Bruxelles, 22 aprile 2002
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- Cecilia Marchese
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1 Bruxelles, 22 aprile 2002 La Commissione europea ritiene, come Oxfam, che il commercio non comporti automaticamente vantaggi e che per promuovere la crescita nei paesi in via di sviluppo occorrano stabilità, valide politiche interne e buon governo. Come Oxfam, la Commissione è preoccupata per l'emarginazione dell'africa, insiste sulla necessità di elaborare le politiche commerciali in modo da aiutare i paesi in via di sviluppo anziché danneggiarli e appoggia la posizione di Oxfam secondo la quale gli investimenti esteri diretti nei paesi in via di sviluppo possono risultare estremamente vantaggiosi. La Commissione europea contesta però la conclusione di Oxfam, che giudica la politica dell'ue la più protezionistica del gruppo Quad (UE, Stati Uniti, Canada e Giappone). Questa valutazione si basa palesemente su calcoli sbagliati che non riflettono l'apertura dell'ue al commercio con i paesi in via di sviluppo, dimostrata da studi autorevoli quali le ultime conclusioni del Centro internazionale per il commercio (ITC) sull'accesso al mercato o sugli ostacoli ambientali al commercio.
2 Le proposte di Oxfam e delle altre organizzazioni non governative getteranno comunque le basi per una stretta collaborazione con la Commissione europea durante i negoziati di Doha sullo sviluppo nell ambito dell Organizzazione mondiale per il commercio (OMC) La Commissione europea ha elaborato una risposta ponderata e dettagliata allo studio di Oxfam, che può essere consultata al seguente indirizzo: Lo studio Oxfam è disponibile al seguente indirizzo: Gli scambi commerciali dei paesi in via di sviluppo con l'ue non sono mai stati così intensi. Oxfam riconosce i vantaggi che l'integrazione nel sistema commerciale mondiale comporta per molti paesi in via di sviluppo, le cui esportazioni nell'ue sono aumentate considerevolmente dal 1995 in poi e rappresentano attualmente il 42% delle importazioni UE (432 miliardi di euro nel 2000). L'UE assorbe oltre due terzi delle esportazioni africane, di cui solo un quarto è destinato al mercato statunitense. Aprendo i suoi mercati, l'ue ha avviato un processo che si è poi esteso a livello mondiale. Per di più, l'ue ha privilegiato l'apertura dei mercati alle esportazioni provenienti dai paesi più poveri del mondo (PMS), segnatamente attraverso la sua iniziativa Everything But Arms (EBA) del 2001, che Oxfam ha contribuito a preparare. Contrariamente all'eba, che ha abolito tutti gli ostacoli alle esportazioni dei PMS nell'ue, il 50% di queste esportazioni subisce tuttora le misure protezionistiche degli altri paesi QUAD (Stati Uniti, Giappone e Canada). Per ulteriori informazioni circa i dati relativi al commercio, si rimanda ai seguenti indirizzi: e Per ulteriori informazioni sul partenariato tra l'ue e i paesi in via di sviluppo, consultare i comunicati stampa IP/02/250 e IP/02/116. L'UE concorda con Oxfam sulla necessità di aiutare i paesi in via di sviluppo a sviluppare le loro capacità perché possano svolgere un ruolo di membri a tutti gli effetti dell'omc. Essa ha pertanto erogato quasi 10 milioni di euro (il 60% dell'importo totale impegnato finora) per finanziare il fondo fiduciario globale dell'agenda Sviluppo di Doha, avviando al tempo stesso un programma di sostegno ai paesi dell'africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP) nei negoziati dell'omc pari a 10 milioni di euro. L'UE ha fornito un sostegno finanziario ai ministri ACP presenti ai negoziati OMC di Doha e ha stanziato 1,4 milioni di euro per rafforzare la presenza di un ufficio ACP a Ginevra. Per ulteriori informazioni sul dialogo della DG Commercio con la società civile, vedasi: 2
3 Sono inoltre in corso o previsti stanziamenti pari a milioni di euro per consentire ai paesi in via di sviluppo di beneficiare dei progetti volti a migliorare le capacità connesse al commercio. Per ulteriori informazioni, si rimanda al seguente indirizzo: o ai comunicati stampa precedenti IP/02/402 e IP/02/70. A detta di Oxfam, l'ue falsa la concorrenza nel settore agricolo concedendo sovvenzioni ai suoi agricoltori nel quadro della politica agricola comune (PAC). Questa affermazione, tuttavia, non tiene conto delle riforme avviate nel 1992, che riducono progressivamente le sovvenzioni all'origine delle distorsioni commerciali, mentre gli altri leader del mercato hanno aumentato il sostegno alle industrie agricole. L'UE ha congelato, fino al 2006, il suo bilancio agricolo allo 0,5% del prodotto interno lordo, contro un bilancio statunitense dello 0,7%. Le importazioni UE di prodotti agricoli dai paesi in via di sviluppo sono il doppio di quelle degli Stati Uniti (35 miliardi di euro contro 18 miliardi di euro) e superano le importazioni totali di Stati Uniti, Canada, Giappone, Australia e Nuova Zelanda. Si ricorda inoltre a Oxfam che l'ue è di gran lunga il primo importatore di prodotti agricoli dai paesi in via di sviluppo. Per ulteriori informazioni, si rimanda al seguente indirizzo: Contrariamente a quanto sostiene Oxfam, l'attività antidumping dei paesi ricchi, e quindi anche dell'ue, non è rivolta contro i paesi in via di sviluppo. L'UE si serve oculatamente di questo strumento per combattere le pratiche commerciali sleali secondo criteri più rigorosi di quelli imposti dalle norme dell'omc. Le nuove inchieste avviate contro i paesi in via di sviluppo nel periodo sono meno di quelle indicate da Oxfam (100 anziché 145) e i dazi sono stati istituiti solo in 57 casi, contro 58 per gli Stati Uniti. Oxfam accusa i paesi ricchi di ritardare l'apertura dei loro mercati ai tessili e all'abbigliamento rispetto al calendario concordato al termine dei negoziati commerciali dell'uruguay Round. Sta di fatto, però, che nel 1994 si era deciso di abolire gradatamente i contingenti tessili nell'arco di 10 anni e che l'ue sta procedendo in tal senso a un ritmo più rapido di quello menzionato da Oxfam. Le importazioni tessili dell'ue sono aumentate di oltre il 50% dal 1995 in poi. Il dazio più elevato dell'ue sulle importazioni tessili è solo del 12% (contro il 33% per gli Stati Uniti). Per ulteriori informazioni, si rimanda al seguente indirizzo: 3
4 Pur senza rimettere in discussione i vantaggi che comportano gli investimenti esteri, Oxfam riconosce che alcuni tipi di investimenti non favoriscono necessariamente lo sviluppo. L'UE, che condivide questa posizione, ha insistito affinché questo punto fosse inserito nell'agenda Sviluppo di Doha, in modo da poter disporre di un quadro giuridico chiaro in questo settore. È più che mai necessario, inoltre, definire una politica di concorrenza che precluda lo sfruttamento abusivo delle posizioni dominanti su mercati vulnerabili come quello dei prodotti di base. Per ulteriori informazioni sulla politica di investimento dell'ue, si rimanda al seguente indirizzo: Anziché imporre, come sostiene Oxfam, un'impostazione unica che reca pregiudizio ai paesi in via di sviluppo, l'accordo sugli aspetti dei diritti di proprietà intellettuale attinenti al commercio riconosce, proprio come Oxfam, che i membri dell'omc devono poter interpretare le sue disposizioni in funzione delle rispettive esigenze. Nella dichiarazione di Doha sui TRIPS e sulla pubblica sanità, infatti, l'ue ha impresso un notevole impulso all'adozione di norme commerciali più chiare a livello internazionale per consentire ai paesi più bisognosi di procurarsi le medicine indispensabili al prezzo più basso possibile. Per ulteriori informazioni, si rimanda al seguente indirizzo: o ai comunicati stampa precedenti: IP/01/235, IP/01/422, IP/01/862, IP/01/1706 e IP/02/363. Contrariamente a quanto si sostiene nella relazione di Oxfam, l'accordo GATS non costringe i membri a deregolamentare o a privatizzare i servizi pubblici, né vieta loro di erogare sovvenzioni. I paesi in via di sviluppo possono adeguare i rispettivi impegni in funzione dei loro obiettivi di sviluppo. Per ulteriori informazioni, si rimanda al seguente indirizzo: Sebbene la relazione di Oxfam sia nel complesso equilibrata e ben documentata, la sua credibilità è intaccata dall'uso del cosiddetto "doppio indice" (double standards index o DSI), che può dar adito a confusione con gli indici utilizzati dall'onu quali l'indice di sviluppo umano. I problemi principali del DSI sono tre:. Classificare i paesi in base a differenze spesso poco rilevanti e attribuire lo stesso peso a indicatori estremamente diversi significa affrontare una questione assai complessa in modo del tutto inadeguato. come nel caso dei dazi più elevati e della liberalizzazione nel settore dei tessili e dell'abbigliamento., anche per quanto riguarda il peso attribuito a ciascuno di essi. Come se non bastasse, altri studi analoghi, tra cui quello del Centro internazionale per il commercio (ITC), hanno raggiunto conclusioni del tutto diverse. 4
5 Per ulteriori informazioni, si rimanda al seguente indirizzo: Per maggiori particolari sul notevole vantaggio dell Europa rispetto ad altri paesi industrializzati per quanto riguarda gli ostacoli ambientali al commercio, vedasi: 5
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