UN PROCESSO NELL'ILIADE
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- Muzio Scarpa
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1 l e z i o n i c a m i l l o g o l g i UN PROCESSO NELL'ILIADE Tommaso Gaglia
2 In copertina: particolare grafico di Achille e Aiace che giocano a dadi Anfora del 540 A.C circa presente al Museo Etrusco Gregoriano di Roma. LO SCUDO DI ACHILLE NEL XVIII CANTO DELL ILIADE: IL DIRITTO GRECO E LA GUERRA DI TROIA Prima di accostarsi all Iliade, alla vicenda della guerra di Troia, tornata recentemente di moda grazie al film con Brad Pitt, e all episodio dello Scudo di Achille su cui verte questa relazione, è necessario fare alcune premesse per capire meglio la materia che stiamo trattando. 1
3 Ideazione e cura organizzativa > Progetto grafico > Stampa e assistenza tecnica > Aldo Perrucci Antonio Patti Pierluigi Tomasoni Istituto Camillo Golgi - Brescia 2
4 TOMMASO GAGLIA UN PROCESSO NELL ILIADE ISTITUTO CAMILLO GOLGI VIA RODI 16, BRESCIA AULA MAGNA 28 APRILE 2011 DALLE ORE 9 ALLE ORE 12 3
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6 L ILIADE E IL MITO Innanzitutto l opera stessa: oggi è difficile da capire, ma l Iliade non è un libro. O meglio: non è un libro come siamo abituati a vederlo tutti i giorni, perché il momento e la tecnica della sua composizione ci sono ancora sconosciute, così come l identità dell autore, o forse degli autori. È esistito Omero? Se sì, quando? Chi era? Per chi scriveva? Scriveva o cantava? Inventava o trascriveva? Chi era il suo pubblico? Sono domande cui in gran parte è ancora impossibile dare risposta, anche se abbiamo qualche punto fermo: fino a circa il 500 a.c. l Iliade non era un opera scritta, ma era trasmessa per via orale, ossia cantata. La gente accorreva ad ascoltare i cantori che in tutte le città e i paesi della Grecia incantavano il pubblico con la narrazione musicata delle grandi vicende del mito. Insomma una sorta di via di mezzo fra un cantante e un telefilm, fra un concerto e una conferenza, e forse persino una messa. Sì perché il cantore fa intrattenimento, suona, stupisce, diverte, ma allo stesso tempo narra i valori su cui si fonda la società greca, illustra le norme di comportamento attraverso l esempio degli eroi, racconta la storia degli dei e della loro venerazione. L epica racconta il mythos. Oggi per noi un mito è uno bravo, un grande; in Grecia la parola mythos indica invece una storia lontana nel tempo, compiuta da uomini figli di dei 1 e antenati delle grandi famiglie nobili che vivevano nelle città greche; la storia del mito spiega a chi lo ascolta tante cose: le vicende di fondazione delle città greche e delle famiglie più illustri 2, ma anche i modelli di comportamento da tenere nelle diverse 1 Quasi tutte le culture della terra pongono all origine dell umanità un momento di maggiore vicinanza fra dei e uomini, poi in qualche modo perdutosi, per un peccato (come nella Bibbia) o per naturale decadenza delle generazioni degli uomini. 5
7 situazioni, e persino le usanze e le tecniche da sfruttare in molte situazioni pratiche. Il mito infine, ma qui entriamo in un campo che posso solo accennare, con le sue vicende risponde e rappresenta le pulsioni più elementari e più represse dell uomo, come dimostrò Freud con la sua ormai famosa interpretazione del mito di Edipo con il desiderio inconscio del bambino di avere un rapporto sessuale con sua madre e di annientare il padre. Dunque il mito è esposizione del comune sentire di tutta una comunità, racchiuso però non in un testo sacro come la Bibbia degli Ebrei ma in una serie di storie belle da cantare e da ascoltare. È la cultura di un popolo raccontata anche per intrattenere, per dare piacere a chi ascolta: in questo modo il mito supera la dimensione storica, etica e religiosa (ricordiamoci che gli dei intervengono attivamente nelle storie del mito) per diventare per la prima volta arte. Solo se consideriamo questo aspetto possiamo capire perché il mito fosse così importante nella cultura greca, e perché costituisse anche il grande momento di intrattenimento collettivo delle piccole città greche 3. Ma come avviene la trasmissione del mito? I cantori non leggono, ma, come i nostri attori o cantanti, recitano a memoria accompagnati dal suono della cetra, una sorta di chitarra, e forse da percussioni; purtroppo nulla che riguardi la musica e l accompagnamento ci è rimasto al giorno d oggi, solo il testo. 2 A quei tempi famiglia voleva dire sostanzialmente clan di persone imparentate fra loro, anche un centinaio o più se necessario; ma d altronde la famiglia allargata si è persa anche qui nel Nord Italia solo un secolo fa con l industrializzazione e la costruzione dei grandi quartieri di appartamenti monofamiliari, che sostituirono le cascine dove abitavano anche decine di persone. 3 Bisogna sempre tenere a mente che Atene nel massimo splendore non superò i cittadini; sarà la Roma imperiale, col suo milione di abitanti mai più raggiunto da nessuno fino al 1800, a imporre ben altre dimensioni, ma questa è un altra storia 6
8 Eppure vediamo tutti i giorni quanto la musica sia fondamentale per apprezzare una canzone! La Grecia dell VIII secolo a.c. inoltre utilizza poco la scrittura, e sappiamo che i componimenti poetici epica compresa erano recitati e appresi a memoria: il cantore più anziano, il maestro, insegnava i brani agli alunni. Questo fatto però, se ci pensate bene, implica un altro problema, ossia che della stessa vicenda possano circolare versioni anche molto diverse: è chiaro che nell apprendimento a memoria e nella performance davanti al pubblico qualcosa, anche involontariamente, cambia sempre col tempo, per non parlare delle modifiche dovute al pubblico: con una simile forma d arte, se io fossi un aedo e dovessi andare a Bergamo per una rappresentazione, cercherei certamente di ingraziarmi il pubblico inserendo nella narrazione un episodio che riguardi un bergamasco illustre, o l antenato di una famiglia importante di Bergamo, insomma cercherei di avvicinare il contenuto al pubblico che ho davanti. Perché, appunto, non c è un libro stampato con tanto di diritti d autore, ma c è una materia che ho imparato dal mio maestro e che ogni volta posso recitare in maniera diversa a seconda di dove sono e chi ho davanti. D altronde anche oggi ogni singolo concerto di uno stesso cantante ripropone in maniera sempre diversa la stessa canzone, che pure a differenza dell Iliade è stampata e depositata, con un testo fisso. È dunque facile pensare che nel corso di circa 2-3 secoli (dall 8, nel quale si pone per convenzione la composizione dell Iliade, alla fine del 6 ) il testo epico abbia subito vari cambiamenti dovuti alle diverse scuole di cantori e anche ai diversi luoghi di recita. Così sotto la tirannia di Pisistrato (520 7
9 a.c. ca.) a Atene si fece una redazione scritta dei poemi omerici (la scrittura era nel frattempo diventata comune), per fissare il più possibile un testo che forse stava probabilmente esplodendo in troppi filoni diversi. Le nostre edizioni moderne dell Iliade si basano tutte, per semplificare, su questo lavoro ateniese. Nei decenni scorsi ci si è persino spinti a pensare che non fosse mai esistito Omero e neppure una sola Iliade, e che il nostro testo fosse semplicemente la cucitura fatta a Atene di vari canti legati alle vicende della guerra di Troia, composti o improvvisati - di volta in volta dai cantori. Per fare questo essi avrebbero completato all istante i loro versi con una serie di formule ( giri di parole potremmo dire) che si ritrovano spesso nel poema, secondo una tecnica che è propria anche oggi degli improvvisatori. Tuttavia si è notato anche che all interno dell Iliade possiamo trovare una serie di precisi richiami, e che spesso quelle che chiamiamo formule sono in realtà giri di frase quasi unici che pur trovandosi ripetute in canti diversi non sono semplici riempitivi dei versi, ma sono attribuiti sempre allo stesso personaggio o alla stessa situazione, proprio come se una sola persona avesse ideato i diversi passaggi: meglio dunque pensare a una composizione unitaria del 9 o 8 secolo, che poi è stata tramandata per via orale fino all edizione ateniese del
10 IL CONTENUTO E IL MESSAGGIO DELL ILIADE Ma Omero, o chi per lui, cosa racconta? La guerra di Troia? In realtà l Iliade parla solo di 50 giorni di una guerra che sarebbe durata ben 10 anni, e se pure vi leggiamo episodi importanti l ira di Achille, la morte di Ettore -, non troviamo ad esempio la fine della guerra, ossia il celebre episodio del cavallo di Troia. Dunque una sezione soltanto della guerra, che il poeta inizia con il ritiro dai combattimenti del più forte dei Greci, Achille, e termina con la riconciliazione del medesimo Achille prima con i compagni di spedizione, poi persino con il Re dei Troiani, Priamo. Dalla guerra e dall ira insomma, alla pace e alla riconciliazione. Alla fine del poema Achille per la prima volta può esplicitamente saziarsi di pianto per i dolori patiti (la morte di Patroclo su tutti), e lo fa addirittura insieme al nemico, al padre dell uccisore di Patroclo, il Re di Troia Priamo. Dopo aver pianto insieme sul dolore per la perdita dei propri cari, Achille e Priamo trovano finalmente riposo, e il guerriero acheo si corica con l amata Briseide, la schiava rubatagli da Agamennone e perciò causa dell ira. Il grande poema della guerra dunque, l Iliade, manda al suo pubblico un messaggio del tutto diverso, nel segno della riconciliazione con i nemici, della pace e del trionfo della verità degli affetti (il comune dolore di Achille e di Priamo) sulla tragedia della guerra. Il poeta sceglie una precisa sezione della guerra di Troia, e costruisce un sottile percorso dalla situazione iniziale di piena battaglia al messaggio finale di umanità, tutto centrato sulla figura di Achille. Omero fa poesia sulla guerra, si sofferma a descrivere anche con crudezza le battaglie e gli sbudellamenti di vario genere, ma di fatto articola la sua 9
11 composizione in modo da mandare un messaggio di superamento della guerra, o quantomeno della sua messa in discussione. Accorgersi di questa linea conduttrice presente nel poema dovrebbe bastare a smentire chi lo vorrebbe composto quasi a caso, mettendo uno dopo l altro una serie di canti preesistenti, o del tutto improvvisato. Se guardiamo poi alla disposizione interna degli elementi, la linea tracciata da Omero o chi per lui è ancora più chiara: come in un opera ben studiata infatti nella prima parte del poema fino al VII canto -, il poeta inserisce nella narrazione brevi digressioni o eventi che spiegano gli antefatti della guerra, per dare agli uditori tutti gli elementi necessari a capire la storia (si vedano gli accenni alla vicenda di Paride e Elena che motivò la guerra, oppure la descrizione che Elena fa a Priamo dei vari guerrieri greci, cosa che non ha molto senso da fare dopo 9 anni di guerra, ma ne acquista invece se posta all inizio di un poema). Un meccanismo simile è usato dai registi quando iniziano un film e poi inseriscono i vari ricordi dei personaggi in modo da spiegarci le situazioni come vedete nulla di nuovo sotto il sole! Infine dopo la metà dell opera arriva puntuale il colpo di scena che riaccende l attenzione per la storia e guida il pubblico fino alla fine: nel nostro caso si tratta della scelta di Patroclo di andare a combattere con le armi di Achille scelta avallata con sofferenza da Achille stesso per ricacciare i Troiani indietro dalle navi greche cui già avevano appiccato il fuoco. Nel momento di massima crisi militare per i greci, posto a metà circa del poema, l amico amante di Achille decide che è il momento di superare l ira orgogliosa del suo re e combattere 10
12 per evitare la sconfitta e la morte di tutti i Greci. Come avrete visto anche in Troy il tentativo ha fortuna, i Troiani sono ricacciati indietro, ma Patroclo muore ucciso da Ettore (XVI canto). Da questo punto in poi non è più l ira (la prima parola di tutto il poema è proprio l ira, ménin, che il poeta chiede alla Musa di raccontargli) né l onore ferito a guidare lo svolgimento della vicenda, ma sono il dolore e la disperazione di Achille per la morte del suo amato Patroclo. Sarà bene spiegare qui una cosa che spesso si trascura della Grecia antica perché troppo lontana dalla nostra cultura, ossia la sostanziale bisessualità dell uomo greco, per cui è doveroso avere una moglie che garantisca continuità alla famiglia, ma è assolutamente normale avere non solo una compagna o amante diremmo noi, di solito una schiava prigioniera di guerra come Briseide, ma non necessariamente ma soprattutto un amante maschio cui si è legati sia da profonda amicizia sia da un vero e proprio legame amoroso; questo è Patroclo per Achille, ma anche nell Atene classica era normale che il filosofo, il maestro avessero rapporti sessuali con gli studenti adolescenti per noi è pazzesco, difficile da capire, ma allora non era neppure in discussione, persino Platone quando parla dell amore per la bellezza, che nella sua visione filosofica conduce all amore per la conoscenza, include senza problemi femmine e maschi ma pensate che anche il grande Cesare, sommo condottiero di Roma, anticipatore dell Impero Romano, era detto marito di tutte le mogli e moglie di tutti i mariti! Tornando a noi, il pazzo dolore di Achille per la morte del suo amico e amante Patroclo è la svolta del poema: Achille dimentica l ira del suo 11
13 orgoglio ferito da Agamennone 4, e decide di accettare il suo destino di morte per andare incontro a Ettore e vendicare l amico. Ancora una volta il messaggio del poeta è chiaro: non è più la gloria a muovere l uomo, l onore ferito davanti a tutti, l orgoglio umiliato (tenete conto che allora ancor più di oggi l uomo valeva per la considerazione generale su di lui, per la sua gloria che si manifestava nei momenti pubblici, fra cui le gesta belliche), ma gli affetti: Achille non torna in battaglia per avere la gloria e la considerazione, ma per appagare la sua vendetta e dare degna sepoltura all amico, e infine piangerlo come merita. Davanti alla morte dell amico Patroclo l ira diventa insignificante, ed è Achille stesso a chiedere a tutti di passare oltre nel suo nuovo discorso all assemblea dei greci (XIX, 67-68). Per questo il poema finisce non con la presa di Troia, che darà gloria a un altro eroe, Odisseo (Ulisse alla latina), e neppure con la morte di Achille stesso, ma con il suo pianto insieme a Priamo, meditando sul comune dolore generato dalla guerra. Omero sembra proprio volerci dire che quei valori del passato, quella società aristocratica basata sulla gloria e sulla considerazione pubblica, sono superati, e che è proprio di un uomo più maturo accettare il proprio destino (Achille sa che è destinato a morire rapidamente una volta rientrato in guerra) e cercare semmai uno spirito di umanità (la solidarietà col vecchio re nemico nel nome dei comuni affetti distrutti dalla 4 All inizio del poema si scopre che la soluzione della terribile peste che uccide i Greci nel loro accampamento è la rinuncia da parte di Agamennone alla figlia di un sacerdote di Apollo presa come prigioniera; il Capo della spedizione greca si adegua e restituisce al padre la bella figlia, ma in cambio prende per sé Briseide, prigioniera di Achille: da qui l ira del grande guerriero che, offeso così davanti a tutti, decide di ritirarsi dalla guerra insieme alle sue truppe. 12
14 guerra) e un modo di sopportare i dolori della vita che renda l esistenza accettabile (l ultimo atto di Achille nel poema, dopo aver pianto insieme a Priamo, è quello finalmente di dormire insieme a Briseide, come gli aveva consigliato fin dall inizio la madre: Omero sembra suggerire la gioia degli affetti e dei piaceri terreni come antidoto alle inevitabili sofferenze della vita). Non edonismo, ricerca del piacere fine a se stesso, ma una vita vissuta pienamente che affronta il proprio destino con coraggio e cerca conforto nelle relazioni umane e nei piaceri a portata di mano, per non farsi sopraffare dal dolore e non rinchiudersi solo nella ricerca della gloria e del conflitto necessario per affermare il proprio valore. Lo spirito della tragedia greca, con i suoi destini invincibili e la verità degli affetti, è vicino; il mondo dei nobili micenei, capi assoluti della comunità e responsabili di essa davanti alla considerazione di tutti, è ormai tramontato, e si sta affermando in Grecia la città - comunità, retta da un oligarchia o addirittura da un regime democratico come sarà Atene nel V secolo. IL CANTO XVIII PRIMA DELLA DESCRIZIONE DELLO SCUDO All inizio del canto XVIII Achille riceve l annuncio della morte di Patroclo e si abbandona al dolore e al pianto, tanto che la madre Thetis lo sente dal fondo del mare dove abita (è una divinità marina) e corre a rincuorarlo; Achille afferma per la prima volta chiaramente che l uomo non deve farsi accecare dall ira e dall orgoglio (vv ), e che ora combatterà per vendicare l amico la cui morte pesa sulla sua coscienza. Thetis 13
15 non può fare altro che prendere atto della decisione del figlio e volare via verso la fucina del dio Efesto (Vulcano per i Romani) che fabbricherà le nuove armi di Achille, poiché le sue sono ancora addosso al cadavere di Patroclo. Partita la madre, giunge al guerriero un altra dea, la messaggera Iride, che gli consiglia di farsi vedere da sopra le mura dell accampamento per spaventare i Troiani che di nuovo attaccano: Achille accetta e lancia un terribile urlo che spaventa i nemici e, come in un buon film d azione, avverte che il guerriero è tornato in campo; i Troiani, seguendo il parere errato di Ettore, decidono di accamparsi presso le navi per continuare a combattere il giorno dopo (cioè combattere contro Achille); i Greci riescono a recuperare il corpo di Patroclo, su cui l amico Achille giura vendetta. LO SCUDO DI ACHILLE A questo punto la narrazione si interrompe, e tutta la seconda parte del canto è ambientata nella fucina di Efesto, di cui Omero si dilunga a descrivere sia particolari fantastici, fra cui dei veri e propri robot molto avveniristici (autòmatoi in greco, vv ), sia molto realistici, come il sudore di Efesto nella sua officina e i suoi strumenti: come si diceva prima, il mito è anche racconto di vita pratica, e di tecnica. Sollecitato da Thetis, il fabbro degli dei si mette subito all opera, getta nella fornace rame, stagno, oro, argento, e inizia a costruire per primo lo scudo, grande e pesante, sulla cui forma continuiamo tuttavia a brancolare nel buio: è molto probabile che fosse uno scudo rotondo fatto di più strati di cuoio 14
16 sormontati da uno strato di bronzo o altro metallo, e questo spiegherebbe l orlo triplo di v I disegni sullo scudo sarebbero a questo punto intarsi di metalli diversi, e procederebbero in senso circolare e concentrico dal centro dello scudo verso l esterno, su diversi cerchi. Scudi simili, anche se meno elaborati ma il mito è chiaramente esagerazione sono stati ritrovati sia in ambiente cretese che fenicio. Ma non possiamo escludere neppure un tipo miceneo di scudo a torre, ossia di forma rettangolare, con la narrazione per bande orizzontali: le scene intarsiate sullo scudo di Achille non fanno accenni né alla pesca né alla presenza divina, e questo lo avvicina proprio alla cultura e all arte micenea. D altra parte Omero avrebbe potuto benissimo mescolare i due artigianati, visto che l archeologia e il moderno spirito della ricostruzione artistica allora erano davvero impensabili! Per prima cosa Efesto disegna gli astri: sole, luna, terra, cielo, mare, le stelle Pleiadi, Iadi, Orione, il Carro o Orsa. Naturalmente nulla è casuale: in un epoca in cui il GPS era ancora lontano e gli orologi pure, sono il sole a dare la misura del giorno, la luna quella del mese, le costellazioni quella delle stagioni, e così facendo guidano anche l agricoltura e la navigazione dei marinai di notte; la citazione di Pleiadi, Iadi e Orione indica infatti proprio il periodo che va da maggio a novembre, ossia il periodo più attivo della coltivazione della terra. Di seguito, nel secondo cerchio dello scudo, o, se preferiamo immaginare un rettangolo, nella riga successiva, c è la rappresentazione della città in pace: in questo quadro Omero dipinge situazioni e eventi in corso di svolgimento, senza 15
17 narrare la loro soluzione, come se volesse sottolineare che questa è la vita quotidiana, la vita che scorre continuamente e che è il bene più grande dell uomo. Achille va alla battaglia che lo porterà a morire con inciso sullo scudo una sorta di inno al piacere della vita in se stessa: in ogni episodio l autore sottolinea la gioia dei protagonisti, e il guerriero si fa portatore di questo messaggio. Non a caso la prima scena della città in pace è un matrimonio, con il corteo nuziale e le danze, simbolo di gioia di vivere, mentre la scena successiva è quella che invece ci interessa di più, il famoso giudizio. Non possiamo fare a meno di notare che per descrivere la vita quotidiana e le sue istituzioni Omero segua un ordine che rappresenta la base della civiltà: il matrimonio, per regolare la vita privata, e il tribunale, per quella pubblica. Qualche secolo più tardi il grande Ugo Foscolo scriverà, con uguale intento e con lo stesso ordine, nei suoi Sepolcri editi peraltro a Brescia per i tipi di Niccolò Bettoni nel 1807 dal dì che nozze, tribunali ed are / diero alle umane belve esser pietose / di se stesse e d altrui (vv ). IL GIUDIZIO La scena del giudizio è raccolta in pochi versi (vv ), ma è giustamente famosa, perché rappresenta per noi la prima testimonianza scritta di diritto nella Grecia antica, e dunque nel mondo che definiamo occidentale (bisogna però stare molto attenti a dare questa definizione, perché i Greci operavano e avevano scambi col mondo del Mediterraneo, ossia Persia, Egitto, Libano, Siria, Italia meridionale, e ben poco o quasi 16
18 nulla invece con l Europa centro-settentrionale!); oltre a questo, introduce nel diritto una novità fondamentale, ossia sostanzialmente il superamento della legge non scritta della vendetta come soluzione per i reati. Usanza che, nelle grandi famiglie -clan di cui parlavo all inizio, produceva immancabilmente lunghe faide e dunque una sequela di delitti più o meno infinita. L interpretazione esatta della scena però è ancora oggetto di qualche dubbio. Riportiamo dunque i versi del passo, segnalando alcuni termini greci fondamentali per capire il testo (vv ): E il popolo era raccolto nella piazza: lì una lite sorgeva, e due uomini discutevano per un compenso di un uomo ucciso; l uno scongiurava di dare tutto dichiarandolo davanti al pubblico, ma l altro diceva di non voler prendere nulla; entrambi ricorrevano all arbitro [ istor ] per capire il limite [ péirar ] della causa. Il popolo acclamava entrambi, c erano i sostenitori dell uno e dell altro; le guardie trattenevano il popolo; i vecchi sedevano su pietre lisce in un cerchio sacro, tenendo in mano gli scettri degli araldi dalle voci sonore: con questi si alzavano e emettevano la sentenza uno alla volta. Nel mezzo c erano due talenti d oro, da dare a chi avesse detto migliore giustizia. 17
19 Per prima cosa Omero ci informa che c è il popolo raccolto in una piazza (agorà), e questo è già interessante perché instaura il tribunale popolare, organismo che avrà larga fortuna in Grecia. Poi ci informa che due uomini litigano per il compenso di un morto, e questo è ancora più interessante, perché introduce la riparazione pecuniaria per il delitto al posto della vendetta. Purtroppo per noi, i versi successivi sono di difficile interpretazione, perché possono esser letti anche come uno giurava di aver dato tutto / l altro diceva di non aver avuto nulla, e non come da me proposto uno scongiurava di dare tutto / l altro diceva di non voler ricevere nulla. Ora, la differenza è tutta basata sull interpretazione dei due verbi greci e del pronome nulla, e questo non possiamo qui approfondirlo, ma le due ipotesi sono abbastanza differenti: nel primo caso la sanzione pecuniaria per l uccisione sarebbe data per scontata, e la contesa sarebbe fra l assassino, che dichiara di aver pagato, e il parente della vittima che giura di non aver ricevuto nulla; nel secondo caso la sanzione pecuniaria non sarebbe automatica, e l assassino la reclamerebbe per sé, mentre il parente della vittima gli vorrebbe negare questa possibilità preferendo altre strade, come la vendetta di sangue o l esilio. Per come è il testo greco e per come Omero utilizza in altri casi le stesse parole, dobbiamo propendere credo per quest ultima ipotesi, sebbene la prima sia stata riconosciuta valida fino a pochi anni fa dalla comunità scientifica. In ogni caso Omero ci informa che sono ricorsi al giudizio (dunque non se la sono sbrigata fra di loro, ma del loro caso si occupa la comunità intera), e che il contesto è istituzionale, ufficiale: i giudici (i vecchi nel testo) sono seduti a semicerchio davanti 18
20 ai contendenti, e ci sono gli araldi, ossia le guardie, a dare ufficialità alla situazione e a tener buono il pubblico che scalpita urlando a favore dell uno o dell altro (dobbiamo immaginare una scena molto vivace e mediterranea, con i parenti delle due parti che si agitano e gridano scompostamente, magari con qualche insulto e spintone che richiede l intervento delle guardie come il poeta ci suggerisce); ascoltata la ricostruzione dei fatti dell uno e dell altro, i vecchi giudici si alzano a turno con lo scettro in mano, simbolo del potere e dell autorità, e emettono la loro sentenza. In mezzo alla scena stanno due talenti d oro, da dare a colui che avesse detto più giustizia. Anche su questo punto l interpretazione non è univoca, ma si propende a pensare che i talenti d oro siano il premio per il giudice che ha emesso la sentenza più acclamata dal pubblico, e non la pena pecuniaria del reato. In altri passi infatti la medesima somma è il terzo o quarto premio di una gara atletica, dopo animali o opere di artigianato (cfr. XXIII, 269), e dunque sembra davvero poco per essere la pena per un omicidio. Certo se dovessimo però fare il conto scopriremmo che il talento in Grecia è l unità di misura base del peso, e corrisponde al peso massimo che un uomo può portare, dunque, a seconda delle città non c era ancora il sistema metrico uguale per tutti, ognuno aveva il suo sistema circa kg (sull isola di Egina addirittura 36, dovevano essere particolarmente prestanti!). Dunque due talenti sarebbero in realtà un bel peso d oro, forse esagerato anche per un omicidio! Così siamo di fronte a uno di quei casi in cui Omero non è d accordo con se stesso, e che hanno alimentato negli anni la schiera di quelli che vorrebbero l Iliade non pensata unitariamente ma messa insieme nel V secolo partendo 19
21 da canti in origine separati. Come possono 50 kg d oro essere il quarto premio di una gara di atletica dietro a vasi di varia natura? Tutto però si spiegherebbe se Omero avesse in mente un sistema diverso, in cui magari si usa la parola talento per indicare un valore più basso, ma di questo non abbiamo notizia. A voi la scelta! Certo, se fosse la pena del reato non si capirebbe bene perché uno dei due debba gridare che i soldi sono spariti, mentre se fosse il premio per il giudice migliore la cifra due talenti si spiegherebbe benissimo supponendo che ognuno dei due contendenti ne avesse portato uno. Se questo è il quadro generale della scena, è su alcuni dettagli che dobbiamo concentrarci per capirne fino in fondo l importanza: innanzitutto dobbiamo dire che questa breve descrizione ci spiega, comunque la vogliamo analizzare, che per Omero l omicidio è un crimine e non solo un offesa privata, e come tale va giudicato dalla comunità. Passando ai dettagli, interessante il fatto che i contendenti ricorrano all istor (v. 501), parola che in greco significa colui che vede dunque sa (da cui l italiano storia, storico etc.): tuttora non sappiamo quale sia esattamente il suo ruolo, perché poi Omero passa subito a parlare del pubblico e dei giudici. L ipotesi più accreditata è che si tratti di una sorta di arbitro che ha esaminato la questione appena avvenuti i fatti, e che ha deciso che un simile caso un omicidio doveva essere affrontato dalla comunità con un giudizio pubblico e non da lui solo. Altrimenti, ma è meno probabile, potrebbe essere un testimone indicato concordemente dalle parti per raccontare la vicenda ai giudici, o forse potrebbe essere un termine che indica i giudici tutti assieme, il loro collegio. A favore della prima ipotesi però, 20
22 ossia quella dell arbitro cui le famiglie si rivolgono appena accaduti gli eventi, e che decide se può occuparsene lui stesso da solo o se tocca invece al collegio giudicante cittadino istituire un vero e proprio processo, stanno vari elementi: per prima cosa Omero afferma che le parti si rivolgono a lui per trovare il pèirar, parola che in greco, più che sentenza, significa limite, a indicare appunto che le famiglie cercano di sapere dall arbitro quali siano le caratteristiche degli eventi, se sia una faccenda privata o pubblica. In secondo luogo anche altrove Omero usa il termine istor per indicare un arbitro privato, come nel caso della contesa fra Aiace e Idomeneo in XXIII, 486, in cui le due parti si affidano all arbitrato di Agamennone. Infine troviamo una scena simile nella tragedia Eumenidi di Eschilo, composta ad Atene nel 458 a.c., e celebre anch essa perché mette in scena per la prima volta un tribunale ateniese, incaricato proprio di dirimere una causa per omicidio: Oreste, che ha ucciso sua madre Clitemnestra, sposa di Agamennone, si rivolge ad Atena per avere giustizia, e la dea, compresa la gravità del delitto (vv. 470 sgg.), affida la sentenza a un tribunale di saggi ateniesi da lei nominati; fondato o meno da Atena, questo tribunale, detto Areopago, esisteva davvero ad Atene, e era responsabile proprio per i fatti di sangue. Da queste testimonianze possiamo dunque immaginare che già nell epoca omerica (VIII secolo a.c.) in Grecia le famiglie coinvolte in un delitto si affidassero a un arbitro terzo, che in caso di fatti di sangue rimandava il giudizio al tribunale della città. Nel caso del giudizio dunque Omero avrebbe raffigurato una città greca a lui contemporanea, e non una città micenea: interessante a questo proposito il fatto che nella scena manchi il 21
23 Re: se supponiamo che l episodio si svolga contemporaneamente ai fatti dell Iliade, e non nell VIII secolo, ogni città dovrebbe avere il suo Re che si occupa della vita pubblica, proprio come i condottieri dei Greci nel poema; peraltro nelle scene successive dello scudo i Re fanno bella mostra di sé in diverse occasioni, e dalle fonti archeologiche, nonché da altri passi omerici (per esempio II, ), sappiamo proprio che era il Re il responsabile della giustizia, che amministrava emettendo sentenze inappellabili. Nel nostro passo dello scudo di Achille invece manca proprio la figura regale, sostituita dai vecchi che parlano con lo scettro in mano, simbolo del potere: per questo dobbiamo pensare o a una delega da parte del Re ai capi delle diverse famiglie - clan per l amministrazione delle questioni di interesse non statale, oppure addirittura a una fase successiva in cui il re non c è più, e i vecchi sono parte del governo oligarchico della città nel cui nome amministrano la giustizia. Se dunque i dieci versi del giudizio hanno ancora diverse incognite per noi, come la materia esatta del contendere (la pena pecuniaria è data per scontata e si decide per la sua avvenuta applicazione? Oppure si decide se applicarla o meno?), la natura della figura dell istor (una sorta di giudice preliminare, arbitro scelto dalle famiglie in causa? O soltanto un testimone concordato che racconta i fatti ai giudici?), nonché la reale identità dei giudici, i vecchi del testo omerico (sono i capi dei clan familiari delegati dal Re a amministrare la giustizia? O sono già i membri dell oligarchia cittadina che ha sostituito il Re nei suoi poteri?), e la funzione dei due talenti d oro (pena pecuniaria o premio per il giudice più acclamato?), 22
24 il passo omerico è tuttavia fondamentale per la storia del diritto greco: per la prima volta non troviamo né la vendetta o la legge del taglione, né la figura del Re della comunità come giudice supremo e inappellabile, ma siamo di fronte a un delitto di sangue portato davanti a un tribunale. La comunità cittadina si fa carico della risoluzione dei crimini, quantomeno di quelli più gravi, e lo fa con ufficialità (i giudici si passano lo scettro, simbolo del potere, prima di parlare a turno; le guardie sorvegliano il pubblico e lo tengono a bada) e in pubblico, nella piazza piena di familiari e curiosi; per il delitto è inoltre prevista la possibilità della sanzione pecuniaria e non soltanto l esilio o la condanna a morte. Al di là dunque delle nostre incertezze sulla procedura del processo, che a Omero non interessa descrivere perché la dava evidentemente per scontata per il suo pubblico, possiamo affermare che questo passo dell Iliade è per noi la prima testimonianza compiuta del diritto greco e dunque occidentale, e del grado di sviluppo notevole raggiunto da una comunità che carica su di sé la competenza sui delitti di sangue, sottraendoli alla vendetta privata e affidandoli non a un giudice monocratico ma a un collegio giudicante. Da qui nasceranno le istituzioni giuridiche greche successive, come l Areopago ateniese, e poi la riflessione filosofica sul diritto e con i Romani il diritto che è ancora alla base dei nostri ordinamenti. 23
25 LE ALTRE RAPPRESENTAZIONI DELLO SCUDO E LA FINE DEL CANTO Terminata la scena del giudizio, Omero passa a descrivere la città in guerra, assediata da due eserciti (alleati, o forse si tratta della convenzione pittorica per cui un unico esercito che assedia la città è raffigurato da una parte e dall altra della stessa) i cui capi sono raffigurati come gli dèi più grandi degli altri (una cosa simile succede nell arte egizia); un pastore avventuratosi con la mandria fuori dalla città è assalito dagli assedianti, e ne nasce una piccola battaglia. Più interessante è il cerchio successivo di rappresentazioni (o la riga inferiore), con scene tratte dalle diverse stagioni dell agricoltura (vv ) che ci dipingono in quadretti molto piacevoli uno spaccato di vita contemporanea nella Grecia arcaica. Si inizia con la primavera, dedicata all aratura: di un solo terreno, metà è coltivata e metà no, in modo che sia produttiva l anno seguente, e l operazione è ripetuta tre volte per meglio aerare il terreno; a ogni svolta per tornare indietro gli aratori sono ricompensati con una coppa di vino possiamo immaginare in che condizioni fossero alla fine del campo! Di seguito è raffigurata l estate, stagione di mietitura, e la scena è molto interessante perché ambientata in un terreno regale, alla presenza del Re che osserva soddisfatto la scena; i mietitori, aiutati da ragazzini che raccolgono le messi, sono lavoratori in affitto, e dunque non sono servi, neppure nel campo del Re, probabilmente l unico di proprietà privata nella Grecia arcaica; gli araldi reali e le donne ai margini del campo preparano il cibo per i lavoratori. Innocente scena agricola dunque e insieme spaccato sociale che ci informa dell esistenza 24
26 di una proprietà privata del Re della comunità, e al tempo stesso dell assenza di schiavi in questo periodo della civiltà greca, sostituiti da braccianti salariati. Infine viene l autunno, con l immancabile vigna carica di grappoli e un gruppo felice di ragazzi e ragazze che vendemmiano cantando e danzando. Anche in queste scene agricole è dunque la gioia di vivere a fare da soggetto del poeta, in perfetta coerenza con il messaggio dell Iliade che Omero ci affida proprio a partire da questo canto XVIII, con il cambiamento dei sentimenti e delle motivazioni di Achille di cui abbiamo detto sopra. I versi successivi ( ) sono dedicati invece al pascolo e all allevamento di animali, con l agguato di un leone a una mandria intenta ad abbeverarsi, subito respinto dai cani (non vi meravigli il leone: nella Grecia arcaica era un animale comune!). La gioia di vivere trova infine il suo compimento nella grande scena della danza (vv ), in cui ragazzi ben vestiti e profumati e ragazze dalle vesti leggere si muovono tenendosi per i polsi seguendo la musica e gli schemi di danza che richiamavano la figura del labirinto; alcuni acrobati si esibiscono a margine della scena. Intorno a tutte le scene, nel cerchio più esterno dello scudo, Efesto incide la raffigurazione dell Oceano, particolare questo che ci fa propendere per uno scudo rotondo: per gli antichi infatti la terraferma era una sorta di disco attorniato dall Oceano, e risulta difficile pensare a questo disegno tutto intorno a uno scudo rettangolare. Con l inserimento dell Oceano a racchiudere tutte le scene dello scudo, il poeta vuole quindi significare che le raffigurazioni sono una rappresentazione in piccolo del mondo; Achille, il protagonista dell Iliade, porta con sé sullo scudo tutte queste 25
27 scene, e dunque si fa in qualche modo portatore anche del loro spirito di gioia di vivere tanto sottolineato dai versi che abbiamo analizzato, rompendo con la cultura dell orgoglio e della contesa che caratterizza invece tutta la prima parte del poema. L Iliade insomma come poema di guerra che inneggia in realtà alla vita, e indica la strada per superare l antica mentalità bellicosa dei nobili micenei in nome degli affetti e del piacere di vivere, unico antidoto alle sofferenze che il mondo ci impone. Tommaso Gaglia 26
28 BIBLIOGRAFIA SINTETICA Barker, Elton T.E., Entering the Agon: Dissent and Authority in Homer, Historiography and Tragedy, Oxford Cantarella, Eva, Norma e sanzione in Omero: contributo alla protostoria del diritto greco, Milano Edwards, Mark W., The Iliad: a Commentary, vol. V, Cambridge Gentili, Bruno, Poesia e pubblico nella Grecia antica : da Omero al 5. Secolo, Bari, Leaf, Walter, The Iliad, vol. II, Amsterdam
29 28
30 Tommaso Gaglia nasce a Brescia, frequenta il Liceo Arnaldo e il Conservatorio di musica, dove si diploma in pianoforte nel Dopo le superiori si iscrive all'università degli Studi di Milano, dove nel 2009 consegue la laurea specialistica in Lettere antiche, con una tesi sul mistico bizantino Simeone il Nuovo Teologo. E' attualmente occupato presso Regione Lombardia, mentre continua a occuparsi di antichità classica e tardoantica, e a collaborare con piccoli gruppi musicali".
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