Piano di gestione dei sedimenti e dei rifiuti

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2 Piano di gestione dei sedimenti e dei rifiuti 1 Campionamento dei sedimenti in situ Analisi chimiche Caratterizzazione del materiale da movimentare Elaborazioni svolte Conclusioni Indagini integrative sul materiale di dragaggio Volumi da movimentare e caratteristiche granulometriche Modalità di escavo, movimentazione e posa in opera dei materiali Impianti di trattamento del sedimento Controlli e monitoraggi sul materiale trattato CRITERI DI GESTIONE DEI SEDIMENTI DI DRAGAGGIO...34

3 6 PIANO DI GESTIONE DEI RIFIUTI DISCARICA DI RIFERIMENTO...38 Pag. 2 di 38

4 1 Campionamento dei sedimenti in situ Le operazioni di campionamento sono state condotte congiuntamente da ARPAC, dal Commissario di Governo per l Emergenza Bonifiche e Tutela delle Acque nella Regione Campania e dall ICRAM (Ministero dell Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare) nell ambito del progetto di caratterizzazione delle aree potenzialmente inquinate in siti di interesse nazionale della Regione Campania. Figura 1 Planimetria con indicazione del dragaggio e delle stazioni di campionamento I risultati di seguito esposti derivano dai dati delle analisi chimiche derivanti dalle campagne di caratterizzazione di cui sopra, provenienti dalle 26 stazioni di campionamento situate Pag. 3 di 38

5 all interno del porto come rappresentato in Figura 1. Nel complesso sono stati analizzati 387 campioni estratti da 102 carote relative alle stazioni di campionamento. 1.1 Analisi chimiche Per ogni campione sono stati analizzati 122 parametri chimici che si riferiscono alle diverse categorie indicate nel D.M. 471/991 e nel D.Lgs. 152/2006: metalli pesanti, aromatici, aromatici policiclici, alifatici (alifatici clorurati cancerogeni, alifatici clorurati non cancerogeni, alifatici alogenati cancerogeni), nitrobenzeni, clorobenzeni, fenoli (fenoli clorurati, fenoli non clorurati), ammine aromatiche, fitofarmaci, idrocarburi, diossine e furani. 2 Caratterizzazione del materiale da movimentare La caratterizzazione del materiale da movimentare viene eseguita secondo le indicazioni contenute nel Manuale per la movimentazione di sedimenti marini (Edizione 2007) redatto dall ICRAM. Tuttavia, poiché ad oggi, per la caratterizzazione del materiale da movimentare all interno del porto di Torre Annunziata, non si dispone di una così minuziosa distribuzione delle stazioni di campionamento, le elaborazioni riportate di seguito sono state effettuate con riferimento alle analisi chimiche attualmente disponibili provenienti dalle stazioni indicate in Figura 1. La caratterizzazione del materiale eseguita nel presente elaborato, in sede di progetto esecutivo va dunque confermata mediante ulteriori analisi fisiche, chimiche, mineralogiche, microbiologiche ed ecotossicologiche, secondo quanto previsto dal Manuale per la movimentazione di sedimenti marini (ICRAM, 2007). Pag. 4 di 38

6 2.1 Elaborazioni svolte Di seguito si riportano le tabelle riepilogative di confronto dei dati provenienti dalle indagini di campo realizzate all interno del porto di Torre Annunziata ed i rispettivi valori di soglia indicati nel suddetto Manuale. Le elaborazioni sono state svolte per le sole stazioni di campionamento situate in prossimità del volume di terreno interessato dal dragaggio. Le 9 stazioni di campionamento considerate sono: LV01/269, LV01/297, LV01/294, LV01/292, LV01/290, LV01/288, LV01/285, LV01/287 e LV01/293. Tabella 1 Confronto tra i Parametri relativi alle Sostanze Pericolose Prioritarie Sostanze Pericolose Prioritarie () HCH HCB Benzo [b]fluorantene Benzo [k]fluorantene Benzo [g, h, i]perilene Indeno [1,2,3,c,d]pirene Stazioni di campionamento lungo il volume di dragaggio [mg kg 1 ] p.s. z [cm] LV01/269 LV01/297 LV01/294 LV01/292 LV01/290 LV01/288 LV01/285 LV01/287 LV01/293 0,0002 0, ,1190 0,3070 0,3050 0,8270 0,0170 0,0710 0,3110 0,0470 0, ,2460 0,4560 0,4580 1,3700 0,0025 0,0350 0,2510 0,0300 0,0840 0, ,0120 0,0650 0,0710 0,0450 0,0370 0,0025 0,0340 0, ,0025 0,0025 0,0025 0,0250 0,0025 0,0025 0,0025 0, ,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0, ,0480 0,1520 0,1040 0,3760 0,0090 0,0220 0,1350 0,0120 0, ,1050 0,1480 0,1810 0,5630 0,0025 0,0110 0,1060 0,0070 0,0300 0, ,0080 0,0220 0,0370 0,0300 0,0130 0,0025 0,0140 0, ,0025 0,0025 0,0025 0,0120 0,0025 0,0025 0,0025 0, ,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0, ,0620 0,1830 0,1510 0,3610 0,0025 0,0025 0,2180 0,0025 0, ,1160 0,2030 0,2190 0,8000 0,0025 0,0025 0,1760 0,0025 0,0740 0, ,0025 0,0410 0,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0, ,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0, ,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0, ,0540 0,1540 0,1310 0,3280 0,0025 0,0220 0,1850 0,0025 0, ,1100 0,1880 0,1730 0,7510 0,0025 0,0130 0,1380 0,0025 0,0540 0, ,0025 0,0300 0,0320 0,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0, ,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0, ,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0,0025 valori inferiori a LCB valori compresi tra LCB ed LCL valori superiori a LCL Tabella 2 Confronto tra i Parametri LCB e LCL Pag. 5 di 38

7 Parametro LCB (pelite < 10%) LCB LCL Stazioni di campionamento lungo il volume di dragaggio Elementi in tracce [mg kg 1 ] p.s. [mg kg 1 ] p.s. [mg kg 1 ] p.s. z [cm] LV01/269 LV01/297 LV01/294 LV01/292 LV01/290 LV01/288 LV01/285 LV01/287 LV01/ , , , ,0000 9,0000 9,0000 9,0000 9, , , , , , ,0000 8, ,0000 9, ,0000 As 17,00 25,00 32, , , , ,0000 9, ,0000 8, , , , , ,0000 6,0000 9,0000 7, , , ,0000 6,0000 6,0000 8,0000 8, ,0000 Cd 0,20 0,35 0, , , , , , ,2000 3, , , , , , , ,3000 8, ,0000 9,4000 8,3000 Cr 50,00 100,00 360, , , , , ,5000 9,8000 7,3000 8, ,8000 6,9000 7, ,7000 5,3000 5,5000 6,6000 4, ,5000 5,3000 7,0000 4,9000 5,3000 5,3000 8, , , , , , , , , , , , , , , , ,1000 Cu 15,00 40,00 52, , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,0770 0,1580 0,2370 0,2180 0,0170 0,0180 0,1870 0,0340 0, ,0880 0,1480 0,1510 0,3890 0,0220 0,0120 0,1650 0,0200 0,0250 Hg 0,20 0,40 0, ,0100 0,0500 0,0550 0,0260 0,0100 0,0170 0,0130 0, ,0100 0,0025 0,0050 0,0200 0,0025 0,0025 0,0070 0, ,0050 0,0060 0,0110 0,0025 0,0025 0,0060 0,0080 Ni 40,00 70,00 75, , , , , , , , , , , , , , , , , , ,0000 Pb 25,00 40,00 70, , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,7000 Zn 50,00 100,00 170, , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,4000 Contaminanti organici Organostannici [mg kg 1 ] p.s. 0,0045 0, , , ,8800 3,0000 6, , , ,4000 3, , , ,9100 3,0000 7, , , ,0900 3,0000 PCB [μg/kg] 5, , , , ,6600 3,0000 3, , ,4100 3, ,3500 3, ,3300 3,0000 5, , ,7900 3, ,8600 5,0900 3,0000 3, , ,8500 3,0000 DDD DDE DDT Clordano Dieldrin Endrin HCH Eptacloro epossido IPA Acenaftene Antracene Benzo[a]antracene 0,0750 Benzo[a]apirene 0,0800 0,7630 Crisene Dibenz[a,h]antracene 0,0060 Fenantrene Fluorene Fluorantene Naftalene Pirene 0,0012 0,0021 0,0012 0,0023 0,0007 0,0027 0,0003 0,0006 0,9000 0,0070 0,0470 0,1080 0,0870 0,0210 0,1130 0,0350 0,1530 0,0078 0,0037 0,0048 0,0048 0,0043 0,0620 0,0010 0,0027 4,0000 0,0890 0,2450 0,6930 0,8460 0,1350 0,5440 0,1440 1,4940 0,3910 1, ,0690 0,2120 0,1790 0,4400 0,0090 0,0180 0,2070 0,0200 0, ,1370 0,2270 0,2320 0,9000 0,0025 0,0110 0,1440 0,0400 0, ,0100 0,0360 0,0450 0,0320 0,0110 0,0025 0,0110 0, ,0025 0,0025 0,0025 0,0130 0,0025 0,0025 0,0025 0, ,0025 0,0025 0,0070 0,0025 0,0025 0,0025 0, ,1140 0,3180 0,2940 0,6590 0,0025 0,0340 0,3020 0,0230 0, ,1990 0,4010 0,4110 1,3800 0,0025 0,0240 0,2420 0,0090 0, ,0100 0,0530 0,0750 0,0470 0,0150 0,0025 0,0180 0, ,0025 0,0025 0,0025 0,0150 0,0025 0,0025 0,0025 0, ,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0, ,0120 0,0310 0,0360 0,0510 0,0025 0,0025 0,0540 0,0025 0, ,0170 0,0300 0,0320 0,1820 0,0025 0,0025 0,0300 0,0025 0, ,0025 0,0120 0,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0, ,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0, ,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0,0025 0,0025 Pag. 6 di 38

8 2.2 Conclusioni Il confronto dei dati disponibili con i parametri della Tabella 2.3C del Manuale per la movimentazione di sedimenti marini, riferiti alle Sostanze Pericolose Prioritarie, ha evidenziato che i parametri ottenuti dalle analisi effettuate nei campioni estratti dal porto di Torre Annunziata tendenzialmente risultano al di sotto dei valori chimici cautelativi di riferimento (cfr. Tabella 1). I valori di Livello Chimico di Base (LCB), contenuti nella Tabella 2.3A del Manuale dell ICRAM, rappresentano una situazione media nel contesto nazionale. I valori di Livello Chimico di Limite (LCL), contenuti nella Tabella 2.3B del Manuale dell ICRAM, rappresentano una situazione limite da non oltrepassare. Dalle analisi effettuate sui campioni confezionati nel porto di Torre Annunziata risulta che tutti i campioni presentano una concentrazione di PCB totali compresa tra il LCB e LCL. I valori LCB ed LCL vengono superati dai campioni provenienti dalle stazioni di campionamento LV01/269, LV01/297, LV01/294, LV01/292 e LV01/285. In tali stazioni i dati analizzati superano i valori LCL di Cromo, Rame, Piombo e Zinco, per i primi 50 cm di profondità. Di seguito si riporta la Tabella 2.4 estratta dal Manuale per la movimentazione di sedimenti marini (ICRAM, 2007), che in funzione dei requisiti ecotossicologici del sedimento, determinati mediante opportuni saggi biologici, consente di classificare il materiale di dragaggio secondo 4 livelli di tossicità: Classe A. Classe B. Classe C. Classe D. Tossicità assente o trascurabile; Tossicità media; Tossicità alta; Tossicità molto alta. Tabella 3 Requisiti ecotossicologici del sedimento Pag. 7 di 38

9 In definitiva, secondo i valori dei Livelli Chimici di Base (LCB) e dei Livelli Chimici Limite (LCL) identificati, si evince che tendenzialmente: per i primi 50 cm di profondità i sedimenti presentano valori chimici x > LCL; oltre i primi 50 cm di profondità i sedimenti presentano valori chimici LCB x LCL; Pag. 8 di 38

10 Pertanto, la classificazione prevede: o Oltre i primi 50 cm di dragaggio, i sedimenti che presentano tossicità assente, a seguito di attività di trattamento e successive verifiche fisico chimiche possono classificarsi come CLASSE A1; o Oltre i primi 50 cm di dragaggio, i sedimenti che presentano tossicità assente, possono classificarsi come CLASSE A2; o Oltre i primi 50 cm di dragaggio, i sedimenti che presentano tossicità media, a seguito di attività di trattamento e successive verifiche fisico chimiche possono classificarsi come CLASSE A2; o Oltre i primi 50 cm di dragaggio, i sedimenti che presentano tossicità media con saggi su elutriato di tossicità assente, possono classificarsi come CLASSE B1; o Oltre i primi 50 cm di dragaggio, i sedimenti che presentano tossicità media con saggi su elutriato di tossicità da media ad alta, possono classificarsi come CLASSE B2; o Oltre i primi 50 cm di dragaggio, i sedimenti che presentano tossicità alta, a seguito di attività di trattamento e successive verifiche fisico chimiche, possono classificarsi come CLASSE B1; o Oltre i primi 50 cm di dragaggio, i sedimenti che presentano tossicità alta, possono classificarsi come CLASSE B2; o Per i primi 50 cm di materiale di dragaggio, che presenta tossicità da assente a media, a seguito di attività di trattamento e successive verifiche fisico chimiche, possono classificarsi come CLASSE B1; o Per i primi 50 cm di materiale di dragaggio, che presenta tossicità da assente a media, possono classificarsi come CLASSE B2; Pag. 9 di 38

11 o Per i primi 50 cm di materiale di dragaggio, che presenta tossicità alta, a seguito di attività di trattamento e successive verifiche fisico chimiche, possono classificarsi possono classificarsi come CLASSE B2; o Per i primi 50 cm di materiale di dragaggio, che presenta tossicità da assente a media con saggi su elutriato di tossicità da assente a media, possono classificarsi come CLASSE C1; o Per i primi 50 cm di materiale di dragaggio, che presenta tossicità da assente a media con saggi su elutriato di tossicità alta, possono classificarsi come CLASSE C Indagini integrative sul materiale di dragaggio In fase di redazione del progetto esecutivo, bisognerà effettuare ulteriori indagini fisiche, chimiche ed ecotossicologiche a completamento delle indagini già svolte, come riportato dalle indicazioni del Manuale APAT ICRAM 2007, finalizzate a definire con maggiore dettaglio il grado di contaminazione e la caratterizzazione del materiale di dragaggio, in relazione alla destinazione finale dello stesso. Secondo le indicazioni contenute nel suddetto manuale, la strategia di campionamento ottimale deve consentire una caratterizzazione significativa dell intero volume di materiale da sottoporre a movimentazione. Il criterio di campionamento deve tener conto della eterogeneità batimetrica dei fondali, della variabilità qualitativa e della struttura interna del porto, prevedendo tre tipologie di aree unitarie: Tipologia 1) Tipologia 2) Tipologia 3) maglia quadra (50x50 m) a ridosso dei manufatti interni al porto; maglia quadra (100x100 m) nelle zone di dragaggio interne al porto; maglia quadra (200x200 m) nelle zone di dragaggio esterne al porto. All interno di ciascuna area unitaria va realizzato un punto di campionamento rappresentativo dell area stessa e posizionato in funzione del volume di materiale da dragare (cfr. Figura 2). Pag. 10 di 38

12 Figura 2 Individuazione delle aree unitarie secondo il Manuale (ICRAM, 2007) Pag. 11 di 38

13 3 Volumi da movimentare e caratteristiche granulometriche Si prevede che parte del materiale proveniente dal dragaggio venga utilizzato nel confezionamento di calcestruzzi da impiegare per la realizzazione delle opere di riqualificazione dell esistente porto di Torre Annunziata. In base alle sezioni di computo i volumi di escavo sono ripartiti (valori arrotondati) secondo la seguente tabella: Tabella 4 Quadro riepilogativo dei volumi di escavo Materiale dragato [m 3 ] [m 3 ] Canale di dragaggio (primi 50 cm) Canale di dragaggio (oltre i 50 cm) Totale dragaggi La compatibilità chimico fisica dei sedimenti, che andrà confermata da opportuni campionamenti ed analisi da realizzare in sede di progetto esecutivo, ha accertato due casistiche: a) concentrazione degli inquinanti superiori ai valori di LCL (Livello Chimico Limite) previsti dalla normativa vigente, identificato con il volume di sedimenti proveniente dallo strato più superficiale considerato di spessore 50 cm; b) concentrazione degli inquinanti compresi tra il valore LCB (Livello Chimico Base) ed i valori di LCL (Livello Chimico Limite) previsti dalla normativa vigente, identificato con il volume di sedimenti proveniente dagli strati più profondi (oltre 50 cm dal fondo). I volumi di sedimenti interessati dalla casistica a) saranno opportunamente trattati mediante impianto di trattamento HPSS, come sarà descritto al Capitolo successivo, e saranno utilizzati per il confezionamento di calcestruzzi. Pag. 12 di 38

14 I volumi di sedimenti interessati dalla casistica b), poiché hanno concentrazione di inquinanti compatibili con altri possibili riutilizzi, in funzione dei risultati degli esami ecotossicologici, potranno essere riutilizzati a terra (secondo la normativa vigente) o smaltiti presso discarica. Dal punto di vista granulometrico, le analisi dei campioni prelevati dalle carote eseguite nell area in esame per la progettazione preliminare degli interventi rivelano che i sedimenti sono costituiti per il: o 9,38 % o 8,72 % o 57,00 % o 25,00 % da ciottoli, da ghiaie, da sabbie da limi. Tenendo conto di quanto precedentemente indicato, il volume di escavo è così composto: Classe granulometrica (m 3 ) ciottoli ghiaie sabbie limi totale Pag. 13 di 38

15 4 Modalità di escavo, movimentazione e posa in opera dei materiali Dalla caratterizzazione dei sedimenti è stato riscontrato un certo livello di inquinamento, nel presente capitolo si riportano pertanto le prescrizioni da osservare per la fase di gestione dei sedimenti e degli eventuali rifiuti. Gli accorgimenti posti in essere, mediante trattamento del materiale dragato di classe C1, servono a ridurre i quantitativi di materiale da conferire a discarica, prediligendo un secondo utilizzo dello stesso per la produzione di materiale granulato stabilizzato, che servirà per la realizzazione dei massi artificiali che serviranno alla rifioritura della mantellata del molo di sopraflutto del porto di Torre Annunziata. Con riferimento alla fase di dragaggio, si prevede l'installazione di una vasca di decantazione preventivamente allestita ed impermeabilizzata ove stoccare il materiale dragato. Successivamente alla fase di dewatering, le acque raccolte saranno convogliate verso l impianto di trattamento delle acque reflue. Il sedimento di classe C1 rimosso nell ambito delle operazioni di dragaggio sarà avviato ad un impianto di granulazione già predisposto nell ambito del cantiere. Le operazioni di granulazione del sedimento consentiranno di valutare e tarare i meccanismi di trattamento in funzione delle caratteristiche chimico fisiche del materiale granulato. Le operazioni di escavo subacqueo dovranno avvenire mediante: panne antitorbidità dotate di gonne a tutta altezza prolungate attraverso il battente d acqua fino al fondale marino ed ivi ancorate; adozione di tecniche di dragaggio ambientale; attivazione di un monitoraggio ambientale del comparto abiotico marino. L adozione di sistemi di conterminazione dell area di lavoro (panne antitorbidità) e di dragaggio ambientale mediante benna ecologica (vedi Figura 3) consentirà di eliminare potenziali fenomeni di diffusione del sedimento in sospensione nell ambiente marino circostante e la perdita di materiale grazie al sistema di controllo idraulico che consente la chiusura stagna Pag. 14 di 38

16 della benna direttamente sul piano di scavo, assieme ad accorgimenti quali l operatività attenta nella fase di impatto e taglio del sedimento e lo svolgimento delle operazioni in area conterminata. Le benne BMT nelle versioni 4000 litri e 5000 litri individuate sono realizzate in acciaio Fe510, coltelli e laterali in Hardox, steli e cilindri in 39NICRM03 temprati in versione marina. Le versioni 4000litri e 5000litri sono costituite da 2 valve a movimento indipendente azionate ciascuna da un cilindro idraulico a doppio effetto. Il meccanismo di apertura e chiusura è regolarizzato da un divisore di flusso ad ingranaggi che ne permette il sincronismo e da 2 valvole per regolare la velocità di movimento. Valve e pistoni sono fulcrate ad una robusta incastonatura. La benna inoltre è provvista di chiusura superiore delle valve con pannelli in lamiera e guarnizioni di tenuta in gomma. Figura 3 Benna ecologica per gru (Caratteristiche tecniche: Modello: BMT 40; Massa: 6500kg; Volume: 4000/5000 litri; Pressione max: 180 bar Pressione eserc.: 160 bar) Il sedimento rimosso sarà, quindi, posto in stoccaggio all interno di vasche preventivamente allestite, impermeabilizzate e dotate di canaletta e pozzetto di raccolta delle acque di percolazione. Le acque raccolte saranno, quindi, rilanciate ad un serbatoio di equalizzazione posto a monte dell impianto di trattamento delle acque reflue. Il sedimento rimosso nell ambito delle operazioni di dragaggio sarà quindi avviato all impianto di granulazione già predisposto nell ambito del cantiere per la produzione di materiale granulato stabilizzato. Le operazioni di granulazione del sedimento dragato consentiranno di Pag. 15 di 38

17 valutare e tarare i meccanismi di trattamento anche in base alle caratteristiche chimico fisiche del materiale granulato (es. dosaggi degli additivi, fluidificanti, cemento, dimensione dei granuli, etc.). Si prevede l adozione di un sistema di monitoraggio delle acque mediante prelievo di campioni rappresentativi su cui svolgere determinazioni analitiche per la quantificazione dei parametri traccianti della contaminazione registrata sul sedimento (es. metalli, idrocarburi pesanti, idrocarburi policiclici aromatici, policlorobifenili e pesticidi). I valori di riferimento per valutare il tenore di tali parametri nel flusso di acqua emunta saranno quelli contenuti nella tabella 3, allegato 5, parte III del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. L operatività proposta consentirà di minimizzare il potenziale impatto delle operazioni di dragaggio sull ambiente marino circostante ed eliminare le problematiche operative legate alla disidratazione del sedimento dragato. Oltre a ciò la soluzione tecnico operativa consente anche e soprattutto di individuare economie di processo, ottimizzare le tempistiche operative e gli spazi a disposizione. La soluzione tecnico operativa deve consentire di operare altresì uno scavo selettivo del sedimento in termini di caratteristiche chimico fisiche e conseguente ottimizzazione dei parametri operativi di trattamento. Si propone, peraltro, l operatività dello scavo su maglie regolari di dimensioni 25 x 25 metri: la suddivisione a maglie regolari del bacino oggetto di escavo consentirà di operare in maniera ordinata e selettiva la rimozione del sedimento, di liberare progressivamente le aree su cui installare parte delle strutture impiantistiche deputate al trattamento del sedimento, di verificare le caratteristiche qualitative dei sedimenti lasciati in loco mediante campionamenti e determinazioni analitiche di laboratorio. La suddivisione in maglie proposta serve per procedere, anche e soprattutto, alla verifica analitica del fondo scavo considerata la situazione di contaminazione registrata in fase di caratterizzazione del sedimento. Il documento progettuale concernente la caratterizzazione dei sedimenti evidenzia, infatti, il superamento dei limiti di riferimento. Pag. 16 di 38

18 È d obbligo, inoltre, considerare quanto espressamente previsto dal Manuale per la movimentazione dei sedimenti marini redatto da ICRAM APAT che integra la normativa vigente. D altra parte, è opportuno sottolineare che il Manuale sopra richiamato ha un ruolo cruciale riguardo alla gestione integrata ambientale e socio economica dei materiali di dragaggio, lo stesso si configura come punto di riferimento per le amministrazioni competenti ed affronta le problematiche relative alla movimentazione di materiale sedimentario in ambito marino costiero con particolare riferimento ai dragaggi portuali, al ripascimento di aree costiere soggette ad erosione, all immersione in mare di materiale di escavo, sviluppando gli elementi tecnici connessi alla materia specifica. Si raffigura come un supporto alle norme attualmente vigenti per la sperimentazione di metodologie e criteri condivisi a livello nazionale a cui far riferimento per impostare le fasi di caratterizzazione, di monitoraggio delle attività di dragaggio nell ottica di una gestione ecosostenibile del materiale sedimentario in ambito marino costiero. La caratterizzazione del sedimento avverrà prelevando una o più aliquote rappresentative su ciascuna maglia oggetto di intervento da sottoporre a determinazioni analitiche di laboratorio volte alla determinazione dei parametri traccianti della contaminazione. Pag. 17 di 38

19 4.1 Impianti di trattamento del sedimento Le opzioni di trattamento sono state individuate in base alla necessità di modificare la qualità chimica dei materiali, minimizzare (o eliminare se possibile) i volumi dei materiali contaminati, favorire il recupero quale risorsa anche a seguito di trattamenti volti a cessare la qualifica del rifiuto ( end of waste ). In tale ottica, si propone, di operare con un lavaggio del sedimento asportato a monte del processo di granulazione. Il lavaggio del sedimento avverrà mediante tecnica di trattamento consolidata e di comprovata efficacia con ausilio di un impianto autorizzato ai sensi della vigente normativa in materia di rifiuti. Il sedimento asportato sarà, quindi, sottoposto ad una fase di lavaggio funzionale alla separazione granulometrica del materiale ed all abbattimento del carico inquinante attraverso l azione meccanica di lavaggio. Il processo di lavaggio del sedimento consentirà di ottenere una frazione granulometrica grossolana (sabbia) immediatamente fruibile per la realizzazione di massi artificiali, oltre che il ripristino morfologico di aree portuali e/o di aree urbane secondo le esigenze del Piano Regolatore locale. Pag. 18 di 38

20 Figura 4 Schema di riutilizzo del materiale dragato L utilizzo di un processo di lavaggio del sedimento appare, peraltro, inevitabile in considerazione anche di quanto contemplato nell ambito della normativa applicabile ed in particolare all art. 1 comma 996 della Legge 296 del 27 dicembre 2006 (Legge Finanziaria 2007) in cui si dice [ ] i materiali derivanti dalle attività di dragaggio e di bonifica, se non pericolosi all origine o a seguito di trattamenti finalizzati esclusivamente alla rimozione degli inquinanti, ad esclusione quindi dei processi finalizzati all immobilizzazione degli inquinanti stessi, come quelli di solidificazione / stabilizzazione, possono essere refluiti [ ] all interno di casse di colmata, di vasche di raccolta, o comunque di strutture di contenimento poste in ambito costiero [ ]. È, infatti, evidente che il processo di granulazione del sedimento è configurabile come un processo di stabilizzazione / solidificazione e come tale non consente di ottimizzare la gestione del sedimento in termini di riutilizzazione in loco come risorsa anziché rifiuto. Il trattamento di lavaggio da attuare punta, quindi, ad ottimizzare il riutilizzo successivo dei sedimenti trattati collocandone la gestione nell ambito della procedura amministrativa di cui all articolo 184 ter del DLgs 152/2006 e s.m.i. di cessazione della qualifica di rifiuto. È infatti evidente che l ottenimento di una Materia Prima Seconda (MPS) rende fruibile il sedimento non solo in ambito portuale, ma anche in altre opere di ripristino morfologico e nei lavori di completamento della bretella stradale, etc. L ambito normativo cui si fa riferimento prevede, però, il rispetto dei requisiti tecnici richiamati nel DM e s.m.i. ed in particolare, alla conformità al test di cessione di cui al DM 186/2006. Per di più, si sottolinea il processo di lavaggio del sedimento consente di superare il problema cloruri che, come è ben noto, compromette le caratteristiche di stabilità e durevolezza degli aggregati cementizi. È evidente che il materiale granulato da disperdere debba essere necessariamente stabile, durevole, oltre che ecocompatibile. In tal senso, appare quindi imprescindibile sottoporre ad un Pag. 19 di 38

21 trattamento di lavaggio il materiale proveniente dall escavo funzionale ad ottenere un prodotto fruibile in accordo con il progetto. Si propone, quindi, l adozione di un sistema di trattamento che contempli due stadi successivi che nel seguito vengono brevemente descritti: il primo stadio di trattamento del sedimento contemplerà il lavaggio con acqua (eventualmente additivata) dell intero volume di sedimento. Il lavaggio del sedimento consentirà, di fatto, di abbattere il carico contaminante maggiormente idrosolubile mediante il passaggio dalla fase solida a quella liquida di processo e di ottenere una materia prima secondaria consistente nella frazione granulometrica grossolana (sabbia) immediatamente fruibile in opere in situ ed ex situ. il secondo stadio di trattamento contemplerà, invece, la granulazione della sola frazione granulometrica fine (limo e argilla) in uscita dal primo stadio secondo la configurazione di processo già contemplata nei documenti progettuali. I granuli così ottenuti saranno, quindi, riutilizzati nell ambito del progetto come riempimento. Pag. 20 di 38

22 4.1.1 Impianto chimico fisico di lavaggio del sedimento Il trattamento chimico fisico di lavaggio proposto consentirà di trasferire i contaminanti, con particolare riferimento alla parte di contaminazione idrosolubile, dalla matrice solida a quella liquida acquosa che sarà quindi sottoposta trattamento. Il processo di lavaggio avviene per effetto di due meccanismi: la dissoluzione e la dispersione dei contaminanti nel liquido di estrazione (acqua). In funzione della tipologia di contaminazione si presuppone la possibilità di utilizzare quale fase liquida di lavaggio l acqua. Tale processo, a parere della scrivente, è adeguato al caso in esame in considerazione della tipologia di contaminanti. L impianto di lavaggio individuato ha una potenzialità di 120 ton/h di materiale in ingresso ed è inversamente proporzionale sia alla percentuale di inquinante che alla percentuale di frazione limo argillosa presente nel terreno da trattare. Per un terreno contenente una frazione argillosa non superiore al 30% si può considerare accettabile una portata di ton/h che, pertanto sarà possibile gestire le relative produzioni in tempi decisamente superiori a quelli previsti in progetto con margini di incremento tesi a ottimizzare il processo. Una siffatta potenzialità di impianto consentirà di fatto di ridurre drasticamente le tempistiche di progetto. Le parti a granulometria più fine (inferiore ai 65 μm) trascinate dal flusso di acqua di lavaggio, vengono riaddensate in due fasi successive una all altra, prima per decantazione naturale e in un secondo tempo, se necessario, con pressatura meccanica. La frazione inquinante viene in gran parte trasferita nella fase liquida (contaminazione idrosolubile) e adsorbita dalla frazione fine limo argillosa che può essere collocata a discarica o avviata ad ulteriori trattamenti. L impianto è in buona parte costituito da moduli trasportabili che vengono posizionati e collegati tra loro elettricamente e idraulicamente. Fa eccezione il decantatore che per le dimensioni, viene montato in opera. Le utilities principali necessarie per l impianto di lavaggio sono acqua ed energia elettrica. La gran parte dell acqua necessaria al processo (circa 250 mc/h) viene riciclata e recuperata Pag. 21 di 38

23 sull impianto (chiarificatore, filtri a sabbia, trattamento chimico fisico). È necessaria anche una portata di reintegro che generalmente oscilla tra i 5 e i 10 mc/h per compensare la quota perduta col terreno in uscita dall impianto che essendo lavato presenta una percentuale di umidità superiore al terreno in ingresso. Per quanto riguarda l energia elettrica, la potenza impegnata varia in base alla configurazione dell impianto, ma possiamo assumere come indicativo un valore di consumo tra 400 e 600 kwh. Si cita a titolo esemplificativo, un impianto tipo costituito dalle seguenti sezioni principali: Sezione di pretrattamento: in considerazione della necessità di separare l eventuale frazione grossolana dal sedimento da trattare e renderlo al contempo omogeneo potrebbe rendersi necessario un pretrattamento del sedimento che consenta di preparare una carica ottimale di alimentazione all impianto. La sezione di pretrattamento potrebbe essere costituita da un trituratore (con alimentazione elettrica e/o diesel) che ha la funzione di frantumare l eventuale frazione grossolana ed omogeneizzare il materiale agglomerato presenti nel sedimento rendendolo lavorabile dall impianto. Il pretrattamento potrebbe essere effettuato con ausilio di trituratore ed eventualmente deferrizzatore magnetico. Sezione di lavaggio: il sedimento, eventualmente pretrattato, viene alimentato al vaglio vibrante a tre piani, lavato con getti d acqua in pressione. La quantità di acqua immessa sul vaglio è tenuta ad un rapporto tra acqua e materiale solido che dovrà essere definita mediante opportune prove di laboratorio e pilota. Il vaglio vibrante è in grado di separare le frazioni granulometriche aventi dimensioni superiori ai 4 mm. Tale frazione verrà ulteriormente lavata, sempre in controcorrente con acqua, su una sfangatrice bialbero a pale e asciugata su un vaglio piano vibrante per poi essere inviata tramite nastro trasportatore al cumulo di materiale trattato in uscita dall impianto. Tale configurazione di impianto è necessaria in presenza di elevate quantità di agglomerati argillosi e pertanto, potrebbe non essere necessaria in considerazione della tipologia di sedimento di cui trattasi. La frazione granulometrica afferente a sabbie, limi e argille provenienti dal sottovaglio di lavaggio e dalla sfangatrice a pale convogliate dall acqua nella vasca del gruppo idrociclone, vengono riprese e pompate in pressione a circa 2 bar in un sistema di separazione dinamico chiamato appunto idrociclone. Dallo stesso escono selezionate le sabbie con granulometria da 65 micron a 4 mm. Le sabbie attraversano, quindi, una Pag. 22 di 38

24 batteria di celle di attrizione per favorire il distacco delle particelle inquinanti: tale fase è fondamentale per ottenere un elevato rendimento di separazione degli inquinanti. In uscita dalle celle di attrizione la sabbia viene convogliata in un classificatore a spirale il cui scopo è quello di separare le frazioni fini da quelle più grossolane e quindi inviate ad un vaglio vibrante asciugatore. La frazione più fine viene inviata tramite uno stramazzo posto nella parte inferiore del classificatore ad una seconda sezione di idrociclonatura che garantisce l allontanamento di eventuali frazioni residue inferiori a 65 micron. Dal secondo idrociclone la sabbia cade su un secondo vaglio piano vibrante dove dapprima viene lavata con getti di acqua fresca e infine, asciugata e scaricata su un nastro trasportatore per andare a formare un cumulo di materiale trattato in uscita dall impianto. Chiarificazione dell acqua di ricircolo e addensamento di limo e argilla: le acque di lavaggio, provenienti dagli overflow degli idrocicloni, contenenti le frazioni fini, vengono convogliate alla sezione di chiarificazione. Per favorire la chiarificazione ed addensare i solidi presenti si ricorre generalmente a polielettroliti flocculanti. I materiali solidi, per gravità, si depositano sul fondo mentre gli olii ed i corpi leggeri che galleggiano, formano una pellicola surnatante sopra il pelo libero. Il decantatore è dotato di un ponte girevole motorizzato a cui sono collegate le pale raschianti del fondo ed il sistema di scrematura superficiale. Il fango di fondo con una concentrazione media di 40 45% di solido secco viene estratto in modo automatico da una pompa volumetrica monolite, posizionata con l aspirazione al centro del decantatore. Il fango estratto dalla pompa viene trasferito in un serbatoio polmone agitato. L acqua chiarificata in uscita defluisce dalla parte alta periferica del chiarificatore nella vasca di raccolta e accumulo. Da questa vasca attingono le pompe di alimentazione della sezione di lavaggio del terreno. Gli eventuali oli surnatanti vengono raccolti e fatti stramazzare, tramite un apposito pozzetto di raccolta, in un serbatoio di accumulo. Una frazione dell acqua chiarificata (circa il 10 %) viene inviata ad un ulteriore trattamento costituito da una sezione di filtrazione a sabbia e da un eventuale trattamento chimico fisico. Questo allo scopo di ottenere una frazione sufficientemente pulita da poter essere utilizzata nella preparazione dei chemicals (flocculanti) e nel lavaggio delle sabbie. Il fango in uscita dal sedi flottatore viene accumulato in vasche di decantazione a monte dell impianto di granulazione. Per garantire il raggiungimento del grado di umidità ottimale per procedere con la granulazione del materiale in uscita dall impianto di lavaggio, è possibile prevedere un successivo trattamento di ispessimento del fango mediante addizione di acqua e calce ed avvio ad un impianto di pressatura. In tal modo è possibile praticare una Pag. 23 di 38

25 disidratazione del fango sino al 70 75% di solido secco. La pressa potrebbe essere del tipo a piastre (filtro pressa) in dotazione all impianto di lavaggio mobile per l esecuzione del lavoro con una potenzialità di 10 ton/h di solido secco. Il fango, una volta disidratato, viene caricato con pala gommata e portato nelle vasche di stoccaggio a monte dell impianto di granulazione. Figura 5 Schema impianto di trattamento del materiale dragato Figura 6 Panoramica impianto di lavaggio chimico fisico Pag. 24 di 38

26 4.1.2 Impianto di granulazione La frazione fine (limo e argilla) in uscita dallo stadio di lavaggio chimico fisico sarà sottoposta ad un ulteriore stadio di trattamento che consta essenzialmente in n. 4 stadi di processo (additivazione, granulazione, maturazione e distillazione) consentirà di ottenere materiale granulato che potrà, conformemente alle indicazioni progettuali, essere riutilizzato per il parziale completamento dell opera. La tecnologia presa in esame consiste in un processo di stabilizzazione solidificazione ad alta prestazione (High Performance Solidification Stabilization) per il trattamento di sedimenti contaminati in grado di fissare stabilmente i metalli pesanti in una matrice cementizia realizzata secondo i principi dei calcestruzzi ad alta prestazione e di rimuovere i contaminanti volatili e semivolatili. Il risultato è la trasformazione del terreno e del sedimento contaminato in un materiale granulare durevole, di buone proprietà meccaniche e ottima compatibilità ambientale. La forma granulare della matrice risultante dal processo rende questo materiale particolarmente adatto per il suo riutilizzo nei ripristini ambientali, come materiale per sottofondi e riempimenti e per la realizzazione di calcestruzzi non strutturali. Il prodotto finale del processo è sostanzialmente un conglomerato a base di leganti idraulici, caratterizzato da proprietà fisico meccaniche e dimensioni che ne consentono l agevole movimentazione e il possibile riutilizzo come sottofondi stradali, riempimenti ecc. A seconda delle caratteristiche geometriche del prodotto finale (conglomerato massivo o di piccola pezzatura) possono essere applicati i test previsti dalle norme standard per i conglomerati cementizi atti a verificarne le caratteristiche fisiche, meccaniche e di durabilità, anche nel lungo periodo. Per quanto riguarda le caratteristiche di compatibilità ambientale, devono essere applicati i test di cessione previsti dalle norme. Le caratteristiche meccaniche e i test di lisciviazione sono fondamentali per definire i criteri di accettabilità per la messa a dimora e/o il riutilizzo. L impianto ivi proposto potrebbe essere composto dalle seguenti sezioni: Pag. 25 di 38

27 N. 1 Linea di trattamento con solidificazione/stabilizzazione comprendente miscelazione intensiva, granulazione e vibro vagliatura. N. 2 Linee di trattamento con distillazione estrattiva comprendente distillatore estrattivo, circuito di riscaldamento, scambiatore di calore e sistema di condensazione. L impianto di granulazione è dotato di un sistema di controllo e comando centralizzati. Il controllo, il comando ed il funzionamento automatizzato degli impianti e di tutti i loro componenti elettromeccanici, oltre al loro azionamento manuale, sono assicurati tramite quadri elettrici centralizzati, completi di tutte le protezioni, i comandi e la strumentazione necessaria, per ridurre al minimo l intervento del personale. La sezione di solidificazione stabilizzazione è composta da una sezione di pretrattamento e trattamento del materiale, che poi viene avviato al vero e proprio impianto di granulazione e vibro vagliatura del materiale granulato. Di seguito ne sintetizziamo il processo: Sezione di pretrattamento e trattamento: Il materiale in uscita dall impianto di lavaggio di cui al precedente paragrafo viene accumulato in opportune vasche di decantazione/stoccaggio dove avviene, se necessario, una riduzione del contenuto d acqua. Il tenore ottimale di umidità per il processo di granulazione deve essere compreso, in generale, tra il 10 ed il 20% in peso del fango. Il materiale da trattare viene prelevato dall area di stoccaggio tramite idoneo mezzo dotato di benna e, qualora necessario, trattato con ossido di calce al fine di ridurre il contenuto di umidità rispettando i parametri ottimali per il processo. Il materiale, dopo l eventuale dosaggio con calce, viene inviato al miscelatore intensivo (miscelatore a vomeri) in cui viene immessa acqua, cemento e additivi nei rapporti e tempi definiti in base alle prove preventive. La portata oraria della macchina risulta essere pari a 10 ton/h di materiale da trattare. Gli additivi specifici sono prodotti a base di reattivi superfluidificanti, tensioattivi e reagenti complessati e consentono di ridurre l utilizzo di acqua nel processo di impasto; unitamente al cemento, garantiscono una migliore efficacia come legante e aumentano la resistenza meccanica del granulo da riutilizzare. Inoltre viene migliorata sensibilmente Pag. 26 di 38

28 la compatibilità ambientale del granulato ottenuto in quanto il reattivo superfluidificante riduce sostanzialmente la tendenza alla cessione del materiale. Con l aggiunta dei reattivi, del cemento e dell acqua nei modi e quantità stabiliti dalle prove preliminari, il materiale da trattare assume a fine ciclo una consistenza pastosa che deve essere posta a trattamento di finissaggio. Il mix design, i tempi ed i modi di miscelazione sono quelli individuati nel corso di prove preliminari a scala di laboratorio e pilota. Sezione di granulazione: L impasto ottenuto viene scaricato in automatico attraverso nastri trasportatori ai piatti granulatori in cui vengono ottenuti dei granuli sferoidali delle dimensioni volute: tale parametro è variabile a seconda della velocità di rotazione del piatto e dell inclinazione dello stesso: si va da un minimo di 2 mm (sabbia grossolana) fino ad una dimensione standard di 20 mm con una curva di distribuzione del tipo a gaussiana. I granuli ottenuti vengono quindi scaricati in continuo in un nastro trasportatore sul quale è previsto il dosaggio di un idoneo quantitativo di sabbia o di materiale granulare fine di recupero dalla sezione di vagliatura (30% 40% di materiale distaccante in peso rispetto al quantitativo di granuli prodotti). I granuli miscelati con materiale distaccante in superficie saranno poi inviati depositati in cumulo, tramite il nastro, nel bacino destinato allo stoccaggio intermedio del materiale granulare prodotto, da trattare termicamente. La sabbia agisce da strutturante e scarica il peso e quindi la pressione sul fondo cumulo mantenendo l integrità anche dei granuli posti negli strati inferiori. La sabbia, così dosata farà in modo che i singoli granuli in questa prima area di maturazione non si aggreghino tra loro ma che rimangano ben separati. Successivamente, per recuperare la sabbia, viene utilizzato un impianto di vagliatura al quale vengono portati i granuli tramite mezzo meccanico dotato di benna e caricati su una tramoggia e nastro trasportatore che perviene al vibrovaglio. Sezione di vibrovagliatura del granulato: Il granulato prodotto deve essere maturato nell idonea area di stoccaggio per un tempo sufficiente ad ottenere una consistenza Pag. 27 di 38

29 tale da evitare problemi durante la movimentazione. Il granulato maturato viene prelevato da un mezzo e scaricato alla tramoggia a servizio della sezione di vibro vagliatura che consente dunque di separare il granulato dalla sabbia/microgranulato in eccesso dosato nella sezione precedente. La perdita di sabbia è stimata pari a circa il 10% in peso rispetto al quantitativo di granulato prodotto, e pertanto viene adeguatamente reintegrata nel processo utilizzando i microganuli. Il granulato senza materiale distaccante viene inviato, tramite il nastro denominato, alla tramoggia a servizio della fase di distillazione estrattiva. Il materiale fine distaccante viene sempre riutilizzato per i cicli successivi e, qualora necessario, reintegrato con il microgranulato. I quantitativi di materiale fine, qualora non trattati termicamente nel corso delle lavorazioni quotidiane, verranno opportunamente gestiti e trattati termicamente a fine cantiere. La sezione di distillazione estrattiva, allo scopo di rimuovere le sostanze organiche volatili e semivolatili, è composta da un sistema di reattori; tale sezione sarà adottata qualora necessaria in base ai risultati delle prove di laboratorio e pilota. Il distillatore estrattivo è composto da una tramoggia di carico avente la funzione di polmone di accumulo, da un sistema di carico a tazze del materiale all interno di ogni reattore, da un reattori di distillazione, da un generatore di calore diatermico, uno scambiatore ad alette e un ventilatori centrifugo, da una torre evaporativa, da un sistema di trattamento del distillato ed un sistema di nastri per lo scarico dei granuli caldi. Il reattore viene riscaldato sino ad un valore ottimale per lo specifico processo (range di temperatura da definire in funzione delle prove di laboratorio e pilota per ogni singola partita di materiale in ingresso all impianto normalmente compreso tra i 130 C e 180 C fino a massimo 250 C) in atmosfera inerte a pressione assoluta di circa 110 kpa; la temperatura viene mantenuta costante per un periodo di tempo sufficiente per permettere la distillazione di tutti gli inquinanti principalmente organici ancora presenti all interno del granulato; tale operazione viene favorita dal fatto che una volta raggiunta la temperatura di lavoro il sistema viene messo in depressione a circa 4 kpa per favorire l efficacia di trattamento. Pag. 28 di 38

30 Una volta completata la carica di granuli del reattore, esso viene chiuso ermeticamente e viene attivato il circuito del vuoto. L aria aspirata sarà quella interstiziale dei granuli, ovvero l aria atmosferica. Una volta aspirata l aria, il gas inerte viene pompato nel sistema, e si procede quindi ad un primo riscaldamento a 100 C. L acqua presente in forma libera evapora e passa nel condensatore, dal quale viene successivamente scaricata. Il sistema viene poi nuovamente sottoposto a riscaldamento fino alla temperatura prestabilita (max. 250 C). Una volta stabilizzata la temperatura, viene riattivato il circuito del vuoto, che aspira il gas inerte vettore e i contaminanti organici volatilizzati. Il flusso di gas inerte contenente le sostanze distillate dai granuli presenti nel reattore viene convogliato in un condensatore ad acqua, dove si realizza il passaggio di stato di dette sostanze da aeriforme a liquido. L acqua di raffreddamento utilizzata nel condensatore viene continuamente ricircolata in un circuito chiuso su torre evaporativa, dove cede il calore sottratto nel condensatore. Il liquido ottenuto nel condensatore viene quindi scaricato in un separatore a fiorentina a due fasi, dove per gravità si separano le sostanze pesanti (principalmente acqua) da quelle leggere (idrocarburi, etc). Il condensato, a seguito della separazione della frazione leggera nel serbatoio a fiorentino, viene inviato ad idoneo centro di trattamento/termodistruzione a seconda delle caratteristiche chimico fisiche. Il gas inerte, che non viene contaminato dai distillati, viene cautelativamente inviato in un apposito filtro a carbone attivo e quindi ricompresso e riutilizzato nel nuovo ciclo. Il granulato al termine della distillazione viene scaricato dal fondo del reattore ed inviato, tramite idonei nastri trasportatori nell area di stoccaggio preliminare. Successivamente il materiale viene movimentato nell area di stoccaggio individuata per il materiale granulato stabilizzato da reimpiegare. Di seguito inseriamo immagini di repertorio inerenti la configurazione dell impianto di granulazione di cui trattasi. Pag. 29 di 38

31 Al termine della seconda fase del sistema Mapei HPSS il materiale granulare risulta decontaminato dai principali contaminanti organici, quali idrocarburi, policlorobifenili (PCB), esaclorobenzene (HCB), idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e metalli volatili quali il mercurio. I contaminati inorganici non volatili, quali piombo, arsenico, cadmio, rame, cromo, ecc. restano invece immobilizzati nella matrice cementizia del materiale granulare prodotto con la prima fase del sistema Mapei HPSS, che mantiene inalterate le sue caratteristiche meccaniche e di durabilità. Figura 7 Schema impianto di granulazione HPSS Pag. 30 di 38

32 Figura 8 Prodotto granulato stabilizzato Prove pilota per definire la configurazione dell impianto di trattamento (lavaggio e granulazione) Il sistema Mapei HPSS è un processo industriale integrato di trattamento ex situ (nello stesso luogo di bonifica) di terreni e sedimenti contaminati in grado di fissare stabilmente i metalli presenti in una matrice cementizia realizzata secondo i principi dei calcestruzzi ad alta prestazione e di rimuovere i contaminanti volatili e semivolatili. Il risultato finale è la trasformazione del terreno e del sedimento contaminato in un materiale granulare durevole, di buone proprietà meccaniche, nettamente superiori a quelle ottenibili con i tradizionali processi, e di ottima compatibilità ambientale. Il materiale prodotto con il sistema Mapei HPSS può così essere riutilizzato per molteplici applicazioni come per esempio riempimenti, rinterri, calcestruzzi non strutturali, ecc. La sua forma granulare lo rende, infatti, particolarmente adatto per il suo riutilizzo nei ripristini ambientali. Pag. 31 di 38

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