Lavoro irregolare nella cura alla persona
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1 2 Sessione Lavoro irregolare nella cura alla persona Contributo di: Stefano Cecconi Segreteria regionale Cgil Veneto Il Fenomeno: di cosa parliamo Migliaia di anziani in Italia sono accuditi da persone che non sono loro familiari. Sono nella quasi totalità donne straniere immigrate extracomunitarie. Vengono impiegate, alle dipendenze dei loro assistiti o dai familiari di questi, in lavoro di cura 1 agli anziani e, in misura minore, ai bambini. Nel nostro caso intendiamo riferirci però ad attività lavorative riconducibili all ambito dell assistenza domiciliare alla persona, per lo più anziana non autosufficiente. Si occupano degli anziani, spesso convivendo con loro, anche se in molti casi li assistono anche nelle strutture di ricovero (case di riposo, RSA). Le chiamano Badanti. E così, volutamente anche se il termine non ci piace, continueremo a chiamarle in questa relazione. Così come ci riferiremo a queste lavoratrici parlandone come se fossero tutte donne straniere, anche se sappiamo bene che una quota di questo lavoro è svolta da uomini stranieri e da donne e uomini italiani. 1 * Per lavoro di cura si designa l insieme delle attività che una persona valida compie per aiutare nelle necessità quotidiane un bambino, un malato, una persona fragile: alzare e vestire, coricare, pulire una persona, pulire la casa, accudire animali domestici, fare la spesa, preparare il cibo, imboccare accompagnare per casa e fuori casa, chiamare il medico se necessario, invitare amici che tengano compagnia, fare la fila in posta e in banca, sbrigare pratiche burocratiche. Il lavoro di cura è un termine introdotto a metà degli anni settanta, insieme alla teoria della doppia presenza, che indicava un sovraccarico di responsabilità delle donne adulte impegnate nel lavoro domestico gratuito e nel lavoro extradomestico retribuito. Nella lingua italiana manca una espressione per designare la persona che svolge un lavoro di cura non retribuito. Nei paesi anglosassoni si usano due espressioni brevi: carer, care driver. Si tratta di un lavoro che gli adulti svolgono senza ricorrere ad aiuti esterni, quando la cura non esige prestazioni troppo gravose e quando il lavoro esterno alla famiglia non è sottoposto a vincoli particolari, come orari disagiati e lunghe trasferte lontano da casa.
2 Dal punto di vista normativo e contrattuale, le definizioni per queste lavoratrici sono almeno due: Assistenti Familiari (la Legge 189/2002, che ha disposto la regolarizzazione dei lavoratori immigrati, le definisce così) e Colf (figura prevista dal Contratto del Commercio e Servizi). Il termine Badante riassume, spesso e impropriamente, questi due termini. Il fenomeno riguarda il welfare, il mercato del lavoro, la famiglia Stiamo parlando di un fenomeno che riguarda, contemporaneamente, i servizi di cura alla persona e quindi il welfare, la famiglia e le sue trasformazioni, l immigrazione e il mercato del lavoro. Per le dimensioni e le caratteristiche che ha assunto, si tratta di un fenomeno relativamente nuovo. L aumento vertiginoso della popolazione anziana (in presenza di un calo demografico) e della quota di persone non autosufficienti ha prodotto una crescita della domanda di assistenza e di cura alla persona. Contemporaneamente, la trasformazione della composizione della famiglia e l ingresso di donne nel mercato del lavoro, ha causato il venir meno del tradizionale ammortizzatore sociale: la Famiglia, che garantiva anche il lavoro di cura, essenzialmente grazie al lavoro domestico svolto dalle donne. Nel frattempo, e con tutta evidenza, il sistema di welfare non si è adeguato a queste trasformazioni. In particolare per gli anziani non autosufficienti, le strutture di ricovero si sono rivelate una risposta inadeguata e troppo costosa -, anche perché la grande maggioranza delle persone rifiuta l istituzionalizzazione e preferisce, anche in condizioni di precarietà fisica, continuare a vivere nella propria casa e nel proprio ambiente di vita e di relazione sociale. Peraltro, una maggiore disponibilità di reddito, soprattutto in alcune aree del paese, ha permesso agli anziani e ai loro familiari di accedere ad un mercato, quelle delle Colf, un tempo appannaggio solo delle famiglie più agiate. E un mercato sociale Quello che si è formato è però un mercato sociale, un luogo di incontro tra domanda e offerta di lavoro molto particolare. Possiamo parlare di mercato perché questo lavoro si è strutturato al di fuori del sistema di wefare (anche se inizia a interagire con esso) e perché c è una domanda privata (le famiglie) che acquista le prestazioni da un offerta (lavoratrici badanti). Mercato sociale perché la natura della prestazione è prevalentemente di tipo assistenziale. E un mercato fortemente invaso da lavoro irregolare, non retribuito né regolato secondo quanto previsto dai Contratti e dalle Leggi. Basti pensare al numero di regolarizzazioni effettuate con l ultima sanatoria. Sulla sanatoria va considerato un nuovo fenomeno: ottenuta la regolarizzazione, molte Badanti hanno cambiato settore di attività, oppure hanno trovato un occupazione con orari meno gravosi,
3 perché questo tipo di lavoro è troppo faticoso (non a caso è spesso utilizzato, per scelta delle stesse badanti, lo job sharing: l assistenza viene garantita da una coppia di badanti che si alternano (nella giornata, nel mese o addirittura nel trimestre per poter rientrare in patria). Ultimamente, al posto delle badanti regolarizzate che si sono licenziate, soprattutto nell assistenza come conviventi, sono subentrate immigrate irregolari, entrate in Italia magari col permesso turistico. Si sta creando così nuova irregolarità (immigrate che lavorano in nero, perché hanno il permesso di soggiorno solo per motivi turistici) che sconfinerà in nuova clandestinità (quanto scadrà il permesso per motivi turistici). La dimensione del fenomeno Una esatta dimensione del fenomeno non è stata però studiata. Possiamo utilizzare, come indicatori grezzi e tuttavia significativi tre dati: il numero di anziani non autosufficienti (stima ricoverati e non ricoverati): TABELLE NAZIONALI E REGIONALI. il numero di immigrati regolarizzati come colf e badanti (dati sanatoria 2003): TABELLE NAZIONALI E REGIONALI. il numero di iscrizioni INPS per Colf e Assistenti familiari: TABELLE NAZIONALI E REGIONALI. Si tratta di dati che certamente sottostimano il fenomeno, perché esiste una quota di lavoro ancora irregolare e sommerso (non dimenticando che non tutti gli anziani non autosufficienti possono permettersi la badante ). Che lavoro è Alcune ricerche e, soprattutto, indagini empiriche presso gli Uffici immigrati CGIL o nelle Filcams locali, disegnano i tratti di questo rapporto di lavoro: 1. Retribuzione media di fatto euro mese netta (per le conviventi) (Per le altre tipologie di rapporto di lavoro: vedi tabelle Filcams salario/orario, anche se spesso i contratti di fatto sono difformi da quelli ufficiali ) ma molto variabile perché è oggetto di contrattazione individuale. 2. Contributi INPS (quando ci sono) versati per 24 ore settimanali (quindi ben al di sotto dell orario reale); 3. Orari giornalieri, per le conviventi, di fatto ben oltre le dieci ore, con disponibilità all assistenza notturna (spesso le conviventi dormono nella stessa stanza della persona assistita).
4 4. Rapporti di lavoro con due, tre anche quattro assistiti in case diverse: questo accade per le Badanti non conviventi (ma ci sono conviventi che nel poco tempo libero lavorano come stiratrici, baby sitter o in altro ambito domestico). 5. Ferie e riposi spesso non goduti e quasi mai monetizzati. 6. Nessuna formazione prima durante il lavoro (anche se alcuni bilanci di competenza formativa segnalano un livello di istruzione medio alto). 7. Orientamento e l inserimento nel lavoro. Come è noto, fino a prima dell approvazione della Legge 30, l intermediazione di manodopera era compito esclusivo dei Servizi Provinciali per l Impiego o di Agenzie private accreditate (le colf non erano però inserite tra i lavoratori interinali). In verità l orientamento e l inserimento nel lavoro è avvenuto in gran parte per canali informali. Per i nuovi arrivati avviene tramite canali spesso illegali e controllati da faccendieri che gestiscono, anche con la violenza, la tratta degli immigrati clandestini (si parla di tariffe di 2-3mila euro per entrare in Italia e per trovare un lavoro). Mentre i più fortunati o chi è in Italia da più tempo trova lavoro grazie al rapporti con altri immigrati che si scambiano informazioni (anche a pagamento) sulle occasioni di lavoro. In altri casi ancora il lavoro si trova tramite le associazioni di volontariato (Acli e Caritas comprese) che accolgono e orientano al lavoro anche clandestini e ostacolano così, se non altro, l intermediazione malavitosa di manodopera immigrata. 8. Condizioni di lavoro molto particolari, influenzate da: 9. difficoltà di comunicazione: ad esempio scarsa conoscenza della lingua italiana (per le straniere ovviamente); 10. culture, usi, abitudini - persino alimentari - diverse (sempre per le straniere); 11. asimmetria delle aspettative: la famiglia ha bisogno di un assistenza stabile e duratura, invece la Badante è spesso un lavoratore in transito, che considera questa esperienza una tappa del suo percorso di vita e di lavoro; oppure ferie e riposi cui la badante ha diritto vengono vissuti come un abbandono ; 12. casi di molestie sessuali nel luogo di lavoro; 13. convivenza forzata: sovente l anziano fatica ad accettare un estraneo in casa propria; 14. scambio di ruolo: la convivenza, il rapporto di intimità e di condivisone delle difficoltà quotidiane tra badante e assistito possono generare confusioni di ruolo, attribuendo al badante, anziché ai familiari dell assistito un ruolo affettivo che è di difficile gestione. 15. Nessun rapporto con i servizi di welfare: Sono ancora pochi gli interventi da parte del sistema pubblico (Regioni, Comuni, ULSS) per orientare le famiglie e inserire questo tipo di assistenza nella rete dei servizi (dall accreditamento al controllo).
5 Alcune Regioni (Emilia Romagna, Veneto dopo accordi sindacali) hanno avviato una prima serie di interventi, che si è però ancora limitata all erogazione di contributi economici ( buoni ) per le famiglie che assistono persone avvalendosi delle Badanti. In alcune realtà alcuni Comuni (Modena, Venezia, Collegno, Arezzo, Perugia, Pisa, Roma, Este, Vicenza) o ULSS hanno avviato dei progetti per la formazione, l accreditamento e l inserimento delle badanti nella rete dei servizi. E evidente che si tratta di un fenomeno complesso, che necessita di interventi che riguardano le politiche di welfare, sul mercato del lavoro e sull immigrazione.
6 Le proposte della CGIL POLITICHE DI WELFARE Riconoscere che il lavoro di assistenza domiciliare delle badanti risponde a una domanda di Welfare inevasa dal Servizio pubblico (Stato, Regioni, Comuni e ULSS). 1. Fermo restando che la titolarità dell assistenza alla persona (sancita nei LEA e da sancire nei Liveas) spetta ai soggetti pubblici (Stato, Regioni, Comuni e ULSS) e da essi può eventualmente essere delegata ad altri soggetti se accreditati e inseriti nella rete - regia del servizio pubblico, bisogna evitare che il problema dell assistenza e del lavoro di cura (agli anziani, ai bambini, ai disabili) continui ad essere scaricato sulle famiglie che, da sole, devono acquistare l assistenza nel mercato. 2. Ciò significa identificare la domanda di assistenza e organizzare l offerta tramite il sistema pubblico. Una stima, grossolana, di questa domanda di assistenza può derivare intrecciando la stima del numero di persone non autosufficienti (..) con i dati delle regolarizzazioni di colf e badanti ( ) e le iscrizioni INPS. Ma sono necessarie verifiche più precise in sede locale. 3. Spetta ai servizi pubblici inserire nei Piani Sociali e Socio Sanitari nazionali, regionali e locali (ULSS e Comuni) questa offerta di prestazioni e, quindi, inserire l assistenza domiciliare offerta dalle badanti nella Rete dei servizi (da definire nei LIVEAS) Per questo serve: d. Ferma restando la centralità dell assistenza fornita dal servizio e dagli operatori pubblici, esplicitare che per l assistenza domiciliare è attivabile, su richiesta dei cittadini, anche l assistenza tramite la Badante, previa autorizzazione delle strutture competenti (tipo l Unità Operativa Distrettuale UOD). Tali strutture devono definire il Piano Assistenziale Individuale, in cui inserire l assistenza offerta dalla badante, prevedendo, se necessari, interventi di operatori per altre prestazioni socio sanitarie (riabilitatori, infermieri, addetti all assistenza, ecc), in modo da garantire la continuità e la completezza del percorso assistenziale. e. Istituire l Albo delle Badanti, autorizzate e accreditate all esercizio della professione, che hanno svolto un apposito corso di formazione, anche di lingua (per le straniere), in strutture abilitate. f. Prevedere incentivi alla domanda e all offerta e l erogazione di contributi ai cittadini che si avvalgono dell assistenza, con lavoro regolare, di Badanti. L erogazione di contributi è subordinata all autorizzazione della struttura pubblica competente (tipo l UOD) ad attivare questo tipo di assistenza (Piano di assistenziale individuale). Va considerata la particolare condizione del datore di lavoro della badante (famiglia o cittadino) che è contemporaneamente assistito dal suo dipendente e che assume un lavoratore non per fini di lucro ma per necessità dovute alla sua non autosufficienza.
7 Per questo spetta al sistema pubblico (Stato, Regioni, Comuni) riconoscere questa particolarità, tramite: o o incentivi alla domanda (cittadini): assegno di cura, rimborso di parte del salario o dei contributi, sconti su servizi comunali, esenzioni a ticket, servizi di respiro gratuiti o agevolati (centri diurni, Ricoveri temporanei, ecc); incentivi all offerta (per le badanti): borsa di studio o di lavoro, orientamento al lavoro, crediti formativi. g. La Badante, al pari di altri soggetti privati accreditati, è così inserita nella rete dei servizio sociali e socio sanitari pubblici. 1. L inserimento della Badante nella rete dei servizi è funzionale a dare maggiori garanzie ai cittadini sulla qualità dell assistenza, ad accompagnarne l inserimento nella famiglia, a mediare conflitti nel caso sorgano controversie e difficoltà di relazione insite nel delicato (e intimo) rapporto tra assistito e assistente, per offrire una supervisione e un controllo dell assistenza, pronte sostituzioni in caso di abbandono, ecc. 2. Contemporaneamente si offre alla badante un percorso formativo e professionale trasparente, spendibile anche nel mercato sociale, un sostegno esterno nello svolgimento della sua attività grazie al rapporto con la rete dei servizi pubblici (riconoscendo che questo è un lavoro a forte rischio di burn out aggravato dal fatto assai frequente che la badante vive la difficile esperienza di accompagnare alla morte l anziano che assiste). Il rapporto con i servizi pubblici è utile anche per dare un orientamento per lo svolgimento delle pratiche burocratiche tipicamente connesse allo status di immigrato, ecc. 8. Bisogna attuare, a livello regionale, comunale e nei luoghi di lavoro, le leggi in materia di pari opportunità e a sostegno della famiglia: esigibilità dei congedi parentali, conciliazione dei tempi di lavoro e di cura, ecc. Esperienze positive sono ancora poco diffuse, sia a livello di legislazione regionale (Emilia Romagna, Toscana ), di Piano di Zona, che nella Contrattazione integrativa. E invece del tutto evidente che, accanto all offerta di servizi e di sostegni del welfare, serve attivare strumenti che aiutino uomini e donne nel lavoro di cura, conciliando la loro attività lavorativa con quella riproduttiva e di cura. E questo un terreno proprio della negoziazione sociale locale e della contrattazione integrativa. POLITICHE DEL LAVORO e CONTRATTUALI Regolare l incontro tra domanda e offerta riconoscendo che quello della badante è un lavoro importante. Attivare, con la regia dei servizi provinciali all impiego, Servizi a rete facilmente accessibili - di orientamento al lavoro, che mettano in comunicazione i luoghi formali e informali (Uffici immigrati sindacali, parrocchie, associazioni, luoghi di aggregazione di immigrati, ecc.)
8 dell orientamento e del collocamento al lavoro. Anche per sconfiggere il caporalato e l intermediazione illegale di manodopera (n.d.r. la Cgil non intende svolgere funzioni di collocamento). Agevolare l incontro tra domanda e offerta di lavoro con appositi incentivi (vedi sopra) e con l istituzione dell Albo Comunale/intercomunale delle badanti accreditate, accessibile per i cittadini (Albi istituti da norme regionali). Ridefinire contrattualmente la figura della Colf e della Badante La figura della Colf è regolamentata dal Contratto nazionale del Commercio da trenta anni. Tuttavia bisogna riconoscere che siamo in presenza di un lavoro per molti aspetti nuovo. In primo luogo perché si tratta in netta prevalenza di lavoratrici immigrate, che hanno certamente gli stessi diritti e doveri degli italiani, ma esigenze e aspettative diverse: basti pensare alla necessità di fare ferie più lunghe per rientrare in patria e quindi alla disponibilità ad orari di lavoro straordinari per cumulare recuperi. In secondo luogo perché i contenuti del lavoro sono cambiati: chi lavora nell ambiente di vita quotidiana svolge contemporaneamente sia attività per la casa (pulizie, preparazione dei pasti, lavanderia, ecc.) che attività per la persona (pulizia della persona, compagnia, aiuto nei pasti, nel coricarsi e nell alzarsi, nel passeggio, ecc.). Questa mescolanza è tipica del modo di produzione domestico ma la differenza, per il caso delle Badanti, è lo spostamento dell asse prioritario: mentre la Colf tradizionale ha come compito prioritario la casa e come attività accessoria la cura dei suoi abitanti, per la Badante la priorità si inverte (pur senza raggiungere l intensità e la caratteristica del lavoro di cura sanitario). La lavoratrice viene assunta espressamente per aiutare una o più persone che no sono più in grado di badare a sé stesse. Le competenze richieste sono ancora quelle della Colf ma se ne aggiungono di nuove e certamente più delicate. Il lavoro di colferaggio cede il passo a quello di assistenza alla famiglia. Ne discende l esigenza di un aggiornamento della professione, con conseguenze da regolamentare nei contratti nazionali. Che ciò sia necessario lo dimostra anche la variabilità dei termini usati per designare questa lavoratrice: Colf, Badante, Assistente familiare,ecc. Anche le caratteristiche del rapporto di lavoro devono essere riformulate Non basta più la distinzione tra conviventi e non conviventi e nemmeno la stessa articolazione dell orario per le conviventi, essendo del tutto evidente che le prestazioni di assistenza alla persona non hanno le scansioni temporali delle attività domestiche. Così come bisognerà approfondire come rispondere alla sempre più forte richiesta delle lavoratrici di non operare da sole (non a caso molte si arrangiano facendosi aiutare da colleghe (sostituzioni, riposi, ferie, notti, alcune mansioni esterne alla casa come far la spesa, ecc.) con una sorta di Job Sharing fai da te.
9 LE POLITICHE PER L IMMIGRAZIONE Una politica restrittiva dei flussi migratori ha prodotto (vedi la sanatoria) e produrrà clandestinità. Nel caso delle badanti il fenomeno è caratterizzato da una forte presenza di offerta di lavoro anche temporaneo, spesso di soli tre mesi (o comunque pari alla durata del permesso per motivi turistici). E, in ogni caso, il turn over è alto per la gravosità del lavoro. Occorrono, come per gli altri lavori, flussi di ingresso più aperti e flessibili, capaci di intercettare questa particolare offerta di lavoro per farla incontrare con la domanda delle famiglie. (Forse vanno previste disposizioni simili a quelle dei lavoratori stagionali o permessi temporanei ad hoc?) Analogamente agli altri lavoratori e cittadini immigrati bisogna prevedere percorsi di accoglienza, inclusione, per garantire i diritti sociali e politici, ecc. I costi sociali: 1. Stime sulla spesa a carico delle famiglie (costo annuo badante x numero lavoratrici) 2. Stime sui risparmi per il SSN dovuti al mancato ricovero degli anziani assistiti a domicilio (numero persone non autosufficienti assistite da badanti) 3. Stime dei possibili costi sociali per il sostegno alle famiglie (esempio buoni Emilia o Veneto x numero famiglie coinvolgibili) 4. Stime maggiori entrate per l INPS (valore medio posizione INPS x numero lavoratori)
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