VARIANTE GENERALE AL REGOLAMENTO URBANISTICO COMUNE DI CRESPINA (PI)

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1 VARIANTE GENERALE AL REGOLAMENTO URBANISTICO COMUNE DI CRESPINA (PI) Geol. Francesca Franchi CONTENUTI: INDAGINE GEOLOGICA AI SENSI DELLA D.P.G.R. 25/10/2011 N.53/R RELAZIONE GEOLOGICA COMMITTENTE: Comune di Crespina Geol. Alberto Frullini PRIMA STESURA del Dicembre 2013 REVISIONE n. del REVISIONE n. del Viale Europa, 25/A PONTEDERA (PI) tel./fax

2 1 - PREMESSA La presente relazione illustra lo studio geologico redatto su incarico dell Amministrazione Comunale di Crespina (PI) a supporto della Variante generale al Regolamento Urbanistico. Dopo aver aggiornato il quadro conoscitivo ricostruito nel 2011 da questo stesso Studio professionale a supporto della Variante Generale al Piano Strutturale per renderlo conforme al D.P.G.R n.53/r del 25 Ottobre 2011 (Regolamento di attuazione dell articolo 62 della legge regionale 3 gennaio 2005, n.1 - Norme per il governo del territorio - in materia di indagini geologiche) sono state esaminate le destinazioni d'uso previste e le tipologie di intervento ammesse dalla Variante al R.U. presentata, ed è stato espresso per ciascuna destinazione urbanistica un giudizio di fattibilità adeguato alle normative di più recente emanazione. 2 - METODOLOGIA DI INDAGINE Il vigente Piano Strutturale comunale è supportato da elaborati geologici redatti conformemente al D.P.G.R n.26/r e così identificati: A - Carta Geologica (1 tavola in scala 1:10.000) B - Carta Geomorfologica (1 tavola in scala 1:10.000) C - Carta Idrogeologica (1 tavola in scala 1:10.000) D - Carta dell'acclività (1 tavola in scala 1:10.000) E - Carta Litotecnica (1 tavola in scala 1:10.000) F - Carta delle ZMPSL e della Pericolosità sismica locale (1 tavola in scala 1:10.000) G - Carta della Pericolosità Geomorfologica (1 tavola in scala 1:10.000) H - Carta della Pericolosità Idraulica (1 tavola in scala 1:10.000) I - Carta della Vulnerabilità Idrogeologica (1 tavola in scala 1:10.000) Alcune carte conservano la loro validità anche alla luce delle normative di più recente emanazione e per questo vengono acquisite, senza modifiche, all interno del nuovo quadro conoscitivo, ricostruito a supporto della Variante Generale al R.U. in esame. Queste sono: A - Carta Geologica (1 tavola in scala 1:10.000) C - Carta Idrogeologica (1 tavola in scala 1:10.000) D - Carta dell'acclività (1 tavola in scala 1:10.000) E - Carta Litotecnica (1 tavola in scala 1:10.000) I - Carta della Vulnerabilità Idrogeologica (1 tavola in scala 1:10.000) Altri geotematismi sono stati invece riesaminati alla luce delle indicazioni fornite dal D.P.G.R n.53/r che modifica la definizione delle condizioni di pericolosità ed introduce nuove metodiche per l analisi della risposta sismica locale dei terreni. Per questo oltre ad un controllo sul terreno per verificare l evoluzione dei processi geomorfologici, è stata eseguita una specifica campagna di indagine geofisica volta alla definizione del contrasto di impedenza sismica ed alle frequenze fondamentali dei depositi, necessari per gli studi di pag. 1

3 microzonazione sismica richiesti dalla stessa D.P.G.R. n.53/r e di cui all'allegato A specifiche tecniche dell' O.D.P.C.M. 3907/2010. In conseguenza di ciò le carte geotematiche che costituiscono il quadro conoscitivo utilizzato per l analisi della Variante al R.U. sono le seguenti: A - Carta Geologica (1 tavola in scala 1:10.000) B - Carta Geomorfologica (1 tavola in scala 1:10.000) C - Carta Idrogeologica (1 tavola in scala 1:10.000) D - Carta dell'acclività (1 tavola in scala 1:10.000) E - Carta Litotecnica (1 tavola in scala 1:10.000) F1 - Carta delle indagini e delle frequenze fondamentali dei depositi (1 tavola in scala 1:10.000) F2 - Carta delle Sezioni (1 tavola in scala 1:5.000) F3 - Carta delle Microzone omogenee in prospettiva sismica e della pericolosità sismica (1 tavola in scala 1:10.000) G - Carta della Pericolosità Geologica (1 tavola in scala 1:10.000) H - Carta della Pericolosità Idraulica (1 tavola in scala 1:10.000) I - Carta della Vulnerabilità Idrogeologica (1 tavola in scala 1:10.000) Di queste vengono riproposte, in allegato alla presente relazione, soltanto quelle di nuova redazione: B - Carta Geomorfologica (1 tavola in scala 1:10.000) F1 - Carta delle indagini e delle frequenze fondamentali dei depositi (1 tavola in scala 1:10.000) F2 - Carta delle Sezioni (1 tavola in scala 1:5.000) F3 - Carta delle Microzone omogenee in prospettiva sismica e della pericolosità sismica (1 tavola in scala 1:10.000) G - Carta della Pericolosità Geologica (1 tavola in scala 1:10.000) H - Carta della Pericolosità Idraulica (1 tavola in scala 1:10.000) Per i contenuti delle altre carte si rimanda ai documenti già agli atti del Piano Strutturale. Una volta zonizzato il territorio sulla base delle caratteristiche relative alla pericolosità geomorfologica, alla pericolosità idraulica, alla pericolosità sismica locale ed alla vulnerabilità idrogeologica, è stata elaborata la carta di fattibilità ai sensi di quanto indicato nel D.P.G.R. n.53/r. L - Carta della Fattibilità (6 tavole in scala 1:10.000) Alle carte tematiche sopra elencate si aggiungono i seguenti allegati: Allegato 1 Indagini geognostiche reperite nell'archivio comunale e nell archivio ISPRA Allegato 2 Indagini geognostiche estratte dal Database della Provincia di Pisa Allegato 3 Indagini sismiche reperite nell'archivio comunale Allegato 4 pag. 2

4 Indagini sismiche eseguite a supporto della presente variante Le nuove carte geotematiche sono state prodotte in formato digitale attraverso la georeferenziazione dei vari tematismi in ambiente GIS, e la creazione del loro rispettivo database. I dati sono stati digitalizzati utilizzando come base cartografica la Carta Tecnica Regionale di maggior dettaglio disponibile per ogni zona, avendo sempre come sfondo le ortofoto (volo 2003) messe a disposizione dalla Provincia di Pisa. Tutti i files relativi agli elementi contenuti nelle cartografie dello studio geologico hanno un database strutturato in modo da contenere le informazioni essenziali alla loro identificazione. Ad esempio, per gli elementi geomorfologici il database contiene la descrizione della forma, dello stato di attività, della eventuale fonte di provenienza, l attribuzione tipologica, ecc. Le suddette carte sono restituite per l intero territorio comunale in diverse scale scelte in modo da rendere leggibili e ben fruibili le tavole tematiche. pag. 3

5 3 CARTA GEOMORFOLOGICA (Tavola B) I sopralluoghi effettuati sul terreno hanno restituito una situazione geomorfologica sostanzialmente coincidente con quella rappresentata nella Carta Geomorfologica redatta in occasione della Variante Generale al Piano Strutturale. Le differenze apportate sono riconducibili a pochi punti interessati di recente da fenomeni gravitativi tra cui un fenomeno franoso ed alcuni decorticamenti di aree acclivi al limite dell'equilibrio, generalmente non molto estesi, interessanti le scarpate adiacenti la viabilità pubblica. La frana ha avuto luogo nell'abitato di Crespina, in un'area in cui la concomitanza tra elevate pendenze e la presenza di vegetazione di alto fusto, poi rimossa, ha innescato uno scivolamento di materiale che ha interessato un'ampia porzione del versante. La corona di tale fenomeno borda una zona terrazzata, parte di un resede di pertinenza di fabbricati destinati a civile abitazione e attività commerciali. I decorticamenti, invece, sono avvenuti in corrispondenza di alcune scarpate localizzate a margine di viabilità principali, ed hanno avuto la consistenza di colamenti di materiale mobilizzato da intense precipitazioni atmosferiche: in particolare lungo la S.P. 35 ad est di Tripalle, sulla stessa S.P. 35 in prossimità dell'incrocio con via San Rocco e lungo via Pinucci, nel tratto a monte dell'incrocio con via Le Prata. La Carta Geomorfologica viene perciò nuovamente riprodotta tenendo conto di tali recenti fenomeni; le modifiche apportate sono state recepite anche all interno della Carta della Pericolosità Geologica. 4 CARTA DELLE MICROZONE OMOGENEE IN PROSPETTIVA SISMICA E DELLA PERICOLOSITA SISMICA (Tavola F3) La recente classificazione sismica redatta dalla Regione Toscana (D.G.R.T. del 8 ottobre 2012, n. 878) ha aggiornato, secondo quanto prescritto dall'o.p.c.m. 3159/2006, il quadro precedentemente definito dall'o.p.c.m. 3274/2003 e dalla D.G.R.T. 461/2006, inserendo il Comune di Crespina nella Zona 3. Il Regolamento attuativo dell'art. 62 della L.R. 3/1/2005 n.1, rappresentato dalla D.P.G.R. 53/R/2011, prevede che in fase di pianificazione urbanistica sia condotta la caratterizzazione geofisica e geotecnica del profilo stratigrafico del suolo, da individuare in relazione ai risultati delle indagini disponibili sul territorio, sia di tipo sismico che geognostico. In particolare viene chiesto di realizzare la carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica (MOPS) secondo le specifiche tecniche definite negli ICMS (indirizzi e criteri per la microzonazione sismica) redatte dal dipartimento della Protezione civile e nelle specifiche tecniche di cui all'o.d.p.c.m. 3907/2010 (allegato A). La Giunta Regionale Toscana ha inoltre redatto una specifica normativa (D.G.R.T. 741/2012) per definire la metodologia da utilizzare, al fine di valutare gli effetti locali e di sito in relazione all'obiettivo della riduzione del rischio sismico. pag. 4

6 Gli studi di microzonazione sismica devono individuare le zone in cui le condizioni locali possono modificare le caratteristiche del moto sismico atteso o possono produrre deformazioni permanenti rilevanti per le costruzioni, per le infrastrutture e per l'ambiente. In relazione ai diversi contesti geologico-tecnici, della pericolosità sismica di base, ed in funzione dei diversi obiettivi degli studi di MS, sono individuati tre livelli di approfondimento con complessità ed impegno crescente. In sede di pianificazione territoriale viene richiesto di eseguire almeno gli studi di livello 1, che sono propedeutici ai successivi, e che consistono in una raccolta organica e ragionata dei dati di natura geologica, geofisica e geotecnica al fine di suddividere il territorio in microzone qualitativamente omogenee dal punto di vista del comportamento sismico. Gli studi di Livello 1 vengono concretizzati nella carta delle Microzone Omogenee in prospettiva sismica (MOPS) la quale individua le microzone in cui è prevedibile l'occorrenza di diverse tipologie di effetti prodotti dall'azione sismica. Nello specifico vengono discriminate le seguenti situazioni: zone nelle quali non sono previste significative modifiche dello scuotimento che l evento sismico causerebbe su terreni rigidi e pianeggianti; zone nelle quali lo scuotimento è amplificato per stratigrafia, topografia e per morfologie sepolte; zone suscettibili di frane in terreni e in roccia; zone suscettibili di liquefazioni e/o addensamento; zone interessate da faglie attive e capaci e/o strutture tettoniche; zone interessate da cedimenti diffusi e differenziali; zone di contatto tra litotipi a caratteristiche fisico-meccaniche significativamente differenti Nella stessa carta MOPS sono state rappresentate le misure delle frequenze fondamentali dei depositi, appositamente realizzate a supporto della presente indagine. In totale sono stati eseguiti 15 sondaggi tromometrici ed 1 profilo MASW ESAC: qui di seguito riportiamo una tabella esemplificativa delle frequenze riscontrate e dei depositi analizzati. Mentre per la lettura completa dei dati si rimanda all'allegato 4 (Indagine sismica) PROCEDURA UTILIZZATA PER LA REALIZZAZIONE DELLA CARTA MOPS La delimitazione delle microzone omogenee in prospettiva sismica (MOPS) nel Comune di Crespina, è stata effettuata sulla base delle informazioni ricavate dalla banca dati stratigrafica raccolta nell'ambito del presente studio, dalla cartografia tecnica (CTR) di maggior dettaglio nonché dalla cartografia geologica inserita nel Piano Strutturale. Le microzone individuate sono state rappresentate nella Tavola F3, esplicitandone le stratigrafie tipo riferite ad ogni singola zona nell'appendice 2. A partire dalla carta delle MOPS è stata infine definita, seguendo i criteri del D.P.G.R. 53/R/2011, la carta della pericolosità sismica locale. La cartografia delle MOPS e la relativa carta della pericolosità sismica locale non sono estese all'intera area comunale ma circoscritte alle aree di studio rappresentate dalle UTOE ed alle aree immediatamente adiacenti. pag. 5

7 La cartografia di pericolosità sismica redatta a partire dalla carta MOPS è stata infine valutata attraverso la procedura semiquantitativa codificata negli ICMS e nell'allegato A di cui all'o.d.p.c.m. 3907/2010, che permette di stimare l'attendibilità delle carte MOPS attraverso un Fattore di Qualità percentuale, funzione della concentrazione e delle caratteristiche qualitative dei dati geognostici di base. In sintesi le varie fasi di realizzazione della cartografia di pericolosità sismica si sono articolate come segue: Delimitazione delle aree all'interno delle quali definire la cartografia di pericolosità sismica (aree MOPS); realizzazione della carta MOPS: delimitazione delle zone caratterizzate dalla medesima successione stratigrafica di massima e realizzazione delle rispettive colonne stratigrafiche tipo, coerenti con le sezioni geolitologiche riportate in Tavola F2 ; classificazione della qualità della carta MOPS limitatamente all'estensione delle UTOE; attribuzione delle classi di pericolosità sismica locale a partire dalla carta MOPS. 4.2 INDIVIDUAZIONE DELL'AREALE DI STUDIO Come dettagliato nel D.P.G.R. 53/R, lo studio MOPS, deve essere realizzato in corrispondenza dei centri urbani maggiormente significativi che il comune di concerto con la struttura regionale competente, individua secondo le specifiche di cui al paragrafo 1.B1.2 delle istruzioni del programma VEL e perimetra secondo i criteri definiti al par degli ICMS. Sulla base di ciò sono stati definiti gli areali di studio, che sono rappresentati dalle UTOE in cui è stato suddiviso il territorio oltre ad un loro congruo intorno, riunite in ambiti contigui. Nel complesso le aree individuate sono le seguenti: 1 : comprendente le aree di pianura relative alle UTOE 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 2 : coincidente con la zona di raccordo tra la pianura e la collina, relativa alle UTOE 10, 11 e 13; 3 : relativa alle zone di collina, rappresentate dalle UTOE 12, 13, 15, 16, 17, 18, 19. Successivamente, ai sensi degli ICMS, abbiamo suddiviso l'areale analizzato in: Zone stabili suscettibili di amplificazioni locali Zone suscettibili di instabilità individuando in cartografia anche le forme di superficie che possono produrre fenomeni di amplificazione topografica. Non è stata indicata la presenza di zone stabili in quanto nel comune di Crespina non affiora mai il substrato geologico (caratterizzato da Vs>800 m/s) 4.3 ZONE STABILI SUSCETTIBILI DI AMPLIFICAZIONI LOCALI E DESCRIZIONE DELLE COLONNE STRATIGRAFICHE TIPO Su base stratigrafica, dopo aver analizzato le indagini geognostiche presenti in banca dati, è stato possibile definire 9 microzone omogenee in prospettiva sismica. Per ognuna di esse è stata rappresentata una colonna stratigrafica tipo (vedasi Appendice 1). pag. 6

8 Le colonne stratigrafiche tipo mostrano una successione di terreni semplificata, rappresentativa di una vasta area e quindi, per sua natura, non rappresentativa di un sito specifico. Per la realizzazione delle colonne, importante risorsa hanno rappresentato le stratigrafie delle perforazioni sia a distruzione di nucleo che a carotaggio continuo, le quali raggiungono profondità significative dal punto di vista sismico e forniscono di per sé una informazione semplificata sulla stratigrafia del sito. Tali dati hanno rappresentato quindi il punto di partenza prima per la realizzazione delle sezioni geolitologiche, poi per la stesura delle colonne stratigrafiche. Nel tentativo di analizzare costruttivamente la risposta sismica dei terreni, il dominio collinare è stato suddiviso in 4 zone (ZONA 1, ZONA 2, ZONA 3, ZONA 4) che corrispondono alle aree ove affiorano le 4 formazioni geologiche della successione plio -pleistocenica. Queste quattro zone presentano risposta sismica complessivamente simile l'una dall'altra e sono state ricondotte, nelle aree pianeggianti e poco inclinate, ad un grado di pericolosità sismica locale medio basso. Di maggior interesse sono le situazioni rilevate più a nord (ZONA 5, ZONA 6, ZONA 7, ZONA 8) ove si hanno depositi da poco a mediamente consistenti di età olocenica e pleistocenica superiore posizionati in discordanza sul dominio collinare. ll blocco collinare, pur non costituendo un bedrock sismico (il quale è considerato tale tipicamente per valori di Vs>800m/s), presenta velocità di propagazione delle onde S nettamente superiori dai depositi soprastanti. Alla luce di ciò, nella definizione delle stratigrafie tipo dalla 5 alla 8 si è ritenuto di poter considerare il blocco collinare come un unico elemento sismico sottostante le varie coperture. Le aree di fondovalle coperte da indagini geognostiche sono state puntualmente analizzate al fine di individuare, nei primi 15-20m dal p.c., lenti di sabbie potenzialmente liquefacibili aventi una certa continuità laterale. Tale cernita ha permesso di definire, essenzialmente per le aree urbane di Lavoria e Cenaia, 3 ulteriori colonne stratigrafiche tipo molto simili alle zone 6, 7 e 8 ma con presenza di lenti sabbiose nella parte più superficiale (ZONA Liquefazione ). Una ulteriore colonna stratigrafica tipo è stata infine definita per segnalare la presenza di terreni di riporto e/o di terreni superficiali golenari soffici (ZONA CD ). Le stratigrafie tipo rappresentative delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica (MOPS) osservabili in Appendice 1 sono descrivibili come segue: ZONA 1: Comprende l'intera successione collinare consistente, da le formazioni del Pliocene medio a quelle del Pleistocene medio. Presenta una alternanza di formazioni geologiche di consistenza da medio-elevata ad elevata aventi potenza spesso superiore a 50m. Sulla base dell'età dei depositi, delle loro caratteristiche granulometriche e della consistenza, il rischio di liquefazione dei terreni appare trascurabile. Le indagini sismiche a disposizione mostrano un andamento delle Vs progressivamente crescente con la profondità con valori compresi tra 220 e 700 m/s. La zona 1 è stata riscontrata estesamente nelle località di: Ceppaiano, La Tana, Siberia, Poggio al Tesoro, I Gioielli. A tratti è presente anche in località Tripalle. ZONA 2: Comprende la successione collinare plio-pleistocenica da la formazione delle Sabbie di Nugola Vecchia ad i litotipi sabbioso-argillosi di età pliocenica media (Sabbie di Lajatico o formazione di Villamagna). Presenta una alternanza di formazioni geologiche di consistenza da medio-elevata ad elevata aventi potenza spesso superiore a 50m. Sulla base dell'età dei depositi, delle caratteristiche granulometriche dei depositi e della loro consistenza il rischio di liquefazione dei terreni appare trascurabile. Le velocità di propagazione delle onde S nelle indagini sismiche a disposizione mostra un andamento progressivamente crescente con la profondità con valori compresi tra 290 e pag. 7

9 700 m/s. La zona 2 è quella che affiora più estesamente nel contesto collinare ed è osservabile nelle località di: Ginepreto, Poggio al Tesoro, Gioielli (versante sud), Pettinaccio, Crespina, il Fontino/La Guardia, Vallisonsi, Il Casino e Villa Belvedere. ZONA 3: Comprende la formazione delle Argille e sabbie ad Arctica islandica ed i litotipi sabbioso-argillosi pliocenici medi in s.l. (tra cui le Sabbie di Lajatico o formazione di Villamagna). Presenta una alternanza di formazioni geologiche di consistenza da media ad elevata aventi potenza probabilmente superiore a 50m. Sulla base dell'età dei depositi, delle caratteristiche granulometriche della loro storia di consolidazione il rischio di liquefazione dei terreni appare trascurabile. Sulla base delle osservazioni condotte nel corso della presente indagine e in indagini sullo stesso conteso collinare, si nota che la consistenza della formazione delle Sabbie ed Argille ad Arctica islandica si riduce ridurre la propria consistenza nelle aree ove essa affiora quindi, nella rappresentazione della colonna stratigrafica 3, è stata contrassegnata con un colore diverso. Le velocità di propagazione delle onde S delle prime decine di metri, sulla base di quanto sopra detto, è riconducibile probabilmente a valori compresi tra 200 e 700 m/s. La zona 3 è stata riscontrata in piccole aree nelle località di Gli Spasseggi e nei versanti a sud di Tripalle. ZONA 4: Comprende solo i terreni sabbioso-argillosi pliocenici, tra cui le Sabbie di Lajatico (o formazione di Villamagna) ed è caratterizzata da un elevato stato di consolidazione. Al top di questo elemento i dati geognostici indicano spesso la presenza di un orizzonte calcarenitico ad Amphistegina (ad es. indagine P4953) che è riconducibile alla formazione nota in letteratura come Calcareniti e Sabbie ad Amphistegina, posizionabile al tetto del pliocene medio. Nella Zona 4 questo livello non sembra individuabile. Sulla base dell'età dei depositi, delle caratteristiche granulometriche e della loro storia di consolidazione il rischio di liquefazione dei terreni appare trascurabile. Le velocità di propagazione delle onde S delle prime decine di metri è riconducibile indicativamente a valori compresi tra 400 e 700m/s. La zona 4 è stata riscontrata in piccole aree in località Gli Spasseggi. ZONA 5: E' riconducibile alle aree in cui si ha una sottile coltre di alluvioni prevalentemente granulari appoggiata sul contesto collinare più compatto considerato nel suo complesso. Sulla base delle indagini geognostiche reperite è possibile indicare uno spessore indicativo dei depositi alluvionali non superiore ai 10m. In queste aree è possibile si possa rilevare un brusco aumento nel profilo di velocità delle onde S in corrispondenza dell'interfaccia copertura/collina, che tuttavia non appare nelle indagini sismiche a disposizione. Considerando la tipologia dei terreni non si può escludere la presenza di lenti sabbiose potenzialmente liquefacibili, tuttavia la scarsità di indagini geognostiche non ha consentito ulteriori analisi in tal senso. Le velocità di propagazione delle onde S delle prime decine di metri è generalmente superiore a 190m/s. La zona 5 è individuabile in piccole aree sparse sul territorio collinare comunale, prevalentemente al centro delle piccole valli che solcano le formazioni pliopleistoceniche; in particolare si individua nelle località di: Ceppaiano (zona est), Piano pag. 8

10 di Burrasca, Pettinaccio, nel fondovalle ad est di Crespina (zona Sotto luoghi ), nelle valli di Vallisonsi-Santa Lucia, in loc. Valle Tani (ad ovest di Villa Belvedere). ZONA 6: E' riconducibile alle aree in cui affiora la formazione delle Sabbie e Limi di Vicarello. Nelle indagini geognostiche reperite è possibile indicare uno spessore indicativo di questi depositi pari al massimo a 25m al di sotto dei quali sembrerebbe talora presente un livello di alluvioni antiche di similare consistenza (pertanto non distinti nelle colonne stratigrafiche tipo). Alla base di questi depositi è spesso individuabile un livello di Ghiaie di notevole persistenza. In queste aree è possibile si possa rilevare uno salto nel profilo di velocità delle onde S, in corrispondenza dell'interfaccia con i depositi precedenti al pleistocene superiore come osservabile ad esempio nei risultati della tromografia Tr1, appositamente effettuata. Laddove sono state reperite indagini geognostiche è stata definita anche un'area con presenza di lenti di sabbie potenzialmente liquefacibili. Per chiarezza è stata riportata una specifica colonna stratigrafica di massima anche per queste aree (colonna Liquefazione zona 6 ). Nelle aree non coperte dai dati di base non si può comunque escludere la presenza di lenti sabbiose potenzialmente liquefacibili. Le velocità di propagazione delle onde S delle prime decine di metri è generalmente superiore a 200m/s. La zona 6 è la più estesa nel territorio comunale ed è individuabile nelle aree urbane di Lavoria e Cenaia nonché nell'ampio territorio pianeggiante compreso tra Cenaia Vecchia, loc. Santa Lucia e le Quattro Strade. E' inoltre la zona più estesa in località Le Lame ed in località Ceppaiano. La regione potenzialmente interessata da depositi liquefacibili è stata contrassegnata nella carta delle MOPS con una specifica retinatura. ZONA 7: E' riconducibile alle aree in cui le alluvioni oloceniche prevalentemente sabbiose affioranti poggiano sulle Sabbie e limi di Vicarello. Nelle indagini geognostiche reperite è possibile indicare uno spessore indicativo di entrambi questi litotipi pari al massimo a ~10m. E' verosimile che la presenza di un livello di media consistenza (riconducibile alle Sabbie e Limi di Vicarello) compreso tra le alluvioni e il basamento collinare possa rendere graduale l'aumento delle Vs con la profondità, come si osserva ad esempio nel profilo dell'indagine sismica S1. Le velocità di propagazione delle onde S delle prime decine di metri è generalmente superiore a 190m/s. Come per la Zona 6, laddove sono state reperite indagini geognostiche è stata definita anche un'area con presenza di lenti di sabbie potenzialmente liquefacibili. Per chiarezza è stata riportata una specifica colonna stratigrafica di massima anche per queste aree (colonna Liquefazione zona 7 ). Nelle aree non coperte dai dati di base non si può comunque escludere la presenza di lenti sabbiose potenzialmente liquefacibili. La zona 7 è piuttosto estesa nel fondovalle del territorio comunale ed è individuabile essenzialmente nelle valli del Torrente Crespina e dei torrenti che, a partire da Cenaia Vecchia, si estendono verso nordest. La regione potenzialmente interessata da depositi liquefacibili è stata contrassegnata nella carta delle MOPS con una specifica retinatura. ZONA 8: E' riconducibile alle aree in cui le alluvioni oloceniche coesive (o miste) dell'arno e dei suoi affluenti poggiano sulle Sabbie e limi di Vicarello (o su litotipi coevi di medesima consistenza come ad es. alluvioni antiche).sulla base delle indagini geognostiche reperite è possibile indicare uno spessore massimo della copertura pari a circa 30- pag. 9

11 40m, progressivamente crescente verso nord. Le velocità di propagazione delle onde S delle prime decine di metri è generalmente dell'ordine dei 180 m/s o superiore. Laddove sono state reperite indagini geognostiche è stata definita anche un'area con presenza di lenti di sabbie potenzialmente liquefacibili. Compe per le Zone 6 e 7 è stata riportata una specifica colonna stratigrafica di massima (colonna Liquefazione zona 8 ). Nelle aree non coperte dai dati di base non si può comunque escludere la presenza di lenti sabbiose potenzialmente liquefacibili. La zona 8 è piuttosto estesa nella pianura alluvionale del territorio comunale ed è individuabile essenzialmente nella pianura a sud del canale Scolmatore sino quasi a Lavoria. ZONA (CD): E' riconducibile alle aree alluvionali in cui si ha la presenza di terreni soffici in superficie quali riporti antropici o depositi di golena. Le velocità di propagazione delle onde S è riconducibile a circa 150m/s nei primi metri di terreno. L'applicazione di carichi in questi terreni può generare cedimenti cospicui anche in risposta all'azione oscillatoria del fabbricato indotta dal sisma. La zona CD è limitata alle aree adiacenti ai principali corsi d'acqua, nella fattispecie all'area adiacente al canale Scolmatore in cui sono presenti ancora i terreni mobilitati nel corso della escavazione del canale. 4.4 ZONE SUSCETTIBILI DI INSTABILITA' In queste zone gli effetti sismici attesi e predominanti sono ricondicibili a deformazioni permanenti del territorio, non escludendo anche la possibilità di fenomeni di amplificazione del moto. Relativamente al comune di Crespina abbiamo individuato quattro diversi fattori di instabilità per effetti sismici: Instabilità di versante (FR) questa categoria è stata ulteriormente suddivisa in base allo stato di attività del fenomeno in attiva, quiescente ed inattiva identificando anche la tipologia del fenomeno suddivisa in frane per crollo o per ribaltamento. Liquefazione (Li) In questa zona sono stati inserite le aree in cui sono presenti depositi sabbiosi, spesso saturi, rinvenuti nei primi m di profondità. Tali aree si estendono al piede dei rilievi collinari e nella pianura alluvionale settentrionale. Cedimenti differenziali (CD) Negli ICMS, relativamente ai cedimenti differenziali, si chiede di individuare le aree di contatto stratigrafico o tettonico di litotipi con caratteristiche fisico-mecaniche molto diverse. Secondo tale indicazione sembrerebbe di dover inserire in questa categoria esclusivamente le fasce di contatto pag. 10

12 tra litologie molto differenti come ad esempio tra rocce e depositi alluvionali. Nel D.P.G.R. 53/R viene invece richiesto di individuare i terreni soggetti a cedimenti diffusi e differenziali che poi vengono richiamati anche nella legenda della classificazione della Pericolosità sismica come. Nella stessa legenda vengono anche richiamate le zone di contatto tra litotipi con caratteristiche fisico-meccaniche significativamente differenti. In questa zona rientrano i depositi scarsamente consolidati connessi alle dinamiche dei corsi d'acqua ed ai modellamenti antropici. Amplificazione topografica In questa categoria sono stati inseriti i versanti acclivi (scarpate) con dislivello massimo di oltre 30 m: tali situazioni sono concentrate nella porzione meridionale del territorio comunale dove i rilievi collinari, in ragione delle buone caratteristiche meccaniche dei terreni affioranti, presentano pendii molto ripidi talvolta con locali scarpate subverticali. 4.5 PROCEDURA SEMIQUANTITATIVA PER STABILIRE LA QUALITA' DELLA CARTA DI MS DI LIVELLO 1 Nei paragrafi seguenti verrà descritta la procedura di analisi qualitativa introdotta dagli Indirizi e Criteri per la Microzonazione Sismica applicata al caso in esame ed i risultati ottenuti Descrizione della procedura utilizzata Il presente studio applica al quadro conoscitivo sin qui descritto una procedura semplificata che, attraverso alcune trasformazioni semiquantitative, fornisce una valutazione di attendibilità della carta di Microzonazione Sismica (MS). Tale procedura è stata pubblicata sia in Albarello et alii. (nel Supplemento alla rivista Ingegneria Sismica, Anno XXVIII n ), sia dal Genio Civile di Firenze in Allegato 1 al G.R.T. 431/2011, con riferimento ai precedenti Indirizzi e Criteri per la Microzonazione Sismica (Dipartimento di Protezione Civile, 2008). La procedura ha consentito di definire, per le tre Aree MOPS, un fattore di qualità (FQ) espresso in percentuale, al quale si associa una determinata classe di qualità. Nello specifico la procedura ha visto le seguenti fasi operative (per lo più in ambiente GIS): E' stato costruito un reticolo di celle quadrate aventi lato di 250 m. Queste ultime sono state orientate, in modo da assecondare l'andamento delle tre aree MOPS, nella prospettiva di rappresentare al meglio l'effettiva densità di indagini. Per ogni cella è stato attribuito un valore booleano (Vero - Falso) che identifica o meno la presenza, all'interno della propria estensione areale, di: sondaggi a distruzione di nucleo, sondaggi a carotaggio continuo, indagini geofisiche, prove geognostiche (penetrometrie, analisi geotecniche di laboratorio etc.), misure delle frequenze di risonanza di sito. Ad ognuna delle tre aree MOPS sono stati attribuiti 18 campi descrittivi. Questi ultimi sono stati compilati attraverso metodologie semiautomatiche in ambiente GIS, utilizzando anche gli attributi delle Celle. I campi così realizzati hanno permesso di misurare all'interno dei limiti di ogni UTOE le seguenti caratteristiche: 1. Anno rilevamento della carta geologica, 2. Progetto di appartenenza della carta geologica, pag. 11

13 3. Scala di rilevamento della carta geologica, 4. Numero di sondaggi a distruzione, 5. Percentuale di celle dell'area MOPS occupate da sondaggi a distruzione, 6. Numero sondaggi a distruzione che arrivano al substrato rigido, 7. Numero di sondaggi a carotaggio continuo, 8. Percentuale di celle dell'area MOPS occupate da sondaggi a carotaggio continuo, 9. Numero di sondaggi a carotaggio continuo che arrivano al substrato rigido, 10. Numero di indagini geofisiche, 11. Percentuale di celle dell'area MOPS occupate da indagini geofisiche, 12. Percentuale di indagini effettuate nell'area MOPS che arrivano al substrato rigido, 13. Numero prove geotecniche in situ e di laboratorio, 14. Percentuale di celle dell'area MOPS occupate da prove, 15. Percentuale di prove effettuate nell'area MOPS che arrivano al substrato rigido, 16. Numero di misure delle frequenze di sito, 17. Percentuale di celle dell'area MOPS occupate da misure di frequenze di sito 18. Classe di affidabilità delle misure di frequenza secondo Albarello et alii. Per mezzo di un foglio elettronico è stata attribuita una valutazione numerica ad ognuno dei 18 parametri descrittivi dell'area MOPS e, attraverso una serie di pesi (detti Peso indicatore e Peso parametro ), è stato calcolato il valore percentuale del Fattore di Qualità FQ derivante dalla seguente formula: utilizzando i parametri numerici ed i pesi definiti nella seguente tabella: pag. 12

14 pag. 13

15 una volta ottenuto il Fattore di Qualità (FQ) è stata assegnata alla cartografia di microzonazione sismica (MS) di ogni Area MOPS una classe di qualità secondo il seguente schema: FQ 75% Classe A (carta di livello 1 di ottima qualità) 50 FQ < 75 Classe B (migliorare almeno uno dei parametri) 25 FQ < 50 Classe C (programmare nuove indagini) FQ < 25 Classe D (carta di livello 1 di scarsa qualità, non risponde ai requisiti minimi richiesti dagli Indirizi e Criteri di Microzonazione Sismica) Descrizione delle analisi di qualità effettuate La procedura descritta nel precedente paragrafo è stata applicata alle tre aree MOPS del Comune di Crespina, i cui nomi sono elencati nella tabella seguente accompagnati dalla loro estensione areale. localizzazione Area MOPS NORD CENTRO SUD Località incluse Aree adiacenti il Canale Scolmatore, Lavoria, Cenaia, Cenaia vecchia (zona urbana e agricola), zona industriale Quattro Strade. Ceppaiano, Siberia, Ginepreto, Le Lame, I Gioielli Crespina, Tripalle, Botteghino, Il Fontino, Villa Corsini, Gli Spasseggi N di celle Superficie totale Paragrafo ,6 kmq ,5 kmq ,4 kmq Qui di seguito sono esplicitati i risultati condotti nelle singole aree: Area MOPS Nord L'area MOPS contiene i principali centri urbani del contesto di pianura quali Lavoria e Cenaia. Le indagini si concentrano nell'area occidentale, ad ovest del fiume Crespina, nel resto dell'area le indagini geognostiche sono pressoché assenti fatta eccezione della zona industriale Quattro Strade ove prevalgono le stratigrafie di pozzi. Le indagini geognostiche presenti nell'area in oggetto sono le seguenti: 17 indagini sismiche (prevalentemente MASW); 2 sondaggi geognostici; 11 stratigrafie di perforazioni a distruzione di nucleo ed 1 saggio con escavatore; 116 penetrometrie statiche; 31 penetrometrie dinamiche medie; 9 sondaggi in sismica passiva a stazione singola HVSR. A partire da questa banca dati è stato possibile compilare un foglio di calcolo che ha permesso di derivare automaticamente il valore percentuale del fattore di qualità FQ: pag. 14

16 Sulla base di questo valore, l' area MOPS settentrionale ricade nella classe di qualità B Area MOPS Centro L'area MOPS contiene alcuni piccoli centri urbani presenti sulla formazione geologica dei Conglomerati di Casa Poggio ai Lecci e sulle aree di raccordo della collina col fondovalle. Le indagini si concentrano prevalentemente in località Le Lame e nella zona sud dell'utoe Siberia. Sono poche ma ben distribuite nell'utoe Ceppaiano. Le indagini geognostiche presenti nell'area in oggetto sono le seguenti: 2 indagini sismiche (prevalentemente MASW); 3 stratigrafie di perforazioni a distruzione di nucleo ed 4 saggi con escavatore; 15 penetrometrie statiche; 18 penetrometrie dinamiche medie; 4 penetrometrie dinamiche superpesanti; 3 sondaggi in sismica passiva a stazione singola HVSR. A partire da questa banca dati è stato possibile compilare un foglio di calcolo che ha permesso di derivare automaticamente il valore percentuale del fattore di qualità FQ: pag. 15

17 Sulla base di questo valore, l' area MOPS settentrionale ricade nella classe di qualità C Area MOPS Sud L'area MOPS contiene il capoluogo ed alcune sue frazioni. Le indagini geognostiche sono di scarsa quantità e si concentrano sul crinale che ospita l'abitato di Crespina e quello di Tripalle. Le indagini geognostiche presenti nell'area in oggetto sono le seguenti: 1 indagine sismica (MASW); 1 sondaggio geognostico; 2 stratigrafie di perforazioni a distruzione di nucleo; 16 penetrometrie statiche; 25 penetrometrie dinamiche medie; 6 penetrometrie dinamiche pesanti e superpesanti; 6 sondaggi in sismica passiva a stazione singola HVSR. A partire da questa banca dati è stato possibile compilare un foglio di calcolo che ha permesso di derivare automaticamente il valore percentuale del fattore di qualità FQ: Sulla base di questo valore, l' area MOPS settentrionale ricade nella classe di qualità C. Sulla base di questo valore, l' area MOPS settentrionale ricade nella classe di qualità C. Sulla base di questo valore, l' area MOPS settentrionale ricade nella classe di qualità C. pag. 16

18 Sulla base di questo valore, l' area MOPS settentrionale ricade nella classe di qualità C CARTA DELLA PERICOLOSITA' SISMICA La sintesi di tutte le informazioni derivanti dallo studio di microzonazione sismica ha consentito di valutare le condizioni di pericolosità sismica degli areali indagati secondo i criteri dettati dal D.P.G.R. 53/R. La Pericolosità sismica molto elevata (S4) è stata attribuita alle zone suscettibili di instabilità di versante attiva che potrebbero subire una accentuazione dovuta ad effetti dinamici quali possono verificarsi in occasione di eventi sismici. La Pericolosità sismica elevata (S3) è stata attribuita alle zone suscettibili di instabilità di versante quiescente che pertanto potrebbero subire una riattivazione dovuta ad effetti dinamici quali possono verificarsi in occasione di eventi sismici; alle zone con terreni di fondazione particolarmente scadenti che possono dar luogo a cedimenti diffusi; ai terreni suscettibili di liquefazione dinamica ed alle zone di versante con dislivello complessivo maggiore di 30m e con pendenze maggiori di 15. La Pericolosità sismica media (S2) è stata attribuita alle suscettibili di instabilità di versante inattiva e che pertanto potrebbero subire una riattivazione dovuta ad effetti dinamici quali possono verificarsi in occasione di eventi sismici; alle zone stabili suscettibili di amplificazioni locali che non rientrano tra quelle previste per la classe di pericolosità sismica S3. pag. 17

19 La tabella seguente riassume le situazioni riscontrate e la relativa attribuzione di Pericolosità: Classificazione ZONE STABILI SUSCETTIBILI DI AMPLIFICAZIONI LOCALI ZONE SUSCETTIBILI DI INSTABILITA' Zona sismica (MOPS) Pericolosità sismica corrispondente ai sensi dell'allegato A al D.P.G.R. 53/R/2011 NOTE ZONA 1 S.2 - ZONA 2 S.2 - ZONA 3 S.2 - ZONA 4 S.2 - ZONA 5 S.2 - ZONA 6 S.2 - ZONA 7 S.2 - ZONA 8 S.2 - ZONA CD S.3 - LIQUEFAZIONE S.3 ZONE ACCLIVI (>15 ) con altezza versante >30m Riconducibili alle zone 6, 7 e 8 laddove i dati hanno permesso di distinguere la presenza di sabbie superficiali S.3 - FRANE QUIESCENTI S.3 - FRANE ATTIVE S.4 - pag. 18

20 5 - CARTA DELLA PERICOLOSITA' IDRAULICA (Tavola H) A partire dai risultati dello studio idrologico-idraulico condotto dall'ing. Silvia Lucia nel 2008, sui corsi d'acqua principali della zona di pianura, che ha permesso l'adeguamento al Piano Stralcio per l'assetto Idrogeologico del Bacino del Fiume Arno, è stata redatta la Carta della Pericolosità Idraulica ai sensi della D.P.G.R. 27 aprile 2007 n.26/r. Per le aree interessate dallo studio, che comprendono le UTOE di pianura, sono state individuate le Classi di Pericolosità a partire dai perimetri delle aree inondabili per i diversi tempi di ritorno (30, 100 e 200 anni), mentre per le aree collinari e le piccole valli minori sono stati utilizzati criteri di tipo morfologico o storico-inventariale. In particolare sono da considerarsi in: Pericolosità idraulica molto elevata (I.4) le aree suscettibili da allagamenti per eventi con Tr>30 anni. Pericolosità idraulica elevata (I.3): le aree fragili per eventi di esondazione compresi tra 30<Tr>200 anni. Pericolosità idraulica media (I.2): le aree della pianura alluvionale esterne alle zone giudicate fragili per episodi di esondazione con Tr>200 anni. Pericolosità idraulica bassa (I.1): aree collinari o montane prossime ai corsi d acqua per le quali ricorrono le seguenti condizioni: a) non vi sono notizie storiche di inondazioni b) sono in situazioni favorevoli di alto morfologico, di norma a quote altimetriche superiori a metri 2 rispetto al piede esterno dell argine o, in mancanza, al ciglio di sponda. pag. 19

21 6 - ATTITUDINE ALLA TRASFORMAZIONE DEI SUOLI 6.1 Salvaguardie dell assetto idraulico. a) Riduzione del rischio idraulico 1. Nelle aree di pianura, le trasformazioni in progetto dovranno essere volte alla riduzione del rischio idraulico, attraverso la messa in sicurezza rispetto agli eventi critici emersi negli studi idraulici inseriti nel Piano Strutturale. b) Impermeabilizzazioni 1. La realizzazione di vaste superfici impermeabilizzate, all'interno di zone soggette a Piano Attuativo, dovrà essere subordinata ad uno studio idrologico-idraulico di dettaglio che definisca gli interventi necessari per neutralizzare gli effetti derivanti dall aumento della velocità di corrivazione delle acque nel corpo ricettore, da mitigarsi attraverso cisterne o invasi di prima pioggia. 2. Particolari accorgimenti dovranno essere posti anche nella progettazione delle superfici coperte, preferendo le soluzioni che permettano la riduzione della velocità dell acqua. 3. I nuovi spazi pubblici o privati destinati a viabilità pedonale o meccanizzata sono realizzati con modalità costruttive idonee a consentire l infiltrazione o la ritenzione anche temporanea delle acque, salvo che tali modalità costruttive non possano essere utilizzate per comprovati motivi di sicurezza igienico-sanitaria e statica o di tutela dei beni culturali e paesaggistici. 4. E vietato il convogliamento delle acque piovane in fognatura o nei corsi d acqua, quando sia tecnicamente possibile il loro convogliamento in aree permeabili, senza determinare fenomeni di ristagno e/o di instabilità. c) Fognature 1. Le reti fognarie di nuova realizzazione per le acque bianche, dovranno essere progettate per favorire il massimo invaso di acqua, ottenibile attraverso ampie dimensioni, ridotta profondità (in modo da mantenerle vuote nei periodi asciutti) e bassa pendenza (per ridurre la velocità del flusso). 2. Le acque raccolte dai pluviali delle coperture dovranno, quando tecnicamente possibile, essere convogliate in aree permeabili. Qualora ciò non fosse possibile potranno essere immesse nella pubblica fognatura o nel reticolo idraulico minore, prevedendo a monte sistemi di laminazione del picco di piena, valutato per eventi con tempo di ritorno ventennale (Tr20) di durata oraria (1h). 3. Qualora sia previsto il convogliamento di fosse campestri nella fognatura pubblica, dovranno essere previsti manufatti per l abbattimento del trasporto solido per preservare nel tempo la funzionalità delle condotte sotterranee. d) Reticolo idrografico minore. 1. Qualunque intervento che modifichi l assetto originario del reticolo idrografico minore dovrà essere supportato da uno studio che dimostri la funzionalità del sistema drenante e le eventuali modifiche da apportare. L indagine dovrà essere estesa all area scolante pag. 20

22 attraverso un rilievo di dettaglio, in modo da definire i rapporti gerarchici tra le varie linee di drenaggio delle acque superficiali. 2. Anche i tombamenti, di ogni dimensione e lunghezza, in aree urbane o agricole, dovranno essere opportunamente dimensionati e supportati da apposito progetto che dimostri la funzionalità dell opera. 3. In generale tutti gli interventi non dovranno essere limitati alla conservazione dello stato attuale ma prevedere il miglioramento dell assetto idraulico complessivo. 4. La realizzazione di nuove strade o accessi carrabili (in rilevato e non) dovrà mantenere inalterata l efficienza del reticolo idrografico, verificando le sezioni idrauliche preesistenti ed intervenendo in caso di insufficienza. e) Manutenzione e ripristino dei corsi d acqua. 1. I proprietari dei fondi interessati da corsi d acqua o linee di drenaggio sono tenuti alla loro manutenzione senza apportare modifiche alle caratteristiche funzionali, nonché al ripristino delle stesse nei casi di non funzionamento. Sui fossi privati gli interventi di alterazione del tracciato e/o di copertura dell alveo potranno avvenire solo per comprovata necessità e sempre dopo autorizzazione comunale. Eventuali solchi da erosione venutisi a creare in seguito ad eventi anche eccezionali dovranno prontamente essere ripristinati, avendo cura di aumentare il volume delle affossature, per evitare il ripetersi del fenomeno. In caso di deposito di materiali di erosione su aree pubbliche, i costi di ripristino, eventualmente eseguiti dalla Pubblica Amministrazione, ricadranno sui proprietari dei terreni oggetto di erosione, previa comunicazione ai proprietari, con possibilità di esecuzione in danno. f) Realizzazione di locali interrati. 1. Per evitare l infiltrazione di acque eventualmente esondate o di ristagno locale, nelle aree inserite nelle Classi di Pericolosità Idraulica I.3 e I.4, è fatto divieto di realizzare locali interrati o seminterrati, ad esclusione di quelli specificatamente destinati al contenimento delle acque, con aperture dirette sull esterno (porte, finestre, rampe o scale) se non protette da soglie poste a quote di sicurezza. g) Viabilità. 1. La realizzazione di nuova viabilità non dovrà costituire ostacolo al normale deflusso delle acque superficiali. Eventuali rilevati stradali dovranno essere corredati da specifici studi che prevedano la ricucitura del reticolo idrografico minore ed analizzino l interazione del nuovo manufatto con la distribuzione delle acque in caso di esondazione dai corsi d acqua limitrofi. 2. Da tali studi dovranno emergere le soluzioni da adottare per non incrementare il livello di rischio idraulico nelle aree circostanti. 6.2 Salvaguardie dell assetto idrogeologico. a) Pozzi. 1. La realizzazione di nuovi pozzi dovrà essere preventivamente comunicata all Amministrazione Comunale attraverso le procedure definite nel Regolamento Edilizio. I nuovi pozzi che attingono dalla falda freatica superficiale dovranno prevedere l impermeabilizzazione della zona attigua al pozzo stesso, da realizzarsi mediante un marciapiede della larghezza minima di 50 cm. Al fine di evitare l infiltrazione delle acque di pag. 21

23 ruscellamento superficiale, la bocca-pozzo dovrà essere collocata ad un altezza minima di 60 cm dal piano di campagna; qualora sia mantenuta al di sotto del piano di campagna, la bocca-pozzo dovrà essere inserita in un pozzetto a tenuta stagna, protetta da un tombino. 2. I pozzi artesiani dovranno prevedere il corretto isolamento degli acquiferi attraversati e l impermeabilizzazione superficiale, da ottenersi mediante corretta cementazione dei primi metri di profondità. 3. La necessità di realizzare nuovi pozzi ad uso domestico deve essere opportunamente motivata, e comunque subordinata ad una verifica della possibilità di realizzare cisterne interrate per l'accumulo delle acque piovane. 4. La captazione e l utilizzo di sorgenti o di scaturigini naturali è soggetta ad autorizzazione comunale, previa presentazione di elaborati progettuali in cui siano riportate le condizioni geologiche ed idrogeologiche dell area nonché il regime idrogeologico della sorgente stessa. 5. Intorno alle sorgenti, anche se non captate, dovrà essere mantenuta una fascia di rispetto all interno della quale sono vietati lo scarico diretto nel terreno tramite subirrigazione o pozzi assorbenti, la fertirrigazione, lo spandimento di acque vegetative nonché la realizzazione di lagoni di accumulo di liquami, di strutture interrate di deposito o magazzinaggio di prodotti chimici e simili. 6. Sono vietati gli interventi che interferiscono con le scaturigini naturali di acque sotterranee: qualora esistano comprovati motivi di messa in sicurezza di tratti di versante, di manufatti od opere minacciati dalla saturazione dei terreni, gli interventi di captazione, drenaggio, incanalamento delle acque di emergenza verso impluvi naturali sono soggetti ad autorizzazione comunale, previa presentazione di un indagine geologico-tecnica che dimostri la compatibilità delle trasformazioni con le caratteristiche geologiche, geomorfologiche ed idrogeologiche dell area d intervento. b) Scarichi e smaltimenti nel terreno. 1. Nelle aree inserite nelle Classi 3b, 4a e 4b di Vulnerabilità Idrogeologica e nelle Classi di Pericolosità Idraulica I.3 e I.4 di Pericolosità Idraulica è fatto divieto di realizzare scarichi di acque reflue direttamente nel terreno, tramite subirrigazioni anche se derivati da fosse settiche o tipo Imhoff. Sono ammesse deroghe a quanto sopra per le aree ricadenti nella Classe 3b di Vulnerabilità Idrogeologica comunque esterne alle aree classificate con I.3 e I.4 di Pericolosità Idraulica, nel caso in cui siano documentati, attraverso uno studio geologico di dettaglio, condizioni locali che garantiscano la tutela della risorsa idrica. Nelle suddette Classi di Vulnerabilità Idrogeologica (3b, 4a e 4b) è comunque vietata la realizzazione di lagoni di accumulo di liquami, di strutture interrate di deposito o magazzinaggio di prodotti chimici e simili. c) Zone a diversa disponibilità idrica di acque sotterranee per gli acquiferi di pianura individuate nel Piano Stralcio Bilancio Idrico dell'autorità di Bacino del Fiume Arno 1. Nelle aree inserite nelle Classi D1 (aree ad elevata disponibilità idrica sotterranea) e D2 (aree a disponibilità idrica sotterranea prossima alla ricarica) si applicano le disposizioni dell'art. 11 dello stesso Piano di Bilancio idrico, così definite: Nelle aree a disponibilità prossima alla ricarica e ad elevata disponibilità, le concessioni e autorizzazioni sono rilasciate nel rispetto dei dati di bilancio dell acquifero. In relazione pag. 22

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