StoriaE idossier La vita quotidiana durante la I Guerra Mondiale Settembre 2005

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1 Profughi di Daniel Mascher L inizio della guerra nella tarda estate del 1914 comportò certamente anche per la popolazione del Tirolo del sud (Welschtirol o Trentino) la chiamata alle armi di molti uomini ed il loro invio al fronte orientale dell Impero austro-ungarico contro la Russia zarista, il Regno di Serbia e, dal 1916 in poi, anche contro il Regno di Romania. La guerra però sembrava lontana dalla propria patria. La situazione mutò radicalmente con lo scioglimento della Triplice Alleanza, il 3 maggio 1915, e l entrata in guerra del Regno d Italia a fianco degli alleati venti giorni più tardi. I territori meridionali del Tirolo e la popolazione civile vennero a trovarsi in una situazione precaria, poiché erano diventati improvvisamente quasi a sorpresa essi stessi fronte di guerra, poiché era presumibile la possibilità di un attacco diretto da parte italiana. La Luogotenenza di Innsbruck si trovò ad affrontare un grave problema logistico, poiché la popolazione civile si trovava in grave pericolo di vita e di perdita dei propri beni e inoltre si doveva tener conto del fatto che parte della popolazione di lingua italiana avrebbe potuto schierarsi con l Italia. In gran fretta fu messa in atto la suddivisione ed evacuazione della popolazione civile, di cui esisteva un piano già a partire dal 1912, poiché si trattava di portare al sicuro più di persone e di assisterle in modo da soddisfare i loro bisogni 1. Il trasferimento di persone politicamente sospette era iniziato già prima della guerra, e già aveva raggiunto triste fama il Lager di Katzenau vicino a Linz per le sue fatiscenti strutture e il trattamento inumano degli internati 2. Queste vittime della guerra non sono da considerare profughi. Le famiglie, cioè donne, bambine e anziani gli uomini erano per lo più in guerra ricevettero a breve termine l ordine di portare con sé soltanto il bagaglio essenziale e furono portate in treno nelle diverse regioni della Monarchia danubiana. [TESTO 1]. Le lettere al Segretariato Richiamati e Profughi permettono di farsi un idea del grave disagio dei profughi ai quali era stato ordinato di portare con sé soltanto poco bagaglio [TESTO 2] e la loro rabbia verso l Italia che, con il suo comportamento aggressivo, agli occhi di molti profughi, aveva reso necessaria l evacuazione. I profughi furono sistemati secondo due modalità diverse: alcuni vennero alloggiati presso contadini in Boemia, Moravia, nel Salisburghese, in Tirolo, Vorarlberg o nell Austria Inferiore e Superiore. Essi trovarono un territorio e una popolazione a loro estranei, poterono però sostenere i contadini nel lavoro dei campi e riuscirono così a garantirsi il minimo per vivere. [TESTO 3] Ma il numero delle persone da assistere era talmente alto che non tutti poterono trovare una sistemazione analoga. Inoltre l entusiasmo della popolazione locale per l arrivo dei profughi era contenuta, di fronte al fatto che acquisivano sì ulteriori forze lavoro, ma le stesse dovevano anche essere sfamate e assistite. Perciò l amministrazione utilizzò anche i campi di raccolta, fatti di baracche di legno, chiamati eufemisticamente Le città di legno. Questi erano stati approntati fin dall inizio del conflitto per raccogliere i flussi, attesi e poi però per lo più non giunti, di profughi provenienti dalla Galizia minacciata dai russi. Per la popolazione del Trentino si trattava soprattutto dei campi di Mitterndorf vicino a Vienna e di

2 Braunau nell Austria Superiore. A proposito dei campi di baracche attualmente si scatena la critica sul modo di procedere dell amministrazione austriaca: qui moltissime persone venivano costrette in piccoli spazi, l assistenza era rudimentale e da molti era recepita come troppo misera, tanto che la permanenza nei campi non era più percepita come protezione dalla guerra, bensì come punizione. [TESTO 3] Quindi anche se le baracche costituivano ovviamente soltanto una soluzione provvisoria, data dalla necessità e da lontano potevano sembrare in ordine, l osservatore di oggi non può farsi illusioni rispetto alla situazione reale. Nel Bollettino Ufficiale dei Profughi il 27 agosto 1915 furono pubblicate informazioni sul campo di Braunau: Sono progettate e in parte già costruite un centinaio di baracche e precisamente 40 cosidette baracche comuni, 48 baracche per famiglie, una cosidetta baracca di lusso ed altre baracche per scuole, per la chiesa, per la farmacia, per due ospedali, per il macello, per officine, panetteria, ecc. Una grande canalizzazione attraversa tutto il campo [...] e la luce elettrica verrà fornita da un apposita centrale a vapore [...] Le baracche comuni dovrebbero contenere 250 persone, divise da una parete in due locali da 125. Le baracche per famiglie contengono 105 persone suddivise in 5 locali da 21 persone l una. La baracca di lusso contiene 50 persone divise in 20 locali. [...] In tutto l accampamento è progettato per persone [ ] 3. Anche alcuni dati sono indicativi per le impressioni negative degli abitanti. La mortalità degli internati (dagli 0 ai 10 anni) a Mitterndorf negli anni era in media del 45,7% 4. Malgrado ciò ci si sforzava di condurre una normale vita quotidiana, così nei campi si sviluppò una vivace vita sociale con laboratori, scuole, associazioni, pompieri, gruppi teatrali ecc. Anche alla vita religiosa si diede molto spazio: per esempio si celebravano in comunità le feste religiose o si facevano pellegrinaggi ai santuari della zona. I parroci seguirono i trentini nei diversi luoghi di sfollamento e nei campi di baracche e quindi il clero assunse un ruolo importante. Essi crearono contatti con le altre colonie di profughi e grazie alla loro autorevole posizione si adoperarono con insistenza per migliorare la vita dei trentini. Il sacerdote Carlo Bracchetti descrive così la grande povertà mai conosciuta prima dalla popolazione trentina e chiede offerte in natura e lamenta alla fine del luglio 1915 in una lettera al segretariato per Richiamati e Profughi da Braunau: [ ] [...] Non abbiamo nisi aiuto in tutta l Austria superiore neppur una visita di un deputato. L unica persona che in seguito a mia preghiera veniva due volte a trovarci fu l Illmo Sig. Conte Fedrigotti di Sacco [...] I nostri hanno avuto l ordine di partire prendendo con se una coperta di lana e cibo per 5 giorni. Pochi hanno preso con se biancheria, vestiti, scarpe, etc. e quindi sono bisognosi di tutto [...] È venuto qui da me una giovane or sono 15 giorni che dal giorno della partenza non ebbe neppure da cambiarsi la camicia. [...] Vi sono bambini che devono rimanere a letto senza indumenti perché le madri devono loro durante il giorno lavare le camicie, tanti che avevano le loro comodità a casa loro ed ora devono dormire su quattro dita di paglia, malamente coperti e per di più ammalati 5. Analogamente furono i sacerdoti a prendere l iniziativa per elaborare e proporre alcune regole di comportamento per facilitare ai profughi l inserimento nei nuovi territori ed il contatto con la popolazione locale 6. Le condizioni di vita degli abitanti delle baracche mutarono di poco. Si continuò a soffrire della misera situazione e della carenza alimentare. Già a partire dal 1917 iniziarono i primi rientri in patria, ma la condizione di coloro che erano rimasti

3 sulla linea del fronte nel Tirolo del Sud o di coloro che ritornarono si mostrò tutt altro che sicura. [TESTO 4] La fine della guerra fu accolta dai profughi con grande sollievo. Nei paesi d origine trovarono per lo più grande devastazione, ma le condizioni di vita erano migliori di quelle dei campi di baracche nei diversi centri della Boemia e della Moravia. Il fatto che ora si facesse ritorno in Italia fu recepito in modo diverso. Alcuni vedevano la cosa in maniera patriottica. Maria Santoni Chemogli di Drò scrisse nel suo diario: Il 4 novembre finì la guerra, partirono i tedeschi ed entrarono i nostri italiani, si cambiò la situazione, ed abbiamo avuto da stare più bene 7. Altri vedevano la situazione in modo del tutto pragmatico, come racconta O. Panini: Mi ricordo che avevano attacato bandiere [...] bandiere italiane. Domanda: La gente era contenta di venire in Italia, quando siete tornati? Panini: Eh, tutti, tutti eravamo contenti di venire qui, che è che... Domanda: Sì, ma di essere in Italia? Panini: Ma basta che sia finita, avranno detto: la finissa, che nem a nossa casa; vedrem come si svolgerà la storia 8. Antologia: [TESTO 1] Diario di Fedele Marocchi di Tenno: Era l alba del mattino 29 Maggio quando le reggie guardie del stato Austriaco giravano dentro e fuori dalle nostre case a darci fretta a partire, allontanarci dagli orori della guerra. Quand ecco circa alle ore 5 di quel mattino uscire dalle l oro case paterne la gente e andavano verso Arco. Ed anche noi montati su di un caro con attacato un somarello partiamo col cuore doloroso dalla nostra cara patria. [...] Avvedersi a partire le bestie che avvevammo nella stalla mandavano le sue urla di compasione che in mano al militare le conducevano via. Ah! Che confusione e che dolore in quel mattino. [...] durante quel viaggio non si udiva altro che lamenti e rimproveri all indirizzo dell Italia che dopo dieci mesi di guerra, era entrata nelle nostre terre, portando la devastazione lo sterminio, la morte 9. [TESTO 2] Lettera di una madre profuga al Segretariato Profughi e Richiamati Onorevoli Signori e Signore Nobili e carittatevoli cuori, [...] Noi poveri fugiaschi di Pedemonte Valdastico fugiti il giorno 29 Maggio vestiti di lavoro che abbiamo quasi in sufficiente per vivere siamo qui mal vestiti e mal coperti. L assiamo pensar àloro alle 3 pom. È arivato il telegrama alle ore 4 eravamo già partiti Sinmagini. In qualla miseria ci ritroviamo in quel perfido viaggio che siamo fugiti. La madre con due tenere bambine una di 5 anni e una di 4 mesi appena nella fugita di quel viaggio dalla Lavarone a Caldonazzo una bambina mie statta rapita che spero nel braccio del Signore e riposa in pace nel campo Santo in Caldonazzo, povera Madre con qual cuore dover partire lasciar colla lamia bambina dover partire della nostra casa per quel Ville Italia Iddio laprofonda benpresto che litalia restera in catennata finno che esisterà il mondo. Non basta il dolore per il Marito che sono ormai un anno che si ritrova in Galizia e sono ormai 4 mesi che non so sue notizie sè vivo hò morto povera Madre dolore per il marito e per le bambine. Onobili nostri Signori e Signore. Speriamo in loro i suo Nobili cuori di carita di qual cosa per ligirirmi la nostra miseria. Io miritro qui Hittizau La madre e una bambina da 5 anni preghiamo per lei 10 [...]

4 [TESTO 3] Caro cugino e compare, vi facio sapere che la mia famiglia è tutti sani cosi spero anche di voi e la vostra famiglia, chredo che sarete pien di afari, ma vi prego anche voi se potete farmi sapere qualche cosa della nostra deserta patria. Al pensare che adesso vi saria anche le biave mature, insoma gia mi trovo di poca salute ma doveria esser morta a quello che abiamo pasato. Siamo qua in questo paese di Piseèny 1 ora è meza distante della cità di Bistrice e dela chiesa. In questo paese è quasi per tuto meta e cristiani come noi e li altri è protestanti. Qua è fredo come da noi in Novembre, vechi e giovani vano tutti a piedi nudi, non basta per la vestimento quasi del tutto nudi, per mangiar poi piutosto che qua più volentieri staria coi vostri porchi, persino laqua dobiamo cavarla dele cisterne questa è marza le cisterne, é per tutto vicine al muchio dela grassa insoma laqua che si cava la sera per la matina fa le sagne lunghe. Qua non si vede che patate e segala noi abiamo mangiato di più patate in questo tempo che siamo qua che da noi in tutto l inverno. In tute le famiglie si fano il pane di segala, questo lo chiama Cleba e acido come laceto, con 7 groste come il pane di servizio. La paga che o ricevuto andar innopra a piantar ravoni e patate e late agro per mangiare soldi niente. Insoma mille volte benedetti i nostri paesi. Passiamo avanti i giorni sempre cola speranza di presto ritornare nei nostri paesi, ma mi pare che le nostre speranze và adagio. Vi prego caro compare di scrivermi le novità dela nostra patria, e se vi sarà qualche buona speranza. Vi facio sapere che i miei genitori e mia sorela e qua con noi e sani e sta abbastanza bene, vi manda a tutti tanti saluti. Siete statti molto fortunati a restar nel nostro paese che qua e miserie grandissime. Ricevete tanti saluti da tutti. Addio la vostra obbligatis cugina Maria Campregher 11. [TESTO] Diario di Amelia Vivaldelli di Varone: Il nostro pensiero era sempre a Riva e d intorni specialmente nel Giugno, Luglio e avanti ancor quando a mezzo dei giornali si sentivano i forti bombardamenti dei nostri paesi, pensando che papà scriveva che quante volte trovandosi ai lavori campestri doveva scappare a casa per non restar vittima dei proiettili e alla notte trovandosi nella stanza a riposare dover ritirarsi nei locali della cantina onde essere un po sicuri della vita 12. Esercizi 1 a. Nel 1915 la parte della popolazione trentina che viveva entro km dal confine con il Regno d Italia fu evacuata. Utilizzando la cartinina riportata di seguito calcola la scala e indica il territorio che venne interessato dai provvedimenti di evacuazione. 1 b. Cerca nell Atlas für Südtirol una cartina adatta e indica le dieci città o località più grandi interessate dall evacuazione. 2. Come descrivevano gli sfollati la loro evacuazione? Cerca 5 aggettivi che la rappresentino esattamente. In quali testi o materiali trovi le informazioni? 3. Come si svolse l accoglienza nei territori ospitanti? Cosa notarono i trentini degli altri? Cosa ci dice sui trentini? 4. Ci sono nella tua famiglia racconti simili?

5 5. Immagina di dovere lasciare la tua casa nel giro di un quarto d ora. Puoi portare un bagaglio di circa 10 Kg. Cosa porteresti? Cosa sarebbe particolarmente doloroso lasciare indietro? 6. L evacuazione avvene in fretta e con molta confusione. Un provvedimento del genere si svolgerebbe oggi in maniera diversa? Pensa a provvedimenti presi per guerre o catastrofi naturali avvenute di recente. NOTE 1 Bollettino n 87-89, e MAUTONE A., Trentini e Tirolesi in guerra : evacuazioni, internamenti, irredentismo e prigionia, Chiari 1998, p. 177 sg. 3 La città di legno. Profughi trentini in Austria ( ), a cura di LEONI D. e ZADRA C., Trento 1981, p Ivi, p BCR, ms. 43.1, Brief Osservazioni e avvertimenti per i profughi. 7 GRAZIOLI M., IOPPI S., TURRINI R., (a cura di) Profughi. La popolazione dell Alto Garda in Austria, Boemia, Moravia ( ), Arco 1996, p La città di legno, p Profughi, cit., pp BCR, ms. 43.1, Brief BCR, ms. 43.1, Brief Profughi, p. 207.

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