IL VOLONTARIATO OGGI di Renato Frisanco 1

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1 1. Volontariato e sviluppo del Terzo settore IL VOLONTARIATO OGGI di Renato Frisanco 1 Il volontariato moderno è un fenomeno essenzialmente organizzato con uno sviluppo massiccio a partire dalla metà degli anni 70 a seguito dei processi di ammodernamento e di decentramento del sistema di Welfare. Da allora esso ha conosciuto una transizione dalla tradizionale valenza assistenziale e riparativa al perseguimento di pratiche di prevenzione e di promozione sociale nell intento di contribuire a rimuovere le cause che producono emarginazione, degrado, bassa qualità della vita. Nel 1991 con la legge-quadro (L. 266) sono stati definiti i requisiti di appartenenza al volontariato e gli aspetti regolativi del rapporto delle OdV con le Amministrazioni pubbliche insieme al riconoscimento giuridico di partner degli Enti pubblici. Più recentemente ha ricevuto definitiva legittimazione con la modifica del titolo V della Costituzione (L. Cost. n. 3/2001, art. 118 ultimo comma). Negli ultimi 30 anni il volontariato ha avuto un ruolo importante nel favorire il massiccio sviluppo del Terzo settore con il superamento del sistema diadico, costituito dal Mercato e dallo Stato, non più in grado di soddisfare tutti i bisogni e le istanze emergenti da una società che si andava articolando. Una società civile più ricca e differenziata, e quindi complessa, in ragione della crescita dei ceti medi con forte spinta partecipativa che ha prodotto l emersione o riproposizione di forme organizzative e giuridiche finalizzate a produrre beni e servizi di utilità sociale. L evoluzione o la nascita di nuovi soggetti, diversamente caratterizzati, è conseguenza diretta del mutare dei bisogni e delle aspettative dei cittadini in funzione di una migliore qualità della vita (servizi sociali e sanitari più vicini ai cittadini, ambiente, consumi, educazione permanente, protezione civile). Segnala altresì un cambiamento significativo nel rapporto tra Stato e cittadini, questi ultimi sempre più in grado di partecipare, di organizzarsi per rispondere ai bisogni e occuparsi dell «interesse generale», di operare sul territorio. Tutto ciò ha determinato processi di innovazione sociale che si è tradotta in alcuni casi in innovazione organizzativa, come attesta la nascita della forma giuridica di cooperativa di solidarietà sociale, poi definita cooperativa sociale. Il Terzo settore denominato anche terzo sistema, economia civile, terza dimensione privato sociale o genericamente nonprofit - costituisce una galassia quantitativamente rilevante e piuttosto differenziata al suo interno per tipi e forme giuridiche diverse. Esse hanno in comune il fatto di essere organizzazioni private che operano senza scopo di lucro per realizzare una finalità di utilità sociale o prettamente solidaristica, in vari settori di intervento. Tutte concorrono a promuovere la partecipazione diretta dei cittadini, ad ampliarne le specifiche attività, a produrre servizi e a redistribuire risorse. Il volontariato ha assunto storicamente il ruolo di generatore di non poche organizzazioni del terzo settore (ad esempio, le prime cooperative sociali così come parte delle attuali associazioni di promozione sociale) per cui nel DNA di molte di esse vi è la filosofia, l'ispirazione e la tensione del volontariato, soprattutto se si avvalgono del contributo valoriale e fattivo di una quota di volontari. Vi è però oggi la necessità per il volontariato di riconoscersi e di distinguersi nella ricchezza, articolazione ed eterogeneità del Terzo settore di cui è oggi solo una 1 Responsabile del Settore Studi e Ricerche della Fondazione Italiana per il Volontariato (FIVOL). 1

2 delle componenti. Contrastando un duplice rischio che è, da una parte, quello della sua banalizzazione e generalizzazione ( tutto è volontariato ), in quanto confuso con qualsiasi soggetto che produce utilità sociale o filantropia, e dall altra, quello di una visione minimalista della sua attuale funzione e presenza, considerato il massimo risalto attribuito all economia civile e all impresa sociale 2 nel mercato sociale dei beni e servizi. Proprio l esigenza di ribadire la sua specifica identità e connotazione ideale e operativa ha generato la Carta dei Valori del Volontariato promossa dalla FIVOL e dal Gruppo Abele di don Ciotti nel Si tratta di una proposta culturale condivisa dal movimento solidaristico italiano che ribadisce i valori fondativi, i principi e i comportamenti connotativi del volontariato. Con essa si apre una nuova fase costituente del volontariato, richiamato ad essere autentico e autonomo rispetto alle derive mercantili e istituzionalizzanti che affiorano dalla crescita del terzo settore e dalle politiche di esternalizzazione degli Enti locali. 2. Definizione di volontariato e di organizzazione di volontariato (OdV) Quando si parla di volontariato è necessario distinguere tra l'azione volontaria di una persona fisica - che si può esplicare singolarmente o all interno di organismi pubblici e privati - e l'organizzazione di volontariato. Il volontario è la persona che in modo spontaneo e gratuito svolge un attività a vantaggio di terzi o della comunità. La definizione di volontario maggiormente esaustiva è quella fatta propria dal movimento solidaristico nell anno internazionale dei volontari e riportata nella Carta dei Valori del Volontariato (2001) 3. Il volontariato ha due caratteristiche peculiari e distintive: - la gratuità (il volontario può ricevere tuttalpiù rimborsi per spese documentate) quale caratteristica di chi opera con spirito di dono e di reciprocità con gli altri; - la solidarietà 4 come fine esclusivo della propria azione per la tutela dei diritti e l aiuto di terzi in stato di bisogno o per la tutela, l ampliamento o la maggiore fruibilità dei beni comuni 5 che presiedono alla qualità della vita dei cittadini. L Organizzazione di volontariato (OdV) è un gruppo organizzato, dotato di propria autonomia e identità, minimamente strutturato e in grado di operare con continuità per fini esclusivi di solidarietà. In esso i volontari sono presenti in modo esclusivo o prevalente e sono coloro che assumono le decisioni e che determinano le finalità da conseguire. L OdV rispetto al volontario deve soddisfare un altro requisito specifico, quello della democrazia, ovvero l autogoverno delle OdV e la partecipazione dei volontari alla vita associativa, in 2 E al riguardo all esame parlamentare la legge sull impresa sociale. 3. Volontario è la persona che, adempiuti i doveri di ogni cittadino, mette a disposizione il proprio tempo e le proprie capacità per gli altri, per la comunità di appartenenza o per l umanità intera. Egli opera in modo libero e gratuito promuovendo risposte creative ed efficaci ai bisogni dei destinatari della propria azione o contribuendo alla realizzazione dei beni comuni 4 L azione solidaristica si esplica direttamente a vantaggio di terzi (sostegno alle fasce deboli della popolazione, allargamento e attuazione dei diritti, protezione civile) o è finalizzata a promuovere e a mettere a disposizione di tutti, nei vari settori della vita sociale (cultura, sport, educazione) beni altrimenti non reperibili o da acquistare. 5 Sono beni comuni la salute, l ambiente, l istruzione e l educazione permanente, la cultura e i beni culturali, la sicurezza e la protezione sociale, la vivibilità urbana, la legalità, la qualità dei servizi pubblici, l integrazione sociale e altri con simili caratteristiche. Essi sono beni di proprietà di tutti, che ciascuno può utilizzare liberamente, ma che proprio per tale motivo sono continuamente minacciati da un uso egoistico; il loro arricchimento arricchisce tutti, così come il loro impoverimento equivale ad un impoverimento di tutta la società, cfr. Documento Base della Prima Convenzione nazionale della Sussidiarietà, L Italia dei beni comuni, Cittadinanzattiva, Roma 12 marzo

3 quanto, soprattutto in epoca di sussidiarietà il volontariato è forma spontanea di partecipazione democratica. In tal modo l OdV si attiene agli articoli 3 della L. 266 e all art. 18 della CdVV per cui le OdV si ispirano ai principi della partecipazione democratica promuovendo e valorizzando il contributo ideale e operativo di ogni aderente. I criteri definitori assunti dalla L. 266 per definire una organizzazione di volontariato - e quindi dirimenti rispetto all iscrizione ai Registri del volontariato - sono evidenziati nello schema che segue: CRITERI PER L ISCRIZIONE DELLE ORGANIZZAZIONI DI VOLONTARIATO AI REGISTRI DEL VOLONTARIATO SECONDO LA L. 266/1991 COMPOSIZIONE Si avvale in modo determinante e prevalente delle prestazioni volontarie e gratuite dei propri aderenti Personale retribuito esclusivamente nei limiti necessari al regolare funzionamento oppure occorrenti a qualificare o specializzare l attività svolta FORMA GIURIDI- CA Quella che ritengono più adeguata (purché compatibile con lo scopo solidaristico) STRUTTU- RAZIONE E FUNZIONA- MENTO Lo statuto o gli accordi tra gli aderenti La democraticità della struttura L elettività delle cariche associative I criteri di ammissione e di esclusione degli aderenti, i loro obblighi e diritti GRATUITA SOLIDARIETA OBBLIGHI Assenza di fini di lucro Gratuità delle cariche associative e delle prestazioni fornite dagli aderenti Gratuità delle prestazioni fornite Fini di solidarietà dell attività di volontariato (art.2) Scopo solidaristico (art.3) Formazione del bilancio (devono risultare i beni, i contributi o i lasciti ricevuti, nonché le modalità di approvazione del bilancio) Riprendendo tali requisiti peculiari di una organizzazione di volontariato specificandoli ulteriormente in funzione dell aggiornamento della propria banca dati, la FIVOL articola in tal modo la definizione di OdV. In particolare pur rispecchiando sostanzialmente i criteri definitori della L. 266/ 91, pone una maggior attenzione a specificare i fini esclusivi di solidarietà : 1. l'organizzazione non ha scopo di lucro (criterio basilare, ma non specifico del volontariato in quanto vale per tutte le realtà del terzo settore); 2. l'organizzazione è governata dai volontari che la compongono e, per le unità affiliate, vi è autonomia decisionale rispetto ai livelli superiori di responsabilità; è altresì necessaria l autonomia rispetto ad altri soggetti pubblici o privati 6 ; 3. coloro che svolgono cariche associative non ricevono alcuna remunerazione e sono eletti (democrazia); 4. il lavoro gratuito dei volontari è prevalente quantitativamente (numero addetti e ore di attività) e qualitativamente (determinante per realizzare gli scopi dell organizzazione) rispetto a quello del personale remunerato; 6 Ciò significa, ad esempio, che i gruppi comunali di protezione civile che fanno capo ai sindaci non sono organizzazioni di volontariato, perché mancano dell autonomia, oltre che dell elettività delle cariche. 3

4 5. l'organizzazione non fornisce prestazioni a pagamento (a parte la quota associativa annuale simbolica degli utenti iscritti o soci); 6. circa i fini di solidarietà, l'organizzazione di volontariato può avere una duplice funzione: a) esplicitamente solidaristica (a vantaggio di terzi) per la realizzazione di una maggiore giustizia sociale (allargamento e attuazione dei diritti) o della protezione civile; b) promozionale nei vari settori della vita sociale (cultura, sport, educazione), ovvero è finalizzata a produrre beni comuni, a valorizzarli o ad ampliarne la fruizione nella comunità, ovvero a mettere a disposizione di tutti - più che degli eventuali soci - beni altrimenti non reperibili o da acquistare. Si tratta di interventi che migliorano la qualità della vita di tutti i cittadini Funzioni emergenti delle organizzazioni di volontariato Alle più tipiche funzioni - tutela dei diritti e promozione sociale, sperimentazione ed anticipazione di nuovi servizi, stimolo e proposta nei confronti delle Amministrazioni pubbliche - si affiancano oggi due funzioni che marcano il ruolo culturale e politico del volontariato moderno: dalla corresponsabilità nella realizzazione di un Welfare mix partecipato, alla diffusione di una cultura della cittadinanza attiva a partire dalla valorizzazione del capitale sociale e del valore della solidarietà. 1) Diffusione della cultura della solidarietà, della partecipazione, della cittadinanza attiva. Il volontariato non è solo socialmente utile - l utilità sociale è il paradigma di tutto il terzo settore - ma è anche eticamente necessario e prima ancora che per quello che fa è importante per quello che è, per il suo saper essere, come soggetto che testimonia valori e che crea legami sociali. E quindi per la sua passione etica ed educativa come la chiamava Tavazza nella costruzione di una comunità di cittadini responsabili, che sono in grado di partecipare pienamente alla vita sociale e che solo dopo aver assolto a questo dovere di cittadinanza si impegnano, eventualmente, in una associazione come ulteriore libero dono 8.Tale compito è ben indicato nella Carta dei Valori del Volontariato (2001) 9. 2) Partecipazione alla programmazione, gestione e valutazione delle politiche nel Welfare rifondato. Il volontariato può oggi contribuire a mantenere e ad espandere il sistema di protezione sociale non più solo con un ruolo di scorta o a rimorchio degli Enti Pubblici, ma con una specifica progettualità e funzione di stimolo e di controllo. Significa giocare un ruolo fondamentale nella riforma dello stato sociale, dal welfare state al welfare mix radicato nella community e solidaristico caratterizzato dalla forte autonomia dei sistemi locali in un quadro di riferimento nazionale (che stabilisca risorse, processi di attuazione 7 Ciò significa, ad esempio, che un circolo sociale per anziani esclusivamente dedicato all intrattenimento e animazione dei soci anziani non è una organizzazione di volontariato ma una associazione di promozione sociale. 8 In un intervista del 1998, Tavazza diceva che in un terzo settore sempre più variegato «il nostro compito oggi è più che mai quello di educare le coscienze, di formare nuove generazioni di volontari, di tutelare i diritti non ancora riconosciuti dei cittadini, di promuovere esperienze di scambio tra chi si impegna a rendere migliore la nostra società, di dare un anima al non profit». 9 Il volontariato è scuola di solidarietà in quanto concorre alla formazione dell uomo solidale e di cittadini responsabili. Propone a tutti di farsi carico, ciascuno per le proprie competenze, tanto dei problemi locali quanto di quelli globali e, attraverso la partecipazione, di portare un contributo al cambiamento sociale. In tal modo il volontariato produce legami, beni relazionali, rapporti fiduciari e cooperazione tra soggetti e organizzazioni concorrendo ad accrescere e valorizzare il capitale sociale del contesto in cui opera. 4

5 delle riforme e tutele ai cittadini attraverso i livelli essenziali di assistenza). Questo permette di passare dalla separatezza delle risposte fornite dai vari attori ad un unico sistema di protezione sociale con la collaborazione di tutti (concertazione e sinergia di tutte le forze), in quanto nessun soggetto o servizio può esaurire da solo le risposte ai bisogni dei cittadini, che non solo tecniche ma anche di senso, relazionali, a valore aggiunto di integrazione. 4. Il volontariato nel nuovo sistema di Welfare Lo sviluppo impetuoso del nonprofit, si accompagna gradualmente in Italia ad un orientamento che attribuisce al Terzo settore, nelle sue varie componenti, un ruolo decisivo nella realizzazione del sistema di Welfare. La copiosa legislazione a canne d organo rappresenta un processo di regolazione istituzionale finalizzato a conferire i riconoscimenti giuridici necessari alle organizzazioni nonprofit per svolgere attività di servizio, per attribuire loro alcuni benefici fiscali, per individuare con maggior precisione le forme e i canali del sostegno finanziario (dello Stato e non solo). Gli anni 90 presentano grandi novità legislative per il volontariato, dalla legge-quadro fino alla L. 383/2000 sull associazionismo di promozione sociale che, con l introduzione degli appositi registri nazionale e regionali, fa ulteriore chiarezza e permette una collocazione più propria alle associazioni, evitando loro di dover forzare lo statuto per entrare nell unico registro fino ad allora disponibile (quello previsto dalla L. 266). Importanti sono anche le leggi che determinano profondi cambiamenti nel rapporto tra Stato e autonomie locali e tra autonomie locali e cittadini con le loro organizzazioni. 10 Si configura un nuovo sistema politico-organizzativo (dalla eleggibilità diretta dei sindaci alla riforma della Costituzione) e di Welfare, del quale i principi cardine sono la dislocazione delle competenze e delle decisioni di spesa verso il territorio e la concezione di un sistema integrato di servizi e interventi a cui concorrono tutti gli attori di un territorio. Sono le leggi che riformano le competenze istituzionali sulla base del principio della sussidiarietà verticale e orizzontale. Nella sanità l orientamento a considerare il volontariato una risorsa - dopo la L. 833/ è stato ribadito e legittimato con il Decreto L.vo 502/92 che prevede forme di partecipazione delle organizzazioni dei cittadini impegnate nella tutela del diritto alla salute alla programmazione, al controllo e alla valutazione dei servizi sanitari a livello regionale, aziendale e distrettuale. Tale impostazione è stata ribadita dal D.Lgs n. 229/ 99 (Norme per la razionalizzazione del Servizio sanitario nazionale) laddove promuove con l integrazione socio-sanitaria, la qualificazione del sistema dei produttori, coinvolgendo anche i cittadini e le associazioni di utenti nei processi di valutazione. Quindi una piena legittimazione dei cittadini a intervenire, a definire le scelte e a verificare i risultati della sanità pubblica. Anche la L. 285/ nel sociale ha aperto la possibilità al volontariato di partecipare alla progettazione integrata aprendo laboratori di concertazione e di coprogettazione con gli Enti locali in modo diffuso nel Paese. Lo stesso disegno riformatore intervenuto a promuovere un sistema integrato di servizi e interventi sociali - con la legge 328/ 00 - va nella direzione della corresponsabilizzazione delle 10 Il processo di riforma avviato nel 1990 con la legge 142 (ordinamento delle autonomie locali) e la L. 241/90 (meglio conosciuta come legge sulla trasparenza) ha trovato compimento, prima, con il pacchetto di leggi Bassanini (L. 59/1997, legge delega per il conferimento di funzioni alle Regioni e agli Enti locali, L. 127/ 97 che traduce i principi della legge n. 59 e li articola nel comparto Regioni-EE.LL.; D.Lgs 112/ 98 con il quale vengono trasferite le funzioni dallo Stato alle Regioni e agli Enti locali) poi, con la riforma del Titolo V della Costituzione (L. 3/2001). 11 Legge 28 agosto 1997, n. 285, "Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza". 5

6 forze del volontariato e del terzo settore in tutti i momenti decisionali, soprattutto locali, inerenti le politiche sociali. E questa l affermazione indiscutibile della pari dignità delle organizzazioni di volontariato chiamate ad essere partner degli enti pubblici. Infine, l art. 118, ultimo comma della riforma del Titolo V della Costituzione 12, rinforza e ribadisce ulteriormente, dopo la L. 266, l importanza dell azione volontaria. Esso afferma sostanzialmente che il perseguimento dell «interesse generale» non è di esclusiva competenza delle istituzioni pubbliche, ma riguarda anche l azione dei cittadini. Lo Stato, nelle sue articolazioni, non solo riconosce questa sfera di autonomia e le realtà organizzative che nascono dall iniziativa dei cittadini, ma le aiuta ad esprimersi, potendo così realizzare meglio le proprie finalità pubbliche. È questa la legittimazione assoluta e definitiva dell apporto originale e autonomo dei cittadini alla costruzione di un Welfare mix, a responsabilità diffusa e calato nel territorio comunitario, vicino alla vita e al destino delle persone. Vi è poi la funzione di partecipazione alla programmazione, progettazione e valutazione alla politiche sociali sancita dalla L. 328/2000. La rilevanza attuativa di questa legge risiede nell importanza accordata alla programmazione configurando un sistema di Welfare locale solidaristico basato sulla corresponsabilità di tutti gli attori sociali (Welfare mix o plurale ). Il Piano di Zona è lo strumento di programmazione che si realizza con la collaborazione concertata di tutti i soggetti attivi del territorio, quindi anche del volontariato, in grado di coordinarsi e di essere rappresentato avendo una visione non particolare e frammentata dei problemi e dei bisogni. Una sfida epocale che chiede al volontariato di essere non solo autentico e ispirato ai suoi tradizionali valori, ma anche partner competente in grado di svolgere una funzione pubblica diretta, di esercitare finalmente un ruolo politico riconosciuto, senza doversi sostituire all istituzione né accettare deleghe nella gestione dei servizi. Possono esercitare il loro ruolo partecipando alla programmazione dei servizi, valutandone l esito, controllando gli stessi soggetti erogatori del Terzo settore piuttosto che sostituirsi ad essi (se più attrezzati per la gestione di servizi strutturati e complessi), suscitando l empowerment dei cittadini e la loro diretta partecipazione (ad es. nella valutazione della qualità percepita). Ciò richiede competenze e strumenti di governo più che di gestione (dalla capacità di analizzare i bisogni e di indicare soluzioni, alla programmazione e progettazione dei servizi, al monitoraggio e valutazione degli esiti, ai controlli della spesa..). In questa ottica il volontariato più che a fare (ruolo esecutivo) è chiamato ad agire (attore consapevole e orientato al cambiamento) come soggetto di raccordo tra bisogno-domanda e il sistema dei servizi, realizzando interventi leggeri di ascolto, orientamento, accoglienza, accompagnamento e condivisione, operando da reale filtro delle opportunità esistenti. Ciò lo pone in condizione di proporre e progettare interventi e servizi mancanti o di farsi carico di sperimentazioni o realizzazioni non ancora inserite nella programmazione ordinaria. 5. Il rapporto tra le Amministrazioni pubbliche e le organizzazioni di volontariato Negli ultimi anni si è registrata una forte richiesta di pubblicizzazione da parte delle organizzazioni di volontariato (OdV): nel unità su 100 ispirate dalla L. 266 risultano infatti iscritte nei Registri del volontariato, istituiti a livello regionale o provinciale. La tendenziale ricerca di riconoscimento pubblico è un dato che va considerato positivamente perché indica che le organizzazioni sono mature e capaci di essere operative, assumono una 12 Stato, Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale sulla base del principio di sussidiarietà. 6

7 funzione pubblica. Cresce nel tempo anche il rapporto di convenzionamento con il pubblico per la gestione di specifici interventi o servizi. Tale assunzione di responsabilità nel rapporto con le Amministrazioni pubbliche richiede alle OdV di avere sempre presenti le proprie finalità di azione autonoma e di verificare costantemente se operano nel modello della delega di gestione o della partecipazione. Le rilevazioni degli ultimi dieci anni attestano una progressiva crescita nella propensione delle OdV ad entrare in rapporto con Enti e servizi pubblici: soprattutto come risorsa complementare o integrativa a quella pubblica. Anche il finanziamento pubblico diventa l entrata prevalente per una quota più elevata di organizzazioni. I contributi costituiscono ancora la modalità di approvvigionamento economico più importante, ma comportano il rischio di confermare un rapporto di finanziamento di tipo distributivo e discrezionale, mentre è ancora minoritaria la propensione a lavorare per progetti nel mondo del volontariato. In definitiva, un problema per il volontariato di oggi è quello di conciliare il ruolo di collaborazione con le istituzioni pubbliche, attraverso rapporti di convenzione e acquisizione di finanziamenti, con le irrinunciabili funzioni di proposta, di denuncia critica e costruttiva e di controllo nei confronti dell amministrazione pubblica. 6. Dal riconoscimento del volontariato alla partecipazione alle Politiche sociali Una indagine realizzata nel 2004 su 138 comuni medio-grandi rivela che essi generalmente riconoscono la funzione e il valore del volontariato. Si tratta di una attestazione che diviene esplicita negli ultimi anni e segue l intento di conoscere e regolare il fenomeno del volontariato singolo e organizzato con l apertura di appositi Albi locali, in aggiunta a quello regionale, e oggi a gestione provinciale, come previsto dalla L Tali Albi, oltre a permettere alle organizzazioni solidaristiche l accesso a finanziamenti e a convenzioni, consentono la loro partecipazione ai tavoli della programmazione generale o della specifica area. Meno incisiva appare invece la funzione promozionale nei confronti del volontariato da parte delle Amministrazioni Pubbliche., più orientate nel caso, a reclutare direttamente la risorsa gratuita che a conoscere il fenomeno e a informare i cittadini sulle unità solidaristiche operanti nel territorio. Cospicuo è, soprattutto, l impegno dei Comuni per la messa a disposizione di strutture e attrezzature di cui le OdV sono per lo più carenti. Meno diffusi, ma tuttavia importanti, sono le azioni che attestano il sostegno formativo dei volontari, soprattutto in termini di formazione congiunta. La regolazione del volontariato organizzato è meno appesantita, che per le altre componenti di Terzo settore, da modalità di tipo burocratico-formalizzato e più orientata all accordo su specifici progetti, salvaguardando le caratteristiche di autonomia e di proposta che sono tipiche di questa componente. E che si ritrovano nei contenuti delle attività che le OdV svolgono per le A.P. (in primis, servizi leggeri e sperimentazione di nuove risposte). Tuttavia si scorgono modelli diversi di regolazione, da quelli più flessibili e discrezionali a quelli che non differenziano sostanzialmente questa componente rispetto agli altri erogatori del privato sociale. In ogni caso anche le OdV sono sottoposte ad un previo vaglio (oltre a quello formale dell iscrizione nell apposito registro pubblico) delle caratteristiche di funzionamento, di esperienza, di radicamento nel territorio. Anche l applicazione discretamente diffusa del protocollo di intesa tra A.P. e organizzazioni di volontariato segnala la ricerca di strategie e comportamenti comuni nell operatività di ciascun 7

8 soggetto. Infine si rileva un certo impegno delle A.P. a promuovere innovazione e sperimentazione di nuovi servizi avvalendosi delle realtà del Terzo Settore e, tra queste, anche delle OdV, che hanno avuto modo negli ultimi anni di sperimentare forme di progettualità concertata, utili oggi a garantire la loro presenza competente nei tavoli locali della programmazione, coprogettazione e valutazione delle politiche sociali. Infatti, la partecipazione delle OdV ai processi decisionali si sta arricchendo di strumenti, dalle istituzioni consultive varie, ai tavoli di consultazione ante L. 328 fino ai tavoli di concertazione, coprogettazione e valutazione connessi con la elaborazione delle politiche sociali di Piano, dove le OdV possono fornire importanti input sulla base della loro specifica vicinanza ai bisogni e alle attese dei cittadini. E rilevante la duplice constatazione: di un crescente contributo delle stesse organizzazioni nonprofit alla definizione dei criteri di rappresentanza e la prospettiva di andare verso l obbligatorietà della consultazione in tali organismi sulla scorta dell esperienza delle ASL, dove questo già avviene nella maggioranza dei casi. D altra parte la L. 328 apre scenari di nuovo protagonismo dei soggetti del volontariato e del Terzo settore in generale che ha già superato per norma la fase consultiva. Le esperienze di elaborazione del Piano Sociale attraverso forme di concertazione e tavoli di lavoro con gli altri attori del territorio non vedono però ancora attivo, presente e, soprattutto,valorizzato l apporto dei rappresentanti del volontariato. Nel migliore dei casi partecipano come consulenti ma poi sono del tutto estromessi dai momenti di effettiva decisionalità. Si tende così a ridimensionare il ruolo del volontariato come partner effettivo delle Amministrazioni Pubbliche a cui può assicurare una visione puntuale sui bisogni e la tensione operativa solidale sostenuta dalla gratuità per obiettivi di giustizia sociale e di qualità della vita per tutti. E un fenomeno che deve evitare in proprio il rischio di perdere l autonomia di proposta rigettando sia un atteggiamento questuante e di ricerca di un rapporto autoreferenziale nei confronti dell Amministrazione pubblica, sia un atteggiamento strumentalizzante di questa per soddisfare bisogni di sola emergenza o per assecondare politiche di delega nella gestione di servizi o interventi. Qualora sia impegnato in attività programmate con il pubblico si chiede al volontariato quello che i referenti, istituzionali e non, si aspettano da qualunque altro gestore nel sociale: la qualità degli interventi e la flessibilità operativa per soddisfare i bisogni che cambiano migliorando costantemente il servizio. 7. Approfondimento sul volontariato delle organizzazioni Le ricerche che monitorano il fenomeno del volontariato organizzato in Italia sono quelle realizzate dalla FIVOL (Fondazione Italiana per il Volontariato), fin dal 1993 (ogni 4 anni) e dall ISTAT, a partire dal 1995 (dal 2001 ogni 3 anni). Le ricerche fin qui note rivelano una migliorata capacità di conoscere la solidarietà organizzata nei suoi dinamismi e nelle sue caratteristiche strutturali e di funzionamento e nelle sue dimensioni quantitative, per una sua maggior visibilità e per la presenza di più soggetti che oggi lo osservano su territori più ristretti (si pensi ai Centri di Servizio per il Volontariato, di competenza quasi sempre provinciale). 8

9 La più recente indagine (FIVOL 2006) ha esaminato oltre 11 mila organizzazioni di volontariato operative 13 in grado di mobilitare quasi un milione di attivisti della solidarietà di cui il 56% in modo continuativo e di aggregare altri tre milioni di cittadini (donatori di sangue, soci, sostenitori, obiettori di coscienza, religiosi e consulenti). La quarta rilevazione fornisce molte conferme più che importanti novità. Il profilo fenomenologico saliente è il risultato dei seguenti aspetti descrittivi. Verrà operato un confronto sistematico tra il fenomeno complessivo e le 392 unità che dichiarano di avere tra i propri beneficiari detenuti o ex-detenuti. a) Trend in crescita. Prosegue il processo di nascita di nuove organizzazioni di volontariato negli ultimi anni, anche se si registra un certo affievolimento rispetto al passato. Le unità nate negli ultimi cinque anni ( ) rappresentano il 14,9% del totale, mentre nei periodi di osservazione quinquennale delle precedenti rilevazioni raggiungevano aliquote percentuali più elevate: il 28,0% nell arco temporale e il 21,4% nel periodo La crescita più marcata dei gruppi che operano a beneficio di detenuti o ex-detenuti è avvenuta soprattutto negli anni 90 ( , Tab. 1). b) Diffusione tendenzialmente più equilibrata sul territorio nazionale. Come è già emerso da precedenti rilevazioni (e anche per altre componenti del terzo settore) è in via di attenuazione il divario della solidarietà organizzata nelle diverse aree del Paese in ragione di una crescita proporzionalmente maggiore negli ultimi 5 anni nella circoscrizione sud-insulare (18,3%). Il rilievo è ancora più significativo per le unità pro-detenuti del Mezzogiorno che rappresentano un terzo del totale, una proporzione di casi ben più cospicua di quella che si registra negli altri settori di intervento (Tab. 2). c) Crescente espressione della cittadinanza attiva. La nascita delle organizzazioni è sempre più connotata dall iniziativa di gruppi di cittadini rispetto alla tradizionale capacità di affiliazione delle centrali nazionali del volontariato. Tra le OdV nate nell ultimo quinquennio quelle indipendenti costituiscono il 73,8% a fronte del 63,8% del e del 57,4% del periodo Ciò può significare maggiore frammentazione, ma anche novità di senso nell agire volontario. d) Aumento della componente del volontariato che si fa carico dei beni comuni, indicatore della reattività del fenomeno rispetto ai temi e ai problemi sociali emergenti e della sua crescente connotazione funzionale. Pur confermandosi la preminente collocazione delle organizzazioni di volontariato nei tradizionali settori delle attività socio-assistenziali e sanitarie (59,4%), cresce l incidenza percentuale delle unità che operano nei settori della partecipazione civica, in particolare negli ambiti dell educazione e formazione, della protezione civile, della tutela e promozione dei diritti e della cultura, testimoniando una maggior presenza e impegno attuale del volontariato in tutti i campi del sociale. Aumenta anche l impegno per la solidarietà internazionale che mobilita con progetti e iniziative collaterali il 10% delle OdV esaminate. e) Assottigliamento delle compagini solidaristiche. La molecolarizzazione del fenomeno è oggi accentuata dalla convergenza di due fenomeni: - la nascita di unità di pochissimi fondatori: questi non erano più di cinque nel 24,1% delle unità nate nel periodo , nel 31% del quinquennio successivo e nel 41% del periodo più recente. 13 Si tratta di organizzazioni operative, che svolgono direttamente attività e interventi, sono quindi esclusi i secondi livelli, i coordinamenti e le federazioni. 9

10 Nascono per l entusiasmo di pochissime persone ma devono fare i conti con le esigenze e le funzioni tipiche di qualunque gruppo che intenda essere utile nel sociale; - il modesto numero medio di partecipanti: nella maggioranza dei casi (53,2%) le OdV non superano i 20 operatori considerando anche altri eventuali attivisti. Quelle di dimensioni maggiori (oltre 60 operatori) costituiscono poco più di un quinto del fenomeno (22 unità su 100). Il numero medio di volontari continuativi scende ancora: ammontava a 34 unità nel 1997, a 22 nel 2001 ed ammonta a 19 nel Esso rappresenta il 56,2% dei volontari complessivi ( saltuari compresi) di contro il 58% del Il 33% delle OdV esaminate si basano sull attivismo di non più di 5 volontari e senza alcuna differenza sostanziale nelle tre aree geografiche del Paese. Le OdV che hanno come beneficiari i detenuti hanno dimensioni medie leggermente maggiori rispetto al dato nazionale del fenomeno e soprattutto alle unità che non si occupano di specifiche utenze (Tab. 3); Tale aspetto rivela dei problemi e comporta dei rischi per il mondo del volontariato. La perdita di tensione verso l impegno solidaristico - in quanto vi sono oggi meno persone disposte a farsi carico in modo duraturo e responsabile delle OdV - comporta il rischio di avere molte organizzazioni dei presidenti che proprio per questo hanno un futuro incerto. Significa che vi è anche un segmentarsi e frammentarsi del fenomeno su bisogni, interessi e rappresentanze molto diluite, con il rischio di autoreferenzialità e di perdita di vision 14. Infine, la frammentazione del fenomeno in tante piccole unità rende molto più arduo realizzare forme di coordinamento con altre unità, con il rischio o di isolarsi e di essere una realtà marginale, o di cercare rapporti privilegiati con l Amministrazione pubblica. f) Mutamento nella composizione dei gruppi. Diminuiscono le organizzazioni composte dai soli volontari, in ragione di due fenomeni correlati: - la crescita degli organismi di tipo associativo e mutualistico: la maggioranza delle unità opera sia a vantaggio dei propri aderenti che dei non aderenti (57 su 100). In esse i soci quando non sono anche i beneficiari delle prestazioni garantiscono sostegno economico e radicamento sociale; - la presenza professionale nel volontariato organizzato: fenomeno questo dovuto all inserimento di operatori remunerati. Rispetto al 1997 le unità dotate di personale retribuito sono incrementate di 14 punti percentuali tra il 1997 e il 2006 (26 su 100), mentre diminuiscono le unità di soli volontari (15,3%). Il processo è ulteriormente avanzato tra le stesse organizzazione monitorate nelle tre rilevazioni (+18 punti percentuali). Le organizzazioni che si occupano di detenuti o ex sono più professionalizzate sia di quelle che hanno in carico altre utenze che delle altre. 37 su 100 di esse hanno almeno 1 collaboratore attivo al momento della rilevazione (Tab. 4). La crescita delle unità con operatori a diverso titolo remunerati e quindi della professionalizzazione degli interventi riguarda le unità maggiormente vocate a fare servizi è talvolta l anticamera di un processo che può portare una componente di OdV all aziendalizzazione dei comportamenti organizzativi. In parte è connessa con le difficoltà a garantire il necessario turn over di volontari all interno delle organizzazioni, e in parte dipende da una crescita operativa inevitabile in certi ambiti di intervento ed è sicuramente alimentato dagli standard di personale e dai criteri di qualità e continuità richiesti dai rapporti pattizi, in crescita, con le Amministrazioni pubbliche. 14 Cioè di non essere in grado di costruire insieme agli altri soggetti il bene salute, il bene ambiente, il bene cultura, i valori e di diritti di cittadinanza. 10

11 g) Tendenziale capacità di reperimento delle risorse umane e finanziarie. L andamento delle risorse umane gratuite e dei finanziamenti negli ultimi due anni rivela complessivamente una situazione dinamica in quanto 6 unità su 10 perdono o guadagnano in termini dell una o dell altra risorsa con un segno più che prevale su quello meno e il contributo maggiore all incremento viene dai volontari confermando il modello di reperimento delle risorse peculiare del volontariato. 4 unità su 10 negli ultimi due anni rivelano stabilità per risorse umane e finanziarie, mentre l incertezza o la perdita di entrambi i tipi di risorsa riguarda il 23% dei casi. Le OdV più piccole sono quelle maggiormente in sofferenza rispetto al reperimento delle risorse, soprattutto di quelle umane gratuite. La situazione delle risorse umane ed economiche è maggiormente dinamica proprio tra le unità pro detenuti, che rivelano il contingente più basso di stabilità (Tab. 5). Se i volontari che più costantemente sostengono l operatività dei gruppi sono mediamente diminuiti aumentano invece le ore di tempo da essi complessivamente donate per unità solidaristica: dalle 75 del 2001 alle 95 del Sembrerebbe esservi un recupero della tensione militante, aspetto questo che meriterebbe un approfondimento. h) Sensibile ripresa dell impegno giovanile. I giovani sono presenti come volontari continuativi nel 47,8% dei gruppi di volontariato esaminati e nel 13,3% dei casi costituiscono la metà o la maggioranza di essi, con un picco in alto nel Mezzogiorno che si conferma l area a maggior presenza di giovani nel volontariato, anche per la più giovane età media delle organizzazioni meridionali. Nel 2001 quest ultima percentuale era di cinque punti in meno (l 8,3%). Il recupero di presenza giovanile non è dovuto a campioni nazionali con caratteristiche diverse nel 2001 e nel 2006 in quanto si registra anche tra le OdV che hanno partecipato alle tre ultime rilevazioni. Il dato delle organizzazioni che operano negli istituti penitenziari è ancora più lusinghiero al riguardo: 17 OdV su 100 sono esclusivamente composte da giovani e quelle costituite da uno o più giovani rappresentano la maggioranza dei casi (Tab. 6). Il dato è presumibilmente la conseguenza di un crescente impegno promozionale, registrato negli ultimi anni, da parte delle OdV e dei Centri di Servizio per il Volontariato all interno delle scuole, nonché con l attenzione privilegiata delle OdV per le giovani generazioni che costituiscono la categoria di cittadini di cui esse più si occupano dopo quella dei malati (Tab. 7). Va da sé che i giovani, i soggetti in formazione, dovrebbero essere i beneficiari diretti e privilegiati dell azione formativa delle OdV perché in prospettiva costituiscono la risorsa più importante non solo per il futuro del volontariato ma della società. La problematica del reclutamento giovanile non è tuttavia superata né è distinta dal tema più generale di attrarre nuovi volontari che in tutte le ricerche sul fenomeno appare il problema centrale delle organizzazioni di volontariato, insieme a quello dei finanziamenti, nonché condizionante il loro sviluppo e la loro capacità operativa. Le OdV assorbono meno di un tempo i giovani e questo è dovuto non solo al dato anagrafico e alla difficoltà di tenuta di impegno sociale dei giovani per motivi inerenti alla loro condizione di vita (come il lungo tirocinio alla vita professionale e la relativa precarizzazione del lavoro), ma anche alle difficoltà delle OdV di promuovere la partecipazione giovanile, di sapere accogliere i volontari in un contesto associativo caldo e motivato, di fornire stimoli formativi, rinforzi valoriali e possibilità di partecipazione dentro l organizzazione. Occorre poi venire incontro alla domanda di senso ed espressiva, oltre che autoformativa, che per i giovani è molto importante. Il volontariato per un giovane è un esperienza tra le molte e le possibili con cui costruisce la sua identità, ogni scelta è reversibile perché l appartenenza all organizzazione è decisa dal giovane che investe dove ha maggior ritorno in termini di beni simbolici (come e spremere e vivere dei valori, avere delle 11

12 relazioni, acquisire competenze), mentre per l adulto conta molto di più l istanza realizzativi, il movente strumentale. Quindi va tenuto conto delle sue specifiche esigenze 15. i) Pubblicizzazione e crescente collaborazione con servizi ed enti pubblici. Negli ultimi anni si è registrata una forte richiesta di iscrizione ai registri del volontariato da parte delle organizzazioni di volontariato (OdV), che raggiunge oggi l 83% delle unità esaminate mentre rappresentava il 75% nel 2001 e il 52% nel Tale crescita si spiega in ragione di una serie di fattori concomitanti: il recupero di efficienza procedurale delle regioni del Sud, il decentramento alle Province della gestione del registro, la tendenza all autonomia delle unità locali appartenenti alle sigle nazionali del volontariato, l iscrizione al registro come vincolo per la partecipazione ai bandi per progetti dei Centri di Servizio per il Volontariato e di altri erogatori. Tutte le recenti ricerche confermano che l iscrizione al registro non significa automaticamente la gestione di un attività o di un servizio in convenzione con il pubblico quanto piuttosto la ricerca di un riconoscimento di status e/o di qualche altro vantaggio. Nel rapporto con le amministrazioni pubbliche le OdV si dibattono tra il bisogno di salvaguardare la propria autonomia e quello di essere riconosciute e valorizzate, con il rischio costante di strumentalizzazione, da una parte, e di mutuo accomodamento, dall altro. E interessante constatare, sulla base delle ricerche condotte negli ultimi 3 anni in 6 diversi contesti del paese, come il bisogno di essere maggiormente valorizzate e sostenute dalle istituzioni pubbliche cresca significativamente per le OdV andando dal Nord al Sud del Paese dove il contesto delle opportunità e la capacità di risposta istituzionale ai bisogni dei cittadini sono più deboli. La variabile geografica fa ancora la differenza al riguardo. Tab. 1. La distribuzione delle OdV in totale e confronto tra le unità pro-detenuti e le altre EPOCA DI NASCITA IN TOTALE TIPOLOGIA ODV detenuti o ex-det. altre utenze no utenze - fino al ,2 14,8 12,7 33,3 - dal 1979 al ,1 30,1 27,9 28,5 - dal 1992 al ,8 41,6 43,2 27,4 - dal 2002 al ,9 13,5 16,2 10,8 Totale % Totale v.a Fonte: rilevazione FIVOL 2006 Tab. 2. La distribuzione geografica delle OdV in totale e confronto tra le unità pro-detenuti e le altre EPOCA DI NASCITA IN TOTALE TIPOLOGIA ODV detenuti o ex-det. altre utenze no utenze - NORD 49,5 40,1 48,1 55,8 - CENTRO 23,9 26,6 23,6 24,5 - SUD-ISOLE 26,6 33,2 28,2 19,7 Totale Fonte: rilevazione FIVOL E anche più facile per un giovane impegnarsi in progetti che hanno un orizzonte temporale definito e precisi obiettivi con cui misurarsi. 12

13 13

14 Tab. 3. Distribuzione delle OdV per classe dei volontari continuativi, in totale e confronto tra le unità pro-detenuti e le altre IN TOTALE TIPOLOGIA ODV detenuti o ex-det. altre utenze no utenze Classi di ampiezza - fino a 2 10,4 5,3 9,6 13,9 - da 3 a 5 23,1 23,1 21,5 29,1 - da 6 a 10 27,6 28,4 26,8 30,1 - da 11 a 20 19,8 20,1 20,1 18,7 - da 21 a 50 12,8 13,5 14,6 6,4 - oltre 50 6,3 9,6 7,4 1,8 totale % Fonte: rilevazione FIVOL 2006 Tab. 4. La composizione interna delle OdV in totale e confronto tra le unità pro-detenuti e le altre TIPOLOGIA IN TOTALE TIPOLOGIA ODV detenuti o ex-det. altre utenze no utenze - solo volontari 15,3 17,5 16,1 12,1 - mix volontari e retribuiti 25,6 37,1 28,7 12,8 - volontari e altri non retribuiti 59,1 45,4 55,2 75,1 Totale 100, Fonte: rilevazione FIVOL 2006 Tab. 5. Andamento delle risorse umane (i volontari) e finanziarie (le entrate) delle OdV in totale e confronto tra le unità pro-detenuti e le latre ANDAMENTO RISORSE In totale TIPOLOGIA ODV detenuti o ex-det. altre utenze no utenze - crescono i volontari e i finanziamenti 10,5 12,0 10,9 8,8 - crescono i volontari 16,6 19,1 17,4 13,5 - crescono i finanziamenti 9,7 8,1 10,1 8,6 - stabilità di entrambi 40,2 32,5 38,6 47,2 - incertezza 17,1 21,2 17,2 16,2 - perdita di entrambi 4,6 6,5 4,7 4,0 - non valutabile 1,3 0,5 1,1 1,7 Totale Fonte: rilevazione FIVOL 2006 Tab. 6. I gruppi a prevalente presenza giovanile in totale e confronto tra le unità pro-detenuti e le altre Classi di ampiezza In totale TIPOLOGIA ODV detenuti o ex-det. altre utenze no utenze - nessun giovane 52,2 45,4 51,1 57,5 - da 1 al 50% 34,5 37,8 34,5 33,9 - oltre il 50% giovani 13,3 16,8 14,4 8,6 totale in % Fonte: rilevazione FIVOL

15 10) I nodi problematici e le sfide per il volontariato di oggi Dalle tendenze degli studi sul fenomeno emergono aspetti di criticità e nuove sfide che suggeriscono alcune direzioni di marcia: - dal fare all agire: a partire dagli anni 90 il ruolo del volontariato si è venuto maggiormente articolando e ridefinendo, per cui accanto a funzioni di advocacy, di forza di pressione e di proposta, di supplenza o di sperimentazione di nuovi servizi è sempre più importante l assunzione di responsabilità nel Welfare rinnovato in termini di compartecipazione alle decisioni della politica sociale (policy making). Per sostenere tale ruolo è importante per il volontariato esprimere rappresentanze e acquisire cultura di governo esercitando quel ruolo politico che è l essenza del volontariato moderno. In molte realtà del Paese tale esercizio di partecipazione è in atto attraverso la elaborazione dei Piani di Zona a cui sono chiamate a contribuire anche rappresentanze del volontariato. Anche nel mondo penitenziario è necessario che le varie componenti del volontariato dialoghino su un piano di parità con le èquipe trattamentali e operino sulla base di protocolli e di convenzioni che tengano conto della loro specifica progettualità; - funzione pubblica autonoma o istituzionalizzazione acritica 16 : la legge 266 del 1991 ha prodotto processi di legittimazione e di istituzionalizzazione importanti, in quanto ha operato un notevole ravvicinamento dei gruppi di volontariato alle istituzioni pubbliche, fatto che, oltre a sollecitare reciproche aspettative, ha favorito con la massiccia iscrizione ai registri del volontariato - la crescente formalizzazione e strutturazione di tali compagini. Ciò, però, richiede alle OdV di avere sempre presenti le proprie finalità di azione autonoma e di verificare costantemente se operano nel modello della delega di gestione o della partecipazione. E' chiaro che nella dinamica del primo modello compaiono gli spettri di una sempre affiorante strumentalizzazione, perdita di autonomia, se non anche di forme di collateralismo con i centri di potere politico. Ciò significa uscire dalla logica del fornitore di servizi ricevendo finanziamenti per corrispettivi di prestazioni rese e chiedere invece contributi per progettualità autonome, ovvero non messe a bando secondo le necessità della Pubblica Amministrazione senza alcuna possibilità di confronto e di partecipazione. Il volontariato svolge in modo migliore la propria funzione se opera in un fecondo rapporto di corresponsabilità e reciprocità con l istituzione pubblica, nell ottica di una «sussidiarietà circolare» 17 per cui l uno non può fare a meno dell altro e ciascuno dei due é interessato alla crescita e alla promozione dell altro; - più finanziamenti comportano minori risorse umane? La crescita nel tempo della componente orientata alla gestione delegata di servizi, sostenuta da una professionalizzazione delle competenze interne e da una dipendenza dal finanziamento pubblico sempre più ingente, è continua e in parte inevitabile. Rappresenta oggi un aliquota ancora minoritaria (circa il 20% del fenomeno noto) - attiva soprattutto nell area sanitaria dove ha assunto compiti di servizio ad elevata standardizzazione (soccorso ed emergenza) - ed è in parte già matura per trasformarsi in impresa sociale. Si tratta comunque di approfondire quanto questo fenomeno sia correlato ad un più stretto rapporto con le istituzioni pubbliche, sempre meno orientate alla gestione diretta di servizi (fenomeni di depubblicizzazione e di esternalizzazione), e quanto invece ad una penuria di risorse umane gratuite (per problemi di turn over dei volontari) a fronte di una crescente disponibilità di finanziamenti, soprattutto in alcuni ambiti di intervento; 16 Una deriva degenerativa delle OdV è quella di assumere la morfologia tipica delle amministrazioni statali e quindi la relativa istituzionalizzazione caratterizzata da servizi ad alto contenuto burocratico-amministrativo. Tale asimmetria rispetto ai caratteri tipici del volontariato viene definita anche isomorfismo istituzionale. 17 Come teorizza opportunamente G. Cotturri in, Potere sussidiario. Sussidiarietà e federalismo in Europa e in Italia, Roma, Carocci,

16 - come garantire l equilibrio tra l anima ideale e l anima efficientistica rappresentata dalla componente professionalizzata? Il rapporto di forza tra le due anime, la prima rappresentata dai fondatori e la seconda prettamente votata al risultato prestazionale e di bilancio, può creare dilemmi e lacerazioni, sia a livello gestionale che partecipativo. Rispetto a questo le organizzazioni hanno tre soluzioni di cui quelle maggiormente esplorate sono la seconda e la terza; tali alternative sono: a) promuovere una maggiore presenza nell organizzazione di volontari già qualificati nel mondo del lavoro, soprattutto con competenze tecnico-manageriali, in modo da evitare il ricorso alla forza remunerata; b) dotarsi di uno strumento operativo, un soggetto gestore, una cooperativa sociale che eroghi il servizio mentre l organizzazione di volontariato rimane soggetto di testimonianza e di rappresentanza di bisogni, di proposta e di stimolo critico nei confronti dello stesso soggetto erogatore. Questo è un processo in atto che riguarda il 4% delle organizzazioni esaminate, dato che proiettato sull universo nazionale indica una consistenza di circa cooperative sociali promosse dal volontariato (poco meno di un quinto del totale di quelle attive); c) assumere la veste organizzativa di un impresa sociale, pur operando con spirito di volontariato e aggregando un numero costante di volontari in grado di fornire radicamento sociale e aderenza ai bisogni dell utenza. - quale saldatura tra piccola e grande organizzazione? Tra le varie polarizzazioni significative all interno del composito mondo del volontariato (o dei volontariati) spicca quella tra le organizzazioni più grandi, con base associativa o aderenti alle sigle nazionali del volontariato, e i piccoli nuclei di soli volontari, al di là del settore in cui operano o della funzione che svolgono. Le prime appaiono ben rappresentate dalle loro strutture verticali o dalla partecipazione a federazioni e a coordinamenti nazionali, sostenute dai finanziamenti pubblici, in grado di gestire servizi anche molto complessi e onerosi e di condizionare, se non proprio di monopolizzare, l offerta dei Centri di Servizio per il Volontariato. Dall altra vi sono i piccoli gruppi di base del volontariato "informale", "puro" (solo aderenti non remunerati) o dalle "mani nude" (poco organizzato e con pochi mezzi e risorse), scarsamente rappresentati e partecipi di coordinamenti e consulte locali, alle prese con un difficile turn-over dei volontari, poco supportati dalle risorse pubbliche sempre più orientate verso un mercato sociale di servizi standardizzati. Serve pertanto una politica di cooperazione e collaborazione tra le une e le altre - e un reciproco riconoscimento di valore nei coordinamenti e nelle Consulte di appartenenza - così come uno stimolo al lavoro di/in rete, sia attraverso i criteri di assegnazione dei bandi pubblici che attraverso il finanziamento di progetti da parte dei Centri di Servizio. - calo dei volontari e promozione dei cittadini solidali: si nota altresì la tendenza del movimento a crescere più in termini di nuove organizzazioni che per numero medio di volontari attivi e continuativi al loro interno, ovvero di militanti, nonostante un rafforzamento degli organi sociali. Per questo sembra essere impellente e diffusa la tensione alla promozione del volontariato, soprattutto nei confronti delle nuove generazioni, a partire dalla pratica della cittadinanza attiva. Occorre privilegiare la promozione della solidarietà, sia in termini di diffusione della conoscenza sulle opportunità di fare volontariato che del valore della partecipazione, dell impegno personale, della donazione disinteressata di cui nessuna società, pur basata sulla cultura mercantilista e capitalista del nostro modello di sviluppo, può fare a meno 18. Emerge inoltre il fatto che l informazione in tema di volontariato passa in modo privilegiato attraverso una relazionalità di tipo orizzontale, quella degli amici, dei parenti e dei conoscenti che ne sono venuti in contatto o che ne fanno parte. Più il volontariato cresce e più si alimenta come pure il capitale sociale, ovvero i 18 Per citare S. Zamagni, una società ha bisogno di scambio tra equivalenti e di profitto, ma anche di equità e reciprocità. La crescita del volontariato e il successo delle organizzazioni di terzo settore, ora anche l aumento delle donazioni monetarie, della responsabilità sociale d impresa ne sono una prova tangibile, purché non appartengano alla cultura del conservatorismo compassionevole 16

17 rapporti fiduciari, i beni relazionali che stimola e produce. Il lavoro nella scuola non a caso è una delle nuove direttrici di impegno del volontariato delle singole organizzazioni come dei Centri di Servizio. Una sistematica attività di promozione del volontariato induce le organizzazioni ad offrire modalità di impegno e di partecipazione alla generalità di cittadini, avviando una ricerca sui diversi livelli di impegno e sugli strumenti di accoglienza e di formazione dei cittadini comuni. Permette così di allargare molto l area dei cittadini attivi mobilitati e di abbassare l età media degli aderenti in modo che tutte le persone che desiderano fare volontariato siano coinvolte in qualche modo, magari sotto forma di stage, di esperienza su progetto, di intervento di vicinato. Con un duplice risultato: la consapevolezza che un esperienza di volontariato segna la vita delle persone e qualunque altra attività esse faranno sarà corroborata dallo spirito del volontariato e gli effetti prodotti sulle OdV consolidando un processo di miglioramento del loro modo di essere; - promuovere il volontariato non è solo reclutare. Promuovere il volontariato non significa solo reclutare persone di buona volontà, ma valorizzare la risorsa umana per se stessa e per l intera società in quanto patrimonio di valori, di conoscenze e di competenze spendibili nella vita quotidiana e nel mondo del lavoro. Promuovere il volontariato significa ampliare il capitale umano, sociale, culturale presente nella società civile. Se è vero che l azione gratuita è l emblema del volontario secondo quelle che possiamo chiamare le tre D : disponibilità, disinteresse e dono ciò non significa che chi attua tale azione non ricavi anche per sé vantaggi di ordine morale, psicologico, relazionale e formativo. La possibilità di vedersi riconosciute prima e di utilizzare poi, anche sul mercato del lavoro, competenze acquisite nel fare azione solidale è oggi una opportunità che può essere riconosciuta a ciascun volontario, soprattutto se in situazione di inserimento, mobilità o recupero di opzioni lavorative; - collegarsi per fare sistema, per rappresentare e partecipare. L assottigliamento delle organizzazioni richiede una maggior propensione al collegamento e al coordinamento del sistema volontariato su un determinato territorio. Il fenomeno è sempre più evidente a livello locale dove nascono nuovi coordinamenti e cartelli del volontariato in grado di rappresentarlo nella sua funzione politica, mentre si va allentando il legame tra le unità affiliate e le sedi nazionali o sovralocali, in virtù di una riconosciuta maggior autonomia della sezione locale che sempre più è chiamata a rispondere direttamente del proprio operato. E infatti più importante oggi, anche per il volontariato affiliato, operare in modo trasversale con le altre organizzazioni del territorio e quindi partecipare ai tavoli operativi, a consulte e coordinamenti locali, più che collegarsi verticalmente con la propria sigla di appartenenza. La dimensione orizzontale è anche un indicatore significativo dell aderenza del volontariato alle realtà locali. Ciò non sempre si verifica con il rischio di operare secondo visioni particolari, con scarsa forza rappresentativa nei confronti delle istituzioni e necessità di competere per ricevere contributi pubblici piuttosto che di collaborare in rete. Occorre invece essere pronti a rafforzare la capacità di fare sistema con le altre organizzazioni solidaristiche e le altre forze del terzo settore e di esprimere rappresentanze in grado di partecipare alla definizione delle politiche sociali del territorio; - il volontariato è agente di cambiamento? Infine occorre che il volontariato nel suo complesso si interroghi sul ruolo e sul peso della propria presenza nelle società di oggi e sull impatto che ha laddove agisce. Sia per valutare quanto fa concretamente nel proprio campo specifico di azione sia, soprattutto, per contaminare con la propria proposta culturale e valoriale, di cittadinanza attiva e solidale, l attuale società a tutti i livelli e ambiti di intervento. Ciò comporta la capacità di leggere il bisogno su cui intervenire all interno del tipo di società, dello specifico modello di sviluppo. 17

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