Rifiuti: a quando l Authority?
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- Gustavo Piccolo
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1 Rifiuti: a quando l Authority? Un settore alla ricerca di una via industriale Milano, Il Laboratorio sui Servizi Pubblici Locali di REF Ricerche avvia un filone di dibattito sull ambiente e sul ciclo dei rifiuti. La gestione dei servizi ambientali e del ciclo del rifiuto ha da sempre catalizzato una serie di luoghi comuni: mercati poco trasparenti, emergenza e disastro ambientale, con un corollario di pubblica amministrazione inerte e corruzione, unite ad una pessima qualità del servizio e a inefficienze. L Italia vanta ben 16 procedure di infrazione alla disciplina comunitaria a suo carico in materia ambientale, delle quali 4 hanno a che vedere direttamente con il mancato recepimento delle prescrizioni comunitarie in materia di discariche, dall emergenza Campania, alla non conformità della discarica di Malagrotta (Roma), alla violazione o alla non corretta applicazione delle direttive sui rifiuti. Un quadro desolante che, pur tuttavia, non rappresenta adeguatamente il fatto che esiste un anima di aziende con un solido approccio industriale, in grado di generare qualità, benessere e valore per la collettività. Per un Paese che è la patria del bello, del buon gusto, dell alimentazione e del turismo, l ambiente deve essere il centro di una strategia industriale, un volano di crescita e sviluppo. Un disegno che non può che partire da un mandato forte di regolazione affidato ad un autorità indipendente. Possibilmente già collaudata, afferma Donato Berardi, direttore del Laboratorio. Mezzogiorno: il 56% dei rifiuti urbani finisce ancora in discarica Il Nord del Paese si conferma l area più virtuosa, con una quota pari al 20% dei rifiuti urbani avviati in discarica, contro percentuali del 56% nel Sud e Isole e del 44% nel Centro. Sono dati che posizionano l area del Nord su valori ancora a distanza dalle
2 migliori esperienze europee e le regioni del Centro-Sud su valori superiori alla media UE28 e non distanti da quelli delle economie meno avanzate dell area. In alcuni casi, il trasporto oltre i confini nazionali trova giustificazione nella capacità impiantistica dei Paesi esteri, segnatamente di Olanda e Germania, che funge da tampone alle criticità del sistema Italia, gravando di costi addizionali lo smaltimento e dunque sottraendo risorse che potrebbero essere impiegate per offrire una soluzione al problema. Incenerimento: dei 44 impianti attivi nel Paese, solo 8 sono nel Sud e Isole In alcune Regioni si osservano gravi problemi di sottodimensionamento degli impianti di trattamento, mentre in altre la capacità impiantistica è più che adeguata, soprattutto alla luce del forte sviluppo conosciuto dalla raccolta differenziata: dei 44 impianti di incenerimento attivi nel 2013 nel Paese, 28 sono localizzati nelle Regioni del Nord, 9 in quelle del Centro e solo 8 nel Sud e nelle Isole. Ovviamente, laddove la capacità impiantistica è adeguata si riduce significativamente il ricorso alla discarica. Le evidenze disponibili mostrano che la presenza di impianti di incenerimento non confligge con il raggiungimento di elevati target di raccolta differenziata, come risulta evidente per alcune Regioni quali Lombardia ed Emilia Romagna laddove, a fronte di quote dei rifiuti destinati al recupero termico pari al 46% e al 33% del totale, la raccolta differenziata si attesta comunque su valori elevati e superiori al 50%. Mezzogiorno: i bassi costi della discarica penalizzano il recupero e il riciclo I dati sul costo specifico, espressi in eurocent/kg, evidenziano una situazione del Mezzogiorno assai critica. Se il costo specifico a livello nazionale è pari a circa 31 eurocent/kg, tale valore sale a oltre 34 eurocent/kg nel Sud e Isole e a 33 al Centro, mentre scende al di sotto dei 29 eurocent/kg al Nord. L analisi mostra che nel Mezzogiorno l intero ciclo dei rifiuti ha costi maggiori, con costi decisamente più elevati per la raccolta differenziata (24 eurocent/kg a fronte di una media nazionale di 14 eurocent/kg). Il Mezzogiorno è penalizzato da costi più elevati sia della raccolta e del trasporto, sia del trattamento e del riciclo. L unico stadio della filiera in cui si registrano costi più
3 contenuti è quello dello smaltimento, dato che, letto insieme al maggiore ricorso alla discarica, suggerisce che i bassi costi del conferimento in discarica non incentivano il riciclo e il recupero di energia. Occorre una riforma della tassazione ambientale (Ecotassa) I costi di smaltimento in discarica (al netto dell ecotassa) sono assai diversi tra territori: Basilicata, Sicilia, Liguria, Sardegna e Campania si collocano sopra i 100 euro per tonnellata ( /t); mentre regioni come Abruzzo, Calabria, Friuli V.G., Lombardia, Marche, Molise e Piemonte registrano costi medi compresi tra i 70 e i 100 /t, per scendere sotto i 70 /t di Lazio, Puglia e Emilia-Romagna. Anche il contributo ambientale (ecotassa) è variegato: pochi sono i casi in cui si sono adottati meccanismi di premio/penalità legati al conferimento in discarica,
4 ovvero una modulazione del contributo basata sul raggiungimento/superamento degli obiettivi di legge in materia di raccolta differenziata. L utilizzo della leva fiscale per disincentivare lo smaltimento in discarica perde di efficacia nei territori privi di un adeguata dotazione impiantistica. E questa una sintesi delle principali evidenze che emergono dal Contributo di ricerca dal titolo Rifiuti: a quando un autorità di regolazione indipendente? è liberamente scaricabile all indirizzo /
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