Capitolo 1. Dalle origini al Trecento. 1 La nascita delle lingue neolatine. 2 Storia e cultura tra XI e XIV secolo

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1 Capitolo 1 Dalle origini al Trecento 1 La nascita delle lingue neolatine Nel 476 d.c. la definitiva dissoluzione dell Impero Romano d Occidente dà luogo ai regni romano-barbarici. I popoli invasori introducono leggi, costumi, mentalità e contributi linguistici assolutamente sconosciuti, determinando la nascita di nuove civiltà. Con la disgregazione dell unità linguistica (caratterizzata dall universalità della lingua latina) emergono i volgari, le lingue locali, comunemente parlate dalle popolazioni. Queste nuove lingue (romeno, portoghese, catalano, spagnolo, provenzale, francese, ladino, sardo, italiano) sono dette lingue neolatine perché derivano tutte dalla comune radice latina (non, tuttavia, dal latino colto, ma dal latino volgare, cioè il latino parlato dal «volgo»). È impossibile identificare il momento preciso in cui nasce ciascuna lingua neolatina: possiamo, tuttavia, circoscrivere tale processo di trasformazione linguistica in un arco di tempo compreso tra il V e il IX secolo, che si potrà dire concluso con la scrittura dei primi documenti in volgare. Tra gli esempi più probanti dell avvenuta diversificazione tra latino e volgare c è il Giuramento di Strasburgo (842). È in quest ultimo che il volgare assurge a lingua di dignità politica: Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico giurano prima nelle rispettive lingue e poi ciascuno in quella dell altro per professare il patto di alleanza. 7 2 Storia e cultura tra XI e XIV secolo Affermazione dei Comuni e della borghesia. La disgregazione del Sacro Romano Impero, fondato da Carlo Magno nel IX secolo, apre le porte alla piena affermazione del feudalesimo che raggiunge il suo massimo sviluppo tra XI e XII secolo, quando si registra una generale ripresa dell economia, dovuta all incremento della produzione agricola e alla rinascita delle città, all interno delle quali, grazie alla ripresa delle attività produttive e commerciali, si va affermando la borghesia. Questo nuovo ceto cittadino si oppone ben presto alla soggezione feudale, organizzandosi nelle cosiddette corporazioni (organizzazioni che hanno lo scopo di tutelare prezzi, salari e produzione). Questo rinnovamento politico e sociale trova la massima espressione nel Comune, che è la risposta dei ceti emergenti al sistema feudale della civiltà medievale. L estrema complessità dei rapporti istituzionali e politici che caratterizzano, in maniera differente, ognuno dei Comuni italiani dà luogo a innumerevoli scontri tra città e città, o tra fazioni all interno di una stessa città. Basti pensare alla nascita, nei Comuni di tutta Italia, dei due partiti dei Guelfi e dei Ghibellini, parallelamente all ostilità sorta tra la Chiesa e l imperatore Federico II. Trasformazione della cultura. Nell età dei Comuni anche la cultura si trasforma poiché le classi dirigenti attribuiscono alla formazione intellettuale una funzione prioritaria nel migliorare la qualità delle operazioni commerciali. La Chiesa, pur rimanendo un potente centro di diffusione della cultura, non ne conserva più il monopolio: nella società comunale, infatti, l esigenza di istruire i nuovi ceti emergenti favorisce lo sviluppo delle scuole «laiche». L imperatore svevo Federico II, cultore del sapere e degli ideali laici, fonda nel 1224 l Università di Napoli come scuola per i futuri amministratori dell impero. Il mecenatismo dell imperatore

2 Capitolo 1 Dalle origini al Trecento 8 raccoglie intorno alla corte di Palermo, tra il 1230 e il 1250, insigni esponenti della cultura europea e araba. Proprio alla corte di Federico II di Svevia avviene il primo tentativo di poesia in volgare, messa in atto dai rimatori della scuola siciliana. Nascita delle Signorie. A partire dagli albori del nuovo secolo, intanto, ai Comuni si sostituiscono progressivamente le Signorie, che vedono alla guida del governo cittadino i signori locali. In molte città della penisola, infatti, già agli inizi del Trecento, alle istituzioni comunali si sostituisce il dominio di una sola famiglia: a Milano i Visconti, a Verona i Della Scala, a Ravenna i Da Polenta, a Rimini i Malatesta. Tramonto di Impero e Chiesa. Intanto inizia il tramonto delle due istituzioni-guida dell età medievale: l Impero e la Chiesa. Il primo, considerato come la prosecuzione ideale dell Impero romano, aveva rappresentato, durante il Medioevo, il supremo ideale di civiltà e giustizia e aveva visto il suo continuatore in Federico II di Svevia, ma alla morte di quest ultimo, nel 1250, si avvia al declino totale. La Chiesa, dal canto suo, è gravemente indebolita a causa del trasferimento della sede papale ad Avignone (1308), con l inevitabile subordinazione alla monarchia francese. Arresto della crescita demografica. Agli inizi del Trecento l ondata di crescita demografica e di progresso economico che aveva investito l Europa a partire dall anno Mille subisce un brusco arresto. Una serie di carestie si susseguono tra il 1310 e il 1347; una più terribile sciagura, la «peste nera», colpisce l Europa nel In Italia, alla peste si aggiunge un ininterrotta catena di guerre provocata dalla politica espansionistica delle emergenti Signorie. Il primato culturale della Toscana. Dopo il tramonto della Casa sveva il primato della cultura da Palermo passa ai Comuni toscani. Il modello prodotto dai poeti siciliani trova in Toscana un terreno particolarmente fertile. La lingua volgare si è ormai affermata nella vita di tutte le classi sociali, nella predicazione religiosa, nella letteratura, in alcuni atti della vita cittadina e persino negli strumenti notarili. Proprio in Toscana opereranno anche tre grandi protagonisti della nostra letteratura: Dante, Petrarca e Boccaccio. Decadenza del latino. Il latino, invece, perde quella vitalità che nel Duecento gli aveva consentito di raggiungere traguardi prestigiosi, rimanendo sempre, però, la lingua dei documenti ufficiali e giuridici, della teologia e della comunicazione colta. 3 La poesia religiosa La letteratura religiosa medievale, al di là della singolare esperienza di san Francesco d Assisi ( ), autore del celebre Cantico delle creature, noto anche come Cantico di frate Sole, considerato per tradizione il primo testo poetico in volgare, trova espressione nella cosiddetta lauda, un componimento contenente lodi a Dio, alla Vergine e ai santi, che sembra tragga origine dall antica liturgia ecclesiastica. Nell Umbria del Duecento, tuttavia, la lauda, non più in latino ma in volgare, esce dal ristretto ambito della liturgia ufficiale e si diffonde tra le masse. Essa viene scelta quale strumento espressivo dal più grande poeta religioso di questo periodo, Jacopone da Todi (1236 ca-1306). La vita del poeta è profondamente segnata dalla sua conversione, avvenuta in seguito alla tragica morte della moglie. Da quel momento egli entra a far parte dell Ordine francescano schierandosi con gli spirituali, sostenitori di una rigida osservanza della Regola del frate assisiate, e conducendo un aspra lotta contro papa Bonifacio VIII, in seguito alla quale Jacopone subisce la scomunica e la prigionia.

3 Libro I Letteratura italiana 4 La scuola siciliana e i rimatori toscani La scuola della corte palermitana. La scuola siciliana nasce nei primi decenni del Duecento, in un ambiente culturalmente vivace e aperto come quello della corte palermitana di Federico II di Svevia. La poesia dei rimatori siciliani si ispira alla tradizione lirica provenzale. Tuttavia, la grande e rivoluzionaria novità offerta da questi poeti è costituita dall utilizzo del volgare locale, depurato e nobilitato. Il cenacolo dei letterati di corte era costituito, oltre che dallo stesso imperatore, da un folto gruppo di funzionari imperiali, tra i quali il notaio Jacopo da Lentini (1210 ca ca.), che ne è il fondatore, il giudice Guido delle Colonne (1210 ca. - dopo il 1287), l esperto di arti cancelleresche Pier delle Vigne (1190 ca.-1249). Questi poeti, tanto legati agli aspetti pratici della vita di corte, nei loro componimenti non trattano altro tema che l amore. Per loro la poesia non è strumento di polemica, è semplice evasione dalla realtà, raffinato strumento con cui intrattenere l aristocratico popolo cortigiano. Nelle loro rime la donna è descritta secondo le caratteristiche fisiche e spirituali della dama cantata dai trovatori di Provenza: capelli biondi, viso chiaro, atteggiamento altero e distaccato, virtuosa chiusura all omaggio d amore rispettosamente offerto dal cavaliere. La scuola toscana. Estremamente lontana dalla realtà statica e rarefatta della monarchia sveva è la condizione dinamica e instabile dei Comuni toscani. La personalità più significativa del gruppo dei rimatori toscani è quella di Guittone d Arezzo (1235 ca.-1294), nella cui esperienza esistenziale un momento fondamentale è rappresentato dalla conversione a vita religiosa. Il suo Canzoniere riflette tale cambiamento: la prima parte comprende liriche di contenuto amoroso, la seconda componimenti di ispirazione religiosa, politica e civile. 9 5 La prosa in volgare Il passaggio dal latino al volgare. La prosa in volgare del XIII secolo si afferma più lentamente rispetto alla poesia, poiché gli autori utilizzano esclusivamente la lingua latina, l unica in grado, secondo loro, di affrontare la trattazione di argomenti «elevati». Nella seconda metà del Duecento si assiste tuttavia a un inversione di tendenza, dal momento che si manifesta l esigenza pratica di comunicare in una lingua di più ampia diffusione. I volgarizzamenti. In breve la produzione in prosa volgare si diffonde largamente nel contesto comunale; essa è costituita principalmente da volgarizzamenti, cioè traduzioni più o meno libere di testi in latino o in francese. Il cambiamento si attua anzitutto nel campo giuridico, dove la crescente democratizzazione della vita pubblica rende inevitabile l abbandono del latino. Estremamente rappresentativa è la figura di Guido Faba, maestro di retorica e notaio vissuto nella prima metà del XIII secolo a Bologna, che scrive in latino molti manuali di artes dictandi (manuale di retorica), ma soprattutto due opere, la Gemma purpurea e i Parlamenta et epistolae, nelle quali, accanto a esempi di retorica in latino, ne inserisce alcuni in volgare. A Firenze Brunetto Latini (1220 ca.-1294) scrive la Rettorica, volgarizzamento dei primi capitoli del De inventione di Cicerone. Alla traduzione l autore affianca un ampio commento, dove mette in luce il legame esistente tra gli insegnamenti della retorica e la loro funzione politica. La novella. Con il Novellino, una raccolta di brevi racconti di autore ignoto risalente alla fine del Duecento, inizia ad acquistare progressivamente identità un nuovo genere letterario: la novella. All intento esemplare di aneddoti religiosi e di edificazione socio-morale, tipico degli exempla (raccolte di aneddoti, apologhi, detti e fatti degni di memoria, attribuiti a personaggi famosi del mondo classico o di età più recenti), si accosta ora il gusto di narrare delle storie per il semplice intrat-

4 Capitolo 1 Dalle origini al Trecento tenimento del lettore o uditore. I massimi risultati nel genere si raggiungeranno nel Trecento con il Decameron di Giovanni Boccaccio. Risalente alla fine del XIV secolo è, invece, il Trecentonovelle, una raccolta del mercante fiorentino Franco Sacchetti (1332 ca.-1400). La produzione memorialistica e storiografica. La prosa volgare del Due-Trecento è anche il principale mezzo espressivo della produzione memorialistica e storiografica, in cui spiccano la Cronica di Salimbene de Adam ( ) e quelle omonime di Dino Compagni (1255 ca.-1324) e Giovanni Villani (1280 ca.-1348). Un caso a sé nel genere della memorialistica è Il Milione di Marco Polo ( ) Il «dolce stilnovo» Intorno alla fine del XIII secolo Firenze diventa il più importante centro culturale della penisola, grazie ai poeti che danno vita alla corrente detta del dolce stilnovo, che recupera i temi dell amor cortese. Iniziatore dello stilnovismo è Guido Guinizelli, autore della canzone Al cor gentile rempaira sempre amore, nella quale è possibile individuare i motivi salienti della poetica stilnovistica: la figura della donna angelo; l amore come strumento di elevazione morale; l identità di Amore e cuore gentile. Al cenacolo dello stilnovo appartengono anche Dante Alighieri (relativamente alla sua prima produzione), Guido Cavalcanti, Lapo Gianni, Gianni Alfani, Dino Frescobaldi, Cino da Pistoia. 7 La poesia comico-realistica e la poesia popolare La poesia comico-realistica. Contemporaneamente al dolce stilnovo, al quale è deliberatamente antitetica, nasce la poesia comico-burlesca, che utilizza un linguaggio più spontaneo e colloquiale; inoltre fa uso della parodia per stravolgere e ridicolizzare la realtà. Tali scelte stilistiche sono riconducibili alla produzione goliardica mediolatina, di cui un celebre esempio è rappresentato dai Carmina Burana (antologia di canti scritti in latino e in medio-alto tedesco tra il XII e il XIII secolo), e a buona parte delle letterature romanze del tempo. Il capostipite della poesia comico-realistica è Rustico Filippi (1230 ca.- fine Duecento), che nei suoi sonetti ritrae, in toni grotteschi e caricaturali, persone e scene dell ambiente borghese fiorentino. Personalità interessante e complessa è Cecco Angiolieri (1260 ca ca.), il cui linguaggio oscilla tra la rudezza gergale e l utilizzo, in funzione parodistica, di termini dello stile «alto». Da ricordare è anche Folgóre da San Gimignano (vissuto tra XIII e XIV secolo), il quale nelle sue poesie rende i momenti tipici della vita cittadina. La poesia popolare. Sempre in questo periodo si manifesta, ad opera di giullari, una poesia popolare di cui costituisce un esempio il contrasto Rosa fresca aulentissima di Cielo d Alcamo, in cui si descrive il dialogo tra un cavaliere e una donna che, dopo essersi inizialmente opposta, cede alle proposte del corteggiatore.

5 Libro I Letteratura italiana 8 Dante Alighieri La vita 1265 Nasce a Firenze Per la prima volta, all età di nove anni, vede Beatrice, che sarà cantata sia nella lirica d amore sia nella Commedia Sposa Gemma Donati, dalla quale ha tre figli Si avvia alla carriera politica, ricoprendo importanti cariche pubbliche Viene nominato priore, massima carica del Comune È condannato in contumacia al rogo, accusato di opposizione a Bonifacio VIII e a Carlo di Valois. Comincia a scrivere il De vulgari eloquentia È in esilio in varie città italiane I suoi concittadini gli propongono l amnistia, che lui però rifiuta, vedendosi così confermata la pena di morte Muore a Ravenna. 11 Le opere Epistolae Rime Vita Nuova ( ) De vulgari eloquentia ( ) Convivio ( ) Divina Commedia ( ) De monarchia ( ) Raccolta epistolare comprendente lettere (scritte in latino) di carattere privato, alcune composte per conto di altre persone, e di argomento politico. Lo stile è ricco di metafore, citazioni e reminiscenze del linguaggio classico e biblico. Raccolta poetica che comprende componimenti vari, in cui Dante sperimenta forme diverse di poesia. Opera in versi e in prosa (prosimetro) che costituisce una sorta di preludio alla Commedia. Al centro, l amore per la donna ideale, Beatrice, esaltata come mezzo di comunicazione tra Dio e l uomo. Trattato, rimasto incompiuto, in cui Dante approfondisce la questione della lingua da utilizzare nella letteratura. Il volgare da lui auspicato deve essere illustre, cioè privo di vocaboli rozzi e destinato allo stile più elevato; cardinale, cioè cardine attorno al quale ruotino tutti i principali volgari; aulico, ovvero degno di essere parlato in un ideale corte italiana; curiale, in quanto le sue «regole» devono essere fissate da una «curia» italiana. Opera in versi e in prosa (prosimetro) Rimasta incompiuta, affronta gli argomenti più svariati, raccogliendo tutto il pensiero filosofico-scientifico del poeta. Poema allegorico-didascalico, tra i capolavori della letteratura di ogni tempo. È il viaggio nell Oltretomba che il poeta immagina di compiere per arrivare alla contemplazione di Dio. Trattato politico: in particolare, è il più organico, nonché il più moderno nella soluzione, di tutti i trattati di Dante. Risulta appassionato e logico per il rigore razionale con cui lo scrittore persegue la sua utopia politica: la monarchia universale. Divina Commedia Il poema si compone di versi endecasillabi disposti in terzine. L opera, scritta in volgare poiché destinata ad un pubblico non di soli intellettuali, è intitolata Commedia perché dopo un inizio «horribilis» (l Inferno) si conclude felicemente con una fine «prospera, desiderabilis et grata» (il Paradiso). La struttura del poema si basa su rigorosi rapporti numerici, che prendono le mosse dal numero tre, il numero della Trinità. Dante usa il metro della terzina o terza rima, costruita su sistemi di tre strofe, ciascuna di tre endecasillabi. Un insieme di terzine costituisce un canto. I canti si raccolgono in tre cantiche (Inferno, Paradiso e Purgatorio) di trentatré canti ciascuna, con un canto di introduzione, per un totale di cento canti.

6 Capitolo 1 Dalle origini al Trecento 12 L opera narra in prima persona il viaggio del poeta nei tre regni dell Inferno, del Purgatorio e del Paradiso. Il viaggio, che dura circa una settimana e ha inizio l 8 aprile 1300 nella notte del Venerdì Santo, consente a Dante di comprendere la struttura dell universo e di conoscere la condizione delle anime dopo la morte, portandolo infine alla visione di Dio. Beatrice, che vive in cielo nella contemplazione di Dio, ottiene di inviare al poeta come guida l anima di Virgilio, che lo accompagna attraverso l Inferno e il Purgatorio; sarà poi la stessa Beatrice a condurlo nel viaggio in Paradiso. Il poema inizia con lo smarrimento di Dante in una «selva oscura» («Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura / ché la diritta via era smarrita», I, vv. 1-3). Mentre tenta invano di risalire il pendio di un colle, ostacolato da tre fiere (che rappresentano i tre vizi della lussuria, superbia e avarizia), il poeta viene soccorso da Virgilio. Durante questa fase del viaggio, Dante viene a conoscenza del male e delle punizioni divine. L Inferno si apre in una voragine nei pressi di Gerusalemme, voragine che si inabissa fino al centro della terra e che è stata provocata dalla caduta dell angelo Lucifero, poi divenuto dominatore del regno del male. L Inferno si divide in nove cerchi, preceduti da un Antinferno che ospita gli ignavi, rifiutati da Dio e dal demonio. Il primo cerchio contiene il Limbo, dove dimorano i bambini e i giusti che non hanno ricevuto il Battesimo. Dopo il Limbo ha inizio la distinzione tra i cerchi infernali e la ripartizione dei peccati, ordinati secondo un principio che procede verso i peccati più gravi. Conficcato nel ghiaccio, al centro della terra, vi è Lucifero, re dell Inferno. Le punizioni si basano sulla «legge del contrappasso», cioè su una corrispondenza o un opposizione tra il carattere della pena e quello del peccato. Dante e Virgilio, dopo il viaggio nell Inferno, giungono al centro della terra, da dove, attraverso uno stretto condotto («la natural burella»), salgono verso il Purgatorio. Risaliti dal centro della terra verso la superficie, Dante e Virgilio, si trovano agli antipodi di Gerusalemme, dove su un isola in mezzo all Oceano si eleva la montagna del Purgatorio. Le anime penitenti sono ripartite in sette gironi, in ognuno dei quali si espia uno dei sette peccati capitali (superbia, invidia, iracondia, accidia, avarizia, peccati di gola e lussuria), ordinati in ordine di gravità decrescente. A differenza di quanto avviene nell Inferno, i peccatori non dimorano fissi in un solo girone, ma li attraversano, secondo le colpe di cui si sono macchiati in vita. Nel Purgatorio Dante compie lo stesso percorso delle anime, condividendone intensamente le esperienze. Al culmine dell ascesa il poeta giunge al Paradiso terrestre. Guidato da Beatrice, Dante sale attraverso i nove cieli che circondano la terra e giunge nell Empireo, la sede di Dio e dei beati, dove viene affidato a san Bernardo, che lo dovrà guidare alla visione di Dio. Nell Empireo le anime dei beati sono collocate tutte insieme in una «candida rosa» in cui hanno l eterna visione di Dio. Il Paradiso si presenta come una combinazione di luci, colori, suoni e figure. In questa cantica non è possibile una rappresentazione corporea delle anime, in quanto si tratta di pure essenze intellettuali. Tutta la struttura della cantica si regge sullo scarto tra la perfezione e l eternità di Dio ed un soggetto (Dante) ancora immischiato nell imperfezione terrena. 9 Francesco Petrarca La vita 1304 Nasce ad Arezzo Si trasferisce con la famiglia ad Avignone, poiché il padre ha ricevuto un incarico presso la corte papale Si reca a Bologna per intraprendere gli studi universitari Abbandonata la facoltà di legge, ritorna ad Avignone Vede per la prima volta Laura, la sua «musa» ispiratrice Dopo aver preso gli ordini minori, entra al servizio del cardinale Giovanni Colonna, presso il quale rimarrà fino al Si trova a Roma, dove resta colpito dalle testimonianze della civiltà antica. Raccoglie in un Epistolario le sue lettere, scritte in latino. Probabilmente realizza la prima redazione del Canzoniere Viene incoronato poeta in Campidoglio, a Roma Scrive il Secretum, la cui stesura verrà ripresa tra il 1353 e il Compone il De vita solitaria Muore Laura, colpita dalla peste che dilaga in tutta Europa Inizia la composizione dei Trionfi, che si protrarrà fino al Si trasferisce a Milano, ospite dei Visconti Abbandona Milano a causa di un epidemia di peste Muore ad Arquà, sui Colli Euganei.

7 Libro I Letteratura italiana Le opere Epistolario ( ) Canzoniere ( ) Africa ( ) De viris illustribus (iniziato nel 1338) Secretum ( ) De vita solitaria (1346) Bucolicum carmen ( ) De otio religioso (1347) Trionfi ( ) Raccolta epistolare formata da lettere di argomento vario, scritte in un latino colto e raffinato, divise in sezioni e indirizzate a diverse personalità del tempo. Raccolta poetica. Intorno al nucleo tematico dell amore per Laura si snoda il percorso spirituale del poeta. Poema epico-storico in cui sono narrate le vicende della seconda guerra punica, pretesto per l esaltazione del mondo latino. Attraverso il tentativo di emulare gli storici latini, vengono ricostruite le biografie di celebri personaggi romani. L autore immagina un dialogo con sant Agostino sulle inquietudini che tormentano il proprio animo. L opera assume i toni di una confessione dolorosa e impietosa nel delineare le debolezze, i fallimenti, gli smarrimenti del poeta, offrendo un immagine autentica della sua personalità. È un trattato contenente una meditazione sull ideale di vita appartata e contemplativa. Raccolta poetica in cui il poeta affronta questioni di carattere morale e politico sotto la veste allegorica del mondo pastorale. È un trattato in cui si elogia la vita monastica, serena e pienamente dedicata alla preghiera e alla contemplazione di Dio. Poema allegorico in cui Petrarca immagina una serie di visioni, nelle quali assiste al «trionfo» di figure simboliche (l Amore, la Fama, il Tempo etc.). 13 Canzoniere L opera, il cui titolo originale è Rerum vulgarium fragmenta, nasce da una lunga operazione di revisione delle poesie, rispondente alla volontà dell autore di conferire alle rime sparse il carattere unitario di un libro compiuto, al quale affidare il racconto della storia d amore per Laura. I componimenti sono scritti in volgare, per un totale di 366 liriche; vi sono comprese le rime giovanili e le poesie scritte in tutto il corso della vita. Esse sono inoltre sistemate secondo una precisa bipartizione, il cui punto di svolta è rappresentato dalla morte di Laura, avvenuta nel 1348: il Canzoniere risulta così diviso nelle rime in vita e nelle rime in morte della sua protagonista femminile. È possibile individuare nella raccolta tre sezioni omogenee per nuclei tematici: nella prima parte i luoghi e i paesaggi naturali si configurano come interlocutori prediletti degli affanni del poeta e come realtà con le quali egli confronta i suoi stati d animo, senza mai approdare a un rasserenamento, rimanendo in una condizione incerta e tormentata; una seconda sezione comprende i componimenti in cui prendono corpo i temi del pentimento e della vergogna per gli errori commessi; i temi centrali della terza parte sono invece l imminenza della morte e l aspirazione sempre più forte alla salvezza dell anima.

8 Capitolo 1 Dalle origini al Trecento 10 Giovanni Boccaccio 14 La vita 1313 Figlio illegittimo del mercante Boccaccio di Chellino, nasce probabilmente a Certaldo o a Firenze Dopo aver trascorso l infanzia e la prima adolescenza a Firenze, segue il padre a Napoli. Il periodo trascorso qui sarà fondamentale per la sua formazione Lascia Napoli a causa delle difficoltà finanziarie del padre e ritorna a Firenze. Scrive la Comedia delle ninfe fiorentine (detta anche Ninfale d Ameto) Rientra a Firenze, dopo aver soggiornato a Ravenna e a Forlì. Inizia la stesura del Decameron, che si protrarrà fino al Si reca a Napoli, con la speranza di assumere la carica di segretario del Regno Intraprende la carriera ecclesiastica Parte per Roma in missione diplomatica Riceve dal Comune di Firenze l incarico di eseguire la lettura pubblica della Commedia di Dante Muore a Certaldo. Caccia di Diana ( ) Filocolo ( ) Filostrato ( ) Teseida ( ) Comedia delle ninfe fiorentine (o Ninfale d Ameto) ( ) Amorosa visione (1342) Elegia di Madonna Fiammetta ( ) Ninfale fiesolano ( ) Decameron ( ) Corbaccio (1362) De genealogiis deorum gentilium (1365) Esposizioni sopra la Commedia Trattatello in laude di Dante ( ) Le opere Si tratta di un poemetto in terzine. Protagoniste dell opera, alla cui base vi è il principio cortese dell amore come fonte di ingentilimento, sono le ninfe devote al culto della dea Diana. È un vasto romanzo, il primo in volgare, che narra la storia sentimentale di Florio e Biancifiore, i quali, superata con gran fatica la perfidia degli uomini e del destino, ricevono il premio del loro amore costante e fedele. Poema in ottave con al centro della storia l amore fra Troilo e Criseida. L opera è caratterizzata da un attenta indagine psicologica e da un intensa drammaticità. Anche questo è un poema in ottave e anche qui, come nelle altre opere appartenenti al periodo napoletano, l autore si ispira ai romanzi cavallereschi, narrando la storia di due amici innamorati della stessa donna. Opera in prosa e in versi (prosimetro). Dietro la vicenda del rozzo pastore Ameto, si cela il tema cortese dell ingentilimento prodotto dall amore. È un poema in cui viene delineato un itinerario spirituale che non si configura come percorso verso Dio, ma come approdo a una saggezza tutta umana e laica. Si tratta di una lunga lettera che una donna partenopea rivolge ad altre giovani innamorate. Con quest opera Boccaccio scrive il primo romanzo psicologico della nostra letteratura: protagonista è la donna, non più ombra e proiezione della passione dell uomo, ma attrice della vicenda amorosa. Poema in ottave in cui l autore si sofferma ancora una volta sul tema dell amore, che appare un sentimento naturale e innocente, ingiustamente ostacolato. È una raccolta di novelle ambientata al tempo della peste del 1348 a Firenze, quando dieci giovani si rifugiano in un luogo del contado e decidono appunto di raccontarsi novelle. Si tratta di un opera in prosa che individua nella donna l origine di ogni male, esprimendo la profonda crisi mistica vissuta dall autore negli ultimi anni di vita. Rientra nelle opere di carattere erudito e rappresenta una vera e propria enciclopedia della mitologia classica. Si tratta di un commento ai primi diciassette canti dell Inferno dantesco. In questo trattato Boccaccio esprime ancora una volta la sua sincera ammirazione per Dante.

9 Libro I Letteratura italiana Decameron Fra 1348 e il 1352 Boccaccio è impegnato nella composizione del suo grande capolavoro, una delle opere cardine della nostra letteratura, in cui immagina che, durante la peste che colpisce Firenze nel 1348, dieci giovani si rifugino in campagna e decidano di dedicare le ore del pomeriggio alla narrazione di novelle. I cento racconti proposti sono così inseriti in una struttura solida e complessa, che conferisce omogeneità alla vasta materia narrativa e si imporrà come forma precipua del genere novellistico. Destinatarie dell opera sono le donne, allo scopo di distrarle dalle pene d amore e di allietare il loro tempo. Questa dedica ha un significato preciso e molto importante: manifesta la volontà dell autore di rivolgersi a un pubblico nuovo, non appartenente alla ristretta cerchia dei letterati, ma alla nuova élite sociale: la borghesia cittadina. Tra le novelle più celebri della raccolta ricordiamo Ser Ciappelletto ovvero l arte della beffa, La parabola dell ebreo saggio, Landolfo Rufolo, Andreuccio da Perugia, La novella delle papere, Lisabetta da Messina, L usignolo e Caterina, Nastagio degli Onesti, Federigo degli Alberighi, Cisti fornaio, Chichibìo e la gru, Giotto e Forese, Guido Cavalcanti, Frate Cipolla, Calandrino e il furto del porco, Biondello e Ciacco, Ghino di Tacco e l abate di Clignì, La storia di Griselda. 11 La lirica provenzale 15 Negli ambienti di corte della Francia meridionale, soprattutto nella regione della Provenza, a partire dalla fine del secolo XI operano i cosiddetti «trovatori» (da trobar, cioè «inventare», «comporre versi e musica»). La lirica occitanica (cosiddetta dalla lingua in cui è scritta, cioè la lingua d oc), cui i trovatori provenzali danno vita, è affidata alla trasmissione orale, gode di un accompagnamento musicale e viene recitata in pubblico dai «giullari», cantori professionisti di discreta cultura. Il nome più autorevole della poesia trobadorica è quello di Guglielmo IX d Aquitania; ma fra i maggiori esponenti vanno annoverati anche Jaufré Rudel, Bernart de Ventadorn, Marcabruno, Arnaut Daniel, Bertran de Born. Nelle splendide corti francesi il solo argomento in grado di affascinare una società aristocratica, elegante e raffinata è l amore. La tematica amorosa non è però esclusiva: i poeti provenzali toccano anche temi politici, satirici, guerreschi e morali. 12 La lirica epico-cavalleresca Nel nord della Francia, intorno alla metà del secolo XI, un certo Turoldo si firma come l autore del «monumento letterario più popolare del Medioevo francese» (Auerbach): la Chanson de Roland. La lingua d oïl inaugura con quest opera il filone letterario epico-cavalleresco, anch esso legato, come la lirica provenzale, all ambiente aristocratico delle corti. Cicli Tale produzione si distingue in tre cicli, a seconda della materia da cui prende ispirazione: il ciclo carolingio; il ciclo bretone; il ciclo classico. L epica cavalleresca rielabora le leggende tratte dalla mitologia celtica, in particolare le storie riguardanti il re dei bretoni Artù, vissuto nel VI secolo d.c. Protagonisti sono coraggiosi cavalieri come Lancillotto, Ivano, Perceval, cui hanno dato la fama i romanzi di Chrétien de Troyes. Quest ultimo fu attivo alla corte di Troyes tra il 1160 e il 1180 sotto la protezione di Maria di Champagne; scarse sono le notizie su di lui, deducibili esclusivamente dalle introduzioni alle sue opere. Compose i maggiori romanzi del ciclo bretone, di cui il più famoso è il Lancillotto, incentrato sulle vicende del valoroso cavaliere di re Artù. Il racconto ha carattere avventuroso e fiabesco, ma riflette al contempo la sensibilità del mondo cortese e cavalleresco. A guidare le azioni di Lancillotto è l amore per la regina Ginevra, che lo spinge ad affrontare impavido anche le imprese più temibili.

10 Capitolo 2 L Umanesimo 1 Politica, economia e cultura nel XV secolo 16 Trasformazioni della società europea. I primi decenni del XV secolo sembrano ancora risentire della profonda crisi sociale ed economica che aveva caratterizzato il secolo precedente, ma a partire dalla metà del Quattrocento si assiste in Europa ad una sensibile ripresa. Una serie di profonde trasformazioni interessano la società europea: il rinnovamento delle strutture politiche (il superamento dell esperienza del Comune, la costituzione di Signorie), la ripresa delle attività economiche, lo sviluppo di nuove forme culturali e artistiche, tutto alla luce di una concezione laica e mondana. Le caratteristiche dell Umanesimo. Gli umanisti partono innanzitutto dal rifiuto del Medioevo, visto come «il secolo buio», epoca di oscurantismo spirituale e culturale. L Umanesimo è permeato da una visione profondamente «laica», che pone al centro l uomo (antropocentrismo), considerato l artefice assoluto del proprio destino. L Umanesimo, quindi, esalta valori terreni come la ricchezza, l attività politica, l impegno civile e lo studio della classicità e delle «umane lettere» (cioè le discipline che hanno come oggetto l uomo nella sua esperienza terrena): gli studiosi, infatti, sono detti umanisti in riferimento alla definizione di Cicerone che chiamava studia humanitatis le discipline volte a perfezionare lo spirito umano. L appassionata attenzione rivolta al mondo classico (che probabilmente segue le direttrici già tracciate da Petrarca e Boccaccio nel corso del Trecento) può indubbiamente considerarsi l aspetto più vistoso della cultura umanistica, che procede alla riscoperta dei classici col preciso intento di coglierne il significato più autentico. Le opere antiche diventano oggetto di indagini appassionate e critiche il cui metodo si evolve significativamente: si sviluppa infatti la filologia (scienza che mira alla ricostruzione e all interpretazione dei testi), disciplina che, attraverso l analisi e il confronto dei vari codici, si propone di restituire alle opere la loro forma originale, quindi il loro valore storico, e di inserirle nella precisa epoca che le ha prodotte, rispettandone il pensiero e l ideale ed evitando ingenue e arbitrarie deformazioni di contenuto (come accadeva in epoca medievale). Uso del latino e del volgare. Il desiderio di un totale e incondizionato ritorno alla classicità spinge gli umanisti a esprimersi rigorosamente in latino nella stesura di opere colte, nei trattati, nei poemi e nelle elegie. Nella quotidianità e nelle occasioni pratiche sono ancora comunemente utilizzati i vari volgari regionali, nonostante gli umanisti promuovano il modello letterario del volgare toscano di Dante e Boccaccio, del quale vengono fissate le norme grammaticali, la punteggiatura e la sintassi. Proprio in questo periodo nascono le prime «grammatiche» del volgare. Diffusione pubblica della cultura. Durante l Umanesimo le corti diventano centri di diffusione culturale: sono proprio i vari signori a promuovere la ricerca e la vita intellettuale invitando i letterati a corte. Spesso sono gli stessi umanisti a riunirsi e a dare vita a «cenacoli», spinti dall esigenza del confronto e della discussione intorno a problemi filosofici, etici e artistici; alcuni di questi cenacoli, le Accademie, diventano veri e propri centri propulsori di cultura. Ma l evento che agevola la diffusione della cultura presso un pubblico vasto e interessato è soprattutto l invenzione della stampa intorno al 1455 ad opera del tedesco Johann Gutenberg ( ). Alle botteghe di copisti si sostituiscono, allora, le officine a stampa che mettono in circolazione un elevato numero di testi filosofici, letterari, religiosi e scientifici.

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