Documenti FLAI. Settore Agroalimentare LA FILIERA AGROALIMENTARE
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1 PER USCIRE DALLA CRISI E GUARDARE AL FUTURO SERVE UNA POLITICA INDUSTRIALE Le proposte della Cgil Documenti FLAI Settore Agroalimentare LA FILIERA AGROALIMENTARE Giovedì 8 Ottobre 2009 Sala del Tempio di Adriano Piazza di Pietra - Roma
2 LINEE DI POLITICA INDUSTRIALE L intero comparto agroalimentare evidenzia una debolezza strutturale determinata da: - carenza di investimenti in innovazione di prodotto e di processo - frazionamento delle imprese - incapacità di operare per filiera, distretto - debolezza finanziaria la struttura delle imprese e l incapacità di aggregazione ha favorito, soprattutto nella fase di trasformazione la penetrazione indiscriminata delle grandi multinazionali del settore (basti pensare alla Nestlè che fattura 85 miliardi di ) L agroalimentare italiano è condizionato, per usare un eufemismo, dalla penetrazione della delinquenza organizzata (frodi, dubbia provenienza della materia prima, caporalato) e dalla mancanza di una legislazione di garanzia e dei controlli necessari Il settore è altresì condizionato dalla politica agricola comunitaria (PAC) e dalla Organizzazione Comunitaria dei Mercati, nonché dal WTO che, in mancanza di regole e provvedimenti condivisi, ha aperto una competizione tutta basata sul taglio dei costi a scapito della qualità e del lavoro. L agroalimentare italiano ha il valore aggiunto nella tipicità e qualità di alcune produzioni sulle quali dobbiamo far leva per una competizione fondata sulla via alta dello sviluppo. Gli interventi devono vertere su: - protocolli e progetti di filiera in grado di favorire l aggregazione, la gestione mirata delle risorse private e pubbliche, la qualità del lavoro, l alienazione dei soggetti che fanno profitti nelle aree grigie e nere del sistema economico e produttivo, la tracciabilità e la certificazione dei prodotti - qualificazione dei distretti - piani industriali di azienda e di gruppo - ricerca sulle proprietà organolettiche dei prodotti, sugli imballi, sulle nuove tecnologie legate alla raccolta ed alla trasformazione - nuova legislazione di riferimento che favorisca l aggregazione ed impedisca lo sciacallaggio sui marchi - intervento dello stato sul fronte della legalità e del sostegno al lavoro buono - riconversione agroenergetica Strumenti: - CCNL - Contrattazione articolata - Contrattazione di filiera e/o distretto - Tavoli istituzionali con i Ministeri interessati (Agricoltura, Ambiente, Sviluppo Economico, Lavoro - Protocolli di settore - Commissione Europea - Formazione
3 SCHEDA SULLA CRISI ECONOMICA SULL INDUSTRIA ALIMENTARE ITALIANA Aumento della cassa integrazione, blocco dei piani industriali e di investimento, minor accesso al credito, riorganizzazioni e cessioni di ramo d azienda, minor qualità delle materie prime utilizzate. Sono questi alcuni degli effetti tangibili che la crisi economico-finanziaria globale sta producendo sull industria alimentare italiana. Il settore è particolarmente esposto all andamento negativo dell economia sia nazionale che globale e l anticiclicità strutturale lo espone ad effetti della crisi che si scaricano nel medio periodo Tra il 2008 ed il primo semestre del 2009 si è registrata una sostanziale contrazione delle produzioni, con una diminuzione per il settore delle industrie alimentari, delle bevande e dei tabacchi stimata al 2,3%. Le aziende alimentari italiane sono particolarmente esposte al credito e hanno, nei casi dei gruppi industriali e di grandi aziende, compartecipazioni azionarie particolarmente rilevanti al loro interno di fondi e banche. In questo quadro è da registrare una sostanziale difficoltà da parte delle medie e piccole imprese dell agro-alimentare ad attivare le linee di credito in grado di sostenere gli investimenti. E anche per questo motivo che le aziende hanno di fatto bloccato l attuazione dei piani industriali e di investimento, annunciando alle parti sociali di attendere tempi migliori per onorare gli impegni condivisi sul futuro dello sviluppo produttivo ed occupazionale dell agro-alimentare. Il ricorso alla cassa integrazione ha subito un aumento sostanziale stimato intorno al 70% rispetto all anno precedente (Giugno 2008/Giugno 2009 Giugno 2007/Giugno 2008) Tale andamento è da ricondurre all esigenza da parte delle imprese dell industria alimentare di operare processi di riorganizzazione e di ristrutturazione industriale innescati dall inizio della crisi. Molti sono i gruppi che stanno dando vita a processi di riorganizzazione e razionalizzazione. Ne sono degli esempi le operazioni che stanno coinvolgendo la multinazionale Coca-Cola, intenta a fondere nel suo gruppo la Socib, e il gruppo Civ&Civ-Cantine Riunite, che si stanno accorpando. Il fenomeno colpisce particolarmente le regioni del sud Italia, utilizzate come vittime sacrificali per superare la crisi e i cui siti produttivi sono indicati, in molti casi, tra quelli da dismettere. In sostanziale aumento è, inoltre, l utilizzo della mobilità e il ricorso alla flessibilità delle prestazioni lavorative. Tutti i grandi gruppi dell industria alimentare sono interessati dalla crisi. Alla Barilla, Ferrero e Heineken sono aumentate le fermate e l utilizzo della flessibilità d orario per evitare la Cigs. Cassa integrazione che è già utilizzata alla Campari, alla MisterDay, alla Colussi di Vittorio Veneto, alla Granarolo, alla Nestlè. Nei gruppi Heineken, Mignini-Petrini, Granarolo, Parmalat, Nestlè e Unilever sono state aperte le procedure di mobilità in alcuni siti. Sono stati, invece, già chiusi stabilimenti dei gruppi Bunge, Arena, Conserve Italia, Carlsberg e ancora Granarolo. Anche le multinazionali, come Nestlè o Unilever, stanno subendo i contraccolpi della crisi e già da anni hanno cominciato a dismettere produzioni e ad utilizzare il nostro paese per la sola commercializzazione dei propri prodotti.
4 Alcuni settori, poi, sono stati interessati da processi di ristrutturazione dettati dalle riforme europee dell Organizzazione comune di mercato. E il caso del settore saccarifero, del tabacco, vitivinicolo e del pomodoro. Sono i lavoratori dello zucchero che rischiano di perdere il proprio posto di lavoro, quelli del tabacco, quelli del vitivinicolo. Per quanto riguarda il pomodoro hanno, finora, chiuso 40 piccole aziende ma a rischio sono, complessivamente, lavoratori. In difficoltà, dato il sensibile calo dei consumi, sono i gruppi del settore delle acque e delle bevande come Spumador, S.Pellegrino e Ferrarelle. I dati relativi alla crisi e a tutti i fattori che la determinano hanno creato nelle aziende alimentari italiane una minore liquidità, portandole ad aumentare le voci di spesa da tagliare. Tra queste vi sono la sicurezza sul lavoro e la sicurezza alimentare. Sulla prima se vengono meno gli investimenti previsti dai piani industriali vengono meno anche le risorse volte alla formazione professionale e alla messa in sicurezza degli impianti. Sulla seconda, invece, si sta assistendo ad un sensibile peggioramento della qualità delle materie prime utilizzate, rischiando così di minare i presupposti di un industria che ha fatto della qualità delle sue produzioni il requisito obbligatorio per poter competere sui mercati sia nazionali che globali. A subire maggiormente gli effetti dell involuzione del comparto agroalimentare sono le categorie di lavoratori più deboli ed esposte come i lavoratori a tempo determinato, le donne o extracomunitari. Nel caso dei lavoratori a tempo determinato essi perdono di fatto il proprio diritto ad ottenere una prelazione sul posto di lavoro, come sancito dai contratti nazionali dell industria e della cooperazione alimentare. Il lavoro a tempo determinato o stagionale ha un incidenza media del 50% e oltre nell industria alimentare. Nel settore delle conserve vegetali esso è del 70%, in quello delle conserve animali è del 20%, del 50% in quello del fresco e dei gelati, del 40% nel dolciario, del 30% in quello delle bevande mentre in quelli del latte e della pasta si stima sia tra il 25-30%. I lavoratori extra-comunitari, invece, contribuiscono fattivamente ad innalzare il numero degli occupati nel settore e si stima siano, specie in alcuni settori, circa il 50% della manodopera, come ad esempio nella macellazione e nell avicolo. Questi, come è noto, sono l anello debole della catena e, per loro, alla perdita del posto di lavoro corrisponde la perdita del diritto a vivere e soggiornare nel nostro paese. OSSERVAZIONI SU FINANZIARIA 2010 PER SUPPORTO POLITICHE DI SETTORE E INDUSTRIALI Premesso quanto sopra ne consegue: - è necessario prevedere la conferma delle agevolazioni previdenziali per le aree montane e svantaggiate che tagliano i contributi al 32% nelle aree svantaggiate e al 25% in quelle montane. In prospettiva vanno trovate le risorse per avviare una verifica complessiva per il riordino del sistema contributivo agricolo che tenga conto anche dei parametri occupazionali.
5 - è opportuno rifinanziare il Fondo di Solidarietà. Questo strumento rappresenta una occasione concreta per le imprese agricole di disporre di un sostegno per l accesso agevolato al mercato assicurativo e rappresenta un valido sostegno per le imprese che stipulano polizze a copertura dei rischi di perdite produttive per avversità atmosferiche, epizoozie, malattie delle piante e infestazioni parassitarie. Lo scippo di 850 milioni di euro ha lasciato privo il settore per una parte del 2008 e per il 2009 dello strumento per il rafforzamento delle filiere e per gli interventi straordinari, soprattutto al Sud che registra tra l altro un forte calo dell occupazione (-8.7%). - è necessario confermare il provvedimento di estensione alle imprese agricole individuali della «Tremonti ter» per la defiscalizzazione degli investimenti in macchinari. È opportuno però che gli investimenti finalizzati al rinnovo del parco macchine aziendale siano indirizzati anche nell ottica dell obiettivo del miglioramento delle condizioni di sicurezza sul lavoro come peraltro già concordato nell ambito del processo revisione dei PSR dell Health Check. - È necessaria l attivazione del PAN (Programma Attuativo Nazionale) Competitività sistemi agricoli e rurali che rappresenta lo strumento operativo dei FAS. La sua operatività in particolare permetterà: 1) la realizzazione di Contratti di Filiera e di Distretto che promuovano investimenti per la competitività e innovazione nel settore agroalimentare; 2)accordi di Programma Quadro promossi da Regioni per la realizzazione di progetti di valorizzazione e di recupero del patrimonio forestale italiano; 3) il sostegno a piani aziendali di ricambio generazionale; 4)un approccio partenariale, nell ambito del Comitato di Indirizzo, all implementazione delle azioni programmatorie prevedendo un coinvolgimento continuo dei partner economici e sociali nelle fasi di attuazione, monitoraggio e valutazione previste dal piano. Inoltre il disposto contenuto al comma 5, art. 2, interpretando il portato normativo del 1972, definisce il salario pensionabile per gli operai che maturano il diritto alla pensione con contributi derivanti da lavoro agricolo non quello calcolato sulla base delle retribuzioni medie dell anno in cui si presenta la domanda, ma quello dell anno precedente. Tale interpretazione sancisce, nei fatti, che le pensioni degli operai agricoli devono essere diverse e ridotte rispetto a quelle degli altri lavoratori dipendenti. Posizione questa assolutamente non accettabile. L anticipazione a ottobre del disaccoppiamento totale nel tabacco e lo stallo nel progetto di riconversione dei 15 zuccherifici, per i quali vanno in scadenza entro l anno anche gli ammortizzatori sociali, potrebbe significare un impatto occupazionale in questi settori di circa posti di lavoro. E necessario quindi definire le risorse idonee che collegate con gli opportuni snellimenti burocratici diano risposte certe, e assumere i progetti di riconversione come progetti di interesse nazionale.
Allegato alla DGR n. del
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