Documento Preliminare
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1 REGIONE SICILIANA PIT Isole Minori Documento Preliminare
2 INDICE 1. Il processo di costruzione del Progetto Integrato Territoriale Isole Minori Sintesi del lavoro svolto Il dibattito Gli incontri bilaterali Analisi di contesto L insularità come elemento di svantaggio strutturale e come opportunità di sviluppo sostenibile Analisi del contesto territoriale Aspetti strutturali dei territori delle isole minori siciliane a. Aspetti ambientali a.1. Suolo e sottosuolo a.2. Ambiente marino e costiero a.3. Natura e biodiversità b. Aspetti socio-economici b.1. Cenni storici b.2. Popolazione e occupazione b.3. Assetto territoriale Fattori di pressione a. Trasporti a.1. Trasporti urbani a.2. Trasporti aerei a.3. Trasporti marittimi b. Settori economici b.1. Agricoltura b.2. Pesca b.3. Turismo b.4. Altre attività economiche
3 c. Uso e consumo delle risorse c.1. Produzione e consumo di acqua c.2. Inquinamento acustico e atmosferico e rischio industriale c.3. Produzione e consumo di energia c.4. Produzione e gestione di rifiuti La situazione dei beni ambientali e culturali La situazione delle pari opportunità La situazione scolastica I prodotti locali Il quadro della programmazione nelle Isole Minori Premessa Livello europeo e internazionale SIC e ZPS Il programma comunitario LEADER Lista del Patrimonio mondiale dell umanità Progetti transnazionali per azioni innovative relative al rafforzamento del ruolo delle donne nel settore pesca Livello nazionale L Accordo di Programma Quadro delle Isole Minori Accordo di Programma quadro per lo sviluppo locale Il D.U.P.I.M La Legge 488/92 Isole Minori Il Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 07 marzo I disegni di legge di iniziativa all esame del Parlamento Nazionale Associazione dei parlamentari italiani per la tutela ambientale delle Isole Minori Livello regionale Ufficio per le Isole Minori Aree Naturali Protette La Programmazione degli interventi a favore delle Aree protette e riserve naturali gestite dall Azienda Regionale Foreste e Demanio I disegni di legge di iniziativa del Governo della Regione Il Turismo Portuale L A.P.Q. Idrico Settore Depurazione Gli Interventi per la gestione integrata dello smaltimento dei rifiuti L Ufficio Speciale per la tutela paesaggistica e la valorizzazione delle Isole Eolie Le Tratte sociali aeree (oneri di servizio pubblico ex art.135 Legge 388/2000) Il documento di programmazione economico-finanziaria Regione Sicilia I Patti territoriali
4 Il Patto Territoriale Pantelleria e Isole del Mediterraneo Patti Territoriali Isole Eolie Fonti energetiche rinnovabili I PIT Progetti Integrati Territoriali Il programma comunitario LEADER Altri interventi Consorzio delle Scuole delle Isole Minori Italiane Progetti ENEL per le "Isole Minori" Interventi prioritari di tutela e valorizzazione ambientale da realizzarsi nelle aree marine protette istituite Accordo di Programma Quadro per i trasporti APQ Aeroporti APQ Trasporto Marittimo Piano Territoriale Paesistico Regionale Piano di Sviluppo della nautica da diporto della Regione Sicilia Altri interventi L'inclusione del territorio comunale dell'isola di Ustica nell'area metropolitana di Palermo Stato della procedura di privatizzazione delle imprese pubbliche di T.P.L Analisi SWOT A. Fattori di attrattività B. Promozione C. Qualità dei servizi Idea forza, strategia e obiettivi del PIT L idea forza Obiettivi del PIT Isole Minori Le priorità strategiche del PIT Isole Minori Identificazione della strategia operativa di intervento : strumenti e categorie Premessa L Ufficio Comune del PIT L Agenzia di sviluppo del Parco del Mediterraneo L Osservatorio territoriale delle politiche ambientali Le categorie di intervento Le operazioni : Modalità di selezione e Quadro delle risorse finanziarie AZIONI DI SISTEMA REGIMI DI AIUTO Creazione di una rete per la Pesca turismo (Ittiturismo) Piano Strategico-Commerciale (Sistemi commerciali e pubblici esercizi ) AZIONI DI SISTEMA AZIONI PUBBLICHE
5 Master in scienze del mare Creazione di un Centro di ricerca sul mare Promozione e internazionalizzazione della cultura delle isole minori AZIONI DI SVILUPPO LOCALE ALLEGATO 1 ALLEGATO 2 ALLEGATO 3 ALLEGATO 4 ALLEGATO 4a ALLEGATO 4b ALLEGATO 5 ALLEGATO 5a ALLEGATO 5b ALLEGATO 5c ALLEGATO 5d 5
6 1. IL PROCESSO DI COSTRUZIONE DEL PROGETTO INTEGRATO TERRITORIALE ISOLE MINORI 6
7 1.1 Sintesi del lavoro svolto Il Complemento di Programmazione del POR Sicilia ha previsto la formazione di un Progetto Integrato per le Isole Minori finalizzato a garantire il raccordo con gli altri strumenti di intervento per lo sviluppo delle Isole Minori sulla base di un idea-forza condivisa, cui vengono destinate risorse pubbliche del POR pari allo 0,5 dell intero ammontare delle risorse pubbliche del POR (circa Meuro). Per la predisposizione del Progetto Integrato è stato redatto con la collaborazione di un Tavolo tecnico coordinato dall Ufficio Isole Minori della Segreteria generale della Presidenza della Regione e composto dall ANCIM, dal FORMEZ e da un funzionario comunale per ciascuno dei Comuni un documento contenente le Linee Guida per le procedure di attivazione del percorso. Sulla base di tale documento, i seguenti soggetti promotori identificati nei Comuni delle isole minori: Lipari (ME) isole Eolie soggetto promotore del PIT Isole Minori, Pantelleria (TP) isola di Pantelleria, Favignana (TP) isole Egadi, Ustica (PA) isola di Ustica, Lampedusa e Linosa (AG) isole Pelagie, Malfa (ME) isole Eolie, Leni (ME) isole Eolie, S. Marina Salina (ME) isole Eolie, in data 20 maggio 2003 hanno sottoscritto un Protocollo d Intesa con il quale si sono impegnati a procedere in maniera unitaria e condivisa alla formazione e alla realizzazione del Progetto Integrato Territoriale (PIT) per le Isole Minori come specifica modalità di attuazione del POR Sicilia e del relativo Complemento di Programmazione. I Soggetti Promotori hanno assunto l impegno di costituire un Ufficio Unico per la gestione del progetto. Nella fase di progettazione del PIT, i soggetti promotori hanno realizzato una vasta gamma di iniziative al fine di attivare un ampia sensibilizzazione e animazione del territorio e garantire la massima partecipazione al processo di costituzione del partenariato istituzionale e socio-economico, chiamato a condividere e sviluppare l idea-forza e a manifestare la propria volontà di concorrere in modo attivo alla formazione del progetto attraverso l impegno a contribuire in maniera qualificata alla definizione e attuazione dello stesso. A tal fine sono state effettuate in seduta pubblica Conferenze di partenariato a livello regionale e locale 1 : la prima a livello regionale ha avuto luogo lunedì 17 luglio 2003 presso la sede della Presidenza della Regione a Palazzo d Orleans e la seconda martedì 13 gennaio le Conferenze di partenariato locale si sono tenute a Pantelleria (19 giugno 2003), a Ustica (19 luglio), Favignana (25 luglio 2003), a S. Marina Salina per i quattro comuni eoliani: Lipari, Leni, Malfa, S. Marina Salina (31 luglio 2003), a Lampedusa (12 settembre 2003). 1 I materiali di documentazione sono stati pubblicati e resi disponibili sul sito web e sul sito regionale nella rubrica News. 7
8 1.2 Il dibattito Durante gli incontri sono emersi temi di dibattito e comportamenti dei soggetti coinvolti che permettono di individuare almeno due caratteristiche costanti che potrebbero essere sintetizzate in contenuti (progettualità potenziali) e approcci (l interazione tra i soggetti). Dall incrocio di questi elementi nel processo di costruzione della partnership è possibile intravedere criticità e opportunità sia per la definizione della leadership del gruppo, dei loro ruoli che per la creazione delle basi necessarie per il coinvolgimento partecipativo dei residenti delle Isole. Sullo sfondo si agita la questione dei fabbisogni dei turisti spesso in balìa della disorganizzazione dell offerta di accoglienza locale. In questo documento si ritiene utile richiamare brevemente alcuni aspetti emersi dagli incontri che rivestono carattere strategico ai fini della costruzione del PIT. Ci si riferisce in primo luogo all approccio degli attori territoriali nei confronti del PIT come occasione di rimodulare le strategie di sviluppo già avviate. Durante gli incontri il contributo dei partecipanti è stato differenziato in vari modi a seconda della tipologia del soggetto e della sua competenza di tipo istituzionale, scientifico, rappresentativo e individuale. I soggetti in generale manifestano di apprezzare l iniziativa ma avvertono il pericolo che il tempo a disposizione possa non consentire di raggiungere gli obiettivi prefissati garantendo una accettabile qualità dei risultati. Generalmente la complessità delle procedure e l innovazione delle modalità di costruzione del progetto di sviluppo locale tende, da un lato, alla delega da parte dei soggetti istituzionali nei confronti dei tecnici e, dall altro lato, alla richiesta più o meno esplicita di coinvolgimento nell iniziativa per effetto della possibile visibilità che può essere conseguita partecipando attivamente alla costruzione del PIT. Per esempio, sono emerse tante iniziative pregresse di diversi soggetti (dal singolo imprenditore privato agli enti regionali) che potrebbero essere continuate anche all interno del PIT. I comportamenti dei soggetti sono un aspetto del gioco più complesso tra gli attori che qui possono assumere un ruolo diverso rispetto al processo dei PIT di terra. La differenza consiste nel fatto che il PITIM adotta un processo di formazione della proposta progettuale di tipo concertativo e quindi non vi è il ricorso alla procedura di selezione pubblica che esclude il soggetto Regione dalla partecipazione diretta ai PIT. Probabilmente i soggetti locali istituzionali e non, per mancanza di esperienze pregresse di tipo cooperativo, temono che l iniziativa regionale all interno di una prospettiva di partecipazione attiva alla gestione del PIT Isole Minori, potrebbe tendere a confinare i soggetti locali in un ruolo di secondo piano. L organizzazione degli incontri ha puntato a confortare in senso positivo tali preoccupazioni e cercando invece di valorizzare il tessuto di relazioni trasversali dai singoli alla Regione. Il tavolo tecnico ha inteso sottolineare questa come preziosa opportunità di rompere i nodi allo sviluppo socioeconomico attuale in modo sostenibile attraverso la creazione di un PIT fondato sull adozione di un modello organizzativo innovativo (anche rispetto alla esperienza dei PIT di terra ferma) in cui il rapporto tra soggetti privati, comuni, province, rappresentanze del partenariato socio economico è inserito in un ambito di relazioni cooperative e ispirato a criteri di partecipazione animati da fiducia reciproca. Quindi i soggetti che hanno risposto all appello della Conferenza del Partenariato vedono posti sullo stesso piano sia la Regione che le Province, i comuni, le associazioni di categorie, i centri di ricerca, le sedi universitarie, le associazioni culturali, i sindacati, ecc. Tra questi soggetti vi è anche il gruppo dei componenti del tavolo tecnico: ciò è un fatto assolutamente innovativo rispetto alle esperienze pregresse di programmazione complessa e negoziata. I soggetti tendono ad assumere ruoli a posizionamento variabile che continuamente oscillano tra la proposta e la rilevazione di criticità (dichiarate spesso come insormontabili). La Regione mette in campo tutte le sue competenze nei settori disciplinari di propria competenza. Tra queste emergono i Dipartimenti e i gruppi di lavoro che afferiscono a diversi settori quali: la tutela ambientale, i beni culturali, l agricoltura e foreste, l istruzione, la sanità e i gruppi di azione per le pari opportunità. Si sottolinea all interno del partenariato la presenza del Dipartimento per le Pari Opportunità 8
9 della Presidenza del Consiglio, finalizzata a conferire un taglio particolarmente attento alle tematiche di genere a tutto l intervento. Le Province dichiarano la loro disponibilità a governare politicamente le fasi di produzione dei progetti locali nel quadro delle loro competenze istituzionali anche rispetto ad altri programmi complessi che riguardano pure le isole minori. I comuni registrano la continuità di attenzione alle loro tematiche manifestando un certo scetticismo di fondo riconducibile ai problemi incontrati nelle precedenti fasi di programmazione dello sviluppo locale. Le associazioni di categoria, i sindacati e tutti i soggetti di rappresentanza tendono a presentare il conto lamentandosi di un insufficiente coinvolgimento e taluni di essi mettono addirittura in discussione il modello partecipativo invocando una modalità che abbia come punto di avvio della negoziazione proprio l iniziativa locale piuttosto che l animazione regionale. I soggetti che tendenzialmente si manifestano più favorevoli e più partecipativi sono i soggetti che detengono la conoscenza scientifica poiché sono consapevoli della necessità della validazione scientifica in assenza della quale qualsiasi valutazione tecnica del progetto sarebbe sicuramente insufficiente e quindi oggetto di contestazione. Dagli incontri partenariali emerge che ciò che si è fatto prima del PIT ha una notevole importanza e l azione dei rappresentanti dell ANCIM, in quanto testimoni del percorso già compiuto e in forza dei risultati utili ottenuti, tende ad affermare il PIT come punto di coronamento e insieme di superamento dei successi ottenuti. I patti territoriali per le Isole Minori e gli altri strumenti di programmazione negoziata di livello nazionale hanno infatti contribuito alla costruzione delle basi della rete unitaria per le isole, oggi proponibile anche perché ci sono delle precedenti esperienze positive, nonostante la non contiguità territoriale e la diversità dei contesti geografici rispetto alle relazioni nel Mediterraneo. Il problema è che il tempo ha consentito di individuare criticità nel protagonismo di determinati soggetti in grado di esprimere in modo esclusivo le capacità progettuali e che ne diventano i titolari dei benefici ottenuti dai finanziamenti. La criticità più alta è concentrata tutta sulla modalità di concertazione in cui si registrano le diffidenze di vari soggetti soprattutto nei confronti degli enti regionali e provinciali reputati non in grado di perseguire gli obiettivi da questi ultimi individuati e propugnati. Si vorrebbe non passare dal filtro degli esperti percepiti a tutti i livelli come un insostenibile peso di tecnocrazia burocraticizzata. L ipotesi o, se si vuole, il desiderio utopico è che la Regione dovrebbe limitarsi a consentire alla progettualità locale o interessata di emergere velocemente ed efficacemente, ovvero senza ricorrere a procedure percepite come un inutile inciampo. Infine è da notare che mediamente il livello degli interlocutori negli incontri è mediamente alto e in alcuni casi è a livello di eccellenza dal punto di vista decisionale (hanno partecipato anche soggetti di livello ministeriale). Un secondo aspetto di rilievo è legato ai contenuti e temi. La centralità dei temi della sostenibilità ambientale è evidente rispetto agli altri temi pure ricorrenti quali il turismo, i trasporti, la scuola, la formazione, la tutela e valorizzazione dei beni culturali, la creazione di reti telematiche legate a tutti i settori prima citati. Il problema della conoscenza dello stato ambientale prima di decidere cosa fare per lo sviluppo integrato delle isole è sentito come una necessità fortemente condivisa. Strettamente connesso al tema della sostenibilità ambientale è quello dell agricoltura biologica che a sua volta è considerato come un elemento fondativo sia della certificazione che della qualità complessiva dell ambiente. Infine durante la Conferenza del partenariato regionale è emersa la disattenzione allo stato della pianificazione urbanistica e paesistica delle isole minori. Alcuni interventi sono sembrati non centrati rispetto al PIT o comunque estranei. Il tema più deviante è quello dei trasporti sia dal punto di vista gestionale che infrastrutturale ma ci si riferisce anche all approvvigionamento energetico e idrico, allo smaltimento dei rifiuti, al rischio sismico e vulcanico, ecc. Numerosi sono stati invece gli interventi concentrati sull immateriale, sull aumento dei livelli di conoscenza, sulla formazione, sulle pari opportunità e sul ruolo centrale delle reti telematiche: le azioni di sistema sono state quelle che dopo i temi ambientali sono state le più citate e, forse, quelle che sono state meglio argomentate. Gli incontri sono stati una vetrina efficace delle occasioni progettuali già poste in essere e che sicuramente saranno ben rappresentate nelle schede progettuali. Durante gli incontri però, per 9
10 quello che è possibile percepire dalla lettura dei report, non è dato conoscere il livello della progettazione, il loro costo, l entità del cofinanziamento richiesto. Nel complesso il percorso che fino a questo punto si è delineato si connota assai più lungo e incerto del previsto. Rispetto ai tempi e agli obiettivi contenuti nelle linee guida appare oggi chiaro che la progettazione non tende a emergere in modo compiuto, che molti attori che si propongono pubblicamente non sembrano possedere quelle caratteristiche di consapevolezza del proprio ruolo e di responsabilità nei confronti degli altri possibili partner, soprattutto dimostrando di non possedere quel necessario livello di conoscenza delle regole del gioco di Agenda Permangono comportamenti che provengono dalle passate esperienze dei patti territoriali (tutt ora in corso di finanziamento e realizzazione) che rendono difficile se non addirittura ostacolano il passaggio alla nuova forma di progettazione integrata. Questo vale per gli attori privati mentre per quelli pubblici il processo concertativo permette di prolungarne la visibilità. Quest ultima sappiamo essere relativamente alta nella fase di presentazione che coincide con la malcelata ansia dell ottenimento della garanzia di finanziamento e che poi registra una fase di forte caduta di attenzione non appena tale sicurezza è stata ottenuta. Il Tavolo tecnico ha cercato di risolvere soprattutto il problema della informazione e quando lo ha fatto di fronte a interlocutori qualificati e responsabili ha ottenuto un significativo consenso registrando, come si è detto, ampia disponibilità di collaborazione istituzionale. La possibilità di costruire l analisi di contesto in modo concertato con il partenariato può rivelarsi già come un risultato acquisito di grande livello, soprattutto perché non previsto nelle fasi iniziali del processo. Insieme alle criticità sono emersi pertanto rilevanti punti di forza tra i quali la disponibilità a collaborare alla costruzione dell analisi di contesto da parte di alcuni importanti attori pubblici compresi quelli di livello regionale e la condivisione unanime dell idea forza e della strategia per il suo perseguimento che non è mai stata messa in discussione da parte del partenariato ma è stata invece sostenuta e arricchita dal contributo di conoscenza diretta degli attori locali. Agli incontri che hanno visto la partecipazione e il coinvolgimento di oltre trecento soggetti è stato pertanto validato, dopo la sua presentazione e discussione, il Documento preliminare del PIT la cui ideaforza rappresentata dalla costituzione di un Parco unico delle Isole Minori - si fonda su una idea di sviluppo e alcune strategie-obiettivi che tendono a consolidare, estendere e qualificare le azioni di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale, archeologico, architettonico, storico-artistico, paesaggistico e rurale dell'isola, in quanto elementi di sviluppo economico del territorio. Le riunioni di partenariato hanno anche, in ultimo, sancito la volontà di puntare su politiche di pari opportunità a livello trasversale, integrando a tale scopo i contributi forniti dal Dipartimento Pari Opportunità e prevedendo apposite azioni di sistema. 1.3 Gli incontri bilaterali Durante gli incontri bilaterali è avvenuto il coinvolgimento di soggetti istituzionali quali la maggior parte degli gli assessorati regionali tra cui a) Territorio e Ambiente, b) Beni Culturali, Ambientali e Pubblica Istruzione, c) Agricoltura e Foreste, d) Turismo, Comunicazioni e Trasporti. E stato possibile afrontare varie questioni tra cui quelle afferenti 1) al Demanio, 2) alla Protezione Civile, 3) alla gestione dei rifiuti, 4) ai piani e progetti promossi dal Consorzio Scuole Isole Minori. Ha partecipato il Dipartimento P.O. della Presidenza del Consiglio dei Ministri, e tra le varie rappresentanze del mondo scientifico si è registrata la presenza attiva di: Cnr, Arpa, Enea, Università di Palermo, Università di Messina 2. Con il contributo dei diversi soggetti istituzionali di livello regionale e nazionale è stato possibile delineare con sufficiente approssimazione alcuni interventi di rete tra cui principalmente l ipotesi di attivazione di un Osservatorio delle politiche ambientali che quella di una Agenzia dello sviluppo locale. 2 I soggetti che hanno partecipato agli incontri sono quelli che hanno contribuito con la presentazione formale di una scheda-progetto alla definizione dei contenuti progettuali. 10
11 2. ANALISI DI CONTESTO 11
12 2.1 L insularità come elemento di svantaggio strutturale e come opportunità di sviluppo sostenibile La condizione di insularità comporta l esistenza di severi svantaggi strutturali, che danno luogo a situazioni di forte divario socioeconomico rispetto alla media delle regioni comunitarie 3. Accanto ai fondamentali aspetti di debolezza strutturale che riguardano l intero ventaglio delle reti e dei nodi infrastrutturali, oltre che i servizi (alla persona e al sistema produttivo, pubblici e privati) esistenti nelle isole non vanno sottovalutate le difficoltà a un efficiente funzionamento del tessuto produttivo e delle imprese, gravate da differenziali di costo e di asimmetria informativa specificamente determinati dalla condizione di insularità. Pur con la loro specifica identità e personalità, le isole minori siciliane presentano caratteristiche omogenee, soprattutto nel modello di sviluppo e nei problemi che si trovano ad affrontare per conciliare crescita socioeconomica e salvaguardia ambientale. Ampiamente condivisi sono, in particolare, gli elementi di debolezza e distorsione (nell economia, nella società, nell assetto territoriale e urbano) associati al prevalere di modalità di consumo turistico di massa non regolate e non compatibili con la fragilità dei luoghi e la disponibilità di servizi. Analogamente condivisa è la preoccupazione per la diffusione di possenti detrattori ambientali, che si manifestano attraverso la proliferazione di strutture edilizie inappropriate e la diffusione di aree di degrado del paesaggio e dell ambiente. Questi detrattori ambientali per altro - non sono solo e sempre ricollegabili all abusivismo edilizio del privato che pure esiste e non è di poco conto tanto da richiedere dovunque piani di riqualificazione urbana ma anche alle opere pubbliche scuole, caserme, uffici postali, case popolari - promosse e realizzate in ordine a modelli progettuali omologati, calati dall alto, senza tenere conto del contesto locale. Da questo punto di vista il PIT delle isole minori intende avere l ambizione e anche la forza di chiudere definitivamente con questo modo di operare imponendo standard più coerenti che passano attraverso una maggiore consapevolezza sia delle Amministrazioni locali che delle Amministrazioni sovraterritoriali, siano esse pubbliche o private (Ministeri, Assessorati regionali e provinciali, Aziende autonome ). Tali svantaggi comportano anche difficoltà in ordine al capitale umano per la insufficiente propensione al lavoro imprenditoriale e per la incapacità di sfruttare adeguatamente le risorse umane del territorio secondo standard di gestione moderni. Ciò richiede, per chi delinea un modello di sviluppo per le isole, un supplemento di attenzione ai temi della formazione, della animazione territoriale, delle pari opportunità per interpretare i processi di sviluppo e di modernizzazione e la domanda sociale anche inespressa presente nel territorio. Ma se dal punto di vista dello sviluppo economico e produttivo l insularità si presenta come un handicap strutturale e permanente, da quello culturale e sociale l essere isola comporta una forte caratterizzazione e un significativo senso di identificazione e conservazione del territorio, che può e deve diventare la base per uno sviluppo sostenibile alternativo rispetto ai modelli prevalenti, incentrato su una visione innovativa e fortemente integrata della valorizzazione in chiave turistica delle risorse ambientali e culturali. Ciò sarà tanto più efficace come si dirà meglio più avanti quanto più le isole, pur fortemente distanziate tra loro e con notevoli caratteri di peculiarità locale, riusciranno a concepirsi e proporsi come un sistema integrato. 3 Ricordiamo che delle ventisei regioni insulari dell UE, tutte eccetto una ricadono nell Obiettivo 1. La diversità delle aree insulari è stata presa in considerazione anche nel Trattato di Amsterdam, all interno del quale è stata operata un integrazione all art. 158 e aggiunto un allegato (numero 30) chiamato Dichiarazione sulle regioni insulari nel quale la Conferenza riconosce che le regioni insulari soffrono, a motivo della loro insularità, di svantaggi strutturali il cui perdurare ostacola lo sviluppo economico e sociale. Tutto ciò ha portato, a livello istituzionale ed europeo, a rivedere le politiche di sviluppo rivolte alle regioni insulari e a prevedere politiche di sviluppo a livello comunitario, nazionale e locale che tengano conto di queste peculiarità, con particolare riferimento a programmi che privilegino il settore dei trasporti, della formazione e dei settori trainanti dell economia, tra i quali assume una particolare rilevanza il settore turistico. 12
13 Una modalità alternativa di valorizzazione delle straordinarie risorse delle isole minori siciliane è infatti possibile proprio a partire dalla valorizzazione integrata dei punti di forza e delle opportunità rappresentati, fra gli altri, dalla straordinaria dotazione di risorse naturali e storico-culturali, dal richiamo internazionale esercitato dalle isole e dalle nuove tendenze del turismo di qualità; dall elevata qualità di alcuni prodotti agroalimentari tipici di nicchia e dalla presenza di un attività di pesca che si pongono quali elementi di integrazione con il turismo enogastronomico; dalle iniziative attivate per lo sviluppo locale nelle isole. Nonostante ogni isola sia un territorio a sè stante e ognuna abbia proprie specifiche peculiarità, esse rappresentano un insieme territoriale per molti versi omogeneo e hanno elementi comuni di carattere economico e sociale, tali e tanti da poter pensare a esse come a un unico sistema a rete, rispetto al quale poter progettare un unico modello di sviluppo. 2.2 Analisi del contesto territoriale In questo paragrafo sarà analizzato lo stato dell ambiente naturale e i fattori antropici delle isole minori siciliane, descrivendo in particolare le attività economiche di maggior rilievo dal punto di vista dell impatto ambientale (come agricoltura, pesca e turismo), lo sviluppo della rete idrica e l uso della risorsa acqua, le risorse energetiche disponibili ed effettivamente necessarie, il sistema di smaltimento dei rifiuti e lo stato della rete fognaria, lo stato delle infrastrutture e dei servizi a esse connessi e le risposte che le amministrazioni stanno mettendo in atto per cercare di perseguire lo sviluppo sostenibile dei territori isolani. Particolare attenzione è stata posta all analisi del territorio costiero in quanto è tale territorio che probabilmente subisce la maggiore influenza delle attività antropiche. In esso infatti si concentrano oltre agli impatti che interessano direttamente la fascia costiera, anche gli effetti delle attività localizzate in mare aperto o nell'entroterra. Lo studio dell'ecosistema costiero e delle attività umane a esso legate può quindi fornire utili indicazioni sulla sostenibilità dei modelli di gestione socioeconomica e ambientale, relativi a più vasti territori. L'importanza di analizzare in dettaglio le Isole Minori siciliane oltre a fornire indicazioni per il loro corretto sviluppo può rappresentare un valido aiuto per fornire utili spunti e rinforzare i criteri di sostenibilità nella gestione dell intero territorio regionale. Lo sviluppo delle Isole Minori rappresenta un obiettivo prioritario per la Regione Siciliana. Ridurre la marginalità e la perifericità dei territori insulari attraverso l eliminazione degli svantaggi strutturali, può divenire l occasione per la definizione di un modello di sviluppo sostenibile. Il sistema delle isole minori rappresenta infatti un importante elemento nell ambito dell'offerta turistica integrata di qualità in Sicilia, il cui sviluppo passa attraverso la valorizzazione dello straordinario patrimonio naturale, archeologico e culturale e alla preservazione e crescita di attività tradizionali come l agricoltura e la pesca. L analisi delle peculiarità ambientali e delle attività antropiche che caratterizzano questi complessi sistemi territoriali fornisce pertanto un contributo di eccezionale rilevanza per definire e valutare i futuri scenari di sviluppo e per la definizione delle strategie, regionali e locali, per la valorizzazione e la promozione di quei comportamenti responsabili che permettono un uso veramente sostenibile delle risorse naturali disponibili in questi ambiti particolarmente fragili e sensibili, e che possono servire da esempio nella definizione di un modello strategico estensibile all intero territorio regionale. 13
14 Aspetti strutturali dei territori delle isole minori siciliane Le Isole Minori siciliane sono 14 comprese in 8 comuni. L arcipelago delle Egadi, situato al largo della costa ovest della Sicilia, è formato da Favignana, Marettimo e Levanzo (oltre che dall'isolotto di Formica, lo scoglio di Maraone e lo scoglio dei Porcelli). L'arcipelago delle Pelagie è situato al largo delle coste meridionali della Sicilia e di quelle orientali della Tunisia, quasi al centro del Canale di Sicilia. Questo arcipelago rappresenta la propaggine più meridionale del territorio italiano e anche di quello europeo. Esso è costituito dalle isole di Lampedusa (l'isola più meridionale d'italia), Linosa (che è costituita dai tre crateri di Monte Vulcano, Monte Rosso e Monte Nero), dall isolotto disabitato di Lampione. Pantelleria è situata al largo della costa ovest della Sicilia nel mezzo del Canale di Sicilia a metà strada tra Africa e Sicilia. Ustica è posta a nord del Golfo di Palermo. L'arcipelago delle Eolie, situato al largo delle coste nord-orientali della Sicilia, è costituito da Lipari, Salina, Vulcano, Alicudi, Filicudi, Stromboli e Panarea (che è un pò un arcipelago nell'arcipelago dato che è circondata da Isole Minori Minori: Basiluzzo, Spinazzola, Dattilo, Bottaro, Lisca Nera, Formiche, Panarelli, Lisca Bianca). Tutte queste isole presentano differenti caratteristiche, sia dal punto di vista fisico-geograficonaturalistico che dal punto di vista socio-economico, il sistema è comunque leggibile unitariamente data la natura insulare degli elementi che lo compongono. a. Aspetti ambientali Caratteristica comune alla maggior parte delle Isole Minori siciliane è la particolarità geologica della loro origine vulcanica 6 che ha dato vita alle diverse conformazioni insulari. Queste, diversamente posizionate all interno del bacino mediterraneo, hanno favorito la nascita e il mantenimento di una grande varietà di bellezze naturalistiche di importanza europea e anche intercontinentale, la cui protezione è un obiettivo comune a livello nazionale e regionale. Le differenze più consistenti tra questi territori dipendono, invece, dalla loro maggiore o minore antropizzazione che, inevitabilmente, ha sviluppato maggiori o minori impatti sull ambiente isolano. Esistono, infatti, isole quasi del tutto disabitate che sono, quindi, facilmente riuscite a mantenere i loro caratteri originari e isole che, invece, a causa della massiccia presenza dell uomo si ritrovano ad affrontare particolari impatti sull ambiente spesso con notevoli difficoltà, amplificate dal loro stesso carattere insulare (mancanza di alcune risorse, limitati spazi da dedicare alle attività più impattanti e stretta dipendenza dalla Sicilia). DATI GENERALI Denominazione (Prov.) Comune Prov Superficie in Kmq Altitudine min-max Caratteristiche Isola di Lampedusa Lampedusa 20, IA AG e Linosa Isole di Linosa e Lampione 5,3 e 1, IA ID 6 Di natura vulcanica sono le Eolie, Ustica, Pantelleria, Linosa e Lampione, di natura calcarea invece le Egadi e Lampedusa). 14
15 Isola di Lipari 37, IA Isola di Vulcano IA Isole di Stromboli e 12, IA ID Strombolicchio Lipari ME Isola di Filicudi 9, IA Isola di Alicudi 5, IA Isola di Panarea e scogli viciniori Isola di Salina S. Marina di Salina 3, IA ID IA ME 27 Malfa IA Leni IA Isola di Ustica Ustica PA 8, IA Isola di Favignana IA Isola di Marettimo Favignana TP IA Isola di Levanzo IA Isola di Pantelleria Pantelleria TP IA IA: isole abitate ID: isole disabitate Fonte: elaborazioni su dati MATT e ARTA 2002 a.1. Suolo e sottosuolo La natura geologica nelle Isole Minori siciliane è diversa da isola a isola presentando una vasta gamma di condizioni ambientali che hanno permesso la formazione di biotopi tra loro molto differenti. L arcipelago delle Egadi, costituito da terreni calcarei, è compreso nella piattaforma continentale siciliana, della quale condivide la natura geologica. L'isola di Marettimo è separata da Favignana e Levanzo da uno stretto canale con una profondità di oltre m. 350 che si incunea tra la platea continentale siciliana e l'isola stessa. Il fondale presenta un largo piano circalitorale a stretto contatto con il primo orizzonte del piano batiale. L'infralitorale è caratterizzato da biocenosi fotofile su substrato duro con facies a Cystoseira stricta e Laurencia pinna bifida. Sono inoltre presenti ambienti sciafili con biocenosi delle grotte semioscure ad Astroides calycularis. Nell arcipelago delle Pelagie, l isola di Lampedusa e lo scoglio di Lampione sono caratterizzati da rocce calcaree e litorali sabbiosi e rocciosi, intercalati a pareti a strapiombo. La costa di Linosa è, invece, di natura vulcanica, aspra, frastagliata e a strapiombo sul mare. Lampedusa e Lampione sono caratterizzate da un paesaggio pianeggiante con una roccia di colore fondamentalmente chiaro (roccia calcarea), mentre 15
16 Linosa ha una morfologia più irregolare con tre coni vulcanici principali, un suolo più fertile e un paesaggio dalla colorazione scura (roccia basaltica). Pantelleria, la più vasta tra le isole minori, è costituita esclusivamente da rocce vulcaniche in quanto rappresenta la parte emersa di un edificio vulcanico che si eleva di circa 2000 mt. al di sopra di una crosta di tipo oceanico dello spessore di circa 20 Km. La forma allungata secondo una direzione NW-SE che segue l'andamento generale del rift tettonico che interessa il canale di Sicilia. La morfologia generale dell'isola è dovuta alla presenza di due caldere di età differente nella parte centrale dell'isola, al sollevamento della Montagna Grande, alla presenza di faglie che rendono la costa alta a sud e a est dell'isola e alle colate basaltiche a NW dell'isola. Le rocce presenti sull isola possono essere divise in due gruppi: vulcaniti acide (ricche in silice) e vulcaniti basiche (povere in silice), senza termini intermedi. Le prime rappresentano il 98% delle rocce affioranti e consistono nelle trachiti e rioliti a forte contenuto alcalino (sodio e potassio); a causa di questa peculiarità queste ultime vengono dette anche pantelleriti. Tali rocce sono state messe in posto sia come lave ad alta viscosità con forte percentuale di vetro che come prodotti piroclastici (ignimbriti) derivanti da attività esplosiva. Le seconde costituiscono il 2% delle rocce affioranti e consistono nei basalti olivinici e nelle hawaiti. Si tratta di lave molto fluide e dall'aspetto scuro. Sono stati individuali centri eruttivi: i coni e i domi sono caratteristici delle lave acide, i coni allineati delle lave basiche. Sono numerose le manifestazioni vulcaniche secondarie tutt'oggi presenti a Pantelleria riscontrabili nelle località di Bagno Asciutto, Gadir, Grotta del Freddo, Favare, Khazen, Nicà, Sateria. Le favare 7 come quella di Favara Grande alle pendici della Montagna Grande che presenta emissioni di vapore che, attraverso un ingegnoso sistema che consente la condensazione dei fiumi e la canalizzazione dell'acqua in pile di pietra, sono state utilizzate in passato per abbeverare il bestiame. I Bagni Asciutti o Stufe 8 come la stufa di Khazen divisa in due locali con una temperatura che nella parte più interna arriva fino a 30-35, e la Grotta di Benikulà o Vedinicolao i cui vapori raggiungono temperature altissime. La Grotta del Freddo che consiste in uno sfiatatoio sotto una ripida parete di roccia vetrosa esposta a NW, da cui fuoriesce una corrente d'aria fredda dovuta alla circolazione di correnti di aria all'interno della grotta che fanno evaporare l'umidità delle rocce e provocano un abbassamento della temperatura che varia tra i Le sorgenti di acque termali tra cui quelle del lago Specchio di Venere (composto da acque minerali saline, sgorgano numerose sorgenti termali a una temperatura che varia tra 30 e 50 gradi, ricche di silice idrata e carbonato di soda), di Cala Gadir, della Grotta di Sataria 9 (le cui sorgenti termali, situate nella parte più interna, sono accessibili dal mare e comodamente da terra, per mezzo di una scalinata), della Grotta del porto di Scauri (in altri tempi usata anche come lavatoio oltre che per usi terapeutici). Benché di limitata estensione, anche l'isola di Ustica è la parte emersa di un grandioso edificio vulcanico sottomarino che, subendo l'incessante azione erosiva delle onde, nel tempo ha dato vita a un paesaggio costiero straordinariamente vario. Dalle interglaciazioni del quaternario, essa è, infatti, stata interessata da trasgressioni marine che hanno dato origine ai tre terrazzamenti a quote differenti, dai quali emergono le alture del Monte Guardia dei Turchi (la più alta), del Monte Costa del Fallo e del Monte della Falconiera. Nel lato di nord est di Ustica sono presenti tufi stratificati. 7 sono emissioni di vapore acqueo, che fuoriescono dai crepacci delle rocce vulcaniche e s'innalzano a formare spettacolari colonne di fumo. 8 sono grotte naturali con emanazioni di vapore acqueo ad altissima temperatura (sauna). 9 In questa grotta la leggenda vuole che il naufrago Ulisse sia rimasto ammaliato per ben sette anni dalle trecce della bella Ninfa Calipso, che qui usava bagnarsi. 16
17 Durante l'era Quaternaria la Sicilia Orientale è stata sede di due tipi di vulcanismo contemporanei: il vulcanismo basaltico distensivo che ha interessato le aree dell Etna, degli Iblei, di Ustica e del Canale di Sicilia, e il vulcanismo di convergenza tra le placche che ha interessato le Isole Eolie. Una delle modificazioni strutturali in quest ultima area è conosciuta in geologia proprio come "Arco delle Eolie". Si tratta di una struttura complessa e articolata con uno sviluppo lineare di circa 200 chilometri, costituita oltre che da una parte superficiale (le isole), da una struttura molto più composita (la porzione sommersa). La sua formazione é la conseguenza di una successione di eventi geologici che hanno coinvolto la formazione della Catena Appenninica e del Mar Tirreno a causa di fenomeni di subduzione (scorrimento di una placca litosferica al di sotto del margine attivo di un'altra placca sovrastante) della crosta oceanica, portando all'avvicinamento di due settori del paleo-continente africano e del paleocontinente europeo. L'arcipelago é costituito, oltre che da sette isole maggiori, anche da numerosi rilievi sottomarini. Le isole si elevano da fondali di circa 2000 metri e possono raggiungere anche 1000 metri di altezza circa s.l.m., come nel caso del Monte Fossa delle Felci di Salina. Vulcanello si formò in piena epoca storica, costituendo un'isola dapprima indipendente, attraverso tre principali cicli eruttivi; durante l'ultimo, avvenuto nel XVI secolo, i detriti accumulatisi nel canale e le correnti marine, determinarono la formazione dell'istmo che attualmente la collega a Vulcano. Per quanto riguarda la composizione delle rocce dell'arcipelago, si possono distinguere in tre classi: a. Colate laviche, costituite da magmi eruttati in superficie da un cratere e raffreddatisi rapidamente. b. Rocce piroclastiche, rocce solide che, lanciate in aria durante le eruzioni esplosive, ricadendo si sono sparse su vaste aree formando una roccia incoerente composta con vari elementi chimicamente uguali alle lave. c. Dicchi, magmi raffreddati in profondità, grazie a fratture esistenti nelle rocce, simili alle lave, ma con aspetto diverso dalle rocce circostanti. Le Eolie presentano una conformazione costiera varia, caratterizzata dal susseguirsi di alte scogliere e spiagge inframmezzate da grotte (Grotta di Eolo, Grotta del Bue Marino e Grotta del Cavallo), contornate da alti scogli (Basiluzzo, della Fabbrica, ecc.), faraglioni (La Canna), guglie basaltiche (lo Strombolicchio) e da isolotti (Dattilo, Bottaro, i Panarelli, ecc.). Questi sono risultati dalla collisione tra le placche convergenti Africana ed eurasiatica (all'incirca 1 milione di anni fa) sviluppatosi in due fasi: una durante la quale si formarono le isole di Alicudi, Filicudi, Panarea e, parzialmente, Salina e Lipari; l altra nel Pleistocene superiore con il completamento di Lipari e Salina e la nascita di Vulcano e Stromboli. Le isole Eolie sono interessate ancora oggi da fenomeni di vulcanismo attivo, soprattutto a Stromboli. Questo vulcano, infatti, presenta un attività sommitale persistente caratterizzata da continue esplosioni magmatiche con espulsione ritmica di brandelli di lava e da una costante emissione di gas e vapori. Questa attività, nota come attività stromboliana ha elevatissima frequenza di accadimento e viene interrotta da crisi eruttive particolarmente intense di alta frequenza (2 eventi/anno), che determinano un brusco aumento delle emissioni gassose e delle espulsioni balistiche di blocchi litici, e di media frequenza (1 evento ogni 5-15 anni), che determinano la formazioni di flussi piroclastici e sporadicamente di valanghe ardenti, in particolare lungo la Sciara del Fuoco. La pericolosità vulcanica dello Stromboli è, quindi, principalmente determinata dagli eventi esplosivi a elevata intensità e con alta e media frequenza di accadimento, che comportano rischi per le aree abitate dell isola (caduta balistica di blocchi incandescenti, valanghe ardenti, e rischi indotti quali processi gravitativi di versante e maremoti) e rischi per la vegetazione e per le colture (pericolo di incendi da espulsioni balistiche di blocchi incandescenti e rischi indotti quali piogge acide da emissioni di vapori sulfurei). Il territorio dell isola, sulla base dei rischi individuati, risulta pertanto zonizzato in 5 settori, cui corrispondono differenti livelli di pericolosità relativa. Dall analisi della carta si evidenzia come, a eccezione della Sciara del Fuoco, la pericolosità vulcanica decresce complessivamente dal settore sommitale verso la periferia, e che il rischio maggiore risiede nella possibile invasione degli abitati di Stromboli e Ginostra da parte di valanghe ardenti canalizzate in occasione di eventi eruttivi violenti. Ma è potenzialmente pericoloso anche Vulcano, anche se attualmente si trova in uno stato quiescente. Esso presenta un attività limitata a manifestazioni 17
18 idrotermali e fumaroliche, ma nel passato ha dato luogo a numerose eruzioni di tipo prevalentemente esplosivo, l ultima delle quali avvenuta tra il 1888 e il L edificio vulcanico attivo è il Cono di La Fossa, un vulcano di tipo esplosivo, il cui stile eruttivo più recente è caratterizzato da violente esplosioni, con formazione di flussi piroclastici (emulsioni gas-particellato fine incandescente) che scorrono ad alta velocità lungo i fianchi del cono con notevole potere distruttivo (attività vulcaniana). Nella storia eruttiva di Vulcano sono stati tuttavia registrati, in epoca preistorica, episodi attribuibili a un altro stile eruttivo, con crisi esplosive di ben maggiore magnitudo rispetto a quelle più recenti: si tratta di eruzioni idromagmatiche caratterizzate dall interazione, con effetti esplosivi devastanti, tra il magma e l acqua della falda sottostante l edificio vulcanico. Questo tipo di attività idromagmatica comporta un rischio da flussi piroclastici molto energetici, capaci di superare la barriera morfologica della Caldera della Fossa e di invadere, con effetti distruttivi, la zona di Vulcano Piano. Lo scenario di massima pericolosità potrebbe verificarsi in seguito a un forte evento sismico, che potrebbe fungere da innesco favorendo il contatto tra il magma in risalita e il sistema idrotermale adiacente, determinando così l inizio di una crisi esplosiva parossistica. La zona a maggiore urbanizzazione dell isola (Vulcano Porto e aree limitrofe) è estremamente vulnerabile a entrambi i tipi di eruzione: in caso di evento eruttivo anche di bassa energia, l abitato verrebbe distrutto, e in caso di evento estremo l invasione di flussi piroclastici coinvolgerebbe gran parte dell isola, con ripercussioni anche nella vicina isola di Lipari. Le uniche aree parzialmente salvaguardate in questo caso sono la parte meridionale del Piano e il versante esposto a sud est dell isola. L attività vulcanica contribuisce ad arricchire le acque marine di sostanze come l acido solfidrico e l anidride carbonica che, a livello locale, possono modificare le caratteristiche chimico-fisiche delle acque come a Lipari, Panarea e Vulcano dove sono presenti anche sorgenti sulfuree e fumarole. Oltre al pericolo vulcanico eoliano, anche il pericolo sismico ha un certo rilievo nelle aree insulari minori. Nella Sicilia orientale, il pericolo sismico è dato dalla conformazione sismo-tettonica dello Stretto e dalla presenza di numerosi vulcani, attivi e inattivi. Per quanto riguarda la Sicilia occidentale, la complessità strutturale del settore e le particolari caratteristiche della sismicità (con pochi eventi di elevata magnitudo e danni e avvertibilità lungo le zone costiere) non permettono di individuare singoli lineamenti sismogenetici, quanto piuttosto di definire aree sorgenti legate alle faglie del Sistema Sud-Tirrenico o alle strutture distensive off-shore che con direzione E-O delimitano la catena costiera. Per tenere sotto costante controllo le zone che potrebbero essere oggetto di eventuali eventi catastrofici, soprattutto al fine della protezione civile (vulnerabilità degli edifici ed esposizione del popolazione), la sorveglianza sismica è gestita e attuata a scala nazionale dall'ingv che ha sviluppato e potenziato negli anni la Rete Sismica Nazionale Centralizzata (RSNC), in grado di fornire le informazioni necessarie per attivare le procedure di Pronto Intervento che seguono all evento calamitoso. Si tratta di una rete sismometrica con 90 stazioni, strutturata attraverso un sistema di sensori collegati in tempo reale al centro di acquisizione dati dell INGV di Roma in grado di localizzare con una certa precisione tutti gli eventi sismici di magnitudo significativa. Le stazioni ubicate nelle Isole Minori siciliane sono 4. 18
19 STAZIONI DI RETE SISMICA NAZIONALE CENTRALIZZATA (RSNC) IN SICILIA Code Name Lat. Long. Elevation (m.) agst Augusta Atn Antennamare Cltb Caltabellotta Cslb Castelbuono Erc Erice Favr Favara (Diavola) Gib Gibilmanna lvi Levanzo Mct Monte Cammarata Meu Monte Lauro (Sr) Mno Monte Soro Mpg Monte Pellegrino Msi Messina Oss Pts Pantelleria pzi Palazzolo Acreide Slna Salina Usi Ustica Fonte: INGV Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
20 CARTA DELLA PERICOLOSITÀ VULCANICA DI STROMBOLI Fonte: Relazione sullo Stato dell Ambiente in Sicilia
21 CARTA DELLA PERICOLOSITÀ VULCANICA DI VULCANO Fonte: Relazione sullo Stato dell Ambiente in Sicilia
22 a.2. Ambiente marino e costiero La posizione al centro del Mar Mediterraneo delle Isole Minori siciliane, così come della Sicilia nel suo complesso, influenza profondamente la distribuzione degli organismi marini sia vegetali che animali. Le acque atlantiche di ingresso dallo Stretto di Gibilterra costituiscono la principale fonte di alimentazione idrica del Mediterraneo, pur non mescolandosi per via di differenti caratteristiche chimicofisiche, e compensano la forte evaporazione che caratterizza il bacino orientale. Le acque delle isole poste di fronte la costa meridionale della Sicilia vengono, così, fortemente influenzate da questa massa d acqua atlantica più fredda e meno salata per cui la colonizzazione e l insediamento nei fondali sabbiosi di molte specie sensibili ai valori di tali parametri ne viene limitata. Lungo la costa settentrionale della Sicilia, le acque atlantiche che proseguono verso l alto Tirreno, perdono la loro caratteristica di acque fredde e permettono l instaurarsi di specie con caratteristiche più tropicali. L area dello Stretto di Messina, invece, è caratterizzata dalle turbolenti correnti generate dall incontro delle acque superficiali discendenti dal Tirreno e di quelle profonde provenienti dallo Ionio. Si genera, così, una corrente che interessa l arcipelago Eoliano e si spinge verso sud, lungo la costa orientale della Sicilia. La turbolenza elevata causa spesso degli anomali spiaggiamenti lungo il litorale di pesci abissali, a dimostrazione del mescolamento delle due masse d acqua caratterizzato da grande ricchezza in plancton 10. Rispetto alle coste balenabili 11, le Isole Minori siciliane sono mediamente in buona condizione grazie sia alle limitate attività antropiche che vi si svolgono sia, soprattutto, alle regole nell uso delle diverse aree imposte dall istituzione delle Aree Protette. Alla sorveglianza sulle acque di balneazione, marine e fluviali, è preposto un apposito Ufficio della Direzione Generale della Prevenzione del Ministero della Salute, che coordina le attività svolte da Regioni, i Dipartimenti Provinciali delle ARPA e i Laboratori 12. Ogni anno il rapporto viene redatto sulla base dei risultati delle analisi fatti pervenire al Sistema Informativo Sanitario dai Laboratori e dai Dipartimenti Provinciali delle ARPA. Per ogni Regione, Provincia e Comune costieri vengono descritti i tratti di costa che risultino non balneabili per motivi dovuti a inquinamento o per altri motivi (per esempio: presenza di parchi marini, zone militari, porti, aeroporti ecc.). Per quanto concerne l arcipelago delle Egadi, nell isola di Favignana le località Isola Galera, Punta Sottile, le aree intorno Punta Longa e la fascia antistante il centro abitato sono considerate zone idonee, mentre le aree in prossimità di Punta Marsala, Punta Longa, a ovest di isola Galera e Punta Fanfalo non sono reputate idonee per assenza di punti di campionamento. A Levanzo l area a sud dell isola è considerata zona idonea mentre le aree di Capo grosso e Punta dei Sorci non sono reputate idonee per assenza di punti di campionamento, così come gli isolotti di Formica e di Maraone. A Marittimo, l area compresa tra Punta Martino e Punta Troia sono considerate idonee mentre tutte le altre aree non sono reputate idonee per assenza di punti di campionamento. Nelle Pelagie, a Lampedusa le coste prospicienti l Isola dei Conigli, la spiaggia di Pulcini, il centro abitato e la costa a nord di Punta Sottile sono considerate idonee mentre tutte le altre aree e l Isola di Lampione non sono reputate idonee per assenza di punti di campionamento. A Linosa, la costa si presenta balenabile eccezion fatta per le aree intorno Punta Calcarella e due piccole aree a nord dell isola che non sono idonee per assenza di punti di campionamento. 10 Organismi animali e vegetali il cui movimento lungo la colonna d acqua è soggetto all influenza della forza della corrente marina dominante. 11 Ai sensi del DPR 470/ Secondo uno specifico ed articolato Programma disciplinato dal D.P.R. 470/82 e successive modificazioni. 22
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