Tre epigrafi dalla Via Amerina, in località Cavo degli Zucchi (Fabrica di Roma, Viterbo)

Transcript

1 n. 18 (1999), pp Tre epigrafi dalla Via Amerina, in località Cavo degli Zucchi (Fabrica di Roma, Viterbo) Antonio Prisco Gruppo Archeologico Romano 12 Nell estate del 1996, durante i lavori di scavo effettuati dai volontari dei G.A. d Italia 1 sotto la direzione della Soprintendenza Archeologica per l Etruria Meridionale, nell ambito di un progetto di recupero della Via Amerina e della necropoli meridionale di Falerii Novi in località Cavo degli Zucchi (foglio I.G.M. 143 I NE) 2, furono rinvenute due epigrafi di marmo bianco 3 (indicate convenzionalmente A e B). Nella successiva campagna estiva del 1997, fu rinvenuta sempre nella stessa area una terza epigrafe (indicata come C), purtroppo in pessimo stato di conservazione 4. I tituli fanno parte di un grande quantitativo di reperti di ogni genere scoperti in un ampio spiazzo posto lungo il versante occidentale del tracciato viario (tav. 1), con tre grandi recinti funerari sul fronte strada e in posizione più arretrata alcuni arcosoli ricavati nelle pareti di tufo della tagliata 5. La situazione stratigrafica risultò essere notevolmente sconvolta a causa del crollo di buona parte delle pareti sulle tombe sottostanti (foto 1), ma proprio nell area prospicente alcuni degli arcosoli distrutti si rinvennero le epigrafi gravemente danneggiate. Al momento della stesura di questo articolo due di esse (la A e la B) hanno ricevuto un intervento di restauro e di conseguenza se ne offrono le fotografie (2 e 3) 6, mentre la terza è ancora nello stato in cui fu trovata, motivo per cui si è potuto procedere soltanto al disegno (tav. 2) 7. EPIGRAFE A Lastra di marmo bianco leggermente sbozzata sul retro, mentre sul fronte l iscrizione (foto 2) è inquadrata da una doppia cornice scanalata; cm 48 x 32 x 3,5; altezza lettere 4,6-3,5 cm. T longa alla terza riga. Gli agenti atmosferici hanno corroso la faccia iscritta, per cui alcuni dei caratteri risultano di difficile lettura, soprattutto sulla seconda e terza linea; a ogni modo la scrittura è di buona fattura e denota una certa ricercatezza. Il ductus

2 24 Prisco Foto 1. Cavo degli Zucchi, crollo settore I. delle lettere incise presenta tracce di rubricatura, e le parole sono spaziate fra loro tramite piccoli segni di forma triangolare. L(ucius) VITELLIVS L(uci) L(ibertus) CERDO POSTVMVLENA M(arci) L(iberta) PRISCA Tavola 1. Localizzazione dell area interessata dalla scoperta (da Innocenti, Rossi 1995). Il personaggio della prima riga ha un cognome (Cerdo) attestato a Roma (CIL XI 3084 e 3125) e tipico dei liberti, e inoltre Cerdo-nis in latino vuol dire proprio artigiano di scarso valore. Questo cognome non ha al momento precedenti locali, ma il nomen del suo patrono Vitellius è attestato ampiamente al maschile e al femminile sia nel Lazio (CIL XI 3012, 3016, 4523, 5228, CIL XIV 4531, 14, e 4531, 17) che a Roma, dove la gens Vitellia è nota dalla metà del I secolo a.c. alla fine del I secolo d.c., dapprima nel rango equestre e poi in quello senatorio (Licordari 1981, p. 38 e ss.). Si può ipotizzare che egli facesse parte di un ramo collaterale della gens, non attestato altrimenti nelle necropoli di Falerii Novi. Di notevole importanza la probabile connessione con il titolare della iscrizione B, anch egli un Vitellius.

3 26 Prisco 27 L altra liberta dedicante deriva il nomen dalla gens Postumulena, attestata sia a Narni (CIL XI 4116) sia a Roma, dove sono presenti anche altre liberte con lo stesso nome (CIL VI 22366, 200 II, 69, 24895). EPIGRAFE B Lastra in marmo bianco priva di cornice (foto 3), mutila sia sul lato sinistro che su quello destro; cm 48,3 x 27 x 3,5; altezza lettere 3,5-3,2 cm. La caduta e gli agenti atmosferici hanno notevolmente infierito su questo titulus, anche se non in maniera totale. Le lettere, incise e di buona scrittura capitale guidata, hanno il ductus rubricato, le parole sono spaziate mediante piccoli punti triangolari. D(is) M(anibus) [.] VITELLIVS L(uci) F(ilius) HOR(atia tribu) [ ]SCVS REX SACR<ORUM> La formula abbreviata D(is) M(anibus) è attestata diffusamente in Italia a partire dalla metà del I secolo d.c. (Calabi Limentani 1991, p. 154); la lettera iniziale del praenomen di Vitellius è quasi illeggibile, ma potrebbe interpretarsi con S(ergius, o Sextus o Sextilius, o ancora Spurius), nomi comunque sconosciuti per questa gens a Roma. Il gentilizio è lo stesso del liberto dell epigrafe A, e si può ipotizzare che questo sia suo figlio; la tribù è quella eponima di Falerii Novi. La seconda riga presenta un altra lacuna, che chi scrive interpreta con [PRI]SCUS, forse inteso come il primo, o il più anziano, e a ogni modo i personaggi noti della tribù Horatia con il cognomen Priscus fanno parte di altre gentes (CIL XI 3112, Di Stefano Manzella 1981, p. 158 n. 42, p. 162 n. 47). Tuttavia la particolarità del nostro è la carica da lui ricoperta, vale a dire quella di Rex Sacrorum, un sacerdozio peculiare a Roma delle gentes di rango senatorio e legate in modo particolare a usanze ritenute arcaiche già nella tarda Repubblica (Arangio Ruiz 1960, pp ). La carica però non era esclusiva di Roma (CIL VI 2122, 2123), poiché è attestata, al momento, in altre quattro città, oltre Falerii Novi. Esse sono Tusculum (CIL XIV 2634), Lanuvium (CIL XIV 2089), Bovillae (CIL VI 2125), situate tutte nel Latium Vetus, e Faesulae (CIL XI 1610). In questi casi però la carica è rivestita non da senatori ma da cavalieri, che nel loro cursus honorum mostrano anche altre magistrature, per cui si potrebbe pensare che il rex Sacrorum provinciale fosse niente di più che un semplice gradino nella carriera politica, non testimoniata nel nostro caso forse perché il personaggio era defunto in giovane età. 14 Foto 2. Epigrafe A. EPIGRAFE C Lastra in marmo bianco, mutila sia sul lato destro che su quello sinistro, oltre che sulla parte superiore (tav. 2); cm 12 x 32,5; altezza lettere 2,2 cm, incise e rubricate. È il titulus Foto 3. Epigrafe B.

4 28 Prisco 29 più danneggiato, e delle cinque righe che ancora compongono il testo, solo la prima è leggibile per intero. [.]SEVERO [ ] [ ]IIII PR (.) [ ]LXII [..]XIMIA [ ]ER Hedera distinguens 15 La prima riga presenta (al dativo) il defunto, un Severus della (Hor)atia tribu. La seconda riga potrebbe essere interpretata con quattuor dies pridie, riferito forse al giorno della morte (il quarto giorno prima delle calende o none o idi di un qualche mese?). Alla terza riga troviamo un numerale, pertinente probabilmente alla sua età al momento della morte, mentre il nome nella quarta riga è quello di una donna, forse Maximia (o Maximiana, comunque scarsamente diffuso), che potrebbe essere la moglie o una liberta. La fogliolina sul fondo a destra infine indicherebbe l inquadramento della lastra, insieme alla sua gemella oggi perduta. A ogni modo, tutte e tre le epigrafi sono databili quasi sicuramente al I secolo d.c., presumibilmente verso la metà, come risulta anche dallo studio del materiale a esse connesso. NOTE 1 Al campo, organizzato dal G. A. Romano, hanno partecipato aderenti ai G. A. d Italia e volontari stranieri facenti parte di associazioni del Forum Europeo. A tutti un sentito ringraziamento. Particolare gratitudine va al Dott. Enrico Angelo Stanco per i preziosi consigli. 2 La proposta per un parco archeologico naturalistico della Via Amerina è apparsa su «Archeologia» (maggiogiugno 1996). 3 Per la relazione di scavo preliminare si veda «Archeologia» settembre/ottobre Per la relazione preliminare di scavo si veda «Archeologia» ottobre/novembre Le foto di scavo sono di Stefano Bertea. 6 Le foto delle epigrafi A e B sono di Alberto Lelli. 7 Il disegno dell epigrafe C è di Stefano Vannozzi. BIBLIOGRAFIA Tavola 2. Epigrafe C. Arangio Ruiz 1960 Calabi Limentani 1991 Chini 1990 CIL 1926 V. Arangio Ruiz, Istituzioni di diritto romano, Roma, Jouvence. I. Calabi Limentani, Epigrafia Romana, Milano, Cisalpino. P. Chini, La Religione, in Vita e Costumi dei Romani antichi, vol. IX, Roma, Quasar. Corpus Inscriptionum latinarum, vol. VI, XI e XIV, Berlino.

5 30 n. 18 (1999), pp De Francisci 1948 Di Stefano Manzella 1981 Innocenti, Rossi 1995 Kajanto 1982 Licordari 1981 Momigliano 1989 Ross Taylor 1923 Ross Taylor 1960 Sabbatucci 1979 P. De Francisci, Sintesi storica del Diritto Romano, Roma, Edizioni dell Ateneo. I. Di Stefano Manzella, Supplementa Italica, n.s., Vol. I. Roma. G. Innocenti, P. Rossi, La Via Amerina in località «Cavo degli Zucchi» (VT). Nuovi dati sulla frequentazione, in «Archeologia Uomo Terrritorio», n. 14, pp , Milano. I. Kajanto, The latin cognomina, Roma, L Erma di Bretschneider. A. Licordari, in Atti del colloquio internazionale AIEGL su Epigrafia e ordine senatorio, Roma. A. Momigliano, Roma arcaica. Il Rex Sacrorum e le origini della Repubblica, Firenze, Sansoni. L. Ross Taylor, Local cults in Etruria. Papers and monographs of the American Academy in Rome, Vol. II, Rome. L. Ross Taylor, The voting districts of the roman republic, Roma, American Academy in Rome. D. Sabbatucci, Roma antica. religione, filosofia, scienza, Roma, Jouvence. Nuove ipotesi sul seppellimento di Ercolano (Napoli): prospettive dall integrazione di dati archeologici e vulcanologici Ernesto De Carolis Soprintendenza Archeologica di Pompei Gianluca Groppelli Gruppo Archeologico Milanese 16 L eruzione del Vesuvio, iniziata il 24 agosto del 79 d.c., interessò in particolare quella parte del territorio campano affacciato sul Golfo di Napoli compreso fra le falde del Vesuvio e i Monti Lattari. Pompei, Ercolano e il fitto tessuto di ville rustiche e di otium che caratterizzavano l intera area scomparvero sotto una spessa coltre di prodotti vulcanici. L eruzione del 79 d.c. è una delle più approfonditamente indagate e pubblicate dagli studiosi di vulcanologia e le città romane coperte dai prodotti di quest eruzione sono da oltre due secoli oggetto di continui scavi e studi, ma solo recentemente Sigurdsson et al. (1982; 1985) e Cioni et al. (1990) hanno cercato di integrare i dati storici, le due famose lettere di Plinio Il Giovane (VI, 16 e VI, 20), con i dati archeologici e vulcanologici. Nel corso degli ultimi anni nuovi e approfonditi studi vulcanologici (Sigurdsson et al. 1985; Santacroce 1987; Barberi et al. 1989; Cioni et al. 1990; Cioni et al. 1992a; Cioni et al. 1992b; Lirer et al. 1993; Dobran et al. 1994; Macedonio et al. 1994; Cioni et al. 1995; Luongo et al. 1999; Pescatore et al. 1999) hanno permesso di dettagliare ulteriormente e modellizare l eruzione del 79 d.c., anche se, con alcune differenze, la stratigrafia e la ricostruzione proposte da Sigurdsson et al. (1985) sono generalmente accettate. Inoltre, basandosi su sondaggi preventivi per autorizzazioni edilizie e viarie oltre ai dati provenienti dagli scavi archeologici, alcuni autori hanno recentemente cercato di ricostruire l ambiente naturale e il territorio circostante di alcune città vesuviane prima dell eruzione del 79 d.c., come Ercolano (Ortolani et al. 1995) e Pompei (Pescatore et al. 1999). Alcuni dubbi sulle modalità del seppellimento di Ercolano sono state espressi in due lavori di De Carolis, Groppelli (1993) e di De Simone (1997), lavori in cui si ipotizzano scenari