Partiti dallo studio della bonifica del territorio pontino e stimolati dall analisi de La ragazza della palude di Massimiliano Santini, abbiamo

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1 Partiti dallo studio della bonifica del territorio pontino e stimolati dall analisi de La ragazza della palude di Massimiliano Santini, abbiamo approfondito fonti scritte estrapolando da esse le informazioni che mettessero in luce la figura della donna e della sua attività quotidiana arrivando a definirla custode di valori e tradizioni.

2 In un primo momento, la nostra attenzione si è fermata sugli aspetti di vita dei coloni e sulla dura vita delle donne in palude; successivamente sono state effettuate delle interviste e dei video contenenti testimonianze e tradizioni familiari, nonché raccolte delle ricette tipiche del territorio; le riflessioni e considerazioni sulla valenza del progetto, concludono il nostro lavoro. Il congedo è affidato ad un componimento che ripropone, nel tipico linguaggio giovanile, le speranze di sopravvivenza di tradizioni che vanno scomparendo.

3 Alcuni dei nostri nonni, sono diventati attori protagonisti di quel mondo passato da preservare. È stata un occasione unica per noi, di recuperare o rinsaldare un rapporto con i custodi della saggezza e allo stesso tempo divenire consapevoli che: Oggi siamo noi a dover preservare la tradizione, dobbiamo divenire noi stessi, la tradizione

4 LE NOSTRE INTERVISTE, TESTIMONIANZE E TRADIZIONI DI FAMIGLIA Stella: Nonna, mi racconti qualcosa di quando eri bambina? Nonna: Quando avevo circa dieci anni, mia madre lavorava tutto il giorno in campagna e mio padre faceva il carbonaro. Io ero la più grande di quattro figli e quindi toccava a me badare ai più piccoli: li portavo sempre con me quando dovevo andare a lavare le lenzuola al fiume. Allora non c era la lavatrice e per smacchiare i panni si usava la cenere e il sapone fatto in casa con il grasso di maiale. Mi ricordo che quando dovevo strizzare le lenzuola mi doveva aiutare sempre qualcuno perché le lenzuola erano pesantissime ed io ero piccolina. Stella: Ricordi qualcos altro? Nonna: Mi ricordo che a quei tempi si faceva il pane una volta a settimana e per mantenerlo morbido si avvolgevano le pagnotte in stracci di lino e si riponevano dentro a bauli di legno. Stella: E poi nonna? Nonna: Lo sai che io alla tua età avevo già iniziato a ricamarmi il corredo? Tutte le sere, dopo aver finito tutti i lavori, mi mettevo a ricamare le lenzuola, le federe e i tovaglioli che allora non erano di carta, ma di stoffa. Stella: Ma secondo te la vita era migliore ai tuoi tempi? Nonna: A quei tempi non avevamo niente e mangiavamo pane e cipolla ma eravamo felici perché non avevamo nessuna preoccupazione. Si stava meglio quando si stava peggio.

5 Gaia: Nonna, quando non esisteva la lavatrice gli indumenti come venivano lavati? Nonna: Devi sapere che per lavare i panni si arrivava fino al fiume, si appoggiavano su di una pietra e si insaponavano; poi si sciacquavano nell acqua corrente, si rimettevano in una tinozza che appoggiavamo sulla testa e si faceva ritorno a casa. Gaia: Nonna ma una volta che lavori svolgevi? E quanto lavoravi? Nonna: Una volta tutte le persone svolgevano lavori nei campi, per guadagnare qualche soldo. Si lavorava dalle cinque del mattino fino a quando non faceva sera. Gaia: Nonna ma quanta differenza c è tra le case di una volta e quelle di adesso? Nonna: La differenza è tanta perché una volta non esistevano le case di mattoni come adesso ma di pietra e durante la guerra, le persone si rifugiavano in capanne. Una volta non esistevano le docce e quindi si scaldava l acqua, si metteva in una bagnarola e ci si lavava. Non c erano neppure i bagni di adesso e i bisogni si facevano nella stalla o nei campi. Non esistevano le cucine, tutto veniva cotto sul fuoco. Gaia: Nonna e le serre come erano fatte? Nonna: una volta le serre non erano di ferro ma di legno. Gaia: Dato che una volta non esistevano tutti i macchinari e gli attrezzi di oggi, come si facevano l olio e il vino? Nonna: L oliva si macinava in frantoi di pietra invece per fare il vino dovevi schiacciare, con i piedi, l uva in una tinozza Gaia: Prima hai detto che lavoravate da mattina a sera, ma i figli nel frattempo dov erano? Nonna: All età di sette, otto anni cominciavano a stare da soli in casa, imparavano a cucinare e a fare faccende; i più piccoli restavano con la loro nonna. Gaia: Grazie nonna, di tutto

6 Il sapone fatto in casa Ingredienti: Potassio grasso di maiale scarti di olive soda Quantità: 10 litri di olio (oppure dimezzare la dose con grasso di maiale) 20 litri di acqua 5 Kg di soda Procedimento: versare tutti gli ingredienti in una grande pentola nella quantità indicata e solo metà della soda; mischiare a freddo; portare tutto ad ebollizione ed aggiungere, poco per volta, la restante soda; cuocere per tre ore, mescolando; testare la buona riuscita del prodotto prelevando con un cucchiaio del sapone dalla pentola ed immergerlo in acqua fredda: se solidifica, la procedura è ultimata; far riposare per una notte ed infine tagliare in pezzi.

7 Le olive pestate A metà ottobre vengono raccolte le olive, non prima perché risulterebbero troppo secche ma neanche dopo perché comincerebbero a produrre olio. Vanno poi pestate con un martello di legno o con due pietre. Se dobbiamo conservarle a lungo, vanno sciacquate e messe in salamoia; se invece bisogna mangiarle subito, cambiare l acqua per alcuni giorni. Per una giusta degustazione, condire con semi di finocchio, aglio, peperoncino, un filo d olio e se piace, qualche goccia di aceto.

8 Un insolito vaso : la colata A cosa serviva La colata veniva usata ai tempi dei nostri bisnonni quando ancora le lavatrici non esistevano, per lavare gli indumenti. Come veniva utilizzata si mescolavano acqua e cenere in un tegame ampio e si portava il tutto ad ebollizione; si disponevano poi gli indumenti, uno sopra l altro, in una specie di anfora larga nella parte superiore e più stretta in quella inferiore con un forellino in basso (la colata, appunto); veniva successivamente filtrata l acqua dalla cenere: il risultato era un acqua efficace quanto la candeggina; l acqua veniva così gettata nella colata contenente gli indumenti e sarebbe poi fuoriuscita dal forellino in basso; la mattina seguente venivano sciacquati: risultavano puliti e profumati.

9 dalle nostre riflessioni [ ] La cosa che mi preoccupa di più è che si perderanno i sapori, gli odori, i ricordi, la genuinità, la semplicità di quei tempi Oggi [ ] ogni cosa si compra, si usa e si getta (troppo spesso in modo indifferenziato!). Secondo me, oggi, non si fa più niente a mano per mancanza di tempo e pazienza; il mondo di oggi è molto caotico invece prima si era più calmi e meno stressati. [ ] Spero che tutto ciò che abbiamo fatto qualcuno lo apprezzi e lo trovi interessante: le foto e i video che abbiamo realizzato rappresentano un modo per mettere la tecnologia al servizio della tradizione. Questo progetto mi è piaciuto molto perché io, non avendo più i nonni, non sapevo tutte quelle cose che ho scoperto nel corso del lavoro [ ] spero di scoprire qualcosa in più tanto da poter almeno raccontare, ciò che un tempo si faceva con tanto amore nel nostro bellissimo territorio. Credo che per mantenere queste tradizioni per prima cosa occorra la voglia che ora non ha quasi più nessuno e che le nonne che hanno avuto la fortuna di nascere nei territori rurali, trasmettano tutto il loro sapere alle generazioni di nipoti, anche se, trovare del latte appena munto per fare del formaggio sano e genuino, anche da noi, oggi, è quasi un impresa! Del lavoro svolto quest anno sono molto orgogliosa. È stato bello e divertente perché ho trascorso dei momenti indimenticabili con mia nonna [ ] Ringrazio per la possibilità che mi è stata offerta dal progetto di essere testimone oculare di un passato da valorizzare.

10 Ci congediamo con uno scritto che rappresenta il nostro tempo, un tempo di innovazioni non solo tecnologiche dalle quali non si può prescindere ma che possono, come abbiamo già sostenuto con fermezza, porsi al servizio della tradizione: senza un passato del quale andare fieri non può esserci un futuro costruttivo.

11 Insegnami Nuovo hamburger in vetrina presto avvisa la vicina che non è più come prima, quando la tradizione non moriva; quel profumo di pane fresco, nonna ti aiuto a farlo, e non esco, così almeno oggi il tuo nipotino farà un pasto genuino. Ma quando non ci sarai tu mia cara nonna? Beh, sarà una macchina la primadonna; nonna, ma io voglio te! Caro nipotino, dimmi il perché; perché il cibo come lo fai tu, già in giro non c è più e I miei figli non conosceranno quel profumo di fatto in casa tutto l anno, ma un freddo surgelato che proviene chissà, da quale Stato. Nonna insegnami, insegnami le cose genuine, perché le tue tradizioni sono un atto d amore, non devono sparire, sane, antiche, destinate a finire ma buone, buone da custodire.