ROOMMATES / COINQUILINI
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- Edoardo Gori
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1 ROOMMATES / COINQUILINI Progetto ideato e coordinato da Costanza Paissan MACRO, Museo d Arte Contemporanea Roma Via Reggio Emilia, 54 Sala Panorama, primo piano Giunge al terzo appuntamento il ciclo di mostre Roommates / Coinquilini, progetto espositivo con cui il MACRO si apre all attività di giovani artisti e curatori della scena romana, attivando un confronto dialettico tra opere e linguaggi differenti e mettendone in luce le possibili interazioni, contraddizioni e tensioni. All interno di una delle sale espositive del primo piano, il museo invita artisti e curatori a elaborare l allestimento di opere inedite, prodotte appositamente per l occasione, condividendo lo spazio comune secondo un principio di comunità e convivenza. Il risultato è così simile a quello di un appartamento in cui coabitano identità diverse, un contesto in cui le differenze rimangono visibili e allo stesso tempo si determinano situazioni di incontro e di scambio.
2 ROOMMATES / COINQUILINI: LE PASSATE EDIZIONI La prima mostra del ciclo, inaugurata nell ottobre 2009, ha visto la partecipazione dei curatori Cecilia Canziani e Luca Lo Pinto, che hanno presentato rispettivamente le opere di Goldiechiari e Nicola Pecoraro. Goldiechiari, duo di artiste composto da Sara Goldschmied ed Eleonora Chiari, hanno proposto un lavoro di tipo installativo dal titolo Genealogia di Damnatio Memoriae : le date degli avvenimenti politici e sociali più determinanti della storia italiana recente (dalle bombe di Piazza Fontana al rapimento e all uccisione di Aldo Moro) sono incise sui tronchi di due alberi di eucalipto, che diventano così luoghi della memoria, spazi per la riflessione sull identità sociale e politica del nostro Paese. Accanto all installazione, Goldiechiari hanno esposto la fotografia Senza titolo: una corona d alloro che richiama l idea di Stato e l identità nazionale, temi centrali nella ricerca poetica delle due artiste. Nicola Pecoraro ha invece scelto di lavorare sulla superficie delle pareti. Flat Happening è il titolo del grande wallpaper posizionato sul muro di fondo della sala: composto da diverse fotografie di paesaggi rocciosi e aspri, il lavoro di Pecoraro, accompagnato dai dipinti della serie Bleeder, esprime il senso di una ricerca sulla rappresentazione della natura e la sua trasformazione nell immaginazione dell artista. Le opere (testi dei curatori): Genealogia di Damnatio Memoriae, , goldiechiari Il lavoro prende il suo nome dalla pratica della damnatio memoriae, che in lingua latina indica l uso nell antica Roma di punire il condannato con l eliminazione di tutte le memorie e i ricordi che lo riguardavano. L installazione presentata in questa sala fa parte di un ciclo che rilegge la storia politica recente mettendo in relazione date, luoghi e leggi che richiamano alla responsabilità dello Stato nella strategia della tensione, e al ruolo dell Italia nella Guerra Fredda. Questa genealogia parziale non vuole essere una ricostruzione storica: l utilizzo di uno strumento familiare come l albero genealogico permette di rappresentare le stragi e gli omicidi come una linea di sangue comune, tra memoria e rimozione. Le stragi che hanno insanguinato l Italia sono la traccia dolorosa e tangibile della debolezza della democrazia in Italia, paese che è uscito sconfitto dal secondo conflitto mondiale e che si è trovato a essere terreno di scontro tra due grandi blocchi, gli USA e l Unione Sovietica, ideologie come la Chiesa cattolica e istanze laiche della neonata repubblica, in bilico tra il rimosso del fascismo e l anomalia di una democrazia occidentale con il più grande partito comunista occidentale. Le stragi che hanno scandito la nostra recente storia compongono in questo lavoro una cronologia del terrore incisa come fosse una ferita ancora viva sulla corteccia di due alberi e distribuita nelle due fasi successive della tensione individuate fin da allora da Pasolini: una prima, anticomunista (Milano 1969) e una seconda antifascista (Brescia e Bologna 1974). Sono eventi che conosciamo, ma composti in sequenza e in relazione gli uni con gli altri come fossero parte di un ciclo che ancora non è completo sono ancora più raggelanti. L albero genealogico che goldiechiari hanno realizzato è per definizione in fieri: la pianta può crescere, e altri nomi potrebbero essere aggiunti nel corso degli anni e delle ricerche che ci portano a capire quanto il presente affondi le radici in un passato del quale, benché vicino, ancora non sappiamo abbastanza. Gli alberi possono moltiplicarsi e diventare un bosco della memoria, una foresta dantesca che restituisce in immagine le responsabilità che il potere ha nel determinare non solo la storia di un paese, ma anche quelle dei singoli cittadini.
3 A conclusione, o commento dell installazione, la fotografia Senza Titolo (2009) sembra interrogarci: come possiamo commemorare chi è morto per un idea, se non siamo in grado di assumerci le nostre responsabilità? (Cecilia Canziani) Bleeder è il titolo di una serie di lavori su carta realizzati con colate di smalto, vernice spray e inchiostro. Flat Happening è un installazione costituita da un wallpaper e da diversi pannelli sovrapposti. Il wallpaper è composto da 20 scansioni di fotografie di rocce scattate personalmente da Pecoraro durante alcuni viaggi nel Sud Italia. I pannelli sono dei fogli di compensato dove l artista, attraverso diverse stratificazioni di varie vernici e solventi, ha creato dei paesaggi astratti che si relazionano visivamente alle immagini del wallpaper. (Luca Lo Pinto) Gli artisti: Sara Goldschmied ed Eleonora Chiari vivono e lavorano insieme a Roma dal Recentemente presenti nella rassegna The Fear Society, evento collaterale della Biennale di Venezia 2009, il duo si è imposto alla critica grazie a selezionate esposizioni italiane e straniere tra cui le personali Welcome alla Spencer Brownstone Gallery di New York nel 2006 e Dump Queen alla galleria Elaine Levy Project di Brussels nel 2008; si ricordano inoltre le collettive del 2007 Les fleurs du mal presso ARCOS, il Museo d Arte Contemporanea del Sannio e Arte in cantiere svoltasi nel 2006 al Museion di Bolzano. Nicola Pecoraro (1978) vive e lavora tra la sua città natale, Roma, e Londra. Il suo curriculum vanta la partecipazione a molte mostre collettive, tra cui Bellavita presso la New Chinatown Barbershop Gallery di Los Angeles nel 2007, Emerging Talents a Palazzo Strozzi di Firenze e Zweckgemeinschafft al Micamoca di Berlino nel Il 2008 lo ha visto impegnato nella mostra collettiva (No) vacancy, ospitata nelle sale della Galleria Maze di Torino e nella personale Bad Couples alla Fette s Gallery di Los Angeles.
4 La sala: Making of:
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8 Per il secondo appuntamento, presentato al pubblico nel gennaio 2010, sono state invitate le curatrici Sabrina Vedovotto e Ilaria Marotta. La loro scelta è caduta rispettivamente su Valentino Diego e Pietro Ruffo. Valentino Diego presenta l opera DYnamic MAXimum tension, un installazione giocata sulla dimensione orizzontale del pavimento, che invita il pubblico a riconoscere lo spazio e a muoversi con attenzione all interno della sala. Un lavoro costruito con un elemento riconoscibile, proprio del vivere quotidiano, capace di assumere una forma nuova, reiterata quasi all infinito, diventando così seriale. Una griglia sempre uguale a se stessa che si disperde fin fuori la stanza. L opera di Pietro Ruffo, Nuovo Paesaggio Italiano, occupa la seconda parte della sala, presentandosi come una grande installazione architettonica, espressione delle innumerevoli stratificazioni di cui sia il museo sia la città di Roma sono testimonianza. L opera, che si arricchisce a ogni passaggio di nuovi inserti, rivela agli occhi del pubblico prospettive e dimensioni nuove, reali e illusorie, e incarna le diverse contaminazioni geografiche e culturali di cui è sintetica espressione. Si genera così un allestimento in cui la consonanza dei materiali metallici è controbilanciata dalla tensione fisica tra i due lavori, che arrivano quasi a sfiorarsi e dialogano in maniera insolita all interno dello spazio espositivo. Le opere (testi dei curatori) DYnamic MAXimum tension, , Valentino Diego Caro spettatore, come forse saprai l arte contemporanea è una cosa complessa, difficile da capire. Non sempre a tutti è chiaro ciò che si vede, e nondimeno bisogna obbligatoriamente conoscere i particolari di quello che si osserva. Per esempio, non è necessario per te sapere che Valentino Diego è uno scultore. Non è importante che tu sia informato del fatto che quello che stai vedendo davanti a te altro non sono che telai di biciclette, tagliati in due e poi lucidati. Non è essenziale conoscere il motivo che ha portato l artista a questa scelta, e che la bicicletta in quanto tale ha delle potenzialità scultoree intrinseche, pur essendo un oggetto di uso quotidiano. Non è indispensabile sapere che queste forme nuove, ripetendosi come frattali, vanno a formare una sorta di griglia che sembra creare una nuova pavimentazione. Non fa nulla che tu non conosca i lavori precedentemente realizzati dall artista, sapere che egli opera con materiali preesistenti, che subiscono variazioni di tipo formale in relazione al contesto in cui vengono posti. O che quello che stai vedendo può creare un cortocircuito percettivo, e che ciò che hai di fronte potrebbe invadere il campo visivo senza disturbare il tuo occhio. E non ti deve nemmeno interessare il motivo del titolo di quest opera (DYnamic MAXimum tension) e io non ti dirò che c è nell aria un omaggio, una conoscenza di Richard Buckminster Fuller, inventore, architetto, designer statunitense, che tentò con le sue invenzioni straordinarie (tra tutte ricordiamo le strutture geodetiche) di dare nuova linfa ai giovani, cercando di insegnare a tutti ad avere uno sguardo onnicomprensivo rispetto al mondo in cui viviamo e alle possibilità infinite che ci sono per migliorare gli standard di vita. Il tuo solo compito è limitato a un analisi cognitiva del lavoro, se poi ti emozionerai sarà un fatto assolutamente privato. (Sabrina Vedovotto)
9 Nuovo paesaggio italiano (Ravenna-Roma), , Pietro Ruffo Fabbricati architettonici dall estetica minimalista, poveri benché di assoluto rigore compositivo, sorgono furtivamente di notte sulle colline al confine tra Israele e Giordania. Si chiamano outpost e sono costruiti dai giovani israeliani discendenti dei primi coloni, determinati promotori di un risorgimento ebraico che affermi la propria legittima presenza in quelle terre. Una sorta di manifesto delle proprie radici, della propria storia, della propria identità. Agglomerati prefabbricati che proclamano con la propria presenza, un diritto di permanenza, stabilità, status. A queste strutture si richiama la grande installazione architettonica di Pietro Ruffo (Roma, 1978), Nuovo paesaggio italiano (Ravenna-Roma), che unisce all interno di un unico processo di stratificazione, due corpi maestri, parte di un progetto in itinere di cui ogni parte rappresenta una tappa. La struttura più bassa in legno e metallo, già realizzata per Ravenna si completa in questa occasione con la costruzione di una torre, una sorta di container rovesciato, in lamina e vernice industriale. L articolata costruzione, una palafitta sollevata da terra di circa un metro, così come nelle originarie abitazioni, lascia spazio sul pavimento della sala all inattesa apertura di una profonda cavità, che ci invita ad affacciarci verso il basso. L idea della voragine, che improvvisamente squarcia il terreno, tocca nell immaginario dell artista le paure ancestrali di un mondo spaventoso e ignoto. Ma altrettanto l idea della ricerca, della memoria, delle fondamenta, delle radici, della millenaria stratificazione tra natura e cultura, in cerca di un eterno equilibrio, di cui la storia è testimone. Un processo nel quale la forza incolta della natura recupera di volta in volta il terreno che le è stato sottratto dall opera dell uomo, e che quindi la civiltà con i suoi residui architettonici è pronta a riaffermare. L'opera di Pietro Ruffo si costruisce così di continui richiami, citazioni, forme e passaggi, di cui Roma e il Museo stesso sono testimoni, e tocca le corde della memoria collettiva, che rende riconoscibili a tutti le fattezze della Chiesa ravennate di San Vitale, e altrettanto irriconoscibili le forme ignote di un reperto anonimo, un oggetto, un luogo che immerso e divorato dalla natura romana poco racconta se non l esito di un vissuto. (Ilaria Marotta) Gli artisti: Valentino Diego è nato a Ciriè (TO) nel 1978; vive e lavora a Roma. Numerose le partecipazioni a mostre collettive, tra cui la Biennale Europea di Arti Visive a La Spezia e Spazi Incorretti presso il Pastificio Cerere a Roma nel 2007, Esplorazioni nell'arte contemporanea a Roma alla Temple University e la partecipazione alla XV Quadriennale nel Tra le personali ricordiamo Atelier d artista presso la Biblioteca di Villa Mercede a Roma nel 2006, L artista realizza installazioni site specific dal carattere formale e minimalista, in cui oggetti e materiali tradizionalmente definiti poveri, come il cartone e il metallo, giocano con lo spazio e con le nostre convenzioni di percezione e relazione rispetto a esso. Gli oggetti, tratti dalla nostra quotidianità e decontestualizzati, vengono così modificati nel senso e perdono la propria funzionalità. Pietro Ruffo è nato nel 1978, vive e lavora a Roma. Laureato in architettura, nonostante la giovane età è già un artista molto affermato in Italia e conosciuto anche all estero. Numerose le mostre personali, tra cui ricordiamo a Roma Six
10 Nations del 2007 presso la Galleria Lorcan O Neill, Beslan doppia mappatura allo Studio d'arte contemporanea Pino Casagrande e 12 Manifesti presso la libreria di Villa Mercede, entrambe del Tra le collettive Esplorazioni nell arte contemporanea alla Gallery of art - Temple University (2008), Apocalittici e Integrati presso il MAXXI (2007), Crave presso Raw Space a Londra (2006), Residenti alla Fondazione Pastificio Cerere e Fragments of time alla Yellow Bird Gallery di New York (2005). Quest anno Ruffo è stato protagonista di due importanti personali: Grasweg alla Galleria Lorcan O Neill e Un istante complesso presso il Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro. Nelle sue opere, che spaziano dalla pittura al digitale alle installazioni, affronta con grande sensibilità tematiche politiche e sociali, come l identità e le culture, le guerre e la storia, l ambiente, il disagio mentale. La sala:
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15 ROOMMATES 3: CAROLA BONFILI / LUANA PERILLI La mostra. A un anno di distanza dall avvio del ciclo espositivo, si giunge così alla terza edizione, cui sono chiamati a partecipare i curatori Ilaria Gianni e Gabriele Gaspari. L inaugurazione è prevista per ottobre A dimostrazione delle infinite possibilità del dialogo e della convivenza promosse dal progetto, vengono scelte in questo caso due artiste che lavorano con un medium analogo, il video, utilizzato però secondo modalità completamente diverse. Carola Bonfili e Luana Perilli presentano opere in cui l immagine in movimento esprime le proprie molteplici potenzialità, generando all interno dello spazio una comunicazione del tutto nuova, un confronto tra impostazione narrativa e autonomia formale. Le opere. Carola Bonfili presenta l opera Kipplelake, una complessa installazione in forma di scala in cui il visitatore è invitato a immergersi fisicamente, per scoprire un mondo di immagini vibranti e mobili, dove gli oggetti quotidiani si riconoscono solo a uno sguardo attento, per via della mediazione straniante del video. Si entra così in una dimensione misteriosa e affascinante, simile a quella di un sogno o di un ricordo d infanzia, nella quale il reale e l immaginario si sfiorano ed emergono paure e desideri. L installazione di Carola Bonfili dialoga con lo spazio, presentandosi esternamente come una tribuna in cui il pubblico può sedersi per guardare il video di Luana Perilli, proiettato sulla parete di fondo della sala. The man of the season (in loving memory of loving memories) è un progetto complesso che l artista sta portando avanti da diversi anni. Sviluppato in più direzioni, attraverso la produzione di fotografie e sculture, esso trova il suo cardine centrale nel video presentato per la prima volta al MACRO, un montaggio in cui le scene del cinema muto e i suoi personaggi (Buster Keaton, Charlie Chaplin, Clara Bow) assumono forme nuove grazie alla rielaborazione creativa dell artista e alla presenza del commento musicale che accompagna le loro azioni silenziose.
16 Le artiste. Carola Bonfili è nata a Roma nel Vive e lavora tra Roma e New York. Dopo un iniziale esperienza come curatrice, ha intrapreso una ricerca artistica che spazia dal disegno al collage, dalle installazioni al video. Tratto costante è la manipolazione, attraverso sovrapposizioni o rielaborazioni, delle immagini e degli oggetti, che perdono così la propria fissità e diventano spunto per visioni surreali o intime riflessioni. L artista ha partecipato a numerose mostre collettive, tra cui ricordiamo La Danse Macabre presso Nomas Foundation a Roma (2010), Lo Sguardo di Giano presso l American Academy e la selezione per l Emerging Talents Award presso la Fondazione Palazzo Strozzi nel 2009, Nothing's gonna change my world con 1:1 projects presso l Istituto Svizzero e Iscrizioni presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo a Guarene nel Tra le mostre personali, Millennium combo nel 2008 e shit & shine nel 2006 presso la galleria e x t r a s p a z i o di Roma. Luana Perilli è nata nel 1981 a Roma, dove vive e lavora. Diplomata all Accademia di Belle Arti di Roma, l artista concentra la sua ricerca sul linguaggio e sulla memoria, utilizzando prevalentemente il video, ma anche installazioni scultoree. Le sue opere sono narrazioni per immagini, che indagano l identità soggettiva, la memoria familiare, la cultura popolare. In esse è evidente l influenza del teatro e del cinema, come fonte di ispirazione, mezzo espressivo e base iconografica imprescindibile. Numerose le partecipazioni a progetti e mostre collettive, tra cui nel 2010 quelle al Gaza s First International Festival for Video Art, La follia dell arte pressovilla Rufolo a Ravello, She Devil presso lo Studio Stefania Miscetti a Roma, Cadavere Exquisitus presso la Project Room Art Actual di Quito, Ecuador, nel 2009 Titled /Untitled presso Wunderkammern a Roma. Nel 2008 ha partecipato alla XV Quadriennale d arte di Roma. Tra le personali ricordiamo del 2010 The Bay Window Project presso SybinQ Art Project a Londra, Manutenzione sentimentale della macchina celibe presso The Gallery Apart a Roma nel 2009, Tattile Duttile presso V.M.21 artecontemporanea nel 2006 a Roma. Dal 2007 collabora alle attività di 26cc, spazio curatoriale indipendente a Roma.
17 ROOMMATES: il catalogo Nell autunno del 2010, a breve distanza dall inaugurazione della terza mostra, il MACRO pubblicherà un catalogo bilingue, edito da Mondadori-Electa, che riassumerà la storia del primo anno di vita del progetto Roommates / Coinquilini. Una pubblicazione simile a un diario di viaggio, in cui verranno raccolte le fotografie degli allestimenti delle tre mostre, scattate da Davide Franceschini e altrospazio, capaci di documentare i diversi passaggi che hanno portato alla realizzazione dei singoli progetti espositivi e al confronto tra le diverse opere. Il museo presenta così la propria identità di laboratorio creativo, in cui artisti e curatori sono coinvolti direttamente nella costruzione di nuove realtà per il pubblico. Il catalogo conterrà inoltre le immagini e i materiali visivi riferiti alla genesi delle singole opere: appunti, schizzi, fotocopie, pensieri, tutto ciò che ha costituito le basi per l elaborazione artistica dei lavori esposti, creati appositamente per la mostra al MACRO. Le interviste dei curatori agli artisti presentati, insieme ai testi introduttivi di Luca Massimo Barbero, direttore del MACRO, e di Costanza Paissan, ideatrice e curatrice del progetto, rappresenteranno un arricchimento e uno stimolo alla comprensione della complessa realtà artistica del territorio romano, vera protagonista dell esperimento espositivo Roommates / Coinquilini. Il catalogo sarà così una testimonianza e un bilancio del lavoro svolto fino a questo momento e uno stimolo per procedere nell avventura di questo ciclo di mostre. Nell ambito della variegata programmazione espositiva del museo, caratterizzata dalla presentazione delle diversità del contemporaneo, Roommates / Coinquilini costituisce una delle linee di ricerca fondamentali, che portano il museo a diretto contatto con la città e con il mondo artistico del territorio romano.
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