NOTIZIARIO GRUPPO MINERALOGICO "AUSER" CECINA (LI)

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1 NOTIZIARIO GRUPPO MINERALOGICO "AUSER" CECINA (LI) Cerreto Piano - Area Direzionale foto M. Magni Anno 5 - n 18 (Ottobre/Dicembre 2008) Cerreto Piano - Area lavorazione del minerale foto M. Magni

2 Gruppo Mineralogico "AUSER" SOMMARIO Articolo: Foto: Magni Massimo Guarguagli Massimo Magni Massimo Alberto Ghelardini G.AUSER-Cecina Anno 5 N 18 Notiziario trimestrale a cura del Gruppo Mineralogico "AUSER" di Cecina (Li) Ottobre/Dicembre 2008 Per ricevere i numeri del Notiziario e per inviare eventuali articoli scrivere a : GRUPPO MINERALOGICO "AUSER" Casella Postale, Cecina (Li) tel. 0586/ fax 0586/ Escursione sui siti minerari di Cerreto Piano Pereta/Zolfiere nel Comune di Scansano (Gr) 1 Introduzione 1 Itinerario 1 Miniera di Cerreto Piano 2 Miniera di Pereta - Zolfiere 7 Attività Gruppo 19 Manifestazioni 20 Curiosità Mineralogiche 21 Scala di Mohs 22 Foto copertina: Si ringraziano per la collaborazione: "Tozzo" di Cinabro (circa 5x5 cm.) - Cerreto Piano Discarica Piccola (Foto M. Magni) Tutti i Soci del G. M. "AUSER" e chiunque voglia darci una mano alla pubblicazione del Notiziario (Stampato in proprio) dr. PAOLO ORLANDI: MARCO SORELL: MARCO SORELLI: Bibliografia: Una nuova specie mineralogica toscana Conferenza 18/12/06 La Limonaia (Pi) Dal Bollettino della Società Storica Maremmana Fascicolo speciale n.49 Grosseto Note sulle aree minerarie della Maremma toscana Memorie G. M. Romano

3 INTRODUZIONE ESCURSIONE SUI SITI MINERARI DI CERRETO PIANO PERETA/ZOLFIERE NEL COMUNE DI SCANSANO (GR) Il mese di Novembre è notoriamente un periodo poco favorevole per uscite sul territorio dedicate alla ricerca di campioni minerari ma, dato che il coraggio non manca, abbiamo programmato una escursione Domenica 9 sulle località minerarie di Cerreto Piano e Pereta-Zolfiere site nel Comune di Scansano in Provincia di Grosseto: per l estrazione del Cinabro la prima e dello Zolfo nonché della Stibina o Antimonite la seconda. La gita, iniziata sotto cattivi auspici per una insistente pioggerella di prima mattina, si è poi risolta felicemente sotto un sole primaverile per tutta la giornata trascorsa sul campo. La strada, in verità molto stretta, si snoda tra vallate e colline a vigneti ed uliveti per circa 9 km. sino a intravedere la struttura metallica di un pozzo minerario che si eleva dalla campagna: il pozzo Olga della miniera di Cerreto Piano. Si giunge all area dedicata alla ricerca dopo circa 200 mt. di una carrareccia a destra della Provinciale. Prima di giungere alla carrareccia si notano sulla sinistra i fabbricati del villaggio minerario con le caratteristiche di autosufficienza, come abbiamo avuto modo di appurare, proprie delle comunità minerarie che si sono sviluppate nel secolo scorso comprendendo, oltre alle strutture dedicate alla vera e propria lavorazione, anche i fabbricati adibiti ad uffici, abitazioni per il direttore e maestranze, ambulatorio, mensa ed officina. Al ritorno, dopo circa 3 km., oltrepassato di poco il bivio per Pomonte, deviamo a sinistra per una sterrata che ci porta, dopo circa 2 km., ad uno slargo in prossimità della sbarra di accesso alla miniera di Pereta-Zolfiere. Dalla sbarra, a piedi si percorrono circa 500 mt. prima di arrivare alla piccola discarica di valle oppure circa 1 km. per trovarsi nell area di conferimento principale a monte. Le aree non sono perimetrate ma occorre evidenziare la presenza di cartellonistica, per ovvi motivi di proprietà e sicurezza, atta a precludere l accesso agli estranei. Miniera di CERRETO PIANO Notizie Storiche SR 322 L attività mineraria nei comuni di Scansano e Magliano ha costituito in passato un fatto di grande rilievo sotto il profilo economico e sociale. SP 103 ITINERARIO Fig.: 1 Ubicazione dei siti minerari nel Comune di Scansano Uscendo da Cecina prendiamo la S.S. 1 sino allo svincolo di Grosseto Est per poi inserirsi sulla S.R. 322 delle Collacchie e, dopo circa 26 km., arrivare all abitato di Scansano passando per Istia d Ombrone e Pancole. Qui, seguendo le indicazioni per Magliano, Orbetello e la S.R. 74 prendiamo, dopo circa un chilometro appena usciti dal ponte sul fosso Carpineta, a destra per la S.P. 103 verso Salaioli. 1 Fig. 2 Cerreto Piano - il pozzo "Olga" foto M.Magni Il giacimento fu scoperto nel 1898 dall Ing. Jasinski, già direttore delle miniere del Cornacchino e di Cortevecchia sul Monte Amiata. Egli rinvenne, in una formazione quaternaria di ciottoli alluvionali, alcune masserelle, della grossezza media di un pugno più o meno arrotondate e pesantissime, costituite quasi per intero da cinabro misto a sabbia silicea. 2

4 Lo strato di sabbie cinabrifere fu individuato nel 1909 ed i lavori proseguirono, dando luogo alla produzione di mercurio nel 1910, tramite un forno a storte. La miniera, deceduto l Ing. Jasinski nel 1917, fu ceduta alla Banca Italiana di Sconto che nel 1919 vi impiantò un forno Cermak-Spirek: nel 1921 la banca fallì e la miniera di Cerreto Piano fu abbandonata. I lavori furono ripresi nel 1927, con la fondazione della S.I.A.M. (Società Italiana Anonima Mercurio), dal Comm. G. Ricciarelli di Castellazzara sino al 1937 quando la miniera fu ceduta al Gruppo Armenise acquirente anche della miniera del Siele sul Monte Amiata. Da qui la miniera, con alterne vicende e l adozione di impianti moderni, per l epoca, non riuscì a compensare le speranze degli imprenditori nonostante i loro sforzi e la massiccia ricerca: ebbe un massimo produttivo intorno al dopodiché la produzione andò decrescendo per l esaurirsi delle zone più ricche. Le spese sostenute per l introduzione dell impianto di flottazione e dei forni Pacific - i primi in Europa per il mercurio - nonché la morte improvvisa dell Amministratore Delegato (1964) furono decisive per le sorti della miniera di Cerreto Piano dato che la subentrata nuova amministrazione non ritenne opportuno proseguire nelle attività, a seguito anche alla crisi del mercato del mercurio, per cui alla fine del 1970 la S.I.A.M. chiese di fermare gli impianti per la loro manutenzione. Questo provocò profonde agitazioni sindacali ma, nel marzo 1971, la società rinunciò alla concessione mineraria e da allora la miniera è stata abbandonata. Ubicazione e morfologia del territorio L area mineraria di Cerreto Piano si trova in Provincia di Grosseto tra i comuni di Scansano e Magliano nella zona compresa tra i fossi Vivaio, a Est, e Turbone, a Ovest, a circa 9 km. a S.S.E. del paese di Scansano, a circa 4 km. a Est dal paese di Pereta ed a circa 15 km. da Montemerano. E circondata dalle alture di Monterozzo, dalle Zolfiere di Montedonico, dalle Acquilaie e, verso S.S.E., dal piccolo altipiano di Monte Aperto e Ghiaccio Forte che la racchiudono quasi nel fondo di una conca. - Dati certi sull attività svolta si hanno dal 1929 a tutto il 1970 nel cui periodo sono state prodotte in totale bombole di mercurio. - Gli anni più proficui della produzione di mercurio vanno dal 1946 al 1950 con bombole prodotte per un totale di ,5 kg. di Hg; a questo periodo corrispondono giornate lavorative con un tenore di mercurio del minerale trattato pari allo 0,55%. - La produzione di mercurio più bassa è riscontrabile nei 5 anni che vanno dal 1966 al 1970 con bombole prodotte per un totale di ,5 kg. di Hg cui corrispondono giornate lavorative con tenore di Hg del minerale trattato pari allo 0,16 %. Fig.: 4 Ubicazione dei siti minerari Fig. 3 "Tozzi" di cinabro (magg. 12,5x7,5 cm.) foto e coll. M.Magni 3 Il giacimento è compreso in uno strato di sabbie silicee plioceniche contenenti cinabro con a letto i galestri eocenici ed a tetto, fino a giorno, argille del pliocene. Lo strato, rotto frequentemente da faglie che dall affioramento, da cui ebbero inizio i lavori minerari, lo inabissano fino a 2170 mt. dalla superficie nella zona più depressa (pozzo Olga ), risale man mano sino alla profondità di 120 mt., quasi al livello del mare, con una potenza di 6-8 mt. nella parte esplorata ed è costituito da tanti piccoli straterelli di sabbia a differente granulometria, quasi sempre nettamente divisi fra loro da una sottile patina argillosa e giallastra per lo zolfo ivi presente. Il cinabro si trova prevalentemente nelle sabbie a granulometria piuttosto grossolana, quasi sempre sotto forma di noduli (talvolta alla notevole concentrazione del 35%- 40% di mercurio) ed assai più raramente diffuso nelle sabbie stesse. La coltivazione veniva effettuata in galleria con abbattimento mediante volata di mine. Dal materiale abbattuto, costituito prevalentemente da sabbia, erano facilmente cernibili i blocchi di cinabro denominati Tozzi - rotti ma non disfatti dalle mine, mentre nella sabbia rimanevano i frammenti minuti di Ricco e, ove esistente, il cina- 4

5 bro della mineralizzazione diffusa sempre accompagnato da marcassite (Solfuro di ferro) in quantità circa doppia del cinabro stesso. Il mercurio contenuto nel Ricco di cernita rappresentava il % della produzione totale; il resto si otteneva dal minerale disperso nelle sabbie abbattute con tenore che si aggirava sul 5 per mille. Fig. 7 "Canalone" di ricerca foto M.Magni Fig. 5 Discarica Calanchi foto M.Guarguagli Area di ricerca Oggetto della nostra ricerca sono appunto i Tozzi : masserelle mineralizzate di varia dimensione e tenore di cinabro che si trovano, quale residuo, disperse nella massa sabbiosa estratta dalla miniera e conferita come inerte nell area di discarica sottostante il pozzo Olga. Le sabbie, data la loro consistenza, sono oggetto di un forte dilavamento da parte Fig. 6 Discarica Area di ricerca foto M.Magni 5 Fig. 8 Tozzi di cinabro sul fondo di un "Canalone" foto M.Guarguagli 6

6 degli agenti atmosferici con formazione di ripide scarpate e calanchi ed è qui, specialmente all interno di questi ultimi, che possiamo incontrare reperti di un qualche pregio: interessanti se non altro per la loro provenienza storico-geomorfologica. La ricerca non è esente da pericoli dato che le pareti sabbiose dei calanchi possono cedere e quindi precipitare sul fondo con evidenti rischi per l incolumità delle persone specialmente a seguito di piogge abbondanti. Come si può notare dalle foto di figg. 5 7, la zona dedicata alla ricerca dei Tozzi presenta non poche difficoltà per la particolare morfologia del materiale in discarica: i campioni si possono reperire, specialmente dopo forti piogge che li hanno trasportati in zone basse, sul fondo dei canaloni frammisti a blocchi calcarei metamorfizzati, oppure in parete se abbiamo la fortuna di scorgerli tra le sabbie degli scoscendimenti. Miniera di PERETA ZOLFIERE Notizie storiche In epoca storica alla civiltà Etrusca, popolo di veri maestri nell arte della lavorazione dei metalli, era certamente nota una gran parte dei giacimenti minerari toscani. Tra questi si ricordano i giacimenti di zolfo, antimonite e cinabro di Pereta e di Zolfiere che probabilmente furono coltivati fin dal 5 secol o A.C. Ai giacimenti antimoniferi peraltro era rivolto poco interesse considerando che la scoperta dell antimonio metallico è avvenuta solamente nel sedicesimo secolo, ad opera del monaco alchimista Basilio Valentino. Non possiamo però escludere almeno un impiego per uso cosmetico poiché, in epoca romana come ci riferisce Plinio, le donne si servivano del solfuro di antimonio, ridotto in polvere ed impastato con olio, per tingersi le ciglia. È molto probabile quindi che il giacimento antimonifero di Pereta fosse noto in epoca romana molto prima del sedicesimo secolo. A conferma è accertato un intervento romano di coltivazione, nel corso della guerra contro Pirro (vittoria romana sui Volcenti) e, successivamente, in epoca agustea; i lavori furono successivamente ripresi ai tempi delle contee (Contea Aldobrandesca 1274 e Contea Sforzesca 1450), continuati dai granduchi di Lorena (1735), proseguiti intensivamente e razionalizzati in epoca napoleonica (1816) quindi perfezionati dal Granduca Leopoldo II (1824). Vedasi anche la letteratura tecnica riguardante antiche e saltuarie lavorazioni per antimonite e zolfo, risalenti al Medio Evo, e riferita all <antica miniera di Pereta>. Esiste una curiosa leggenda secondo cui Antimonio deriva da Antimonaco : pare, infatti, che, nel primo medioevo, vi fossero alcuni frati che utilizzavano delle posate fatte con questo metallo. I frati, dopo aver mangiato, sarebbero stati oggetto di gravi disturbi senza comprenderne l origine sino all intervento di un medico che li mise in guardia contro una proprietà dell antimonio: quella di essere un emetico, cioè di favorire il vomito. E da allora che questa sostanza avrebbe preso il nome di antimonaco. Al contrario di quello di Pereta, gli etruschi e i romani conoscevano certamente il limitrofo giacimento di Zolfiere da dove venivano estratti lo zolfo e il cinabro dei quali si facevano svariati usi. A testimonianza di un certo sfruttamento minerario da parte di questi popoli è il ritrovamento in alcune gallerie di utensili e manufatti di costruzione molto antica. Anche nel tardo medioevo ed in pieno rinascimento, le coltivazioni furono effettuate per zolfo e cinabro. 7 A conferma di ciò è la presenza di un forno d epoca medicea, situato nel cortile di una casa colonica posta a breve distanza dal giacimento solfo-cinabrifero. Negli ultimi anni del diciottesimo secolo l attività estrattiva dello zolfo fu piuttosto intensa, anche se condizionata dalla presenza nel giacimento di sacche gassose costituite da anidride carbonica e anidride solforosa. Nel 1816 sotto il dominio francese furono estratti quintali di zolfo poi, nel 1838 dopo una sosta di circa un ventennio la produzione riprese per estinguersi nuovamente verso gli anni ottanta dello stesso secolo. Lavori in sotterraneo vennero infine eseguiti, in modo discontinuo, dal 1930 al 1942 quando 6 minatori perirono a seguito di esalazioni mefitiche: da qui la decisione di procedere alla coltivazione a cielo aperto (Fig.: 10), demolendo il tetto minerario, tra il 1960 e il 1970 anno in cui cessò l attività la vicina miniera di mercurio di Cerreto Piano esercitata dalla stessa società. Ubicazione e morfologia del territorio Come già accennato, il giacimento di Pereta Zolfiere (circa 500 metri dal podere delle Zolfiere ) è ubicato nell omonima località in prov. di Grosseto a circa 5 Km. verso S.S.E. di Scansano ed a circa 3 Km. verso Est dall abitato di Pereta, da cui è separato dallo spartiacque formato dai P.gi della Fornace, nelle vicinanze del Fosso Turbone. Fig. 9 Camino del forno di Zolfiere foto M. Magni In ambedue le zone (Zolfiere e Pereta) si segnala la presenza di putizze, relitti di un preistorico vulcanismo, tuttora attive anche se sul territorio non vi sono particolari segnali che evidenzino le loro emanazioni gassose. La mineralizzazione antimonifera, con assenza quasi totale di cinabro, è riscontrabile in una ganga di calcare retico sicilizzato, affiorante nella parte meridionale, con apparente forma di un dicco avente dimensioni massime di circa 500x150 metri, disposto longitudinalmente nel senso Nord-Sud, delimitato su due lati da sabbie e 8

7 conglomerati pliocenico quaternari e sugli altri due lati da detriti quarzosi. I lavori più recenti sono fatti risalire ai periodi , , , qui effettuati in sotterraneo ed al con estrazione a cielo aperto. Con questi ultimi lavori il supposto dicco quarzoso è stato in parte messo allo scoperto mediante due grosse trincee, riscontrando purtroppo scarsa stibina e più abbondanti minerali ossidati con zolfo e marcassite. Non si conoscono i dati produttivi di questa miniera, tranne quelli relativi ai due ultimi periodi di attività ma l equivalente in metallo del minerale estratto non deve avere raggiunto il migliaio di tonnellate complessive. Dal punto di vista mineralogico, la località è famosa per la presenza di rari minerali secondari dell antimonio, in primo luogo la Peretaite e la Coquandite, quali nuove specie mineralogiche ivi riconosciute, e la Klebelsbergite come prima segnalazione in Italia. Sono limitate le specie mineralogiche segnalate nella discarica della miniera zolfocinabrifera di Zolfiere anche perché la quasi totalità del territorio su cui è collocata, è stata ricoperta dai materiali provenienti dalle escavazioni della miniera antimonifera di Pereta. Sono segnalate, in letteratura ma senza alcun valore collezionistico salvo che per il cinabro, le seguenti specie: anidride, aragonite, calcite, cinabro, fluorite, gesso, halotrichite, marcasite, pirite, quarzo e zolfo. barite, berthierite, calcite, cervantite, cinabro, coquimbite, dolomite, fluorite, gesso, goethite, greigite (melnikovite), halotrichite, idroromeite, jarosite, marcasite, metastibnite, pickeringite, pirite, quarzo, realgar, roemerite, senarmontite, stibiconite, valentinite, voltaite, e zolfo. Area di ricerca Sono praticamente due le zone dedicate alla ricerca di campioni: La prima si trova in prossimità delle antiche gallerie di estrazione del materiale, oggi a cielo aperto, al limitare dei campi a coltivazione agricola. La seconda, la principale, a circa un chilometro di distanza e circa 50 metri più in alto, si trova praticamente su di un pianoro soprastante il Fosso Vivaio. La ricerca ha occupato parte della mattina e tutto il pomeriggio, sino quasi al tramonto, data la quantità del materiale a disposizione e l ampiezza delle aree di discarica. La zona è stata, in passato ed in tempi recenti, oggetto di attenzione da parte di ricercatori e collezionisti che hanno praticamente depredato i campioni più rappresentativi delle mineralizzazioni offerte dal sito. Fig. 10 Resti di galleria di coltivazione foto M.Guarguagli La discarica della miniera antimonifera di Pereta è stata invece prodiga sia per la quantità che per la qualità delle specie mineralogiche ad oggi osservate: tanto da farla ritenere, a livello mondiale, una delle più importanti località ove presenti i minerali di ossidazione della antimonite ed altre specie rare quali minyulite, tripuhyite, mopungite, fluellite, gearksutite, klebelsbergite, oltre alla peretaite (Cipriani et al., 1980) e alla coquandite (Sabelli et al. 1992), specie mineralogiche rinvenute per la prima volta al mondo in questa località. Gli altri minerali osservati sono, in ordine alfabetico: anidride, antimonite, aragonite, 9 Fig. 11 Pereta Panoramica Discarica Bassa foto M. Magni La ricerca, che ieri poteva semplicemente compiersi verificando la presenza di blocchi mineralizzati e procedere alla loro rottura controllando la presenza di geodi ed il loro contenuto anche solo a vista, oggi i materiali scartati, provenienti da molti decenni di ricerche, ricoprono i vecchi blocchi ancora integri per cui, prima di poter iniziare qualsiasi attività, è necessaria una preventiva opera di sgombero dai materiali più recenti. Dopodiché una buona lente è necessaria per l osservazione e l analisi visiva dei campioni. I minerali si rinvengono nei blocchi di ganga calcitica o quarzosa, e bisogna fare attenzione soprattutto quando questi ci appaiono colorati dalla presenza di zolfo oppure presentano venature e noduli contenenti antimonite o suoi sali di alterazione. 10

8 Comunque con pazienza, olio di gomito e con l aiuto di un buon mazzolo è possibile, tra schegge e odore di zolfo, incontrare qualche reperto che possa appagare la fatica anche se rinvenire buoni campioni nell area delle discariche non è propriamente cosa semplice. Fig. 12 Pereta Panoramica Discarica Alta foto M.Guarguagli Fig.: 14 - I partecipanti alla spedizione da destra: C. Marchi, M. Guarguagli, M. Magni foto M. Guarguagli Fig. 13 Pereta Panoramica Discarica Alta foto M.Guarguagli Fig.: 15 - Discarica Alta - Putizza attiva foto M. Magni 11 12

9 Fig Antimonite con Metastibnite e Stibiconite foto e coll. M.Magni Fig. 19 Cristalli prismatici di Antimonite su quarzo (Discarica Alta) (Discarica Alta) foto e coll. M.Guarguagli Fig Cristalli prismatici di Antimonite foto e coll. M.Magni 13 14

10 Fig Geode con quarzi (magg. 20 mm) foto e coll. M.Magni Fig Klebelsbergite su Antimonite(campo 10 mm) foto e coll. M. Guarguagli Fig Cristalli di quarzo (magg. 15 mm) foto e coll. M.Magni 15 Fig Blocco silicizzato con Antimonite e Stibiconite (discarica bassa) foto M. Guarguagli 16

11 Fig.: 24 Klebelsbergite (c.a. 5 mm.) foto e coll. M. Guarguagli Fig.: 26 Peretaite su metastibnite (c.a. 3 mm.) foto e coll. A. Ghelardini Fig.: 25 Fluorite (c.a. 2 mm.) foto e coll. A. Ghelardini Fig.: 27 Fluorite su quarzo (c.a. 1 mm.) foto e coll. A. Ghelardini 17 18

12 Manifestazioni Torino 3-5 Ottobre 2008 M Info A. G. Editrice tel Fig. 28 Cristallo di Zolfo (c.a 1 mm.) (Discarica Alta) foto M.Guarguagli Arch. G.M.A. ATTIVITA DI GRUPPO Terza Mostra Didattico-Culturale presso Palazzetto dei Congressi Scandicci 4-5 Ottobre 2008 B/S Info GAMPS tel Imola Ottobre 2008 B/S Info Luca Loreti tel Pontedera (Pi) 26 ottobre 2008 B/S Info Carlo Roggi tel Siena 8-9 Novembre 2008 B/S Info Stefano Ghezzi tel Trento Novembre 2008 B/S Info Luciano Ducati ducatiluciano@libero.it Roma 6-7 Dicembre 2008 M Info tel Visita delle scuole elementari F. D. Guerrazzi alla mostra Didattico-Culturale che ha avuto luogo nei gg Ottobre

13 Curiosità Mineralogiche La scoperta di una nuova specie mineralogica non è una cosa rara, o per lo meno non lo è in Italia dove sono state scoperte oltre 250 specie delle circa 4500 conosciute in natura. In Toscana principalmente si riconoscono le seguenti località quale breve esempio ove è stata identificata la maggior parte delle nuove specie mineralogiche: - Area geotermica di Larderello, - Area vulcanica di Pitigliano - Mineralizzazioni metallifere della Toscana meridionale - Pegmatiti delle rocce granitiche elbane - Complesso metamorfico Alpi Apuane In particolare nel Complesso metamorfico Alpi Apuane e presso la Miniera detta: - Buca della Vena (Stazzema, Lucca) è stata isolata ed identificata, ad opera e per merito del dr. Paolo Orlandi pur tra le notevoli difficoltà derivanti dalla presenza di minerali simili, una nuova specie mineralogica cui è stato imposto il nome di Marrucciite a ricordo di un comune amico e grande naturalista: Angelo Marrucci scomparso prematuramente nel La Marrucciite è un solfosale a formula bruta Hg 3 Pb 16 Sb 18 S 46 che si presenta in cristalli aciculari di colore nero e lucentezza metallica, allungati e striati con sottili fibre elastiche che presentano una facile sfaldatura parallelamente all allungamento. Scala di Mohs 1 Talco Scalfibile con l'unghia 2 Gesso Scalfibile con l'unghia 3 Calcite Scalfibile con una monete di rame 4 Fluorite Scalfibile con un coltello 5 Apatite Scalfibile con un coltello 6 Ortoclasio Scalfibile con una lima d'acciaio 7 Quarzo Scalfisce il vetro 8 Topazio Scalfisce facilmente il quarzo 9 Corindone Scalfisce facilmente il topazio 10 Diamante Non è scalfibile Marrucciite (Foto dr. Paolo Orlandi) Dimensioni reali rapportate alla scala indicata Analisi chimica della Marrucciite (peso %) eseguita su due diversi cristalli: Cu Hg - Pb - Sb - S - Cl 0,09 7,73 42,17 28,96 19,00 0,06 = 98,02 media di 7 analisi 0,18 7,90 42,41 29,71 19,47 0,07 = 99,73 media di 4 analisi Rapporti atomici sulla base di (S+Cl)=46 0,11-2,98-15,76-18,41-45,88-0,12 0,21-2,98-15,46-18,44-45,87-0,13 Da cui la formula ideale Cu=0; Hg=3; Pb=16; Sb=18; S=46; Cl=0 21 All'inizio del secolo scorso, il mineralogista viennese Friedrich Mohs mise a punto una scala delle durezze (detta appunto Scala di Mohs) da 1 a 10 usata ancora oggi tra i collezionisti. Ognuno dei minerali di riferimento citati scalfisce quello di durezza inferiore e viene a sua volta scalfito da quello di durezza superiore. I minerali aventi durezza 1-2 sono considerati teneri, quelli con durezza da 3 a 6 sono mediamente duri e quelli che superano 6 sono ritenuti duri. Nel caso di minerali con durezza tra 8 e 10 si parla di gemme preziose, in quanto molte gemme, hanno una durezza compresa in quest'ambito. 22

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