CAPITOLO II : DANTE ALIGHIERI

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1 CAPITOLO II : DANTE ALIGHIERI I La Vita Dante Alighieri nacque a Firenze sotto il segno dei gemelli cioè verso la metà del mese di maggio o giugno del 1265 da una famiglia guelfa della piccola nobiltà, cioè da una famiglia modeste che viveva di commercio locale, di scambio e di piccoli prestiti. L Alighieri apparteneva dunque ad una famiglia tipica della società fiorentina dei secoli XII e XIII. Sulla sua famiglia, abbiamo poche informazioni. Sappiamo soltanto che appartenne alla piccola nobiltà grazie ad un titolo cavalleresco dato al trisavolo Cacciaguida dall imperatore Conrado III. Sappiamo anche che per via del travaglio della vita politica comunale Bellincione, il nonno di Dante, venne esiliato. Inoltre, sua madre morì quando aveva soltanto cinque anni, e alla morte del padre, mercante che fece brutti affari, Dante divenne capofamiglia all età di sedici o di diciassette anni. Da un pedagogo ricevette l istruzione che veniva data ai giovani fiorentini della sua condizione : un istruzione elementare di grammatica e di retorica. Ricevette poi l insegnamento del trivium e del quadrivium nell ambito della scuola cattedrale. All età di venti anni sposò Gemma Donati ed ebbero tre figli da noi conosciuti : Jacopo, Pietro ed Antonia. Dante parla della sua madre nella Divina Commedia, nel canto VIII dell Inferno, dedicato all eresia, nel quale Virgilio dice : «benedetta colei che n te s incinse!» : «que bénie soit celle qui t a porté en son sein!», v.45. Non dice proprio nulla di suo padre di cui non era fiero perché esercitava l usura. Invece, sul modello di Virgilio, Dante incontra il suo trisavolo Cacciaguida il quale sarebbe vissuto alla fittizia età d oro fiorentina, proprio come Enea al canto VI dell Eneide incontra suo padre negli Inferi pagani. Dante è orgoglioso di tale discendenza, di quel suo trisavolo partito volontario alla seconda crociata bandita da san Bernardo, durante la quale Cacciaguida era stato fatto cavaliere dall Imperatore Conrado III, per via delle sue gesta individuali. Morì in terra santa, e Dante lo incontra nel cielo di Marte, cielo dei crociati, cielo che alberga quelli che combatterono per il trionfo della fede cristiana. Nella giovinezza, condusse una vita elegante e cortese, ma compì anche studi severi, manifestando sin dall inizio quella passione per la ricerca della verità che rimarrà uno degli interessi dominanti della sua vita. Per quanto riguarda la sua formazione, frequentò una scuola di grammatica, seguì le dispute che avvenivano in diversi conventi di Firenze a santa Maria e santa Croce ed opponevano i francescani ai domenicani. Frequentò, come lo dice lui stesso, -1-

2 Brunetto Latini, famoso intellettuale dell epoca autore del Tresor scritto in volgare francese e del Tesoretto redatto in italiano, il cui illuminato magistero retorico, politico e civile vigeva a Firenze in quell epoca. Ma fu anche autodidatta ; da solo imparò l arte del «dire parole per rima», e frequentò il mondo intellettuale fiorentino del tempo, diversi poeti con i quali si legò di amicizia come Guido Cavalcanti, Lapo Gianni, e più tardi Cino da Pistoia. Era dunque in stretta relazione con i poeti chiamati stilnovisti, dei quali condivise l ideale di aristocratica cultura e di raffinata poesia derivato anche dal Guinizzelli. Le rime più importanti di questo periodo furono scritte per Beatrice, che venne spesso identificata con una donna realmente vissuta : Beatrice, figlia di Folco Portinari maritata con un certo Simone de Bardi, che Dante avrebbe amato fin dall adolescenza. Secondo la Vita Nuova, Dante avrebbe incontrato Beatrice quando entrambi avevano nove anni. Si sarebbero poi nuovamente incontrati nove anni più tardi all età di diciotto anni, e questo secondo incontro avrebbe segnato l inizio dell amore intenso ed infelice di Dante per Beatrice. Tuttavia, nella vita di Dante appare difficile distinguere la realtà biografica dalla finzione poetica. Beatrice è una donna realmente esistita oppure una mera creazione poetica : si tratta di una domanda senza soluzione benché oggi i critici propendano a pensare che Beatrice sia realmente esistita. Comunque sia, l incontro con Beatrice che sia realmente avvenuto o che sia una pura finzione letteraria, darà senso a tutta la vita di Dante a partire dalla Vita Nuova, libello di giovinezza, nel quale Beatrice ricopre agli occhi di Dante un valore supremo fino a diventare la figura di Cristo. Tuttavia, non dobbiamo lasciarci ingannare dal racconto della Vita Nuova nel quale non esiste nessuna relazione seria tra il racconto poetico e la realtà biografica. Su quell epoca della vita di Dante, i dati e le informazioni sono rari eccetto quelli consegnati direttamente dal poeta nella Vita Nuova che oscilla tra verità autobiografica e finzione poetica. Si sa soltanto che Dante effettuò diversi viaggi e soprattutto si recò a Bologna che era il centro intellettuale ed universitario più importante dell epoca. Dante non sembra essersi interessato agli affari commerciali della sua famiglia. Prestissimo si dedicò alla poesia. Il sonetto A ciascun alma presa che inizia la Vita Nuova sarebbe stato scritto nel I suoi studi dal 1287 al 1290 cioè all inizio della sua formazione, furono prevalentemente letterari e poi filosofici e teologici dal 1290 al Imparò, studiò ed assimilò la retorica classica e medievale, la cultura francese, la poesia cortese, siciliana e siculo-toscana. Dopo aver cominciato a scrivere nello stile guittoniano, subì rapidamente l influsso di Guido Cavalcanti. Ma nel 1289, i suoi obblighi militari interruppero la sua attività letteraria e dovette partecipare alle battaglie di Campaldino e di Caprona. Nel 1290 riprese gli studi volgendosi -2-

3 verso la filosofia e specie verso Cicerone e Boezio ma anche verso la teologia frequentando la scuola dei religiosi di Santa Croce e di Santa Maria Novella. Nel 1290, muore Beatrice ed ha inizio per Dante un periodo complesso e travagliato che segna il suo inserimento in una problematica culturale più ampia ma anche nella vita politica del Comune fiorentino. Per quello che riguarda il suo dramma interiore, sappiamo da lui stesso nella Vita Nuova che la morte di Beatrice lo gettò in un angoscia profonda che culminò in una vera e propria crisi che lo condusse a frequentare le scuole dominicane e francescane di santa Croce, e soprattutto ad immergersi per alcuni anni negli studi filosofici. Frequentando le scuole dei religiosi e le disputazioni dei filosofanti, lesse sant Agostino, Boezio, Cicerone, Aristotele, San Tommaso, Sant Alberto Magno, mentre componeva nella Vita Nuova, la storia del suo amore per Beatrice, cioè la storia spirituale della sua giovinezza e cominciava a scrivere rime morali e allegoriche. Così, Dante stava per acquistare l aspetto di sintesi di tutto ciò che era stato creato dalla letteratura duecentesca animato da una volontà di riforma e di innovazione. Ma quella sua passione per la verità, unita a quella per la giustizia, la moralità sostenuta da solidi fondamenti razionali, insieme al sentimento religioso, lo rivolsero più che alla contemplazione filosofica solitaria, alla ricerca di un miglioramento di se stesso e degli altri, connesso alla riforma delle strutture della società di Firenze e dell umanità intera. Se nel 1289, era stato feditore a cavallo nella battaglia di Campaldino contro i Ghibellini d Arezzo, e poco dopo, nell esercito fiorentino che tolse ai Pisani la fortezza di Caprona, la sua partecipazione più intensa alla vita politica fiorentina avvenne soltanto a partire dal Va ricordato che gli Ordinamenti di giustizia di Giano della Bella, rivoltatisi contro le consorterie nobiliari, avevano escluso i nobili dal governo del Comune sin dal Ma quando nel 1295 certi provvedimenti ridiedero i diritti civici ai nobili a patto che si iscrissero a una corporazione d arti e mestieri, il giovane Dante, che finora era stato interessato soltanto dalle lettere e dalla poesia, si iscrisse alla corporazione dei Medici e degli Speziali e cominciò una brillante carriera politica che culminò nel 13000, quando dal 15 giugno al 15 agosto, giunse alla suprema magistratura comunale : cioè quando divenne uno dei sei Priori che esercitavano collegialmente il potere esecutivo a Firenze. Firenze era allora dilaniata dalla discordia fra le due fazioni guelfe : i Bianchi, più accetti al popolo capeggiati dalla famiglia dei Cerchi ed i Neri, più vicini alla classe nobiliare, capeggiati dalla famiglia dei Donati, cui apparteneva la moglie di Dante, Gemma, cugina di Corso Donati, il capo dei Neri. Tale conflitto era già stato rammentato da Cino da Pistoia -3-

4 nella sua canzone La dolce vista e l bel guardo soave. Il papa dell epoca, Bonifazio VIII, s inseriva nella lotta, perché desiderava estendere con l aiuto dei Neri, la sua autorità su tutta la Toscana. Il priorato di Dante fu dunque segnato da rivolte sanguinose che cagionarono l esilio dei principali capi dei Neri e dei Bianchi tra i quali perfino l amico Guido Cavalcanti. Durante quel suo priorato, Dante provò a collaborare alla pace fuori d ogni interesse particolaristico. Si oppose soprattutto a Bonifazio VIII e si trovò per questo a condividere sempre più la linea politica seguita dai Bianchi. Va tuttavia sottolineato che quel suo impegno politico non svolse Dante dalla creazione poetica ma compose la Vita Nuova proprio dal 1293 al Nell ottobre del 1301, Bonifazio VIII inviava a Firenze Carlo di Valois, fratello del re di Francia Filippo IV il Bello, apparentemente come paciere, ma in realtà con l incarico di debellare i Bianchi ed assicurare il trionfo dei Neri. Dante venne prescelto fra i tre ambasciatori inviati dal Comune a Bonifazio per placarlo. A questo punto Dante non sapeva ancora che non sarebbe mai più tornato a Firenze. Infatti, mentre era trattenuto a Roma dal papa, il primo novembre 1301 Carlo di Valois entrò a Firenze, Corso Donati e i Neri lo seguirono immediatamente, conquistarono il potere con violenze, saccheggi ed uccisioni e finirono col formare un nuovo governo. Seguirono i processi contro gli avversari politici. Dante fu condannato in contumacia all interdizione perpetua dai pubblici uffici, ad un importante multa, all esilio per due anni, sotto le false accuse di baratteria, cioè di appropriazione indebita del pubblico denaro, di azioni ostili al papa volte a turbare la pace della città. Venne condannato a giustificare davanti un tribunale la sua azione politica ostile ai Neri ma Dante non ebbe l ingenuità di presentarsi. Non essendosi presentato a scolparsi, venne condannato ad essere bruciato vivo se fosse caduto nelle mani del Comune. Condannato a morte nel marzo del 1302 non avrebbe mai più rivisto Firenze. Nei primi tempi dell esilio, partecipò agli sfortunati tentativi dei fuorusciti fiorentini di rientrare con la forza in Firenze. Poi, nel luglio del 1304, disgustato dalla loro partigianeria, Dante ruppe definitivamente con gli esuli bianchi quando si accorse che erano animati solo da spirito di parte e decise allora di «fare parte per se stesso» 1. Cominciò il suo lungo peregrinaggio per l Italia, con la povertà, la nostalgia della patria, proteso all affanosa e spesso umiliante ricerca di una sistemazione come uomo di corte. Fino al 1309, soggiornò a Verona presso gli Scaligeri, a Padova, a Venezia, in Lunigiana alla corte dei Malaspina, in Casentino presso i conti Guidi e a Lucca. Per un momento cercò di ottenere dai concittadini la 1 Paradiso XVII, v : «sì ch a te fia bello / averti fatta parte per te stesso». Parole rivolte a Dante dal trisavolo Cacciaguida. -4-

5 grazia del ritorno, forse quando, con un provvedimento del 1303, i Fiorentini comminarono l esilio anche ai suoi figli non appena avessero raggiunto l età di quattordici anni. Questi primi anni di esilio sono occupati da un intenso lavoro di creazione letteraria e soprattutto da canzoni dottrinali e morali, da lettere in latino, dal De vulgari eloquentia ( ) e dal Convivio (1304) forse per risollevare il proprio prestigio e per testimoniare della propria cultura ed elevatezza morale. Le due opere : il De Vulgari e il Convivio rimasero però interrotte e venne infranto il sogno di rientrare in patria. Tramutò allora il proprio destino di esule nel sogno di una vocazione e di una missione. Il suo esilio divenne per lui il simbolo del distacco dalla corruzione di un mondo in preda agli odi, agli egoismi, alle passioni individuali perché questo mondo aveva abbandonato la via della giustizia, la strada segnata da Dio che aveva stabilito due supreme autorità : il papa e l imperatore per consentire agli uomini di vincere la cupidigia e di conseguire la felicità e la pace. Dante era sempre stato partigiano dell imperatore che opponeva al papa nel trattato latino della Monarchia e sosterrà la calata in Italia dell imperatore Arrigo VII. Quel suo esilio lo allontanava da ogni considerazione municipalistica, ampliava il suo sguardo da Firenze all Italia e al mondo e soprattutto gli dava la certezza di essere martire e combattente della giustizia, di avere per questo il diritto di parlare agli uomini, di guidarli alla riconquista della verità e della pace. Sarà proprio questa la vocazione profetica e riformatrice da cui nascerà la Divina Commedia che si ritiene iniziata probabilmente attorno al Dal 1309 al 1312, il poeta ripose ogni sua speranza nell impresa dell imperatore Arrigo VII il quale, desideroso di porre un termine alle ambizioni di papa Bonifazio VIII, preparò la sua venuta in Italia. Nel 1310, la discesa in Italia di Arrigo VII, imperatore del Sacro Romano Impero, che intendeva riaffermare la sua giurisdizione sulla penisola, fece sperare a Dante una prossima attuazione del suo ideale. Dante si impegnò a favore dell intervento imperiale scrivendo tre epistole in latino : ai principi ed ai popoli italiani, esortandoli ad accogliere colui che gli sembrava inviato da Dio per riportare la pace nella penisola martoriata dalle lotte fratricide ; allo stesso Arrigo VII e ai guelfi Neri di Firenze che organizzavano contro l Imperatore la resistenza dei comuni guelfi. Forse in questi anni scrisse la Monarchia, un trattato politico nel quale ribadiva appassionatamente le sue concezioni politiche. Ma nel 1313, Arrigo VII moriva in Italia senza essere riuscito a restaurare l autorità dell Impero e crollava così l ultima speranza di Dante di rientrare in Firenze. Nel 1311 era stato escluso dall amnistia di cui avevano potuto approfittare molti esuli e nel 1315 rifiutò di prevvalersi del beneficio di un altra, perché condizionata a un ammissione, da parte sua, di -5-

6 colpevolezza, che l Alighieri ritenne contraria alla sua dignità. Finalmente, sempre nel 1315, la signoria fiorentina ribadiva la condanna a morte contro di lui e contro i suoi figli. Negli ultimi anni, deluso dal corso degli eventi, Dante fu ospite sin dalla metà del 1312 di Cangrande della Scala alla corte di Verona dove rilesse e corresse l Inferno che sarà divulgato sin dalla fine del Là, scrisse il Purgatorio che circolerà già all autunno del 1315, cominciò il Paradiso, e scrisse le ultime tre lettere in latino e soprattutto la lettera di dedica del Paradiso a Cangrande della Scala. Nel 1318 lasciò Verona sommossa da conflitti politici che non consentivano la calma necessaria alla fine della redazione del Paradiso e trovò il suo ultimo rifugio presso Guido Novello da Polenta a Ravenna. Lì, con i due figli che erano stati condannati a morte sin dal 1315, venne accolto da un gruppo di intellettuali ammirativi. Finì la redazione del Paradiso. Nel 1319 scrisse alcune egloghe in versi latini a Giovanni del Virgilio, maestro di grammatica all università di Bologna che lo aveva invitato a Bologna, difendendo la poesia in volgare ma declinò l invito col prestesto di oscuri pericoli che avrebbe incontrato in quella città. Nel 1320, lesse la Quaestio de aqua et terra, volta a dimostrare, secondo la filosofia del tempo, che in nessun punto della sua sfera l acqua può essere più alta della superficie della terra emersa. Tornando da un ambasceria per conto di Giudo da Polenta, Dante fu stroncato dalla malaria e morì a Ravenna nella notte del 13 al 14 settembre del II Le Opere Nell ambito della biografia abbiamo già accennato a tutte le opere scritte da Dante che sono inscindibili dalla sua vita. Infatti, le diverse opere di Dante corrispondono a diversi momenti della sua vita che le hanno ispirate. Dante ha scritto opere in volgare italiano ed opere in latino. Le sue opere in volgare italiano sono : la Vita Nuova, le Rime, il Convivio che rimarrà incompiuto e il suo capolavoro : la Divina Commedia. Le sue opere in latino sono : la Monarchia, il De Vulgari eloquentia, alcune Epistole, due Egloghe in risposta ai poemi Giovanni del Virgilio, maestro di grammatica all università di Bologna, nei quali è manifesta l imitazione dei poeti classici e soprattutto di Virgilio e della sua poesia pastorale delle Bucoliche ; e un trattato di cosmologia la Quaestio de aqua et terra. -6-

7 Nella sua carriera poetica, pur rimanendo profondamente cristiano, l Alighieri subì diverse tentazioni. Subì una tentazione amorosa, una tentazione filosofica, una tentazione politica ed una tentazione poetica. II.1 - La tentazione amorosa : La Vita Nuova e le Rime Nella sua giovinezza, Dante ha cantato un amore sensuale. Nelle Rime dichiara di aver perduto il suo libero arbitrio e di essersi dedicato ad un amore che priva l uomo della sulla facoltà razionale, vale a dire alla foll amor. Inoltre, nella Commedia, il poeta confessa due peccati : quello di essere orgoglioso e quello di aver subìto una tentazione amorosa. Durante la sua giovinezza, scrisse poemi d amore, canzoni sul modello dei trovatori, di Guido Guinizzelli e di Guido Cavalcanti. Conobbe la letteratura occitanica, ha letto Arnaut Daniel, Bertrand de Born che cita nella Commedia, è vissuto nel cenacolo poetico fiorentino e bolognese. Insomma, nella sua giovinezza si è dedicato alla poesia d amore e si è innamorato di diverse ragazze. Dopo il suo esilio, parallelamente alla Commedia, continuò a scrivere poesie d amore a diverse donne che avrebbe amato : alla «montanina», alla «donna pietra», diversi traviamenti che gli verranno rimproverati da Beatrice. Dante appare sedotto dalla poesia d amore. Ad un certo punto, sarà trascendata nella Vita Nuova, opera di giovinezza che si compone di un alternanza di prosa e di poesia sul modello del De consolatione philosophiae di Boezio. La prosa inizia ogni capitolo e narra le circostanze del poema. Segue il poema e torna la prosa per spiegare le diverse divisioni del poema e per darne un commento. La Vita Nuova si caratterizza da una poesia intellettualizzata, ordinata, elaborata e narra l amore di Dante per Beatrice, un amore spirituale. Beatrice muore e Dante le promette un piedistallo eterno in memoria del suo ricordo. Le diverse poesie sono state scelte per formare questa raccolta più o meno simile alle raccolte provenzali, alle vidas dei trovatori, a quelle opere di finzione che raccontavano in modo romanzesco la vita dei trovatori per risultare vere e proprie biografie fittizie. In quelle vidas, la donna era una donna sintetica, una donna indealizzata. Dante compose un opera strutturata nella quale la donna appare idealizzata, fatta di parcelle di bellezze. Tale amore spirituale creò un Dante nuovo, rinovellato da tale amore. Il titolo dell opera : Vita Nuova si ispira e fa riferimento alla fede cristiana e soprattutto al rito del battesimo che permette di rinnovare, di rinovellare l uomo. L amore spirituale che Dante -7-

8 prova per Beatrice ha fatto di Dante un uomo nuovo proprio come nel battesimo l uomo vecchio, l uomo di Adamo cioè l uomo del peccato viene annegato nell acqua battesimale e nasce l uomo nuovo, l uomo rinovellato dall amore divino, dalla carità e dal battesimo. Accanto all amore spirituale provato per Beatrice che diventa una Figura Christi nella Vita Nuova ed è eretta in vera e propria santa, messaggera della volontà divina nella Commedia, Dante è stato tentato da diversi amori durante la sua giovinezza, diversi amori carnali che si lasciano intravedere nelle Rime con le diverse destinatarie delle poesie : la «montanina», «la pargoletta», la «donna pietra», «Fioretta», ma anche nella Vita Nuova con le due donne dello «schermo» e con l apparire della Donna gentile e pietosa che propone a Dante di consolarlo dopo la morte di Beatrice. Sono proprio questi sviamenti che gli verranno rimproverati da Beatrice nella Commedia 2. II La Vita Nuova* Considerazioni Generali La Vita Nuova viene considerata come un opera di giovinezza ma venne composta nella sua forma definitiva soltanto dal 1293 al 1295 cioè qualche anno dopo la morte di Beatrice, quando Dante aveva tra i 28 e i 30 anni. Si tratta della prima opera organica e relativamente coerente di Dante, composta di 31 poesie, scelte e disposte in un commento in prosa. La Vita Nuova può essere considerata come un antologia delle rime giovanili di Dante, collegate e commentate da capitoli in prosa. Tale commento prosastico assicura il legame narrativo tra le diverse poesie in modo da presentare la storia d amore di Dante per Beatrice nel suo svolgimento cronologico. Nella letteratura medievale latina, questa forma di testo che alterna prosa e poesia si chiama prosimetrum. Un opera latina molto famosa e cara a Dante come il De consolatione Philosophiae di Boezio alterna appunto brani metrici e brani prosastici. Il commento in prosa, come l abbiamo già detto è concepito sul modello dei razos e delle vidas dei trovatori ed è diviso in 42 capitoli dai commentatori moderni. La Vita Nuova delinea un autobiografia ideale nella quale Dante ripercorre le tappe della sua formazione spirituale ed artistica. In questa raccolta, Dante ha collocato 25 sonetti, 3 canzoni, 2 strofe e una ballata che scelse nei diversi poemi che ha scritto in diverse occasioni tra il 1283 : col sonetto A 2 Cf., Purgatorio XXXI, v : «Non ti dovea gravar le penne in giuso, / ad aspettar più colpo, o pargoletta / o altra novità con sì breve uso». -8-

9 ciascun alma presa e il Se tali componimenti danno l impressione di una progressione cronologica, niente prova però che fossero scritti in quest ordine. Inoltre, va notato che il commento in prosa è posteriore alla maggior parte dei poemi e venne scritto al momento della costituzione dell opera. La Vita Nuova si presenta come una parte del «libro della memoria» di Dante. Segna l inizio «nella letteratura europea della storia personale raccontata in lingua volgare senza l interposizione d un protagonista o di un narratore fittizio» come nota Paul Renucci. Dato che Dante non poteva conoscere le opere autobiografiche dell Antichità e che la retorica insegnava che era sconveniente parlare di sé tranne per confutare attacchi personali, la Vita Nuova può essere considerata come la prima creazione autobiografica moderna. Va tuttavia notato che si tratta di un autobiografia che fa astrazione degli eventi e del pittoresco per concentrarsi esclusivamente sulla storia esemplare di un amore visto nei suoi effetti sulla coscienza di Dante. Il racconto autobiografico di Dante è estremamente selettivo e vuole rivelare l essenza della sua vicenda esistenziale : l amore per Beatrice e la poesia che lo manifesta. Si tratta di un autobiografia quale poteva essere concepita nel Medioevo : attenta cioè non tanto al dispiegarsi storico degli eventi quanto al loro riflettersi e configurarsi nella coscienza come occasioni che inducono a penetrare il significato del vivere. Non si tratta di una vera e propria autobiografia, ma piuttosto di un exemplum che deve servire da insegnamento al lettore in quanto l avventura di Dante non è solo un avventura individuale ma riveste una significazione universale. Gli oggetti e le vicende vengono deliberatamente sfumati mentre i sogni, i presentimenti, le visioni di Dante segnano le svolte decisive del racconto. Lo spazio narrativo reale è quello dell interiorità. Lo stesso vale per i personaggi. Dante, protagonista della narrazione non delinea la sua concreta biografia dell adolescenza e della prima giovinezza ma appare concentrato unicamente nel perseguimento ideale di amore e di poesia. Beatrice ha una consistenza narrativo-drammatica ancora minore. Di lei intravediamo soltanto un saluto, un lieve sorriso, un viso color di perla. La sua bellezza non è mai descritta sensibilmente, ma evocata attraverso lo stupore sbigottito che suscita nell animo di Dante. La donna è vista come un miracolo fonte di ogni salute, di ogni grazia. Tali tematiche non sono nuove, Dante si ispira al Cavalcanti, al Guinizzelli, allo stilnovismo guinizzelliano-cavalcantiano, combinando la fenomenologia amorosa ottimistica del Giunizzelli (la donna come apparizione miracolosa, sembianza angelica dispensatrice di salute) con quella pessimistica del Cavalcanti (l essere amato come trascendente rispetto all amante e irragiungibile, la qualità dolorosa della passione), ma concentra tutto in Beatrice che finisce coll acquistare una dimensione simbolica che non aveva la donna della poesia -9-

10 anteriore. Infatti, Beatrice appare come una creatura che, avendo raggiunto la propria perfezione, rivela la somiglianza fra l uomo e Dio ; la sua bellezza è rivelazione del bene, della pienezza dell essere e la sua morte viene concepita come un transito alla vita vera, come il compimento del suo itinerario terreno. La donna appare qui veramente come guida verso la salvezza. Beatrice diventa così figura, prefigurazione e preludio vissuto della realtà ultraterrena. Questa nuova ed originale concezione dantesca si esprimerà a partire dal capitolo XVIII nella cosiddetta poesia della lode che enuncia che il vero amore consiste nell amare una persona non per il vantaggio che potremmo ottenere ma per ciò che essa è. Tale amore è del tutto disinteressato come l amore divino. Il Titolo Per quanto riguarda il titolo, l opera non ricevette vero e proprio titolo ma secondo la terminologia medievale, Vita Nova è l incipit latino dell opera. Ma che cosa significa tale denominazione? Giorgio Villani per esempio parla di «vita nuova d amore». Vita nova significa infatti materialmente «vita giovanile». La narrazione dantesca comincia da un episodio giovanile: il primo incontro con Beatrice avvenuto quasi in coincidenza col nono compleanno dell autore (1274) e giunge fino ad un epoca di poco successiva al Potrebbe accennare al periodo di giovinezza, all amore di gioventù. Infatti, Beatrice morì nel 1290 quando Dante aveva solo 25 anni. Inoltre, al canto XXX del Purgatorio Beatrice dice, parlando di Dante : «questi fu tal ne la sua vita nova», v.115, cioè nella sua giovinezza. Tale titolo potrebbe rimandare alla vita d amore come mai nessun fedele d amore l abbia vissuta, ma anche ad una nuova arte di intendere la vita d amore, una novità poetica e mistica. Ma l espressione «vita nova» ha anche il significato spirituale di «vita rinnovata», rigenerata dall amore. Infatti, potrebbe rivestire lo stesso senso che nella seconda Epistola ai Corinzi. Va ricordato che nel pensiero cristiano, quando l uomo o il bambino si converte ed è battezzato, diventa un homo novus e il vecchio uomo viene annegato nell acqua battesimale. Il peccato originale che macchia ogni discendente di Adamo viene così cancellato e l uomo rinasce alla vita innocente. L Alighieri accennerebbe quindi ad un libro nuovo per via della sua tematica, per via della cristianizzazione della tematica amorosa tramite l uso, il recupero della formula di san Paolo. La Vita Nuova sin dal suo titolo annuncia una novità poetica e religiosa che il poeta fiorentino esporrà nel capitolo XIX del suo libello. Fin dall inizio, Dante suggerisce dunque un legame fra esperienza amorosa e poetica ed esperienza di fede. -10-

11 La Struttura Per quanto riguarda la struttura, la Vita Nuova può essere divisa in tre parti. Nei primi 17 capitoli, Dante narra l inizio del suo amore per Beatrice secondo la concezione e la tematica dell amore cortese sulla scia e sotto l influenza di Guittone d Arezzo e poi di Guido Cavalcanti. I capitoli XVIII a XXVII offrono poi un cambiamento di concezione dell amore e della poesia d amore. Beatrice, avendo rifiutato di salutare Dante, il poeta scopre la precarietà di una felicità che risiede tutta in ciò che altrui può dare o togliere. Nasce l idea che il vero amore non può soffrire nessuna reciprocità. Dante adotta allora una concezione disinteressata dell amore, non aspetta più nulla in ritorno, non aspetta che il suo amore sia ricambiato neppure di ottenere il saluto di Beatrice : la sua felicità risiede da ora in poi nella lode di Beatrice. Questa nuova materia poetica si esprime in uno stile nuovo : il dolce stil novo inaugurato dalla canzone Donne ch avete intelletto d amore al capitolo XIX del libello dantesco. Questa seconda parte comincia dunque con la canzone Donne ch avete e corre fino alla morte di Beatrice passando dai sonetti Tanto gentile e Vede perfettamente che esaltano la perfezione di Beatrice, creatura altissima che impersona amore, corrisponde alla poesia della lode in vita : la lode della donna e la scrittura poetica si fondono sull espressione della dolcezza. La terza parte (capitoli XXVIII-XLII) corrisponde al racconto del dramma di Dante in seguito alla morte di Beatrice. Dopo diverse tentazioni, il poeta ridiventa fedele alla memoria e all amore di Beatrice. Finalmente, Dante ha una «mirabile visione» sempre imperniata su Beatrice, in seguito alla quale si propone di non celebrarla più nella sua poesia fino a quando sarà capace di dire di lei «quello che mai non fue detto d alcuna». La Vita Nuova, più di una storia personale propone quindi un analisi metafisica dell essenza di amore e dell uomo. Il mito di Beatrice si arrichirà ancora nella Commedia, dove diverrà guida di Dante a Dio. Ma la Vita Nuova non va letta nella prospettiva della Commedia, in essa c è solo un vago presentimento di questo. Il libro esprime essenzialmente il mito dell amore come ansia di perfezione intravista nel cammino terreno «quasi sognando». -11-

12 II Le Rime Tale termine generico indica l insieme delle poesie composte da Dante durante tutta la sua carriera e che non sono state incluse né nella Vita Nuova né in altre opere organiche. Le Rime mettono in rilievo il carattere non unitario dell esperienza lirica dantesca rimasta fuori dai tentativi di sistemazione della Vita Nuova e del Convivio. Va notato che la raccolta delle Rime che comprende 54 componimenti sicuramente autentici, ed altri di dubbia attribuzione, fu ordinata dai posteri e non costituisce un canzoniere unitario nè sul piano tematico né su quello formale. Queste poesie si aggirano tutte attorno allo stile lirico : il dolce stil novo, attorno allo stile realistico ed attorno a certe tecniche raffinate della poesia cortese occitanica come il trobas clus. Fra le Rime si possono distinguere alcuni gruppi omogenei sul piano tematico-espressivo, ma il solo principio unitario della raccolta è quello di una congruenza fra oggetto e livello stilistico della rappresentazione : un principio teorizzato anche nel canto XXXII dell Inferno : «sì che dal fatto l dir non sia diverso», v.12, processo che giustifica la ricerca irrequieta del poeta di nuove acquisizioni stilistiche ed ideologiche. Le Rime possono essere divise in quattro parti, in quattro gruppi di poemi. Un primo gruppo viene formato dalle poesie di giovinezza direttamente ispirate alle convenzioni cortesi o al dolce stil novo. Se alcuni componimenti sono destinati a certe Fioretta, Violetta, Pargoletta e non a Beatrice, cambia soltanto il nome, ma la poesia rimane quella della Vita Nuova. Un secondo gruppo di rime, anteriori all esilio è costituito dalla tenzone tra Dante e Forese Donati, nata da un gioco letterario e segna il passaggio di Dante allo stile realisticocomico. Il terzo gruppo detto Rime Petrose, è formato da un insieme di poemi scritti per una misteriosa Donna Pietra. Sotto la finzione di un amore violento, sensuale, antiidealistico e del tutto estraneo allo stilnovismo la poesia delle Petrose segna il passaggio di Dante allo stile aspro a seconda della legge della convenentia, cioè in virtù della legge di omologia tra forma e fondo, Dante crea un linguaggio violento ed oscuro col quale affronta le difficoltà più temibili della versificazione, imitando e gareggiando con il trovatore provenzale Arnaut Daniel. Un quarto ed ultimo gruppo è formato dalle rime posteriori all esilio : rime d ispirazione morale che concedono largo spazio ad una realtà più umana. La riflessione di Dante si allarga per considerare la giustizia nel mondo ed è ottimista per il futuro terrestre. -12-

13 Le Rime presentano il vantaggio di consentire di seguire l itinerario poetico che conduce Dante da una maniera convenzionale imitata da Guittone e dai siculo-toscani, alla scrittura personale e al contenuto originale della Commedia. II 2. La tentazione Filosofica : Il Convivio Nella Commedia, oltre al traviamento amoroso, Beatrice rimprovera a Dante il suo attaccamento alla filosofia 3 che ha lodato nel Convivio. Il titolo del Convivio ricorda l opera eponima di Platone, le Banquet. Benché Dante non la conoscesse, fa riferimento ad un concetto della filosofia neoplatonica, al topos del sapere che viene concepito come il cibo spirituale dell anima. In questo libro, l Alighieri dichiara voler dare agli uomini alcune briciole di tale sapere. Questo trattato si compone di prosa e di canzoni. Si tratta di un opera incompiuta per diverse ragioni. Innanzitutto, Dante aveva altre preoccuppazioni e non voleva scrivere un enciclopedia che era già stata scritta da Brunetto Latini per esempio o anche da Vincent de Beauvais per divulgare le conoscenze scientifiche del tempo. Infine, le canzoni del Convivio non sono esclusivamente poetiche e Dante si accorse che l elaborazione di tale opera non corrispondeva al suo profilo di poeta. Infine, Dante abbandonò la stesura del Convivio per dedicarsi ad un altro suo progetto letterario : la Commedia. Comunque sia, nei primi quattro libri del Convivio, Dante afferma che la filosofia è la donna più bella che sia mai esistita. Si pentirà di tale tentazione filosofica nella Commedia e più precisamente ancora nel canto II dell Inferno nel quale sosterrà che Beatrice, simbolo della teologia è la creatura più perfetta che sia nel cielo della luna, in opposizione quindi al Convivio nel quale l Alighieri affermava che la filosofia era la donna più bella della terra proprio come Averroè affermava che la filosofia aristotelica era la donna più perfatta, più bella sulla terra. Nella Commedia, il poeta criticherà tale concezione della filosofia aristotelica. Pur tuttavia, nella Commedia la filosofia non viene ridotta al rango di semplice vassalla della teologia ma Dante si adopera una certa gerarchia delle conoscenze : la teologia viene considerata come l imperatrice delle scienze mentre la filosofia è una regina bellissima. Dante propone qui una precedenza intellettiva mentre nel Convivio la supremazia intellettuale veniva conferita alla filosofia. 3 Cf., Purgatorio XXX, v : «e volse i passi suoi per via non vera, / imagini di ben seguendo false, / che nulla promession rendono intera» e Purgatorio XXXI, v : «Non ti dovea gravar le penne in giuso, / ad aspettar più colpo, o pargoletta / o altra novità con sì breve uso». -13-

14 Va notato che Dante filosofo rimane comunque profondamente cristiano e ancora adetto di san Tommaso d Aquino che rappresentava il pensiero cristiano che si apriva al pensiero di Aristotele e cioè al pensiero umano. II Il Convivio Il Convivio è un opera rimasta incompiuta che fu interrotta dopo il quarto libro. Risale agli anni I libri II, III e IV hanno una canzone introduttiva e un lungo commento. Anteriori all esilio, le canzoni furono scritte a Firenze in diverse circostanze. Il commento è stato elaborato posteriormente a seconda di un organizzazione d insieme concepita più tardi. Prevvisto per essere una somma enciclopedica del sapere pratico, il Convivio avrebbe dovuto constarsi di 15 libri : un libro introduttivo e quattordici libri composti di una canzone e del suo commento in prosa. Abbiamo soltanto il libro introduttivo e i seguenti tre. Per via di tale incompiutezza, il Convivio non offre una tematica né una struttura coerente né unitaria. Il libro introduttivo non è legato ai seguenti : l autore esprime gli intendimenti ed i caretteri della sua opera. Intende imbandire un banchetto di sapienza, rivolto a quelli che le cure della vita pratica hanno sviato dagli studi, dalla conquista della filosofia e della sapienza, nel raggiungimento della quale consiste la perfezione dell uomo. I libri II e III fungono da seguito ideale alla Vita Nuova : Dante vi racconta come ha trovato nella filosofia il conforto necessario dopo la morte di Beatrice. Nel secondo trattato, Dante racconta come sorse in lui l amore per la filosofia. Mentre il suo animo giaceva afflitto per la morte di Beatrice, cercò conforto nei libri di Cicerone e di Boezio, e dalla lettura di essi nacque un amore nuovo : quello per la filosofia vagheggiata come Donna Gentile che dona salute e felicità allo spirito. Il terzo trattato costituisce un elogio della sapienza, fine supremo dell uomo. Il libro IV verte sull essenza della vera nobiltà intesa come individuale conquista, disposizione alla virtù. Dante si stacca dalla meditazione dei problemi filosofico-teologici, per volgersi alla definizione dei fondamenti della moralità. Appare in questo trattato una prima sistemazione del suo pensiero politico : l esaltazione dell Impero, voluto da Dio, per una società di uomini amanti della virtù, unico mezzo col quale l umanità può giungere a una vita terrena ordinata e perfetta. -14-

15 Proprio come la Vita Nuova e la Commedia, il Convivio delinea il percorso di Dante verso la saggezza interiore. Quella sua storia personale viene edificata in un exemplum per tutti quelli che, animati dall amore della verità, non possono accedere all alta cultura dei trattati latini. Ma mentre la Vita Nuova era un messaggio aristocratico destinato a pochi spiriti eletti, sogno di un mondo di cortesia e di affetti solitari e gentili, il Convivio afferma il bisogno di una reale comunicazione col mondo con precise proposte. Si tratta di un opera decisivamente moderna nella quale Dante si rivolge ad uomini e donne che non sono letterati e propone quindi un opera di volgarizzazione di alto livello. L ideale era quello di portare un contributo decisivo allo stabilirsi di un ordinata e serena convivenza umana fondata sul culto della ragione, della giustizia, delle più alte virtù morali. Per questo l opera, a differenza dei trattati filosofici e sientifici del tempo, fu scritta in volgare e non in latino. L interesse del Convivio risiede in un certo numero di posizioni fondamentali proprie a Dante : la ricerca della felicità, la nobiltà distinta dalla nascita e dall aristocrazia sociale che proviene dalla feodalità, la natura e la finalità della politica e dell Impero. II.3 - La tentazione politica : La Monarchia Come l abbiamo visto nella sua vita, Dante fu non solo scrittore e poeta ma anche uomo politico. Fu profondamente impegnato, fautore dell imperatore e interessato dalla storia della società umana. Fece parte di un governo di guelfi bianchi. Per via del passato dell Impero romano, l Italia si divise in due fazioni politiche antagoniste: i guelfi a favore del papa e i ghibellini a favore dell imperatore. Sono per lo più rivalità di casta, di città più che rivalità ideologiche. Tale contrasto corrisponde a conflitti d interesse che danno vita ad una politica effervescente ma complessa. I Guelfi si divisero poi in due fazioni diverse : i Bianchi che diventarono autonomi rispetto ai Neri vicini al papato mentre i Bianchi erano più vicini alla municipalità del Comune. Dante, partigiano dell imperatore, denuncia gli interessi di parte, diventa indipendante e ambasciatore al papa. Quando i Bianchi vennero esiliati, Dante fu esiliato e condannato a morte nel Tale esperienza politica lo segnerà profondamente e farà poi i conti, si vendicherà dei suoi nemici politici e del papa nella Commedia collocando nell Inferno i suoi nemici. Ma sarà prima nel Convivio che l Alighieri esprimerà le sue simpatie per l imperatore nel Ripose ogni sua speranza in Arrigo VII che voleva ridare dignità all Imperium. Tra -15-

16 il 1308 e il 1310, scrisse la Monarchia nella quale giustifica la santità dell Impero riprendendo l idea antica e romana dell impero secondo la quale Adamo ed Eva, nel Paradiso Terrestre ubbidivano ad una giustizia spontanea e naturale. Adamo era giusto per natura. Ma il peccato originale in seguito al quale vennero scacciati dal Paradiso Terrestre segnò la fine di tale età d oro. L uomo non poteva più dominare col suo intelletto il suo corpo. L uomo venne allora dotato del libero arbitrio che gli permetteva di dirigere il suo corpo, di cavalcare i suoi istinti sensuali. Ma avvenne una certa degradazione del libero arbitrio, e il cavallo organico tornò a condurre l intelletto. La legge doveva quindi essere imposta dall esterno. L Imperium venne così considerato come una sostituizione, come un surrogato del Paradiso Terrestre. Dante giustifica la monarchia in nome di quel naturalismo secondo il quale l uomo deve essere giusto. Dante è partigiano della dottrina delle competenze. Secondo lui, il papa deve provvedere alla salvezza dell anima, mentre l imperatore deve fare regnare e garantire all umanità la morale e la giutizia sulla terra : condizione della felicità terrestre, prefigurazione della felicità celeste. Il santo Impero Romano è un impero provvidenziale che venne creato alla morte di Cristo. Si riteneva che Dio avesse stabilito un rapporto tra la morte di Cristo che aprì le porte di un nuovo paradiso terrestre ed allo stesso tempo riaprì le porte del sant Impero. L ideale politico di Dante si ritrova nella Commedia, nella quale Dante appare sempre fautore dell imperatore. Più di una semplice tentazione politica, Dante s interesserà alla politica fino alla fine della sua vita moltiplicando gli sforzi per realizzare il suo ideale. L Alighieri vuole ritrovare la dignità, la considerazione, si vergogna del suo esilio, della sua povertà, della sua erranza che gli farà provare «sí come sa di sale / lo pane altrui», (Paradiso XVII, v.58-59), e fino ad un certo punto, la Commedia può essere concepita come un opera di compensazione, di vendetta contro i suoi avversari politici e contro il papato. II La Monarchia Si tratta di opera scritta in latino perché Dante si rivolge ai politici non solamente italiani ma europei. La data in cui venne scritta è difficile da stabilire con sicurezza. Viene considerata come un opera di circostanza redatta ad un momento in cui la situazione storica, esigeva secondo Dante, la difesa dell Impero. La critica recente propende a pensare che la Monarchia venne scritta verso il al momento in cui Arrigo VII preparava la sua discesa in Italia e voleva restaurare la potenza politica dell Impero contro i tentativi egemonici del papato, impresa che suscitò tante speranze nell animo di Dante. -16-

17 Il titolo fa riferimento all Impero collocato al di sopra di ogni altra forma di potere politico. L opera si consta di tre libri ed ha per scopo di difendere i diritti dell Impero contro le pretese teocratiche del Papa e contro le mire del partito guelfo. Va sottolineato che la Monarchia è il più organico fra i trattati danteschi, sia perché è compiuto, sia perché in esso l Alighieri sviluppa pienamente quello che fu forse il più assillante tema della sua meditazione, vale a dire quello politico. La tesi generale del trattato è quella di sostenere che l Impero è necessario ed indispensabile alla felicità umana, che l Impero Romano fu voluto da Dio, che l autorità dell Impero è legittima. La conclusione del trattato dice che l Imperatore riceve la sua autorità direttamente da Dio e che Impero e Papato sono autonomi ed indipendenti. Il primo libro, riprendendo ed ampliando le considerazioni contenute nel Convivio, dimostra la necessità della monarchia universale. Solo un unico imperatore può assicurare al mondo, mediante la giustizia, la pace che consente lo svolgimento pieno delle qualità spirituali dell uomo : meta suprema del vivere terreno e premessa indispensabile alla beatitudine celeste. Il compito dell Imperatore è dunque quello di amministrare la giustizia fra i popoli, vincendo le tendenze sopraffattrici nate dalla cupidigia, mediante la legge da lui fissata. Il secondo libro contiene la dimostrazione che la suprema autorità imperiale è giustamente da attribuirsi al popolo romano. Nel terzo libro, Dante affronta il problema più importante ed attuale : quello del rapporto che deve intercorrere fra le due supreme potenze terrene : l Imperatore ed il Pontefice. Afferma che sia l autorità imperiale sia quella ponteficia derivano direttamente da Dio e quindi l una non può avere nessuna giurisdizione sull altra. Due sono le nature dell uomo : quella corruttibile : il corpo e quella incorruttibile : l anima. Duplice è dunque il suo fine : la felicità terrena e quella celeste. Per questo Dio ha voluto due guide distinte ed autonome, volta ciascuna a condurre l uomo ad uno stato di perfezione nella propria sfera. Ma siccome il destino terreno è legato a quello ultraterreno, le due guide sono complementari. La Monarchia è un opera profondamente meditata e rigorosa ma è anche un opera animata da una magnanima speranza. La sofferenza dell esilio, le lotte intestine violente e feroci hanno esacerbato in Dante l ansia di giustizia, il desiderio di pace e gli hanno fatto sentire che il destino individuale dell uomo è legato al destino di tutti gli uomini. -17-

18 II.4 - La tentazione poetica : La Commedia Dante fu anche tentato dalla gloria letteraria. Infatti, concepì la gloria letteraria come un compenso al suo scacco politico. Nutrì il desiderio umanista di gareggiare con i poeti antichi Ovidio, Lucano come appare chiaramente nel canto XXV dell Inferno ma soprattutto con Virgilio che sceglie come guida dell Inferno e del Purgatorio, cioè come guida al suo viaggio nell aldilà per via del canto VI dell Eneide nel quale Virgilio narra il viaggio escatologico di Enea che visita gli Inferi pagani. Ebbe la volontà di scrivere un poema geniale, di contribuire dalla genialità del suo verbo all avvento del sant Impero proprio come Virgilio era stato poeta augusto cioè imperiale. Nella Commedia, Dante vuole imitare Virgilio e soprattutto il canto VI dell Eneide. Proprio come le Metamorfosi di Ovidio vennero cristianizzate, l Alighieri si dà il compito di cristianizzare la mitologia. Sul modello di Virgilio, descrive una discesa agli Inferi ma aggiunge anche due tappe ulteriori al suo viaggio escatologico : quella del Purgatorio e quella del Paradiso. Dante cristianizza la materia di Virgilio. Inoltre, i diversi viaggi nell aldilà anteriori alla Commedia davano la supremazia alla descrizione dei supplizi infernali. Dante confera ad essi una maggior dignità. Il suo viaggio nell oltretomba deve servire i suoi ideali politici, deve permettergli di mostrare le sue conoscenze. La Commedia appare come un opera politica, poetica, didattica, cioè come un opera che dà un insegnamento agli uomini, un opera di sintesi che riassume e riflette le conoscenze del tempo, una sorta di enciclopedia del sapere umano, una «summa» medievale. Inoltre, Dante tenta di rendere più vivi i successi ma anche gli scacchi della sua epoca. Il poeta ha anche uno scopo religioso, parte in guerra santa mosso da una volontà d ortodossia cristiana e di evangelizzazione. Per assicurarsi la salvezza dell anima, visita i tre regni dell aldilà : l Inferno, il Purgatorio e il Paradiso, cioè i regni della dannazione, della penitenza e della gioia beatificante. Per guidarlo, Dante ha tre guide : Virgilio nell Inferno e nel Purgatorio, Beatrice nel Paradiso terrestre e nei diversi cieli del Paradiso e san Bernardo nell Empireo. San Bernardo aveva detto che per salvare la propria anima, l uomo deve conoscere Dio e per ciò fare deve conoscersi perché l uomo è stato creato all immagine e alla similitudine di Dio. L uomo deve dunque sapere ciò che ha meritato (l inferno, il purgatorio) ed essere conscio di ciò che ha perduto : la felicità del Paradiso, sarà così in grado di valutare ciò che ha fatto. È proprio ciò -18-

19 che Dante prova a sapere e giustifica così il suo viaggio escatologico. Ogni anima deve visitare i tre regni. II La Commedia Considerazioni Generali La Divina Commedia è un poema in terzine di endecasillabi, suddiviso in 3 cantiche: Inferno, Purgatorio, Paradiso, ciascuna di esse composta di 33 canti, tranne la prima che ne ha un trentaquattresimo che funge da prologo generale. Rappresenta il coronamento dell opera dantesca e si propone come uno dei testi più significativi della letteratura medievale e della letteratura europea anzi mondiale. Il suo argomento viene esposto nell Epistola che Dante rivolge a Cangrande della Scala che dà una chiave di lettura all intera Commedia. Dante sottolinea la moltepiclità di sensi che ha conferito al suo poema. Sul piano letterale immediato, la Commedia espone «la condizione delle anime dopo la morte» e sul piano del significato profondo vale a dire sul piano allegorico presenta «l uomo secondo che, meritando o demeritando, in base al suo libero arbitrio, è soggetto alla giustizia del premio e della pena». Il Titolo Inoltre, Dante giustifica quello che diverrà il titolo del suo poema. Infatti, Commedia costituisce soltanto un sottotitolo, una denominazione per antonomasia. L Alighieri designa il suo poema con la parola comedìa ai canti XVI, v.128 e XXI, v.2 dell Inferno. Si tratta di un termine tecnico della retorica medievale che fa riferimento ad uno dei tre gradi stilistici, intermediario tra lo stile alto e lo stile basso. Commedia indica un genere letterario non legato alla struttura teatrale, ma una forma di narrazione che da un inizio turbato perviene a finale lieto, ad uno scioglimento fausto. Tale definizione riflette proprio bene lo schema generale del poema che comincia nella foresta oscura del peccato infernale e finisce nello splendore beatificante del Paradiso con la visione di Dio. Inoltre, Dante ha sfruttato un topos dell antichità latina secondo il quale la vita umana veniva paragonata ad una commedia. La vita veniva considerata come il Theatrum Mundi. L imperatore Augusto, al momento di morire gridò: la commedia è finita. Gli uomini erano considerati come gli attori di una commedia della quale erano spettatori gli angeli. Solo più tardi l aggettivo «divina» verrà aggiunto forse dal Boccaccio. -19-

20 La Datazione Va ritenuto che Dante scrisse la Commedia dal 1304 al 1321 e più precisamente ancora dal 1304 al 1307 per l Inferno, dal 1307 al 1313 per il Purgatorio e dal 1316 al 1321 per il Paradiso. La Commedia fu l opera dell esilio, animata dal dolore e insieme dalla speranza d un riscatto del mondo, fu una specie di giudizio universale che investiva la vita presente e l intera storia dell uomo. Giustizia, pace, amore fra gli uomini sono visti da Dante come ideali supremi della vita terrena in quanto prefigurazione della vita ultraterrena. Le Fonti Come ogni grande ed originale opera poetica, la Commedia definisce una nuova idea della letteratura modificando radicalmente quella da cui prende le mosse. La Commedia si ispira a numerose fonti ma testimonia una grande originalità rispetto ad esse. La struttura di fondo è quella del «genere» della visione in questo e nell altro mondo da cui il protagonista ricava un complesso di ammaestramenti scientifici, morali, religiosi. Il prototipo è dato dalla Visio Pauli, un racconto biblico apocrifo, da diversi racconti e visioni monastiche come il Purgatorio di san Patrizio, il viaggio di san Brandano, da visioni didattiche come il Libro delle tre scritture di Bonvesin da la Riva. È legata anche alla poesia didattica che ricorre spesso alla tematica del viaggio come per esempio Brunetto Latini nel suo Tesoro. Si ispira anche alle grandi somme e specie a quelle di Alberto Magno o di San Tommaso. Segue finalmente la tradizione mistica, soprattutto quella di san Bernardo, che sarà l ultima guida di Dante verso la visione divina. Il poema si ispira anche largamente alla tradizione greco-latina e soprattutto all Eneide. Dante stesso ha indicato le sue due fonti principali all inizio del suo poema, al canto II dell Inferno, i due personaggi che l hanno preceduto viaggiando durante la loro vita nell aldilà : Enea, fonte antica e fondatore dell impero, e Paolo, fonte cristiana, fondatore della Chiesa 4. Ma tutte queste fonti non ragguagliano la Commedia e non reggono il paragone. Il viaggio Il viaggio nell oltretomba viene concepito come il «cammin di nostra vita» verso la piena coscienza di sé e la liberazione morale. Il viaggio è allegorico e reale allo stesso tempo ; 4 Cf., Inferno II, v : «Ma io, perché venirvi? o chi 'l concede? / Io non Enëa, io non Paulo sono; / me degno a ciò né io né altri 'l crede». -20-