ARTICOLO 65 NOVEMBRE/DICEMBRE 2013 IL PRESENTE É OLTRECONFINE. L INTERNAZIONALIZZAZIONE PER RIPARTIRE.
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1 ARTICOLO 65 NOVEMBRE/DICEMBRE 2013 IL PRESENTE É OLTRECONFINE. L INTERNAZIONALIZZAZIONE PER RIPARTIRE La congiuntura economica sfavorevole che continua a coinvolgere il nostro Paese ha messo in evidenza come molte imprese non possano più basare il loro business sul solo mercato domestico, in forte contrazione, e che difficilmente e in tempi brevi (alcuni commentatori sono addirittura maggiormente pessimisti), tornerà alle dimensioni di solo pochi anni or sono. Nonostante questa considerazione sia condivisa dai più, un po per caratteristiche specifiche, un po per condizioni culturali, la percentuale di imprese italiane che decidono di allargare il loro perimetro di azione ai Paesi stranieri è ancora limitata. La figura che segue, tratta dall Annuario Commercio estero e attività internazionali delle imprese (ISTAT ICE 2012), dimostra come nel 2010 solo il 4,2% delle imprese italiane attive fosse classificabile come impresa esportatrice. Altro dato interessante che l immagine evidenzia è la dipendenza diretta che sembra intercorrere fra classi dimensionali dell impresa e percentuale di imprese esportatrici, con un balzo evidente nelle prime classi, seguite da una crescita poi abbastanza costante in quelle successive. Si può così affermare che fra le imprese medio-grandi (in termini di numero di addetti), oltre il 50% esporti le proprie produzioni; appare quasi una banalità affermarlo, ma le imprese di questa taglia nel nostro Paese sono storicamente minoritarie.
2 Figura 1: Imprese esportatrici, addetti ed esportazioni per classe di addetti - Anni Fonte: Annuario Commercio estero e attività internazionali delle imprese, 2012 Andando più nel dettaglio, una considerazione che emerge fra gli addetti ai lavori è come non sia più sufficiente la sola esportazione in mercati Europei e/o limitrofi, mercati che se non in contrazione non stanno certo attraversando una fase di crescita esponenziale. La vera partita che le imprese devono giocare è l aumento della quota di export verso mercati emergenti rispetto ai mercati stranieri di prossimità e/o tradizionali ; per fare ciò può essere utile ricercare nicchie da presidiare anche nei Paesi minori, a volte in grado di fornire condizioni di mercato più favorevoli e interessanti. OPPORTUNITÁ E RISCHI Il mercato domestico, ormai in costante contrazione da numerosi trimestri, è sempre stata l arena competitiva preferita dalle aziende italiane. Ciò impone alle imprese, almeno in una logica di buon senso, di modificare le proprie azioni per cercare di conquistare spazi nei mercati più vantaggiosi. Ciò premesso, una delle prime risposte messe in campo dalle aziende per fronteggiare il mutato scenario competitivo, invece, è stata quella di applicare massicce dosi di taglio e/o efficientamento di costi, agendo su diverse leve ma con risultati non sempre soddisfacenti e talvolta utili solo a prolungare la sopravvivenza di modelli di business decotti che necessitavano di una profonda ridefinizione. 2/13
3 A fianco di questo, la ricerca di nuovi fornitori maggiormente competitivi all esterno dei confini nazionali è stata, per molte imprese, una prima forma di internazionalizzazione talvolta inconsapevole. Altre realtà hanno fatto fronte alle difficoltà cercando di agire sulla leva dei ricavi e, vista la sostanziale impossibilità di operare al rialzo sul variabile prezzo (almeno nei mercati tradizionali), hanno cercato nuovi mercati, per evitare di sacrificare i margini attraverso guerre di prezzo non sostenibili nel lungo periodo. Questo spesso ha significato nuove soluzioni di vendita e, in numerosi casi appunto, nuovi Paesi da presidiare, dando il via a processi di internazionalizzazione maggiormente strutturati e consapevoli. Ma quali sono i principali vantaggi di una strategia di internazionalizzazione? È difficile stilare un elenco omnicomprensivo e che si adatti a qualunque organizzazione, tuttavia alcuni punti cardine che la letteratura (Vittori, 2012) offre sono: Aumento del fatturato, potendo offrire i propri prodotti/servizi a un numero di clienti potenzialmente molto superiore a quelli presenti nel mercato domestico; Diversificazione del rischio di impresa, derivante dall operare in Paesi che possono essere caratterizzati da cicli economici in fasi differenti; Sfruttamento delle economia di scala, avendo la possibilità di assorbire i costi fissi su un fatturato più elevato, con un conseguente aumento della redditività; Accesso ad esperienze e conoscenze innovative; Incremento della competitività globale dell organizzazione, derivante dai diversi processi migliorativi che si innescano a seguito dell internazionalizzazione stessa. Altro elemento interessante è quello riportato dalla ricerca del centro studi CNA (2012) - Le PMI e la sfida dell'internazionalizzazione dove emerge che l 80% delle PMI considerabili come imprese internazionali (che dispongono di una rete internazionale di produzione e commercio) ha innovato il proprio portafoglio prodotti negli ultimi tre anni, contro il 40% delle imprese che operano esclusivamente sul mercato nazionale. 3/13
4 Tuttavia la volontà di internazionalizzare porta con sé alcuni rischi, che non devono essere sottovalutati poiché possono mettere in seria difficoltà l azienda stessa, precludendo le sue capacità di fare impresa anche nel Paese d origine. Fra di essi la bibliografia (Vittori, 2012) suggerisce: Rischio Paese, definibile come il rischio di insolvenza di operatori, pubblici e privati, legato all area geografica di provenienza e indipendente dalla loro volontà ; 1 Rischio monetario, derivante [ ] dalla variazione del potere d acquisto della moneta, ovvero dall inflazione ; 2 Rischio tecnico, insito nel prodotto/tecnologia che si desidera esportare; Rischio giuridico, derivante dalla molteplicità e dalla complessità delle norme e delle leggi che regolano i diversi Paesi, compreso quelle sulla tutela della proprietà intellettuale. L internazionalizzazione non è quindi un percorso semplice, ma è probabilmente fondamentale per la sopravvivenza e il rilancio moltissime aziende del tessuto produttivo italiano. L INTERNAZIONALIZZAZIONE NON É PIÚ QUELLA DI UNA VOLTA Il contesto internazionale, anch esso profondamente mutato rispetto a pochi anni or sono, implica lo sviluppo di nuove forme di strategie competitive sui mercati internazionali [ ] nella direzione di [ ] un maggiore [ ] coinvolgimento (economico e/o logistico). Le innovazioni che hanno spianato la strada alla globalizzazione hanno letteralmente sconvolto i classici modelli di business, spingendo le imprese ad adottare strategie basate sulla flessibilità produttiva ed organizzativa per rispondere ai rapidi cambiamenti dei mercati di sbocco. (ICE 2013, p.258) Quindi anche se per molte imprese italiane l internazionalizzazione è un fenomeno sostanzialmente recente, essa richiede oggi strategie differenti rispetto a quelle messe in campo fino ad oggi. 1 Definizione da 2 Definizione da 4/13
5 A fronte della debolezza strutturale del sistema-paese, molto ben evidenziato dalla bassissima capacità di attrazione di investimenti esteri e dal crollo della domanda interna, molte imprese anche di piccola dimensione sono riuscite ad accrescere le esportazioni, impedendo una recessione ancora più acuta. Nel caso italiano si è verificato un importante trade-off nel contributo alla crescita delle principali componenti del Pil: se, prima del 2009, la domanda interna aveva rappresentato il principale motore, dal 2011 è stata la domanda estera netta (per 1,4 punti percentuali) a sostenere l economia, in presenza di un contributo negativo della domanda nazionale. (ICE 2013, p.258) E l internazionalizzazione è oramai una necessità che molte imprese sembrano aver compreso: due imprese su tre hanno incrementato le loro vendite sui mercati esteri (+23,7 per cento in complesso dal secondo trimestre 2009). (ICE 2013, p.259) Le vendite oltreconfine hanno quindi permesso di mitigare gli effetti della crisi, come dimostra la tabella che segue, che indica come il contributo della domanda estera netta (colore verde) sia cresciuta dal 2011 ad oggi. Le aziende italiane o almeno alcune di esse, dopo un periodo di forte contrazione della domanda nel , hanno agito cercando di implementare quei nuovi modelli di business citati poco sopra, riuscendo a compensare almeno in parte il calo delle altre componenti che intervengono alla formazione del PIL. Figura 2: Contributi alla crescita tendenziale del PIL in Italia Fonte: L Italia nell economia internazionale. Rapporto ICE , (ICE 2013, p.259) 5/13
6 Un approccio più consapevole e un azione più decisa hanno permesso un aumento delle vendite in mercati non domestici senza il quale la crisi sarebbe stata ancora più dura, ed i numeri (e non solo quindi le sensazioni) lo confermano totalmente. INTERNAZIONALIZZAZIONE - ALCUNI MODELLI TIPICI Il rapporto ICE (2013) afferma che i modi attraverso i quali un azienda può internazionalizzare le sue attività sono molteplici, e fanno riferimento a diversi livelli di operatività sui mercati esteri e a differenti gradi di coinvolgimento dell azienda e del management. Fondamentalmente esistono due categorie di internazionalizzazione: quella commerciale e quella produttiva. All interno di questi tracciati le strategie di competizione possono essere: 1. conservativa, incentrata sull esportazione di beni o servizi e il mantenimento delle attività produttive nel Paese d origine; 2. esportazione diretta, attraverso filiali di vendita nei Paesi di destinazione; 3. integrazione con il mercato estero con parziale delocalizzazione di determinate attività aziendali in Paesi con più bassi costi di unità di prodotto; 4. creazione di imprese multinazionali con la produzione organizzata in diversi mercati esteri. Nel solco di quanto sopra elencato, le imprese sono classificabili rispetto ad una scala di internazionalizzazione, riferibile a modalità organizzative e logistiche differenti, distinguibili in: A. imprese solo esportatrici, che non importano ma esportano verso Paesi Ue o verso un massimo di quattro aree extra-ue; B. imprese solo importatrici; C. imprese globali, che svolgono attività di import ed export vendendo all estero in più di 5 aree extra-ue. 6/13
7 Sono queste ultime (le imprese globali) a prendere parte all internazionalizzazione produttiva, attuando nei diversi mercati un mix delle strategie di competizione elencate poco sopra, al fine di essere sufficientemente flessibili per riuscire nell adattamento competitivo. Inoltre è constatato che l internazionalizzazione porta: una maggiore produttività del lavoro, ancora più elevata per le imprese globali rispetto a quelle multinazionali; una maggiore profittabilità, più evidente in quelle imprese che adottano strategie di internazionalizzazione più semplici. L EXPORT ITALIANO? IN CHIAROSCURO La strategia forse meno complessa che le imprese possono adottare come primo passo per aprirsi a nuovi mercati esteri di sbocco è certamente l export. I dati del rapporto ICE (2013) dimostrano che, in Italia, a fare la parte del leone è il settore manifatturiero, con il 35,7% delle imprese che nel 2010 hanno incrementato, rispetto all anno precedente, le proprie quote di export sia nell area UE che verso i Paesi extra-ue. Tuttavia un dato preoccupante che fa da contraltare è costituito dal 16% di realtà che, nello stesso anno, hanno diminuito le vendite in entrambe le aree geografiche precedentemente indicate. Oltre a ciò vanno sommate quelle imprese, il 19,9%, che hanno consolidato la loro posizione in Europa perdendo però quote nei mercati più lontani, compresi perciò i Paesi in forte crescita che garantiscono incrementi della domanda interna che i mercati UE non possono certo compensare e, probabilmente, nemmeno avvicinare. Se si ragiona in termini dimensionali, invece, le piccole imprese decidono di competere maggiormente nel mercato comunitario, mentre i flussi di esportazione verso le aree Extra- Ue sono per lo più appannaggio delle imprese teoricamente più organizzate, vale a dire quelle medie e grandi, che in Italia sono numericamente la minoranza. Tuttavia una ulteriore evidenza di sicuro valore è data dal fatto che, negli ultimi tempi, molte imprese italiane medio-piccole hanno migliorato le proprie strategie di internazionalizzazione già esistenti, oppure le hanno implementate ex-novo: questo trend positivo può diventare un sicuro volano per l intero sistema economico. 7/13
8 BECOMINGINTERNATIONAL - EVIDENZE A NORD EST 3 Un contributo molto rilevante al tema dell internazionalizzazione è quello fornito dalla ricerca BECOMINGINTERNATIONAL (2013), promossa da CUOA ESPLORATORIO, Bonucchi e associati Srl e Tonucci & Partners. Lo studio, che ha come riferimento temporale gli anni , ha concentrato l attenzione sulle imprese manifatturiere del Triveneto organizzate come società di capitali, con fatturato almeno pari a 5 milioni di Euro (ottenendo quindi un panel di circa aziende). 1) Una prima evidenza che le ricerca conferma, è come le imprese maggiormente internazionalizzate abbiano resistito meglio alle turbolenze dei mercati e spesso siano riuscite a crescere e rafforzarsi nei propri settori, andando talvolta anche in controtendenza rispetto ai propri competitors. Se i mercati tradizionali come Germania, Francia e USA continuano (nel complesso pur se in altalena) comunque a tenere, i tassi di crescita più interessanti sono quelli garantiti dai Paesi emergenti quali Romania, Russia, Arabia Saudita, Corea del Sud, Cina e Brasile. 2) Secondo elemento che la ricerca evidenzia è la preferenza da parte delle imprese a perseguire strategie di export rispetto ad accordi con altre imprese o investimenti diretti esteri (IDE); nel dettaglio: il 68,5% delle imprese esporta i propri prodotti; il 28% ha in essere accordi di collaborazione; il 23% fa ricorso a IDE greenfield o acquisizioni. 3) Terzo elemento in evidenza è la crescita della quota di export sul totale delle vendite delle aziende del campione, che passa dal 49,8% del 2010 al 53,4% del 2011 per 3 Questo paragrafo si basa in maniera prevalente sui risultati di BECOMINGINTERNATIONAL, ricerca sul tema dell internazionalizzazione d impresa promossa da CUOA ESPLORATORIO, Bonucchi e associati srl e Tonucci & Partners. Direttore scientifico Diego Campagnolo, Ricercatore di Organizzazione aziendale e Strategie d'impresa all'università di Padova e Responsabile scientifico dell'international Training Map del CUOA. La ricerca è disponibile all indirizzo 8/13
9 attestarsi al 55,2% nel 2012; questo dato, sicuramente positivo, indica una propensione internazionale crescente con il passare degli anni. 4) Quarto elemento emergente è il crescere delle difficoltà legate alla distanza culturale e istituzionale all aumentare della distanza geografica del Paese di destinazione. Il quadro normativo e la barriera linguistica sono gli ostacoli maggiori segnalati dall 80% delle imprese che presidiano mercati culturalmente lontani come Medio-Oriente e Sud- Est Asiatico. Tuttavia le medesime difficoltà, in maniera inferiore, si riscontrano anche nei mercati europei, pur se più vicini geograficamente. 5) Quinto elemento interessante che la ricerca mette in evidenza è che la strategia che si basa sul ricorso a terze parti vede solo il 27% delle imprese coinvolte; di queste il 47% si affida a studi legali, il 56% ad altri consulenti (commercialista, fiscalista) e il 50% a camere di commercio o banche italiane. BECOMINGINTERNATIONAL - EVIDENZE A NORD EST 4 - OSTACOLI & RAGIONI La ricerca promossa da CUOA ESPLORATORIO (2013) ha analizzato più nel dettaglio quali siano i principali ostacoli che le imprese del Nord Est appartenenti al campione si sono trovate ad affrontare nei loro percorsi di internazionalizzazione. Ciò che i Key People hanno espresso nei questionari loro somministrati è solo in parte coincidente a quanto indicato in precedenza e ripreso dalla letteratura: Le già citate differenze linguistiche e culturali, anche in Paesi geograficamente non particolarmente lontani (che spesso costituiscono l ostacolo più critico); Difficoltà nella tutela dei diritti della proprietà industriale; Protezionismo, costituito sia da barriere tariffarie che non tariffarie; Distanza geografica; Burocrazia; 4 Questo paragrafo si basa in maniera prevalente sui risultati di BECOMINGINTERNATIONAL, ricerca sul tema dell internazionalizzazione d impresa promossa da CUOA ESPLORATORIO, Bonucchi e associati srl e Tonucci & Partners. Direttore scientifico Diego Campagnolo, Ricercatore di Organizzazione aziendale e Strategie d'impresa all'università di Padova e Responsabile scientifico dell'international Training Map del CUOA. La ricerca è disponibile all indirizzo 9/13
10 Comprensione della normativa locale, talvolta non chiara se non contraddittoria e/o assente; Regolamentazione fiscale, per la quale vale quanto detto al punto sopra; Corruzione; Forza lavoro poco qualificata che quindi necessita di formazione per essere impiegata in maniera proficua e che non sempre è in grado di garantire standard di qualità adeguati. Detto dei principali ostacoli riscontrati, è interessante capire quali siano le ragioni che spingono le imprese a prendere il piede sul pedale dello sviluppo internazionale. Ciò che emerge dalla ricerca BECOMINGINTERNATIONAL (2013), attraverso le risposte ottenute dai questionari somministrati ai Key People è: La prevalenza delle ragioni commerciali (market seeking) come primo motore dell internazionalizzazione; Le necessità di natura produttiva e di ricerca (queste ultime in maniera marginale); L accesso ad un area privilegiata per la ricerca contemporanea di vantaggio di costo, mercato e innovazione qual è il Sud-Est Asiatico. Infine, interessanti sono le conclusioni a cui BECOMINGINTERNATIONAL (2013) perviene anche mediante l analisi dei risultati economico-finanziari del campione, che fotografano bene l internazionalizzazione delle imprese del Nord-Est : La crescita del fatturato estero medio è elemento sicuramente positivo che però è frutto dei risultati di un numero limitato di imprese. Una parte non irrilevante di esse ha ridotto la propria quota di fatturato estero, comprese quelle imprese che realizzano fuori confine percentuali elevate del proprio business; Le imprese esportatrici si caratterizzano per essere operativamente flessibili, pagando però dazio in termini di performance; L export ha efficacia variabile in funzione del settore e del Paese; Le imprese che ricorrono a forme di internazionalizzazione stabili e più evolute sono caratterizzate da una maggiore diversificazione geografica del fatturato estero; 10/13
11 Prevalgono approcci interni nello sviluppo internazionale con una generale insoddisfazione rispetto alle terze parti, pur con distinguo in funzione della modalità di ingresso. ALL ESTERO SENZA IMPROVVISARE 5 La ricerca BECOMINGINTERNATIONAL (2013) sostiene inoltre con forza un concetto spesso trascurato: la propensione internazionale non si improvvisa ma è una scelta strategica, frutto di uno percorso di sviluppo organizzativo che prevede un esborso di risorse che, in quanto scarse, non posso essere sprecate. Come tutte le scelte strategiche occorre un adeguato studio preliminare, una pianificazione, un controllo in itinere per valutare i risultati ed intraprendere le necessarie misure correttive. Ma quali sono gli elementi minimi necessari che l impresa deve analizzare e chiarire per definire la propria strategia di internazionalizzazione? Un breve lista non esaustiva è quella che segue: 1. Le ragioni e i tempi alla base delle necessità di internazionalizzare; 2. La scelta dei mercati e delle modalità di ingresso, tenendo debitamente conto della maturità degli stessi, della lingua e delle diversità culturali, delle pratiche manageriali e delle istituzioni; 3. Gli elementi di diversità tra Paesi e il loro impatto sul business, andando oltre la logica del solo adattamento del prodotto, per rispondere alle specifiche tecniche o al gusto dei consumatori. Tutti questi fattori impattano sul cliente target, i canali e le relazioni; 4. Oltre a quelli sopra elencati, l elemento chiave da comprendere è che per competere sui mercati stranieri è importante adattare il modello di business e non solo il proporre il prodotto giusto. Ciò è rilevante soprattutto in quegli ambienti particolarmente diversi da quello domestico (dal punto di vista culturale), come lo 5 Questo paragrafo si basa in maniera prevalente sui risultati di BECOMINGINTERNATIONAL, ricerca sul tema dell internazionalizzazione d impresa promossa da CUOA ESPLORATORIO, Bonucchi e associati srl e Tonucci & Partners. Direttore scientifico Diego Campagnolo, Ricercatore di Organizzazione aziendale e Strategie d'impresa all'università di Padova e Responsabile scientifico dell'international Training Map del CUOA. La ricerca è disponibile all indirizzo 11/13
12 sono in particolare i Paesi emergenti, che possono però garantire le prospettive di crescita più interessanti. ALL ESTERO, CON CANSAPEVOLEZZA L Internazionalizzazione sembra un percorso quanto mai obbligato per le imprese, comprese quelle del Nord Est dove, nella realtà, esistono da tempo un certo numero di aziende, anche piccole e medie, fortemente proiettate verso l estero. In assenza di sufficiente business all interno dei confini nazionali, diviene fondamentale la ricerca di nuovi spazi competitivi, anche se più lontani geograficamente e, oltre a questo, numerosi altri sono i vantaggi conseguibili. Tuttavia anche i rischi e le difficoltà non sono da sottovalutare; l internazionalizzazione è una una scelta strategica che, come tale, non può essere lasciata al caso o improvvisata. Se l azienda che decide di percorrere questa strada non è sufficientemente competente e attrezzata, può correre dei rischi che possono comprometterne le performance e la sua stessa sopravvivenza. Il fatto di giocare fuori casa non consente certo di agire in maniera meno accurata. Per questo le organizzazioni, come già accade per le scelte più importanti e complesse, si possono affidare ad esperti che, fornendo le competenze, le esperienze, le capacità e le relazioni che le imprese stesse non possiedono, le aiutano nel percorrere i sentieri più adeguati, limitando i rischi e aumentando l efficacia delle azioni intraprese. 12/13
13 PER APPROFONDIRE BIBLIOGRAFIA CNA, Le Pmi e la sfida della internazionalizzazione [online]. s.l. CNA. Disponibile su < [07/11/2013]. CUOA ESPLORATORIO, Becoming International - le determinanti delle strategie di internazionalizzazione [online]. s.l. Fondazione CUOA. Disponibile su < [07/11/2013]. ICE, L Italia nell economia internazionale. Rapporto ICE [online]. s.l. ICE. Disponibile su < [07/11/2013]. ISTAT e ICE, Commercio estero e attività internazionali delle imprese. Annuario 2011 [online]. s.l. ISTAT e ICE. Disponibile su < [07/11/2013]. CONFERENZE VITTORI, R Le PMI di fronte alla crisi: come governare il cambiamento. Udine, 05/10/2012. APCO SITI WEB /13
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