1^ INCONTRO CATECHESI DEGLI ADULTI EDUCARSI AL PENSIERO DI CRISTO

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1 1^ INCONTRO CATECHESI DEGLI ADULTI EDUCARSI AL PENSIERO DI CRISTO PREMESSA Lungi da me Satana! Tu non pensi secondo Dio ma secondo gli uomini! Basterebbe questa frase di Gesù per dire l importanza del tema di quest anno: Educarsi al pensiero di Cristo. Se non si pensa secondo Dio ma secondo gli uomini, per Gesù si è dei Satana! È una delle accuse più pesanti di tutto il Vangelo, l accusa peggiore che il Signore potrebbe farci alla fine della vita: Satana! Ma cosa aveva detto di così grave Pietro? Aveva bestemmiato? No! Pietro stava chiedendo a Gesù di evitare la via della Croce. Stava tentando Gesù come Satana nel deserto. Pietro ragionava secondo una mentalità umana, secondo il buon senso umano: non devi soffrire amico mio! il pensiero di Pietro era un pensiero che semplificava: se soffri, Dio non è con te; se è con te e soffri è perché te lo sei meritato quindi non devi soffrire perché non da Dio!. Gesù esce da questa logica ristretta e angusta: il suo pensiero è oltre la logica degli uomini, che in questo caso è la logica di Satana. È allora urgente pensare secondo Dio! PRIORITA EVANGELICA E PRIORITA PASTORALE Il Cardinal Scola aveva già sottolineato questo tema nella sua prima lettera Il Dio vicino, parlando dei 4 pilastri della comunità cristiana. «Erano perseveranti nell insegnamento degli apostoli» per educarsi al «pensiero di Cristo» (cfr. 1Cor 2,16). Scrive san Massimo il Confessore: «Anch io, infatti, dico di avere il pensiero di Cristo, cioè il pensiero che pensa secondo Lui e pensa Lui attraverso tutte le cose». L assimilazione del pensiero di Cristo è frutto del rapporto personale con Lui («Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù» Fil 2,5). Per vivere con profitto l Anno della fede siamo chiamati a seguire, personalmente e comunitariamente, la testimonianza normativa degli Apostoli consegnata alla Chiesa nella Tradizione e nella Sacra Scrittura, autenticamente interpretata dal Magistero (cfr. Dei Verbum 8-10). I documenti del Concilio Vaticano II e il Catechismo della Chiesa Cattolica ci saranno di grande aiuto. Approfondire in questi termini il «pensiero di Cristo» (cfr. 1Cor 2,16) significa allargare la ragione incontrando ogni fratello uomo. Infatti, per il cristiano «il campo è il mondo» (Mt 13,38). Il tema non è quindi una novità dettata dalle circostanze avverse del tempo, ma è una priorità evangelica! Ma è anche una priorità pastorale, un urgenza attuale. Infatti oggi assistiamo alla frattura tra fede e vita, tra ciò che si crede e ciò che si pensa e si vive. Si dirà che è sempre stato così, ma oggi ha una dimensione nuova. Un po di tempo fa era chiaro che essere cristiani significasse alcune cose (Cristianità?). Oggi no. Oggi ci si chiede in cosa consista il cristianesimo in un contesto di non cristianità; si mette insieme il credere e il vivere in contrasto con la fede come se questo contrasto non ci fosse, non esistesse. Questo conduce oggi ad alcune radicalizzazioni della fede non corrette. Per esempio: Cristianesimo= cristianità, morale sociale Cristianesimo= volersi bene Cristianesimo= vivere la Croce Cristianesimo= spiritualità Per questo è urgente educarsi al pensiero di Cristo.

2 QUATTRO QUESTIONI 1) Cosa significa PENSIERO di Cristo? 2) Esiste un pensiero DI Cristo? 3) Perché pensiero di CRISTO e non di altri? 4) Come ci si EDUCA al pensiero di Cristo? Sono le quattro domande che vorrei prendere in considerazione per aiutare a leggere la lettera pastorale, o meglio: per far nascere il desiderio di leggerla! Per comprenderne la portata possiamo rileggere quanto Papa Francesco ha detto nell omelia di apertura del Sinodo in cui sottolinea tre parole che mettono in gioco il pensiero di Cristo: fedeltà, verità, carità. In questo contesto sociale e matrimoniale assai difficile, la Chiesa è chiamata a vivere la sua missione nella fedeltà, nella verità e nella carità. Vivere la sua missione nella fedeltà al suo Maestro come voce che grida nel deserto, per difendere l amore fedele e incoraggiare le numerosissime famiglie che vivono il loro matrimonio come uno spazio in cui si manifesta l amore divino; per difendere la sacralità della vita, di ogni vita; per difendere l unità e l indissolubilità del vincolo coniugale come segno della grazia di Dio e della capacità dell uomo di amare seriamente. La Chiesa è chiamata a vivere la sua missione nella verità che non si muta secondo le mode passeggere o le opinioni dominanti. La verità che protegge l uomo e l umanità dalle tentazioni dell autoreferenzialità e dal trasformare l amore fecondo in egoismo sterile, l unione fedele in legami temporanei. «Senza verità, la carità scivola nel sentimentalismo. L amore diventa un guscio vuoto, da riempire arbitrariamente. È il fatale rischio dell amore in una cultura senza verità» (Benedetto XVI, Enc. Caritas in veritate, 3). E la Chiesa è chiamata a vivere la sua missione nella carità che non punta il dito per giudicare gli altri, ma fedele alla sua natura di madre si sente in dovere di cercare e curare le coppie ferite con l olio dell accoglienza e della misericordia; di essere ospedale da campo, con le porte aperte ad accogliere chiunque bussa chiedendo aiuto e sostegno; di più, di uscire dal proprio recinto verso gli altri con amore vero, per camminare con l umanità ferita, per includerla e condurla alla sorgente di salvezza. Una Chiesa che insegna e difende i valori fondamentali, senza dimenticare che «il sabato è stato fatto per l uomo e non l uomo per il sabato» (Mc 2,27); e che Gesù ha detto anche: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mc 2,17). Una Chiesa che educa all amore autentico, capace di togliere dalla solitudine, senza dimenticare la sua missione di buon samaritano dell umanità ferita. Ricordo san Giovanni Paolo II quando diceva: «L errore e il male devono essere sempre condannati e combattuti; ma l uomo che cade o che sbaglia deve essere compreso e amato [ ] Noi dobbiamo amare il nostro tempo e aiutare l uomo del nostro tempo» (Discorso all Azione Cattolica Italiana, 30 dicembre 1978: Insegnamenti I [1978], 450). E la Chiesa deve cercarlo, accoglierlo e accompagnarlo, perché una Chiesa con le porte chiuse tradisce sé stessa e la sua missione, e invece di essere un ponte diventa una barriera: «Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli» (Eb 2,11). 1) COSA SIGNIFICA PENSIERO DI CRISTO Cosa non è: Non è un astrazione Non è un attività cerebrale Non è una dottrina Non è un insieme di regole di comportamento da applicare all oggi Ma è una mentalità (Nous), cioè un modo di comprendere la realtà, di sentire la vita. È avere lo stesso respiro, il guardare con Lui e in Lui la realtà. È lo sguardo di Cristo sula realtà. Per questo san Paolo parla di pensiero di Cristo insieme ai sentimenti di Cristo. È un itinerario di comunione che scaturisce dall incontro con la sua persona e si costruisce nella sequela di Cristo nella Chiesa.

3 La fede è chiamata ad essere, per sua natura, uno sguardo su tutta la vita (ciò che chiamiamo cultura in senso ampio). Cosa ha da dire la mia fede sul modo di spendere i soldi o il tempo libero? Sul modo di vivere gli affetti o il lavoro? Se non ha niente da dire su tutto questo, allora la fede non ha niente da dire sull a vita: è disincarnata dalla vita reale. La catechesi di quest anno vuole mettere a temaproprio questo, educandoci al pensiero di Cristo sui vari aspetti della vita. Ma c è anche un secondo aspetto che il Cardinale, citando San Massimo il Confessore, sottolinea. a. Pensare secondo Cristo b. Pensare Cristo attraverso tutte le cose. a. Immedesimarsi col modo in cui Cristo guarda tutta la realtà, guardare la realtà insieme a Lui b. A partire da quello che vivo, da ciò che accade, cerco di comprendere Cristo. Cioè: se sto attento alla realtà, io comprendo meglio Cristo per me. La mia fede, la mia conoscenza di Lui, cresce dal mio mettermi in gioco in ciò che vivo, nell esperienza che faccio. Detto altrimenti: le circostanze della vita sono il modo in cui il pensiero di Cristo si fa conoscere a noi. Percorrendo tutte le vie dell umano con Lui, comprendo meglio chi è Lui per me. 2) ESISTE UN PENSIERO DI CRISTO? La domanda non è banale. Di solito Cristo è l oggetto della nostra fede, Colui in cui crediamo. E questo è giusto. Ma questo oggetto è un soggetto. Cristo non è un insieme di norme, di indicazioni, di insegnamenti che vengono dall alto e che ci determinano e ai quali obbedire e sottomettersi (= Islam ). Cristo è una persona incarnata. Esiste il pensiero DI cristo perché esiste l incarnazione. E questa incarnazione si è data in una storia precisa, concreta: Gesù Cristo, incontrato e testimoniato dalla prima comunità Cristiana. Il Gesù della storia è il Cristo della fede. Da qui l incontro col Vangelo, che non è semplicemente un libro Il Vangelo: Vangelo che è Gesù Vangelo su Gesù Vangelo di Gesù Tutto questo è Vangelo. Il pericolo è che di Gesù diciamo quello che abbiamo capito (e deciso!...) noi nella nostra opinione e Gli facciamo dire quello che diciamo noi! Per educarsi al pensiero DI Cristo, occorre tornare al Vangelo DI Gesù, letto e compreso oggi nello Spirito di Gesù che è vivo e operante nella Chiesa. 3) PERCHE IL PENSIERO DI CRISTO? Perché non il pensiero di altri uomini illustri, o della tecnica, o della scienza, o della nostra coscienza, o della maggioranza, o del tempo presente? Da un lato perché questa persona incarnata è Dio, è la presenza di Dio! Dall altro perché Cristo è pertinente e conveniente. È pertinente: ha da dire sulla nostra umanità, è la verità della nostra umanità, perché siamo fatti a sua immagine e somiglianza. È conveniente: rende, con il Suo Amore, la nostra vita più bella. Vale la pena vivere, essere, pensare e sentire come Lui!

4 4) COME EDUCARSI AL PENSIERO DI CRISTO? Più che sottolineare il COME (che lascerei invece al dialogo tra le persone) vorrei sottolineare alcuni aspetti preliminari. È interessante che il Vescovo non dica: Imparate il pensiero di Cristo. abbiamo il pensiero di Cristo educate al pensiero di Cristo Ma dice: educarsi, cioè educare sé. Sei tu che ti giochi nel rapporto con Cristo, che entri in Lui, che ti immedesimi nel suo sguardo sulla vita. Mi piace sottolineare due accezioni etimologiche del verbo educare : tirare fuori e sedurre. Da un lato significa tirare fuori. E cosa vuol dire tirare fuori da una persona il pensiero di Cristo? Vuol dire riconoscere che in noi, in quanto creati a immagine e somiglianza di Dio, esiste già il pensiero di Cristo. San Paolo nella lettera ai Filippesi dice: Noi abbiamo il pensiero di Cristo. Non è presunzione, è verità teologica: in noi sono impressi i sentimenti di Cristo, il suo modo di sentire e guardare la realtà. Per questo desideriamo il vero, il buono, il bello. Per questo camminiamo verso l unità. Si tratta allora, alla luce del Vangelo, nella Chiesa, di tirare fuori da ciascuno quel sentire e pensare Cristo che è già in noi battezzati, membra vive della Chiesa. Dall altro lato educare ha la stessa radice di sedurre. Il pensiero di Cristo ci affascina, ci conviene, è bello, ci seduce! Incontrare Cristo e avere il suo stesso modo di guardare la vita rende la stessa più bella e affascinante. Educarsi al pensiero di Cristo significa allora farsi prendere dentro da una relazione con Lui che rende la nostra umanità più vera ed autentica. Sei tu che ti giochi nel tuo rapporto con Lui: non hai un prodotto da vendere, non è un operazione di marketing. È l entrare in questa relazione, in un incontro che affascina e rende desiderabile e bella la vita, perché consente di guardare a tutto ciò che ci accade con una sguardo ed un gusto nuovi. Mi sembrano allora questi gli itinerari e i percorsi che possiamo intraprendere per educarsi al pensiero di Cristo. Tutti. In tutti gli ambiti della vita. CONCLUSIONE Ecco allora il cammino che ci sta davanti e al quale questa introduzione vuole condurre ciascuno e tutti noi, me compreso. L augurio è che, riconosciuta la pertinenza del Signore nella nostra vita, ci lasciamo afferrare da Lui e diventiamo capaci di sentire con Lui e come Lui. Potremo dire allora, con san Paolo: Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me!. Rimandiamo pertanto: Alla lettura della Lettera pastorale Educarsi al pensiero di Cristo A un confronto insieme su queste cose Domenica 25 alle in sala blu Ai prossimi incontri insieme a cominciare da Domenica 8 novembre, quando sarà con noi il professor don Aristide Fumagalli per presentarci il pensiero di Cristo ni confronti della mia persona, dei miei desideri, delle mie fragilità. DOMANDE PER IL DIALOGO INSIEME DI DOMENICA 25 ALLE Sento l urgenza di educarmi al pensiero di Cristo? 2. Quali sono le riduzioni più preoccupanti della fede oggi? 3. Come le circostanze della vita mi aiutano a crescere nel pensiero di Cristo? 4. Come il pensiero di Cristo mi aiuta ad affrontare le nuove sfide dell oggi? 5. Come educarsi al pensiero di Cristo?

5 6. Leggendo la lettera dell Arcivescovo, quali aspetti ho trovato difficili e non chiari, quindi meritevoli di approfondimento?