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2 SOMMARIO 1. PREMESSA Barriere artificiali dissuasive antistrascico e per ripopolamento Origine e sviluppo Scopi delle barriere artificiali Struttura delle barriere artificiali PROGETTO VIVERE IL MARE Premessa Grado di innovazione del progetto Aspetti ambientali biocenosi costiera Descrizione del progetto VIVERE IL MARE Caratteristiche moduli Tecnoreef Installazione a mare delle barriere artificiali SITUAZIONE DELLO STATO EX ANTE FINALITA E INTERESSI GENERALI DEL PROGETTO LOCALIZZAZIONE DEL PROGETTO IL CONTESTO AMBIENTALE Inquadramento dell area di intervento Biocenosi costiera Repertorio dati:parametri acque AZIONI DI MONITORAGGIO VINCOLI AMBIENTALI COMPATIBILITÀ AMBIENTALE DEI MATERIALI

3 10. INQUADRAMENTO DELL AREA NEL CONTESTO ECONOMICO MARITTIMO RISULTATRI ATTESI CALCOLO DELL INVESTIMENTO GLOSSARIO DOCUMENTAZIONE ALLEGATA: A. CRONOPROGRAMMA... B. QUADRO ECONOMICO DETTAGLIATO... C. COMPUTO METRICO... D. PLANIMETRIE CARTOGRAFIE ELABORATI GRAFICI... E. PIANI DI MANUTENZIONE DELL OPERA E DELLE SUE PARTI F. PIANI DI SICUREZZA E DI COORDINAMENTO G. PIANO DI MONTAGGIO E CARICO H. MANUALE DI GESTIONE AMBIENTALE DEI CANTIERI 3

4 1. PREMESSA Il Piano Strategico Nazionale (PSN) (Art. 15 del regolamento del Consiglio sul Fondo Europeo per la Pesca) riporta testualmente al capitolo 2.6 Tutela e miglioramento dell ambiente acquatico: Obiettivo strategico: recupero degli ecosistemi degradati attraverso azioni di protezione e sviluppo della fauna e della flora e attività finalizzate ad attività di ricerca e alla formazione professionale. Il permanere di una profittevole attività di sfruttamento delle risorse ittiche trova nella esistenza di un equilibrio fra sforzo di pesca e dimensione biologica degli stock un vincolo invalicabile. È un fatto che il rapporto fra le due variabili si presenta, al contrario, in qualche caso squilibrato e la stessa sostenibilità e perennità delle risorse possono essere messe in discussione dalla presenza di una capacità di pesca eccessiva e da ritmi di attività non compatibili con la consistenza biologica degli stock oggetti di sfruttamento. Peraltro, le risorse ittiche subiscono una serie di effetti negativi prodotti da attività economiche che con l ambiente marino hanno un rapporto attraverso il riversamento in esso di elementi inquinanti e, comunque, nocivi in termini di sostenibilità delle risorse. In aggiunta, per evidenti ragioni di concentrazione degli inquinanti laddove la profondità delle acque risulta minore, gli effetti negativi risultano tanto maggiori quanto più vicino alla costa avviene l attività di sfruttamento. Più che la pesca a carattere industriale, attiva in acque distanti dalla costa, è il segmento artigianale che opera lungo la fascia costiera che subisce gli effetti dell inquinamento, ed in particolare sono le risorse sessili quelle che finora hanno dimostrato la maggiore sensibilità rispetto ad alterazioni ambientali. Una corretta analisi della situazione ambientale quanto alla interdipendenza tra ambiente e pesca richiede la modifica dell approccio tradizionale ed il passaggio dalla visione unidirezionale a quella circolare secondo cui i processi economici trasformano l ambiente e da esso vengono condizionati. Ciò è tanto più vero nel caso di attività economiche come la pesca che risultano fortemente influenzate dalle condizioni ambientali. Le priorità strategiche che si intendono perseguire al fine di tutelare e migliorare l ambiente acquatico possono essere così sintetizzate: -recupero degli ecosistemi degradati attraverso una importante azione di protezione e sviluppo della fauna e della flora; -introduzione di attrezzature selettive per lo svolgimento delle attività di sfruttamento; -finanziamento di attività finalizzate allo studio, alla conservazione ed al ripristino degli stock sovra sfruttati, concorrendo alla tutela della biodiversità; -ripopolamento controllato e mirato di specie i cui stock risultano sottoposti ad eccessivo prelievo rispetto agli stock il cui stato di sfruttamento è valutato accettabile; -formazione professionale, in particolare quanto alla buona pratica di pesca ecocompatibile in applicazione del Codice FAO di Condotta per una Pesca Responsabile. In considerazione di quanto sovraesposto, la Comunità Europea costatando, la riduzione del pescato sia in termini qualitativi che quantitativi nei nostri mari dovuto con certa evidenza alla: -Distruzione di interi habitat sia riproduttivi che di accrescimento; -Distruzione di segmenti della catena trofica; -Perdita della biodiversità; 4

5 -Perdita di posti di lavori e di professionalità con una fortissima impronta sociale e culturale del nostro Paese; -Riduzione dell attrazione turistica; per favorire il rilancio del settore della pesca, ha attraverso i FEP 2007/2013 e sta maggiormente incidendo nei prossimi FEAMP 2014/2020 ad azioni mirate a ridurre l impatto sul mondo della pesca di questo problema. Allo stato la nostra iniziativa si colloca nella possibilità di intervenire sull ultimo bando dei FEP 2007/2013 Reg. (CE) n. 1198/2006 con l asse 3.2 misure intese a preservare e sviluppare la fauna e la flora acquatiche oltre a essere propedeutico per interventi analoghi e allo studio anche nei FEAMP che dovrebbero essere fruibili a partire dal prossimo anno Le barriere artificiali dissuasive antistrascico e per il ripopolamento marino Le barriere artificiali, da non confondere con gli sbarramenti frangiflutti posti a difesa dei litorali contro l erosione marina, sono composte da corpi naturali (pietre, tronchi, ecc ) o artificiali che vengono calati su fondali marini mobili (sabbiosi, fangosi o sabbio-fangosi) per creare un elemento di diversificazione dell habitat originario monotono e costituiscono dei meccanismi bioecologici in grado di aumentare la produzione alieutica di un ecosistema Origine e sviluppo L origine delle barriere artificiali sembra essere molto antica tanto che alcuni autori riferiscono della loro esistenza già intorno al Come spesso accade nel campo della pesca, questi primi esperimenti portano la firma del Giappone e riguardano semplici costruzioni di pietre sovrapposte affondate nella baia di Urato nell isola di Shikoku. Per quanto riguarda il Mediterraneo è noto da tempo, soprattutto nel bacino centrale (Malta e Sicilia), l uso di strutture galleggianti composte da canne (dette per questo cannizzati o incannizzati ) per attrarre e concentrare pesce in determinate aree. Le prime barriere artificiali propriamente dette, cioè costituite da strutture deposte sul fondo, risalgono invece alla fine degli anni 60 in Francia e in Italia (Varazze), mentre attualmente i paesi più attivi nella realizzazione di tali strutture sono l Italia e la Spagna, anche se molti altri sono già da anni avviati in analoghe iniziative (Israele, Inghilterra, Portogallo, ecc ). In Italia, il primo esperimento di barriere artificiali, progettato secondo criteri scientifici su scala semiprofessionale, è stato realizzato nel 1974 nell Adriatico centrale (Porto Recanati) dall Istituto di Ricerche sulla Pesca Marittima di Ancona; tale barriera era formata da 12 piramidi, ognuna composta da 14 blocchi cubici di calcestruzzo con lato di 2 m e da alcune vecchie imbarcazioni, immerse al centro della zona protetta. A questo primo esperimento pilota hanno poi fatto seguito altre iniziative, tra cui quelle di Fregene, del Golfo di Castellammare e del Mar Ligure (Golfo Marconi e Loano) Scopi delle barriere artificiali Le barriere artificiali sono fra gli interventi da attuare per una migliore gestione della fascia costiera poiché, essendo realizzate su fondali marini mobili, costituiscono delle azioni che si integrano con l habitat marino, determinando effetti positivi a livello biologico, ecologico ed economico (Fig. 6). 5

6 L impiego estensivo di substrati artificiali sommersi, utilizzabili come rifugio dai pesci, dai molluschi e dai crostacei, fornisce lo strumento principale per il ripopolamento dei fondali poco produttivifacendo comunque attenzione a non favorire la presenza di predatori come il gronco e la murena. Tali strutture rappresentano anche una possibile soluzione ai problemi del recupero ambientale dei fondali degradati da uno sforzo di pesca troppo intenso, da fenomeni di eutrofizzazione e da un eccessivo apporto detritico. REALIZZAZIONE DELLA BARRIERA ARTIFICIALE INCREMENTO DELLA PRODUZIONE DI PESCI PROTEZIONE DALLO STRASCICO ILLEGALE ATTRAZIONE DEI PESCI AGGREGAZIONE DEI PESCI ACCESSIBILITA DELLE RISORSE VULNERABILITA DELLE RISORSE BIOMASSA SFRUTTABILE MIGLIORAMENTO DELLA PESCA POSSIBILITA DI CATTURA RENDIMENTO DELLA PESCA 6

7 Fig. 1 Aspetti correlati alla realizzazione di una barriera artificiale. È ormai riconosciuto che le barriere artificiali consentono all uomo di influenzare il comportamento e l abbondanza degli organismi acquatici. Questo è però un argomento molto controverso, con parecchie domande ancora prive di risposta. Gran parte delle discussioni che si generano in tal senso sono rivolte a comprendere se tali strutture, costruite allo scopo di realizzare oasi di ripopolamento, provochi il raggruppamento della biomassa ittica già esistente nell ambiente circostante o la nuova produzione di pesci (Fig. 7). La maggior parte degli studi effettuati indicano che le barriere migliorano la pesca poiché rendono più accessibili le risorse già esistenti. Infatti, in seguito all installazione delle barriere, il primo effetto risultante è l attrazione dei pesci verso le strutture artificiali, per via dell abbondanza di cibo, rifugi, ecc... Successivamente attraverso la creazione di catene trofiche stabili, si può parlare di accrescimento naturale della biomassa sfruttabile ai fini di pesca. Dati recentissimi ottenuti dopo un quinquennio di monitoraggio di due campi di ripopolamento interamente realizzati con moduli Tecnoreef, da parte del Prof. Paolo Berni dell Università di Pisa Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-Ambientali hanno permesso di meglio comprendere l importanza di azioni di ripopolamento che permettono di trasformare l energia primaria, l energia secondaria e l energia sussidaria in biomassa attraverso la creazione di catene trofiche stabili e durature. Le barriere, oltre ad offrire ai pesci rifugio e protezione, forniscono anche nuove fonti alimentari. Difatti, è comunemente noto che qualsiasi oggetto venga sommerso in mare, dopo un certo tempo, sarà ricoperto di organismi viventi, accresciutisi a partire da spore e larve che, una volta insediate, danno origine rispettivamente ad alghe e ad animali. Questi rappresentano il primo anello delle catene alimentari. Infatti, le alghe si accrescono sfruttando i nutrienti contenuti nella colonna d acqua; molti degli animali sessili che si impiantano nelle barriere si nutrono filtrando le particelle di natura organica in sospensione nella colonna d acqua, riciclando dunque l energia biochimica da queste contenuta, per trasformarla in nuova biomassa. Questa prima fase di colonizzazione delle oasi artificiali, da parte di alghe ed animali bentonici, è seguita dall arrivo di specie mobili oggetto della pesca (pesci, crostacei e molluschi), che si cibano o direttamente degli organismi bentonici suddetti, oppure del materiale organico da essi prodotto e che cade sul fondale marino su cui sono posizionati i moduli della barriera stessa. In ultima analisi, l innesco di nuove reti alimentari, consente di riciclare l energia esuberante degli ecosistemi litorali, favorendo di conseguenza incrementi di produzione di specie ittiche. Questo tipo di barriere artificiali, vengono dunque dette barriere di produzione. 7

8 Fig. 2. Relazioni tra i pesci e le barriere artificiali (Modificata da Arculeo et al., 1988). Fig. 3. Evoluzione delle barriere artificiali dal 1974 ad oggi (A. Spagnolo & G. Fabi, CNR- ISMAR, Ancona). Nei confronti dei pesci, le barriere assumono dunque in un primo momento un prevalente ruolo di attrazione e concentrazione, per la presenza di tane e rifugi, ma in seguito favoriscono anche un incremento della produzione, poiché su di esse si rende disponibile nuovo alimento. Le barriere artificiali sono strutture più complesse degli ambienti naturali circostanti e la loro collocazione in ampi fondali arenosi rende tali strutture delle vere e proprie oasi marine. Queste, modificando il monotono ambiente sabbioso sul quale sono poste, favoriscono l incremento della diversità di specie ittiche, attirando anche pesci tipici dei fondali rocciosi. Si è anche notato che le barriere artificiali realizzate con l ausilio di calcestruzzo sea-frendly hanno la capacità di accelerare la colonizzazione della superficie, considerando l elevato rapporto massa/superficie si può facilmente comprendere l azione che svolgono anche in fondali non sabbiosi. Queste strutture creano, di fatto, vere e proprie aggregazioni di vita sia vegetale che animale in grado di richiamare e mantenere importanti popolamenti ittici di interesse commerciale. I dominatori di una barriera sono i pesci necto-bentonici, ovvero quelli che, pur muovendosi spesso liberamente nella colonna d acqua, hanno in qualche misura rapporti con il fondale, soprattutto durante alcune fasi del loro ciclo vitale, come ad esempio nel corso dello sviluppo (per esempio le fasi giovanili) o durante le fasi di accoppiamento. I pesci necto-bentonici sono generalmente specie pregiate di substrato duro (saraghi, dentici, orate, spigole, corvine, ombrine, 8

9 mormore, labridi, occhiate, pagelli, ecc...), la cui presenza nei fondali sabbiosi è episodica prima dell installazione della barriera. Essi, insieme ad alcuni crostacei e molluschi, trovano rifugio nelle oasi di ripopolamento, che forniscono nuovi habitat per la colonizzazione da parte di uova, larve e giovanili di tali specie, favorendone il reclutamento. Le strutture sono popolate anche da pesci prettamente bentonici, cioè che vivono costantemente sul fondo, tra i quali quelli tipici dei fondali mobili (fangosi, sabbioso fangosi) che normalmente si rinvengono nell area (sogliole, triglie, ecc...), ma anche specie di substrato duro che s insediano nelle cavità dei massi, ad esempio scorfani e gronghi. Anche i pesci pelagici, viventi cioè esclusivamente nella colonna d acqua, come ricciole, lampughe, tonni, sardine, acciughe, cefali, boghe, salpe, suri, alose, ecc..., sono irresistibilmente attratti dalle barriere artificiali. La presenza di queste ultime specie si ritiene sia legata al caratteristico fenomeno di up welling generato dalle piramidi realizzate con piastre Tecnoreef. Infatti la corrente del fondo, ricca di nutrienti, che attraversa i moduli viene in parte deviata verso la superficie, divenendo di fatto un importante richiamo per le specie bentoniche che tendono a stabilizzarsi nei pressi delle strutture anche per lunghi periodi. Il numero di specie ittiche che vive in una barriera immersa in mare e, di conseguenza, la capacità produttiva di un oasi di ripopolamento, dipende dalla localizzazione geografica e dalla profondità, dal volume, dalle caratteristiche e dalla superficie della struttura, dalla complessità e dall età della barriera, ed anche dalle comunità di specie ittiche viventi nelle aree circostanti. Oltre a quelle di produzione che comunque svolgono egregiamente il compito di protezione dell habitat, si possono avere anche barriere artificiali di protezione nei confronti di attività a forte impatto ambientale, come la pesca a strascico illegale. Queste barriere, in particolare, proteggono le forme giovanili ed i riproduttori di specie demersali in aree costiere (barriere che proteggono le aree di nursery), habitat indispensabile negli ecosistemi costieri del Mediterraneo, mantenendo un elevata diversità di forme viventi, fornendo rifugio, protezione e nutrimento, ai giovanili di pesci, molluschi e crostacei (si definiscono dunque aree di nursery ). Le barriere artificiali di protezione rappresentano semplici ostacoli meccanici per prevenire il traino delle reti a strascico, consentendo lo sviluppo di un maggior numero di pesci giovanili e quindi l incremento della biomassa degli stock ittici pescabili in mare aperto. Tali strutture Es. Stop/Net Pt4) consentono inoltre di attenuare il conflitto, ormai intenso in parecchie zone costiere, tra gli operatori della piccola pesca e quelli della pesca a strascico, distanziando le rispettive aree di pesca. Esistono, infine, barriere polivalenti, sistemi che combinano le barriere di tipo protettivo con quelle di tipo produttivo. In sostanza, nelle barriere artificiali polivalenti, il sistema intensivo di produzione, rifugio ed attrazione è configurato come un oasi pianificata allo scopo di ripopolamento ; queste oasi sono preservate da un ampia area di protezione, su cui sono collocate strutture disegnate in maniera tale da prevenire la pesca a strascico (Fig. 2). Tutte le tipologie di barriere artificiali rappresentano un valido intervento nella gestione razionale della fascia costiera, ed in particolare nell incremento della fauna di interesse commerciale, e sono un mezzo per il ripopolamento attivo. Ciò è di particolare interesse, in un periodo in cui ci si rende sempre più conto di come sia molto importante razionalizzare lo sfruttamento delle risorse ittiche costiere. Infine, all interno delle aree protette mediante barriere artificiali è possibile sviluppare iniziative alternative alla pesca (con una conseguente riduzione dello sforzo di pesca) come la piccola pesca artigianale, escursioni subacquee, ecc... 9

10 1.1.3 Struttura delle barriere artificiali Le barriere artificiali, come accade per tutte le iniziative legate alla pesca, hanno subito nelle varie parti del mondo uno sviluppo autonomo basato sulle esperienze locali e individuali, per cui la realizzazione di queste strutture ha previsto l impiego dei materiali più diversi. Nei primi esperimenti realizzati su scala artigianale in Giappone venivano usati massi impilati, tronchi e sacchi di sabbia e solo successivamente materiali artificiali come tubi di ceramica e vecchie imbarcazioni. Nel sud-est asiatico ancor oggi vengono utilizzati moduli in bambù e fasci di mangrovie. Agli inizi degli anni Sessanta la necessità di smaltire scarti vari e limitare i costi ha condotto, soprattutto negli Stati Uniti, verso l utilizzazione di materiali come rottami di automobili, pneumatici, vecchie barche, copertoni, barili di petrolio usati, prodotti derivati dall edilizia (pezzi di cemento, tegole, mattoni, ecc ). Tuttavia queste iniziative, prive di qualsiasi supporto scientifico, si sono rivelate fallimentari, evidenziando numerosi inconvenienti: molte superfici sono, infatti, risultate inadatte all attecchimento di organismi sessili, altre si deterioravano molto facilmente (legno e lamiere), altre rilasciavano sostanze nocive per gli organismi, come vernici, oli e metalli pesanti. Tutti questi problemi hanno condotto verso un atteggiamento più scientifico e attento innanzitutto alle questioni ambientali; attualmente la tendenza è infatti quella di impiegare materiali realizzati ad hoc, più resistenti, non inquinanti e di facile utilizzo. Il calcestruzzo è oggigiorno il materiale maggiormente utilizzato nel mondo, perché permette di realizzare moduli di qualsiasi forma, si deteriora lentamente in acqua, fornisce un ottimo supporto agli organismi sessili (mitili, ostriche ecc.), e se modellato con opportune cavità dà rifugio a molte specie ittiche ed è abbastanza pesante da contrastare la pesca a strascico. Fig. 4. Modulo piramidale Tecnoreef. 10

11 Fig. 5. Immagine di polpo in tana alla base della struttura Tecnoreef nell AMP delle Cinque Terre (foto Dott. Claudio Valerani, 2006). 2. PROGETTO: VIVERE IL MARE 2.1 Premessa L iniziativa rientra tra quelle promosse e attuate dalla Regione Sicilia attraverso il FEP 2007/ Reg. (CE) n. 1198/ Asse prioritario 3 Misure d interesse comune Misura Misure intese a preservare e sviluppare la fauna e la flora acquatiche (art. 38 Reg. CE n. 1198/2006) che costituisce un programma di azioni e misure volte a preservare e sviluppare la fauna e la flora acquatica migliorando, nel contempo, l ambiente acquatico. All interno dell area d intervento, verranno poste in opera sul fondale marino, strutture in grado di realizzare meccanismi tecnico-ecologici e di ingegneria ecologica utili per l attecchimento di larve di specie bentoniche ed in grado di fungere da rifugio per le specie stanziali atti ad incrementare la produzione di biomassa, oltre a garantire con il posizionamento di alcuni stop/net, una valida azione di contrasto alla pesca a strascico illegale e di conseguenza favorire ed esaltare il naturale ripopolamento della flora e della fauna marina. Il presente progetto, il primo per la Provincia di Siracusa sebbene rappresenti quasi il 10% della piccola pesca Regionale, ha come obiettivo la realizzazione di un area biologica protetta di ripopolamento ittico, sito uno specchio d acqua posto di fronte al Comune di Avola e più precisamente in una località antistante e compresa tra la spiaggia lidi di Avola e la spiaggia Pantanello tra le isobate dei 18 e 25 metri di profondità circa, comunque entro il limite delle tre miglia di distanza dalla linea di costa. (Vedasi documentazione tecnica allegata). 11

12 Il progetto è costituito da Single Reef uniti in gruppi a formare Unit Reef in grado di interagire fra di loro sino a formare due Complex Reef in grado di garantire un contributo significativo alla ricostituzione dello stock ittico nell areale di intervento. Ogni Unit Reef è costituita da un modulo piramidale da 30 piastre, da cinque moduli da 12 piastre, da 2 moduli da tre piastre oltre che da due Stop/net posti esternamente a protezione. La posizione di ogni Single Reef è stato oggetto di studio al fine di ottenere la massima resa in biomassa oltre a tener conto di percorsi per appassionati di subaquea. Pertanto il progetto prevede di collocare all'interno dell area marina da proteggere, strutture ecocompatibili e certificate sia per le qualità dei materiali che per le caratteristiche (art. 38 Reg. CE n. 1198/2006), secondo la norma UNI EN ISO 14001:2004 per il settore barriere marine, del tipo modello Tecnoreef già ampliamente sperimentate e adottate in analoghi interventi in diverse Regioni italiane tra cui ricordiamo per caratteristiche simili di fondali la Regione Liguria in un tratto di costa del comune di Riomaggiore e più precisamente nell Area Marina Protetta delle Cinque terre ( 2009), nel comune di Andorra (2005, 2009 e 2010) e nel Lazio, in due tratti di costa del Comune di Sabaudia e Terracina, (2007 ). Le strutture, inoltre, attueranno un effetto di "concentrazione" all'interno delle aree protette, sia nei confronti delle specie pelagiche "di passo", che delle specie stanziali caratteristiche dei fondali a substrato duro e garantiranno un deterrente meccanico verso, l uso di reti da traina Grado d innovazione del progetto Il progetto parte dalla considerazione della forte pressione antropica esercitata sulle risorse ittiche (inquinamento, over-fishing), che da tempo ha indotto la comunità scientifica internazionale alla ricerca di strategie utili per raggiungere un equilibrio tra la produzione e le attività di prelievo. Il problema è stato ed è affrontato considerando primariamente gli aspetti di carattere ambientale, non collegando quindi i fenomeni di depauperamento della fauna ittica a questioni economiche, quanto piuttosto alle implicazioni che questi hanno sugli equilibri ambientali. Ovviamente, il tipo di approccio al problema appare diverso, se attuato con attenzione alla necessità di restituire competitività e produttività alla pesca professionale, ovvero a quella di ristabilire condizioni di naturalità e di rispetto della biodiversità senza comprometterne la qualità. In molti casi, le necessità del biologo della pesca e dell ambientalista coincidono, così come i loro obiettivi. Si pensi ad esempio al problema dell inquinamento dei mari dell ambiente ripopolato, che vede entrambe le figure professionali concentrate nella ricerca di materiali ( es. cemento sea frendly, materiali certificati per gli scopi prefissati al fine di avere la certezza modulo per modulo della qualità dei prodotti impiegati ) in grado di rispettare le esigenze della flora e della fauna ittica. Si pensi ancora, sempre a titolo di esempio, all importanza che assumono le praterie di Posidonia Oceanica sia per quanto attiene agli aspetti ambientali che per quanto concerne la produzione: è infatti conosciuto che tali aree sono indispensabili aree di riproduzione oltre che di stazionamento delle specie giovanili in età pre-riproduttiva, habitat privilegiato da numerosissime specie bentoniche oggetto di forte pressione da parte della pesca professionale. Una delle metodologie d intervento indicata quale attuabile e percorribile da parte degli studiosi dei problemi ambientali e di quelli connessi alle risorse ittiche è la creazione di aree protette, all interno delle quali non sia possibile attuare forme di prelievo distruttive. Questo tipo d intervento sarà realizzato su aree marine poste entro le tre miglia dalla linea di costa a 10/30 metri di profondità secondo la cartografia e le caratteristiche quali/quantitative dei mari. Si tratta quindi della porzione di fascia costiera in cui avviene la gran parte dei fenomeni riproduttivi ed in cui stazionano gli stadi giovanili in età pre-riproduttiva. 12

13 Su tali aree esiste, il divieto di condurre attività di pesca che possano produrre un impatto negativo sugli equilibri biologici e in particolare è vietato attuare la pesca da traino, consentita solo a profondità maggiore di cinquanta metri e a distanza dalla costa superiore alle tre miglia. A partire dal 31 maggio 2010 la norma di cui al Regolamento (CE) n. 1967/2006 del Consiglio del 21 dicembre 2006, relativo alle misure di gestione per lo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nel mar Mediterraneo, vieta l uso di attrezzi trainati entro le tre miglia dalla costa o all'interno dell'isobata di 50 m quando tale profondità è raggiunta a una distanza inferiore dalla costa. Oltre a prelevare specie in età pre-riproduttiva, la pesca a strascico produce il danneggiamento delle uova che numerose specie di fondo fissano su supporti caratterizzati da fattori edafici opportuni. Sono inoltre incalcolabili i danni prodotti dalle reti da traino alle praterie di Posidonia Aspetti ambientali dell area di intervento Biocenosi costiera Il fondale su cui saranno allestite le unità reef è costituito da sedimento sabbioso costituito da: sabbia media ( micron, WENTWORTH, 1922) 80%, 15% sabbia fine ( micron, WENTWORTH, 1922), 5% ciottoli medio-fini (16 8mm, W ENTWORTH, 1922). Nella composizione mineralogica prevale la frazione carbonatica sempre superiore al 50% del totale, mentre la frazione organica e circa l'1% (corrispondente allo 0,5% di carbonio organico). Il sedimento nel suo complesso si presenta poco classato, quindi eterometrico, e di provenienza multipla, riconducibile al mescolamento delle sabbie costiere con una componente fine siltosa. Tra zone rocciose e sabbia si alternano praterie di Posidonia oceanica a macchia di leopardo Descrizione della fauna e della flora Le caratteristiche floro-faunistiche in cui è situata l area interessata dalla realizzazione della barriera artificiale possono essere sintetizzate nei seguenti punti: I vegetali sono rappresentati prevalentemente dalle microalghe (fitoplancton), la cui consistenza è notevolissima. Esse rappresentano l anello primario della catena alimentare planctonica che unitamente allo zooplancton, alimentano l enorme biomassa gli stock di Sardine (Sardina pilchardus), di Acciughe (Engraulis encrasicolus), di Spratti (Sprattus sprattus) e di numerose altre specie ittiche appartenenti ad altre famiglie. Altro gruppo animale fortemente privilegiato dall ecologia nel tratto d interesse è quello dei Molluschi filtratori, sospensivori e detritivori. La quantità di fitoplancton e di zooplancton, l enorme massa di sospensione e di particolato organico formano una pioggia di cibo dall alto verso il basso e dalla costa verso il largo, privilegiano i Bivalvi filtratori (sifonati ed asifonati, quali Vongole, Mitili, Ostriche, Pettini, ecc.). Se le larve di questi bivalvi non trovano supporti solidi idonei, non si insediano oppure si insediano su substrati che facilmente vengono coperti dai sedimenti, determinandone quindi la morte. Le barriere artificiali riducono il fattore limitante per lo sviluppo di questi organismi, rappresentato della disponibilità di substrati idonei. Tra i molluschi cefalopodi, assume una notevole importanza la Seppia (Sepia officinalis) e il Polpo (Octopus vulgaris). Tra le specie demersali risultano quelle che si nutrono di invertebrati bentonici (Policheti, Anfipodi, Crostacei Decapodi, ecc.). Le specie ittiche rappresentative e dominanti sono: Triglie di scoglio (Mullus surmuletus), Capponi (Trigla lucerna), Sogliole (Solea vulgaris), Saraghi (Diplodus spp.), Occhiata (Oblada melanura), Orata (Sparus aurata), Spigola (Dicentrarchus labrax) e Mormore (Lithognatus mormyrus). Il tratto in questione risulta un mare altamente produttivo con una accentuata biodiversità. Ciò tuttavia non toglie il fatto che certi stock siano al limite del sovrasfruttamento. Sulla base degli studi effettuati, tra le specie ittiche che vengono attratte o si rifugiano presso le barriere compaiono Ombrine 13

14 (Umbrina cirrosa), Corvine (Sciaena umbra), Mormore (Lithognatus mormyrus), Saraghi (Diplodus spp.), Orate (Sparus aurata), Boghe (Boops boops), Scorfani (Scorpaena porcus e Scorpaena scrofa), Gronghi (Conger conger), specie necto-bentoniche e bentoniche che, nella maggior parte dei casi, hanno un elevato valore commerciale. Queste specie sono presenti nel tratto di mare in questione ma rientrano fra gli stock al limite di sfruttamento. F.to 6/7 Fase di ripopolamento dell habitat marino all interno degli elementi posati 14

15 Gli studi serviranno a comprendere l evoluzione di ciascuna popolazione e delle specie ritenute specie bersaglio perché indicatori dell evoluzione della biocenosi e caratteristiche dei diversi habitat. In seguito alla posa delle strutture anti-strascico tipo Stop/Net, si procederà all immissione nelle aree protette di strutture di ripopolamento, in grado cioè di favorire il naturale insediamento di specie ittiche d interesse alieutico. Fig 8 / 9 Moduli stop/net Fig 10 / 11 particolari corpi ripopolanti 2.4. Descrizione del progetto: VIVERE IL MARE 15

16 Il progetto nasce dall interesse di creare un area di Tutela Biologica (Oasi marina) nel tratto di mare sito nel comune di Avola e ha l obiettivo di intervenire in un areale povero di vita acquatica a causa di: over-fishing; azione antropica (diretta ed indiretta); scarsa qualità dei fondali molli; attività di pesca non sostenibile e non compatibile per tempi mezzi e/o modalità; che di fatto ha portato alla: Distruzione di interi habitat sia riproduttivi che di accrescimento; Distruzione di segmenti della catena trofica; Perdita della biodiversità; Perdita di posti di lavori e di professionalità con una fortissima impronta sociale e culturale; Riduzione dell attrazione turistica; Al fine di ripristinare sviluppare e preservare come previsto dalla Commissione Europea della Pesca la flora e la fauna acquatiche autoctone con conservazione della biodiversità dei luoghi,il progetto si prevede l immersione di una barriera marina di ripopolamento in uno specchio d acqua prospicente il Comune di Avola e più precisamente di fronte alla località di Avola Marina ad una profondità compresa tra le isobate dei -20 e -25 metri circa, comunque entro il limite delle le tre miglia di distanza dalla linea di costa. (Vedasi documentazione tecnica allegata). Il progetto è costituito da otto Unit Reef (0gni Unirt Reef è una unità funzionale indipendente ) in grado di interagire fra di loro sino a formare un Complex Reef. Quest ultimo è in grado di dare un contributo significativo alla ricostituzione dello stocks ittico nell areale di intervento Descriviamo sinteticamente i moduli che costituiscono ognuna delle otto Unit Reef: n. 1 modulo piramidale da 30 piastre; n. 5 moduli piramidali da 12 piastre, n. 3 moduli piramidali da tre piastre n. 2 moduli Stop/net La collocazione di ogni singolo reef (modulo) è stato oggetto di studio al fine di ottenere la massima resa in biomassa oltre a percorsi per appassionati di subaquea. All'interno dell area marina da preservare e sviluppare in termini di fauna e flora acquatiche,, saranno collocate strutture ecocompatibili e certificate sia per le qualità dei materiali che per le caratteristiche (art. 38 Reg. CE n. 1198/2006), secondo la norma UNI EN ISO 14001:2004 per il settore barriere artificiali, del tipo modello Tecnoreef già ampliamente sperimentate e adottate in analoghi interventi, in diverse Regioni italiane tra cui la Regione Liguria nell Area Marina Protetta delle Cinque terre, nel comune di Andorra (2005, 2009 e 2010) ; oltre alla creazione di due campi di ripopolamento in due tratti di costa del Comune di Sabaudia e del Comune di Terracina, (2007 ). Una caratteristica interessante dei moduli di ripopolamento considerati nel progetto è rappresentata dall effetto di "richiamo e concentrazione " all'interno delle aree protette, sia nei confronti delle specie pelagiche "di passo", che delle specie stanziali oltre a essere un deterrente meccanico verso l uso di reti da traino. 16

17 Il progetto consiste nel realizzare attraverso stralci operativi, una barriera artificiale chiamata tecnicamente Complex Reef che risulterà costituita da otto Unit Reef. Ogni Unit Reef, che rappresenta l unità operativa, è a sua volta formato da 8 moduli chiamati Single Reef oltre a 2 dissuasori del tipo Stop/net 2.5. Caratteristiche del modulo Tecnoreef Il modulo di ripopolamento viene semplicemente rappresento dalla piramide realizzata a seconda delle scelte progettuali con caratteristiche diverse sia in altezza che in superficie. Il modulo di ripopolamento è ottenuto assemblando delle piastre in calcestruzzo armato sea-frendly realizzato a base di elementi naturali senza additivi sintetici e di forma ottagonale da cm 120 di lunghezza. Le piastre vengono assemblate manualmente al fine di costituire dei moduli chiamati anche Single Reef (elementi piramidali) che permettono la costituzione di strutture stabili assoggettabili a reef artificiali. Pertanto, l elemento base, è costituito da una piastra ottagonale che presenta dei fori a forma di settore circolare all interno della struttura stessa; le pareti dei fori sono a loro volta inclinate verso l interno. Gli elementi vengono posati a mare (appoggiati direttamente sul fondale) attraverso l ausilio di un pontone. Una caratteristica importante di questo progetto è che i moduli essendo semplicemente appoggiati sul fondo possono essere facilmente spostati e pertanto risultano strutture mobili e non fisse. Le caratteristiche dei materiali dell elemento base risulteranno le seguenti : Calcestruzzo Seafriendly (ph=9 o inferiore a 9); Armatura centrale a croce. Superficie esterna : grezza Viteria di collegamento. Descrizione del Modulo Tecnoreef La piastra Tecnoreef o similare rappresenta l anello di partenza per la realizzazione di strutture di ripopolamento. Le piastre o moduli sono costituite di un conglomerato cementizio armato. 17

18 Ft. 12 Piramide a 12 piastre Tecnoreef Fig. 13. Schema della struttura ripopolante Tecnoreef Ciascuno degli elementi è costituito da calcestruzzo a basso impatto ambientale, tipo seafriendly ad alta resistenza caratteristica, con Rck > 50 Mpa, privo di additivi miglioratori di resa, caratterizzato dal possedere, al raggiungimento della resistenza caratteristica richiesta, un PH vicino a quello dell ambiente acquatico marino e inferiore a 9. La struttura è rinforzata all interno da un armatura a croce costituita da un piatto in acciaio inox tipo AISI 304L, sezione 5 x 30 mm a forma di croce alla quale sono associati lungo la sezione longitudinale della croce stessa, dei rinforzi di tondino di ferro da costruzione edile, quali miglioratori di aderenza; 18

19 F.to 14 Piastra ottagonale tipo Tecnoreef piastre F.to.15 Particolare del sistema di aggancio tra le Lungo la linea mediana della circonferenza è disposto a ulteriore rinforzo, un doppio circuito in acciaio Feb44k. Le piastre, di forma ottagonale, presentano delle aperture diverse a seconda del modello che si prende in considerazione. L unione delle piastre è ottenuta mediante bulloneria metallica in acciaio inossidabile tipo AISI 304. Ciascuna piastra modello Tecnoreef ottagonale presenta una dimensione, intesa come distanza tra due lati paralleli, di 1180 mm ed uno spessore di 60 mm. per la versione definita da 120 cm sia chiusa che aperta,. Fig. 16 Caratteristiche della superficie della piastra Tecnoreef Le asperità e la non regolarità del calcestruzzo hanno lo scopo di produrre una scabrosità utile all attecchimento delle larve degli organismi sessili in tempi particolarmente rapidi rispetto ad una più regolare rifinitura superficiale. Ciascuna piastra pesa circa 129 Kg per la versione da 120 cm. Caratteristiche tecniche della struttura 19

20 Il modulo elementare è un manufatto in calcestruzzo armato costituito da una piastra ottagonale che presenta dei fori a forma diversa all interno della struttura stessa; le pareti dei fori sono a loro volta inclinate verso l interno. Le piastre sono unite tra loro e possono costituire una semplice piramide, il sistema base, oppure essere assemblate in piramidi più complesse. Una volta assemblato, sviluppa le seguenti caratteristiche: Elevata stabilità con traduzione meccanica continua delle forze sempre verso il fondale. I moduli posti alla base della struttura scaricano sul fondale la forza che ricevono da un punto qualsiasi della struttura stessa; le loro pareti inclinate si ancorano sul fondo in modo stabile e definitivo, capace di resistere alle spinte delle correnti e agli effetti di trascinamento delle reti. Allo stesso tempo dato che la base della struttura è sempre, in qualsiasi composizione, più ampia del culmine, la forza scaricata su ogni singola piastra di base non è mai eccessiva, evitando così l affondamento della struttura nel fondale. Correnti All esterno delle pareti l attrito provocato dalla struttura immersa in un flusso di corrente crea delle turbolenze superficiali, accentuate dalla presenza delle sfaccettature di varia inclinazione sui profili esterni ed interni. Tali difformità geometriche creano all interno di ogni singolo elemento dei flussi circolari continui (sfere d acqua) che sfogano la loro relativa energia verso l alto smorzando di fatto la forza dell onda. Luce La presenza di fori a varie inclinazioni garantisce la presenza della luce solare all interno della struttura, anche se in modo vario e diffuso. Tali difformità arricchiscono la varietà di tane ed anfratti nelle composizioni. Calcestruzzo sea friendly (ecologico non impattante) Il calcestruzzo è l elemento basilare per la produzione del modulo: viene utilizzato calcestruzzo costituito solo da elementi naturali (sabbia lavata, ghiaia spezzata) e non viene utilizzato alcun materiale composito o di risulta (pezzi di mattoni, calcinacci, ecc.). Il cemento non viene additivato ne fluidificato con miglioratori chimici di resa. Non vengono usati disarmanti sintetici per la sformatura dei prodotti dagli stampi. Non vengono usati additivi effervescenti per cavillare le superfici, che vengono invece vibrate, lavate e spazzolate meccanicamente. Microcavità della superficie 20

21 Il particolare processo produttivo, attuato vibrando con tre diverse frequenze appositi stampi colmi di calcestruzzo speciale, ed il trattamento meccanico successivo, creano sulla superficie delle piccole cavità. Queste possono essere nell ordine del decimo di millimetro come di qualche centimetro. Ciò permette a molte forme di vita (anche molto piccole come le di corallo) di attecchire con maggiore facilità. Ancoraggio tra i pezzi Le armature che compongono la struttura, gli agganci e la minuteria meccanica di collegamento tra i vari elementi sono costituiti da acciaio inox AISI 304 ad alta resistenza alla corrosione, perciò assolutamente inalterabili in acqua di mare. Non vengono utilizzati acciai diversi con metalli pesanti speciali (vanadio tungsteno titanio) perché la loro reattività chimica modifica localmente sia l acidità dell area circostante sia i percorsi d elettrolisi delle strutture, creando, di fatto, passaggi di ioni negli elementi metallici che creano corrosione. Composizione dei moduli I moduli base vengono composti tre alla volta in modo semplice e veloce, creando delle piccole piramidi. Una volta assemblata in una piramide a tre piastre, la forma ottagonale permette che le piastre si accoppino con una inclinazione di 60 rispetto al suolo. L aggancio baricentrico e unico, conferisce quella flessibilità sufficiente a far si la parte di piastra a contatto con il terreno sia mobile per inserirsi nel terreno con effetto vomere ( effetto di inserimento in profondità).tale effetto cessa con il progressivo fissaggio al terreno. Si crea così un unica ragnatela di sostegno in grado di oscillare e flettersi, senza pregiudicare la stabilità della struttura stessa. Sopra il primo livello di elementi è semplice sormontare un secondo livello poi un terzo e così via. Per la posa di queste strutture si può utilizzare qualsiasi tipo di imbarcazione, dal gommone al pontone, con o senza gru. Data la tipologia e la compattezza del calcestruzzo e la presenza di strutture in acciaio inox la durata in servizio di tali strutture supera la normale durata di servizio stabilita dalle normative ministeriali per i manufatti ad uso marittimo esclusivo. L ecocompatibilità risulta evidente non solo dalla descrizione delle strutture e dei materiali ma dalle certificazioni che ne attestano sia la qualità dei materiali impiegati che la procedura di produzione come da certificazioni Iso 14001/94 e ISO 14020/94 per il settore barriere marine, già ampliamente sperimentate e adottate in analoghi interventi, in diverse Regioni 2.6. Installazione a mare dei moduli L assemblaggio dei singoli moduli, mediante viti e bulloni, dovrà avvenire in superficie per poi essere posato successivamente, oppure può essere posato in singole piastre sul fondo per poi assemblarle, il tutto secondo specifiche procedure lavorative e di sicurezza elaborate dall impresa prima dell inizio dei lavori Gli elementi a piramide assemblati dovranno garantire la trasmissione continua delle forze sempre verso il fondale, qualunque sia la direzione e il punto di sollecitazione della forza stessa. 21

22 Le pareti inclinate saranno poggiate direttamente sul fondo marino e grazie alla disposizione geometrica tronco piramidale sarà garantito l ancoraggio sul fondo stesso in modo stabile e definitivo, capace di resistere alle spinte delle correnti o agli effetti di trascinamento delle reti. F.to 17 - Tipologia sistema di posa elementi Il monitoraggio d interventi simili, ha dimostrato che le strutture in seguito alla loro posa si sono stabilizzate mediante un affondamento, di circa 15/ 20 cm, al piede di appoggio causato dall accumulo della sabbia derivante dalle correnti di profondità, ciò confermato da una quota inferiore del fondo marino all interno dell elemento piramidale. Le eventuali turbolenze superficiali create dall azione delle correnti garantiranno una circolazione ed un ricambio d acqua costante a vantaggio dell'apporto di sostanze nutritive e dello sviluppo di forme di vita stanziali. L area interessata dall intervento sarà tracciata utilizzando una corda in nailon di lunghezza adeguata. Per il trasporto di queste strutture potranno essere impiegate imbarcazioni con o senza gru, secondo la procedura impiegata. 22

23 F.to 18 - Montaggio elementi Fg 19 modulo a 12 piastre h 1,70 cm (single reef) 23

24 3. SITUAZIONE DELLO STATO EX ANTE Il fondale su cui saranno allestite le unità reef è costituito da sedimento sabbioso costituito da: sabbia media ( micron, WENTWORTH, 1922) 80%, 15% sabbia fine ( micron, WENTWORTH, 1922), 5% ciottoli medio-fini (16 8mm, W ENTWORTH, 1922). Nella composizione mineralogica prevale la frazione carbonatica sempre superiore al 50% del totale, mentre la frazione organica e circa l'1% (corrispondente allo 0,5% di carbonio organico). Il sedimento nel suo complesso si presenta poco classato, quindi eterometrico, e di provenienza multipla, riconducibile al mescolamento delle sabbie costiere con una componente fine siltosa. Tra zone rocciose e sabbia si alternano praterie di Posidonia oceanica a macchia di leopardo Descrizione della fauna e della flora Le caratteristiche floro-faunistiche in cui è situata l area interessata dalla realizzazione della barriera artificiale possono essere sintetizzate nei seguenti punti: I vegetali sono rappresentati prevalentemente dalle microalghe (fitoplancton), la cui consistenza è notevolissima. Esse rappresentano l anello primario della catena alimentare planctonica che unitamente allo zooplancton, alimentano l enorme biomassa gli stocks di Sardine (Sardina pilchardus), di Acciughe (Engraulis encrasicolus), di Spratti (Sprattus sprattus) e di numerose altre specie ittiche appartenenti ad altre famiglie. Altro gruppo animale fortemente privilegiato dall ecologia nel tratto d interesse è quello dei Molluschi filtratori, sospensivori e detritivori. La quantità di fitoplancton e di zooplancton, l enorme massa di sospensione e di particolato organico formano una pioggia di cibo dall alto verso il basso e dalla costa verso il largo, privilegiano i Bivalvi filtratori (sifonati ed asifonati, quali Vongole, Mitili, Ostriche, Pettini, ecc.). Se le larve di questi bivalvi non trovano supporti solidi idonei, non si insediano oppure si insediano su substrati che facilmente vengono coperti dai sedimenti, determinandone quindi la morte. Le barriere artificiali riducono il fattore limitante per lo sviluppo di questi organismi, rappresentato della disponibilità di substrati idonei. Tra i molluschi cefalopodi, assume una notevole importanza la Seppia (Sepia officinalis) e il Polpo (Octopus vulgaris). Tra le specie demersali risultano quelle che si nutrono di invertebrati bentonici (Policheti, Anfipodi, Crostacei Decapodi, ecc.). Le specie ittiche rappresentative e dominanti sono: Triglie di scoglio (Mullus surmuletus), Capponi (Trigla lucerna), Sogliole (Solea vulgaris), Saraghi (Diplodus spp.), Occhiata (Oblada melanura), Orata (Sparus aurata), Spigola (Dicentrarchus labrax). Il tratto in questione risulta un mare altamente produttivo con una accentuata biodiversità. Ciò tuttavia non toglie il fatto che certi stock siano al limite del sovrasfruttamento. Sulla base degli studi effettuati, tra le specie ittiche che vengono attratte o si rifugiano presso le barriere compaiono Ombrine (Umbrina cirrosa), Corvine (Sciaena umbra), Mormore (Lithognatus mormyrus), Saraghi (Diplodus spp.), Orate (Sparus aurata), Boghe (Boops boops), Scorfani (Scorpaena porcus e Scorpaena scrofa), Gronghi (Conger conger), specie necto-bentoniche e bentoniche che, nella maggior parte dei casi, hanno un elevato valore commerciale. Queste specie sono presenti nel tratto di mare in questione ma rientrano fra gli stock al limite di sfruttamento. 4. FINALITA E INTERESSE COLLETTIVO DEL PROGETTO Il progetto nasce dall interesse di creare un area di Tutela Biologica (Oasi marina) nel tratto di mare sito nel comune di Avola e ha l obiettivo di intervenire in un areale povero di vita acquatica a causa di : 24

25 over-fishing; azione antropica (diretta ed indiretta); scarsa qualità dei fondali molli; attività di pesca non sostenibile e non compatibile per tempi mezzi e/o modalità; che di fatto ha portato alla: distruzione di interi habitat sia riproduttivi che di accrescimento; distruzione di segmenti della catena trofica; perdita della biodiversità; perdita di posti di lavori e di professionalità con una fortissima impronta sociale e culturale; riduzione dell attrazione turistica; Pertanto, le barriere artificiali possono di buon grado essere annoverate fra gli interventi da attuare per una migliore gestione della fascia costiera poiché, essendo realizzate su fondali marini mobili, che, integrandosi con l habitat marino, determinando effetti positivi a livello biologico, ecologico ed economico. Infatti, l impiego estensivo di substrati artificiali sommersi, all interno delle tre miglia ed ad una profondità inferiore ai 50 metri, fornisce lo strumento principale per il ripopolamento dei fondali poco produttivi altamente compromessi dall azione della pesca a strascico illegale e dall azione antropica dell uomo. Inoltre tali strutture rappresentano anche una possibile soluzione ai problemi del recupero ambientale dei fondali degradati oltre che da uno sforzo di pesca troppo intenso, anche da fenomeni di eutrofizzazione e da un eccessivo apporto detritico. Quindi, all interno dell area d intervento, verranno poste in opera sul fondale marino, strutture in grado di realizzare meccanismi tecnico-biologici e di ingegneria ecologica utili per l attecchimento di uova di specie bentoniche, la protezione delle specie giovanili oltre a sviluppare catene trofiche stabili. L attecchimento e l accrescimento di catene trofiche stabili permette di trasformare in biomassa, le varie energie presenti in natura (energia primaria, energia sussidiaria e energia ausiliaria) al fine di garantire un corretto sviluppo della flora e fauna acquatiche. Verranno inoltre posizionati, in punti strategici, nei pressi dell unità produttiva (Unit Reef) alcuni dissuasori stop/net, che rappresentano una valida azione di contrasto alla pesca a strascico illegale e di conseguenza favoriscono ed esaltano il naturale ripopolamento della flora e della fauna marina nell areale interessato dal progetto. La risposta è racchiusa nella ricerca di soluzioni eco-compatibili in sintonia con i delicati equilibri biologici presenti. ristabilire condizioni di naturalità e di rispetto della biodiversità senza comprometterne la qualità; restituire competitività e produttività alla pesca professionale favorendo lo sviluppo di sistemi di pesca sostenibili Sviluppo di forme di acquacoltura estensiva, in grado di coniare ambiente professionalità e qualità attraverso la trasformazione dell energia racchiusa nell ambiente in biomassa di interesse commerciale. 25

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