Concorso: Partecipanti: Sezione: Per un futuro di pace e solidarietà

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1 Concorso: Per un futuro di pace e solidarietà Partecipanti: classe III A della scuola secondaria primo grado Dante Alighieri dell istituto comprensivo di Villafranca Padovana; insegnante: professoressa Barbara Bettini Sezione: elaborato scritto a carattere storico; opera collettiva della classe

2 IL PRESENTE COME CUSTODE DI MEMORIE Braimstorming: i nostri pensieri La Storia è Lo studio del passato; Un aiuto per capire chi siamo stati; La ricerca dei perché; La consultazione delle fonti; Il portale verso il prima di noi; L analisi di come si è cambiati nel tempo; Uno strumento per migliorare; Un mezzo per costruire il futuro; Il cammino dell evoluzione dell uomo; Il racconto di come l uomo ha imparato a vivere in pace, anche se non del tutto; Un ausilio per dare una spiegazione al presente Faticosa da studiare Possibilità di cambiamento Il tempo che scorre Perché studiare Storia? Per non ripetere gli stessi errori; Per costruire un bagaglio di conoscenze utili a capire e ad aprire la mente; Per raccogliere la morale e l insegnamento; Per fare degli incontri conoscitivi e significativi Per sostenere la memoria Per indagare su come si è arrivati ad oggi, al presente; Per scoprire Studiare Storia con metodo significa soffermare l attenzione relativamente a : Il luogo in cui è accaduto l evento Il tempo: quando è successo? l evento: cosa è accaduto? Le motivazioni che hanno portato all avvenimento I personaggi protagonisti: chi ha caratterizzato il fatto? Le conseguenze: quindi? perciò? Consultare e confrontare le fonti Ricercare i concetti chiave, schematizzare, produrre mappe per aiutare a ricordare

3 Dove incontro la Storia? Incontro la Storia Nei testimoni Nei libri di studio Nei testi di narrativa Nei monumenti Nei documentari Nei film Nei luoghi Nei nomi delle vie In vecchie rovine In un dipinto In un oggetto In una foto In uno scritto In un sito Internet In un museo Io e la Storia Mi è stata utile quando ho viaggiato Mi appassiona Mi costa fatica e per questo non mi piace Mi complica la vita di studente Mi è di aiuto E l occasione per colmare lacune Se studio posso diventare mezzo, occasione per raccontare la Storia a chi non conosce E difficile da studiare, impegnativa E un opportunità per creare relazione Conoscerla, impararla, mi permette di entrare nel mondo degli adulti

4 MI RICORDO: le storie della Storia Scoprire la Storia attraverso il racconto dei nonni: memorie ancora vicine, ricche di echi affettivi e, sullo sfondo, le grandi vicende del Novecento. Con il traguardo del nuovo millennio, il 1900 appare sempre più lontano, mentre ha ancora da raccontarci, tramite i ricordi di coloro che vi hanno trascorso gran parte della loro esistenza. Colui che si racconta, ricordando un esistenza, vive la vita ancora una volta. Chi raccoglie la testimonianza guarda la Storia dal di dentro. In gioventù il passato viene boicottato dallo sforzo vitale tutto teso al futuro, pieno di desideri e di speranze. Nella maturità il richiamo del passato diventa storia, saggezza, ricchezza. I racconti riportati sono stati raccolti dai ragazzi frequentanti l anno scolastico 2008/2009 presso la scuola secondaria di primo grado Dante Alighieri, su proposta della docente Barbara Bettini: nel corso del corrente anno scolastico sono stati letti per dare ancora voce a coloro che non hanno mai avuto una storia scritta, ma i loro vissuti, i loro percorsi autobiografici sono dentro le maglie della imponente macchina storica, sono una macchia dentro una grande cornice, la Storia. Mia nonna, dei brutti momenti del passato, preferisce non parlare perchè in quella guerra, la seconda che colpì il Novecento, perse due importanti componenti della sua famiglia: il padre e il fratello maggiore. Mentre pronuncia queste parole, gli occhi si commuovono e le mani iniziano a tremare, ma, nonostante il dolore che riaffiora, ha trovato la forza per raccontarmi qualcosa. Aveva sui sedici/diciassette anni e lavorava già da dieci anni in una sartoria. Si ricorda i lunghi discorsi fatti con la sua amica, mentre tessevano. L'argomento era sempre lo stesso: la guerra, la speranza di rivedere i suoi cari alla fine di quel periodo così orribile. Verso sera la sua famiglia si riuniva per pregare il Signore che la guerra finisse e ricordavano il padre e il fratello come esseri presenti in quel momento tra loro. Otto figli e un'unica madre che con tutte le sue forze riusciva a mantenere la famiglia, lavorando di giorno e di notte, sacrificando la sua porzione di pane. Con gli occhi lucidi continua a ripetermi: Mia madre, una gran donna!. La speranza era sempre viva nei loro cuori e sua madre le promise che alla fine di tutto l'orrore sarebbero andati a fare una gita in montagna con papà e Giovanni(il fratello), ma purtroppo per loro quel giorno non è mai arrivato. Disperata ricorda lo strazio quando vennero a sapere della morte del padre a del fratello. Ricorda sua madre accasciata per terra su quelle povere ginocchia e con quelle mani che hanno lavorato tanto. Si toccava il viso, chiedendo a Dio il perchè di quel destino. Lei, giovinetta, si guardava intorno e vedeva gli altri suoi sette fratelli piangenti che cercavano di consolarsi; lei in mezzo, l'unica in piedi, l'unica che non aveva neanche la forza di piangere, l'unica che dalla disperazione voleva uccidersi, morire, ma bloccata, per fortuna, dalla voce dall'alto di suo padre. Così intenta ad ascoltare i suoi ricordi, non mi sono accorta che quella scena la stava rivivendo proprio in quel momento. Decisi allora di alzarmi e di andarla a consolare, dicendole che bastava così. Ascoltando queste sue parole, che mi hanno contratto il cuore, mi rendo conto di essere una ragazza molto fortunata. Il suo racconto mi ha fatto capire che, qualche volta, al posto di lamentarmi del presente, dovrei ascoltare il passato per capire cos'è la vera sofferenza. Dopo qualche giorno ha ripreso a parlarmi della guerra e di uno strano aereo chiamato : Pippo, un aereo tedesco che passava per le città e dove vedeva case con le luci accese bombardava. Mi ha parlato, poi, di un tragico fatto che vide coinvolto un suo conoscente: stava per essere fucilato alle spalle perchè considerato traditore; lui si girò e gridò fiero: Viva l'italia!, poi morì.

5 Ha rievocato anche la strage del ponte di Bassano quando il fiume Brenta diventò rosso da quanto sangue era stato versato, il viale dei martiri, che io stessa ho visitato e dove ad ogni albero venne impiccato un uomo. Alla fine dei suoi ricordi, lei non piangeva più, ma quella che piangeva ero io, perchè sono rimasta impressionata per quello che un uomo è riuscito a sopportare. Mia nonna quando andava a scuola doveva vestirsi con un uniforme con gonna bianca e una camicia blu. Quando entrava in classe il suo maestro, tutti i ragazzi dovevano alzarsi in piedi ed esclamare: A noi!, alzando il braccio verso l'alto. Per la loro povertà, mangiavano la carne una volta all'anno, alla fiera dell' 11 novembre di S. Martino; mangiavano sempre gli stessi cibi, in particolare tanta polenta. Mia nonna aveva solo otto anni quando la sua vita spensierata di fanciulla fu travolta dal primo bombardamento aereo. Lei viveva in città e all'improvviso dopo un lungo suono di sirena, sentì fortissimi rombi, come se fossero stati dei tuoni sopra la testa e si trovò nascosta sotto il tavolo della cucina, tremante di paura. Aveva tanta paura dei bombardamenti tanto che era sempre la prima, quando suonava l'allarme, ad arrivare nel rifugio e quando passavano gli aerei si tappava le orecchie con le mani perchè il frastuono le giungesse un po' attutito. Ricorda che una volta, tornando a casa con sua mamma, dopo un bombardamento, non hanno trovato più un ponte perchè era stato abbattuto da una bomba, quindi dovettero fare un giro più lungo e arrivate alla loro abitazione, videro un fumo nero alzarsi perchè era stato distrutto un collegio poco lontano con una bomba incendiaria. I suoi genitori avrebbero voluto portarla in campagna dai nonni, ma lei, pur avendo terrore della guerra, rispose che se era destino voleva morire con la sua mamma. Rammenta che in casa parlavano sempre sotto voce e la sera andavano a letto molto presto perchè molte volte mancava la luce, la legna per riscaldare, quindi sotto le coperte stavano più caldi. Durante l'inverno i vetri delle camere erano ghiacciati, sembravano pieni di disegni e sua mamma le diceva che erano dei ricami formati dal vapore che si gelava. A lei piaceva molto leggere; per sua fortuna nel suo condominio viveva una maestra che aveva diversi libri per ragazzi e glieli prestava. Questa è stata l'unica parentesi di divertimento e mi ha confidato di averli letti anche due volte! Dopo tanta angoscia arrivò il momento di gioia: un giorno sua mamma l' ha abbracciata e le ha detto: La guerra è finita, ora puoi anche tu cominciare a vivere e dimenticare le paure e le privazioni. Ha portato la paura dei bombardamenti dentro di sé per molti anni e quando c'era il temporale con le mani si chiudeva le orecchie perchè ricordava sempre il rumore degli aerei e delle bombe. Durante la Seconda Guerra Mondiale nella famiglia del nonno, in campagna, vivevano anche persone sconosciute che venivano dalla città di Padova, gli sfollati, per fuggire ai bombardamenti. Anche in campagna, però, quando si sentivano i bombardamenti si fuggiva in mezzo ai campi, anche di notte. La mamma del nonno, nata in Svizzera, sapeva parlare il tedesco; durante l'avanzata americana per la liberazione dell'italia, convinse un gruppetto di tedeschi, rifugiati in casa, ad arrendersi, perchè aveva paura che, se avessero tentato una reazione, gli Americani avrebbero fatto saltare per aria la casa. Le lezioni scolastiche, in tempo di guerra, subirono dei disagi notevoli perchè quando suonavano le sirene, anche se erano appena iniziate, dovevano scappare a casa. In un anno avrà fatto quindici lezioni reali. Le famiglie che avevano un orto, qualche gallina, un maiale e delle mucche avevano garantito dei pasti sicuri. In quel periodo non c'era né lavoro né da mangiare.

6 A guerra finita per noi bambini, dice il nonno, era ancora più pericoloso perchè per strada, per i campi si poteva tranquillamente trovare bombe, munizioni, fucili. Una sua amica, proprio vicino a casa sua, ha trovato una bomba che le è scoppiata in mano, perdendo la mano e l'avambraccio. Ci sarebbero molti altri racconti, ma sono sempre brutti ricordi ed è meglio dimenticarli. Mia nonna non ha voglia di tornare indietro in quel passato nero. Non vuole ricordare perchè per lei è stato un momento di lutto: in guerra ha perso i suoi genitori. Lei cerca sempre di farmi capire che gli eventi sono cambiati e mi aiuta a capire che noi giovani dobbiamo e apprezzare ciò che abbiamo adesso, prima di perderlo. Ricordi lontani, ma che bruciano ancora adesso. Mia nonna viveva a Castelfranco vicino a una stazione dei treni, che erano sempre bombardati. Ricorda che quando precipitava un aereo o moriva un soldato, lei doveva vincere il disgusto e vedere se avevano del cibo o delle medicine. Aveva molta paura degli stranieri perchè non capiva quello che le dicevano. Mio nonno, classe 1917, mi ha raccontato frammenti del suo essere stato sul fronte russo. Alla fine della guerra, è stato decorato con una medaglia di bronzo al valore militare. 14 dicembre 1942 Mi trovo in accampamento quando d'improvviso sento che, sul fronte proveniente dal Don, già i primi profughi in prima linea scappavano in ritirata. Ero impaurito vedendo un gruppo di soldati, compresi comandanti,che fuggivano. Abbiamo dovuto retrocedere per molti chilometri all' agghiaccio, tra intemperie e gradi sotto zero. Mi sono incamminato con altri gruppi di soldati per allontanarmi dal fronte. Abbiamo camminato per due notti e due giorni per arrivare in una zona chiamata valle della morte dove fu la fine dei nostri automezzi militari. Ripreso il cammino per altri rifugi, alla mattina seguente verso le nove vediamo arrivare degli apparecchi russi (due caccia soli) che mitragliano la colonna che sta in cammino. Vedo che si dirigono verso di me e mi butto a pancia a terra; passata la paura, mi accorgo che a un metro si trovava un proiettile inesploso. La colonna fu tagliata dai partigiani, cioè civili russi, per fare prigionieri. Quando eravamo in colonna un soldato italiano mi chiese di guardargli dietro il collo dove aveva impiantata una pallottola che non sono riuscito a levare. Fui costretto a dirgli che non aveva niente. In quei giorni al fronte insieme ai tedeschi, vidi anche un apparecchio da ricognizione russo spezzarsi, colpito dalle mitragliatrici tedesche e precipitare nelle nostre vicinanze. Stando insieme ai tedeschi, ricordo un rancio caldo alle quattro del pomeriggio in prima linea, sapendo che ai miei compagni italiani davano il cibo secco e per bere dovevano prendere la neve che mettevamo in bocca per dissetarci.

7 L incanto della parola I racconti precedenti, sono diventati occasione per dare libera espressione ai nostri pensieri, dedicati a tutti coloro i cui nomi compaiono su una lapide a ricordo dei caduti, nomi che non compaiono nei nostri libri di storia, ma hanno contribuito a costruire la Storia. Mi fermo davanti al monumento ai caduti. Leggo dei nomi incisi su una dura pietra, come dura è stata la guerra. Penso: sono lettere che un tempo corrispondevano a persone. Chi sono? Sono coloro che hanno contribuito a costruire il mio futuro migliore al prezzo caro di una guerra che annienta, distrugge lascia tante croci sulla Terra. Sono coloro verso i quali il presente ha un debito: il ricordo. Sono coloro grazie ai quali oggi godo di diritti e doveri crescendo sulla terra dei padri. Ho paura che nessuno si rammenti più della loro identità: chi li conosceva li ha raggiunti nell eternità. Il presente dà loro parola con noi giovani che siamo i loro lontani eredi: con lo studio terremo viva la fiaccola della loro esistenza, saremo custodi del passato, loro degni allievi nel presente. Scorro con lo sguardo i nomi. Diverse sensazioni nascono nel mio cuore: tristezza al pensiero delle loro vite interrotte, delle famiglie distrutte dal dolore della perdita; mi sembra di udire ancora, urla strazianti, grida, lacrime; sconforto al pensiero che siano dimenticati con il trascorrere del tempo; orgoglio al pensiero che grazie a loro si è costruita la nazione in cui vivo. Posso solo sussurrare grazie per l eredità ricevuta.

8 Braccia levate al cielo, suono di campane, grida festose dei bambini testimoniano che sono state squarciate le tenebre che hanno avvolto il mondo. Si ode il canto degli uccellini non più ottenebrato dal suono sinistro delle bombe. Ovunque sventola la bandiera della liberazione dall oppressione. L aria profuma di desiderio di libertà, di fraternità, di normalità. Si è acquietato il tempo delle lacrime, della disperazione, ma non della memoria. Lo sguardo spazia attorno e non si possono non vedere i segni della Storia. Allora gli eredi di una umanità dilaniata, ancora agonizzante, ascoltano attenti l insegnamento da non scordare. L uomo contro l uomo ha lacerato, ha stremato, se questo è successo potrà tornare a succedere, la forza delle idee, della ragione non deve assopirsi. Stessa origine: ciascuno con un cuore, una mente un desiderio di eternità un desiderio di vita: siamo uguali. C è chi finge di non vedere, l attenzione è attratta dalle diversità: il colore della pelle, la religione, la lingua, usi e tradizioni differenti. Perché non varcare i confini, oltrepassare le barriere, spezzare le catene intrise di odio e violenza? Non macchiarti non spegnere la luce di libertà non negare la ricchezza di un incontro, non far cadere la ragione nel sonno ferma il tuo empio gesto. Che vedi? Un uomo, una donna, un bambino te stesso Una breve parola scuote gli animi con il suo anelito: pace. Nei cuori crepati, ma non induriti, in un mondo ancora infestato che deve sbattersi via di dosso tutte le pulci dell odio, echeggia un dolce richiamo, un sogno chiede di diventare realtà. Fratellanza, comprensione, condivisione non sono un miraggio se ciascuno lavora per costruire il bene comune in uno spirito di solidarietà.

9 Un incontro con la Storia: Valerio Cacco Il valore della memoria nelle parole di un testimone: la pace deve essere sofferta, voluta, vissuta, ma soprattutto custodita. Questa è la risposta di Valerio Cacco alla domanda: Cosa prova quando incontra oggi un tedesco? Prima dell incontro: il nostro desiderio di sapere ciò che è stato, perché la memoria è un dovere morale, si è tradotto nelle seguenti domande, pensate prima dell incontro; Valerio Cacco ha dato risposta con il suo racconto. Perché è stato internato? Quando ha capito che la stavano portando nei campi di concentramento che emozioni ha vissuto? Cosa ha provato quando ha visto la realtà di un campo di concentramento? Come era organizzato un campo di concentramento? Ha perdonato la crudeltà subita? In che modo è riuscito ad uscire vivo dai campi di concentramento? Come si è sentito quando è stato liberato? Come ha reagito quando è stato liberato? Rientrare nella vita quotidiana, dopo la liberazione, come è stato? È stato difficile? Come è riuscito a reintegrarsi nella vita da persona libera? Cosa rimane dentro la mente e il cuore, dopo il tempo in un campo di concentramento? Qual è il ricordo indelebile che conserva dentro di sé di questa brutta esperienza? Pensa che una tragedia simile possa riaccadere? Se ciò accadesse, quali sarebbero i suoi pensieri e le sue reazioni? Un suo pensiero sull'odierno dilagare dell'antisemitismo. Con quali parole si può esprimere, nel modo più adeguato, ciò che è accaduto perché non sia dimenticato? Come potremmo, anche noi ragazzi e studenti, mantenere la memoria nelle generazioni future e fare in modo che questo evento terribile non accada mai più? Quando e perché ha deciso di raccontare? Quali emozioni prova quando racconta? Come è riuscito a superare i momenti più difficili, cosa le ha dato forza? Lei è stato privato del suo nome? Durante la detenzione nel campo di concentramento si è mai chiesto perché Dio permettesse tutto questo? Come ha vissuto questa esperienza? Come trascorrevano le giornate nel campo di concentramento? Che tipi di lavoro si dovevano svolgere? Quali erano i suoi sentimenti durante la prigionia? Rassegnazione o determinazione a sopravvivere? È riuscito a mantenere la speranza? Come? Ci sono stati momenti di solidarietà tra lei e altre persone, sia detenuti sia i nemici? Come è riuscito a salvarsi? E possibile sognare all interno dei campi di concentramento o viene tolta anche questa libertà? Ha perso qualche amico o familiare nel campo di concentramento? In tutto quell orrore visto e vissuto, ha un ricordo di una situazione che le ha dato conforto?

10 Dopo l incontro: scrittura di emozioni provate, pensieri vissuti durante l ascolto La parola ascoltata è stata importante per fare conoscere direttamente a noi giovani la brutalità di ciò è accaduto. L ascolto è stato molto utile, perchè è diverso sapere la storia dalla voce chi ha vissuto in prima persona certe pagine della Storia: mi ha lasciato un segno. Struggente ascoltare l'esperienza di Valerio e averlo incontrato; mi ha commosso sentire quell' uomo parlare della propria storia tanto sofferta da non poter essere dimenticata. Ho sentito i brividi attraversarmi il corpo ascoltando i modi in cui venivano trattati, senza alcun rispetto della dignità, coloro che erano, restavano persone, oltre ogni oltraggio subito. È spaventoso pensare che questo è accaduto realmente. Ho provato una fitta al cuore. Mi ha fatto riflettere che nella mia esperienza quotidiana posso accontentarmi, posso impegnarmi a pensare agli altri e non solo a me stesso. Mi sono immaginato nei panni di Valerio, giovane soldato di diciannove anni lontano dalla famiglia e con la paura di non tornare più a casa: è riuscito ad salvarsi grazie al suo clarinetto, battezzato " piffero ". Giornata indimenticabile. Il racconto è stato molto dettagliato, parole coinvolgenti tanto che non si poteva perdere l attenzione. Ho percepito la paura, il terrore, emozioni costanti nei campi di concentramento, in condizioni di vita umilianti. Anche se è trascorso molto tempo da quei tragici eventi, Valerio avrebbe voluto piangere, rievocando alcune parti del suo triste passato. Lo ringrazio, con tutto il cuore, per la sua forza di volontà di essere testimone, nonostante il dolore che affiorava. Ha dato a me e ai miei compagni un compito importante che non dimenticherò e per il quale mi impegnerò: siamo noi il futuro, siamo noi che porteremo avanti le testimonianze della Storia, quando la sua voce raggiungerà l eternità. Il dolore condiviso in un campo di concentramento, per essere sopportato, ricordava di essere tutti fratelli, di essere uniti, di prendersi cura dell altro: pensieri, attualmente, sostituiti, spesso, dall indifferenza.

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