle donne, anche controvoglia, e in cui si è tradizionalmente più chiusi rispetto alla possibilità di estendere anche ai padri analoghe opportunità. Il progetto Briefcase Nell ambito del contesto europeo sopra descritto, alla luce di queste considerazioni sulle politiche locali, ha preso le mosse il progetto Bringing reconciliation in employment and family through care services Briefcase (la cui traduzione letterale è «portare conciliazione tra lavoro e famiglia attraverso i servizi di cura»), i cui esiti sono descritti nel presente volume. Fin dall inizio, nella nostra qualità di ente promotore, abbiamo deciso di promuovere un progetto sulla conciliazione che focalizzasse l attenzione sulle problematiche della cura per la fascia di età tra 0 e 14 anni, motivati dalla necessità di approfondire l insieme dei vincoli e delle opportunità che condizionano o sostengono i nuclei familiari e la genitorialità, a partire da alcune considerazioni per noi di estremo interesse. Le ragioni della scelta di ridurre al minimo la procreazione sono generalmente attribuibili sia all insicurezza delle condizioni economiche, sia alla necessità di conciliare il lavoro con la famiglia. Il rischio per le donne è quello di entrare in un circolo vizioso da cui è difficile uscire: rinunciare al lavoro ed essere così più povere o rinunciare ai figli per poter lavorare? La cura e la custodia dell infanzia non sono ovviamente l unica attività che contraddistingue il lavoro familiare, che si compone di molteplici e impegnativi compiti, dalla cura delle persone anziane o non autosufficienti all assicurare ai membri della famiglia tutte le condizioni per una vita regolare, equilibrata, sana e serena. Si può dire, quindi, che il problema della conciliazione attraversa quasi tutta la vita lavorativa delle donne. E, tuttavia, l infanzia e l adolescenza dei figli sono i periodi che richiedono più attenzione e più tempo ai genitori. Dunque, nello sviluppo complessivo di un territorio, indipendentemente dalle sue dimensioni e caratteristiche, e nella crescita della coesione sociale, questo è un punto fondamentale delle responsabilità dei governi, compresi quelli locali. Abbiamo inoltre deciso di indagare questo tema in un contesto europeo, attraverso Eurocities (la rete attiva sulle politiche urbane di circa 100 città dell Unione Europea e di altri paesi d Europa), perché ciò dava la possibilità al Comune di Bologna di costruire un percorso di scambio transnazionale, la cui prospettiva è particolarmente utile su un tema rispetto al quale si stanno confrontando le politiche di tutte le municipalità aderenti all Ue. Infatti, abbiamo avuto modo in passato di sperimentare come il progetto europeo, partendo da esperienze locali anche molto diverse ma scoprendo spesso nelle città degli altri stati anche analogie più forti di quelle possedute con i governi locali del nostro contesto nazionale dia la possibilità di analizzare i bisogni sociali e le risposte delle amministrazioni con un approccio per certi versi super partes, avendo l occhio volto a individuare la trasmissibilità delle pratiche e a stabilire sinergie fra le comunità locali. Si tratta di un lavoro comune che si protrae a volte anche oltre la conclusione del progetto, con un miglioramento della qualità degli interventi e una ulteriore possibilità di sensibilizzazione dei contesti cittadini. Briefcase ne costituisce appunto un esempio. Al progetto hanno aderito sei città, Amaroussion (Grecia), Chemnitz (Germania dell Est), Craiova (Romania), Düsseldorf 9 9

10 (Germania dell Ovest), Plovdiv (Bulgaria), coordinate da due partner tecnici, l Agenzia Millennia di Bologna (Italia) e il Verwey-Jonker Institute di Utrecht (Olanda), che hanno assunto rispettivamente la responsabilità del coordinamento scientifico transnazionale e delle attività di valutazione. Si tratta, come emerge dal volume, di contesti urbani molto eterogenei per storia e condizioni socioeconomiche della popolazione; tuttavia anche fra le città più diverse sono stati scoperti problemi comuni legati alla conciliazione. Per esempio, nel caso di Bologna, se da una parte alcune iniziative sono simili a quelle assunte da Düsseldorf (gli asili aziendali) o trasferibili fra le due città, dall altra, alcune esperienze del capoluogo emiliano si ricollegano a quelle di Chemnitz, sia per la problematica dell invecchiamento molto accentuato della popolazione, che per le politiche dei servizi (l offerta di servizi 0-3 è molto alta in entrambe le città rispetto alla media delle rispettive nazioni, che è piuttosto bassa). Di esempi di questo tipo è ricca ogni sezione di questo volume. Come si evince dalle testimonianze degli amministratori che si confrontano sull azione locale a favore della conciliazione, per alcune città questo progetto non è il primo su questo tema, né sarà l ultimo, poiché l esigenza più sentita è quella di far crescere e consolidare, soprattutto tra i principali attori delle politiche ma anche tra i cittadini e le cittadine, la consapevolezza che si deve e si può far convivere bene l economia della produzione con l economia della riproduzione; che si deve e si può dare valore all enorme ricchezza rappresentata dal lavoro non pagato delle donne; che si deve e si può trasformare gli svantaggi di genere in risorse preziose per la vita degli individui e delle collettività

11 Introduzione di Giuliana Bertagnoni e Lorenza Maluccelli Il progetto Briefcase è nato dalla volontà del Comune di Bologna di interrogarsi sulle proprie politiche, aprendo un tavolo di confronto transnazionale rispetto a uno dei temi che più interferisce con la partecipazione delle donne allo sviluppo locale: la conciliazione fra vita personale, responsabilità familiari e tempi di lavoro. Questo argomento è oggetto di attenzione politica in Europa da ormai un ventennio. In concomitanza con l emergere di fenomeni sociali epocali quali, per esempio, l aumento della partecipazione delle donne al mercato del lavoro, il progressivo invecchiamento della popolazione, i cambiamenti strutturali che hanno investito i rapporti di coppia e le famiglie -, il problema di sviluppare nuovi strumenti che rendano sostenibili le esigenze e i progetti di uomini e donne in diversi ambiti di vita è diventato una priorità per lo sviluppo sociale ed economico di molti territori e paesi. Con l agenda di Lisbona (2000), l Unione Europea ha individuato quattro strategie fondamentali per affrontare complessivamente il problema della conciliazione 1 : una legislazione che renda disponibili congedi per la cura dei figli ai genitori che lavorano; un offerta adeguata di servizi per l infanzia e, in generale, di servizi per la cura delle persone (anziani, malati, disabili, etc.); un organizzazione del lavoro «amichevole» verso le esigenze private e familiari (family friendly); la condivisione tra uomini e donne del lavoro domestico e di cura non pagato. Nel summit di Barcellona (2002), è stata ribadita la necessità di rimuovere i fattori che disincentivano la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, focalizzando l attenzione sulla domanda di servizi per l infanzia. È risaputo, infatti, che i fattori principali che influiscono sulla partecipazione delle donne al mercato del lavoro sono l età, il numero di figli e il livello di istruzione. Ma, come viene confermato negli studi europei 2, le politiche che supportano direttamente la composizione di vita 1 Si veda L. Maluccelli, Il quadro di riferimento teorico e l adozione del principio delle pari opportunità, in Cras (a cura di), Buone pratiche per le pari opportunità e il mainstreaming di genere nelle azioni del Fse della Regione Emilia- Romagna, Regione Emilia- Romagna e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Si veda in particolare J. Plantenga e C. Remery, Reconciliation of Work and Private Life: A Comparative Review of Thirty European Countries, Luxembourg, Office for Official Publications of the European Communities,

12 privata, familiare e professionale giocano un ruolo importante per ottenere un alto tasso di occupazione femminile. Avendo la possibilità di coinvolgere in un progetto sulla conciliazione la rete delle città di Eurocities, a chi scrive, incaricato di progettare e coordinare la ricerca transnazionale, è sembrata particolarmente interessante la possibilità di comparare nella realtà europea diverse dimensioni locali. Gli studi comparati, infatti, sono quasi esclusivamente effettuati a livello nazionale, sebbene venga sottolineato 3 che spesso le disparità all interno degli stati sono anche maggiori di quelle tra paesi. Questa osservazione è particolarmente importante per i servizi di cura che sono forniti a livello locale, dove le culture civiche e le caratteristiche specifiche del territorio influiscono sulla domanda e sull offerta di tali servizi e dove le amministrazioni conservano una considerevole discrezionalità nell attivare e implementare le diverse politiche. Tali riflessioni hanno rivestito fin dall inizio un interesse specifico per il Comune di Bologna, leader del progetto, proprio perché il «modello emiliano» di sviluppo locale è espressione emblematica di una modalità di modernizzazione diversa da quelle che hanno caratterizzato il panorama nazionale italiano. Nella costruzione di questo modello le donne hanno svolto un ruolo centrale. È una storia che parte da lontano, almeno dall accesso femminile alla sfera pubblica, che in Italia può essere datato nel secondo dopoguerra con la conquista del diritto di voto. Una storia che passa attraverso la capacità di valorizzare le competenze assistenziali, educative e solidaristiche, tradizionalmente svolte dalle donne nella sfera privata, nell attività di governo del territorio, secondo un modello di «democrazia partecipata» che andava affermandosi in alcune aree dell Europa postbellica. In particolare, a Bologna le amministrazioni locali hanno promosso un sistema di «buon governo» basato sulla capacità di dare risposte oggettive ai bisogni sociali concreti delle comunità locali attraverso una rete articolata di organismi politici, sindacali e associazionistici che, grazie soprattutto al protagonismo femminile, si è profondamente radicata sul territorio 4. Uno dei frutti più noti di questa sinergia che ha raggiunto punte di eccellenza in altre città della regione (in particolare Reggio Emilia) è proprio legato agli asili. Negli anni cinquanta il servizio di «assistenza» per i figli delle mondine durante le lunghe giornate di lavoro delle madri nei campi era sostenuto dal denaro statale destinato agli aiuti all infanzia, anche se il loro funzionamento era autogestito delle donne stesse. Tuttavia, di fronte alle carenze strutturali e finanziarie, le organizzazioni dei lavoratori, aiutate da tutta la popolazione rurale, portarono avanti lotte e rivendicazioni per obbligare gli agrari a finanziare gli asili, ottenendo la firma di accordi che prevedevano precise quote per ettaro e realizzando, a ben vedere, una sorta di «asilo aziendale» ante litteram. Malgrado l imprescindibile ruolo femminile nel «modello emiliano» di sviluppo, la presenza delle donne ha sempre avuto scarsa visibilità in ambito politico ed economico, come chiaramente denunciava anche il Primo rapporto della Commissione per la realizzazione della parità fra uomo e donna della Regione Emilia Romagna. Infatti, nel modello industriale emiliano basato sulla piccola 3 Si veda T. Kröger, Comparative Research on Social Care. The State of the Art, Soccare Project Report 1, European Commission, Brussels, Si vedano G. Bertagnoni, Un nuovo ceto dirigente: culture e pratiche politiche a confronto, in Dalla guerra al «boom». Territorio, economia, società e politica nei comuni della pianura orientale bolognese, Vol. IV, G. Bertagnoni e E. Guaraldi, Democrazia e amministrazione: uomini e istituzioni, Bologna, Aspasia, 2007; L. Maluccelli, Lo sviluppo istituzionale delle politiche di genere: un indagine in Emilia Romagna, in Associazione «Orlando» (a cura di), Buongoverno della città: strategie di genere, Bologna, Pitagora,

13 impresa a conduzione familiare, non viene data alle donne alcuna rilevanza formale dal momento che la titolarità dell impresa è sempre maschile (e comunque si tramanda seguendo l asse ereditario maschile) anche in settori, quali per esempio l abbigliamento, tradizionalmente di pertinenza femminile 5. In generale, dando per acquisita la consapevolezza collettiva dell apporto delle donne all economia dei paesi, si registra tuttavia uno scarto fra l esserci e il valere 6. Infatti, come hanno rilevato alcuni studi 7, tradizionalmente la presenza delle donne nel mercato del lavoro era giustificata dalla necessità di aumentare il reddito della famiglia. E ancora oggi, talvolta, la loro partecipazione, facendo parte di una scelta strategica per la sopravvivenza del nucleo familiare, rimane in un ruolo subalterno rispetto alle responsabilità domestiche e di cura, che nella maggior parte delle culture europee sono rimaste di competenza quasi esclusivamente femminile. Una recente ricerca sui padri in Europa mostra che molti di loro conoscono i modi per ottenere una più giusta suddivisione tra i sessi dei carichi di lavoro non pagato, tra cui le leggi sugli orari lavorativi, quelle sul diritto al lavoro part-time, i congedi parentali (programmi che cercano soprattutto di stimolare gli uomini a richiedere il congedo) e la presenza di servizi di cura capillari. Un padre che desideri porre la cura dei figli al primo posto si trova però ostacolato dai datori di lavoro e dalla cultura egemone, che confermano il principio del «lavoro prima di tutto». Finché il lavoro e la cura non verranno percepiti come ugualmente importanti nella società, gli uomini continueranno a essere poco propensi o stimolati ad assumersene responsabilità. I tre nuclei servizi, lavoro, famiglia, che costituiscono le rilevanze della storia di genere locale, sono oggi i nodi tematici delle politiche di conciliazione. In questa prospettiva, il dialogo promosso dal progetto Briefcase tra le municipalità configura uno spazio di scambio tra modelli culturali e politiche di sviluppo locale che concorre all integrazione europea. L attività di indagine svolta nel progetto ha coinvolto tutte le città partner in un processo di conoscenza delle diverse realtà locali in una prospettiva comparativa ed europea, facendo emergere affinità e differenze fra le sei municipalità (le cinque città che hanno aderito al progetto, di cui Bologna è capofila, sono Düsseldorf e Chemnitz in Germania, Amaroussion in Grecia, Craiova in Romania e Plovdiv in Bulgaria). Da qui deriva l esigenza di articolare il progetto in due direzioni che ci sono sembrate fondamentali: da una parte, indagare i bisogni reali e le strategie di conciliazione delle famiglie, mantenendo l attenzione puntata sulle differenze di genere; dall altra, le politiche delle amministrazioni, sia sul piano dell espressione della volontà politica, cercando di favorire un dialogo attraverso la forma dell intervista, sia sul piano della prassi, costruendo un tavolo di scambio di buone pratiche e, in alcuni casi, arrivando alla definizione di un azione pilota. Siamo state confortate in questa scelta dalle considerazioni emerse nel corso di altre ricerche transnazionali 8 che segnalano la necessità di indagare proprio in questa direzione, lamentando come la voce degli amministratori locali e delle 5 Si veda A. Pesce (a cura di), Un altra Emilia Romagna, Milano, Franco Angeli, Sulla titolarità femminile d impresa si veda G. Bertagnoni, La titolarità dell impresa alberghiera in Umbria: un approccio di genere, in P. Battilani e D. Strangio (a cura di), Il turismo e le città dal XVIII al XXI secolo. Italia e Spagna a confronto, Milano, Franco Angeli, Si veda A. Groppi (a cura di), Il lavoro delle donne, Roma-Bari, Laterza, Si veda per esempio T.K. Hareven, Il lavoro delle donne e le strategie famigliari, in P. Nava (a cura di), Operaie, serve, 8 maestre, impiegate, Torino, Rosenberg & Sellier, Si veda T. Kröger, Comparative Research on Social Care, cit

14 famiglie sia stata sempre assente dalle ricerche comparative sul social care. In tale quadro, il valore aggiunto dalla dimensione europea risiede non solo nella migliore comprensione e descrizione dei fenomeni indagati alla luce di diverse tradizioni civiche, ma anche nel permettere un confronto con diversi attori sociali, e in particolare con le donne, sulle idee di sviluppo e sostenibilità e sulle strategie adottate nei diversi contesti. Questo volume, che dà conto dei risultati dei quindici mesi di lavoro, si articola in tre sezioni, a ognuna delle quali corrisponde un indirizzo della ricerca. Nella prima parte i policy makers delle città partner, i tecnici delle amministrazioni locali, nonché alcune organizzazioni del privato sociale scelte tra i principali stakeholders dei Comuni, rispondono a domande volte a capire come il progetto Briefcase si inserisca in un contesto di governo più ampio. Ne emerge una chiara consapevolezza dell importanza delle politiche di conciliazione a livello locale, ma nel concreto le misure adottate variano molto da città a città a seconda che il tema sia una novità o goda delle attenzioni delle municipalità da più tempo. Ogni Comune reputa necessario articolare gli interventi a partire da due poli riconosciuti unanimemente come prioritari: i servizi all infanzia e le misure per favorire la parità sul lavoro. In particolare, viene attribuita notevole importanza alla qualità e alla copertura dei servizi per l infanzia, nonché all offerta di una vasta gamma di servizi integrativi. Inoltre, le trasformazioni in atto nel mondo del lavoro, in un epoca di globalizzazione economica che tende ad annullare le differenze nazionali, premono parimenti in tutte le città sull organizzazione dei servizi, obbligando queste ultime a reggere la sfida della flessibilità. I Comuni in cui le riflessioni sulle politiche di conciliazione hanno già accumulato una certa esperienza concordano sulla necessità, da una parte, di riconoscere un ruolo più forte al privato sociale e al non-profit; dall altra, di sviluppare un maggiore coinvolgimento delle aziende, chiamate in causa direttamente in alcune città nella costruzione e nella gestione di servizi per l infanzia. Un ultimo argomento, tuttavia primo per importanza, preoccupa le municipalità in modo trasversale: il favorire l educazione alla parità tra uomini e donne soprattutto sul lavoro. Anche città molto dissimili fra loro lamentano la diffusione di una cultura che percepisce ancora negativamente le necessità di una lavoratrice madre. Non a caso, gli attori sociali (associazioni, reti, gruppi locali) si dicono soddisfatti delle politiche dei rispettivi comuni, pur con qualche eccezione, ma insistono sulla necessità di un maggior impegno pubblico sulla formazione e sulla comunicazione relativa al gender equality. Nella seconda parte del volume si analizza, dunque, la corrispondenza che esiste fra queste politiche e i bisogni e/o i comportamenti dei genitori rilevati nelle città dei partner attraverso una ricerca quantitativa, di cui vengono presentati i risultati. Lo strumento di interrogazione e di raccolta di informazioni utilizzato nell indagine è un questionario strutturato e standardizzato, articolato in cinque sezioni dati personali, famiglia, cambiamenti alla nascita dei figli, lavoro, servizi per l infanzia e composto da 36 quesiti, che è stato tradotto in tutte le lingue dei partecipanti e somministrato a un campione di 943 soggetti con figli e figlie dai 0 ai 14 anni d età cioè in età «dipendente» per un totale di un terzo di padri e due terzi di madri. In merito alle strategie delle madri e dei padri per conciliare le responsabilità, gli impegni, i tempi ed anche le differenti logiche che guidano la sfera familiare e quella professionale, il quadro generale che emerge dalla ricerca conferma la presenza di orientamenti tradizionali, più o meno forti nelle diverse realtà urbane, registrando tuttavia anche rilevanti segni di cambiamento che avanzano lentamente, ma inequivocabilmente. Le continuità sono rappresentate dalla maggiore propensione degli uomini al lavoro retribuito e dal tendenziale sovraccarico delle donne del lavoro 14 14

15 pagato e non pagato. Ma emerge con chiarezza anche un maggiore coinvolgimento degli uomini nelle responsabilità familiari, in particolare rispetto alla cura dei figli. Poiché la distribuzione del tempo tra professione e lavoro di cura è influenzata non solo da preferenze personali e da norme sociali, ma anche dagli elementi strutturali quali l organizzazione del lavoro e il sistema di welfare 9, abbiamo focalizzato l attenzione proprio sulle opportunità legislative e aziendali a sostegno dei ruoli genitoriali e dell eguaglianza di genere in ambito professionale, nonché sulle opportunità sociali offerte dai servizi e dal mercato per l infanzia e la pre-adolescenza. In ambito professionale, opposto rimane l impatto della genitorialità fra uomini e donne: alla nascita di un figlio gli uni aumentano il loro impegno, le altre lo diminuiscono, subendo ancora diverse forme di discriminazione, ma dimostrando anche un forte attaccamento al lavoro nelle posizioni professionali più alte. Di contro, non solo le donne di ogni città hanno usufruito di diverse disposizioni legislative e accordi aziendali di promozione della maternità e della conciliazione (flessibilità di orario, congedi parentali, part-time, etc.), ma anche gli uomini hanno cominciato a farvi ricorso, seppur timidamente per le ripercussioni per tutti ancora negative sulla carriera. Accanto a questi strumenti, un importante azione di conciliazione viene ancora svolta dalle risorse informali legate alla rete familiare, e in particolare dai nonni, seppure le trasformazioni della struttura della famiglia rendano sempre più frequente il ricorso al mercato per ottenere sevizi a pagamento per la custodia dei bambini o per il lavoro domestico. Ma il ruolo principe spetta ai servizi formali, pubblici e privati, il cui bisogno emerge con chiarezza dagli intervistati in tutte le città, ma con un grado diverso a seconda dell offerta assicurata dalle municipalità, che sono state sollecitate negli ultimi anni anche dagli obiettivi fissati dall Unione Europea. Mentre il servizio prescolare per i bambini 3-6 è quasi universalmente diffuso, gli asili 0-3 non sono ugualmente disponibili nelle diverse realtà. È proprio in questo ambito, e soprattutto nelle città che si misurano da più tempo su questi temi, che si stanno sperimentando i modi e le forme per coinvolgere il privato in funzione spesso suppletiva alla domanda che il pubblico non riesce a soddisfare, sperimentando originali iniziative nei confronti delle aziende. Nella terza parte del volume, curata dal Verwey-Jonker Institute di Utrecht (Olanda), vengono presentate le «buone prassi» selezionate dai partner all interno di iniziative attivate nelle rispettive nazioni in tema di conciliazione, e tre azioni pilota da realizzare nelle proprie amministrazioni. Le aree tematiche nelle quali queste si collocano riguardano l offerta di servizi all infanzia, sia in strutture sia presso le famiglie, e iniziative per favorire la conciliazione sul lavoro. Si tratta in particolare di misure finalizzate a migliorare il reinserimento delle donne dopo i congedi di maternità o quelli parentali, la flessibilità degli orari di lavoro e quanto previsto in merito dagli accordi aziendali. Particolarmente innovative sono le opportunità professionali offerte dal telelavoro, malgrado il pericolo che il lavoro retribuito imponga in casa una suddivisione ancora più iniqua delle mansioni domestiche, peggiorando così la situazione già presente. Infine, un altra serie di «buone pratiche» affrontano il tema degli stereotipi di genere e cercano di favorire l aumento della sensibilità in merito alla parità nelle professioni e alla conciliazione dei tempi. C è una sostanziale coerenza, dunque, fra la volontà politica di cui si tratta nella prima parte, i bisogni e le richieste che provengono dalle donne e dagli uomini con figli «dipendenti», analizzati nella seconda parte, e l azione amministrativa di cui si dà conto nella terza parte del volume. 9 Sul sistema di social care, si veda L. Maluccelli, Lavori di cura. Cooperazione sociale e servizi alla persona. L esperienza di Cadiai, Bologna, Il Mulino,

16 L opportunità offerta dal progetto Briefcase consiste proprio nell avere promosso la governance locale e le sue necessarie connessioni tra amministrazione pubblica, attori privati e soggetti sociali per la creazione di un sistema integrato e condiviso di servizi e politiche che ottimizzino le possibilità di conciliazione fra vita privata e lavoro

17 Parte prima Dialogo sulle politiche locali per la conciliazione vita e lavoro di Laura Fantone e Lorenza Maluccelli

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19 Capitolo primo 1. Le città e l importanza del dialogo europeo 1.1. Le opinioni dei sindaci e degli amministratori Questa prima sezione introduce le città europee che hanno lavorato in partnership nel progetto Briefcase, dedicato al tema della conciliazione vita e lavoro e, in particolare, al ruolo dei servizi per l infanzia. La presentazione delle sei città protagoniste è stata costruita in forma di montaggio delle testimonianze dirette dei principali attori politici e sociali coinvolti nei diversi contesti locali. Le interviste ai sindaci e ad alti funzionari della pubblica amministrazione, così come quelle ai rappresentanti di organizzazioni non-profit e del settore privato sociale, sono state raccolte in ogni città dallo staff del progetto. I testi che proponiamo non sono altro che stralci dei colloqui effettivamente avvenuti tra i realizzatori del progetto e alcuni tra i suoi stakeholders più importanti. In particolare gli amministratori pubblici ci aiutano a ricostruire il quadro delle politiche di conciliazione e delle dinamiche tra la dimensione europea e il contesto locale entro cui il progetto Briefcase è stato realizzato. La sezione inizia con la domanda: «Perché ritenete positivo collaborare con altre città europee?». In generale gli intervistati hanno espresso grande interesse per le collaborazioni nei partenariati europei, attribuendo particolare importanza agli scambi di saperi ed esperienze. Un ulteriore elemento spesso citato dai rappresentati delle autorità locali riguarda il fatto che tali progetti permettono sinergie che assumono conseguentemente forme più durature di interscambio tra le città coinvolte. La ricchezza delle risposte raccolte emerge dalle citazioni riportate di seguito, selezionate tra le più significative delle interviste somministrate a Bologna (Italia) città capofila del progetto Amaroussion (Grecia), Düsseldorf (Germania), Chemnitz (Germania), Craiova (Romania) e Plovdiv (Bulgaria). Maria Virgilio, assessore per la Scuola, la formazione e le politiche delle differenze del Comune di Bologna (Italia): L esperienza ci ha insegnato che i problemi che affrontiamo come governo locale non sono molto dissimili da quelli di altre città europee, dove il tema della conciliazione attraversa in modo più o

20 meno pesante lo sviluppo dei territori e i rapporti di genere. Un confronto sulle caratteristiche che questi temi assumono nelle varie realtà è già importante perché siamo in Europa e dobbiamo sempre più operare in modo coordinato e sinergico tra stati membri e comunità locali. E poi le soluzioni che ciascuno trova o sperimenta possono spesso essere trasferite in altri territori, sia pure adattate alle situazioni locali. Se qualcuno ha pensato alcune soluzioni più adatte di noi perché non copiare? Adriana Scaramuzzino, vice-sindaco di Bologna con delega alle Politiche familiari (Italia): L esperienza di questi anni ha dimostrato che le iniziative di scambio e di approfondimento tematico con le altre città europee rappresentano occasioni di sensibilizzazione del contesto cittadino e di crescita della qualità degli interventi. La possibilità di analizzare i bisogni sociali e individuare buone pratiche trasmissibili nel campo dei servizi, della comunicazione e della partecipazione rinforza le capacità delle comunità locali. Segretario generale del Comune di Amaroussion (Grecia): La collaborazione con altre città europee è molto produttiva. Lo scambio di buone pratiche porta ad azioni politiche mirate al trasferimento di conoscenze tra città sui problemi emergenti, come nel caso della sostenibilità e della conciliazione tra lavoro e vita e tra lavoro e famiglia per il Comune di Amaroussion. Joachim Erwin, sindaco di Düsseldorf (Germania): I progetti finanziati dall Unione Europea costituiscono un occasione per presentarsi alla Commissione Europea e fornire un quadro su come i cittadini vivono la propria realtà. Le amministrazioni comunali compiono grandi sforzi per il benessere dei cittadini, quindi è giusto che la Commissione Europea sia informata di questo impegno e delle relative politiche che hanno un effetto concreto sulla vita dei cittadini, in modo che esse siano formulate a partire da una conoscenza realistica delle istanze. Ogni città europea vuole assumere maggiore influenza politica in Europa. Le città devono implementare molte delle decisioni prese dalle istituzioni europee anche se non partecipano attivamente ai processi decisionali di queste istituzioni. Inoltre, la cooperazione tra le città è un esperienza di apprendimento reciproco importantissima che porta a scambi di vedute proficui e a nuove sinergie. Heidemarie Lüth, assessore alle Politiche sociali, della famiglia e dell infanzia del Comune di Chemnitz (Germania): La cooperazione con progetti europei è molto importante per Chemnitz. Le forme di collaborazione vanno oltre i contatti diretti con le città partner; il confronto entro le aree delle politiche europee e lo scambio di buone pratiche ci aiuta sia a imparare dalle esperienze già svolte in altre città, sia a condividere le nostre esperienze in vari ambiti. Per fare un esempio concreto, Chemintz ha attraversato grandi cambiamenti a partire dal 1990, e le nostre politiche di transizione possono

21 essere di grande interesse per i nuovi paesi membri della Ue, ai quali possiamo parlare partendo da un esperienza concreta e recente. Sorin Iordache, consigliere comunale del Comune di Craiova (Romania): Una collaborazione di partenariato europeo implica la condivisione di risorse finanziarie, materiali e umane allo scopo di trovare soluzioni in comune. Non solo, essa significa anche attuare uno scambio di esperienze utili, che porta al miglioramento a lungo termine dei rapporti tra paesi coinvolti e all acquisizione di informazioni da entrambe le parti. Quindi, l aspetto più interessante risiede nel fatto che ogni paese ha qualcosa da offrire e da imparare dagli altri. Per queste ragioni, il Comune di Craiova dà grande importanza ai partenariati europei. Atanas Slavov, vicesindaco del Comune di Plovdiv (Bulgaria): Lavorare con altre città europee ci ha permesso di apprendere le esperienze già svolte in altri contesti e di scambiare buone pratiche da applicare nel nostro contesto locale. Da queste prime risposte emerge una lettura molto positiva delle esperienze di partenariato europeo. Malgrado la grande varietà di casi e di contesti cittadini che si confrontano nel progetto, tali differenze diventano produttive e vengono considerate da ciascuno degli intervistati come una ricchezza di conoscenze e di pratiche acquisite altrove da conservare e su cui investire localmente. È interessante anche notare come emerga, da parte dei nuovi membri dell Europa, la volontà di condividere il proprio processo di cambiamento e la grande apertura alla collaborazione con città facenti parte dell Unione Europea da più tempo. Tutti i rappresentanti delle amministrazioni parlano dell importanza del rafforzamento che ciascun partner locale riceve dalla partecipazione ai progetti europei e del ruolo di queste partecipazioni per l innovazione, lo scambio e la reciprocità tra città. Si percepisce inoltre una visione dei progetti europei come spazi di riflessione critica sulle proprie politiche e come stimoli al cambiamento e al miglioramento delle proprie città La conciliazione nelle agende di governo locali In questa sezione viene delineato, per ogni città partner, il quadro delle politiche locali in cui il progetto Briefcase è stato realizzato. Gli intervistati spiegano in modo molto articolato il ruolo delle politiche di conciliazione nell amministrazione di cui fanno parte. Si riportano qui di seguito le risposte alle domande volte a indagare l importanza attribuita dai politici locali a questo tema e le decisioni prese dal governo in carica. Questi stralci d intervista danno il senso, quindi, di ciò che ha preceduto e ciò che ha accompagnato il progetto Briefcase, e spiegano inoltre come esso si situi rispetto alle altre politiche di conciliazione, più o meno sviluppate a seconda dei casi. Maria Virgilio, assessore alla Scuola, formazione e politiche delle differenze del Comune di Bologna (Italia):

22 Bologna è una città storicamente attenta e sensibile alla solidarietà, ai diritti, alle responsabilità del governo locale nel favorire il benessere della sua popolazione. L amministrazione comunale è cresciuta fin dai primi anni del dopoguerra in una cultura di uguaglianza e giustizia sociale, contribuendo, assieme a tante altre città della regione, a quello che oggi si chiama «welfare emiliano-romagnolo», riconosciuto come il più esteso e qualificato a livello nazionale. Bologna è una delle città italiane più ricche di servizi dedicati all infanzia e agli anziani, ovvero quelli che maggiormente richiedono lavoro di cura. A questi risultati ha contribuito una propensione storica, risalente alla civiltà contadina, delle donne al lavoro extra-domestico, e, anche conseguentemente a ciò, un livello sempre alto di partecipazione femminile alla vita sociale e politica oltre che economica. Le donne hanno quindi sempre influenzato i governi locali di questa città, e comunque l alto tasso di attività femminile ha obbligato a sviluppare i servizi di cura, che hanno sempre avuto il doppio obiettivo di rispondere alle esigenze dei loro utilizzatori e di consentire il mantenimento e la crescita del lavoro delle donne. Penso sia stato sempre presente nel lavoro degli amministratori pubblici che le opportunità di sviluppo economico e di benessere della città dipendevano anche dall occupazione femminile. Oggi le donne bolognesi che hanno un occupazione professionale sono oltre il 65%, e non a caso il tasso di copertura dei nidi è già superiore all obiettivo che la Commissione Europea ha fissato per gli stati membri per il 2010 (33%). Dunque, quando ancora la parola conciliazione non era neppure pensata, le politiche, consapevolmente o inconsapevolmente, garantivano già in parte l equilibrio tra procreazione e lavoro. Questo non significa tuttavia che quanto si fa sia sufficiente. All aumento quantitativo e della qualità dei servizi corrisponde un costante incremento della domanda. I mutamenti sociali, anagrafici, economici pongono nuovi problemi e chiedono nuove soluzioni, più flessibili, più articolate, più rispondenti alle differenze di cultura, di condizione sociale e lavorativa che arricchiscono, ma anche complicano, le responsabilità di governo. La conciliazione come opportunità di equità di genere resta un obiettivo legato al fatto che, nonostante l alto tasso di occupazione, le attività di cura restano ancora sulle spalle delle donne. Poco è cambiato in questo senso nelle coppie e nelle famiglie. Ma la conciliazione è anche un problema di qualità della vita di tutti i membri della comunità, quindi il traguardo è solo spostato in avanti, ma non raggiunto. Adriana Scaramuzzino, vicesindaco di Bologna con delega alle Politiche familiari (Italia): Il Comune di Bologna ha affrontato il tema della conciliazione tra tempo di lavoro e tempo per la cura soprattutto in un ottica di sostegno alla genitorialità attraverso la promozione di diverse tipologie di servizi per l infanzia pubblici e in convenzione con il settore non-profit (asili nido, scuola dell infanzia, centri gioco, servizi per bambini e genitori). Inoltre, l amministrazione ha realizzato un intervento considerato come «buona pratica» dall Osservatorio nazionale sulla famiglia, di sostegno economico per le madri e i padri che si avvalgono dei congedi parentali alla nascita di un figlio o di una figlia, così come prevede la normativa nazionale (Legge 53/2000). Tale progetto ha consentito di facilitare la conciliazione dei tempi di vita di numerose giovani coppie in una fase del ciclo vitale importante e delicata. Contestualmente, attraverso il servizio Centro per le famiglie si sono sperimentate esperienze di «banche del tempo» al fine di facilitare le relazioni di aiuto tra le persone in una logica di valorizzazione delle competenze di ognuno. Le politiche di conciliazione, quindi, si sono caratterizzate fino a oggi come strategie di sostegno alla fatica dei

23 genitori nel fare fronte agli impegni della quotidianità e come parte fondamentale di una promozione del ruolo delle famiglie nel tessuto sociale. Attualmente si intende porre alla attenzione della città l esigenza di costruire un «tavolo di concertazione» tra le diverse forze sociali sul coordinamento dei tempi della vita cittadina, al fine di ridurre al minimo le fatiche della mobilità e dell accesso ai servizi (uffici pubblici, negozi, scuole, etc). Segretario generale del Comune di Amaroussion (Grecia): Negli ultimi anni il Comune di Amaroussion si è dedicato a vari aspetti delle politiche di conciliazione, anche allo scopo di incrementare il ruolo delle donne nel mercato del lavoro, tenendo conto dei molteplici ruoli che le donne svolgono come madri, mogli, lavoratrici e del carico di responsabilità che tutto ciò comporta. Per questo i servizi per l infanzia rappresentano un settore strategico, insieme all offerta di attività ludiche e sportive oltre l orario scolastico. Joachim Erwin, sindaco di Düsseldorf (Germania): Düsseldorf vanta una lunga tradizione di politiche di parità uomo donna, quindi a oggi la nostra amministrazione può contare su una certa esperienza. L ufficio Pari opportunità ha implementato a partire dal 1989 un piano di genere per la compatibilità tra lavoro e famiglia, nel contesto specifico dei servizi e dell imprenditoria. Due esempi che posso fornire sono i servizi per l infanzia cofinanziati dalle aziende e l introduzione di modelli flessibili negli orari di lavoro. Queste politiche hanno fatto di Düsseldorf una delle città con la più alta percentuale di copertura di servizi dell infanzia nella regione Nord Renana e della Vestfalia, per quanto riguarda i bambini in età compresa tra 4 mesi e i 3 anni (arrivando a fornire servizi al 15% della popolazione totale). Inoltre, stiamo implementando altri programmi educativi incentrati sulle politiche del lavoro in un ottica di genere attraverso la costituzione di comitati di parità nelle aziende. Heidemarie Lüth, assessore alle Politiche sociali, della famiglia e dell infanzia del Comune di Chemnitz (Germania): Per descrivere le politiche di conciliazione dobbiamo esaminare le attuali dinamiche in atto a Chemnitz. La popolazione è in declino dal Molti giovani emigrano per lavorare altrove e il numero di anziani sta aumentando. Questo significa che dobbiamo pensare a cambiare le politiche in maniera strutturale. Il nostro obiettivo è quello di rendere Chemnitz una città sempre più attraente e vivibile, soprattutto per le famiglie. La questione della conciliazione lavoro e vita rappresenta, quindi, un elemento chiave delle nostre politiche e delle misure per creare occupazione. Le politiche in atto riguardano i trasporti, la disponibilità di diverse tipologie di servizi per l infanzia, le infrastrutture educative e sociali e l offerta culturale. Chemnitz ha investito molto sui servizi per l infanzia come politiche di conciliazione. Questi sono molto diffusi e di alta qualità educativa, come attesta una recente statistica del Ministero federale per la famiglia. La ricerca Family Atlas 2007 ha misurato il livello di varie città in termini di clima favorevole alle famiglie, conciliazione, qualità della vita per i bambini, presenza di strutture educative e per il tempo libero. Chemnitz è risultata 54ª su 439 città in termini di conciliabilità di

24 vita e lavoro. Va detto che questo dato deve molto alla qualità dei servizi per l infanzia, che ha origine nelle ampie politiche già attuate a favore delle donne, della conciliazione e del welfare dalla Germania dell Est. Ma è anche vero che molte di queste politiche e strutture sono state mantenute e adattate alle necessità contemporanee. Sorin Iordache, vicesindato della città di Craiova (Romania): L uguaglianza di genere in ogni suo aspetto rappresenta un diritto fondamentale e un valore che accomuna l Unione Europea, oltre a essere una condizione necessaria per lo sviluppo di qualsiasi società. Nelle politiche locali, il Comune collabora con varie Ong, finanziando attività che implementano progetti di breve, medio e lungo termine riguardanti l accesso al mercato del lavoro, alle scelte formative e ai diritti delle donne. A Craiova molte scuole partecipano a un programma di informazione delle giovani donne per la parità, inteso a ampliare lo sviluppo sociale di questo gruppo di cittadini. Per quanto riguarda la conciliazione dei tempi di vita e lavoro, non si tratta di un problema molto grave a livello cittadino. Abbiamo molti servizi per l infanzia aperti a tempo pieno e parziale, anche oltre gli orari di lavoro, che facilitano la vita lavorativa ai genitori. Tuttavia, negli ultimi anni abbiamo iniziato un dialogo su questo tema tra istituzioni e tra datori di lavoro e donne impiegate, allo scopo di trovare soluzioni che possano soddisfare entrambe le parti. Al di là di questi esempi, siamo coscienti della necessità di ampliare gli strumenti per risolvere questo problema. Atanas Slavov, vicesindaco della città di Plovdiv (Bulgaria): Le nostre politiche assicurano i diritti sociali alle donne in maternità e nella prima infanzia, assicurando loro periodi di congedo retribuiti secondo il Child Protection Act, una legge che permette di attuare misure di supporto alle famiglie che lavorano ed è volta a prevenire l utilizzo di istituzioni esterne che prendono a carico i minori. Tutti gli amministratori intervistati hanno un idea chiara dell importanza delle politiche di conciliazione. Tuttavia, la visione delle misure concrete varia molto in rapporto alla situazione specifica della città e ai trend socioeconomici della popolazione. In certi casi le differenze storiche sono molto rilevanti, ad esempio tra città in cui la tematica della conciliazione è più recente e le città in cui essa è storicamente presente da molto tempo. Dove le donne partecipano al mercato del lavoro da lungo tempo, infatti, le questioni della sostenibilità tra lavoro domestico e di cura familiare e lavoro professionale vengono poste in termini di flessibilità degli orari sociali e di servizi per l infanzia. In altri contesti, alla base della volontà politica di promuovere la conciliazione c è una situazione demografica (migrazioni e invecchiamento della popolazione) poco favorevole alla formazione di giovani famiglie e alla crescita del tasso di natalità. Infine, tutte le opinioni espresse sottolineano l importanza di fornire servizi territoriali per l infanzia e la promozione della parità sul lavoro come presupposti dai quali partire per attuare le politiche di conciliazione

25 Capitolo secondo 2. La governance locale 2.1. Le misure per favorire la conciliazione In questa sezione si prosegue entrando nel merito delle iniziative concrete di conciliazione messe in atto nelle città partner. In questo caso le interviste volte a mappare le politiche in atto sono state rivolte a funzionari delle municipalità che operano preferibilmente nell aerea delle politiche sociali e dei servizi per l infanzia dei comuni di Bologna, Amaroussion Düsseldorf, Chemnitz, Craiova e Plovdiv. Benché vada considerato che non tutti gli intervistati nelle varie città ricoprano la stessa carica perché ciascuna istituzione locale varia la denominazione degli uffici e dei settori preposti a gestire le politiche trasversali come quelle riguardanti la conciliazione tra vita e lavoro, di fatto le risposte fornite di seguito mostrano una forte corrispondenza di ruoli in ciascuna città partner del progetto. Maria Rosa Bonomi, responsabile Integrazione tra servizi, settore istruzione del Comune di Bologna (Italia): Più che di misure di conciliazione sarebbe meglio parlare di armonizzazione, di tempo equo, di riconoscimento dell uguale valore della produzione e della riproduzione, della non residualità della sfera delle attività di cura un insieme di attività di cura che, anche nella nostra comunità, sono svolte ancora prevalentemente dalle donne. Qui, considerando lavoro pagato e non pagato, le donne, che per il 65% hanno un occupazione professionale, lavorano in media 13/14 ore alla settimana in più degli uomini. Il Comune di Bologna ha sempre coniugato il principio del diritto al lavoro per le donne con la programmazione dei servizi alla cittadinanza e con la qualità dei propri servizi. Tra questi, primi fra tutti sono i servizi per l infanzia che, nonostante i sempre maggiori problemi di risorse, sono una priorità. Di particolare importanza, inoltre, sono le misure riguardanti i nidi d infanzia. La copertura dei nidi di infanzia sulla popolazione 0-2 anni arriva a Bologna attualmente al 34%, contro una media nazionale del 9%. Invece, il tasso di copertura delle scuole per l infanzia

26 comunali, statali e private convenzionate è a Bologna del 98,8%, il che significa che quasi la totalità dei bambini da 3 a 6 anni frequenta la scuola. Il Comune è attualmente impegnato nel promuovere la nascita di nidi nei luoghi di lavoro, laddove esiste una disponibilità delle aziende a condividerne con l amministrazione l onere finanziario e a riservare un certo numero di posti anche a bambini residenti nella zona. Un nido sta nascendo presso una delle più importanti imprese industriali metalmeccaniche della città, la Ducati, famosa in questo momento nel mondo per le gare motociclistiche, e altre imprese ed enti sono in contatto con il Comune per avviare esperienze analoghe. La collaborazione tra il Comune e i soggetti privati consente anche, sempre per i bambini fino a tre anni di età, di avere servizi alternativi al nido e servizi che possono essere considerati integrativi rispetto a quelli tradizionali. Le scelte educative e di cura delle famiglie sono facilitate, inoltre, da contributi economici destinati ai genitori che si avvalgono dell aspettativa facoltativa dopo la nascita, oppure che scelgono il lavoro part-time dopo la nascita del bambino entro i suoi 3 anni di vita, e mostrano quindi in entrambi i casi la necessità di una integrazione del reddito. I contributi In famiglia a tempo pieno o a tempo parziale sono erogati sia alle madri sia ai padri che ne facciano richiesta. Anche i servizi di assistenza ai disabili e agli anziani rappresentano un aiuto alle famiglie le cui attività professionali non permettono di dedicare molto tempo alle persone non autonome o parzialmente autonome, conviventi o meno. Una specifica attività di formazione per donne straniere è stata sviluppata proprio in relazione alla cura di anziani e disabili e si sta studiando, inoltre, una forma di incrocio tra domanda e offerta del lavoro di cura qualificato per le famiglie bolognesi. Direttore del dipartimento Politiche sociali del Comune di Amaroussion (Grecia): Ritengo che i servizi per l infanzia abbiano un ruolo strategico per la conciliazione. Amaroussion si pone come obiettivo attuale il miglioramento degli asili: dal 1994 sono stati creati 14 nuovi asili municipali, che ospitano 820 bambini legati a 650 famiglie. I servizi offerti sono educativi, ludici, di mensa, visite mediche, sport, e la retta mensile varia da 0 a 100 euro mensili a seconda dell età, del reddito e della composizione della famiglia, delle condizioni di lavoro dei genitori. Gli asili municipali sono aperti dalle 6:30 del mattino alle 16:00. Per quanto riguarda i servizi per ragazzi in età scolare, Amaroussion dà molta importanza ai centri sportivi, fornendo attività continuative soprattutto d estate. Il personale impiegato in queste attività è specializzato e si occupa dei ragazzi da quando vengono portati al mattino al ritorno a casa. Gli orari sono flessibili e variano a seconda delle necessità di ciascun bambino. Le scuole a tempo pieno sono aperte fino alle 16:00, in modo da coprire le necessità dei genitori che lavorano, oltre a offrire ai ragazzi una varietà di attività formative legate alla scuola. Un altro servizio del Comune offre formazione e consulenze per progetti d imprenditoria ai giovani e soprattutto alle donne, in collaborazione con il sindacato, l Iek (l ente di formazione), i sindacati, etc. Esistono poi attività di supporto ai bambini disabili, in casa e nei Centri per la creatività. Amaroussion ha dato vita al progetto Help at Home, pensato per persone malate, disabili, anziane o sole, al fine di facilitarne la vita quotidiana (pasti, accompagnamento, aiuto nel vestirsi e lavarsi). Queste misure favoriscono indirettamente la situazione lavorativa delle donne adulte e la conciliazione

27 Uno strumento utile che va citato è il centro per il supporto alle donne o ai genitori singoli. Infine, esistono i centri diurni per anziani (Kifi) il cui scopo è quello di dare opportunità culturali, sociali e di salute agli anziani nella vita quotidiana, diminuendo il carico di cura dei membri anziani nelle famiglie in cui lavorano entrambi gli adulti. Johannes Horn, caposettore dell ufficio del Welfare dei bambini e dei giovani del Comune di Düsseldorf (Germania): A livello locale è importante potenziare i servizi per l infanzia per fare in modo che i genitori possano conciliare lavoro e famiglia. A Düsseldorf, garantiamo un posto in un asilo a ogni bambino tra i 3 e 6 anni di età, mentre per quanto riguarda la popolazione di bambini di età inferiore ai 3 anni stiamo lavorando per garantire accesso ai nidi ad almeno un terzo del totale entro il Un altro elemento importante è la cooperazione con le aziende per la creazione di asili aziendali, i quali offrono migliori possibilità di conciliare vita e lavoro. Al momento a Düsseldorf abbiamo 400 posti disponibili per bambini in asili aziendali e prevediamo di raddoppiarli il prossimo anno. Inoltre, l ufficio del Welfare dei giovani offre assistenza alle famiglie con figli minori e agli adolescenti. Un altro progetto in atto è il miglioramento degli asili e dei nidi in centri per le famiglie, con centri di ascolto, consulenza e strumenti pedagogici, distribuiti per ciascun distretto cittadino, in modo da diventare più accessibili e family-friendly. Parlando dal mio punto di vista, nel ruolo di capo del settore del Welfare dei giovani a capo di uno staff di persone, ritengo si debba andare oltre la creazione di nuovi posti negli asili, per cercare maggiore contatto con le aziende e una tipologia di servizi più favorevole ai bisogni delle famiglie nuove, che possono avere lavori part-time, orari differenziati o telelavoro. Bettina Bezold, commissione Pari opportunità del Comune di Chemnitz (Germania): Io lavoro come commissario per le Pari opportunità del Comune di Chemnitz, sono sposata e ho due bambini, dei quali uno frequenta l asilo e l altro va a scuola. Poiché io lavoro a mia volta full-time conosco molto bene i problemi affrontati da questo progetto. Esistono due differenti tendenze compresenti a Chemnitz. Per un verso, l economia locale è in una fase di sviluppo. Industrie altamente ingegnerizzate nel settore automobilistico e i loro fornitori, imprese del campo informatico, del settore della meccatronica e dell ingegneria producono una domanda crescente di specialisti altamente qualificati. Allo stesso tempo, la popolazione è in diminuzione e la situazione demografica è in piena trasformazione. Il fatto è che molti giovani, dei quali buona parte sono donne giovani e ben istruite, migrano tuttora verso altre regioni e questo fenomeno rende tutto ciò più problematico. L obiettivo è dunque quello di creare a Chemnitz le condizioni generali per renderla attrattiva nei confronti di giovani donne e uomini per vivere, lavorare e stabilire una famiglia. Dunque, è importante creare lavori attrattivi, servizi di cura per i bambini e per gli anziani, in modo che i genitori possano cercare un lavoro sapendo che c è qualcuno che si prende cura dei propri familiari. Queste famiglie hanno bisogno di un sistema di trasporto locale esteso, di servizi locali, di ragionevoli offerte culturali e di un clima generale favorevole alla famiglia. Una situazione family-friendly e la possibilità di bilanciare vita e lavoro diventano oggigiorno un fattore centrale per l economia e per un positivo sviluppo della città

28 Rodica Tenea, direttore del servizio di Protezione e assistenza del Comune di Craiova (Romania): A seguito di molte sollecitazioni da parte di diverse istituzioni locali, il Comune è riuscito ad aprire molti asili e nidi mantenendo orari diversi e prolungati (da 4 a 8 ore) e questo ha avuto un primo impatto positivo sulla conciliazione. Inoltre il Comune ha attuato progetti di promozione della parità nelle scuole, dalle elementari alle università, organizzando seminari e workshop sul tema della parità di genere. Il tema emerge spesso anche attraverso interventi nei media e viene fortemente supportato dagli assessori. Nely Stoeva, dipartimento per gli Affari sociali del Comune di Plovdiv (Bulgaria): A livello municipale esistono due organi che promuovono politiche di conciliazione: il consiglio comunale sui Problemi demografici ed etnici e la consulta sulle Politiche sociali. Posso dire con certezza che nel piano comunale di sviluppo delle politiche sono state proposte molte misure di conciliazione. Per esempio, contributi sociali vengono dati a quei genitori i cui figli frequentano regolarmente la scuola; esistono iniziative di lavoro flessibile per madri disoccupate; c è un supporto alle donne imprenditrici; si contribuisce all istruzione delle madri appartenenti a minoranze etniche per assicurare loro una realizzazione lavorativa; sono presenti centri civici per le attività di bambini indigenti e centri municipali per la consulenza psicologica. Da tutte le interviste emerge una notevole attenzione nei confronti dei servizi cittadini per l infanzia e di un offerta valida sia in termini di copertura sia di qualità. Inoltre, le testimonianze raccolte ci fanno comprendere come in tutte le città partner vengano avvertiti gli effetti delle trasformazioni in atto nel mercato del lavoro, in relazione ai quali le famiglie e le madri lavoratrici sembrano aver sempre più bisogno di maggiore flessibilità di orari e tipologie di servizi. L armonizzazione dei nuovi tempi sociali del lavoro e dei servizi è tra le sfide che le amministrazioni cittadine tentano di affrontare, nonostante le scarse risorse di cui solitamente dispongono per farvi fronte. Bologna e Düsseldorf, per esempio, delineano chiaramente come questo cambiamento implichi la ricerca di risposte in una prospettiva di governance orizzontale. Gli intervistati di queste due città sottolineano infatti la necessità di un maggiore coinvolgimento del settore non-profit e del privato sociale (le Ong, le società o le cooperative che si occupano di servizi per l infanzia), nonché l importanza crescente del ruolo delle aziende private. A differenza del passato, in molte realtà le imprese sono coinvolte direttamente nella costruzione e nella gestione di servizi per l infanzia. Inoltre, viene segnalato come ulteriore elemento di novità quello dell espansione, in molte realtà, di un mercato di servizi privati per la cura delle persone, di anziani, di disabili, che sono generalmente forniti da donne straniere. A tal riguardo, Bologna ha dato vita a un progetto volto a regolarizzare e professionalizzare questo tipo di servizi, che si svolgono ancora spesso senza un regolare contratto La partecipazione della società civile Continuando a parlare di governance locale, in questa sezione vengono presentate le modalità con le quali le istituzioni delle città partner si relazionano con le organizzazioni sociali riguardo ai temi

29 della conciliazione. Al fine di comprendere i rapporti tra amministrazioni e società civile, sono state realizzate interviste con i vari attori coinvolti nelle diverse città nelle politiche di conciliazione e di eguaglianza di genere. In alcuni casi vengono riportati sia i pareri dei funzionari pubblici sia quelli dei portavoce delle associazioni, fornendo così un interessante spunto di confronto. Come risulta chiaramente dagli stralci delle interviste, le politiche vengono descritte e presentate dal punto di vista dei cittadini, degli utenti e dei gruppi sociali che ne fruiscono attivamente. Adriana Scaramuzzino, vicesindaco di Bologna con delega alle Politiche familiari (Italia): Il Comune di Bologna, sulla base di una normativa nazionale e regionale, definisce le politiche sociali attraverso l elaborazione dei Piani di zona, cioè la promozione di percorsi di partecipazione delle associazioni, del terzo settore, del mondo della scuola, dei diversi servizi socio-educativi e sanitari, con la finalità di analizzare i bisogni della città e costruire sinergie e collaborazione negli interventi. In questo contesto viene affrontata anche la tematica della conciliazione dei tempi di lavoro con quelli della cura e le possibili soluzioni (in termini di flessibilità dei servizi e di efficacia degli strumenti informativi). Maria Virgilio, assessore alla Scuola, formazione e politiche delle differenze del Comune di Bologna (Italia): Il tema della conciliazione deve ricevere più attenzione esplicita e coinvolgere più soggetti, non essendo solo un problema che riguarda i servizi comunali. Il Comune potrebbe esercitare, e noi ci poniamo questo obiettivo, un ruolo di stimolo e così promuovere maggiori sinergie con il privato. Un esempio è quello costituito dall obiettivo di estendere i servizi di nido all interno delle imprese cittadine e in altri enti o istituzioni, promovendo un sistema misto di co-responsabilizzazione e di fruizione tra Comune e impresa. Un altro esempio è quello dei servizi che, sempre in collaborazione con il privato, integrano l offerta consolidata, aumentando così la gamma delle opportunità, anche quando le risorse non consentono di estendere più di tanto i servizi tradizionali che sono anche i più costosi. È il caso delle sezioni Primavera per i bambini da 24 a 36 mesi, e del progetto Tata a Bologna, un azione pilota di Briefcase, e di numerosi servizi integrativi e alternativi ai nidi. Si tratta di iniziative già realizzate che vogliamo tuttavia arricchire ancora con soluzioni sempre più mirate. Direttore della azienda municipale e dei Servizi sociali di Amaroussion (Grecia): I principali attori coinvolti e i policy makers progettano e implementano insieme vari aspetti delle politiche di conciliazione. I principali soggetti coinvolti sono, in ordine gerarchico: il governo nazionale, le autorità locali e regionali, le istituzioni educative, i sindacati e le confederazioni, le camere di commercio e industria, e le associazioni non-profit e le Ong. Manuela Lambertz, componente del Provinzial Rheinland Versicherung AG e presidente dell associazione Provipänz e.v. di Düsseldorf (Germania):

30 Il mio punto di vista è quello di una donna che lavora per una grande impresa e ha bisogno di un asilo per il suo bambino. Io dopo la gravidanza volevo tornare al mio lavoro part-time, ma non sono riuscita a trovare posto per mio figlio in nessun nido e quindi ho cercato soluzioni alternative. Ho chiesto all ufficio personale e ho scoperto per fortuna che la mia azienda stava creando un nido aziendale, e che esisteva già un asilo per bambini dai 3 ai 6 anni. Così è iniziata l attività di Provipänz e.v., che, con l aiuto della provincia (Provincial Rheinland Versicherung AG), ha progettato un mini-nido aziendale per tredici bambini di età inferiore ai 3 anni. Anche l ufficio comunale ha partecipato alla realizzazione per i servizi all infanzia. A mio avviso questo è un buon esempio di come le associazioni e altri gruppi della società civile possano dare un impulso alle politiche locali, agevolando la creazione di nuove strutture che facilitano la conciliazione. Heidi Becherer, rappresentante sindacale del Dgb-Region Chemnitz (Germania): Ho 51 anni, sono sposata e ho cresciuto due figlie. Per passione e con molto impegno sono diventata rappresentante sindacale della Dgb-Region Chemnitz (Deutscher Gewerkschaftsbund, la confederazione dei sindacati tedeschi) che rappresenta altre otto organizzazioni. Inoltre, come membro del consiglio comunale rappresento gli interessi dei cittadini di Chemnitz, cercando di mettermi a disposizione per la realizzazione di progetti, come Briefcase, in relazione ai comitati e alle associazioni delle donne della Sassonia. È chiaro che il problema della conciliazione tra vita e lavoro mi è molto vicino anche nella vita quotidiana. Inoltre, se pensiamo a lungo termine, si deve considerare non solo il problema dei servizi all infanzia e di cura, ma anche i trend demografici e le possibilità di lavoro e formazione per i giovani. Qui da noi, infatti, si pone il problema di avere lavoratori qualificati e specializzati, che troppo spesso non sono donne, e dobbiamo utilizzare nuove strategie e risorse per coinvolgere le giovani donne in questi settori, per favorire sia le donne nell accedere al mercato del lavoro sia le aziende. Attraverso il progetto Briefcase abbiamo potuto guardare a soluzioni per i problemi attuali, cercando misure concrete di aiuto per i genitori e per le aziende. Silvia Constantinescu, direttrice dell associazione Equal Opportunities for Everyone di Craiova (Romania): Fondamentalmente, le associazioni che contribuiscono maggiormente all implementazione dei progetti di parità e alle politiche di conciliazione sono due: Equal Opportunities for Everyone e la League for the Assertion of Human Rights. Questi non sono gli unici soggetti coinvolti, ma anche il Comune, le autorità locali e le scuole sono coinvolte fortemente e supportano le Ong che si occupano di problemi sociali. Un esempio è l apertura di nuovi asili, di corsi di formazione sulla parità di genere nelle scuole elementari, nei licei e all università. Anche la camera di commercio e altri enti legati al Ministero del lavoro forniscono risorse per le politiche della conciliazione, soprattutto per quanto riguarda la formazione delle donne volta a posizionarle nel mercato del lavoro in maniera più stabile e forte, fornendo loro nuove competenze. Magdalena Delinescheva, centro di ricerca per le Politiche delle donne di Plovdiv (Bulgaria):

31 Le politiche di conciliazione coinvolgono le organizzazioni femminili attraverso vari progetti. Un altra forma di coinvolgimento è la consulta e altre assemblee pubbliche che riguardano il settore del sociale, la famiglia e il benessere dei bambini e relazionano dei vari enti con il Comune. In generale, appare evidente come in ciascuna delle città partner esista una rete che coinvolge la società civile, l associazionismo e le istituzioni attorno alle politiche di genere e alla conciliazione. Le modalità di coinvolgimento reciproco e le effettive misure attuate in collaborazione con l associazionismo variano molto da caso a caso. Mentre in alcuni casi le tematiche s incentrano attorno alla famiglia (Bologna) e alla formazione (Chemnitz), in altre città, come Amaroussion e Düsseldorf, i sindacati e le questioni inerenti al lavoro sembrano essere prioritarie. Nelle città appartenenti ai nuovi paesi dell Unione Europea (Plovdiv e Craiova), appaiono prevalenti le azioni di coordinamento a livello politico e il coinvolgimento delle consulte e degli organi di comunicazione. In questi contesti, le opinioni espresse dalle associazioni sottolineano l importanza dell educazione alla parità come una strategia prioritaria della politica per le donne, soprattutto nella sfera dell accesso al lavoro, prima ancora che in relazione ai servizi. La testimonianza di Düsseldorf è particolarmente significativa perché descrive un esempio concreto di come le interazioni tra associazionismo, istituzioni e imprese abbiano portato a una nuova soluzione che viene incontro alle madri nel momento in cui esse ritornano al lavoro dopo la maternità Il ruolo del settore privato e imprenditoriale In questa sezione vengono riportate le opinioni dei rappresentanti di gruppi locali, delle associazioni e di reti tematiche, in relazione al coinvolgimento del settore privato nelle politiche di conciliazione e di parità nel lavoro. Le interviste ai soggetti già presentati nella sezione precedente approfondiscono in questo caso il tema della collaborazione con i privati e il mondo del lavoro. La domanda su cui sono incentrate queste interviste è: «C è un coinvolgimento delle aziende, dei sindacati o di altre istituzioni? E in caso affermativo: come funziona?». Ecco di seguito gli stralci più significativi delle risposte fornite nelle varie città. Adriana Scaramuzzino, vicesindaco del Comune di Bologna, con delega alle Politiche familiari (Italia): Il mondo delle imprese è stato coinvolto in diverse iniziative di sensibilizzazione sul tema della conciliazione, anche grazie a precedenti progetti europei come New Faces, promosso da Eurocities. Inoltre, si stanno avviando esperienze di nidi aziendali in una logica di collaborazione tra impresa e comunità locale. Infine, come è già stato evidenziato, è intenzione dell amministrazione quella di avviare un tavolo permanente di raccordo tra soggetti imprenditoriali, sindacati e associazioni di categoria sul tema dei tempi della città. Anna Tedesco, presidente della Consulta delle associazioni familiari di Bologna (Italia):

32 Ancora oggi il problema della conciliazione è affrontato in modo marginale e non strutturale, e le soluzioni sono frutto di sforzi individualistici. Se è vero che le imprese, i sindacati o altre istituzioni sono coinvolte, manca tuttavia il monitoraggio sulle risorse politiche attivate. Risulta da un sondaggio che un 25% di imprese (intervistate) ha già attivato misure di conciliazione, ma le lavoratrici rispondono che esse sono insufficienti e che c è bisogno di un potenziamento degli enti locali. Ancora dal sondaggio risulta che il 32% degli imprenditori percepiscono i dipendenti con figli come un ostacolo alla produttività, tanto che le donne vivono la maternità come un peso e un ostacolo. La legge 53/2000, che si propone di promuovere la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro, è conosciuta dalle imprese, ma lo è molto meno da parte delle lavoratrici e dai lavoratori. Ritengo che oggi si debba elaborare un «nuovo welfare» territoriale e far comprendere e far vedere che la maternità non è solo una questione femminile, ma piuttosto una questione sociale che riguarda tutte e tutti. Direttore dell azienda municipale dei Servizi sociali di Amaroussion (Grecia): Come abbiamo illustrato nella risposta precedente, sono coinvolti attori a livello nazionale, locale, pubblico e sindacale. Va notato che quasi tutte le istituzioni coinvolte sono maschili, e quindi i diritti delle donne non sono la priorità più importante nelle politiche. Infatti, per quanto riguarda i contratti collettivi e le relazioni industriali, a livello locale e regionale ma anche di settore, esse tendono a favorire decisioni che proteggono e garantiscono i diritti dei lavoratori e delle loro famiglie, non facendo particolari distinzioni di genere. Un esempio riguarda le leggi di tutela delle famiglie monoparentali e di quelle con più di tre figli. Manuela Lambertz, componente del Provinzial Rheinland Versicherung AG e presidente dell associazione Provipänz e.v. di Düsseldorf (Germania): Nel caso di Düsseldorf c è stato il coinvolgimento delle aziende private. Anche se ritengo improbabile che, nel caso il progetto non riguardasse direttamente il personale dell azienda, l azienda parteciperebbe. Sarebbe interessante anche un certo coinvolgimento dei sindacati. Mi colpisce il fatto che oggi le istituzioni pubbliche, insieme alla camera di commercio e dell industria, diano rilevanza al problema della conciliazione, cercando di creare politiche aziendali favorevoli alle famiglie. Idealmente, credo che i servizi per l infanzia dovrebbero essere forniti coinvolgendo tutti i soggetti: le aziende, i sindacati, i lavoratori, il settore pubblico e anche le associazioni (come Provipänz e.v.). Heidi Becherer, rappresentante sindacale del Dgb-Region di Chemnitz (Germania): A Chemnitz esiste già da molti anni una rete attiva sul tema della conciliazione tra famiglia e lavoro in un ottica di parità tra i sessi. Tra i partecipanti della rete ci sono i sindacati, alcuni rappresentanti del consiglio comunale, la camera di commercio Ihk (Chamber of Industry and Commerce) e la confederazione artigianale Hwk (Chamber of Handicraft), oltre ai piccoli datori di lavoro e ai commercianti. La rete comprende molti soggetti attivi che hanno creato una vasta costellazione nel corso egli anni. Già da tempo, infatti, le sezioni femminili dei sindacati (Dgb, Verdi), i gruppi di supporto delle donne e le commissioni di parità della città di Chemnitz si

33 occupano sia dei problemi di orientamento al lavoro e formazione sia della conciliazione tra lavoro e famiglia, e hanno creato una coalizione locale la Local alliance for family in Chemnitz. La Local Alliance For Family è nata nel 2005 e ha 16 partner; il suo scopo è quello di migliorare la qualità della vita delle famiglie a Chemnitz. Questa coalizione locale ha partecipato al progetto Briefcase con grande interesse nei confronti dello scambio di punti di vista tra le città. Siamo coscienti che per il futuro sviluppo economico di Chemnitz la conciliazione tra vita e lavoro sia un presupposto fondamentale, come lo sono le pari opportunità e i servizi per una buona qualità della vita. Silvia Constantinescu, direttrice dell associazione Equal Opportunities for Everyone di Craiova (Romania): Direi che c è un certo coinvolgimento del privato e delle istituzioni, dato che il lavoro porta via molto tempo alla vita familiare. Una soluzione che ritengo andrebbe sperimentata dalle nostre istituzioni consiste nei corsi di conciliazione a vantaggio sia dei lavoratori sia dei datori di lavoro. Anche dal punto di vista delle qualifiche professionali, le istituzioni hanno un proprio ruolo. Il mercato del lavoro richiede personale con nuove competenze, e l Ufficio Provinciale del Lavoro, insieme alla Camera di commercio, organizza corsi di formazione, offrendo la possibilità di migliorare le proprie competenze o di intraprendere un nuovo percorso professionale in un campo dove non si hanno competenze. Magdalena Delinescheva, centro di ricerca per le Politiche delle donne di Plovdiv (Bulgaria): So solo che c è una forma di coinvolgimento a livello nazionale di rappresentati dei sindacati e delle associazioni di datori di lavoro. Dalle testimonianze emerge come il coinvolgimento delle aziende da parte del settore pubblico risulti una novità non ancora condivisa in tutte le realtà locali. Nonostante ciò, i pareri espressi dagli intervistati sono molto decisi rispetto alla necessità di confrontarsi con il mondo imprenditoriale. I contesti cittadini presentano notevoli differenze riguardo alle priorità da raggiungere e alle proposte fatte per realizzarle. Infatti, sia a Bologna sia a Chemnitz si auspica un rafforzamento delle partnership locali e un allargamento dei soggetti da coinvolgere ancora più responsabilmente nelle politiche di conciliazione, come i sindacati e le associazioni. Inoltre, dalle risposte di Bologna, Craiova e Amaroussion emerge in modo evidente la diffusione di una cultura che vede ancora in maniera negativa le necessità delle lavoratrici madri. Ne consegue la richiesta di una maggiore formazione e di una comunicazione pubblica finalizzata a cambiare la cultura e migliorare la situazione delle donne in generale, non solo tramite azioni specifiche o campagne sporadiche. La testimonianza di Plovdiv descrive una realtà in cui la consultazione a livello locale sembra ancora incidere poco sulle politiche, che sono fondamentalmente decise a livello del governo nazionale

34 2.4. Opinioni degli amministratori e degli stakeholders In questa sezione vengono riportate le opinioni dei soggetti rappresentanti della società civile e degli attori sociali che sono stati coinvolti localmente nelle coalizioni e nei progetti sulla conciliazione; si riporta inoltre il loro grado di soddisfazione rispetto alle politiche locali di conciliazione. L importanza di questa sezione risiede nel fatto che le interviste hanno fornito la possibilità di raccogliere un dato di valutazione esterna alle istituzioni locali coinvolte nel progetto Briefcase, permettendo così un confronto utile sulle tematiche e sul sistema di governance da sviluppare. Adriana Scaramuzzino, vicesindaco di Bologna con delega alle Politiche familiari (Italia): Le politiche di conciliazione richiedono un approccio globale capace di tenere conto di diversi segmenti dell amministrazione (i servizi educativi, le politiche della mobilità, l informazione, le pari opportunità, etc.) e, contestualmente, di promuovere un esplicita assunzione di responsabilità del mondo delle imprese e dei soggetti economici. Inoltre, la valenza culturale della questione, soprattutto rispetto all esigenza di condivisione della cura tra uomini e donne, è ancora tutta da costruire. Si tratta, quindi, di un tema epocale, sancito dalla normativa nazionale ed esplicitamente ricordato agli stati membri dall Unione Europea, che deve essere ancora affrontato in modo organico e coerente, ragione per la quale sono premature le valutazioni sui risultati raggiunti. Anna Tedesco, presidente della Consulta delle associazioni familiari di Bologna (Italia): Al momento si sta cercando di creare un tavolo per le politiche familiari. La Consulta delle associazioni familiari ne fa parte e punta molto su tre principi fondamentali: promozione, crescita e benessere delle famiglie. In base a queste parole chiave abbiamo costruito un documento che speriamo non resti soltanto un buon documento, ma che abbia un seguito nelle politiche concrete per il benessere delle famiglie nel nostro territorio. Direttore dell azienda municipale dei Servizi sociali di Amaroussion (Grecia): Direi che il governo nazionale e le autorità locali partecipano abbastanza, specialmente per quanto riguarda la gestione di servizi specifici per le donne che lavorano e che, in questo ambito, collaborano in modo attivo con l associazionismo femminile. Il risultato di queste collaborazioni si vede nella legislazione riguardante i congedi di maternità e allattamento, nella facilitazione di congedi parentali, nel diritto del genitore di chiedere un cambiamento negli orari di lavoro, o nel passaggio dal full-time al part-time. Eppure è molto importante pensare a nuovi modi per ampliare e innovare queste politiche, soprattutto per quanto riguarda la qualità e la quantità dei servizi e la riduzione delle disparità di genere dovute a stereotipi sulle donne e al loro ruolo nella società greca, che rappresenta inoltre un pre-requisito necessario per promuovere politiche di conciliazione che riguardino sia le donne sia gli uomini

35 Manuela Lambertz, componente del Provinzial Rheinland Versicherung AG e presidente dell associazione Provipänz e.v. di Düsseldorf (Germania): Io sono molto favorevole a un coinvolgimento delle istituzioni, e credo che questo coinvolgimento dovrebbe essere maggiore, perché le istituzioni stesse traggono beneficio da questa partecipazione. I servizi per l infanzia rappresentano un area di particolare importanza per la conciliazione, nella quale le aziende e i lavoratori necessitano di grande aiuto da parte delle istituzioni locali. Bettina Bezold, commissione Pari opportunità del Comune di Chemnitz (Germania): A Chemnitz la situazione dei servizi per l infanzia è buona. I problemi riguardano piuttosto le politiche di formazione e lavoro, che dovrebbero piuttosto indagare le motivazioni che inducono le giovani donne ad avere poche opportunità di lavoro nella nostra regione. Il progetto Briefcase ci ha fornito l occasione di sviluppare nuovi approcci per quanto riguarda la formazione professionale, e di avere un immagine più precisa delle dinamiche che hanno un impatto sui giovani. Con l azione pilota speriamo di procedere ulteriormente. Lo scambio con altre città europee è sempre molto importante per scoprire nuovi approcci e possibili soluzioni. Silvia Constantinescu, direttrice dell associazione Equal Opportunities for Everyone di Craiova (Romania): Credo che si possa dire che, negli ultimi anni, il Comune di Craiova e le altre istituzioni locali si sono impegnate molto nelle politiche di conciliazione. Questi temi hanno avuto effetti precisi sulle istituzioni che hanno il potere di cambiare e migliorare le cose. Esse sono attivamente coinvolte nella fase di progettazione e sviluppo di politiche che aiutino la parità di genere. Magdalena Delinescheva, centro di ricerca per le Politiche delle donne di Plovdiv (Bulgaria): Il ruolo delle istituzioni locali nella promozione della conciliazione varia molto tra le diverse zone del paese. Il coinvolgimento delle istituzioni locali dipende soprattutto dall interesse personale dei leader politici, perchè non c è una forte pressione dal punto di vista politico e non sono presenti neppure obblighi legali che garantiscano l attuazione delle politiche di conciliazione in Bulgaria, tanto a livello statale quanto a quello locale. Dalle interviste emerge chiaramente la differenza tra le situazioni cittadine e quelle nazionali. Se gli attori pubblici di Craiova e Chemnitz si ritengono abbastanza soddisfatti delle politiche pubbliche e dei servizi erogati nel territorio, non si può dire lo stesso di quelli della Bulgaria, in cui lo sforzo delle istituzioni sembra essere ancora lontano dal prefigurare una politica ben definita e riconosciuta da tutti. In effetti, un elemento comune a tutte le testimonianze è quello della richiesta di un maggiore impegno e di un coinvolgimento istituzionale capace di andare oltre i buoni propositi e di passare dunque ad azioni concrete. Si sottolinea, infine, la necessità di mettere in atto politiche di comunicazione e formazione che modifichino profondamente tutte le questioni relative alla parità sul lavoro, in famiglia e nella sfera della cittadinanza

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37 Capitolo terzo 3. L impatto locale delle politiche europee di conciliazione vita e lavoro 3.1. L attenzione delle municipalità e l investimento sui progetti In questa terza sezione la parola torna ai sindaci e ai rappresentanti della pubblica amministrazione, ai quali abbiamo chiesto di esprimersi riguardo all impatto, a livello locale, delle politiche europee sulla conciliazione vita e lavoro. Lo scopo di questa sezione è anche quello di comparare le motivazioni iniziali con le opinioni finali relative al progetto Briefcase, riportate nella parte seguente: Maria Rosa Bonomi, responsabile Integrazione tra servizi, settore istruzione del Comune di Bologna (Italia): È naturale che gli obiettivi posti dall Unione Europea agli stati membri in materia di occupazione, e quindi anche di conciliazione, abbiano ricadute importanti sulle politiche nazionali e conseguentemente su quelle regionali e locali. Bologna e l Emilia-Romagna hanno tuttavia sviluppato un welfare women-friendly ancor prima della nascita dell Unione e della strategia di Lisbona, influenzando le normative nazionali istitutive, per esempio, in relazione alla scuola per l infanzia e agli asili nido. Poiché tuttavia le politiche fin qui sviluppate a favore dell equilibrio tra lavoro e famiglia non sono sufficienti a eliminare il problema, l insistenza dell Europa sta producendo un rinnovato interesse del governo nazionale e la produzione di primi provvedimenti, per esempio per l estensione della rete di asili nido. A livello locale, anche in una realtà come la nostra la possibilità di sperimentare o conoscere altre esperienze grazie ai finanziamenti comunitari rappresenta sicuramente uno stimolo e un aiuto. Città di Amaroussion (Grecia):

38 In questo momento riteniamo molto importante continuare a implementare misure che aumentino la consapevolezza dei cittadini, aderendo così alle politiche europee. Per noi è essenziale sia il miglioramento materiale dei servizi sia la riduzione di stereotipi e barriere di opportunità riguardanti il ruolo delle donne nella società greca, due elementi che si legano profondamente alle politiche di conciliazione tra lavoro e doveri familiari. Johannes Horn, caposettore dell ufficio del Welfare dei bambini e dei giovani del Comune di Düsseldorf (Germania): Sono dell opinione che assistiamo a una crescita di attenzione nelle politiche europee nei confronti delle tematiche della conciliazione, soprattutto negli ultimi due anni. Quindi si è reso necessario un discorso su offerte di servizi family-friendly a livello locale. Nel nostro caso le autorità locali e le associazioni industriali e del commercio si sono rese conto degli effetti positivi di politiche favorevoli alla conciliazione ed esse partecipano alle attività organizzate dal Comune di Düsseldorf, come per esempio la carta della famiglia (family card) o i progetti di creazione di asili. Abbiamo anche avviato nuovi progetti di cooperazione attraverso la creazione del Düsseldorfer Familientisch (il tavolo per le famiglie, una coalizione locale che si occupa di portare avanti le necessità delle famiglie). Heidi Becherer, rappresentante sindacale del Dgb-Region Chemnitz (Germania): Briefcase è un progetto coerente con gli interventi che l associazione per il supporto delle donne nel lavoro sta già svolgendo. L applicazione locale del progetto ha seguito il modello di precedenti politiche e progetti europei, o ricerche volte a determinare i fattori di family-friendliness e la collaborazione con le aziende su questo tema. Per Chemnitz è molto importante creare condizioni di vita e lavoro attraenti ed è quindi importante occuparsi di pari opportunità e qualità della vita attraverso questi progetti che migliorano le condizioni locali non proprio perfette. Rodica Tenea, direttore dei servizi di Protezione e assistenza sociale del Comune di Craiova (Romania): Ogni collaborazione a livello europeo fornisce un utile scambio di esperienze, e la possibilità di prendere esempio dalle politiche di successo in altre città. Per questo motivo le politiche nazionali ed europee sono una guida importante per Craiova, poiché ci permettono di comprendere meglio l idea della conciliazione tra lavoro e famiglia, e applicare localmente progetti in base alle nostre necessità e specificità locali. Le risposte fornite sulle motivazioni della partecipazione ai progetti europei come Briefcase sono varie, e sono accomunate dall enfasi posta sull importanza di diventare città con servizi maggiormente family- e women-friendly. Pur con accenti politici diversi, emergono infatti almeno due percezioni contrastanti: per un verso, la persistenza di una cultura di genere tradizionale e diseguale, che non aiuta le donne che lavorano; per un altro verso, la novità costituita dalla conciliazione come tema relativamente nuovo (in particolare a Craiova e Amaroussion). In questa dinamica risiede dunque l interesse per progetti come Briefcase, che offrono l opportunità di

39 sperimentare nuove forme di riflessione e collaborazione (in particolare a Bologna, Düsseldorf e Craiova). In certi casi la conciliazione appare un progetto finalizzato al miglioramento della qualità della vita, anche se i modelli di welfare già stabilizzati sembrano offrire sufficienti risposte alle necessità della cittadinanza (a Chemnitz e a Bologna). Inoltre, progetti europei come Briefcase si configurano anche come strumenti per approfondire ulteriormente le possibilità di soppiantare le tradizionali dinamiche non paritarie (a Bologna e ad Amaroussion) e anche l opportunità di migliorare la parità in generale. Il caso di Plovdiv, che pure non ha fornito sufficienti elementi per produrre un interpretazione univoca, appare interessante poiché emerge dalle risposte degli amministratori intervistati un diffuso pessimismo sulla possibilità delle politiche europee di trasformare effettivamente le dinamiche locali Il progetto Briefcase: commenti, opinioni e idee per gli sviluppi futuri In quest ultima sezione del capitolo vengono raccolti i commenti e le opinioni più salienti dei rappresentanti delle istituzioni locali relativi al progetto Briefcase. In questi stralci di interviste vengono riportate le idee generali che forniscono suggerimenti utili per gli sviluppi futuri di altri progetti analoghi basati sul partenariato tra città europee. Gli intervistati sono tutti funzionari o amministratori che ricoprono un incarico a livello comunale nelle città partner. Maria Rosa Bonomi, responsabile Integrazione tra servizi, settore istruzione del Comune di Bologna (Italia): Progetti come Briefcase, o come altri ai quali il Comune di Bologna ha partecipato, instaurano relazioni di scambio con altri enti locali che dovrebbero poter diventare stabili. Forse gli organismi di rappresentanza delle autonomie locali e le loro reti formali in Europa dovrebbero assumere anche questi temi come aspetti strategici, poiché è dimostrata la loro importanza non soltanto per il rafforzamento dei diritti delle persone, ma anche per la qualità dello sviluppo e la competitività dell Europa nel mondo. Lo scambio con altre esperienze e altri saperi può inoltre contribuire a migliorare le performance dei governi locali, accentuando una sempre maggiore efficacia ed efficienza dei loro interventi. Ciò è altrettanto vero per la capacità di leggere vari problemi e politiche tenendo conto delle differenze di genere. Direttore del dipartimento Politiche sociali del Comune di Amaroussion (Grecia): Per noi sono di grande valore le implementazioni di progetti cofinanziati dall Unione Europea, specialmente quelli che propongono metodi innovativi per ridurre la discriminazione di genere. Briefcase permette di coinvolgere i soggetti sociali rilevanti nel cambiamento dei servizi al fine di migliorare la conciliazione tra lavoro e vita, e tutto ciò è utilissimo. La cooperazione transnazionale ha permesso di migliorare e rivitalizzare le politiche locali di conciliazione attraverso le buone pratiche e la comparazione tra le città

40 Johannes Horn, caposettore dell ufficio del Welfare dei bambini e dei giovani del Comune di Düsseldorf (Germania): Per me il contributo più utile e importante è dato dagli esempi di ciascuna città europea, lo scambio di buone pratiche e il progetto pilota, che mi dà l occasione di comprendere il modo di lavorare dei colleghi europei, cosa che mi stimola a migliorare il mio lavoro. Credo che questo progetto sia uno spunto per avere uno scambio costante tra città che affrontano problematiche analoghe, come quelle della conciliazione. Penso soprattutto alle piccole e medie imprese di Bologna, per esempio, e all input che potrebbero dare al nostro progetto che coinvolge il settore di piccole e medie imprese al fine di renderle più family-friendly. Briefcase ci ha dato l occasione di condividere con altre città europee le conoscenze e le esperienze acquisite a Düsseldorf nell ambito dell aiuto alle famiglie e dei servizi per l infanzia. Bettina Bezold, commissione Pari opportunità del Comune di Chemnitz (Germania): In conseguenza del progetto Briefcase è possibile pubblicare ottimi esempi di attività che supportano le opportunità di uno sviluppo equo nella vita dei nostri bambini a Chemnitz e allo stesso tempo per rendere noti e valorizzare questi esempi a livello europeo. In seguito a tutto ciò siamo in condizione di fare fronte ai problemi dei bambini in relazione alle loro vocazioni e, proprio grazie ai risultati del progetto, siamo in grado di trovare soluzioni a quei problemi tuttora presenti e di fornire un aiuto concreto sia ai genitori, sia alle imprese. Con la creazione dell Alleanza locale per Chemnitz, che è stata avviata insieme al DGB-Region Chemnitz, sono state create le basi per mettere in pratica le conoscenze e i risultati prodotti dal progetto Briefcase e per metterli a disposizione di coloro che riceveranno le sovvenzioni. Rodica Tenea, direttore dei servizi di Protezione e assistenza sociale del Comune di Craiova (Romania): Sebbene esistano molte differenze tra i vari stati e tra le necessità sociali delle città partner del progetto, Briefcase è stata una bella opportunità per imparare e scambiare conoscenze tra partner, soprattutto riguardo alle possibili soluzioni ai problemi che fondamentalmente si ripresentano ovunque, al di là delle differenze culturali. L idea di scambiarsi le buone pratiche è molto innovativa e porterà all elaborazione di ulteriori progetti volti a migliorare l attuale situazione di disuguaglianza di genere, e soprattutto la conciliazione tra vita e lavoro in Romania. Nely Stoeva, dipartimento Politiche sociali del Comune di Plovdiv (Bulgaria): Questo progetto è molto importante perché è il primo caso in cui prendiamo in considerazione misure che possano migliorare la conciliazione tra vita e lavoro. Lo scambio di buone pratiche è per noi utilissimo perché ci fornisce scenari e idee su come procedere nel nostro lavoro di governo. Spero di continuare a cooperare con questi partner in altri progetti. Queste risposte evidenziano come il progetto Briefcase abbia avuto un impatto del tutto positivo fin dal primo momento, che va riscontrato nel fatto che esso ha aperto uno spazio di dialogo

41 transeuropeo tra città differenti di grande utilità per tutti. È particolarmente positivo il giudizio espresso da Plovdiv, per la cui amministrazione Briefcase ha significato la possibilità di confrontarsi per la prima volta con le politiche di conciliazione. In generale, quindi, si può affermare che Briefcase ha creato un circolo virtuoso apprezzato da tutti, che conduce a un miglioramento delle politiche locali e a una rivitalizzazione degli approcci risolutivi ai vari problemi, soprattutto attraverso lo scambio delle buone pratiche e di azioni pilota

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43 Parte seconda Strategie di genere per la conciliazione famiglia e lavoro. Una ricerca in sei città europee di Giuliana Bertagnoni e Lorenza Maluccelli 41

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45 Introduzione Per realizzare un indagine sul tema della conciliazione tra lavoro e famiglia, che ha acquistato grande rilevanza politica solo in questi ultimi decenni, è stato necessario prima di tutto individuare le diverse e complesse dimensione del problema. In secondo luogo, è stato indispensabile inquadrare l argomento in una cornice che comprendesse anche le grandi trasformazioni sociali in corso soprattutto quelle che affettano le relazioni di genere nella famiglia e nel lavoro e, infine, cercare un modo nuovo di osservarle, comprenderle e connetterle tra loro. È da relativamente poco tempo, infatti, che i notevoli effetti delle politiche sociali e del sistema del welfare sulle opportunità che uomini e donne hanno di partecipare al mercato del lavoro sono compresi in modo soddisfacente. Se il nesso tra i servizi per l infanzia e l occupazione delle madri è un tema politico e di ricerca sociologica di più lunga tradizione, solo oggi si comincia a focalizzare l attenzione sul legame tra i servizi sociali di cura e il lavoro dei padri. Ancora, è da poco tempo che il dibattito include non solo il sistema educativo pubblico, ma tutte le forme pubbliche, private, comunitarie, familiari, professionali e non professionali che contribuiscono al benessere sociale e individuale, riconoscendo tutte quelle attività e quei lavori che sostengono la vita quotidiana di ognuno e di ognuna. La crescita dei bisogni di cura nelle società post-industriali è legata, inoltre, al fenomeno epocale dell invecchiamento della popolazione che sta sfidando in tutti i paesi europei i sistemi di welfare e sta ponendo il problema della cura come questione fondamentale. Anche le trasformazioni della famiglia (la crescita dei tassi di divorzio, la diminuzione delle coabitazioni degli anziani con i loro figli, etc.) e l alta partecipazione delle donne al lavoro retribuito stanno modificando radicalmente la percezione del lavoro di cura da questione solamente femminile ad una delle maggiori questioni delle politiche sociali. Il funzionamento stesso del mercato del lavoro dipende dal sistema di gestione sociale della cura. È importante a questo punto, come ci avvertono diversi studiosi 1, non ricadere nell errore di osservare preminentemente le relazioni tra il mercato del lavoro e il welfare state ignorando, invece, quelle tra la famiglia e lo stato sociale. Ciò è necessario, da un lato, per far emergere il lavoro svolto dalle donne a titolo gratuito; dall altro, per rilevare quanto sia decisivo per le relazioni di genere il modo in cui le politiche pubbliche organizzano il lavoro sociale di cura. In altri termini, le basi materiali della libera scelta, per donne e uomini, di dedicarsi ad un lavoro retribuito sono garantite dalla risposta che tali politiche riescono a fornire ai bisogni sociali di cura. Ciò che abbiamo cercato di indagare è proprio tale capacità di scelta, facilitata e, nel migliore dei casi, salvaguardata, dalle politiche pubbliche. Tenendo conto che molti studi sull argomento 2 mettono in guardia sulle letture troppo semplicistiche delle relazioni tra politiche e comportamenti, la nostra indagine ha cercato di individuare le strategie e le decisioni concrete delle madri e dei padri di bambini piccoli o comunque dipendenti (da 0 a 14 anni d età) per combinare gli impegni e le responsabilità tra lavoro e famiglia. L interpretazione di tali scelte non è mai facile: ad esempio, una madre con un figlio piccolo che 1 In particolare cfr. T. Kröger, Comparative Research on Social Care. The State of the Art, Soccare Project Report 1, European Commission, Brussels, Cfr. per esempio J. Lewis, M. Campbell e C. Huerta, Patterns of Paid and Unpaid Work in Western Europe: Gender, Commodification, Preferences and the Implication for Policy, in «Journal of European Social Policy», 18 (21),

46 decide di smettere di lavorare esprime una preferenza personale spiegabile attraverso i valori legati ad un «ideale materno»? Oppure la sua scelta è l effetto di fattori strutturali, quali la mancanza di sostegno e di servizi per la cura del figlio? Secondo altri importanti studi sul tema 3, la strategia utilizzata in questo caso dalla madre sarebbe una combinazione tra «il possibile e il preferito». Inoltre, se è stato dimostrato che le politiche sociali ed educative pubbliche hanno un effetto sui tassi d occupazione femminile, molto più difficile è intravedere i nessi tra le prime e la divisione del lavoro domestico e di cura tra uomini e donne. A partire dal fatto che tradizionalmente la posizione professionale degli uomini non è stata influenzata dalle loro responsabilità genitoriali, l indagine ha cercato di rilevare se tale situazione appaia tuttora attuale o se una crescente parte della cura dei figli non ricada oggi anche sui padri e con quali effetti. Cercando di cogliere le particolarità locali delle città coinvolte, siamo risalite alle opportunità offerte nei diversi territori per promuovere la conciliazione tra la sfera professionale e familiare. Dagli studi sull argomento sappiamo che, da un lato, un sistema di servizi flessibili per l infanzia costituisce uno degli strumenti più importanti per la promozione dell occupazione; dall altro, il suo utilizzo così come la fruizione degli strumenti di flessibilità sul lavoro (la riduzione dell orario e i congedi parentali) sono legati anche alla percezione che ne hanno le madri e i padri all interno della cultura della cura e del lavoro egemonica nel luogo in cui vivono. Infine, è importante prestare attenzione al settore informale (costituito soprattutto dalle reti parentali) e ai servizi privati di cura, sui quali sembra crescere la pressione della domanda e che contribuiscono in modo non trascurabile a quella sostenibilità tanto cercata, ma ancora difficile da trovare. 3 In particolare cfr. European Foundation for the Improvement of Living and Working Conditions, Annual Report,

47 Capitolo primo 1. Contesto, attori e processo metodologico della ricerca 1.1. Ricostruire il background delle città L indagine che viene presentata in questa sezione è stata realizzata insieme alle amministrazioni locali con la finalità di accompagnarle in una attività di esplorazione che permettesse di basare le loro policies e le pratiche d intervento su dati di conoscenza del proprio contesto e di quello di altre città europee. Nella prima fase dell attività di ricerca l obiettivo è stato quello di ricostruire un analisi ex-ante il più dettagliata possibile dei diversi contesti locali. A tale scopo è stato richiesto a tutte le municipalità di mappare i servizi per l infanzia sia pubblici sia privati e di raccogliere i principali dati statistici sulla popolazione, le famiglie, l educazione e l occupazione. Quest ultimo obiettivo, che ha richiesto uno sforzo notevole da parte di tutti i partner, era essenziale perché le banche dati a livello urbano, seppur esistenti 4, sono spesso carenti rispetto alla differenziazione per genere dei dati disponibili. Infatti, se in Europa le statistiche di genere si stanno sviluppando in molti campi, la loro fruibilità per il livello locale è ancora a macchia di leopardo. Il processo di acquisizione delle informazioni di background è stato lungo e impegnativo (box 1) e non sempre ha portato a risultati soddisfacenti. Nonostante ciò, lo sforzo chiesto ai partner non è stato inutile, dal momento che la loro ricerca, interpellando i diversi settori e uffici comunali, ha contribuito a sensibilizzare le istituzioni cittadine sulla necessità di promuovere le politiche di genere anche attraverso l introduzione di strumenti quali la raccolta di dati statistici disaggregati in base al sesso. 4 La più importante e completa è l Urban Audit della Commissione Europea, Direzione Generale delle Politiche Regionali (

48 Box 1 Le statistiche di genere: uno strumento per le politiche locali Questa scheda raccoglie alcune tra le testimonianze più significative sulle difficoltà incontrate dai partner nella raccolta di dati statistici sulla situazione di donne e uomini nella propria città. Le carenze del sistema statistico ad adeguarsi alle trasformazioni dei ruoli sociali di genere è evidente in molti contesti e ben più diffusamente di quanto non appaia dalle riflessioni che vengono presentate. Benché le statistiche di genere possano rispondere ai bisogni informativi di molti attori, dai politici agli amministratori, dai media agli attivisti nelle organizzazioni di base, l attenzione al loro sviluppo è ancora generalmente scarsa, così come quella verso le questioni e i temi afferenti ai generi (consapevolezza dei diversi ruoli sociali, ineguale accesso alle risorse tra uomini e donne, etc.) che rimane spesso al solo livello della enunciazione di principio, ma fatica a trasformarsi in prassi politica concreta. «La maggior parte dei dati richiesti era molto specifica e inoltre alcuni dati statistici di cui la municipalità disponeva non sono mai stati elaborati. È stato molto difficile, dunque, ottenere tutti i dati necessari. Inoltre, ogni regione e ogni municipalità in Grecia ha categorie statistiche differenti ottenute da diverse fonti in periodi di tempo non omogenei, ragion per cui la comparazione dei risultati non è stata possibile» (Amaroussion). «Ho lavorato attivamente con diverse istituzioni. Ho inizialmente incontrato alcuni specialisti dell Istituto nazionale statistico. Ho richiesto loro i dati statistici necessari e abbiamo discusso dei dati [ ]. Non ci sono dati specifici sui gruppi di età compresa tra 65 e 69, 70 e 74, etc. [ ]. È risultato molto complicato recuperare i dati relativi alle differenti posizioni lavorative ricoperte da uomini e donne nei vari settori. [ ] Non esistono dati comunali sul numero di casalinghe. [ ] Si è rivelato estremamente difficile raccogliere dati comunali sull immigrazione. [ ] Per ottenere informazioni sull educazione ho incontrato i rappresentanti del dipartimento per l Educazione della municipalità [ ]. Ho anche scoperto un Centro di studi e politiche per le donne a Sofia, che da anni lavora nel campo del gender equality. Mi hanno invitata a partecipare ad un progetto di training sull uguaglianza di genere rivolto agli amministratori locali. Tra il 28 e il 31 marzo ho visitato la città di Veliko Tarnovo per partecipare ad un meeting con altre due municipalità, Sofia e Veliko Tarnovo. Si è discusso delle politiche sul gender equality e ho ottenuto preziose informazioni sulla legislazione bulgara in questo settore. Ho organizzato incontri con 10 imprese di medie e grandi dimensioni per valutare la possibilità di applicare politiche sull eguaglianza di genere, sostenere le madri e offrire ai genitori orari di lavoro flessibili. [ ] In Bulgaria [ ] un gran numero di persone [...ritiene che] la donna deve lavorare e prendersi cura della casa. Ci sono pochi uomini che usufruiscono del congedo per prendersi cura dei figli. Solitamente sono le nonne a occuparsi dei bambini, se la madre lavora. Le donne bulgare hanno grande difficoltà a raggiungere posizioni lavorative di prestigio nelle aziende o nell amministrazione pubblica. Questi sono tutti vecchi stereotipi ereditati dal passato» (Plovdiv)

49 Box 2 Informazioni di background: le città partner Düsseldorf Capoluogo della regione Nord Reno Westfalia, situata nella fascia occidentale della Repubblica federale tedesca, è una città industriale e centro di servizi di un area provinciale in cui l agricoltura occupa ancora il 50% del territorio***. Anche se, a livello cittadino, gli occupati in agricoltura rappresentano una quota infenitesimale**. Abitanti (dati 2005) : 1,09 donne per uomo*. La popolazione ha subito lievi fluttuazioni positive negli ultimi decenni (+1,3% dal 1991)**. La struttura generazionale è spostata verso la terza età, con un alto tasso di over 64 rispetto agli under 14*. Gli immigrati sono il 17,2% della popolazione (dati 2006)*. Famiglie (dati 2004). Composizione media 1,88 membri*. Il 48,7% delle famiglie è unipersonale (dati 2006)*. Il tasso di fertilità è 1,22* rispetto a una media nazionale dell 1,34***. Lavoro (dati 2006). Il tasso di occupazione è di 54,2% per gli uomini e 45,8% per le donne (dati 2005)* rispetto a una media nazionale rispettivamente del 72,5% e del 61,4%***. Il tasso di disoccupazione è di 9,3% per gli uomini e 6,5%* per le donne rispetto a una media nazionale rispettivamente del 7% e dell 8,5%***. La diffusione del part-time è del 9,2% tra gli uomini e del 36,7% tra le donne* rispetto a una media femminile nazionale del 45,8%***. Chemnitz Città della Sassonia, situata nella fascia orientale della Repubblica federale tedesca. La vicinanza al confine con la Repubblica Ceca la rende un importante base per il commercio con l Europa orientale. Si tratta di una città di antica industrializzazione. A tutt oggi l industria meccanica risulta la maggiore fonte di reddito per la popolazione***. Abitanti (dati 2006) : 1,09 donne per uomo*. La struttura generazionale mostra un invecchiamento evidente, con tassi di over 64 molto elevati rispetto agli under 14*. Gli immigrati sono il 2,9% della popolazione *. Famiglie (dati 2006). Composizione media 1,92 membri*. Il tasso di fertilità è 1,35* rispetto ad una media nazionale dell 1,34***. Lavoro (dati 2006). Il tasso di occupazione è di 41,7% per gli uomini e 38,7% per le donne*. Il tasso di disoccupazione è di 17,8% per gli uomini e 18,6% per le donne*. La diffusione del parttime è del 5,5% tra gli uomini e del 29,4% tra le donne*. Bologna Capoluogo della regione Emilia-Romagna, appartiene ad una delle aree più sviluppate d Italia. La sua solidità economica si fonda su aziende di piccole e medie dimensioni***. Abitanti (dati 2006) : 1,14 donne per uomo*. La popolazione è da anni in costante decremento (-17,2 % dal 1991)**. La struttura generazionale mostra un invecchiamento fra i più elevati d Europa, con tassi di over 64 due volte e mezzo quello degli under 14*. Gli immigrati sono l 8,1% della popolazione *. Famiglie (dati 2006). Composizione media 1,93 membri*. Il 47,6% delle famiglie è unipersonale (dati 2007*, erano 37,8% nel 2001 e 29% nel 1991**). Il tasso di fertilità è 1,18* rispetto ad una media nazionale dell 1,34***. Lavoro (dati 2006). Il tasso di occupazione è di 78,6% per gli uomini e 66,1% per le donne*. Il tasso di disoccupazione è di 2,4% per gli uomini e 3,5% per le donne*. La diffusione del parttime (dati 2001) è del 5,5% tra gli uomini e del 20,9% tra le donne rispetto a una media femminile nazionale del 26,7%**

50 Amaroussion Situata nell Attica, è ubicata in prossimità della capitale Atene (Grecia). La sua economia si basa sull industria, che occupa il 27% della popolazione, ma soprattutto sui servizi, che occupano il 72% della popolazione***. Abitanti (dati 2001) : 1,15 donne per uomo*. La struttura generazionale risulta essere più giovane della media europea, tanto che gli under 14 sono più numerosi degli over 64*. Gli immigrati sono il 5,9% della popolazione *. Famiglie (dati 2001). Composizione media 3,0 membri*. Il tasso nazionale di fertilità è 1,33*. Lavoro (dati 2001). Il tasso di occupazione è di 71,2% per gli uomini e 50,2% per le donne*. Il tasso di disoccupazione è di 3,6% per gli uomini e 4,1% per le donne*. Craiova Capoluogo della provincia di Dolj, situata a Sud-ovest della Romania. Sebbene il numero delle aziende non sia alto, la città possiede un importante potenziale industriale, contribuendo in modo significativo all economia nazionale***. La popolazione, infatti, è dedita, in modo quasi paritario, ai servizi e all industria, mentre la quota legata all agricoltura è irrilevante*. Abitanti (dati 2006) : 1,08 donne per uomo*. La popolazione ha subito qualche fluttuazione negativa negli ultimi decenni (-1,6% dal 1991)**. La struttura generazionale è particolarmente giovane rispetto alla media europea: la fascia under 14 supera di 6 punti e mezzo in percentuale quella over 64*. Famiglie (dati 2001). Il 15,3% delle famiglie è unipersonale**. Il tasso di fertilità (dati 2006) è 2,9* rispetto a una media nazionale dell 1,32***. Lavoro (dati 2001). Il tasso di occupazione è di 50,5% per gli uomini e 44% per le donne**. Il tasso di disoccupazione è di 15,1% per gli uomini e 12,1% per le donne**. La diffusione del parttime (dati 2006) è dello 0,6% tra gli uomini e dell 1,1% tra le donne* rispetto a una media nazionale rispettivamente del 9,3% e del 10,2%***. Plovdiv Seconda città della Bulgaria, è capoluogo della regione Yuzhen Tsentralen (Sud-centrale) che costituisce, con la regione Sud-ovest, il cuore dell economia nazionale. La città si distingue dal vasto territorio regionale, in cui hanno un peso importante sia il settore agricolo sia le zone altamente industrializzate, come centro di una moderna economia orientata ai servizi***. Abitanti (dati 2007) : 1,09 donne per uomo*. La struttura generazionale della popolazione è leggermente spostata verso la terza età, con un tasso più alto di over 64 rispetto agli under 14*. Famiglie (dati 2007). Composizione media 2,78 membri*. Il 21,6% delle famiglie è unipersonale (dati 2001)**. Il tasso di fertilità è 1,2* rispetto a una media nazionale dell 1,31***. Lavoro (dati 2006). Il tasso di occupazione è di 49,5% per gli uomini e 40,2% per le donne*. Il tasso di disoccupazione è di 16,3% per gli uomini e 14,6% per le donne*. La diffusione del parttime (dati 2001) è del 5,8% tra gli uomini e dell 8,8% tra le donne** rispetto a una media nazionale rispettivamente dell 1,6% e del 2,7%***. * Dati forniti dalle municipalità. ** Fonte: Urban Audit della Commissione Europea, Direzione generale delle Politiche regionali ( *** Fonte: Eurostat ( e Eurostat Q

51 1.2. Concetti, indicatori e strumenti dell indagine Prima di iniziare l indagine vera e propria sulle strategie familiari e sui bisogni di conciliazione dei genitori con figli da 0 a 14 anni d età, abbiamo ritenuto necessario approfondire i concetti fondamentali della ricerca con i partner, e procedere all individuazione dei relativi indicatori empirici, in un processo partecipato sul modello producer-user. In base ai risultati di questo lavoro di condivisione abbiamo costruito un questionario standardizzato. Come già accennato, le tre principali aeree di indagine erano la famiglia, il lavoro e i servizi per l infanzia, ma quali fenomeni indagare e in che modo? Nell aerea tematica della famiglia è stata enucleata come questione principale quella della distribuzione dei carichi di lavoro per la riproduzione sociale dei componenti, soprattutto di quelli «dipendenti» (0-14). La nostra ricerca si è comunque concentrata sulla cura dei figli, lasciando sullo sfondo il pur crescente carico di lavoro di cura verso i parenti anziani. L obiettivo principale è stato quello di comprendere l organizzazione interna del nucleo familiare e in particolare la condivisione del lavoro di cura e del lavoro domestico fra padre e madre. A questo proposito, il questionario prevedeva un set di domande volte a fotografare la distribuzione del tempo in una «giornata feriale tipo» e a comprendere chi abitualmente si occupa, all interno del nucleo familiare, del lavoro domestico (ad esempio, cucinare, pulire la casa, fare la spesa, etc.) e della cura dei figli (aiutarli nel vestirsi, stare con loro al ritorno dall asilo e/o dalla scuola, accompagnarli e andarli a prendere, etc.). Inoltre, volevamo comprendere l importanza della «rete informale» a supporto del ruolo genitoriale, le figure di riferimento (nonni, amici, vicini di casa, etc.) più di frequente interpellate e per quali attività. Infine, quali aiuti vengono acquistati dai genitori sul mercato privato dei servizi. Rispetto all aerea tematica del lavoro, l obiettivo è stato quello di comprendere come cambia la partecipazione delle madri e dei padri al mercato del lavoro in conseguenza della nascita dei figli, dal punto di vista sia delle preferenze in termini di orario, di reddito, di progetto complessivo rispetto alla professione, sia dal punto dei vista degli ostacoli incontrati e, viceversa, delle facilitazioni di cui hanno beneficiato (per esempio i congedi parentali, orari flessibili in entrata e in uscita, part-time, telelavoro, etc.). All analisi degli effetti che la nascita dei figli ha sull occupazione il questionario ha dedicato un set di domande focalizzate sui due fenomeni principali attinenti alle traiettorie femminili: l uscita dal mercato del lavoro e/o la diminuzione di orario; ma ha anche tenuto conto del diverso comportamento maschile che generalmente tende, viceversa, ad aumentare il tempo dedicato al lavoro retribuito. Un altro set di domande è stato dedicato, infine, all utilizzo dei congedi obbligatori e facoltativi per maternità (e paternità). Una particolare attenzione è stata data, infine, ai servizi formali all infanzia per comprenderne il ruolo nelle strategie di conciliazione delle famiglie con figli in età Nello specifico, abbiamo cercato di indagare gli ostacoli all utilizzo di tali servizi, che, come si vedrà nella presentazione dei risultati emersi dall indagine, sembrano essere sia di natura culturale (soprattutto, per la fascia d età 0-3, si registra spesso la tendenza a preferire che i bambini siano educati ed accuditi nell ambiente familiare), sia di natura pratico-organizzativa (per esempio gli orari di apertura, la qualità del servizio e il suo costo). A completamento del questionario è stata aggiunta una sezione relativa alle informazioni di base fondamentali per ricostruire il profilo socio-anagrafico degli intervistati e della loro famiglia, come, ad esempio, il titolo di studio, la condizione lavorativa, l età e, ovviamente, il genere, il numero e 48 48

52 l età dei figli, la convivenza tra genitori, etc. Sono stati considerati anche i comportamenti riproduttivi, espressi in termini di età dei genitori al primo figlio e di desiderio di ulteriori figli rispetto a quelli avuti. È stato realizzato un pre-test del questionario su 20 soggetti (10 coppie con bambini di 0-14 anni) per determinare la fattibilità e la validità dello strumento. Particolare rilevanza è stata attribuita al grado di difficoltà di comprensione delle diverse domande, alla lunghezza del formulario e all individuazione dei quesiti ridondanti e/o inutili rispetto ai risultati informativi che offrivano. In seguito al pre-test, il questionario è stato tradotto dall inglese nelle lingue locali (tedesco, italiano, greco, rumeno e bulgaro) e distribuito ad ogni città partner (Düsseldorf, Chemnitz, Bologna, Amaroussion, Craiova e Plovdiv) Il campionamento e la somministrazione del questionario In ognuna delle 6 città i partner hanno realizzato, con la collaborazione della rete degli attori coinvolti localmente, la somministrazione del questionario a un campione, che doveva essere costituito da 150 individui per città (così da giungere ad un campione complessivo di 900 casi). È stata predisposta una guida alla compilazione, con l indicazione dei criteri di stratificazione per il campionamento degli intervistati: il genere. Si richiedeva che il campione fosse composto da donne e uomini in proporzione possibilmente paritaria; l area di residenza. Sono state individuate tre tipi di zona urbana: aree residenziali ad alto reddito pro-capite, aree popolari e aree miste. Si può parlare di un campione quasi-casuale (o di convenienza) perché i partner hanno raggiunto i genitori da intervistare attraverso l organizzazione di meeting utilizzando la propria rete di conoscenze, il passaparola, etc. Essi hanno messo in atto, quindi, forme di selezione rispetto alla equi-probabilità che qualsiasi genitore sarebbe potuto entrare nel campione. Si può definire il campione «a grappoli» perché la stratificazione delle città in quartieri caratterizzati da differenze di reddito della popolazione residente ha permesso di selezionare tre zone entro le quali scegliere le unità del campione. L indagine ha visto coinvolti madri e padri con figli da 0 a 14 anni d età per un totale di 943 intervistati (tav. 1). La rilevazione ha registrato alcune distorsioni rispetto a quanto previsto dal disegno campionario iniziale sopra descritto. Come si vedrà, gli intervistati sono costituiti per due terzi da donne e per un terzo da uomini. Questo bias è con buona probabilità da collegare alla tematica affrontata dall indagine; infatti, sul tema della cura della famiglia e della casa si registra una maggiore partecipazione da parte delle donne che come noto e come si osserverà anche dalla presentazione delle principali evidenze emerse dalla ricerca risultano maggiormente coinvolte in queste attività. Il 19% dei genitori che ha risposto risiede in zone residenziali, il 45% in zone miste e il 27% in zone popolari. Deve essere infine sottolineato che la somministrazione è avvenuta in meeting appositamente organizzati con l aiuto degli attori locali coinvolti (soprattutto i servizi per l infanzia e le scuole che hanno aiutato a coinvolgere i genitori), nei quali il questionario è stato nella maggior parte dei casi auto-somministrato

53 1.4. Il profilo sociale degli intervistati I 943 intervistati nelle sei città europee sono padri e madri con bambini da 0 a 14 anni d età. L età media degli uomini che hanno risposto è di 38 anni, mentre delle donne è di 35. Le coppie più adulte sono a Bologna e quelle più giovani a Plovdiv. Le madri e i padri che hanno partecipato alla ricerca formano un campione particolarmente istruito, con differenze minime tra uomini e donne. La maggior parte (il 42,5%) dichiara di avere un livello di scolarità terziaria (universitaria o similare), il 36% un diploma di scuola media superiore e solo il 18% ha conseguito un livello di istruzione di base (scuola dell obbligo). Generalmente molto istruiti, i genitori intervistati hanno avuto il primo figlio ad un età media di 26 anni le donne e 29 gli uomini. Quelli che hanno sostenuto percorsi di istruzione più lunghi hanno avuto il primo figlio in età più avanzata (29 anni le donne, 31 gli uomini) di chi ha conseguito un istruzione di base (tavv. 2-3). A prescindere dal livello di istruzione esistono notevoli differenze anche tra città: le donne di Plovdiv sono le madri più giovani, mentre quelle di Bologna le più adulte. La netta maggioranza degli intervistati convive con il genitore dell unico o dell ultimo figlio. Tra chi, invece, non è in questa situazione, la maggior parte sono donne (16% contro il 9% degli uomini). I genitori che vivono soli sono una piccola minoranza e si tratta prevalentemente dei padri. Nell 11% dei casi complessivi la famiglia è composta da tre generazioni, non solo genitori e figli, ma anche uno o più nonni. La coabitazione con i nonni è particolarmente significativa tra i genitori intervistati nelle due città dell est Europa. La maggior parte dei genitori intervistati, quasi il 50%, ha un unico figlio. Il 42% circa, invece, ha due figli, mentre le famiglie più numerose, con tre o più figli, costituiscono il gruppo meno rappresentato (tav. 4). In un contesto europeo generalmente contrassegnato dal problema della de-natalità, è stato importante indurre le città partner a riflettere sui nessi tra fertilità ed occupazione. Il tasso di fertilità in Europa (1,52) è sotto la soglia di riproduzione, ma, come molti studi hanno documentato 5, da più di un decennio è stata registrata un inversione di segno nella correlazione tra occupazione femminile e fertilità nei paesi occidentali. Dove le donne lavorano di più si fanno anche più figli, dove le donne lavorano meno si fanno meno figli. Questa tendenza registrata a livello macro rileva, quindi, che il differenziale nei tassi di occupazione delle donne in funzione della loro condizione familiare fa più figli chi non lavora si sta riducendo e che il recupero della fecondità (calcolata al netto del contributo degli stranieri) è maggiore nelle regioni in cui l occupazione femminile è più alta e dove sono maggiormente diffusi gli strumenti di conciliazione. Le intervistate del nostro campione sembrano, almeno ad un primo sguardo, mostrare tale nesso positivo. In città dove i tassi di fertilità sono particolarmente bassi esclusa Craiova che esprime l unico dato (2,9) superiore alla soglia di riproduzione (2,1), i tassi di occupazione delle madri intervistate sono molto alti, in genere più delle medie cittadine e nazionali, al di fuori di Chemnitz in cui il problema della disoccupazione è particolarmente attuale (box 2). Per completare queste prime osservazioni sulla relazione tra fertilità e occupazione, torniamo alle 5 Tra gli altri, European Commission, Reconciliation of Work and Private Life. A Comparative Review of Thirty European Countries, 2005; D. Del Boca e A. Rosina, Eppure l inversione di tendenza c è, in «Lavoce.info», 24 ottobre

54 scelte riproduttive degli intervistati attraverso l analisi della domanda volta a conoscere se il numero dei figli avuti è quello che avrebbero desiderato (tav. 5). Il 34,5% del campione avrebbe desiderato più figli di quanti ne abbia avuti, contro il 58% per i quali il numero dei figli desiderati coincide con quello effettivo. Le due città in cui emerge un maggior disequilibrio tra il desiderio e la sua realizzazione sono Bologna, in cui la percentuale cresce ad oltre il 40% per padri e madri, e Amaroussion, in cui la percentuale cresce addirittura al 49% per le donne e al 57% per gli uomini. Ritornando ai figli effettivamente avuti, come già evidenziato, gli intervistati sono genitori con figli d età da 0 a 14 anni, cioè in quella fase del ciclo di vita caratterizzata da una condizione di dipendenza dall adulto, seppur in diverso grado e misura. Circa un terzo del campione ha figli da 0 a 3 anni d età, quasi altrettanti ha figli da 4 a 5 anni, il 23,5% ha figli d età 6-10 e solo il 5,5% sono pre-adolescenti. Le coppie con figli con meno di 1 anno d età hanno un peso percentuale più consistente soprattutto a Bologna e Amaroussion; quelli da 1 a 3 anni, che rappresentano cioè la potenziale domanda di asili nido, costituiscono la fascia più rilevante a Chemnitz, Bologna e Amaroussion; quelli da 3 a 5 anni, cioè i fruitori delle scuole materne, sono il gruppo più consistente tra gli intervistati di Plovdiv, mentre a Düsseldorf e Craiova più del 40% dei genitori intervistati ha figli nella fascia di età della scuola elementare. I preadolescenti sono maggiormente rappresentati a Chemnitz e Craiova (tav. 6). L analisi della condizione lavorativa degli intervistati mostra che sia i padri sia le madri sono in stragrande maggioranza occupati, rispettivamente per l 85% e il 70,5% (tav. 7). Da questo dato complessivo si discostano soprattutto le intervistate tedesche: a Düsseldorf le occupate sono il 55% e il 37,5% a Chemnitz. Nel nostro campione complessivo, le professioni maggiormente rappresentate sono quelle dipendenti rispetto a quelle autonome e tra le prime spicca il gruppo di genitori che svolgono attività impiegatizie, soprattutto tra le madri (39%), ma anche tra i padri (27%). L unica città in cui prevale il lavoro operaio per entrambi i genitori è Plovdiv. Anche le professioni autonome e d impresa sono ben rappresentate, soprattutto nel campione maschile di Chemnitz e di Bologna, dove si trova la maggiore percentuale di imprenditori, e di Plovdiv e di Amaroussion, dove si riscontra la più alta percentuale di liberi professionisti. Le donne dedite ad una professione autonoma sono soprattutto le libere professioniste di Bologna, Amaroussion e Chemnitz e le lavoratrici in proprio di Plovdiv (tav. 8). In sintesi, il nostro campione europeo di genitori è composto da quasi un migliaio di intervistati (943), di cui i padri rappresentano circa un terzo del totale (309) e le madri i restanti due terzi (634). Se ricostruiamo il profilo medio degli uomini e delle donne che hanno partecipato all indagine, emerge un immagine di adulti (38 anni gli uomini e 35 anni le donne) molto istruiti (42,5% ha un livello di istruzione terziaria), con un occupazione lavorativa (l 85% dei padri e il 70,5% delle madri), che convivono con i partner (85%) e uno (50%) o due figli (42%) di età compresa fra 1 e 10 anni

55 Capitolo secondo 2. I bisogni e le strategie di madri e padri 2.1. Modelli di lavoro e di cura: alcune ipotesi Come recenti studi hanno ampiamente dimostrato 6, il modello di famiglia in cui l uomo è il solo procacciatore di reddito e alla donna è affidato il lavoro di riproduzione è ormai superato da decenni in tutta Europa, sebbene in misura diversa. L aumento della partecipazione delle donne al mercato del lavoro ha fatto emergere diffusamente nuovi bisogni di conciliazione tra la sfera privata e quella professionale e la necessità di adottare strategie familiari molto più complesse di quelle tradizionali. La nostra ricerca ha cercato di far emergere i primi e di descrivere le seconde, attraverso l interrogazione diretta degli uomini e delle donne con figli che hanno un sovraccarico di lavoro. A partire da una considerazione generale che sottolinea come alla crescita della occupazione femminile registrata in questi anni 7 non sembra aver corrisposto un uguale aumento del lavoro maschile di cura e domestico, abbiamo cercato di esplorare in quali diverse forme si realizza oggi la divisione sessuale del lavoro nelle famiglie europee, individuandone, ove possibile, i tratti regionali e locali. In primo luogo, l analisi di genere della distribuzione dei tempi ci consente di osservare i diversi comportamenti di uomini e donne tra le due sfere, quella familiare e quella professionale. In secondo luogo, lo studio del lavoro riproduttivo all interno della sfera domestica mette a fuoco il 6 7 Cfr. in particolare H. Øystein Gullvåg, Men s Work and Family Reconciliation in Europe, in «Men and Masculinities», 9, 2007, p Il tasso d occupazione femminile negli stati membri dell Unione Europea (a 25) ha continuato a crescere stabilmente ogni anno dal Nel 2005, la crescita dell occupazione complessiva è risalita dello 0,8%, il maggiore aumento dal Tale incremento risulta da un aumento dei tassi relativi a entrambi i sessi. L occupazione delle donne è aumentata dell 1,2% rispetto allo 0,7% per gli uomini (dopo tre anni di quasi stagnazione). Il divario tra uomini e donne nel settore dell occupazione è ulteriormente diminuito sino a raggiungere i 15 punti percentuali (rispetto ai 17,6% del 2000), ma rimane ancora eccessivo (Joint Employment Report )

56 problema della condivisione tra madri e padri delle responsabilità familiari. In terzo luogo, in questo capitolo esploreremo se e come le risorse informali della famiglia (nonni, vicini, amici, etc.) abbiano un ruolo di aiuto per i genitori e, infine, in quale proporzione i servizi privati domestici e di cura stiano accompagnando e/o sostituendo il lavoro gratuito tradizionalmente prestato dalle donne in famiglia. Cercheremo, quindi, di configurare, almeno in parte, il differenziato «sistema curante», alla cui sostenibilità contribuisce in modo essenziale il sistema formale dei servizi per l infanzia, a cui è dedicato il quarto capitolo. Un ipotesi scientifica variamente diffusa 8 è quella dei tre modelli di lavoro coesistenti nei paesi europei. Il primo è quello cosiddetto delle «coppie a doppia carriera», cioè quando padre e madre lavorano entrambi a tempo pieno, un fenomeno che sta diventando prevalente nei paesi del Nord Europa (Danimarca, Svezia, Finlandia). Il secondo è un modello che polarizza tra le coppie a doppia carriera e il modello tradizionale, in cui lavora un solo genitore, generalmente il padre («modello breadwinner» 9 ). Questo modello sarebbe caratteristico dei paesi del Sud Europa (come Spagna, Grecia e Portogallo) e sarebbe applicabile anche ai paesi dell Est Europa, cioè a paesi in cui la struttura del mercato del lavoro è ancora poco flessibile in termini di orario e porta dunque le donne a doversi misurare con un vero e proprio aut-aut tra lavoro a tempo pieno e non lavoro. Il terzo modello è quello cosiddetto «dell uno e mezzo» o «dell uno e tre quarti», cioè quando nella famiglia un genitore (generalmente il padre) lavora a tempo pieno e varia invece l ammontare di ore part-time lavorate dalle madri, a cui vanno aggiunte le ore del lavoro familiare. Questo modello sarebbe sempre più usuale negli altri paesi (tra cui spiccano l Olanda e la Germania) 10. A complemento dei modelli lavorativi appena descritti, prendiamo ora in considerazione le differenze tra alcuni paesi europei in base a modelli costruiti sulla divisione tra i sessi del lavoro di cura (soprattutto verso i figli), come viene suggerito dagli studi sui servizi sociali di cura 11 (social care) e, specialmente, sull infanzia 12. Vengono sostanzialmente rilevati due modelli: uno che conferma il ruolo di cura tradizionale delle donne (the female caregiver model) e l altro che ne registra la condivisione all interno della coppia (the dual carer model). Mentre la Svezia viene indicata come il paese le cui politiche stanno tentando di stimolare l affermazione del modello paritario, le politiche di altri paesi, come Francia e Belgio, confermano il modello tradizionale, ma cercano allo stesso tempo di integrare le donne nella vita professionale; l Italia viene indicata come il paese in cui la cura dei figli rimane sostanzialmente un affare privato, il cui effetto più evidente sarebbe la scelta di molte donne di non avere figli. Le relazioni tra i modelli lavorativi e quelli di condivisione della cura non sono sempre speculari o lineari. Se ci si potrebbe aspettare, infatti, che là dove vige un modello a «doppia carriera» si realizzi anche uno a «doppia cura», frequentemente all interno della famiglia rimangono invece Si vedano, tra gli altri, J. Lewis, M. Campbell e C. Huerta, Patterns of Paid and Unpaid Work in Western Europe, cit. Conosciuto internazionalmente come «the male breadwinner/female dependent model». Tale modello, soprattutto nei Paesi Bassi, sta ricevendo una re-interpretazione più evoluta relativamente all eguaglianza di genere nel lavoro pagato e non pagato. È da intendersi, infatti, che il modello «uno e mezzo» e «uno e tre quarti» indichi il tempo complessivo che due genitori dedicano al lavoro retribuito, esprimendo, anche se indirettamente, una parallela evoluzione nella divisione sessuale del lavoro domestico-familiare. T. Kröger, Comparative Research On Social Care. cit; J. Lewis, M. Campbell e C. Huerta, Patterns of Paid and Unpaid Work in Western Europe: Gender, Commodification, Preferences and the Implication for Policy, cit. Si veda il lavoro realizzato dall European Childcare Network, in particolare A. Phillips e P. Moss, Who Cares for Europe s Children: The Short Report of the European Childcare Network,

57 egemonici i ruoli di genere tradizionali. Nonostante sia difficile accertare l adeguatezza di tali modelli in seguito alle rapide trasformazioni avvenute in questi ultimi anni e alle diverse realtà locali indagate, essi sono stati utilizzati come «modelli orientativi» per l analisi dei comportamenti che emergono dagli intervistati e, soprattutto, per cercare di evidenziare gli scarti che caratterizzano il nostro campione dalle situazioni nazionali e dalla popolazione in generale La distribuzione dei tempi tra lavoro pagato e non pagato Proponendo ai genitori intervistati di suddividere, come fosse una torta, una giornata feriale «tipo» in porzioni di tempo dedicate alle diverse attività (lavoro retribuito, attività domestica, cura dei figli e tempo libero) abbiamo inteso far emergere l importanza dell intreccio tra ruoli e responsabilità familiari e professionali nel determinare i bisogni di conciliazione e i comportamenti che madri e padri adottano per farvi fronte. Ogni intervistato aveva, inoltre, l opportunità di descrivere la distribuzione del tempo di una giornata feriale anche del proprio partner, fornendo così preziose informazioni sulla coppia, aggiuntive a quelle raccolte direttamente dai singoli padri e dalle singole madri intervistate. La «giornata feriale tipo» degli uomini, a prescindere dalle differenze territoriali, si caratterizza per la maggior parte di tempo dedicato alle attività retribuite. Il 78% dei padri lavora a tempo pieno, e addirittura i due terzi dedicano al lavoro più di 8 ore al giorno. Viceversa, la stragrande maggioranza degli intervistati occupa una piccolissima porzione di tempo nel lavoro domestico. Rispetto alla cura dei figli, invece, se il 35% degli uomini vi dedica poche ore al giorno, un ragguardevole 40% vi dedica fino ad un terzo della giornata. È proprio rispetto a tale attività che gli intervistati mostrano i segnali più evidenti di cambiamento dalla tradizionale scarsa presenza dei padri nella vita familiare. La maggior parte degli uomini, infine, ha poco tempo per sé, ma un considerevole 30% può dedicare ad attività elettive fino ad un terzo del tempo di una giornata feriale. Anche se le donne intervistate lavorano in maggioranza a tempo pieno, benché in una percentuale minore a quella degli uomini (il 55% contro il 78%), la giornata «tipo» delle madri è più articolata tra diverse attività. Se tra le lavoratrici full-time il 26% è impegnata nell attività professionale per più di 8 ore, circa il 17% delle madri intervistate dedica al lavoro retribuito un orario part-time. All attività professionale, però, si aggiungono quelle rivolte all ambiente domestico e familiare e alla cura dei figli, tanto che il tempo libero è ridotto ad una porzione piccolissima della giornata per il 45% delle intervistate. Come viene confermato da molti studi sull argomento 13, anche dalla nostra indagine emergono segnali di cambiamento dei comportamenti delle donne per fare fronte alle difficoltà di conciliare il lavoro e i tempi di vita. In primo luogo, le madri che lavorano operano una redistribuzione interna alle attività della sfera familiare, comprimendo il tempo dedicato al lavoro domestico in favore di quello dedicato ai figli. Il 40% circa del nostro campione femminile è infatti impegnato nel lavoro domestico una minima porzione del tempo giornaliero; mentre solo il 20% dedica ai figli un simile residuo della giornata. Se il 40% delle madri sta coi figli in proporzioni simili a quelle dei padri un tempo che va fino ad un terzo della giornata va considerato, però, che un altro 31% vi dedica metà della giornata o più (tav. 9). 13 L.L. Sabbadini, Come cambia la vita delle donne, ISTAT- Ministero per le pari opportunità,

58 In sintesi, in tutti i contesti analizzati si conferma il tradizionale orientamento degli uomini al lavoro retribuito ed emerge che il fattore che spinge maggiormente i padri al cambiamento dei comportamenti nei confronti del contesto familiare e riproduttivo è costituito sicuramente dai figli e da un modo nuovo di intendere la paternità. D altronde, ad un significativo numero di uomini che contribuiscono alla cura dei figli continua a corrispondere un altrettanto significativo numero di donne che tendono a dedicare a questa attività un maggior tempo ed una maggiore intensità. Inoltre, la dimensione maschile della cura si ferma sulla soglia del lavoro domestico, a cui gli uomini dedicano pochissimo tempo. Benché le donne riservino al lavoro retribuito un monte ore minore degli uomini, il carico di lavoro complessivo segnalato, anche se indirettamente, dal minore tempo libero di cui le madri intervistate godono rispetto ai padri è più gravoso di quello dei loro partner Lavoro domestico e di cura: chi fa che cosa? Per comprendere in modo più approfondito gli aspetti qualitativi della divisione del lavoro di cura e domestico tra madri e padri, abbiamo rilevato quali attività svolgono prevalentemente le madri e quali i padri. Inoltre, quali sono le risorse informali (nonni, parenti, amici, etc.) che supportano la coppia genitoriale e quali risorse private (baby-sitter, colf, etc.) le famiglie comprano sul mercato per sostenere il carico di lavoro familiare. Lo studio in dettaglio delle attività di cura e di quelle domestiche ha lo scopo di poter «vedere» un lavoro dato spesso per scontato, la cui funzione di «estensione del benessere» 14 non viene riconosciuta né nel suo valore economico, né in quello sociale. La concettualizzazione del lavoro di riproduzione sociale non è semplice e le attività che abbiamo estrapolato si riferiscono a tre macrocategorie che complessivamente ne descrivono le dimensioni relazionali, materiali e organizzative. Pur sapendo che tali dimensioni sono spesso compresenti nel lavoro familiare 15, ognuna di esse può aiutarci, almeno a livello analitico, a descrivere gruppi di attività necessarie alla vita quotidiana di una famiglia con figli. Le dimensioni relazionali ed organizzative sono riferite soprattutto alla gestione dei figli e comprendono: attività di cura, relazionali, educative (per esempio dalla cura personale, igiene, vestizione, nutrimento, al tempo di relazione, gioco, ascolto, aiuto nei compiti, accompagnamento, etc.) e attività di connessione dell ambito domestico familiare con l esterno, tra cui i servizi e le istituzioni (per esempio i rapporti con scuola, istituzioni sportive, sanità in situazioni di emergenza come malattie, incidenti, etc.). Le dimensioni materiali del lavoro familiare si riferiscono alle attività domestiche (per esempio preparare i pasti, pulire, lavare, stirare, avere cura degli ambienti di vita, etc.), tra cui sono comprese le attività di manutenzione e di approvvigionamento. Dai dati raccolti nelle città risulta molto evidente che, pur nella maggiore disponibilità di una parte dei padri nei confronti della cura dei figli, essi svolgono preferibilmente (nella quota del 70%) attività che garantiscono loro una qualità relazionale (quelle ludico ricreative) e, nel 50% circa dei A. Picchio (a cura di), Unpaid Work and the Economy: A Gender Analysis of the Standard of Living, London, Routledge, Si vedano, tra gli altri, A. Hochschild, Emotional Labour, in S. Jackson e S. Scott (a cura di), Gender: A Sociological Reader, London and New York, Routledge, 2002; e L. Maluccelli, Lavori di cura. Cooperazione sociale e servizi alla persona. L esperienza di Cadiai, Bologna, Il Mulino,

59 casi, entrano in campo nelle situazioni d emergenza e nella gestione dei rapporti con l esterno, sia con le istituzioni scolastiche, sia con quelle sanitarie. Come è chiaramente osservabile (tav. 10), i padri non sono molto meno disponibili se i bisogni dei figli si sovrappongono ai tempi e alle responsabilità professionali. Agli ultimi posti, infatti, si colloca la scelta del padre di congedarsi dal lavoro per stare a casa con il bambino ammalato e, all ultimo posto, l opzione dei padri di stare con i figli al loro ritorno dall asilo o da scuola. Le madri, invece, sono figure onnipresenti e conducono tutti i tipi di attività legate alla gestione dei figli: più del 90% di loro gestisce i rapporti con le istituzioni, ma si alza anche alla notte quando il figlio si sveglia, dedica ai figli tempo per il gioco e gestisce le situazioni d emergenza. Inoltre, la stragrande maggioranza di esse si congeda dal lavoro se il figlio si ammala (85%) Gli aiuti informali e i servizi privati a domicilio Sono i nonni ad avere un importante ruolo di aiuto dei genitori nel difficile compito educativo, di cura e di custodia dei figli. Sebbene, come abbiamo visto nel profilo sociale del campione, solo l 11% delle famiglie intervistate convive con gli anziani, essi sono spesso presenti nella vita quotidiana. Dai dati raccolti (tav. 11), emerge con molta chiarezza che la loro disponibilità è cruciale soprattutto quando gli orari del lavoro dei genitori e dei servizi all infanzia non sono armonizzati ed è necessario che qualcuno si occupi dei bambini finché uno dei genitori non rientri a casa (per il 66% degli intervistati). Un altro dato rilevante che chiarisce il ruolo dei nonni quali «strumenti» di conciliazione per i genitori che lavorano è l alta percentuale (40%) di essi che si prende cura dei nipoti quando sono ammalati e non possono, quindi, frequentare i servizi formali, oppure in situazioni d emergenza (33%). Tra le attività più frequentemente svolte dai nonni è considerevole anche quella dell accompagnamento ai servizi e alle attività extrascolastiche. I nonni non hanno solo una funzione di custodia, ma rivestono anche un ruolo più propriamente educativo e molti di loro (45%) trascorrono tempo con i nipoti anche per attività ludiche e ricreative in tutte le città. La rete dell aiuto informale non si esaurisce con la figura dei nonni, ma si estende potenzialmente anche ad altri parenti, facendo emergere come alcune funzioni di cura e di custodia vengano svolte anche da fratelli e sorelle maggiori nei confronti dei più piccoli. Le situazioni in cui viene attivata la rete parentale più ampia non sono particolarmente frequenti, ma circa nel 10% dei casi essa è utile quando i figli arrivano a casa dai servizi o dalla scuola in orari in cui i genitori non sono ancora rientrati dal lavoro. Il tempo trascorso con parenti, fratelli e sorelle più grandi, è dedicato soprattutto alle attività di gioco. Anche vicini di casa ed amici costituiscono una risorsa informale per padri e madri che lavorano, benché la loro funzione di custodia non venga attivata spesso e, comunque, in maniera meno frequente della fruizione dei servizi privati (baby-sitter). L ingresso del mercato nelle relazioni e nelle funzioni svolte in passato gratuitamente dalle donne nella famiglia non è particolarmente sviluppato nel nostro campione. Infatti, relativamente alla cura dei figli, le famiglie che attivano una baby-sitter sono circa il 10%, mentre la proporzione di chi utilizza i servizi formali per l infanzia è molto maggiore (il 33% asili nido pubblici e il 66% la scuola materna). La principale motivazione per la quale i genitori cercano una baby-sitter sul mercato è principalmente quella di coprire le sfasature di orario tra i servizi per l infanzia e il lavoro professionale, o di far fronte alle situazioni di malattia dei figli. Sono principalmente i genitori con 56 56

60 un alto livello di istruzione e con una forte posizione professionale che utilizzano per varie funzioni i servizi privati offerti in un mercato del lavoro più o meno regolato (tav. 12). A differenza di altri studi su questo tema 16, abbiamo valutato importante distinguere il lavoro relazionale, educativo e di cura dei figli da quello domestico in senso stretto, perché tra i lavori riproduttivi è sicuramente quello meno riconosciuto socialmente. Al suo interno possiamo annoverare, comunque, diverse attività: da quelle più gestionali e tecniche (l amministrazione e la manutenzione domestiche), cui sembrano dedicarsi preferibilmente gli uomini insieme all approvvigionamento, a quelle più materiali, come cucinare, lavare, stirare, pulire, etc., cui si dedicano principalmente le donne. La sperequazione tra carichi di lavoro femminile e maschile appaiono evidenti: la percentuale delle madri che si dedicano a tutte le attività della casa è molto più alta di quella dei padri (tav. 10). Nel lavoro domestico, inoltre, gli aiuti informali sono molto meno incisivi che nella cura dei figli. Il ruolo dei nonni generalmente si indebolisce, ma, laddove essi convivono con i figli e i nipoti, il loro apporto continua ad essere rilevante. A Craiova e Plovdiv, dove le famiglie degli intervistati residenti con i nonni sono rispettivamente il 13% e il 38%, quelli che contribuiscono, ad esempio, alla pulizia della casa sono il quadruplo che nelle altre città dove la convivenza è molto più bassa. Quasi inesistente è, su questo piano, il contributo dei vicini e degli amici, ma alcune famiglie comprano tali servizi nel mercato privato. Le colf o assistenti familiari vengono utilizzate per i lavori più pesanti, quali la pulizia degli ambienti e lo stirare, da circa il 30% delle famiglie più abbienti, da meno del 20% delle famiglie che possiamo definire di ceto medio e da circa il 10% di quelle che si definiscono a reddito basso. A conclusione di questo capitolo, analizziamo le risposte alla domanda sulla soddisfazione rispetto alla condivisione dei carichi di lavoro nella famiglia (tav. 13). Complessivamente, la maggior parte dei padri e delle madri è soddisfatta, ma i primi lo sono molto più delle seconde: il 60% contro il 41%. Gli esplicitamente insoddisfatti sono solo il 5% degli uomini e il 17% delle donne. Considerati gli orientamenti di padri e madri verso la condivisione del lavoro domestico e di cura che abbiamo precedentemente descritto, sembrerebbe che le opinioni positive dei genitori, e specialmente quelle delle donne, espresse in particolare nelle città dell Est Europa, si radichino nell adesione delle madri al modello ancora egemonico basato sui tradizionali ruoli di genere nella famiglia, che neanche l ampia partecipazione delle donne nel mercato del lavoro ha finora scalfito. 16 J. Ermisch e M. Francesconi, Parental Investments and Children Welfare, in T. Boeri, D. Del Boca e C. Pissarides (a cura di), Women at Work: An Economic Perspective, Cambridge, Oxford University Press,

61 Capitolo terzo 3. Traiettorie di genere nelle professioni 3.1. Genitorialità e lavoro In questa sezione cercheremo di indagare i cambiamenti delle traiettorie lavorative che si verificano in seguito agli eventi familiari, come la nascita di un figlio; i vincoli e le opportunità che i padri e le madri incontrano nell organizzazione del lavoro retribuito; le decisioni e le strategie che, infine, donne e uomini adottano per elaborare i propri progetti di vita e realizzare le proprie aspettative, pur all interno di cornici culturali e strutturali ancora molto vincolanti. Particolare attenzione è stata data in questi ultimi anni ai percorsi professionali femminili, caratterizzati da interruzioni ed abbandoni a seguito della nascita dei figli 17 e dalle difficoltà a rientrare poi nel mercato del lavoro. Oltre ad interessarsi all uscita dall occupazione, gli studi si sono concentrati su un altra conseguenza importante della maternità: la diminuzione dell orario di lavoro e, in particolare, la preferenza femminile per il part-time. Gli effetti della genitorialità sulle madri sono molto diversi da quelli sui padri, come emerge anche dai risultati della nostra ricerca. A dispetto del 41% delle donne intervistate, per le quali la situazione lavorativa non è cambiata dopo la nascita dei figli, ben il 25% delle madri occupate ha smesso di lavorare: il 20% dimettendosi volontariamente e il 4,9% subendo un licenziamento (tav. 14). La difficoltà per le madri che escono dall occupazione a rientrarvi dopo aver cresciuto i figli emerge in modo palese dai dati raccolti tra le intervistate senza un attività professionale al momento della ricerca. Circa il 20% del campione femminile totale è infatti costituito da madri non occupate, di cui il 17,8% ha lavorato in passato e solo il 2,4% non ha mai avuto un lavoro retribuito. L analisi delle motivazioni dell abbandono dell attività lavorativa rivela al primo posto la nascita del primo figlio; al secondo quella dei figli seguenti; al terzo, invece, il matrimonio. Inoltre, l 11% delle mamme intervistate attualmente non cerca un lavoro per occuparsi dei figli. Analizzando il dato dell uscita dall occupazione per 17 Tra gli altri, si vedano gli studi dell OECD, Employment Outlook 2002; e Isfol (a cura di), Maternità, lavoro e discriminazioni,

62 professioni, notiamo che le donne che hanno mantenuto la stessa situazione lavorativa sono in gran parte le dirigenti e le quadro (70%), mentre tra chi ha smesso di lavorare dopo la nascita del figlio hanno un posto di rilievo le impiegate e/o le insegnanti, le lavoratrici autonome, in minor misura le operaie (tav. 15). Quando non escono dal mercato del lavoro in conseguenza alla nascita dei figli, la strategia più usata dalle madri è la riduzione dell orario di lavoro (il 22% delle intervistate), confermando l aspettativa di un minore attaccamento delle donne al lavoro professionale e un adesione alle prescrizioni di ruolo. Se un importante causa di uscita dal mercato del lavoro quando nascono i figli è la mancanza di servizi, nel caso di città con un alta copertura di servizi all infanzia sembra ancora più importante la preferenza delle madri a rimanere con i figli più tempo. Le risposte delle intervistate mostrano anche che il livello di istruzione incide fortemente sulle strategie delle madri rispetto alla propria occupazione ed è determinante per comprendere l attaccamento delle donne al lavoro professionale. Articolando per professioni il comportamento femminile rispetto alla nascita dei figli emerge, infatti, che le donne che registrano minori cambiamenti sono le dirigenti e le quadro che, semmai, hanno cercato di migliorare la propria posizione lavorativa assumendo, in questo caso, un comportamento simile alle operaie. I cambiamenti maggiori interessano le lavoratrici autonome, che in parte hanno aumentato l orario di lavoro, ma, soprattutto, lo hanno fortemente diminuito, in qualche caso grazie a una maggiore flessibilità, in altri rinunciando invece alla carriera. Le impiegate e le insegnanti sembrano avere subito un impatto sul lavoro altrettanto complesso, dal momento che anche tra loro si rileva un alta proporzione di madri che hanno diminuito l orario e, in molti casi, rinunciato alla carriera. Se tra gli uomini intervistati è più raro riscontrare effetti così drastici sul lavoro per la nascita di un figlio, non mancano comunque i casi di cambiamento della posizione lavorativa. A fronte del 65% degli uomini che non ha modificato il proprio status professionale, il 5,5% dichiara di aver avuto un interruzione di carriera (tav. 14). Altri tipi di cambiamenti, magari meno radicali, coinvolgono comunque gli intervistati in modo considerevole. Sul versante dei padri, coerentemente alle tradizionali prescrizioni di ruolo, si verifica più frequentemente un incremento dell attaccamento alla professione che riguarda sia il miglioramento della posizione lavorativa (il 19% degli intervistati), sia l aumento dell impegno lavorativo in termini di orario (quasi il 13%). In generale, quindi, l orientamento dei padri alla nascita dei figli è quello di migliorare la propria posizione lavorativa, in una logica ancora pienamente interna al modello breadwinner. Tuttavia, qualche segnale positivo di cambiamento verso un modello maschile più coinvolto nelle responsabilità di cura e familiari comincia ad emergere, a partire dai comportamenti professionali di fronte alla nascita di un figlio. A Chemnitz e a Plovdiv, infatti, rispettivamente il 9% e il 13% circa del campione dichiara di avere diminuito l orario di lavoro, mentre a Chemnitz, Bologna e Amaroussion fra l 8% e il 9% dichiara di avere addirittura rinunciato a percorsi di carriera. Articolando i dati per professione (tav. 15), possiamo affermare che tra i lavoratori autonomi e tra gli operai si trovano i padri che attivano più cambiamenti alla nascita di un figlio rispetto ai dirigenti, ai quadri, agli insegnanti e agli impiegati. In quale direzione vanno questi cambiamenti? Solo tra i lavoratori autonomi c è chi interrompe e, presumibilmente, cambia lavoro diventando padre (10%) e chi diminuisce il tempo dedicato alla professione (19%). Di segno opposto sono invece le strategie attuate dagli operai, che nel 26% dei casi cercano di migliorare la propria posizione lavorativa, anche attraverso la ricerca di un secondo lavoro (7%), e aumentano il proprio orario (15,5%). Tra i dirigenti e i quadri, il 15,5% cerca di aumentare l orario di attività, il 21% di migliorare la propria posizione lavorativa per incrementare il reddito. Gli impiegati e gli insegnanti, d altro canto, più delle altre professioni 59 59

63 dichiarano di avere rinunciato alla carriera, ma anche di avere incrementato le proprie entrate con un secondo lavoro (tav. 15) Strumenti per la conciliazione: i congedi parentali Veniamo ora ad analizzare i dati sull astensione obbligatoria dal lavoro per maternità e i congedi parentali che supportano entrambi i genitori per la cura dei figli. Se la tutela della maternità ha una lunga tradizione nei paesi europei, i congedi parentali sono molto più recenti e il loro funzionamento varia da paese a paese. Questi strumenti hanno un importante ruolo nelle politiche di conciliazione, soprattutto quando i bambini sono piccoli: operando in sinergia con le interruzioni di carriera e con la riduzione dell orario di lavoro, sono importanti per combinare la vita lavorativa e quella privata. Ma quanti genitori usano questo diritto? Cominciamo con il sottolineare che complessivamente le donne che hanno utilizzato il congedo parentale nei primi anni di vita dei figli sono in percentuale il 42% (tav. 16). Sommando insieme astensione obbligatoria e congedi parentali, la durata del periodo di sospensione del lavoro varia nelle diverse città, in media da un massimo di 38 mesi a un minimo di 7. I dati relativi agli uomini, invece, registrano una percentuale di utilizzo dei congedi facoltativi del 13%, confermando la scarsa fruizione del proprio diritto alla cura. Inoltre, quando i padri lo utilizzano, la durata è molto più breve rispetto alle madri, da un massimo di 16 a un minimo di un mese nelle sei realtà urbane prese in considerazione. Questi comportamenti sono rilevatori della necessità di superare un problema fondamentale che inibisce alle madri e ai padri la possibilità di scegliere liberamente le opportunità offerte dalle leggi: l impatto negativo sul lavoro che ha un congedo più o meno lungo, in termini sia di reddito sia di carriera. Infatti, l utilizzo di questi strumenti che tutelano e supportano la genitorialità è legato, come è stato rilevato in studi recenti 18, ad alcuni fattori determinanti come il livello di pagamento del congedo, la cultura organizzativa, la flessibilità dei dispositivi (per esempio la possibilità di prendere il part-time), il settore del mercato del lavoro (per esempio nel pubblico i tassi di fruizione sono più alti) e il livello di istruzione dei genitori, specialmente per gli uomini. Va da sé che congedi generosi e ben pagati siano più utilizzati di quelli non retribuiti. Piuttosto articolato è nelle sei città il comportamento degli intervistati rispetto ai permessi per allattamento e malattia e rispetto alle «indennità» 19. Le donne sono quelle maggiormente coinvolte, ovviamente, nella fase dell allattamento, ma sono anche quelle che si fanno maggiormente carico, rispetto agli uomini, di essere presenti in caso di malattia dei figli. In alcuni contesti urbani, come Bologna e Amaroussion, le madri con un lavoro autonomo, per le quali in buona parte non sono applicabili i diritti di cui godono i lavoratori dipendenti, hanno usufruito di un indennità alla nascita di un bambino nella misura significativa del 26-27% circa. Tuttavia, anche gli uomini hanno cominciato a servirsi della legislazione messa a punto dai singoli Tra gli altri, si veda European Commission, Reconciliation of Work and Private Life: A Comparative Review of Thirty European Countries, Le indennità o trasferimenti monetari (family/child allowances) sono una dimensione delle politiche di conciliazione e includono l assegno familiare e un benefit alla nascita del figlio. Esistono in quasi tutti i paesi europei. Di per sé non sono politiche di conciliazione, ma di reddito. Diventano politiche di conciliazione quando sono finalizzate direttamente ai genitori occupati che combinano lavoro e cura dei figli

64 paesi per favorire la conciliazione, e a farsi carico in modo crescente di precise responsabilità genitoriali: oltre ai congedi, di cui si è detto, gli uomini intervistati hanno usufruito di permessi per la malattia dei figli (il 12,3%) e per l allattamento (il 4% complessivo, dato che raggiunge il 9% a Bologna), e hanno usufruito dell indennità di paternità (il 4% totale, che raggiunge l 8% a Bologna e il 9% ad Amaroussion). Box 3 La legislazione sui congedi parentali Germania Italia Grecia Romania Bulgaria Modificata nel 2007 (legge Beeg), la legislazione sui congedi parentali prevede pari diritto per entrambi i genitori di usufruire del congedo, anche dividendosi il periodo complessivo consentito. Il lavoratore riceve un contributo pari ai due terzi dell ultimo stipendio (fino ad un tetto massimo di euro) per 14 mesi (12 mesi più 2 se anche il secondo genitore ne usufruisce). I genitori che non sono occupati, anche se non lo erano prima della gravidanza, ricevono un bonus garantito minimo di 300 euro**. Le persone che frequentano corsi di formazione o corsi di studio superiori e assolvono a compiti domestici possono richiedere il congedo**. I genitori possono prendere il congedo fino al terzo anno di età del bambino, con la conservazione del posto di lavoro**. «L 85% dei genitori in possesso dei requisiti necessari utilizza il congedo. La maggior parte delle donne rimane a casa durante il primo anno di vita del bambino e torna successivamente a lavorare part-time. Solo il 5% dei padri usufruisce del congedo»*. Con la legge n. 53/2000 il congedo parentale per i lavoratori dipendenti è consentito (per entrambi i genitori) fino all ottavo anno di vita del bambino, per un periodo complessivo di 10 mesi successivi al congedo obbligatorio di maternità (della durata di 5 mesi). Se anche i padri usufruiscono del congedo il periodo complessivo si estende a 11 mesi. È riconosciuto il 30% della retribuzione per un periodo massimo di 6 mesi. Durante il primo anno di vita del bambino, inoltre, se entrambi i genitori lavorano full-time, ad uno dei due spettano 2 ore di riposo giornaliero**. Le lavoratrici autonome hanno diritto ad un congedo di 3 mesi, con indennità pagata dall Istituto nazionale di previdenza sociale, da godere entro il primo anno di vita del bambino**. «Il 75% delle madri (e solo il 7% dei padri) usufruisce del congedo parentale. Il congedo non retribuito rimane un opzione delle donne che lavorano nell amministrazione pubblica»*. Con la legge n /99 il congedo parentale è considerato come tempo lavorativo dedicato al welfare ed è per questo pienamente retribuito. «I dati statistici rilevano basse percentuali di utilizzo dei congedi per entrambi i sessi, che variano a secondo delle dimensioni dell azienda e della forza delle organizzazioni sindacali»*. Nel settore privato, a differenza del pubblico, entrambi i genitori possono usufruire del congedo. Un genitore può scegliere se lavorare un ora in meno al giorno per i 30 mesi successivi al congedo obbligatorio di maternità (della durata di 4 mesi). Col consenso del datore di lavoro si può anche decidere di lavorare 2 ore in meno al giorno, fino al primo anno di età del bambino. In alternativa, il lavoratore può estendere il congedo di 4 mesi continuativi dalla fine del congedo obbligatorio**. Nell impiego pubblico, una madre può decidere di lavorare 2 ore in meno al giorno fino al raggiungimento di 2 anni di età del figlio e un ora in meno fino ai 4 anni. In alternativa può scegliere di estendere di ulteriori 9 mesi il congedo**. Dal 2003 (legge n. 41/2003), in casi specifici lo stato provvede ad un estensione del congedo**. Negli ultimi due anni sono state introdotte alcune misure a favore delle pari opportunità tra uomini e donne, le discriminazioni e la sicurezza sociale, per attivare un percorso di adeguamento legislativo agli standard della Comunità Europea. In particolare, è stata emanata la legge n. 25/2004, per la protezione della maternità e dell allattamento nel posto di lavoro**. Nel 2004 è stata introdotta una legge sul congedo, di cui possono usufruire entrambi i genitori per crescere i figli fino all ottavo anno di età. Tale congedo non viene in alcun modo retribuito**. * Fonte: European Commission, Reconciliation of work and private life: a comparative review of thirty European countries, ** Fonte: Informazioni fornite dalle municipalità aderenti al progetto Briefcase

65 Cosa succede a quelle donne che non hanno affatto sospeso il lavoro o lo hanno interrotto per meno di tre mesi? Come già osservato rispetto all importanza degli aiuti informali ai genitori, i nonni rimangono la fonte primaria di sostegno alla genitorialità e, soprattutto, alla maternità. Infatti, il 19% del campione complessivo dichiara di avere lasciato i bambini ai nonni. Secondariamente, i genitori si rivolgono al mercato privato: il 6,5% del totale degli intervistati, infatti, dichiara di avere utilizzato servizi di baby-sitting. Infine, la riduzione dell orario di lavoro, come già osservato, è la strategia messa in pratica da molte delle madri intervistate. Osservando anche questa batteria di domande per professione, emerge che i nonni sono chiamati in causa più dagli uomini dirigenti e impiegati e, in misura minore, dalle donne lavoratrici autonome e dirigenti; che alla baby-sitter si rivolgono soprattutto uomini e donne lavoratori autonomi e dirigenti e che la riduzione dell orario di lavoro riguarda principalmente i lavoratori autonomi, come già rilevato in precedenza Flessibilit à dell orar io e organizzazion e del l avoro familyfriendly Vediamo, infine, come le responsabilità familiari condizionino scelte e comportamenti professionali maschili e femminili. Come abbiamo detto nel primo capitolo, padri e madri intervistati/e sono in stragrande maggioranza occupati/e; le professioni più rappresentate sono quelle dipendenti (soprattutto impiegatizie), con contratti di lavoro a tempo indeterminato (tav. 17). I ritmi di lavoro sono particolarmente intensi per gli operai e le operaie soggetti anche a maggiore turnazione e per gli uomini imprenditori e lavoratori autonomi, dirigenti e quadro. Il part-time interessa il lavoro femminile in modo assai più rilevante di quello maschile. Questi genitori impiegano in media meno di mezz ora per raggiungere il posto di lavoro, anche se tendenzialmente gli uomini lavorano più lontano delle donne, quasi il 9% di donne e uomini con un attività autonoma o imprenditoriale ha la possibilità di lavorare in casa. Se la maggior parte dei padri intervistati dichiara di non aver potuto scegliere il proprio orario lavorativo perché il datore di lavoro non ha dato alternative, la maggior parte delle madri collegano la scelta dell orario alla necessità di conciliare il lavoro con le responsabilità domestico-familiari e solo in subordinazione ai vincoli organizzativi all interno dei quali sono costrette ad operare. In secondo luogo, una motivazione importante per i padri al prolungamento dell orario è quella economica, legata alla volontà di massimizzare il reddito, e solo in terza posizione si collocano le necessità di conciliazione con le responsabilità familiari. Analizzando i dati secondo la professione degli intervistati, si rileva una maggiore articolazione dei comportamenti maschili e femminili. Per un verso, i lavoratori autonomi e gli imprenditori si sono organizzati secondo un orario di lavoro che consente loro di sostenere anche gli impegni familiari; per un altro verso, i padri con un lavoro dirigenziale e i quadri, gli impiegati e gli insegnanti, infine gli operai si dichiarano obbligati ad un determinato orario dall organizzazione in cui prestano lavoro e, in secondo luogo, sono motivati da obiettivi di reddito. Sia le donne con un lavoro professionale e autonomo, sia le impiegate e le insegnanti hanno cercato di ottenere un orario che consentisse loro la conciliazione con i tempi della famiglia, mentre le dirigenti e le quadro sono state motivate da obiettivi economici e di reddito. Solo le operaie dichiarano di non avere avuto la possibilità di scegliere. A conferma di quanto appena detto, gli uomini intervistati alle prese con la ricerca di un lavoro 62 62

66 dichiarano di desiderare un occupazione solo a orario pieno, mentre le donne nella stessa condizione lo vorrebbero preferibilmente a tempo parziale. Articolando il dato per professione, emerge che le donne che cercano un lavoro a tempo preferibilmente parziale sono soprattutto le autonome e le imprenditrici, le impiegate e le insegnanti, mentre le dirigenti, le quadro e le operaie lo cercano solo a tempo pieno. Box 4 Legislazione sulla flessibilità lavorativa «La legge introdotta nel 2001 ha lo scopo di rafforzare la posizione del lavoratore che necessita di una riduzione dell orario di lavoro. Può ottenere una riduzione dell orario se: il datore di lavoro impiega più di 15 persone; l impiego dura da più di 6 mesi e se non ci sono ragioni operative che si oppongono alla riduzione dell orario. La maggior parte dei datori di lavoro accorda il part-time ai lavoratori. Uno studio ha dimostrato che il 23% dei lavoratori potrebbe lavorare parzialmente a casa»*. Germania In Sassonia la legge per «La promozione delle donne e la conciliazione tra famiglia e lavoro nel settore pubblico» obbliga le autorità locali e regionali a elaborare un piano («Supporting Plan for Women») ogni quattro anni su questi temi. La legge non è applicata nel settore privato. Tra le misure previste rientrano quelle volte a garantire una maggiore flessibilità nell occupazione. Prevede orari di lavoro flessibili o part-time per la cura dei bambini e dei disabili in famiglia, senza che questo possa intaccare la possibilità di reinserimento come lavoratore full-time o abbia conseguenze negative sulle prospettive di carriera. Promuove, inoltre, una valutazione delle richieste di telelavoro**. Italia Grecia Romania Bulgaria Dal 1989, nella municipalità di Düsseldorf esiste un programma per la promozione e l avanzamento delle donne che è stato oggi aggiornato da un programma per le pari opportunità: «Piano per l eguaglianza di opportunità professionali tra donne e uomini» che ha tra i suoi obiettivi la conciliazione famiglia e lavoro**. Dal 2000 la legge n. 53 finanzia misure che consentano ai genitori che lavorano di usufruire di particolari flessibilità sugli orari e sull organizzazione del lavoro (tra cui part-time, telelavoro e lavoro a domicilio). «Nonostante tali misure, nel privato la disponibilità del parttime è limitata e i progressi sulla flessibilità sono in ritardo rispetto agli altri Paesi»*. Dal 1990 esiste una legge sul part-time (n ), implementata dalla legge n /2005, che ha introdotto flessibilità sugli straordinari e sulla possibilità di diminuire l orario lavorativo**. Dati non disponibili**. «Esistono pochissime misure che consentano la flessibilità lavorativa»*. * Fonte: European Commission, Reconciliation of work and private life: a comparative review of thirty European countries, ** Fonte: Informazioni fornite dalle municipalità aderenti al progetto Briefcase

67 Gli studi hanno dimostrato, al di là delle singole caratteristiche dei differenti paesi, che la presenza o meno di politiche favorevoli alla conciliazione e di norme di eguaglianza di genere nei luoghi di lavoro producono non solo benefici per il lavoratore, ma anche per l organizzazione aziendale. A questo proposito, abbiamo cercato di indagare se nelle diverse città madri e padri avessero incontrato e usufruito di iniziative datoriali atte a rendere più amichevole la relazione tra professione e famiglia. Iniziative che riguardano la flessibilità dell orario di lavoro in entrata e in uscita, l asilo aziendale, il telelavoro, etc. In tutte le sei città (ad eccezione di Plovdiv), il 23% dei genitori sembrano poter godere di orari lavorativi abbastanza elastici (tav. 18). A questo si uniscono altre iniziative cui gli intervistati hanno preso parte come gli asili aziendali, il telelavoro, i programmi speciali per la maternità, il job sharing, le quali in ogni contesto urbano possono combinarsi in modo diverso per adattarsi alle strategie e alle scelte di conciliazione che dipendono dalle propensioni individuali di padri e madri. Articolando il discorso per professioni, possiamo aggiungere che il telelavoro interessa soprattutto i dirigenti e i quadri, uomini e donne, mentre il job sharing riguarda gli impiegati uomini e le dirigenti e quadri donne (tav. 19). Nella domanda inerente la soddisfazione sulla conciliazione tra impegni professionali e familiari, il giudizio complessivo si attesta sia per gli uomini sia per le donne sul punteggio più alto, trasversalmente alle professioni, all infuori delle donne operaie (tav. 20)

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69 Capitolo quarto 4. Il ruolo dei servizi per l infanzia 4.1. I servizi all infanzia e la condivisione delle responsabilità familiari I servizi all infanzia sono uno dei nodi fondamentali delle politiche atte a favorire la conciliazione fra responsabilità familiari e lavoro di donne e uomini. Non a caso l Unione Europea (Agenda di Lisbona, 2000) ha stabilito per gli stati membri l obiettivo di offrire una copertura di servizi del 33% per i bambini da 0 a 3 anni e del 90% per bambini da 3 a 6 anni entro il La ricerca comparativa tra i paesi europei 20 ha rilevato come le diverse nazioni, con differenze notevoli tra di esse, stiano raggiungendo questo obiettivo per la fascia d età 3-6, mentre maggiori difficoltà si incontrano nella copertura dei servizi sotto i 3 anni. Il tema delle politiche per i bambini fino al 1 anno di età non è ancora un problema politico di cui si dibatte in Europa. Data l età dei figli dei genitori intervistati, prendiamo in considerazione principalmente il servizio asilo nido 0-3 anni, che è ritenuto quello più critico. Osserviamo, dunque, quali caratteristiche ha il campione che utilizza (o ha utilizzato) i servizi forniti dalla propria città. Tenendo conto di tutte le forme di asilo nido (0-3 anni) pubbliche, private ed aziendali gli intervistati che dichiarano di aver fruito di tale servizio sono il 43% sul totale. Di questi, l 83,5% ha frequentato asili pubblici, il 16,5% asili privati. Gli utenti dei due servizi provengono soprattutto dal ceto medio. Mentre nel pubblico sono iscritte in prevalenza famiglie con due figli, nel privato in maggioranza sono figli unici. L analisi delle caratteristiche dei nuclei familiari rivela che si tratta di figli di genitori inseriti nel mondo del lavoro (l 85% complessivamente), con un impegno professionale a tempo pieno. Inoltre, si tratta di padri che tendono ad avere orari di lavoro particolarmente lunghi, mentre le madri 20 Si veda in particolare T. Kröger, Comparative Research on Social Care, cit

70 tendono a fare il part-time per dedicare più tempo quotidiano ai figli, quando rientrano dall asilo, riducendo quello occupato nelle attività domestiche. A tale riguardo è interessante notare che, nelle famiglie che usano l asilo nido, i padri si dedicano maggiormente anche al lavoro domestico (il 53% fino al 10% del tempo di una giornata, ma ben il 26% fino al 30%) rispetto al campione maschile complessivo e, inoltre, il 58% dei padri trascorre con i figli fin quasi a un terzo della giornata, dato decisamente superiore al 40% del campione maschile totale (cfr. tav. 9). I numeri sull occupazione evidenziano che esiste un rapporto positivo fra l ingresso precoce dei bambini nei servizi e l occupazione femminile. All interno di questo gruppo di famiglie, infatti, l occupazione femminile è dell 83%, contro il 70,5% del campione complessivo. Se guardiamo i dati, oltre che per genere, anche per la professione delle intervistate (tav. 21), emerge che i figli delle dirigenti e delle quadro sono i principali utilizzatori dei nidi, al secondo posto sono i figli delle imprenditrici e delle lavoratrici autonome, poi i figli delle impiegate e insegnanti, infine delle operaie 21. Inoltre, va sottolineato che anche per queste madri l impatto della nascita dei figli sulla professione è particolarmente rilevante: se un ragguardevole 18% dichiara di avere migliorato la propria posizione, il 29% ha invece ridotto l orario di lavoro e il 23% ha rinunciato alla carriera. Prendendo in considerazione la professione dei padri emerge che sono i figli dei dirigenti e dei quadro ad utilizzare maggiormente gli asili nido, in seconda posizione si trovano i figli degli impiegati e insegnanti, molto meno i figli degli imprenditori e dei lavoratori autonomi, infine quelli degli operai (solo il 15,5%). Vediamo dunque l organizzazione domestica quotidiana e la divisione dei ruoli interna a queste famiglie. Quando il figlio scolarizzato non è all asilo, la principale figura che lo accudisce è la madre, al secondo posto sono i nonni e, solo al terzo, i padri. I dati sulla divisione per sesso dei compiti di cura confermano quanto già detto nel secondo capitolo, anche se fra questi genitori il divario dei carichi di lavoro tra le madri e i padri è decisamente minore. Per esempio, fra il 34% e il 42% cioè una proporzione ben più alta della percentuale generale sta a casa quando i figli si ammalano o sta con loro quando non sono all asilo in orari lavorativi. Anche nella divisione del lavoro domestico la distanza uomo-donna diminuisce, ma in maniera meno significativa. Dunque, laddove l attaccamento delle madri al lavoro incontra un offerta di servizi adeguata (ma è vero anche il contrario: laddove un offerta di servizi adeguata consente alle madri di manifestare il proprio attaccamento al lavoro), la divisione dei compiti familiari si presenta più paritaria. Probabilmente è l organizzazione stessa dei tempi di vita ad accelerare in modo naturale l evoluzione dei ruoli tradizionali L offerta dei servizi nelle città Vediamo ora la situazione dei servizi nelle sei città coinvolte nell indagine, ricollegandoci anche alla descrizione del contesto politico operata nel primo capitolo. A partire da una copertura dei servizi pubblici molto diversa da città a città (box 5), che comunque ribadisce la criticità del servizio 0-3, in ogni municipalità si stanno cercando nuove forme di integrazione per aumentare un offerta che fatica a crescere. A Bologna, per esempio, si registrano alcuni problemi di disponibilità e 21 Su questi dati potrebbero influire caratteristiche diverse del campione generale, come, per esempio, la forte presenza di operai nelle interviste di Plovdiv, che ha pochi servizi per la fascia

71 sostenibilità economica del servizio pubblico. Per questo la città ha scelto di dare ai genitori la possibilità di usufruire di modelli diversi di assistenza alla prima infanzia, da cui l azione pilota elaborata nel corso di questo progetto della quale si dà conto nella terza parte del volume. In altre città, invece, il servizio pubblico integra la propria offerta attraverso una buona collaborazione con le aziende, una strategia che viene riconosciuta necessaria da molti amministratori delle municipalità partner del progetto Briefcase, come rivelano le interviste nella prima parte del volume. In particolare, mentre gli asili aziendali sono per lo più organizzati dalle grandi imprese 22, che hanno più disponibilità e «massa critica», l azione pilota di Düsseldorf, che verte sugli asili aziendali, cerca di coinvolgere la piccola e media impresa. L iniziativa si inserisce nell alveo di un processo innovativo sulle politiche della famiglia, cominciato dopo l unificazione nazionale, che sta portando la Germania a diventare più simile alla Francia e ai paesi scandinavi 23. Negli ultimi anni, infatti, si è aperto nel paese un dibattito pubblico che ha coinvolto anche il mondo imprenditoriale e ha prodotto una nuova legislazione sui congedi parentali e un rinnovato desiderio di collaborazione con le imprese. In questo contesto, si inserisce il progetto politico sulla conciliazione di Düsseldorf, che prevede l aumento del tasso di copertura degli asili nido. Studi recenti hanno evidenziato come anche la Grecia abbia avviato sugli asili un processo di collaborazione con le più grandi compagnie presenti a livello nazionale 24. Box 5 - La mappa dei servizi Düsseldorf* Chemnitz* Germania** I nidi accolgono bambini dai 4 mesi ai 3 anni, con una copertura del 15%; la proporzione bambini/educatori è di 5 a 1; l apertura è di 10 ore al giorno. Le materne accolgono bambini da 3 a 6 anni, con una copertura del 100%; la proporzione bambini/educatori è di 7 a 1; l apertura è di 8 ore al giorno. Il 70% di questi posti sono a tempo pieno. Sono presenti, inoltre, ulteriori servizi per l infanzia, tra cui asili aziendali, baby parking ed educatrici familiari. I nidi accolgono bambini dalle 9 settimane ai 3 anni, con una copertura del 53%; la proporzione bambini/educatori è di 6 a 1; l apertura è di 11 ore al giorno. Le materne accolgono bambini da 3 a 6 anni, con una copertura del 95,6%; la proporzione bambini/educatori è di 13 a 1; l apertura è di 11 ore al giorno. Sono presenti, inoltre, ulteriori servizi per l infanzia, tra cui asili aziendali, baby parking ed educatrici familiari. La copertura nazionale dei nidi è del 7%, delle materne dell 89%. Nel 1996 è stata emanata una legge secondo cui è diritto di ogni bambino sopra i 3 anni avere un posto in una struttura pubblica. I genitori pagano la retta in base al reddito. La media è di circa 110 euro al mese per le scuole pubbliche, con un picco di 690 euro per i privati Per approfondimenti cfr. B. Del Boca, C. Saraceno e F. Billari, Politica per la famiglia a costo zero. O quasi, in «La voce.info», 17 luglio Per approfondimenti, si veda C. Saraceno, Quando il vento dell Est aiuta le lavoratrici, in «La voce.info», 3 gennaio Si veda European Commission, Gender Equality Report: Reconciliation of Work and Private Life. A Comparative Review of Thirty European Countries,

72 Bologna* Italia** Amaroussion* Grecia** Craiova* Romania** Plovdiv* Bulgaria** I nidi accolgono bambini dai 3 mesi ai 3 anni, con una copertura del 34,5%; la proporzione bambini/educatori è di 5 a 1; l apertura è di 10,5 ore al giorno. Le materne accolgono bambini da 3 a 6 anni, con una copertura del 102,2% (poiché si accettano anche bambini non residenti); la proporzione bambini/educatori è di 24 a 1; l apertura è di 10 ore al giorno. Sono presenti, inoltre, ulteriori servizi per l infanzia, tra cui asili aziendali, baby parking ed educatrici familiari. Il tasso di copertura per i bambini 0-3 offerto dalla somma di tutti i servizi e le opportunità pubbliche è del 43,57%. La copertura nazionale dei nidi è del 9%, delle materne del 93%. I dati nazionali confermano che nelle diverse regioni italiane esiste una grande differenziazione dei servizi (in qualità e quantità) sia rispetto alle età, sia alle aree territoriali. Le rette per le scuole, che in alcune regioni raggiungono un picco di euro, variano in base al reddito. I nonni risultano essere quelli che maggiormente si prendono cura dei bambini nei primi anni di età. I nidi e le materne accolgono bambini dagli 8 mesi ai 6 anni, con una copertura rispettivamente del 5,2% e del 17,8%; la proporzione bambini/educatori è di 9 a 1; l apertura è di 10 ore al giorno. Gli asili costano da 0 a 100 euro in base all età, al numero dei figli per famiglia, allo stato sociale. La copertura nazionale dei nidi è del 7%, delle materne del 60%. A livello nazionale si rileva una bassa copertura per i bambini sotto i 3 anni. A causa della decentralizzazione delle risorse legate ai servizi per l infanzia, c è una forte carenza di dati. I genitori pagano i servizi in base al reddito. Le rette non superano i 300 euro mensili per le strutture pubbliche, mentre vanno dai 250 ai 420 euro per le private. I privati e gli enti pubblici con più di 300 lavoratori sono obbligati a fornire un asilo aziendale, sebbene spesso la legge venga disattesa. I nidi hanno una copertura del 10,5%. Le materne hanno una copertura del 56%; l apertura è di 6-10 ore al giorno. A livello nazionale la copertura è bassissima, anche la qualità del servizio è scarsa, soprattutto per la presenza di personale poco qualificato. I nidi accolgono bambini da 0 ai 3 anni; l apertura è di 12 ore al giorno. Le materne accolgono bambini da 3 a 6 anni; l apertura è di 12 ore al giorno. Esistono anche 3 scuole materne private. Non ci sono servizi integrativi di rilievo. La copertura nazionale dei nidi è del 7%, delle materne del 74%. A livello nazionale il numero di strutture sta calando, a causa della diminuzione delle nascite, dell alto tasso di disoccupazione e dei bassi tenori di vita. Fino ai 3 anni i nonni giocano un ruolo importante. * Fonte: Dati forniti dalle municipalità aderenti al progetto Briefcase, aggiornati a: Düsseldorf , Cheminitz , Bologna , Amaroussion 2007, Craiova s.d., Plovdiv ** Fonte: Dati reperiti in European Commission, Gender Equality Report, Reconciliation of work and private life. A comparative review of thirty European countries Reconciliatio of work and private life. A comparative rewiev of thrty European countries, Lo sforzo per aumentare l offerta dei servizi, secondo le indicazioni europee, si scontra anche con fattori di origine culturale, come la convinzione, particolarmente radicata in alcuni paesi, che i bambini fino ai 3 anni, cioè fino al raggiungimento della loro autonomia psico-fisica di base, 68 68

73 debbano essere educati e accuditi nell ambiente familiare. Addirittura, in alcune regioni italiane, secondo quanto riportato dalla World Values Survey 25, un numero più alto di famiglie rispetto ad altri paesi europei ritiene che i bambini piccoli soffrano se stanno all asilo e la madre lavora. Sul caso italiano, inoltre, una recente indagine della fondazione De Benedetti 26 ha mostrato che un elevata proporzione di genitori non usa gli asili anche perché li considera di bassa qualità (in particolare, le graduatorie europee mettono la qualità dei servizi italiani al decimo posto, su quindici, soprattutto in relazione al rapporto del numero di bambini per insegnante 27 ). Tuttavia, in particolare in Italia il sistema di welfare si è articolato seguendo i confini degli enormi divari regionali e delle diverse tradizioni civiche che hanno caratterizzato la storia nazionale, come testimonia la fiducia tributata ai servizi per l infanzia a Bologna, con il suo 34,5% di copertura pubblica nei nidi. D altro canto, i divari regionali interessano anche la Germania dove, a fronte di una copertura nazionale del 7%, Chemnitz ha una copertura pubblica cittadina di nidi di quasi il 53%, addirittura 20 punti in più dell obiettivo di Lisbona attraverso il quale l Europa ha indicato ai paesi membri gli standard cui adeguarsi. La tendenza a un alta copertura dei sevizi è comune a tutta la Germania orientale, nella quale una diversa cultura della genitorialità e dell infanzia preme più sul servizio pubblico che sulle reti parentali e sui servizi informali. Questo è stato confermato anche dalle nostre interviste ai genitori di Chemnitz, che fanno meno ricorso di altri genitori a nonni e baby-sitter. Nelle città della Germania in cui il tasso di copertura è ridotto, invece, gli studi sottolineano come la carenza di servizi per l infanzia sia motivata dalla scelta di non interferire nella gestione familiare dei bambini. Tale mancanza viene compensata «al contempo [da] generosi congedi parentali e part-time per le madri» 28. È proprio dall intreccio fra le possibilità offerte dalla legge e i servizi presenti che madri e padri costruiscono le proprie strategie di conciliazione della vita familiare con quella lavorativa Strumenti e strategie per la conciliazione Per concludere, sulla base dell organizzazione dei servizi e delle opportunità presenti nei diversi contesti urbani, i genitori intervistati hanno elaborato le loro strategie di conciliazione in diversi modi. In primo luogo integrando i servizi pubblici con il privato e con gli asili aziendali (tav. 22) e utilizzando tutti gli strumenti esistenti nelle proprie città, come l educatrice familiare (tav. 23), i servizi educativi integrativi a quelli scolastici (per esempio i campi estivi e il dopo scuola), oppure quelli ludici-ricreativi (per esempio spazi gioco e organizzazioni sportive) offerti dal territorio (tav. 24). Ovviamente la varietà dei servizi utilizzati dai genitori intervistati segue le direttrici della ricchezza o meno dell offerta ludico-educativa e di cura pubblica e privata presente nella città in cui vivono. In alcuni luoghi, come Bologna che vanta una lunga tradizione in questo senso, un ruolo importante è svolto dalle strutture gestite dall associazionismo laico o religioso. Altri genitori hanno preferito o preferirebbero, invece, ricevere contributi economici (tav. 23), che permettono loro di Cfr. D. Del Boca e D. Vuri, Mi fa paura l asilo nido?, in «La voce.info», 3 gennaio Si veda J. Ermisch e M. Francesconi, Parental investments and Children Welfare, cit. Cfr. D. Del Boca e D. Vuri, Mi fa paura l asilo nido?, cit. D. Erler, Nuovo welfare e le politiche per la conciliazione tra lavoro e vita familiare, Corso di politica sociale, Università di Siena,

74 organizzare autonomamente la gestione del figlio nei suoi primi anni di vita, confermando una propensione culturale alla cura familiare dei bambini più piccoli. Con lo stesso spirito padri e madri scelgono di fare utilizzare ai loro figli i servizi prescolari o quelli che prolungano il tempo scolastico (dopo scuola, campi estivi) per alcune ore o mezza giornata, piuttosto che a tempo pieno (tav. 25). In secondo luogo, le famiglie elaborano strategie che integrano i servizi e le opportunità offerti dal territorio con il ricorso alle reti parentali e al mercato formale e informale, come abbiamo visto nel secondo capitolo. Infine, padri e madri si servono delle possibilità di conciliazione date dalla legislazione nazionale, locale e a livello contrattuale delle singole imprese (congedi parentali, parttime, programmi speciali, etc.), come abbiamo visto nel terzo capitolo. La combinazione di tutti questi strumenti risponde in modo soddisfacente ai bisogni di conciliazione dei genitori, dal momento che nel complesso, senza rilevanti eccezioni, questi sono comunque soddisfatti dei servizi della propria città (tav. 26). Articolando il dato a seconda della professione e del genere degli intervistati, i più soddisfatti sulla qualità dei servizi sono i lavoratori autonomi/imprenditori e gli operai, seguiti dai dirigenti/quadri e dagli impiegati; il grado di soddisfazione delle donne è invece più alto e uniforme. Sui costi, la soddisfazione è meno evidente, ma rimane comunque buona, anche se si attesta verso il basso per gli operai. Se l offerta di servizi risponde a una domanda della società civile, tuttavia il merito delle direttive europee in tema di conciliazione non è solo quello di avere soddisfatto un bisogno, bensì di avere contribuito a stimolarlo. Infatti i processi evolutivi fotografati da questa come da altre ricerche sono stati favoriti dalle indicazioni europee, che hanno indotto le città a riflettere sulle proprie politiche di conciliazione o, in alcuni casi, a intraprenderle ex novo. In sostanza, si può affermare che attraverso l Europa l atteggiamento verso i diversi strumenti che favoriscono la conciliazione sta diventando più positiva e si stanno riducendo le differenze fra le città europee (che pure rimangono presenti). Permangono complessità di natura non tanto organizzativa, quanto culturale, come la necessità, nei primi anni di vita dei bambini, di conciliare i servizi con le risorse informali e le reti parentali. Anche di questa esigenza il servizio pubblico deve cominciare a tenere conto (nel bolognese, per esempio, l assenza di nonni costituisce motivo di preferenza nelle graduatorie di accesso ai servizi) per una politica di conciliazione costruita a misura dei propri cittadini e delle proprie cittadine

75 Conclusioni L indagine condotta con i genitori di sei città europee sui bisogni e le strategie di conciliazione tra vita e lavoro delle madri e dei padri di figli in età dipendente (da 0 a 14 anni) ha focalizzato l attenzione su tre dimensioni principali di un problema sociale la cui portata è stata solo recentemente riconosciuta. Senza alcuna pretesa di esaustività, abbiamo estrapolato alcune questioni cruciali rispetto ai tre ambiti (famiglia, lavoro, servizi) che investono le relazioni sociali tra i generi, e su questi si è concentrata la nostra maggiore attenzione. L analisi della distribuzione del tempo di vita tra le diverse attività quotidiane ha permesso di osservare gli orientamenti che donne e uomini hanno verso il lavoro pagato e il mondo professionale e quelli verso il lavoro di cura e la sfera domestico-familiare. A prescindere dalle differenze territoriali, si conferma il tradizionale orientamento degli uomini al lavoro retribuito e il tendenziale sovraccarico delle donne rispetto agli uomini tra lavoro pagato e non pagato. Ma cosa sta cambiando rispetto a questa descrizione ancora troppo generale per cogliere sia i mutamenti nella divisione sessuale del lavoro, sia le differenze tra i modelli lavorativi e familiari locali? La distribuzione del tempo tra professione e lavoro di cura è, infatti, influenzata non solo dalle preferenze personali e dalle norme sociali ma, ovviamente, da elementi strutturali quali il funzionamento del mercato del lavoro e il sistema di welfare nei diversi contesti. L attenzione prestata, inoltre, alla famiglia e alla pluralizzazione dei suoi modelli, ha fatto emergere la divisione del lavoro di cura tra padri e madri, cercando di evitare il rischio (sempre presente negli studi sulla conciliazione) di lasciare nell invisibilità il lavoro non pagato svolto tradizionalmente dalle donne e la disparità tra i sessi che da questo ha origine. I risultati a livello generale descrivono un maggiore coinvolgimento dei padri nella cura dei figli, rispetto a quello che ci si potrebbe tradizionalmente aspettare. La partecipazione crescente delle donne al mercato del lavoro crea, infatti, una pressione sui padri rispetto agli impegni familiari, cui non sempre, però, gli uomini rispondono positivamente. Un secondo aspetto da sottolineare è che l orientamento alla cura degli uomini, anche di quelli con la partner lavoratrice, si ferma sulla soglia del lavoro domestico, che si conferma, infatti, come l attività cui gli uomini pongono maggiore resistenza. Il comportamento delle madri per conciliare la vita professionale e le responsabilità familiari è caratterizzato, invece, da una redistribuzione interna al lavoro familiare che tende a comprimere il lavoro domestico a favore del tempo di cura per i figli. Un altra questione di considerevole complessità su cui l indagine ha prodotto risultati significativi è quella relativa alle connessioni tra aspettative culturali tra cui gli «ideali di genitorialità» e i comportamenti verso il lavoro professionale. Attraverso l analisi degli effetti che la nascita dei figli ha sull occupazione delle madri e dei padri, viene confermato che l impatto della genitorialità sulle une e sugli altri è tendenzialmente di segno opposto. Se la riduzione dell orario di lavoro è la strategia prevalente che le madri adottano per rispondere alla crescita dei bisogni di cura familiari conseguenti alla nascita del figlio, tra i padri accade tendenzialmente il contrario, cioè essi aumentano l orario di lavoro e tentano di migliorare la loro posizione professionale. Anche su questo aspetto, però, le risultanze generali non riescono a dare conto dei diversi comportamenti che emergono nei differenti contesti. Benché non preponderante a livello generale, va sottolineata sia la persistenza del fenomeno di uscita dal mercato del lavoro delle madri, costrette ad abbandonare la professione per mancanza di alternative al loro ruolo di cura; sia quella, affatto trascurabile, delle discriminazioni che si realizzano lungo una graduale scala di gravità che va dagli episodi di 71 71

76 mobbing ai veri e propri licenziamenti delle donne in maternità. D altro canto, invece, emerge chiaramente il ruolo basilare del livello di istruzione e della posizione lavorativa nell attaccamento delle donne al lavoro professionale, che riduce notevolmente l impatto della genitorialità sull occupazione. Una successiva aerea di indagine è stata quella che ha focalizzato l attenzione sugli strumenti normativi ed aziendali che promuovono la tutela della maternità e soprattutto quelli che favoriscono la conciliazione con gli impegni familiari, fruibili da padri e madri sul luogo di lavoro. I principali dispositivi considerati sono stati la flessibilità degli orari di lavoro e l utilizzo dei congedi parentali. Ciò che emerge dai risultati non è riconducibile a un funzionamento generale per via della natura stessa delle varie misure. Come viene evidenziato nelle schede legislative, nella maggior parte dei paesi considerati i meccanismi di flessibilità oraria sono, infatti, regolati a livello aziendale, all infuori di Grecia, Italia e Germania in cui esiste una legge di regolazione nazionale. Il part-time è una delle opzioni più riconosciute è utilizzata dalle madri intervistate, ma in modo contenuto, e quasi per niente dai padri. Mentre sono le donne in posizione lavorativa più forte che hanno il vantaggio di una certa flessibilità di orario in entrata e in uscita dal lavoro. Anche per ciò che riguarda i congedi parentali, la diversità delle normative e della loro applicazione concreta dà forma ad un quadro altamente composito. Possiamo comunque affermare che vengono utilizzati soprattutto dalle madri e che, quando anche i padri decidono di usufruirne, lo fanno per periodi molto più brevi, al fine di ridurre al minimo l impatto negativo sulla carriera che ancora viene riscontrato in molti luoghi di lavoro, soprattutto privati. L analisi del ruolo delle risorse informali della famiglia per sostenere il difficile equilibrio dei genitori tra impegni professionali e di cura dei figli e della casa ha portato a risultati significativi rispetto all importanza della presenza (o dell assenza) di una rete parentale estesa, prima che amicale, tra cui la figura dei nonni emerge come decisiva. La circolazione del lavoro di cura tra le diverse generazioni di donne viene confermata come un sistema ancora funzionante anche per la maggioranza delle famiglie in cui gli anziani non convivono con i loro figli e nipoti. Nella terza età, un ruolo di rilievo nella cura viene assunto anche dagli uomini. I nonni, infatti, sono altrettanto coinvolti nel fornire aiuto e sostegno alla famiglia dei figli. Tra le risorse informali abbiamo considerato, inoltre, i servizi personali a pagamento per la custodia dei bambini e/o per il lavoro di casa. L indagine conferma l entrata del mercato nella sfera domestica, ovvero la trasformazione in servizi a pagamento del lavoro gratuito svolto tradizionalmente dalle donne all interno della «cornice degli affetti», le cui caratteristiche di economicità, flessibilità e personalizzazione permettono ad alcune famiglie, soprattutto ai genitori con una posizione professionale medio-alta, non solo di riuscire a sostenere gli impegni tra le due sfere, ma di poter orientare il loro tempo alle attività di cura con più alto contenuto educativo e relazionale. La connessione tra l offerta di servizi per l infanzia, accessibili e di qualità, e la partecipazione femminile al mercato del lavoro è ormai ampiamente riconosciuta, per questo essa costituisca ancora oggi una questione irrisolta e un obiettivo politico dell Unione Europea. I servizi all infanzia finanziati dal pubblico, insieme ai trasferimenti monetari diretti e indiretti e, come già analizzato, ai congedi parentali, rappresentano un pilastro tra le misure a favore della famiglia che hanno come obiettivo la conciliazione tra la vita familiare e il lavoro. I modelli di servizi all infanzia nei vari paesi europei sono molto diversificati. Se le scuole dell infanzia (per i bambini da 3 a 6 anni) sono ormai un servizio universalmente diffuso, gli asili nido pubblici (per i bambini da 0 a 3 anni) non sono ugualmente disponibili nelle diverse realtà. A fronte, infatti, di quasi la metà dei genitori intervistati che li utilizzano o li hanno utilizzati nel recente passato, emerge chiaramente la 72 72

77 domanda di chi li avrebbe voluti utilizzare ma non ha potuto farlo. Dalla ricerca risulta inoltre che il sistema formale dei servizi, oltre a necessitare di un supplemento di cura informale che garantisca la loro fruizione, è reso sempre più flessibile da una molteplicità di servizi integrativi la maggior parte dei quali sono realizzati e gestiti dalle municipalità, ma anche in alcuni casi dall associazionismo. Ci riferiamo a spazi misti (educativi e di custodia, per i bambini e per i genitori, etc.) che completano l offerta sui territori. Infine, l attenzione posta sulla offerta di asili privati ed aziendali fa emergere la necessità di un loro più pieno coinvolgimento in funzione di una risposta suppletiva alla domanda di servizi, cui il pubblico non sempre riesce a fare fronte. Se esiste discrezionalità da parte delle autorità locali nell implementare le politiche di cura, crediamo che questa ricerca abbia fatto incontrare, da un lato, la volontà delle amministrazioni di far fronte a una questione cruciale per le politiche di conciliazione e, dall altro, la voce dei genitori rispetto ai bisogni cura; una prospettiva spesso assente nella maggior parte delle ricerche comparative. Nel quadro articolato degli studi sul tema, l innovazione che la nostra indagine introduce è quella di aver spostato l attenzione dal livello nazionale alle città, protagoniste dello sviluppo di un sistema integrato di servizi di cura, educativi e ricreativi che può ottimizzare le politiche di conciliazione vita e lavoro. Nella governance concreta e quotidiana del territorio, infatti, con approcci politici differenti le amministrazioni locali dei diversi paesi europei affrontano sfide comuni, come la necessità di aumentare la partecipazione femminile al mercato del lavoro, di invertire la tendenza della crescita zero e di stimolare i tassi di fertilità

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79 Appendice: tavole statistiche 74 74

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91 Parte terza Risultati passati e potenziale futuro: le buone pratiche e le azioni pilota in sei città europee di Hugo Swinnen e Sandra ter Woerds 85

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93 Introduzione Il presente capitolo si basa su informazioni fornite da tutte le città coinvolte nel progetto Briefcase, che sono pertanto coautrici del testo. La descrizione di ogni città e delle loro buone pratiche segue uno standard comune, sebbene le singolarità di ogni contesto rendano ognuna di esse diversa nell approccio. Scopo e obiettivi della raccolta delle buone pratiche All interno del progetto Briefcase i sei partecipanti (Amaroussion, Bologna, Chemnitz, Craiova, Düsseldorf e Plovdiv) hanno ricercato buone pratiche tra le attività delle singole città e all interno delle proprie nazioni di appartenenza. Tali buone pratiche riguardavano in particolare l introduzione di servizi di assistenza a favore dei genitori che consentissero di conciliare lavoro, famiglia e vita privata. Il problema principale affrontato dalle buone pratiche era quello di migliorare la parità di genere all interno delle famiglie mediante l utilizzo, da parte delle stesse, di specifici servizi di assistenza. Grazie all identificazione delle buone pratiche e alla loro condivisione con gli altri partner del progetto Briefcase e con un vasto pubblico europeo speriamo di migliorare la situazione per i genitori di tutta Europa in relazione all utilizzo dei servizi di assistenza. Per quanto concerne le città coinvolte, lo scambio delle buone pratiche ha tre obiettivi. Il primo è quello della condivisione di conoscenze con gli altri partecipanti al progetto; il secondo è quello di tradurre i risultati e le conoscenze apprese dalle pratiche raccolte in concreti progetti locali; il terzo, infine, è quello di identificare le pratiche maggiormente innovative, confrontando a livello europeo le diverse attività che hanno attenuto successo. Criteri Le buone pratiche sono state raccolte seguendo rigorosamente i seguenti livelli e aree di intervento: famiglie, scuole e servizi all infanzia, settore pubblico e privato e i loro professionisti. Oltre a ciò, i seguenti criteri hanno informato le linee guida per la selezione: 1. Trasferibilità ad altri contesti e paesi 2. Unicità 3. Innovazione 4. Attività recenti/operative 5. Sostenibilità 6. Partecipazione di una rete sociale e del gruppo obiettivo 7. Potenziale delle politiche analizzate 8. Diversità e differenze fra le buone pratiche: Pratiche a diversi livelli: locale, regionale e nazionale Pratiche in diversi contesti: famiglie, servizi e datori di lavoro Pratiche con diversi obiettivi e scopi Ogni partner del progetto Briefcase ha selezionato tre buone pratiche a seguito di una procedura di identificazione nella quale un gruppo locale di esperti aveva individuato le tre migliori da un ampio elenco e sulla base dei criteri sopra indicati. In questo modo sono state identificate 18 differenti pratiche

94 Aree tematiche Le buone pratiche del progetto Briefcase riflettono le situazioni locali dei centri urbani partecipanti, sebbene si siano trovati dei denominatori comuni. Osservando le pratiche nel loro insieme, sono facilmente individuabili le seguenti aree tematiche: Strutture per l assistenza diurna (non domiciliari) Accordi di assistenza tra le famiglie Strutture per chi ritorna al lavoro dopo un periodo di assenza Flessibilità nell organizzazione e nella gestione del tempo Informazioni relative alla parità di genere/miglioramento della consapevolezza Presenza femminile anche in professioni prettamente tecniche Nelle conclusioni, le aree tematiche saranno poste in relazione con le località nelle quali esse sono state identificate. Dalle buone pratiche alle azioni pilota Nel corso del 2007, tre città partecipanti al progetto Briefcase hanno dato inizio a un azione pilota. Si tratta di Bologna, Düsseldorf e Chemnitz. Tali azioni si sono rese necessarie per individuare e sviluppare nuovi modi per gestire i servizi di assistenza nelle comunità locali. In questo modo, le città interessate hanno potuto utilizzare idee e incentivi derivanti dalle buone pratiche e dallo scambio delle stesse con altri Comuni partecipanti alla rete Briefcase, applicandoli a livello locale. Ovviamente le circostanze contingenti svolgono un ruolo fondamentale. Ognuna delle attività pilota si concentra su uno specifico problema locale, una necessità o un auspicio per il futuro. Le azioni pilota saranno descritte nella presentazione delle buone pratiche delle singole città. Non vi è alcuna relazione fra la descrizione relativamente breve delle azioni pilota e il consistente impegno, in termini di tempo ed energia, dedicato alle stesse dalle città partner. Questa relazione Nei paragrafi seguenti descriveremo le pratiche all interno del loro contesto locale. Queste ultime sono presentate per ogni città dopo un breve «stato dell arte» riguardante le problematiche di conciliazione nei rispettivi comuni. Nel paragrafo conclusivo, le pratiche saranno collocate nel contesto europeo al fine di riflettere sulle aree tematiche nelle quali sono sviluppate e di analizzare la loro trasferibilità, così come concepita dalle città partner del progetto Briefcase

95 Capitolo primo 1. Amaroussion Breve descrizione di Amaroussion Il Comune di Amaroussion si trova nella parte settentrionale del bacino dell Attica e conta una popolazione di circa abitanti. La città è considerata una delle aree più sviluppate e a maggior reddito della regione. Negli ultimi anni Amaroussion si è sviluppata diventando un importante centro economico, in cui sono ospitate più di imprese che la rendono la «locomotiva» economica, finanziaria e politica del paese. Tuttavia, nonostante ciò, la cittadina presenta ancora caratteristiche suburbane, dato che i suoi quartieri garantiscono ai propri abitanti una qualità della vita soddisfacente, con zone verdi molto più vaste rispetto ad altri centri abitati. Negli ultimi trent anni, il rapido tasso di crescita urbanistica ha creato una singolare situazione socioeconomica che, a sua volta, ha comportato significative trasformazioni demografiche. Amaroussion ha attirato molti dipendenti del settore terziario e il governo comunale ha dovuto stanziare ingenti risorse per risolvere i crescenti problemi socioeconomici. Per queste ragioni, sono stati stabiliti e utilizzati strutture e strumenti sociali innovativi ed è inoltre cresciuto l interesse per la costruzione di una capacità relativa e di investimento in questo settore. Tutto ciò comprende stanziamenti a favore dei servizi sociali, come asili e centri per la terza età, del servizio di telelavoro e di un centro di ricerca per le pari opportunità Gli asili di Amaroussion Informazioni generali La municipalità di Amaroussion offre servizi di assistenza ed educativi ai bambini dagli 8 mesi ai 6 anni. L obiettivo di questi asili è garantire la dovuta attenzione ai bambini i cui genitori si debbano assentare da casa per motivi di lavoro. Nel Distretto di Amaroussion sono in funzione 14 asili comunali dal Gli asili comunali prevedono per i bambini cure mediche, pasti, attività ricreative, ginnastica e in alcuni di essi anche lezioni di lingua, riflettendo le priorità delle famiglie residenti. Nel passato erano presenti solo cinque asili privati. Le strutture comunali hanno dato una risposta aggiuntiva ad 88 88

96 un grande bisogno e si sono affiancate ai servizi privati, relativamente più cari. Non vi è nulla di straordinario in questi servizi che aiutano a conciliare lavoro e vita familiare; tuttavia, gli asili di Amaroussion si differenziano per la possibilità di coniugare un eccellente qualità dei servizi con rette economicamente sostenibili per i genitori. Metodo Gli asili di Amaroussion non sono molto diversi da altri «normali» asili. La loro struttura finale, il programma e i servizi sono stati sviluppati in modo coerente sin dalla loro apertura, nel Numerosi sono stati i cambiamenti introdotti da allora per coprire le necessità dei bambini e per rispondere ai bisogni dei loro genitori. Le rette oscillano da 0 a 100 euro mensili, in relazione all età del bambino, al numero di minori per famiglia, allo stato civile dei genitori e/o a possibili disabilità degli stessi. Gli asili municipali sono aperti dalle 6:30 alle 16:00 per 11 mesi l anno, con l eccezione di uno che è operativo dalle 6:30 alle 18:00 per tutto l anno. Condizione necessaria per accettare un bambino in un asilo comunale è che almeno uno dei due genitori sia residente ad Amaroussion. La maggior parte dei genitori è attivamente coinvolta nelle attività dell asilo dall inizio dell anno scolastico. I genitori, infatti, partecipano e/o presenziano a quasi tutti gli eventi che vengono organizzati, come le feste in occasione di Natale o Pasqua e delle ricorrenze nazionali. Essi prendono inoltre parte al Festival dei bambini, organizzato ogni anno, e alle competizioni sportive che concludono il periodo scolastico. L attivo coinvolgimento dei genitori e della rete sociale è ulteriormente migliorato dalla politica delle «porte aperte» adottata dagli asili municipali, al fine di discutere i problemi legati al comportamento dei bambini. Dal 2000 gli asili comunali, in associazione con il Centro comunale per la salute psicologica, forniscono, quando necessario, servizi diretti e specifici a bambini e genitori. Un problema al quale devono fare attualmente fronte queste strutture è quello dell eccessiva limitazione del numero di posti disponibili. Tale difficoltà è dovuta all alta domanda e al fatto che, per mantenere alto il livello qualitativo, può accedere agli asili nido solo un ristretto numero di bambini. Risultati ed effetti Gli asili municipali ospitano attualmente circa 820 bambini di 650 famiglie. Uno dei successi dei centri per l infanzia di Amaroussion è la fiducia di cui godono da parte dei cittadini. I servizi sembrano essere più soddisfacenti rispetto al previsto, in particolare se confrontati con gli asili privati. Sebbene sia molto difficile identificare i risultati concreti e tangibili dei servizi offerti da questi centri, il risultato principale è la loro influenza sull istruzione e la crescita delle future generazioni di Amaroussion. Da una parte, infatti, queste strutture rispondono alla necessità dei bambini di giocare e imparare, mentre dall altra forniscono ai loro genitori l opportunità di continuare a lavorare, senza doversi preoccupare di chi accudirà degnamente i loro figli mentre loro sono fuori casa. In una prospettiva a lungo termine, la crescente domanda del numero di nuovi asili municipali e, al contempo, la diminuzione della domanda di asili privati implica che non vi sia un generale incremento della necessità di servizi educativi, ma solo di asili pubblici. Il modello degli asili di Amaroussion può essere facilmente adottato e trasferito in altri paesi e altri comuni. La sua unicità riguarda infatti l elevata qualità dei servizi, nonché le rette contenute per i genitori. La 89 89

97 combinazione di questi due elementi dovrebbe essere sempre mantenuta. Questa pratica specifica costituisce di per sé uno strumento per raggiungere un equilibrio tra lavoro e famiglia. Si tratta di un progetto fortemente legato alla conciliazione tra vita lavorativa e vita privata, e pertanto con un elevata possibilità di poter essere applicato all interno di una politica sociale a livello locale. In futuro è prevista l inaugurazione di ulteriori asili, che si rendono necessari in seguito all incremento della domanda locale. La municipalità, inoltre, mira ad ampliare le ore di apertura dei centri, così da rispondere ai bisogni dei genitori. Infatti, grazie a un orario più esteso, entrambi i genitori hanno la possibilità di lavorare a tempo pieno tutti i giorni. La crescita del numero di asili contribuisce inoltre alla riduzione della disoccupazione, creando nuovi posti di lavoro Il telelavoro nelle università greche Informazioni generali Il telelavoro è una soluzione molto funzionale per tutto il personale accademico e in particolare per i genitori che lavorano. Esso fornisce infatti ai dipendenti flessibilità, alleggerisce il loro carico lavorativo e, come dimostrato da alcune ricerche, ne aumenta la produttività (si vedano per esempio il National Research for New Technologies and the Information Society 2000 Ricerca nazionale per le nuove tecnologie e la società dell informazione del 2000; l Eirobserver, Social Partner sign teleworking accord Eirobserver Le parti sociali firmano un accordo sul telelavoro; l Ecat IST Programme Key Action II Ecat Programma Chiave IST Azione II, il SIBIS General Popyulation surveys SIBIS Sondaggi generali sulla popolazione e il 2002 Emergence ). In Grecia il telelavoro è presente soprattutto nelle università, che sono state fra i primi datori di lavoro nel paese ad avvalersi di questa forma di impiego. Tale decisione deriva in particolare dalla loro previa esperienza nella formazione on-line, grazie alla quale gli studenti potevano studiare prevalentemente a casa, utilizzando Internet come principale mezzo di comunicazione con il corpo docente. Il telelavoro è stato utilizzato per decenni in modo molto efficace e lo sta diventando sempre di più, grazie ai mezzi offerti dalla moderna tecnologia. Questa modalità può risultare estremamente utile per le madri e i padri che desiderano lavorare o studiare e, al contempo, per trovare il giusto equilibrio tra impegni fuori e dentro casa. Il telelavoro è attualmente utilizzato nelle regioni in cui si trovano le università o i centri di formazione tecnica, dotati delle necessarie infrastrutture per supportare i servizi IT. La Hellenic Open University (Hou) è stata la prima ad adottare su ampia scala il telelavoro e la formazione on-line. Sebbene il lavoro a distanza sia una pratica innovativa nel contesto greco, in molti altri paesi come Austria, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Spagna, etc. esso è ormai una modalità comune. Per quei paesi dove le nuove tecnologie relative a Internet, alle reti sicure, ai cellulari con accesso alla rete e alle comunicazioni wireless non sono ancora pienamente sviluppate, il telelavoro è una soluzione unica e rivoluzionaria. Metodo La Hellenic Open University (Hou) è stato il primo centro ad adottare su vasta scala il telelavoro e la formazione on-line. L iniziativa della Hou è stata principalmente motivata dall alta richiesta di ambienti di apprendimento adeguati alla formazione universitaria. Inoltre, l entrata in massa delle 90 90

98 donne nel mondo del lavoro ha migliorato i cosiddetti «sistemi flessibili di formazione aperta». Lo sviluppo del settore primario dell economia e di altri servizi ha poi contribuito al crescente e continuo bisogno dei dipendenti di approfondire i propri studi attraverso modalità di formazione adattabili. In tali circostanze, la Hou ha adottato e fornisce non solo formazione a distanza, ma anche opportunità di telelavoro, dato che la maggior parte del personale scientifico e dei ricercatori ha optato per questa modalità di collaborazione. Studi recenti condotti in Grecia hanno dimostrato come i genitori che usufruiscono del telelavoro evitino lo stress sul posto di lavoro, operando in modo più piacevole e risultando quindi più produttivi e organizzati. Uno dei principali svantaggi di questa modalità è il senso di isolamento dai colleghi che possono percepire i soggetti partecipanti. Sebbene non vi siano dati statistici riguardanti i telelavoratori, gli studi di cui sopra indicano che il loro numero è in costante aumento. Confrontando la Grecia con altri paesi europei, tuttavia, notiamo che sono ancora molti i passi avanti necessari per modernizzare le infrastrutture informatiche. Le università hanno di solito a disposizione tali infrastrutture ed è per questo che i centri di formazione greci sono fra i primi datori di lavoro a stimolare attivamente questa modalità di impiego. Alcune ricerche indicano un reale desiderio fra la popolazione greca di poter lavorare da casa. Il 50% circa degli intervistati, infatti, la considera una possibilità, sebbene si evidenzi tuttavia ancora una cerca riluttanza nel passare al telelavoro fra le organizzazioni professionali, i datori di lavoro e i dipendenti. Risultati ed effetti Mediante l utilizzo del telelavoro vengono impiegate meno risorse e le università possono operare con costi più contenuti. I bambini possono inoltre sentire la presenza e godere delle attenzioni dei genitori ed è possibile, oltretutto, risparmiare su baby-sitter e trasporto. Il valore aggiunto del progetto si ritrova nella maggiore produttività dei ricercatori e nel rafforzamento dei rapporti familiari del personale scientifico. Il telelavoro nelle università consente loro, infatti, di operare da casa, aiutando quindi sia la famiglia sia gli studenti, poiché possono condividere il loro tempo con i familiari, restando sempre in contatto con il luogo di lavoro e gli studenti. Il quadro generale riguardante l impatto del telelavoro è positivo e incoraggiante. I genitori passano meno tempo al lavoro e di più con i loro figli. Un ulteriore vantaggio è la possibilità per i bambini di osservare come si guadagnano da vivere i propri genitori. Non vi sono inoltre solo benefici diretti per le famiglie, ma anche vantaggi indiretti per la società locale, poiché il telelavoro favorisce l occupazione, la riduzione del traffico e il ritrovato equilibrio tra vita lavorativa e familiare. Il rapido sviluppo delle nuove tecnologie e degli strumenti informatici negli ultimi dieci anni ha comportato un aumento del numero di telelavoratori, non solo all interno delle Università, ma anche nel settore privato. La crescente domanda in ugual misura da parte di datori di lavoro e dei dipendenti sottolinea la sostenibilità di questa pratica. È relativamente facile trasferire il know-how e l esperienza del telelavoro in altri settori e ambienti professionali. Le uniche condizioni necessarie sono la disponibilità di un adeguata infrastruttura tecnologica, affinché l attività di interesse possa essere svolta anche a distanza, e la familiarità dei dipendenti con queste tecnologie. Una ricerca ha dimostrato che coloro che lavorano da casa sono in generale più produttivi, con vicendevole vantaggio per gli stessi e per i loro datori di lavoro. I genitori che lavorano a domicilio possono coniugare con maggiore facilità la cura dei figli e l attività professionale, senza sottostarsi alle quotidiane pressioni professionali, creandosi un proprio ufficio e determinando l orario 91 91

99 lavorativo. Un altra importante applicazione del telelavoro è la riduzione dei trasporti e il suo benefico effetto sull ambiente (traffico, emissioni, rumore e risorse naturali) Centro di ricerca per le pari opportunità: Kethi Informazioni generali Kethi è un centro di ricerca che conduce indagini e studi sulla parità di genere, fornendo documentazione, informazioni, consulenza, monitoraggio e valutazione di progetti, nonché impegnandosi per aumentare la consapevolezza di genere. I suoi principali gruppi-obiettivo sono le donne disoccupate o quelle che desiderano iniziare un attività e che richiedono informazioni su una possibile carriera professionale o di tipo legale. Kethi è stato inaugurato nel 1994 allo scopo di fornire informazioni, formare e sensibilizzare gli insegnati, sviluppare reti e cooperare con organizzazioni internazionali, sempre con particolare attenzione al miglioramento delle conoscenze sull uguaglianza di genere. Suo fondatore è il segretariato generale per le Pari opportunità del Ministero degli interni greco. Le attività di Kethi hanno un duplice obiettivo: in primo luogo quello di condurre una ricerca sociale sulle problematiche riguardanti la parità di genere; in secondo luogo, quello di migliorare la condizione femminile, consentendo alle donne di avanzare in tutti i settori della vita politica, economica e sociale, all interno di un quadro di misure definite dal segretariato generale per le Pari opportunità. La sede principale del centro è ad Atene, e possiede altre quattro sedi distaccate a Thessaloniki, Patras, Heraklion e Volos. L unicità e l innovazione di Kethi si rivela in particolare attraverso i suoi servizi. Esso è stato infatti il primo ente in Grecia a concentrarsi sulla discriminazione contro le donne, in particolare per quanto riguarda l istruzione, il processo decisionale e l occupazione. Kethi, in questo senso, è stato un centro pionieristico, che ha trovato risposte agli stereotipi di genere mediante strumenti innovativi e una campagna di informazione, iniziative di formazione e pubblicazioni. Metodo Il centro opera a livello nazionale in Grecia e i risultati e gli obiettivi raggiunti sono osservabili in tutto il paese. Il suo scopo è quello di migliorare la parità di genere non solo in aree geografiche specifiche, ma in Grecia in generale. Questa è inoltre la ragione per cui sono state aperte delle sedi distaccate nelle cinque più grandi città del paese. L infrastruttura è stata concessa dal Ministero degli interni greco. Ciò ha consentito a Kethi di aprire i propri uffici e di riunire personale con la necessaria esperienza nel campo delle pari opportunità. Ultimamente Kethi è stato finanziato anche mediante iniziative dell Ue. Con il tempo, Kethi ha conquistato la fiducia delle donne, che ora si recano spesso presso i suoi centri per porre domande e richieste. Proprio per questo negli ultimi anni i centri hanno ampliato il loro ruolo e hanno assunto personale specializzato. Al contempo, è stato formato anche lo staff già operativo sulle metodologie per affrontare le discriminazioni di genere. Recentemente sono inoltre state gettate le basi per lo sviluppo di un servizio di consulenza dedicato agli uomini. Kethi ha prodotto un enorme quantità di materiale, stilato relazioni e approntato strumenti riguardanti le problematiche di genere, in particolare nel campo dell occupazione. Inoltre, il suo sito web è uno strumento interattivo che non solo fornisce utili informazioni, ma anche l accesso 92 92

100 alla ricerca integrata e guide sulle buone pratiche in materia di parità di genere. Kethi sta continuando la propria attività con successo, nonostante la conclusione del cofinanziamento da parte della Commissione europea. Risultati ed effetti Kethi ha pubblicato documenti, guide, libri, studi e molto altro materiale, partecipando inoltre attivamente a un vasto numero di progetti nazionali ed europei in qualità di partner o di organizzatore. Nello specifico, Kethi ha reso disponibili molte guide sulle buone pratiche in materia di conciliazione tra lavoro e famiglia, stabilendo, fra l altro, reti di centri per sviluppare la creatività dei bambini. Come buona pratica, il Comune di Amaroussion desidera avviare dei centri locali, basati sull esperienza e il know-how di Kethi, che saranno in grado di offrire attività di consulenza, supporto psicologico e informazioni sociali e legali. Kethi dimostra l efficienza delle sue ricerche e della sua attività educativa e informativa nel settore delle pari opportunità e delle tradizionali problematiche di genere a livello nazionale e internazionale. L interesse per le tematiche legate al genere e il suo impegno e la capacità di cooperare sono ben noti e apprezzati. La sua attiva cooperazione nel campo mira a ottenere una maggiore partecipazione, il coinvolgimento e lo sviluppo della società civile e questo è il suo principale impatto ottenuto a livello locale. A prescindere dalla mancanza di dati in merito agli obiettivi raggiunti, la sostenibilità di Kethi si evince dal numero di donne che visitano il centro per richiedere consulenza, dal numero crescente di ricerche e dai loro risultati sempre più positivi in merito alla parità di genere. Un centro come Kethi può essere facilmente istituito a livello nazionale in altri paesi europei, se sarà possibile rispettare i criteri seguenti. In primo luogo, deve essere presente la volontà politica di promuovere e incoraggiare iniziative simili, e dunque ciò significa essere disponibile a fornire i mezzi per l apertura di un centro di ricerca. In secondo luogo, è richiesto l utilizzo delle risorse finanziarie durante i primi anni di avviamento della pratica, quando ciò comporta ingenti spese. Kethi costituisce un ottimo punto di riferimento per le donne nel campo della parità di genere, poiché elabora e diffonde dati statistici e informazioni attraverso il suo sito web ( concernenti tematiche rilevanti per i diritti delle donne e la parità di genere. Kethi organizza e aggiorna i siti che forniscono informazioni su progetti, studi, pubblicazioni e problematiche relative alla parità di genere, nonché esso stila una relazione periodica sulla situazione dell occupazione femminile in Grecia (Cedaw)

101 Capitolo secondo 2. Bologna Breve descrizione di Bologna Bologna è capoluogo dell Emilia-Romagna, un punto di connessione fra il Nord e il Sud della penisola per il traffico di merci e persone. La città conta abitanti, con una percentuale di stranieri in continua crescita nell ultimo decennio. Il confronto con il censimento del 2001 rivela che la popolazione di Bologna è composta principalmente da residenti di lungo periodo. Il capoluogo emiliano risulta essere una delle città italiane con la più alta età media, preceduto unicamente da Ferrara e Trieste. Per quanto riguarda la popolazione straniera, la percentuale rispetto ai residenti (8,1% nel 2006) colloca Bologna nella parte centrale della classifica, che è capeggiata da Brescia e Milano. I dati relativi all economia locale confermano la vocazione di Bologna come una città di servizi e ciò significa che la maggior parte delle imprese presenti sul territorio sono di dimensioni medie o piccole. Bologna è una città relativamente ricca, seconda in Italia per reddito e Pil. I dati del 2006 la confermano al primo posto nel mercato del lavoro, prima in Italia anche per tasso di attività e quartultima per tasso di disoccupazione. L invecchiamento della popolazione è uno dei fenomeni maggiormente significativi, accompagnato da un drastico calo della natalità. Nella seconda metà degli anni Novanta è iniziata una progressiva ripresa che si è consolidata negli anni più recenti. Bologna conta nuclei familiari, la maggior parte composta da pochi componenti e da un elevato numero di famiglie monoparentali (90.488). Il tasso di occupazione è molto alto, anche per quanto concerne la popolazione femminile e ciò spiega almeno in parte il basso tasso di natalità, nonostante la buona rete di servizi a favore dell infanzia e degli anziani non autosufficienti. Il tasso di occupazione nella provincia di Bologna è del 78,6% per gli uomini e del 66,1% per le donne. Il tasso di attività è rispettivamente dell 80,6% e del 68,6%, mentre il tasso di disoccupazione si attesta al 2,4% e al 3,5%. Sei asili nido accolgono il 34,5% dei bambini da 0 a 2 anni residenti, sebbene la richiesta superi il 40%. Le scuole dell infanzia (da 3 a 5 anni) coprono il 100%. I servizi per l infanzia costituiscono il settore in cui si richiedono i maggiori investimenti. L obiettivo dell amministrazione è raggiungere il 100% di copertura per la richiesta di servizi per l infanzia, fornendo inoltre una serie di opportunità flessibili, diverse da quelle convenzionali e già ben avviate. Nel settore educativo sono pertanto in fase di sperimentazione forme di servizi alternativi. Un altro obiettivo del governo cittadino è 94 94

102 quello di promuovere la responsabilità dei privati giacché non sarebbe corretto che le risorse pubbliche fossero l unica fonte utilizzata per rispondere alle necessità della popolazione. Questa è pertanto la ragione per la quale si stanno stipulando diversi accordi per l apertura di asili gestiti dalle aziende, con la partecipazione di investimenti comunali in cambio della disponibilità di posti per bambini residenti nel territorio. Questa scelta è tuttavia particolarmente adatta per imprese piuttosto grandi, mentre il problema rimane per le società più piccole che non riescono ad affrontare da sole la complessa implementazione dei servizi I vouchers del progetto Futura Informazioni generali I vouchers del progetto Futura sono un contributo finanziario per l acquisto di servizi di assistenza e servizi domestici a favore delle donne ad alto rischio di disoccupazione. Queste ultime ricevono un vouchers, ovvero un credito per l acquisto di servizi di assistenza e domestici per un periodo massimo di sei mesi per soggetto. I vouchers possono essere «riscossi» presso diverse società cooperative autorizzate, che sono controllate da un consorzio. Tali cooperative possono essere asili nido, scuole, centri o enti che erogano servizi per l assistenza all infanzia pubblici o privati. Il progetto fornisce accesso a servizi di buona qualità, selezionati e certificati dal responsabile dello stesso con un autorizzazione regionale. Il progetto è diventato operativo nel 2002 e si è concluso nel La maggior parte delle donne (96,5%) che si è avvalsa di questi servizi ha figli con meno di 15 anni. Il maggior numero di richieste è giunto da donne che erano tornate, o desideravano tornare, al lavoro dopo la maternità o dopo un periodo di disoccupazione. Iniziatori e partner sono la Regione Friuli Venezia Giulia, due consorzi di cooperative, un centro di formazione e una grande cooperativa di consumatori. Il progetto è stato finanziato dal Fondo sociale europeo al fine di migliorare il tasso di occupazione femminile nella regione, che era inferiore al 40%. La regione ha investito euro (80% per i vouchers e 20% per le campagne di sensibilizzazione e per i costi organizzativi). Il progetto si è svolto in quattro province della regione e in particolare nei territori delle città di Trieste, Udine, Pordenone e Gorizia. I vouchers sono a disposizione di donne (e in seguito anche di uomini) con un basso reddito e con familiari a carico (bambini, anziani o disabili) che si trovano in situazioni particolari, oppure che stanno seguendo corsi di formazione, programmi di integrazione o di reintegrazione nel mercato del lavoro dopo una maternità o un periodo di disoccupazione; oppure in condizioni specifiche come nel caso di ex-detenuti, nuovi imprenditori, donne sole o senza reti parentali. L innovazione e anche l unicità dei vouchers riguarda l opportunità di ottenere un supporto in modo rapido quando esso è realmente necessario, non semplicemente sotto forma di un bonus in denaro. I vouchers del progetto Futura sono un buon esempio di come accompagnare le donne in difficoltà, dato che essi non sono un alternativa, ma rappresentano piuttosto un integrazione ai servizi già esistenti. Metodo A seguito della creazione di un organizzazione di controllo e l approvazione del progetto da parte delle autorità regionali, è stato istituito un consorzio di fornitori di servizi. Questi ultimi sono stati selezionati sulla base della qualità, delle competenze e del radicamento nel territorio. Oltre a ciò, 95 95

103 sono state pianificate diverse attività pubblicitarie per informare i cittadini dell esistenza dei vouchers: brochure, conferenze stampa, articoli, incontri e un sito web. I vouchers sono stati distribuiti in una vasta rete sociale di partner, operanti e attivi nella pianificazione e nell introduzione delle attività. Il monitoraggio è stato gestito dal socio organizzatore e gli utenti sono stati intervistati mediante un questionario per sondare il loro grado di soddisfazione. Risultati ed effetti Nei quattro anni di durata del progetto, hanno utilizzato i vouchers donne circa (con una media di circa 100 donne ogni mese). I servizi maggiormente richiesti sono stati nidi e asili, scuole estive, centri diurni per anziani, servizi domestici per bambini e anziani, servizi di pulizia e di consegna a domicilio di generi alimentari. Il prezzo di un voucher era di massimo 350 euro per non oltre sei mesi. Il progetto ha inoltre una funzione esplorativa per il governo regionale, evidenziando la necessità di strumenti di conciliazione, e fornisce un importante input politico e metodologico verso la crescita di nuove forme di governance. Questa pratica non è tuttavia facilmente sostenibile, soprattutto a causa delle necessità organizzative e di un ingente sforzo finanziario. Se adattata e limitata, essa potrebbe tuttavia risultare meno onerosa rispetto ad altri servizi. Si tratta di un attività facilmente trasferibile in altri contesti e territori, come è già stato fatto in città dell Emilia-Romagna quali Parma, Modena e Ferrara. L intervento può essere stabilizzato come una modalità supplementare a livello locale, in presenza di servizi insufficienti o poco flessibili. La pratica può essere particolarmente utile in caso di emergenza e per brevi periodi, prima che sia trovata una soluzione definitiva per un problema urgente riferito all assistenza personale. Il progetto, sebbene temporaneo, ha contribuito a migliorare il tasso di occupazione femminile e la formazione professionale, affrontando il divario di genere esistente e considerando la compatibilità tra lavoro e famiglia come un elemento della politica sociale In famiglia a tempo pieno Informazioni generali Nel 1997 si è dato inizio a un attività sperimentale chiamata Un anno in famiglia, la quale mirava a offrire ai genitori la possibilità di sospendere per dodici mesi la propria attività lavorativa. In questi ultimi dieci anni questa attività è stata utilizzata come una modalità alternativa per supportare l equilibrio lavoro-famiglia dei genitori più giovani. Possono usufruire di tale possibilità le madri e/o i padri che lavorano, ma che non vogliono o non possono affidare i propri figli a un asilo nido o a una baby-sitter durante il primo anno di vita. Il progetto è pensato per le famiglie a basso reddito residenti a Bologna. Consiste, in breve, in un contributo finanziario come incentivo per i genitori a godere del congedo di maternità/paternità. Iniziatore del progetto è stato il Comune di Bologna, anche se la medesima pratica è applicata in alti comuni dell Emilia-Romagna. Il gruppo di esperti considera questa pratica di grande importanza, sebbene essa coinvolga un limitato numero di genitori l anno, poiché raggiunge due obiettivi principali: essa sostiene le attività di assistenza dei genitori, riducendo il conflitto tra lavoro e famiglia e incoraggia inoltre i padri ad assumersi la responsabilità della cura dei figli. L obiettivo di In famiglia a tempo pieno è quello di supportare la maternità e la paternità. Il progetto desidera migliorare le scelte dei genitori e il loro utilizzo dei 96 96

104 benefici esistenti in merito ai periodi di sospensione dell attività lavorativa, favorendo i rapporti interpersonali durante una fase fondamentale della vita della famiglia. Il Comune di Bologna ha fornito un contributo direttamente alle madri e ai padri. Questa pratica è la prima a Bologna nel settore del welfare locale che garantisce un apporto finanziario alle famiglie, invece di offrire servizi di assistenza diurna. In questo senso, essa è estremamente innovativa. Al contempo, un ulteriore innovazione è il diretto coinvolgimento dei padri, dato che in Italia è estremamente inusuale usufruire del congedo di paternità per i padri. Metodo I prerequisiti che devono possedere i richiedenti sono stati definiti dal Comune di Bologna prima dell inizio effettivo del progetto. Le informazioni alle famiglie sono state fornite dagli uffici preposti alle pubbliche relazioni e dal sito web del Comune di Bologna. Il modulo di richiesta è disponibile presso gli uffici scolastici comunali e on-line e l invio della richiesta deve essere preceduto da un incontro preliminare. Ogni due mesi viene stilato un elenco di richiedenti e sono assegnati i contribuiti che ammontano a 350 euro mensili per figlio (465 euro nel caso di famiglie monoparentali o gemelli). I bambini non devono superare un anno di età, a eccezione di quelli con disabilità, che possono essere inseriti nel progetto fino a tre anni. La pianificazione della pratica e la valutazione dei risultati sono svolte annualmente da un gruppo di esperti (per esempio pedagogisti) nominato dal governo comunale. Non è previsto alcun feedback da parte dei genitori. È piuttosto probabile che questa pratica si estenderà, dato che la domanda di posti negli asili nido è aumentata di oltre il 40% e sarà impossibile coprire tale incremento in un breve periodo di tempo. In famiglia a tempo pieno è pertanto un eccellente alternativa. Il problema principale che questa pratica deve affrontare riguarda la scarsa partecipazione maschile. Raramente, infatti, gli uomini chiedono di poter usufruire del congedo di paternità e, quando ciò accade, si tratta di periodi molto brevi, poiché in generale il loro stipendio è superiore a quello delle madri. Il Comune ha organizzato una piccola campagna informativa diretta ai padri affinché essi diventassero consapevoli dei loro diritti come genitori, così come previsto dalla legge. Il progetto è ormai operativo da circa dieci anni e il Comune ha intenzione di aumentare i propri investimenti per incrementare il numero di genitori coinvolti. Risultati ed effetti Attualmente ricevono un contributo annuale circa 300 tra madri e padri. Il Comune di Bologna è tuttavia convinto che, se fosse disponibile una maggiore informazione, la pratica potrebbe essere estesa a molti altri genitori. Il progetto dimostra la sua capacità di raggiungere i genitori che preferiscono una strategia di cura «mista», basata su diverse opportunità durante l infanzia dei propri figli e la loro vita lavorativa. Si tratta di una pratica relativamente semplice e non molto costosa, pertanto finanziariamente stabile. Essa può essere facilmente trasferita e riprodotta in altri contesti (città e paesi) ed essere applicata anche da piccoli comuni. In famiglia a tempo pieno può diventare parte di una strategia di welfare flessibile, composta da servizi a tempo pieno, part-time, a domicilio, etc. Il contributo finanziario per supportare la conciliazione fra casa e lavoro può anche essere aumentato e concesso secondo altre modalità, per esempio mediante vouchers per acquistare servizi di assistenza e domestici o per usufruire di servizi privati. Affinché possano essere efficaci, le politiche concernenti la conciliazione devono essere diversificate, dato che le necessità dei cittadini sono molteplici e 97 97

105 cambiano a seconda delle varie fasi della vita familiare e lavorativa. Questa pratica raggiunge tre obiettivi principali: Supporto alle attività di assistenza, riducendo il conflitto tra lavoro e famiglia in una fase importante della vita del bambino, il suo primo anno di vita. Supporto alle responsabilità dei padri per quanto riguarda le attività di cura e assistenza. Introduzione di una visione flessibile del ruolo della politica pubblica e dell efficacia delle misure di conciliazione, rendendo disponibili diversi strumenti per rispondere alle varie necessità e desideri dei genitori IQ Donna. Imprese e qualità dell occupazione femminile Informazioni generali Gli obiettivi di IQ Donna sono l ampliamento delle conoscenze e del dibattito in merito alla conciliazione tra lavoro e famiglia, l organizzazione del lavoro e l ampliamento dei diritti dei lavoratori, nonché il raggiungimento di un orario di lavoro flessibile. Il fine è quello di promuovere azioni pilota all interno delle aziende per indicare nuovi processi e creare il marchio «Equality», pianificando dunque un utile modello a livello regionale per le piccole e medie imprese (Pmi). Il marchio migliora la pianificazione, il controllo e la sperimentazione all interno delle imprese in merito alla qualità delle procedure relative alla parità di genere e alle problematiche legate alla conciliazione tra lavoro e famiglia. Sono stati distribuiti un manuale e delle linee guida. Iniziatori e partner sono la Regione Emilia-Romagna, il Fondo sociale europeo, Cofimp, Unionapi (Unione delle Piccole e medie imprese), Coop consumatori e diverse altre imprese e società. Il gruppo di esperti che ha selezionato le pratiche di Bologna considera IQ Donna un progetto di grande valore, perché il suo marchio è facilmente trasferibile in altre piccole imprese (che compongono la maggior parte della realtà economica italiana), che sono prive delle medesime risorse di cui godono le grandi società per predisporre misure a favore dei propri dipendenti. Il progetto è riproducibile senza particolari difficoltà ed è già stato adottato da numerose aziende. L equilibrio tra lavoro e famiglia è uno dei principali problemi dell Emilia-Romagna, dove il tasso di disoccupazione è del 2% circa e la partecipazione femminile al mondo del lavoro supera il 60%. Le donne sono particolarmente presenti in alcuni settori e con incarichi di minore responsabilità rispetto agli uomini, anche se la situazione è in via di evoluzione. Le donne imprenditrici, per esempio, superano il 25% del totale degli imprenditori e il numero di dirigenti donna è aumentato, anche nelle professioni a maggiore caratterizzazione tecnica. La motivazione che ha spinto all introduzione del progetto IQ Donna è la necessità di organizzare il tempo, sia per i servizi sia per il lavoro. Le imprese hanno la responsabilità di contribuire a un organizzazione del tempo flessibile e attenta alle esigenze delle famiglie. Nel progetto, gli imprenditori sono direttamente coinvolti ed è chiesto loro di esaminare i principali problemi della loro forza lavoro femminile, studiando e proponendo soluzioni, nonché sperimentando nuovi strumenti e procedure. L intenzione è quella di identificare attività applicabili e concrete, che possano essere poste in essere in un breve periodo di tempo e che non siano onerose per le imprese. I principali beneficiari sono le donne e gli uomini occupati nelle imprese che cercano misure più adeguate per supportare la conciliazione tra famiglia e lavoro, sebbene un ulteriore vantaggio sia 98 98

106 quello della diffusione di una cultura attenta alla famiglia anche nel mondo dell imprenditoria. IQ Donna è stato introdotto a livello regionale in diversi territori provinciali: Ferrara, Modena, Ravenna, Rimini e Bologna. La principale innovazione del progetto riguarda il trasferimento di pratiche attente alla famiglia e di facile gestione all interno delle Pmi, soprattutto in relazione a tematiche quali la parità di genere e la conciliazione. Metodo Il progetto è stato sviluppato in cinque fasi: 1. Analisi del contesto in relazione ai problemi di conciliazione a livello nazionale e regionale relativi alla parità sociale e di genere di competenza delle imprese studi di progetti concreti e valutazione della loro trasferibilità alle Pmi stesura di un manuale. 3. Individuazione delle necessità di consulenza e assistenza tecnica nell organizzazione delle imprese attraverso 4 focus group. 4. Pianificazione di strumenti concreti per le imprese e per l introduzione del marchio «Equality». 5. Assistenza e follow-up di quattro imprese che hanno introdotto misure di miglioramento nelle proprie strutture organizzative. Sin dalla fase introduttiva del progetto, sono stati consultati i rappresentanti sindacali delle Pmi per ottenere la loro approvazione e collaborazione mediante lettere di accordo formali. I sindacati locali sono stati coinvolti per supportare l efficacia delle azioni. Una rete specializzata nell innovazione ha analizzato le pratiche sperimentali e supportato tutti i prodotti forniti per le imprese e l assistenza. Tutte le imprese coinvolte hanno adottato alcune misure di miglioramento, che hanno dimostrato la loro utilità e adattabilità. La Regione Emilia-Romagna, inoltre, dopo la conclusione del progetto, ha approvato un nuovo finanziamento per introdurre la metodologia sperimentata in altre 10 imprese e per coinvolgere il Comune nel processo di governance territoriale a supporto della conciliazione famiglia-lavoro. Il problema principale incontrato è la «cautela» dimostrata dagli imprenditori. La maggior parte delle imprese si preoccupa dei costi, con un conseguente rallentamento del processo. Una volta iniziato, tuttavia, esso comprende che i vantaggi siano maggiori degli svantaggi e tutti gli imprenditori partecipanti hanno dichiarato di essere disposti ad aumentare le misure adottate. Il progetto si è concluso, ma le misure operative non hanno perso validità ed è già iniziata una nuova fase dello stesso. Risultati ed effetti Le imprese richiedono una specifica consapevolezza e formazione per inserire pratiche attente alla famiglia nella loro organizzazione, affinché i nuclei familiari siano facilitati nell adozione di strategie di assistenza meno complesse. La conoscenza da parte delle imprese di pratiche sensibili ai problemi delle famiglie ha incoraggiato la loro diffusione e altre 15 imprese hanno chiesto di poter partecipare al processo. Al contempo, il Comune di Castel Maggiore (cittadina vicino a Bologna) si è trovato a dover affrontare un problema di conciliazione principalmente legato agli orari scolastici e ha pertanto deciso di prendere parte al progetto. Al momento, altre 10 imprese stanno studiando nuove procedure e predisponendo dei piani di impresa, mentre il Comune lavora 99 99

107 per i propri dipendenti ed è stato avviato uno studio per la creazione di un asilo gestito in comproprietà da più imprese. Il prodotto principale è un manuale contenente tutte le informazioni utili in merito alla conciliazione famiglia-lavoro e al genere, le descrizioni di buone pratiche e le informazioni sul marchio «Equality». Il progetto ha mostrato agli imprenditori i vantaggi per il benessere dei loro dipendenti e la possibilità di introdurre misure a basso costo. L adattabilità degli strumenti a un vasto numero di imprese rende il processo trasferibile anche in altri contesti Azione pilota: servizi di baby-sitter A Bologna, come in altre città e paesi, la fornitura di regolari servizi di assistenza all infanzia è troppo limitata per rispondere alla domanda in costante crescita. Inoltre, sta aumentando la necessità di un assistenza flessibile e, quindi, di una maggiore diversificazione fra le strutture che offrono servizi all infanzia. Al contempo, e in parte a causa di tutto ciò, un ruolo importante nella fornitura di servizi di assistenza ai minori è svolto dal mercato nero. In questa azione pilota, la città di Bologna ha voluto collaborare attivamente con le baby-sitter che operano attualmente sul mercato nero, nel tentativo di integrarle nel mercato ufficiale di domanda e offerta di servizi di assistenza. Fornendo loro corsi di aggiornamento e qualificazione per babysitter, le loro competenze e qualifiche potrebbero infatti migliorare. La città di Bologna ha inoltre istituito un sistema di domanda e offerta applicato al servizio di famiglie e baby-sitter. In questo modo il Comune spera che questi ultimi possano «abbandonare» il mercato nero, con un concomitante miglioramento della qualità dei servizi di assistenza offerti ai genitori bolognesi. Dal punto di vista dell offerta, il Comune ha firmato un accordo di cooperazione con tre associazioni al fine di sviluppare e gestire la formazione professionale dei baby-sitter. Sono stati concordati degli standard formativi e per il 2008 sono state organizzate due serie di sessioni di formazione (con inizio a maggio e settembre), ognuna destinata a 20 studenti. Il corso di formazione si compone di tre moduli, per un totale di 52 ore: 1. Il primo modulo di 30 ore è formato da una serie di lezioni a tema dal titolo: la famiglia oggi, lo sviluppo del bambino nella famiglia, problematiche sanitarie e di sicurezza, risorse per il bambino e la famiglia in città, deontologia professionale e leggi vigenti. 2. Il secondo modulo di 10 ore è incentrato sulla pratica. 3. Dopo i primi due moduli, è necessario superare una prima valutazione per essere ammessi al terzo modulo di 12 ore, che è utilizzato per incontri di riflessione con i partecipanti, quando questi ultimi stanno già lavorando. Dopo una valutazione finale, è rilasciato un certificato. L elenco di circa 20 baby-sitter qualificati è attualmente disponibile presso i servizi del Comune. Dal punto di vista della domanda, la città di Bologna ha reso disponibile una sovvenzione di circa 100 euro mensili per il pagamento dei contributi previdenziali qualora una famiglia assuma un babysitter per almeno 24 ore la settimana con regolare contratto. Il Comune ha inoltre avviato una campagna pubblica per far conoscere questo nuovo servizio alla cittadinanza

108 Dopo appena pochi mesi di attività, i risultati del progetto sono ovviamente ancora piuttosto limitati. Sembra tuttavia esserci più entusiasmo da parte della domanda che dell offerta. Ben pochi sono stati infatti i genitori che hanno richiesto questo servizio. Non ci sono prove chiare in merito alle ragioni di tale tiepida accoglienza, sebbene una possibile spiegazione potrebbe risiedere nel fatto che assumere una baby-sitter per almeno 24 ore la settimana, pur con una sovvenzione di 100 euro mensili, resta ancora un onere eccessivo per molte famiglie. Il costo effettivo di un baby-sitter ammonta infatti a circa euro 800 mensili, mentre la sovvenzione non copre, se non in minima parte, la differenza rispetto alla retta di un normale asilo (circa 450 euro). Un altro problema potrebbe consistere nel numero minimo di ore settimanali previsto dalla città. Bologna dovrà quindi con ogni probabilità rivedere l importo della sovvenzione oppure il numero minimo di ore stabilito, se non entrambi

109 Capitolo terzo 3. Chemnitz Breve descrizione di Chemnitz Uno studio del Ministero federale per la famiglia, la terza età, le donne e i giovani, L Atlante della famiglia 2007, ha focalizzato l attenzione sui problemi della famiglia in diverse tipologie di città e amministrazioni provinciali tedesche. I criteri presi in esame erano la compatibilità tra famiglia e lavoro, un tenore di vita decoroso e adatto ai bambini, istruzione e attività nel tempo libero. Chemnitz si è classificata 54ª fra le 439 città e distretti amministrativi analizzati per quanto riguarda la compatibilità tra famiglia e lavoro. Questo risultato è dovuto principalmente alla buona situazione cittadina dell assistenza all infanzia. A Chemnitz sono disponibili strutture dedicate a bambini di ogni fascia di età, che rispondono alle necessità dei residenti con un servizio di alta qualità. Questa particolare situazione è storicamente dovuta al complesso e onnicomprensivo sistema di assistenza e all alto tasso di occupazione femminile presenti nella ex-repubblica Democratica Tedesca. Buona parte delle organizzazioni già presenti hanno infatti potuto essere mantenute e ristrutturate per far fronte alla crescente domanda attuale. Secondo le normative della Sassonia in materia di assistenza diurna, queste strutture svolgono un compito educativo. La situazione economica rimane tuttavia insoddisfacente in relazione all indisponibilità di specialisti qualificati. Chemnitz presenta infatti una popolazione che non ha saputo rinnovarsi. Nonostante il progressivo cambiamento strutturale, il tasso di disoccupazione è del 14,5%. Professionisti giovani e preparati continuano a emigrare verso altre regioni della Germania e dell Europa, in particolare tra la fascia di età compresa fra i 20 e i 30 anni mentre fra i giovani dai 20 ai 25 anni il numero di donne che lascia la città resta superiore rispetto a quello degli uomini. Negli ultimi dieci anni la formazione professionale tecnica e scientifica si è eccessivamente concentrata sulla popolazione maschile ed è per questo che si identifica ora una mancanza di professioniste nel campo tecnico e commerciale. Obiettivo dichiarato della città di Chemnitz è pertanto quello di offrire un orientamento professionale e di studio qualificato ai giovani, garantendo maggiori possibilità effettive di lavoro presso le imprese. In tale progetto, l attenzione è concentrata in particolare sul riequilibrio delle differenze e sul sostegno alle ragazze, affinché ottengano pari prospettive nel mondo del lavoro e

110 nella vita, in particolare negli innovativi settori economici dal promettente futuro, che offrono a Chemnitz possibilità di impiego particolarmente interessanti. Le buone pratiche scelte da Chemnitz si sono concentrate in particolare sull assistenza all infanzia di alta qualità e sul suo ulteriore sviluppo, grazie anche all appoggio del progetto Child & Co. Inoltre, esempi come Mut e La Giornata delle ragazze mostrano gli sforzi della città per migliorare la situazione precedentemente descritta. Questi progetti e azioni sono strumenti necessari per formare accuratamente professionisti capaci e per mettere un freno all emigrazione, per una reale offerta di aiuto per la pianificazione del proprio futuro e per l orientamento professionale per i figli di questa economia in totale rinnovamento. Partendo dalla situazione economica e demografica e dalla scelta delle buone pratiche, si è dato inizio a un azione pilota basata sulla risposta a un questionario. Ai ragazzi di 14 anni è stato chiesto quali fossero le loro percezioni e il loro orientamento professionale e familiare per il futuro. Al contempo, sono stati sensibilizzati sul tema delle pari opportunità, grazie anche alla presentazione di alcuni comportamenti stereotipati. In seguito sono stati identificate competenze e interessi. A Chemnitz, partecipano attivamente al tema «compatibilità fra lavoro e famiglia» le reti più diverse, sforzandosi per ottenere pari opportunità di sviluppo per tutti i cittadini. Partner del progetto sono i sindacati, i partiti che compongono il consiglio cittadino, la Camera dell industria e del commercio (Ihk) e la Camera dell artigianato (Hwk). È praticamente impossibile citare tutti i partecipanti che, ormai da lungo tempo, animano i progetti con attività sempre nuove. Da anni, in particolare i gruppi di donne dei sindacati (Dgb, Verdi), l Associazione per il supporto formativo o la commissione per le Pari opportunità del Comune si impegnano a favore dell orientamento professionale e della compatibilità fra lavoro e famiglia, con il prezioso apporto dell Alleanza locale per la famiglia di Chemnitz. L Alleanza locale per la famiglia è attiva dal 2005 e conta 16 diversi partner che si impegnano per trasformare la città in un luogo a misura di famiglia, sottolineando l importanza di ampie relazioni pubbliche e lo sviluppo di una visione coerente per quanto concerne l equilibrio tra lavoro e famiglia e i generi Mut. Le ragazze: l ambiente e la tecnologia Informazioni generali Questo progetto di orientamento professionale del Centro di sostegno Solaris per i giovani e l ambiente, (Solaris Support Centre for Youth and Environment), associazione senza fini di lucro della Sassonia, presenta in modo molto concreto a donne e ragazze le professioni e le attività del futuro nel campo della tecnica e della tecnologia. Il progetto Mut mira a promuovere le possibilità di questi soggetti nel mercato del lavoro, mostrando loro le risorse future all interno della loro regione di provenienza, al fine di motivarli a rimanere, dato che la manodopera femminile qualificata è decisamente sottorappresentata in campi come tecnologia, ingegneria e ambiente. Il progetto prevede una stretta collaborazione con scuole e imprese e desidera stimolare le ragazze nell intraprendere professioni tecniche, poiché la presenza di professioniste specializzate nella regione di Chemnitz migliorerà a lungo termine la compatibilità tra lavoro e famiglia. Le statistiche dimostrano che è particolarmente complesso, per ragazze e donne, decidere la loro professione futura ed è pertanto questo il motivo per cui il progetto Mut desidera stimolarle

111 affinché esse apprendano competenze tecniche. Il gruppo di interesse della pratica è chiaramente sottorappresentato nel settore e il progetto desidera mostrare che anche le donne hanno ottime prospettive di riuscita per quanto riguarda possibilità di lavoro e guadagno a Chemnitz. Grazie al Mut, le ragazze hanno la possibilità di visitare imprese, produttori e centri di formazione dove esse possono mettere alla prova le loro conoscenze e capacità. Al momento circa 100 ragazze e giovani donne dai 14 anni hanno preso parte a questi corsi di orientamento professionale che si svolgono ogni anno a partire dal Il progetto Mut è il risultato della posizione economica di Chemnitz, città prevalentemente a vocazione automobilistica e ingegneristica, con attività dedite inoltre alla lavorazione del metallo e con industrie tecniche. La richiesta di professionisti è molto alta e crescerà ancora in futuro. Sebbene le imprese e le loro filiali future siano disposte a formare e assumere nuovo personale, mancherà tuttavia la manodopera qualificata, a causa dei cambiamenti demografici e della crescente emigrazione di giovani adulti privi di formazione o disoccupati. Ciò è particolarmente vero per le ragazze e le giovani donne che tendono a concentrarsi su occupazioni tipicamente femminili nel settore dei servizi o nel sociale. Il programma Mut desidera migliorare le loro opportunità nel mercato del lavoro e dimostrare loro le risorse future presenti nelle loro regioni nel campo dell ingegneria e delle tecniche al servizio dell ambiente. Inoltre, le imprese regionali saranno sensibilizzate sull argomento, affinché formino questi gruppi di interesse e sostengano il potenziale della professionalità femminile. Il progetto Mut si rivolge e ragazze e giovani donne ed è unico nella regione di Chemnitz e per questo esso viene riproposto ogni anno. La preparazione professionale continua e di lungo periodo in stretta collaborazione con le imprese e il mondo del lavoro è innovativa ed esemplare. Metodo In primo luogo, sono state contattate le imprese al fine di predisporre visite guidate ed esercitazioni pratiche. Sono poi stati selezionati i docenti per i corsi teorici e le eventuali domande. In secondo luogo, sono stati reclutati i partecipanti tramite una rete di scuole regionali. Il progetto è ora presentato regolarmene agli studenti, agli insegnanti e ai genitori. Come risultato, ogni anno, ragazze e giovani donne vi si interessano e partecipano ai corsi durante il loro tempo libero. I corsi sono tenuti presso il Centro di sostegno Solaris per i giovani e l ambiente, oltre che presso imprese e istituti di formazione regionali. Si è dato vita a un programma di informazione continuo che comunica al pubblico le attività del progetto e notizie di interesse professionale in genere, fornendo all organizzatore delle attività la necessaria attenzione e pubblicità in merito al tema affrontato fra l opinione pubblica della regione. Inoltre, è importante sfruttare al meglio i contatti e le reti di cooperazione esistenti. Il successo principale del progetto riguarda la possibilità di raggiungere un vasto numero di studenti di ogni età, informandoli in merito alle professioni tecniche e influenzando e promuovendo una scelta consapevole rispetto alla loro occupazione futura. Un secondo successo riguarda il dibattito pubblico sorto attorno a temi quali la preparazione professionale e la demografia di Chemnitz, che hanno assunto grande importanza. Infine, un altro importante successo è la collaborazione fra tutti i partecipanti a ogni livello. La propensione delle ragazze nella scelta della professione resta tuttavia problematica. Le giovani, infatti, ancora troppo spesso optano per professioni tradizionalmente femminili nel campo dei servizi o del sociale

112 Risultati ed effetti Le studentesse che partecipano al progetto Mut acquisiscono in modo pratico informazioni in merito alle possibili future professioni. Sono inoltre illustrate loro le richieste e i trend regionali prodotti allo sviluppo economico del paese e le molteplici tipologie di attività, molte delle quali sconosciute al gruppo-obiettivo. Sono inoltre descritte le professioni tecniche e sono anche ridotti i pregiudizi legati a esse. Le ragazze perdono così il timore nei confronti delle occupazioni più tecniche e prevalentemente maschili. Nella maggior parte dei casi, è la prima volta che le giovani e i loro genitori contemplano possibilità diverse per le loro future carriere professionali. Il mercato locale richiede urgentemente dei professionisti e questo costituisce un ottimo modo per ottenerli. Uno studio sull efficacia del progetto svolto dal Politecnico di Chemnitz nel 2006 ha provato la sostenibilità dei metodi del progetto e sottolinea la necessità di un proseguimento regolare del sostegno professionale alle ragazze e alle giovani donne. Le reti create consentono alle generazioni future di diplomati di concretizzare le loro possibilità formative e occupazionali e di apportare conoscenze fondamentali alla regione. Facendo riferimento ai suoi metodi e alla necessaria struttura di collaborazione, l orientamento professionale per genere è facilmente trasferibile in ogni regione dove vi siano sfide economiche e demografiche simili. Il progetto stabilisce buone e diversificate opportunità occupazionali e di reddito per le donne, opponendosi all emigrazione e al pendolarismo e risolvendo almeno in parte la situazione demografica della regione. Il potere di acquisto è così sostenuto e le prospettive economiche e l attrattiva dell area stanno acquistando importanza. Un attività professionale all interno della regione garantisce altresì la compatibilità tra famiglia, lavoro ed equità sociale. Il progetto Mut affronta le opzioni, spesso influenzate dal genere, relative alla professione e alla scelta lavorativa di ragazze e giovani donne. Nel suo approccio, esso coniuga la fattibilità con l orientamento della domanda. Inoltre, le prospettive per il futuro dei settori a vocazione tecnologica sono favorevoli. Le ragazze interessate a una delle professioni o delle società presentate dal progetto ricevono una consulenza attiva al fine di spiegare loro le procedure necessarie. Si prevede e si spera che, nel lungo periodo, i giovani non sentiranno più la necessità di emigrare, costruendosi localmente una carriera professionale sostenibile Child & Co Informazioni generali Child & Co è un progetto pilota a livello comunale che mira al miglioramento delle opportunità di sviluppo e di apprendimento per i bambini nei primi otto anni di vita. Le città di Chemnitz (Germania Est) e Paderborn (Germania Ovest) hanno deciso di collaborare al progetto con l obiettivo di promuovere le possibilità di ogni singolo bambino, oltre che di creare un ambiente formativo ideale con l aiuto di genitori, educatori e altri professionisti nel campo della puericultura. Le attività di Child & Co desiderano rafforzare la comprensione di tutti i partecipanti nei confronti delle necessità di ogni bambino. Partendo da un analisi comune del processo di apprendimento dei bambini, si possono sviluppare offerte ad hoc per loro e le loro famiglie. Oltre a ciò, Child & Co incoraggia politici, amministratori e associazioni affinché si impegnino a favore di una precoce promozione e istruzione dei bambini. Il progetto è attivo nella creazione di una rete regionale per l educazione della prima infanzia, nella quale genitori e partner politici e professionali possano

113 essere direttamente coinvolti. Child & Co desidera migliorare le opportunità di istruzione e sviluppo di ogni bambino. Il progetto riguarda tutti i campi relativi alla formazione della prima infanzia all interno dei confini cittadini. Dalle levatrici fino agli insegnanti elementari, sono coinvolte diverse tipologie professionali. L innovatività di questa pratica è da ricercarsi nel collegamento di diversi campi interessati all istruzione della prima infanzia a livello cittadino. Il progetto riunisce professionisti, genitori e volontari in un opera comune. Questi partner elaborano, infatti, misure concrete per migliorare le opportunità formative e di sviluppo dei bambini all interno di un processo partecipativo che vede coinvolti anche gli amministratori e i politici del territorio. Metodo Questo progetto pilota ha avuto inizio ed è supportato dalla Fondazione Bertelsmann e dalla Fondazione Heinz Nixdorf. Inaugurato all inizio del 2005, esso si è concluso nel dicembre La Fondazione Bertelsmann ha sostenuto le istituzioni e le misure nel campo dell istruzione e della cultura e si è impegnata nel miglioramento e nello sviluppo del settore educativo in Germania. L introduzione del progetto Child & Co è stata inoltre pianificata in collaborazione con la Fondazione Heinz Nixdorf e con la cooperazione di altre due cittadine: Chemnitz e Paderborn, che hanno garantito la continuazione dello stesso anche dopo la fase pilota. Al fine di sviluppare attività e iniziative concrete, è stato creato il Forum per l istruzione della prima infanzia. Si tratta di un gruppo che riunisce circa 60 rappresentanti delle istituzioni comunali con il compito di riflettere sui principi, le attività e le fasi iniziali di progetti per il sostegno e la formazione della prima infanzia. Il forum, inoltre, fornisce appoggio e consigli in merito allo sviluppo strategico e all introduzione del progetto Child & Co. A Chemnitz, esso ha promosso nove progetti di cooperazione locali e la somministrazione di due questionari che sono stati presentati ai genitori. Queste attività si sono concretizzate in tre gruppi di lavoro: uno definito «per tutti gli aspetti della nascita», un altro chiamato «l attenzione a bambini e famiglia» e un terzo gruppo denominato «transizione dall assistenza diurna alla scuola dell infanzia». Questi gruppi di lavoro hanno sviluppato delle linee di azione principali per la città e, in particolare, per la commissione cittadina incaricata del benessere dei giovani. Un altra importante commissione è il gruppo di gestione che collabora con gli amministratori cittadini ed è incaricato di adottare le risoluzioni di maggiore rilevanza per il progetto. Il team di lavoro della Fondazione Bertelsmann ha sostenuto l orientamento concettuale e strategico del progetto. Alcuni dei successi del progetto Child & Co sono la cooperazione e le reti sorte all interno del territorio comunale. Sono stati quindi avviati nuovi comitati e strutture e la partecipazione dei partner del progetto e dei principali attori è diventata abituale, sebbene possa essere difficile superare i singoli interessi dei professionisti coinvolti. Il processo sta attualmente cercando un linguaggio comune e una comprensione condivisa in merito all istruzione. Poiché si sta giungendo alla fine della pratica, i singoli gruppi di lavoro si stanno adoperando per l introduzione delle principali linee di azione. Al contempo, essi si impegnano affinché le misure già avviate siano effettivamente adottate e ulteriormente sviluppate in modo sostenibile. Risultati ed effetti I questionari presentati ai genitori di Chemnitz dimostrano che questi ultimi hanno osservato una sempre maggiore dedizione nei confronti dei loro figli. I questionari sono stati proposti da Child &

114 Co e contenevano domande in merito all assistenza e all educazione dei bambini in città. Ad esso hanno partecipato in totale 1700 genitori. Child & Co mostra che solo mediante una stretta collaborazione è possibile sviluppare una comune comprensione dell educazione ed è possibile creare ulteriori strutture formative per l infanzia. Per esempio, l attuale rete di Child & Co non sarebbe immaginabile senza pediatri e levatrici che, insieme agli educatori dei centri di assistenza diurni, sono fra le figure di fiducia dei genitori, con le quali è possibile discutere dello sviluppo del bambino. Non dobbiamo tuttavia dimenticare i direttori scolastici e gli insegnanti, i dipendenti dei centri di ascolto, le biblioteche e i centri di formazione per adulti, il museo di scienze naturali, la casa della famiglia e molte altre istituzioni da tempo impregnate nel progetto. Un ulteriore attività nata da questo progetto principale prevede l introduzione in 70 asili di Chemnitz delle cosiddette «storie per l educazione e l apprendimento», una procedura di osservazione e documentazione dedicata a questi centri per la prima infanzia. Attraverso le storie scritte dai bambini, gli educatori cominciano infatti a conoscere i punti di forza di ognuno di essi. Sono state inoltre elaborate ulteriori strategie comuni nel settore sanitario, sociale ed educativo. I partecipanti hanno contribuito allo sviluppo di misure a livello politico e ciò a dimostrazione del fatto che, di tanto in tanto, è possibile creare nuove strutture di controllo. L intenzione principale di Child & Co è quella di incoraggiare politici, amministratori e associazioni a collaborare attraverso le loro specifiche attività per il sostegno e l istruzione dei più piccini. Child & Co è considerato dalla città di Chemnitz una sfida non completamente superata. Si tratta infatti di un processo ancora in corso, che certo cambierà molto in futuro e avrà sempre bisogno di nuovi partner che apportino idee innovative. Questa sfida continuerà anche dopo la fine del progetto, nel dicembre La città di Chemnitz ha dichiarato infatti ufficialmente la propria volontà di proseguire con il progetto per almeno tre anni. Le esperienze ottenute e i risultati del progetto saranno osservabili a livello regionale e nazionale mediante una specifica pubblicazione, Le reti municipali a favore dei bambini. Un manuale sulla governance per l educazione della prima infanzia, che sarà distribuita nella primavera del La Giornata delle ragazze Informazioni generali Le ragazze hanno di solito voti migliori rispetto ai ragazzi, eppure più della metà di loro opta per carriere in settori «tipicamente femminili» e in campi come la tecnologia o l informatica le donne sono sensibilmente sottorappresentate. Al contempo, in Sassonia si prevede in futuro una carenza di personale giovane e qualificato, in particolare nei settori tecnici e tecnologici. La Giornata delle ragazze desidera ampliare il ventaglio di scelte occupazionali a favore delle donne, al fine di aumentare il loro numero in campi quali tecnologia, informatica, artigianato e scienza. Nella Giornata delle ragazze, un attività federale con cadenza annuale per l orientamento professionale organizzata dal 2001 a Chemnitz, società, imprese, autorità, università e centri di ricerca invitano le studentesse per parlare loro delle possibilità di impiego all interno delle loro organizzazioni. In questo modo desiderano opporsi in modo pratico ai pregiudizi di ragazze e giovani donne e presentare loro «il mondo del lavoro». Le partecipanti ricevono informazioni in merito a possibili occupazioni e a forme di imprenditorialità. Le ragazze hanno inoltre la possibilità di prendere parte a una competizione basata su conoscenze

115 scientifiche e di vincere dei premi. Ogni anno la competizione è organizzata in modo sempre diverso dal Politecnico di Chemnitz. Inoltre, sempre ogni anno, in occasione della Giornata delle ragazze si conferisce un premio a un impresa che ha formato personale femminile per professioni tecniche o scientifiche, offrendo anche un occupazione all interno della società stessa dopo il periodo di tirocinio. Oltre alle ragazze, anche i loro genitori e le loro famiglie possono trarre beneficio da questo progetto. I genitori usufruiscono infatti di una preparazione lungimirante dei loro figli per una vita indipendente e le famiglie, nelle quali le madri lavoreranno in modo sostenibile e soddisfacente, saranno così meno vulnerabili in futuro. Oltre a ciò, i datori di lavoro sono avvantaggiati dall arrivo di nuovi professionisti. Grazie alla Giornata delle ragazze, inoltre, è possibile incidere positivamente sulla formazione dei loro ipotetici futuri dipendenti. Metodo Il progetto si svolge in una giornata del mese di aprile. La preparazione consiste nella selezione delle imprese, nell organizzazione del programma, nella preparazione della competizione tecnica, etc. La città di Chemnitz è responsabile del progetto, ma la Giornata delle ragazze è supportata da una campagna federale e nazionale alla quale partecipano sindacati, associazioni di imprenditori, ministeri, camere di commercio e università (e molti altri ancora). Il Politecnico di Chemnitz e l ufficio Occupazione della città predispongono ogni anno la documentazione per le attività della Giornata delle ragazze, distribuendola a imprese, centri di formazione, scuole e istituzioni. Il dipartimento per le Pari opportunità di Chemnitz ha istituito un gruppo di lavoro (per il 2001), nel quale i rappresentanti del Comune e della regione di Chemnitz lavorano insieme ad agenzie per l impiego, associazioni, sindacati e commissioni. In totale sono 12 i partner che contribuiscono attivamente a questo gruppo di lavoro. Il successo del progetto è dimostrato dal numero crescente di partecipanti, sia da parte degli studenti sia da parte delle imprese. Anche i giovani della più vasta regione di Chemnitz hanno iniziato a prendere parte agli incontri della Giornata delle ragazze, giacché per loro tale progetto è l unica possibilità di fare visita a un impresa che offra anche possibilità di tirocini e apprendistati. L organizzazione riceve inoltre un feedback estremamente positivo da parte dei genitori, i quali apprezzano questo tipo di supporto per i loro figli. Il problema principale cui deve far fronte la Giornata delle ragazze è quello della bassa motivazione degli insegnanti nel cooperare alle attività. Da una parte, infatti, non si sentono responsabili e, dall altra, essi non comprendono la necessità di prestare particolare attenzione alle ragazze durante questa giornata. Molti lo considerano infatti discriminatorio nei confronti degli studenti maschi. Risultati ed effetti L attiva partecipazione degli uffici del Comune dimostra la crescente consapevolezza degli amministratori locali in merito alla necessità di prestare attenzione alle scelte professionali dei giovani, che sono influenzate dal genere. Anche le imprese riconoscono i vantaggi del progetto e notano una maggiore attività del personale femminile con incarichi di responsabilità. Sono tuttavia le famiglie a trarre particolare vantaggio della Giornata delle ragazze, ottenendo infatti sostegno da diverse parti sociali durante una fase delicata della crescita dei loro figli. Oltre a ciò, le prospettive economiche future delle famiglie nella regione di Chemnitz sono migliorate grazie a un aumento previsto della partecipazione femminile al mercato del lavoro nelle professioni tecniche

116 I partecipanti al progetto sono ragazze e ragazzi dalla terza media e oltre, la maggior dei quali ha circa 14 anni di età. Questo consente di coinvolgerli nei successivi anni di studio in progetti, attività ed eventi informativi sulle loro future scelte professionali. Esercitazioni pratiche e di formazione approfondiscono, inoltre, questo processo. Il progetto è un passo decisivo verso il miglioramento della parità di genere fra uomini e donne. Sebbene la priorità della Giornata delle ragazze sia quella di rendere accessibili le professioni tecniche e scientifiche alle ragazze, un positivo effetto collaterale è l aumento delle competenze anche fra gli studenti maschi. L influenza di modelli di comportamento fra i giovani è molto utile e aumenta l autostima dei singoli studenti. Le ragazze imparano che possono lavorare nel campo della tecnologia e i ragazzi apprendono valide competenze sociali. Le imprese riconoscono che le famiglie richiedono un supporto durante il periodo di orientamento professionale dei loro figli e che esse stesse non potranno fare a meno in futuro di un maggior numero di professionisti. In questo modo, il progetto è vicendevolmente vantaggioso sia per le aziende sia per i singoli individui. I politici hanno finalmente compreso, inoltre, che questo tipo di aiuto alle famiglie può mantenere in salute la struttura della popolazione regionale, portando a un decremento dell emigrazione per motivi di lavoro, in particolare fra le giovani donne, e aumentando inoltre il numero di giovani che decidono di restare nella regione. Come risultato finale, si accresce il numero di famiglie che scelgono di risiedere in zona. Il progetto può essere facilmente adottato in regioni e paesi diversi. Ovunque siano disponibili volontari o professionisti per lavorare all organizzazione di questa giornata e per mettere a disposizione il proprio potenziale agli studenti, la Giornata delle ragazze può essere replicata senza difficoltà Azione pilota: aumento della consapevolezza fra i giovani La città di Chemnitz ha stilato un questionario, poi sottoposto ai ragazzi di circa 14 anni, ai quali è stato chiesto come essi vedevano la propria carriera professionale e la loro famiglia del futuro, nonché la loro opinione sui servizi di assistenza all infanzia. In breve, l azione pilota desiderava rispondere alla seguente domanda: «come pensano di organizzare da adulti la propria vita lavorativa e familiare i giovani di Chemnitz?». La motivazione che ha spinto la città a intraprendere questa attività è stata quella di sottolinare il problema dell emigrazione per motivi lavorativi verso altre regioni, e in particolare quella delle giovani donne che tendono a lasciare la città e cercare impiego altrove. Oltre a ciò, si è evidenziata una mancanza della presenza femminile nei settori «dominati dagli uomini» come l ingegneria, la tecnica e l informatica, con una concomitante mancanza di uomini nelle professioni «tradizionalmente a vocazione femminile». Interrogando i giovani in merito alle loro future necessità e prospettive in relazione alla cura dell infanzia e al mondo del lavoro, la città desidera aumentare la consapevolezza su questi temi fra gli abitanti di Chemnitz e, ancora più importante, fra i datori di lavoro locali. Il risultato sperato è che, per le future famiglie di Chemnitz, diminuisca la necessità di lavorare in altre parti del paese o all estero (grazie all aumento delle opportunità di lavoro per le donne), evitando così la migrazione di giovani e nuclei familiari dalla città. Sono stati distribuiti circa 300 questionari in sei diverse scuole, tre istituti superiori tradizionali e tre istituti professionali. Dopo aver raccolto le necessarie autorizzazioni da scuole e genitori, i

117 questionari sono stati compilati dagli studenti durante l orario scolastico. I partecipanti erano per circa metà ragazze e per l altra metà ragazzi. Ottenere il consenso di scuole e genitori ha richiesto un certo tempo e non tutti i genitori hanno acconsentito a che i loro figli partecipassero al progetto. Le motivazioni di tali rifiuti non sono ancora totalmente chiare, anche se il problema principale sembra essere stato di tipo comunicativo. La responsabilità scientifica del questionario e della sua analisi è affidata al dipartimento di sociologia del Politecnico di Chemnitz. Temi del questionario sono stati: Il background socio-economico dei genitori degli studenti e l esperienza degli stessi con l assistenza all infanzia. La valutazione delle proprie potenzialità da parte degli studenti, la loro scelta scolastica e l influenza dei genitori nella stessa, come gli studenti trascorrono il tempo libero. L opinione degli studenti in merito alla loro futura vita familiare, alla possibilità di avere figli e come intendono prendersene cura. L opinione degli studenti in merito alla loro futura vita professionale e il modo (fonti di informazione, persone) con cui si stanno preparando a questa scelta. I risultati di questo studio saranno ovviamente presentati all ufficio per le Pari opportunità della città di Chemnitz, il quale si incaricherà di organizzare in tempo utile delle adeguate attività di follow-up. Sono comunque già stati evidenziati degli effetti collaterali positivi. In primo luogo, la presentazione del questionario ha suscitato notevole interesse fra gli insegnanti e gli studenti coinvolti e alcuni professori hanno preso spunto da questa attività per tenere delle lezioni ad hoc. Inoltre, si prevede la presentazione dei risultati dello studio ai partecipanti nelle loro classi. Il dipartimento di sociologia si incaricherà inoltre del follow-up del progetto. Una tesi di dottorato sarà interamente dedicata all argomento ed è stata prevista anche un attività di controllo fra gli studenti partecipanti durante il loro primo anno di tirocinio o apprendistato. Infine, sta ulteriormente crescendo l interesse nei confronti del possibile inserimento dell orientamento professionale all interno dei normali programmi scolastici. Il tema è attualmente in fase di discussione da parte del governo regionale della Sassonia

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119 Capitolo quarto 4. Craiova Breve descrizione di Craiova La città di Craiova conta abitanti (nel 2005), sebbene, considerando anche le aree periferiche, si raggiungano quasi residenti. I tre progetti scelti come buone pratiche dal gruppo e dagli esperti a Craiova sono delle risposte ai tre problemi principali relativi alla parità di genere in Romania: La mancanza di consapevolezza in merito alla parità di genere fra i giovani e la convinzione che questi ultimi siano più ricettivi e facilmente influenzabili e quindi maggiormente disposti a cambiare atteggiamenti, valori e mentalità. A tale proposito, la città di Craiova ritiene che lo sviluppo di un immagine positiva di loro stesse da parte delle studentesse possa portare a un atteggiamento più fiducioso in merito alle proprie capacità di completare il percorso formativo scelto, a prescindere dagli stereotipi di genere che colpiscono soprattutto le donne con un background economico più modesto. A un diverso livello, le donne in maternità o in congedo parentale spesso si lamentano della difficoltà nell essere reintegrate nel proprio posto di lavoro, mentre alcune perdono la propria occupazione a causa dei due anni di assenza concessi dopo la gravidanza, in particolare nel settore privato. Questa situazione ha dato lo slancio per lo sviluppo di politiche locali che aiutino le donne a restare in contatto con il mondo del lavoro. Inoltre, continua a evidenziarsi una differenza retributiva fra donne e uomini, non solo perché le donne sono pagate meno per le medesime mansioni, ma anche perché esse devono conciliare il lavoro con le incombenze domestiche e hanno quindi meno tempo per occuparsi delle loro carriere. D altra parte, i principali incarichi di responsabilità sono occupati di norma dagli uomini e il rischio di restare disoccupati è maggiore per questi ultimi. Tutto ciò spiega la necessità di una formazione professionale presso il luogo di lavoro, che ha lo scopo di garantire pari opportunità per entrambi i sessi

120 4.1. Garantire pari opportunità per uomini e donne sul posto di lavoro Informazioni generali In Romania la parità fra uomini e donne è un principio fondamentale del diritto che si applica a tutti gli aspetti della vita e, pertanto, anche al mercato del lavoro. L uguaglianza fra i sessi è esplicitamente regolata dall articolo 4 della Costituzione rumena e in diverse altre disposizioni nazionali. Tuttavia, la legislazione attuale non fornisce misure concrete, amministrative e finanziarie, per garantire a lavoratori e lavoratrici la possibilità di conciliare responsabilità familiari e professionali. Mediante politiche a favore della maternità e per la tutela dell infanzia, le madri sono incoraggiate a occuparsi a casa dei propri figli e le tensioni dovute al precario equilibrio tra famiglia e lavoro, coniugate con gli stereotipi e i sistemi di retribuzione e valutazione orientati al genere, continuano a ostacolarle nel mondo del lavoro. Il Cpe (Centro per la Partnership e l Eguaglianza) e l Ispettorato del lavoro hanno deciso di avviare e adottare il progetto Garantire pari opportunità per uomini e donne sul posto di lavoro, così da informare i cittadini e cercare di cambiarne la mentalità. Obiettivo principale del progetto, che è diventato operativo nella prima metà del 2006, era quello di sviluppare e adottare politiche che garantissero pari opportunità a donne e uomini all interno di diverse organizzazioni. L attenzione era incentrata sulle piccole e medie imprese (Pmi), le Ong e le organizzazioni operative nel settore dei servizi. Applicando misure a sostegno delle pari opportunità, la pratica desidera migliorare le condizioni dei lavoratori, per esempio per quanto riguarda le aspettative, le politiche e gli strumenti a disposizione delle risorse umane e le tematiche relative alla conciliazione tra lavoro e famiglia. È stato quindi elaborato un programma di ricerca sulla gestione delle pari opportunità e sono state organizzate delle sessioni formative per 60 professionisti del settore dell amministrazione delle risorse umane: 30 rappresentanti delle Pmi, di istituzioni statali e Ong e 30 rappresentanti di fornitori di servizi (agenzie per l occupazione comunali, università, società di selezione del personale). Tutte le imprese coinvolte provengono dalla città o dalla regione di Bucarest. La ricerca, parte integrante del progetto, ha dimostrato che la discriminazione contro le donne deriva spesso da stereotipi antichi e persistenti, riferiti al tradizionale ruolo femminile. Si ritiene che le donne dovrebbero dare la priorità agli impegni familiari, e che abbiano meno esperienza professionale degli uomini e anche una minore capacità produttiva. Il progetto è riuscito tuttavia soprattutto a ottenere una maggiore consapevolezza dei cittadini in merito a questi preconcetti e in seguito, con l aiuto delle imprese coinvolte, ha prodotto un aumento delle competenze e delle capacità di identificazione delle discriminazioni di genere, adottando inoltre strumenti e mezzi legali al fine di prevenire e combattere questo tipo di discriminazione. Metodo Il primo e più importante passo è stato quello di decidere quali dovessero essere i partner del progetto. Dopo serie considerazioni, il Cpe e l Ispettorato del lavoro hanno ritenuto che i partner più appropriati dovessero essere quelli interessati al problema della disparità di genere e, pertanto, imprese, Pmi, istituzioni statali e, ultime ma non per importanza, le Ong. Il passo successivo è stato quello di selezionare i membri del team e il coordinatore del progetto, trovando al contempo le aziende in cui sarebbero state poste in essere la ricerca e le sessioni di formazione. Questo è stato inoltre il primo problema a cui ha dovuto far fronte il team ovvero identificare le società che

121 volessero partecipare al progetto. Il tema delle pari opportunità è ancora circondato da preconcetti e stereotipi da eliminare; tuttavia, si sono potute selezionare imprese disponibili, che hanno dimostrato interesse nel progetto e che, in seguito, hanno contribuito alla felice adozione dello stesso. Risultati ed effetti I gruppi di interesse e, al contempo, i principali beneficiari erano le imprese e le organizzazioni coinvolte nel progetto e, in particolare, i loro rappresentanti delle risorse umane. Si prevede che il progetto avrà un effetto positivo e duraturo su queste organizzazioni. Il successo dello stesso risiede nella capacità di rendere i cittadini, e in particolare le donne, consapevoli dei loro diritti, riuscendo, come in parte è accaduto, a cambiare la mentalità e l atteggiamento dell opinione pubblica. Principale obiettivo raggiunto è stato coinvolgere le imprese e le organizzazioni nel continuo sforzo di informare i cittadini, in particolare le donne, in merito ai loro diritti e la capacità di modificare la mentalità preconcetta degli abitanti della zona. Il progetto è stato adottato con successo e molti dei problemi relativi alla discriminazione di genere sono stati resi noti e combattuti. L impatto principale avuto da questa pratica è stato mettere in luce la discriminazione di genere sul posto di lavoro, aumentando la consapevolezza di donne e uomini in merito ai loro diritti in materia di parità di genere. I risultati più importanti sono stati la chiara identificazione della discriminazione di genere da parte dei partner coinvolti e della società in genere, nonché delle possibili soluzioni. La sostenibilità del progetto è consentita dal raggiungimento da parte dei cittadini della consapevolezza del duplice standard ormai radicato nel mercato del lavoro, che li ha fatti diventare più aperti e disponibili, atteggiamento che, con il tempo, comporterà un miglioramento del loro atteggiamento e della loro mentalità in relazione alla parità di genere sul lavoro, con evidenti effetti a lungo termine. Il progetto ha portato alla luce un idea molto importante, che ha dato inizio a un cambio radicale nel sistema lavorativo rumeno, il quale ha potuto essere integrato anche da politiche per la conciliazione tra lavoro e famiglia. Infatti, senza eliminare le responsabilità di genere all interno delle famiglie e sul lavoro, la parità all interno della società e, nello specifico, nel mercato del lavoro non sarà mai raggiunta. Il valore di questo progetto è stata la sua capacità di aumentare la consapevolezza delle aziende e organizzazioni rappresentate in merito alla discriminazione di genere presente nella società rumena nel campo dell occupazione. Esso ha portato alla luce le cause di questo fenomeno (in particolare la mancanza di equilibrio tra vita lavorativa e familiare, l incapacità di identificare specifici bisogni di genere dei dipendenti e la mancanza di condivisione delle responsabilità domestiche) e ha iniziato a opporsi con successo agli stereotipi, cambiando mentalità obsolete, diventando un importante strumento ideologico e provando inoltre che non è mai tropo tardi per modificare in meglio i convincimenti dell opinione pubblica. Questo tipo di progetto potrebbe essere applicato con successo ovunque, a prescindere dal tipo di imprese, organizzazioni o paesi interessati, poiché il problema della discriminazione è onnipresente e le persone con mentalità preconcette che necessitano di essere cambiate non sono certo difficili da trovare

122 4.2. Ragazze e ragazzi. Tutti diversi, tutti uguali. Formazione per la parità di genere Informazioni generali Ragazzi e ragazze è un progetto in corso istituito dall associazione Equal Chances for Everyone (Pari opportunità per tutti) che mira a opporsi agli stereotipi di genere nell istruzione e a raggiungere un cambio di mentalità a favore della parità fra i sessi. Il progetto intende aumentare la consapevolezza fra gli insegnanti e gli studenti in merito alle differenze di genere e al problema delle pari opportunità, stimolando altresì la fiducia delle donne relativamente alle loro capacità in ogni campo della vita. Il gruppo-obiettivo e i beneficiari sono gli insegnanti e gli studenti. Sono previste conseguenze virtuose ed effetti a lungo termine che porteranno alla promozione della parità di genere ben oltre le scuole coinvolte nel progetto. L associazione Equal Chances for Everyone, in collaborazione con il Comune di Craiova e l associazione femminile Craiova-Dolj si sono convinti della necessità di un progetto con effetti a lungo termine e conseguenze durature che potesse «fare realmente la differenza». Era inoltre chiaro che tale progetto doveva rivolgersi alle giovani generazioni, che sono più ricettive e possono essere maggiormente influenzate verso un cambiamento di atteggiamento, valori e mentalità. In particolare, il progetto desidera promuovere la parità di genere nel campo educativo e ciò può essere ottenuto solo aumentando la consapevolezza di insegnanti e alunni in merito alla prevalenza di stereotipi di genere. Lo sviluppo di una consapevolezza positiva di loro stesse da parte delle studentesse porterà finalmente alla nascita di un atteggiamento più fiducioso nei confronti delle capacità delle donne di seguire il percorso formativo da loro prescelto, senza alcuna limitazione dovuta al genere. Il gruppo di interesse si compone di insegnanti delle scuole superiori, offertisi volontari per partecipare alle sessioni di formazione e che, in seguito, utilizzeranno le nuove conoscenze acquisite nelle loro classi. I partecipanti devono seguire due moduli: la concezione del genere nel mondo del lavoro e la concezione del genere nella vita privata. È stata inoltre pubblicata una guida sugli stereotipi di genere contro le donne pensata specificatamente per le scuole superiori. Le sessioni di formazione si svolgono direttamente nelle scuole, il luogo migliore dove insegnanti e studenti possono interagire liberamente. Ragazze e ragazzi è un progetto unico perché uno dei pochi incentrati sulla parità di genere adottato dalla città di Craiova. Il suo valore reale è da ricercarsi nel suo rivolgersi ai giovani che, nel lungo periodo, possono fare la differenza per quanto riguarda questo tema. Metodo In primo luogo è stata creata una partnership fra Equal Chances for Everyone, il Comune di Craiova e l associazione femminile Craiova-Dolj. Dopo la firma degli accordi sono stati nominati i membri del team e il coordinatore del progetto. Al fine di ottenere dei risultati affidabili, la partnership desiderava principalmente coinvolgere una scuola dove insegnanti e alunni fossero sensibili al problema della parità di genere e, a tale scopo, è stato selezionato un istituto scolastico di Craiova. L associazione femminile Craiova-Dolj ha fornito quindi un gruppo con il background professionale e le competenze necessarie per formare i 10 insegnanti prescelti per partecipare alle prime sessioni sulla parità di genere. A seguito di tali sessioni di formazione, gli insegnanti hanno avuto la responsabilità e il dovere di promuovere fra i loro studenti, durante particolari lezioni, il concetto di parità di genere

123 Il primo problema incontrato è stato relativo all identificazione dei criteri che l istituto scolastico doveva soddisfare e ottenere dunque il consenso della scuola a collaborare. La direzione dell istituto era piuttosto scettica in merito all approccio a tale soggetto, mentre molto più convincenti sono stati il coinvolgimento e la dedizione del primo gruppo di 10 insegnanti formati. Il progetto è ancora in corso di adozione. Restano molte attività che attendono di essere avviate e concluse e molte altre scuole e insegnanti sono desiderosi di partecipare. Risultati ed effetti È già stata predisposta una brochure informativa da distribuire nelle scuole contenente informazioni sulla parità di genere e per aumentare la consapevolezza in merito agli stereotipi in questo campo. In fase di sviluppo è invece una guida per i futuri corsisti: La guida per gli insegnanti: ragazze e ragazzi. Partner nella vita pubblica e privata. La prospettiva di genere. Ragazze e ragazzi è inoltre felice di aver individuato un gruppo di interesse ricettivo e propenso a imparare. I 10 insegnanti hanno trovato i temi delle sessioni di formazione estremamente interessanti e molto ben sviluppati. La maggior parte dei beneficiari, studenti di diverse fasce d età, era curiosa di saperne di più sull argomento e ha partecipato a tutte le lezioni organizzate. Prova evidente che questa pratica sta raggiungendo i suoi obiettivi a lungo termine è il fatto che i 10 insegnanti, aiutati dalla Guida, continueranno a tenere lezioni sulla parità di genere per altri gruppi di studenti. Il progetto può dare il via a un cambio nella politica di genere nel campo dell istruzione in Romania (in particolare a Craiova), creando una serie di strumenti necessari per la formazione di insegnanti e genitori, al fine di elaborare una strategia di tutoring indipendente sulle problematiche di genere. Poiché in Romania, e in particolare a Craiova, progetti di questo tipo sono praticamente inesistenti, la pratica in oggetto può essere avviata a livello locale, introducendo così un esempio per l adozione di nuove idee. Questo tipo di attività può essere applicata alle scuole di tutto il mondo. Non è necessaria una legislazione specifica o un ingente investimento in denaro, ma solamente un ambiente ricettivo e una buona collaborazione fra le parti coinvolte Formazione professionale per i genitori in congedo di maternità o parentale che scelgono di tornare al lavoro Informazioni generali La legislazione rumena prevede dei periodi di congedo lavorativo per i genitori fino al secondo anno di età del figlio. Il progetto nazionale, gestito a livello locale dalla città di Craiova, è diretto ai genitori che, durante questo periodo, desiderano restare in contatto con il loro posto di lavoro. Il contatto sarà mantenuto attraverso scambio di e Internet per l intera durata del permesso. Mantenere il proprio indirizzo di posta elettronica professionale rende più semplice il ritorno al lavoro dopo un periodo di assenza, e inoltre, dopo il loro ritorno, sono organizzate delle specifiche sessioni di formazione per questi soggetti. Obiettivo del progetto era quello di evitare possibili situazioni di stress per dipendenti e datori di lavoro, nonché per gestire e sostenere il congedo parentale, fornendo così le necessarie informazioni in merito ai metodi più efficaci per restare in contatto con il mondo del lavoro

124 L attività più impegnativa del progetto è stata la creazione di un sistema di comunicazione affinché le donne e gli uomini in congedo parentale potessero restare in contatto costante con il proprio posto di lavoro e ricevere ogni tipo di informazione riguardante la loro attività professionale. Negli ultimi anni, il numero di dipendenti costretti ad abbandonare il lavoro durante il periodo di congedo parentale è aumentato. A causa di precedenti problemi in questo settore, la Lega per i diritti umani in collaborazione con le Pmi locali e l Agenzia di distretto locale per l impiego è giunta alla conclusione che si rendeva necessaria una soluzione. Il programma Formazione professionale per i genitori in congedo parentale è stato istituito per cercare di contrastare questa tendenza. In particolare, il progetto mirava a individuare e concretizzare modalità per facilitare la scelta del congedo parentale, a beneficio di dipendenti e datori di lavoro. Il gruppo di interesse si componeva di dipendenti di tre Pmi di Craiova. Queste imprese hanno tratto beneficio dal progetto, migliorando la propria immagine e stimolando l efficienza e l impegno dei loro collaboratori. Grazie alle sessioni di formazione, questi ultimi hanno inoltre acquisito familiarità con gli strumenti che avrebbero dovuto utilizzare durante il periodo di allontanamento dal lavoro per congedi parentali. L unicità e l innovazione del progetto consiste, in primo luogo, nell essere la prima iniziativa a occuparsi dei dipendenti in congedo di maternità o parentale adottata a Craiova. Si tratta inoltre del primo tentativo di risolvere il problema della reintegrazione nel mercato del lavoro. Metodo Dopo aver stabilito la partnership e il progetto, è stata avviata una campagna di sensibilizzazione sul problema. I partner volevano attirare l attenzione sulla problematica relativa alla perdita del contatto con il posto di lavoro durante il congedo parentale, cercando di trovare una soluzione adeguata. L unica organizzazione sociale coinvolta nella pratica era la Lega per i diritti umani, che ha svolto il ruolo di gruppo organizzatore e che era giunta alla conclusione che vi era un nuovo bisogno sociale di riconoscimento e comprensione delle norme e dei diritti concessi ai genitori. Il problema principale consisteva nel trovare tre Pmi che desiderassero collaborare e diventare partner del progetto. La maggior parte delle società, infatti, era inizialmente piuttosto scettica, dato che esse pensavano tale problema non fosse di loro competenza. Questa è stata anche la ragione per la quale il progetto è stato avviato mediante una campagna di sensibilizzazione dei cittadini. Il successo del progetto può essere misurato nell efficienza raggiunta dai genitori in un breve periodo dopo il ritorno al lavoro a seguito della conclusione del congedo parentale e la facilità con cui sono stati in grado di mettersi al passo con l ambiente di lavoro, «nuovo» e sempre più sviluppato. Il progetto si è concluso nel luglio 2006, ottenendo come risultato un ampio numero di dipendenti formati e l apertura di siti web dove possono essere ritrovate informazioni in merito al congedo di maternità e paternità, oltre a possibili soluzioni per risolvere i problemi causati da questo processo. Risultati ed effetti Sono state stampate e distribuite oltre 300 brochure informative all interno delle imprese selezionate per partecipare alle sessioni di formazione, ed è stato aperto un sito Internet dove gli interessati possono avere accesso alle informazioni necessarie e scoprire quali sono i loro diritti. Il progetto è divenuto efficiente in breve tempo e il livello di coinvolgimento dei partecipanti è aumentato considerevolmente. Inoltre, i dipendenti assenti per congedo parentale non hanno perso

125 la propria autostima e si sono rapidamente adattati alle innovazioni introdotte dalle loro imprese. Prova, nel lungo periodo, dell utilità della pratica è l esperienza acquisita da parte delle autorità locali, dal mondo imprenditoriale e dalle organizzazioni, che possono ora condividerla con i loro futuri dipendenti e altre società interessate al tema. Questo tipo di pratica può essere applicata alle imprese di tutto il mondo che si trovano a dover affrontare problematiche simili e desiderano trovare una soluzione per un futuro migliore dei lavoratori e delle lavoratrici che usufruiscono del congedo di maternità o parentale e per la loro organizzazione. Il progetto può dare vita a un cambio nella forma di introduzione di misure che incoraggino miglioramenti sul posto di lavoro per le donne in gravidanza; di questi miglioramenti potranno avvantaggiarsi anche i datori di lavoro

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127 Capitolo quinto 5. Düsseldorf Breve descrizione di Düsseldorf Düsseldorf è la capitale del Nord Reno-Westfalia e conta abitanti. La superficie della città è di 217 chilometri quadrati con, pertanto, una media di residenti per chilometro quadrato. Düsseldorf è un interessante centro economico a vocazione industriale, scelto per l apertura delle proprie sedi o di uffici e filiali da imprese di calibro internazionale. L alta concentrazione di aziende del settore commerciale e dei servizi fa sì che Düsseldorf offra ottime possibilità professionali alle donne. Il tasso di disoccupazione è al di sotto della media delle altre città della Regione del Nord Reno-Westfalia, sebbene il tasso di disoccupazione femminile superi quello medio regionale. Nel 2005, il prodotto interno lordo per singolo lavoratore era di euro, dunque superiore a qualunque altra città tedesca. Attraverso il settore terziario, che rappresenta l 84,1% del mercato occupazionale di Düsseldorf, la città ha investito fortemente sul cambiamento strutturale per occupare una posizione leader in Germania. È considerata un area ideale per settori come il commercio estero, le tecnologie dell informazione, le telecomunicazioni, la pubblicità e le scienze della vita. L economia di Düsseldorf ha mantenuto la propria diversità durante questo periodo di cambiamenti strutturali e la presenza in città di vari settori è stata più volte una carta vincente, fornendo un particolare punto di forza nei periodi di crisi. Dai dati degli occupati che contribuiscono al sistema previdenziale emerge, infatti, che più di 20 comparti diversi rappresentano almeno l 1% dell economia cittadina. In linea con la vocazione di Düsseldorf di essere un punto di riferimento commerciale e dei servizi, alcuni dei principali datori di lavoro cittadini operano in settori come la distribuzione al dettaglio, la consulenza e il comparto bancario/assicurativo, sebbene anche i servizi diano lavoro a una significativa percentuale della forza lavoro. Al contempo, Düsseldorf continua a essere un moderno «impianto di produzione». Alcuni dei principali datori di lavoro della città sono da ricercare nella produzione industriale. In città operano infatti le più importanti filiali di imprese chimiche, elettrotecnologiche (compresa le comunicazioni cellulari) e automobilistiche. Nel 2006, il 54,7% dei dipendenti che contribuiva alla previdenza sociale era impiegato nel terziario, il 18,7% nel settore della produzione industriale e il 26,9% nel commercio e nel settore alberghiero, della ristorazione,

128 della gestione di bar e nei trasporti. Il numero totale di dipendenti che contribuiva alla previdenza sociale in quell anno era di , dei quali operativi nei settori del business-to-business. Nello specifico, erano impiagati nei seguenti servizi: società di consulenza gestionale, consulenza informativa, pubblicità, gestione immobiliare, consulenza fiscale, consulenza legale, architettura e ingegneria. In un periodo di cambiamenti demografici, Düsseldorf presenta una buona mescolanza di generazioni. Grazie a offerte attente alla famiglia e a un mercato occupazionale vivace, la migrazione delle famiglie può essere fermata e diminuita. Sempre più giovani qualificati trovano infatti casa in città Metro-Sternchen (le Stelline di Metro), asilo diurno aziendale Informazioni generali «In qualità di uno dei più grandi datori di lavoro di Düsseldorf, riconosciamo la nostra responsabilità. Con la costruzione del nostro centro diurno aziendale di assistenza all infanzia vogliami aiutare le famiglie e consentire al nostro personale di trovare il giusto equilibrio tra vita privata e lavoro», ha affermato Zygmunt Mirdorf, membro del consiglio di amministrazione di Metro AG, società presso la quale è stato aperto il suddetto asilo il 23 settembre Fornitore di servizi per il centro è la Croce rossa tedesca di Düsseldorf, un organizzazione caritativa. Il progetto è stato quindi iniziato dall impresa, ma sponsorizzato e concretizzato da un organizzazione senza fini di lucro. Il centro di assistenza diurno ospita 65 bambini da 4 mesi di età fino in età scolare. Cinquanta posti sono riservati ai figli del personale di Metro, mentre altri quindici sono aperti alla cittadinanza. Una caratteristica distintiva di questo nuovo centro è il bilinguismo. I bambini sono infatti seguiti sia in tedesco sia in inglese. Con tale innovazione, gli organizzatori desiderano che i bambini acquisiscano e sviluppino la conoscenza di una lingua straniera fin dai primi anni di vita. Con un approccio bilingue, il gruppo Metro risponde alla crescente internazionalizzazione della società. Secondo il gruppo, infatti, solo a Düsseldorf sono impiegati presso Metro dipendenti di 30 diverse nazionalità. Dei 14 insegnanti e personale operativo del centro, 4 sono di lingua madre inglese. Metro è una grande società internazionale e un importante datore di lavoro nella regione. Era di estrema importanza per il gruppo fornire al proprio personale servizi per l infanzia presso un centro di assistenza diurno, sfruttando l effetto sinergico della sede di Düsseldorf come interessante luogo di lavoro e, in questo contesto, con l obiettivo di tutelare e sviluppare una struttura previdenziale a sostegno delle giovani famiglie dei dipendenti. Metro desiderava pertanto creare un servizio di assistenza all infanzia di qualità per i figli dei propri collaboratori e per altri bambini della zona. Nel rispetto dei principi della Croce rossa tedesca e in accordo con il gruppo Metro, sono accettati dal centro i figli di genitori di ogni nazionalità, gruppo etnico e provenienza, affiliazione politica, convincimento religioso e classe sociale. In questo modo la struttura va a beneficio delle famiglie dei dipendenti di Metro, ma anche di quelle del quartiere dove si trova la stessa. Il centro è attivo a livello locale, ma è già stato notato al di fuori dei confini della ragione grazie alla sua eccellente qualità. Le sue caratteristiche principali sono: attività sempre bilingui, personale estremamente qualificato, strutture e aree aperte pensate a misura di bambino, adeguati impianti all interno delle strutture e rette analoghe a quelle degli asili comunali (ben inferiori a quelle di altre strutture private)

129 Metodo Sono stati stipulati accordi fra il sindaco della città di Düsseldorf e il gruppo Metro. L attenzione nei confronti delle famiglie è una caratteristica distintiva del gruppo, oltre che di Düsseldorf, che considera la sensibilità nei confronti dei nuclei familiari e la corretta presenza nella società di tutte le fasce di età come dei fattori fondamentali per lo sviluppo del territorio. La Croce rossa tedesca ha notevole esperienza nell introduzione di servizi per l infanzia gestiti dalle imprese ed è stata quindi scelta come partner nel progetto del gruppo Metro. Entrambi si sono impegnati a rispettare i principi della gestione della diversità. La città di Düsseldorf ha accompagnato il processo di adozione del progetto. In un sondaggio fra genitori e dipendenti, la Croce rossa ha determinato la necessità di un servizio di assistenza all infanzia fra i collaboratori di Metro. Un gruppo di supervisione composto da rappresentanti della Croce rossa e del gruppo Metro segue il progetto nel suo sviluppo. È stata inoltre organizzata una presentazione ad alcuni importanti organi cittadini. A causa del notevole numero di domande di iscrizione ricevute durante il periodo di attività del progetto, i criteri di ammissione sono stati modificati affinché i posti fossero messi a disposizione principalmente di quei genitori che avevano bisogno delle strutture di assistenza del «Metro-Sternchen», al fine di poter raggiungere il giusto equilibrio tra vita lavorativa e familiare, come nel caso dei genitori single. L orario di apertura, dalle 7:30 alle 17:00, è stato anch esso determinato sulla base di un sondaggio fra i genitori. Risultati ed effetti Il progetto ha avuto molto successo ed è un esempio perfetto di servizi all infanzia gestiti dalle imprese private. Esso aiuta inoltre i genitori a coniugare e riequilibrare la vita lavorativa con quella familiare. Grazie all impegno sociale dell impresa e all integrazione del centro nel quartiere, i genitori che non appartengono allo staff del gruppo Metro hanno comunque l opportunità di usufruire delle strutture e portare avanti la propria carriera. Il centro di Metro ha suscitato notevole interesse a livello locale e regionale, tanto che altre società di Düsseldorf stanno studiando la possibilità di aprire asili aziendali o ampliare le proprie strutture già esistenti. Il progetto Metro-Sternchen ha evidenziato ancora una volta come un impresa possa utilizzare il proprio asilo aziendale a vantaggio della propria immagine, creando una situazione vicendevolmente vantaggiosa per sé e per il gruppo di interesse. Gli standard relativi all assistenza all infanzia della struttura sono esemplari e Metro sta ponderando la possibilità di ampliare le strutture. Al momento è in costruzione un nuovo edificio che consentirà al centro di ospitare 65 nuovi bambini. 45 posti sono riservati ai figli dei collaboratori di Metro, mentre altri 20 sono aperti alla cittadinanza. Fra l altro, al momento si sta prendendo in considerazione la crescente domanda di iscrizione di figli di dipendenti di Metro al di sotto dei 3 anni, dato che la società desidera incentivare una rapida ripresa dell attività lavorativa dopo il parto. Il progetto Metro-Sternchen è un esempio di come un servizio di assistenza all infanzia aziendale possa essere utilizzato a beneficio dell impresa stessa e dell intera società e può essere facilmente adottato in altri paesi. La garanzia di poter usufruire di servizi di assistenza qualificati per i bambini dai 4 mesi di età consente alle donne e agli uomini di tornare al lavoro molto prima. La retta inoltre è sostenibile anche per i genitori con redditi medio-bassi

130 5.2. La casa multigenerazionale Hell-Ga Informazioni generali Hell-Ga è una casa multigenerazionale aperta nel 2002 come centro di auto-aiuto per le madri. Obiettivo di Hell-Ga è quello di sviluppare una rete di aiuto e di servizi sociali di vicinato, e di ampliare l organizzazione di un supporto vicendevole fra giovani, anziani e le loro famiglie. La casa traduce l idea della coabitazione di diverse generazioni dal privato al pubblico, avvalendosi del know-how e del potenziale di tutte le generazioni e attivando, al contempo, il capitale sociale di giovani e anziani. Fino a ora il programma è stato incentrato sui servizi destinati alle giovani madri. Considerando il recente sviluppo demografico, si è ora tuttavia rivolto all ampliamento di questi gruppi di interesse. Il potenziale del progetto è da ricercarsi nella promozione dell iniziativa privata e del volontariato. Le case multigenerazionali forniscono infatti numerosi servizi, in particolare a favore dei nuclei familiari. Il progetto Hell-Ga migliora l immagine del distretto e fornisce un importante contributo per il suo sviluppo sociale. Il centro è un punto di incontro ed è attivamente coinvolto nella gestione del distretto, fornendo altresì una piattaforma per le più diverse competenze e disponibilità dei cittadini a partecipare, l occupazione e il lavoro, e integrando quindi altri attori e servizi locali. Hell-Ga è in grado di reagire in modo flessibile alle necessità del distretto. I servizi garantiti consistono in moduli che sono costantemente adattati ai moderni sviluppi e alle condizioni di vita. I contenuti sono determinati dalle necessità degli utenti e le modifiche dipendono dalla domanda. Questo ciclo trasforma il concetto in un sistema di auto-sviluppo. Le offerte riguardano settori quali l occupazione, l istruzione, la salute, la consulenza, la vita quotidiana e il tempo libero. Gli impianti centrali di Hell-Ga sono la caffetteria, l ufficio di consulenza per il cittadino, il centro di assistenza all infanzia, il negozio dell usato, oltre la sede in cui si svolgono i corsi di formazione e la consulenza per le famiglie. Sebbene nel passato prevalessero servizi sociali diretti a specifici gruppi-obiettivo, stanno ora prendendo il sopravvento la cooperazione fra le generazioni e il trasferimento dei servizi di supporto dal privato al pubblico. Sono pertanto utilizzate le esperienze e i potenziali di tutte le generazioni. Hell-Ga mira alla creazione di una rete di supporto di vicinato e di servizi sociali locali, oltre all organizzazione di un vicendevole aiuto fra giovani, anziani e famiglie. Il concetto si basa sull alto livello di coinvolgimento civico e sul volontariato. Fornendo strutture e consulenze, gli utenti sono infatti assistiti nell organizzazione di servizi destinati a loro stessi. Lo scopo non è l offerta in sé, ma la creazione di una struttura che sia aperta a nuove idee e modalità di organizzazione dei servizi. In questo modo, possono trarre beneficio da Hell-Ga non solo i fornitori di servizi sociali, ma anche gli abitanti del distretto: cittadini, donne, uomini, giovani, ragazzi, bambini, famiglie, genitori, nonni, genitori single, giovani e anziani, questi ultimi grazie ai giovani e in collaborazione con loro. I servizi offerti seguono con coerenza le richieste degli utenti, i cui interessi sono rapidamente introdotti negli stessi. Sono inoltre incoraggiate e riconosciute attività di volontariato e il potenziale dei volontari. Dipendenti a tempo pieno e volontari sono infatti considerati alla pari. Metodo L associazione Hell-Ga ha iniziato a operare come centro al servizio delle madri presso le strutture di una chiesa protestante di Düsseldorf, nei quartieri di Garath ed Hellerhof. Per ragioni finanziarie,

131 l edificio della chiesa era stato chiuso nel 2001 e il centro della parrocchia è stato affittato all associazione Hell-Ga, fondata da donne impegnate del quartiere, con lo scopo di creare un nuovo punto di aggregazione per il vicinato. Il concetto «motore del progetto», che mirava ad attivare l aiuto, l auto-aiuto e il volontariato, si è guadagnato un premio nel 2004 dall iniziativa «Startsocial». Con l assistenza della Regione del Nord Reno-Westfalia e della città di Düsseldorf all interno del progetto sponsorizzato Prendere l iniziativa, nei prossimi 2 o 3 anni saranno modernizzati gli impianti e saranno ampliati di circa 730 m 2. Hell-Ga è stato approvato come casa multigenerazionale nel contesto del progetto del Ministero federale per la famiglia, la terza età, le donne e i giovani nel febbraio 2007, un approvazione che ha apportato ulteriore supporto finanziario all attività. Hell-Ga è un associazione registrata senza fini di lucro ed è stata riconosciuta come fornitrice di servizi per il benessere dei giovani. L associazione sta attualmente ricevendo assistenza finanziaria dal governo comunale, nonché da numerosi altri progetti a livello federale e della Regione del Nord Reno-Westfalia. Il coinvolgimento dei cittadini del quartiere, oltre che dei fornitori dei servizi sociali, è parte integrante del concetto di Hell-Ga. La cooperazione e la collaborazione con molti altri attori locali è ritenuta irrinunciabile. L associazione è presto diventata nota nella zona e il numero dei soci aumenta con regolarità di 2 o 3 unità ogni mese. Attualmente l associazione conta 150 membri. 800 residenti del quartiere si avvalgono regolarmente dei servizi offerti e la domanda sta aumentando costantemente. Tale incremento comporta tuttavia dei problemi, dato che anche le necessità finanziarie aumentano e possono essere affrontate solo con progetti aggiuntivi. Lo sviluppo di tali nuovi progetti infragenerazionali con gli attori locali del quartiere (per esempio l organizzazione di eventi nel quartiere, mostre pubbliche) è attualmente in corso. Grazie alla volontà di garantire formazione e consulenza alle famiglie, saranno introdotti ulteriori offerte qualificanti a favore delle donne anche nel settore informatico. Risultati ed effetti Il supporto alla famiglia offerto da Hell-Ga, il quale si compone di servizi professionali di assistenza all infanzia, nonché di formazione e consulenza familiare e assistenza volontaria infragenerazionale, consente di raggiungere un miglior equilibrio tra lavoro e vita privata, facilitando così il ritorno all attività professionale per le madri e i padri che hanno usufruito del congedo parentale. Negli ultimi anni è aumentata la presenza di associazioni e istituzioni nel quartiere con funzione di punti di interconnessione e le offerte sono sempre più mirate alle richieste degli abitanti della zona. Un esempio è il nuovo servizio di emergenza per l assistenza all infanzia dedicato ai figli di genitori che lavorano e offerto dagli anziani del quartiere che vivono soli, o l aiuto per la spesa quotidiana garantito agli anziani stessi dagli alunni delle scuole. Il cambiamento delle strutture nel quartiere è evidente e vi è inoltre una maggiore coordinazione fra cittadini e istituzioni. Tuttavia, i volontari non possono da soli sostenere l offerta di alta qualità attualmente disponibile. Sono infatti necessarie ulteriori strutture e operatività, oltre che il pagamento delle spese per il personale. La futura copertura finanziaria dovrà pertanto essere garantita al fine di assicurare un successo sostenibile del progetto. L idea di una casa multigenerazionale può essere trasferita a qualunque altro centro, come per esempio gli asili, le strutture per la famiglia, per le madri, per l incontro, per il tempo libero, per il quartiere e per la vita diurna degli anziani. Il concetto può essere applicato indipendentemente dalle diverse culture e origini sociali e può essere utilizzato sia nei centri urbani sia nelle aree rurali

132 Il valore del progetto risiede nella creazione di un vincolo fra l aiuto civico e i servizi sociali in loco, rispondendo in modo coerente alle necessità dei residenti del quartiere. Considerando gli sviluppi demografici e le tendenze sociali che portano a una chiusura verso il mondo esterno, l organizzazione di mutua assistenza fra giovani, anziani e famiglia punta esattamente nella giusta direzione. Per ulteriori informazioni, consultare il sito di Hell-Ga: Qualificazione e formazione delle donne in congedo parentale: telelavoro ed e-learning Informazioni generali Il progetto di qualificazione mira a incoraggiare le donne in congedo parentale e disoccupate nello sfruttare l ambiente domestico come ufficio per ottenere o aggiornare le proprie competenze professionali, avvalendosi in questo di corsi on-line, e per il telelavoro. In questo caso, la pratica desidera garantire un collegamento tempestivo con le imprese dei dipendenti che tornano nel mondo del lavoro e dare luogo così a possibilità future per reagire con flessibilità a periodi di picco di attività, senza aumentare il normale monte ore. Il ritorno alla vita professionale dopo un periodo dedicato alla famiglia è spesso piuttosto difficile e i lavoratori sono spesso limitati nella loro flessibilità a causa dei rigidi orari imposti dalla cura dei figli. Quanto più si protrae l assenza dal lavoro, tanto più sarà successivamente complesso ritornare operativi. Dato che le imprese sono continuamente sottoposte a sviluppi tecnologici, come aggiornamenti di software e ammodernamenti, i lavoratori in congedo parentale ne restano esclusi. Il processo di qualificazione in oggetto comprende consulenze, attività di coaching e supporto per i singoli temi dell e-learning, oltre che follow-up e formazione per la creazione di postazioni di telelavoro e per il loro collegamento. Lo schema di formazione prova che sono possibili periodi di studio altamente flessibili. Il progetto affronta inoltre direttamente le necessità di coloro che tornano al lavoro, poiché per molte donne il ritorno mediante comunicazioni telematiche è una valida alternativa all orario part-time. L alta richiesta e la buona percentuale di integrazione nel normale mercato del lavoro hanno portato già altrove all introduzione di schemi di formazione simili. Il supporto durante il progetto consente ai partecipanti di utilizzare il computer di casa come strumento per l aggiornamento delle competenze professionali, oltre che per il telelavoro. Nel coso della qualificazione modulare mediante formazione teorica ed esercitazioni pratiche, i partecipanti imparano a utilizzare le postazioni di home-office per corsi on-line e per il lavoro in remoto. Con un totale di 300 ore, il corso di formazione comprende i temi seguenti: autogestione, gestione dello stress, riflessione, comunicazione professionale, gestione dei conflitti, gestione dei documenti, definizione dei dati, gestione dei contatti, stesura e invio di , ricerca in Internet, protezione e sicurezza dei dati, principi base del telelavoro e altri problemi di applicazione pratica. Il telelavoro dei propri dipendenti garantisce alle imprese future l opportunità di rispondere in modo flessibile a picchi di lavoro, senza richiedere la presenza dello staff in sede. Il progetto è di tipo locale, finanziato grazie al Fondo sociale europeo. Esso si è svolto presso un istituto di formazione e si componeva di cinque corsi di preparazione offerti da cinque diverse strutture per

133 lavoratori che desideravano rientrare nel mondo del lavoro e donne in congedo parentale. Quando necessario, è stato possibile utilizzare anche le strutture di assistenza all infanzia presenti. Per il momento hanno partecipato 37 genitori ancora in congedo parentale, che si stanno però preparando al rientro presso il posto di lavoro. Metodo I partecipanti sono stati selezionati mediante i servizi di consulenza, con un depliant informativo e un annuncio su un giornale. Queste iniziative hanno raccolto un enorme consenso. La pratica è stata supportata da un team di supervisione composto da un rappresentante per ognuna delle cinque parti del progetto dell Agentur für Arbeit (agenzia per il lavoro), del Frauenbüro (ufficio per le Pari opportunità) e dell ufficio locale per lo stanziamento dei fondi del Fse. Si è tenuto altresì uno scambio regolare con il gruppo di studio per il rientro nel mondo del lavoro (Arbeitskreis berufsrückkehr), grazie al supporto di specialisti sul tema dell equilibrio tra vita privata e lavorativa. Oltre a fornire una qualifica professionale, il progetto ha inoltre garantito ai partecipanti l autostima necessaria per intraprendere una professione. In genere, questi ultimi mostravano infatti la volontà di lavorare più ore la settimana rispetto a quanto preventivamente pianificato, riconoscendo le prospettive offerte da un orario lavorativo flessibile. È inoltre risultato evidente che i partecipanti hanno acquisito numerose competenze che li hanno posti in grado di fare ricerche e studi indipendenti, le qual sono in seguito state applicate anche a progetto concluso. Uno dei problemi del progetto è stato il maggiore interesse da parte di donne che desideravano tornare al lavoro, avendo perso la loro occupazione precedente, rispetto alle donne in congedo parentale. Queste ultime ritengono infatti che la loro impresa consentirà loro di aggiornarsi e ottenere le qualifiche necessarie dopo il periodo dedicato alla maternità. Al momento, è operativo un progetto successivo che si avvale di un concetto leggermente modificato. Tale progetto si rivolge esplicitamente a coloro che desiderano rientrare nel mondo del lavoro e si avvale della cooperazione di un istituto di formazione nel settore del turismo, che consente alle donne che lo richiedono di ottenere il certificato di agente turistico dalla Camera di commercio e industria. Considerando la crescita del mercato delle prenotazioni on-line, si tratta certamente di una valida opportunità di telelavoro. Risultati ed effetti Il progetto combinato è stato presentato a una fiera sulla formazione continua dedicata alle donne e sono stati organizzati incontri per piccole e medie imprese al fine di discutere le loro perplessità in merito al rientro dei lavoratori. Il progetto ha reso più semplice il ritorno alla vita professionale per i partecipanti. Oltre alle qualifiche, esso ha anche presentato nuove prospettive in merito all organizzazione del processo lavorativo. Le richieste per partecipare al progetto successivo sono molto alte, sebbene non sia ancora stato garantito un ulteriore finanziamento. L aggiornamento delle competenze per le donne al momento di rientrare al lavoro dopo un assenza prolungata, la possibilità di coniugare la cura dei figli, preparazione e lavoro e una migliore cooperazione con le imprese prima dell effettivo rientro sono temi che hanno suscitato dibattiti in numerosi paesi. Il telelavoro consente di creare una situazione vicendevolmente vantaggiosa per le donne e le imprese, dato che queste ultime, usufruendo di questa modalità di lavoro, sono in grado di rispondere con flessibilità a picchi di attività, mentre le donne possono creare un migliore equilibrio tra vita familiare e professionale. La combinazione di un monte ore lavorativo e di

134 assistenza familiare più flessibile è stata arricchita da un orario di formazione altrettanto flessibile. Il valore del progetto risiede nella combinazione di periodi di formazione estremamente flessibili e di contenuti che possono essere adattati alle singole necessità dei partecipanti, senza tuttavia dimenticare i bisogni delle imprese. Il progetto ha inoltre garantito alle donne di poter entrare in contatto con le imprese piuttosto presto, al fine di poter preparare il loro rientro nel loro interesse e in quello dei datori di lavoro. Come effetto secondario virtuoso, altre offerte di formazione e qualificazione per soggetti che intendono ritornare nel mondo del lavoro a Düsseldorf hanno arricchito o sostituito i corsi tradizionali. Ciò è stato possibile grazie alle opportunità di studio altamente flessibili e all utilizzo di apparecchiature elettroniche. Per ulteriori informazioni, si può consultare il sito Azione pilota. Assistenza all infanzia promossa dalle piccole e medie imprese Il Consiglio comunale di Düsseldorf è convinto che una buona rappresentanza di tutte le fasce di età sia importante per le infrastrutture e per l economia. Grazie ad attività come la «family card» e l ampliamento dei servizi di assistenza all infanzia la città sta collaborando a stretto contatto con le imprese locali per l introduzione dell attenzione alla famiglia come standard riconosciuto delle sue politiche. La città di Düsseldorf ha promosso una partnership fra la Camera di commercio locale e l ufficio per il Benessere dei giovani. Insieme desiderano stimolare l assistenza all infanzia promossa dalle piccole e medie imprese della regione. Scopo di tutto ciò è aumentare il coinvolgimento dei datori di lavoro nei servizi di assistenza per i figli dei loro dipendenti. L azione pilota consiste nell accrescere la consapevolezza fra le Pmi in merito alle possibilità e ai vantaggi garantiti dall istituzione di asili aziendali. Secondo l ultimo questionario distribuito nel giugno 2007 dall Istituto di ricerca specializzato Allensbach, su richiesta del Ministero tedesco per la famiglia, la terza età, le donne e i giovani, i datori di lavoro che già offrono servizi all infanzia hanno evidenziato effetti positivi sulla motivazione dei propri dipendenti (94%), sull immagine della società (76%) e anche nell assunzione di nuovi collaboratori (58%). La Camera di commercio tedesca e il Ministero per la famiglia, la terza età, le donne e i giovani desiderano stimolare le Pmi affinché supportino questo tipo di servizi. Le osservazioni seguenti sono state punti di partenza per l azione pilota: Si è evidenziata una mancanza di strutture aziendali per l infanzia, che consentano di trovare un equilibrio fra orari di assistenza familiare e lavorativi flessibili. Alcune importanti società di Düsseldorf forniscono già servizi aziendali per l infanzia presso le proprie strutture o garantendo un determinato numero di posti presso un centro diurno già operativo. Il 70% dei dipendenti lavora tuttavia in Pmi. Al momento queste imprese non hanno mostrato alcun interesse nella fornitura di servizi all infanzia di questa natura. Le potenzialità dei servizi all infanzia delle Pmi non sono state sufficientemente analizzate e non sono quindi ben note

135 Il progetto ha avuto inizio con la creazione di un network fra le imprese, l ufficio per il Benessere dei giovani della città e la Camera di commercio di Düsseldorf. L obiettivo era quello di raggiungere le Pmi affinché esse fossero informate in merito ai diversi modelli di servizi all infanzia aziendali disponibili. I genitori partecipanti al progetto hanno altresì voluto identificare e analizzare la domanda relativa a tali servizi. Il progetto mirava infine a stipulare degli accordi con le imprese interessate per l organizzazione di strutture aziendali per l assistenza all infanzia. Come primo passo è stato deciso di contattare 330 imprese di medie dimensioni, invece di quelle più piccole, ovvero aziende che contavano dai 50 ai 499 dipendenti. Si è pertanto inviato loro un questionario in merito ai servizi aziendali per l infanzia. Al fine di dimostrare l importanza dell iniziativa, la lettera di accompagnamento è stata firmata dal sindaco di Düsseldorf e dal responsabile esecutivo della Camera di commercio. Il questionario era volutamente breve e conteneva solo domande essenziali. I soggetti affrontati erano: il bisogno di servizi di assistenza all infanzia fra il personale dell impresa; strutture già esistenti presso l impresa; tipologia di assistenza che l impresa poteva offrire o offriva; idee in merito a una possibile iniziativa e impegni finanziari. Ovviamente gli intervistati erano liberi di presentare altre tematiche o di porre ulteriori domande. L intero questionario non era più lungo di una pagina. Il questionario è stato compilato e rispedito da 25 imprese, mentre alcune altre hanno mostrato interesse nel progetto senza tuttavia restituire il modulo. Sette di queste imprese avevano una qualche sorta di programma di sostegno all infanzia che andava dall utilizzo dei servizi offerti dalla società madre alla cooperazione con Familienservice (società specializzata nella fornitura di servizi per la riconciliazione di vita professionale e familiare), fino al pagamento delle rette degli asili diurni pubblici. Dieci delle imprese non dotate di alcun servizio si sono dimostrate interessate alla possibilità di contribuire finanziariamente ai progetti a favore dei propri dipendenti. Quattordici imprese hanno richiesto ulteriori informazioni. Altre dieci hanno deciso di non supportare l organizzazione di servizi all infanzia, sebbene alcune abbiano comunque richiesto informazioni o abbiano optato per la sovvenzione dell utilizzo di centri diurni pubblici. Quindici imprese su 25 hanno mostrato la volontà di offrire servizi di assistenza all infanzia ai propri dipendenti. Non è stata tuttavia posta in essere un adeguata analisi delle necessità all interno delle imprese coinvolte. I dati ottenuti in merito ai bisogni evidenziati si basano sul numero di bambini, che oscilla da 2 a 20 per impresa. Altri commenti degli intervistati riguardavano la necessità di un orario di lavoro più flessibile da parte dei centri diurni di assistenza all infanzia, la preferenza di centri vicino a casa invece che nei pressi del luogo di lavoro, l ampliamento dell orario di apertura di questi centri con personale qualificato e la cooperazione fra imprese vicine per l organizzazione di asili aziendali. Durante il periodo di presentazione e analisi dei questionari, sono state inoltre organizzate attività di promozione dell assistenza all infanzia aziendale: Incontri informativi con le reti aziendali per presentare il progetto. Una conferenza dei rappresentanti delle donne delle imprese e del settore pubblico. L incontro della rete del progetto, Jocer (Job, Orientierung, Coaching, Erwerbstätigkeit = lavoro, orientamento, coaching e occupazione), con le Pmi per dibattere su attività comuni per facilitare il ritorno nel mercato del lavoro. Cooperazione con l ufficio comunale per lo Sviluppo economico, affinché sempre più imprese si interessassero ai servizi per l infanzia aziendali

136 Alla fine di novembre 2007 è stato organizzato un incontro finale sul progetto pilota, così da poter discutere i risultati con tutte le parti interessate e far così conoscere i dati evinti dai questionari, fornendo altresì ulteriori informazioni in merito alle possibilità dei centri per l infanzia aziendali e all organizzazione di un ulteriore cooperazione con i rappresentanti delle imprese interessate. All incontro hanno partecipato circa 35 persone. L incontro è stato un utile possibilità per comunicare preziose informazioni e durante il suo svolgimento i rappresentanti delle imprese hanno inoltre potuto condividere con il pubblico presente le proprie esperienze in merito ai centri aziendali per l infanzia

137 Capitolo sesto 6. Plovdiv Breve descrizione di Plovdiv Con più di abitanti, Plovdiv è la seconda città della Bulgaria per dimensioni. Il livello di istruzione della popolazione è relativamente alto e il governo comunale ha applicato politiche specifiche per combattere l analfabetismo e l abbandono scolastico, misure che sono parte integrante della lotta contro la disoccupazione. La situazione relativa alla disoccupazione e al reddito in Bulgaria e, nello specifico, a Plovdiv rende necessario il sostegno con ogni mezzo dei genitori che lavorano. Il tasso di disoccupazione è alto, mentre piuttosto basso è il tasso di attività e il reddito, sebbene l economia stia crescendo rapidamente. Si rileva quindi la necessità per entrambi i genitori di lavorare a tempo pieno e non solo. Inoltre, a causa dell invecchiamento della popolazione, l incremento del tasso di natalità è un importante obiettivo politico. Il governo locale di Plovdiv sta facendo quanto in suo potere per sostenere i genitori che lavorano, pur nei limiti del limitato budget a sua disposizione. Le buone pratiche selezionate rispettano i principali obiettivi integrati di politica locale: facilitare l equilibrio tra lavoro e oneri familiari per i genitori e migliorare la salute e il benessere nella prima infanzia (mense per l infanzia) e le prestazioni degli istituti scolastici per i bambini più grandi (servizio di sale studio). Particolare attenzione è dedicata dal governo comunale ai soggetti maggiormente vulnerabili, come i genitori con figli disabili che lavorano (servizi di assistenza sociale a domicilio). Il numero di beneficiari e la lista di attesa per usufruire dei vantaggi di questi progetti sono un ottimo indicatore del loro successo e della loro necessità Mense per la prima infanzia Informazioni generali Nelle mense per la prima infanzia sono preparati ogni giorno pasti freschi per bambini da 9 mesi a 2 anni di età. Le mense sono state aperte fra il 1970 e il 1975 a Plovdiv grazie alla totale sovvenzione del governo cittadino e aiutano i genitori nella cura dei loro figli. Il personale è specializzato nella

138 cucina per la prima infanzia e il severo controllo della qualità dei prodotti e dell igiene garantisce ai genitori che si tratta di un iniziativa perfettamente sicura. Il tempo che i genitori riescono a risparmiare può essere dedicato ad altre attività con i bambini. Il numero delle mense per la prima infanzia è destinato ad aumentare in futuro, poiché i genitori non hanno abbastanza tempo e competenze a disposizione per preparare pranzi di alta qualità, nutrienti e variegati. Questa pratica aiuta in modo significativo i genitori a conciliare vita familiare e lavorativa. Attualmente si sta sviluppando anche una rete privata di mense per la prima infanzia. Metodo Le mense per la prima infanzia sono aperte in tutti i quartieri di Plovdiv, al fine di consentire l accesso alle stesse nelle vicinanze delle abitazioni delle famiglie. A causa della popolarità del servizio, i genitori si devono iscrivere prima possibile per non correre il rischio di essere inseriti nelle liste di attesa. Il numero di queste mense sta tuttavia aumentando. I criteri per la selezione dei bambini per l accesso al servizio sono i seguenti: i genitori devono avere presentato richiesta all ufficio di zona competente; i genitori devono vivere nei pressi della mensa; i bambini devono avere da 7 mesi a 2 anni di età; Le mense sono aperte tutti i giorni lavorativi, dalle 11:30 alle 12:30. Esse offrono di norma un menù di tre portate (zuppa, secondo e dessert). Il costo di un pasto è di circa 0,40 euro, dei quali i genitori pagano solo 0,25 euro e il Comune copre invece i restanti 0,15 euro. Risultati ed effetti Il tempo che i genitori risparmiano può essere dedicato ad altre occupazioni o a giocare con i figli. I bambini mangiano inoltre cibo di eccellente qualità e crescono sani e ben seguiti. La particolarità di questo servizio è l età del gruppo di interesse. La maggior parte dei servizi mensa è infatti dedicata ai bambini in età scolare o che frequentano gli asili. Dato che a Plovdiv spesso sia il padre sia la madre devono lavorare, spesso in turni, questo servizio è molto apprezzato. Attualmente le mense per la prima infanzia sono 16 e il numero di beneficiari Le liste di attesa per accedere al servizio ospitano 254 nominativi Assistenza sociale a domicilio per genitori con figli disabili Informazioni generali Questo progetto desidera garantire alle famiglie con figli disabili un assistenza sociale a domicilio. Il programma di assistenza ha avuto inizio nel 2003 su iniziativa del governo ed è stato in seguito proseguito dal Comune di Plovdiv. Crescere un bambino disabile richiede molto tempo e impegno, sia fisico sia psicologico. Questa è stata pertanto la ragione per cui è stato attivato il programma, che può contare sulla collaborazione di 14 assistenti sociali disponibili a recarsi presso il domicilio delle famiglie con figli disabili. Il supporto finanziario è fornito dal governo comunale. I genitori possono quindi andare al lavoro e lasciare tranquillamente la propria abitazione, psicologicamente

139 rassicurati perché un operatore sociale qualificato si sta prendendo cura dei loro figli. Il servizio consente di trovare un equilibrio più consono tra oneri familiari e lavorativi, migliorando inoltre la qualità della vita dei bambini disabili, che possono contare su un aiuto professionale. Esiste altresì un servizio simile chiamato «assistente personale», pensato per retribuire finanziariamente il membro della famiglia incaricato dell assistenza al disabile. Questo servizio è finanziario dal governo e ne beneficia un numero assai più esteso di cittadini. Metodo Il servizio è pubblicizzato dal sito web ufficiale del Comune e i genitori possono ottenere facilmente le informazioni necessarie. L attività è a disposizione dei genitori che lavorano con un figlio con una disabilità superiore al 50%. L assistente sociale può essere un genitore, un parente o un altro soggetto che si prende cura del bambino per un numero di ore definito, ricevendo una retribuzione dal governo comunale. Ogni anno il Comune si impegna a stilare un elenco delle famiglie che richiedono di usufruire di questo servizio, che è pertanto annuale e rinnovabile. Risultati ed effetti Per il 2007 sono operativi 17 assistenti sociali sul territorio del Comune di Plovdiv. Si tratta tuttavia di un numero non sufficiente per tutte le famiglie richiedenti, ma rispondente al limitato budget disponibile. La lista di attesa è di 148 famiglie (richieste ancora da valutare e selezionare). Gli assistenti sociali sono retribuiti dal governo comunale con un salario minimo e ciò crea un considerevole ricambio di personale. Particolarmente importante è, tuttavia, l effetto psicologico sui genitori, che possono recarsi al lavoro e lasciare la propria abitazione senza preoccupazioni. Ne risulta migliorata, inoltre, la qualità della vita dei bambini, che possono restare a casa con i propri genitori, senza dover soggiornare in centri di cura specializzati Sale studio e gruppi di studio Informazioni generali Questo progetto desidera garantire una preparazione scolastica e professionale di buona qualità durante l età scolare. I bambini con genitori che lavorano sono costantemente sorvegliati durante le ore di studio. Nel 1980 nel territorio del Comune di Plovdiv è stato creato un sistema applicato alle scuole elementari, mediante il quale si garantiva l assistenza degli insegnanti oltre l orario scolastico, in modo che i bambini potessero studiare in gruppo, facendo i compiti e preparando le lezioni per il giorno successivo. Il sistema in oggetto è stato studiato nel dettaglio e riscuote attualmente molto successo. I bambini sono ben preparati, non sono esposti alle pericolose influenze «della strada» e i genitori sono dunque più tranquilli al lavoro. Le spese sono coperte dalle scuole, che sono di proprietà del Comune. Metodo I genitori che lavorano e non hanno tempo per aiutare i propri figli a studiare possono presentare una specifica richiesta al preside della scuola. Il servizio è completamente gratuito per i genitori, poiché è coperto dagli istituti scolastici, che sono di proprietà del Comune. In ogni scuola è presente una bacheca informativa, dove sono indicati gli orari e le aule dei gruppi di studio. Il

140 controllo dei bambini è assicurato dagli insegnanti. Ogni gruppo si compone di alunni fino a 14 anni di età che frequentano le sale studio la mattina o il pomeriggio, a seconda del loro normale orario scolastico. Il programma delle sale studio comprende la preparazione dei compiti, giochi e attività sportive per 6 ore giornaliere. Tutti i bambini frequentano regolarmente le lezioni e i genitori che vivono o lavorano nei pressi della scuola possono partecipare ai programmi. Risultati ed effetti Questo sistema è stato applicato nel 1980 in 15 scuole elementari di Plovdiv, che sono ora diventate 130 in tutto il paese. Il servizio è attualmente mantenuto e finanziato dal Comune di Plovdiv e conta 150 gruppi di studenti che usufruiscono del servizio in 47 istituti scolastici. Gli effetti di questo servizio sono evidenti: I bambini sono ben preparati per le lezioni successive grazie all aiuto degli insegnanti. Non sono esposti alla deleteria influenza della «strada». I genitori possono lavorare con maggiore tranquillità. I genitori possono utilizzare il tempo che trascorrono a casa con i loro figli per altre attività. Gli insegnanti coinvolti ottengono una remunerazione aggiuntiva

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