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2 RASSEGNA STAMPA A cura dell ufficio studi e ricerche di Studio Corno aziendalisti, commercialisti e avvocati. 20 aprile 2015 RASSEGNA STAMPA Diritto e fisco: ANALISI; REDDITO D IMPRESA; STUDI DI SETTORE; VOLUNTARY DISCLOSURE; Economia: COMMERCIO; FINANZIAMENTI; Il debito pubblico italiano vola al nuovo record di 2.169,2 miliardi con un aumento a febbraio di 3,3 miliardi rispetto a gennaio. Il precedente picco risaliva a luglio dello scorso anno, quando era arrivato a quota 2.167,7 miliardi. Lo comunica Bankitalia nel supplemento al Bollettino statistico: 'Finanza pubblica, fabbisogno e debito'. "L'incremento - scrive Bankitalia - è stato inferiore al fabbisogno del mese (8,2 miliardi) grazie alla diminuzione di 3,6 miliardi delle disponibilità liquide del Tesoro (pari a fine febbraio a 79,1 miliardi) e all'effetto complessivo dell'emissione di titoli sopra la pari, del deprezzamento dell'euro e della rivalutazione dei titoli indicizzati all'inflazione (1,2 miliardi)". Legenda: S = Il Sole 24 Ore IO = Italia Oggi NT = Norme e tributi (Il Sole 24 Ore) QIP = quotidiano Ipsoa QC = quotidiano del commercialista BDC = banca dati del commercialista EUT = Eutekne

3 Area: DIRITTO E FISCO ANALISI indice I fondi Ue? Bisogna saper chiedere 1/S Alcuni mesi orsono, quando il Piano Juncker per il rilancio degli investimenti comunitari fu illustrato dal nuovo presidente della Commissione, alcune riserve furono espresse da analisti e commentatori sull ammontare delle risorse finanziarie che il Piano metteva in campo, in particolare quelle destinate al nostro Paese. Con gli investimenti pubblici e privati in declino in Italia da molti anni, le cifre stanziate non apparivano sufficienti a invertire la tendenza se non immaginando una leva talmente elevata da apparire irrealistica. Pochi si sono invece soffermati su una questione altrettanto cruciale, ovvero la scarsa capacità progettuale e di valutazione che il nostro Paese sta dimostrando da tempo. Per costruire progetti d investimento interessanti, e per richiedere sulla base di questi il finanziamento al mercato o alle istituzioni europee, servono infatti alcune doti che l Italia non ha coltivato a sufficienza negli ultimi decenni. In un Paese che sta attraversando una transizione demografica, tecnologica e culturale profondissima, imprese e pubbliche amministrazioni hanno investito troppo poco nell aggiornamento del capitale immateriale e del sistema di regole e incentivi, che consentano l emergere di progetti di elevata qualità. Non a caso, siamo regolarmente indietro nel ranking dei Paesi Ue in termini di utilizzo di fondi strutturali, e anche quando arriviamo a spendere le risorse pubbliche lo facciamo spesso in modo inefficiente e opaco. Le ultime vicende delle cosiddette Grandi opere insegnano. REDDITO D'IMPRESA Più spazio al bonus investimenti 21/S Sono ancora molti i dubbi che gli operatori devono risolvere per applicare correttamente la disciplina del credito d imposta per investimenti in beni strumentali nuovi (Guidi-Padoan). Le principali problematiche ancora in attesa di chiarimenti ufficiali integrativi della circolare 5/E/2015 riguardano l ambito soggettivo, i beni agevolabili, il criterio di imputazione degli investimenti, la revoca dell agevolazione, il mancato utilizzo in compensazione del credito e la sua omessa indicazione in Unico. Alcune questioni sono state affrontate da Confindustria nella circolare del 17 ottobre 2014 e dall Assonime nella circolare 9 del 2 aprile scorso. Sulle altre questioni aperte si possono comunque ipotizzare alcune soluzioni, tanto più importanti ora che il Pnr prevede di estendere il bonus fino al 31 dicembre 2015 e agli investimenti in hardware, software e tecnologie digitali. Società di comodo. Si ritiene che le società di comodo, comprese quelle in perdita sistematica, possano fruire del beneficio in esame, analogamente a quanto avvenuto in occasione della Tremonti-ter. Queste società, poi, dovranno aumentare il reddito imponibile da confrontare con quello presunto anche dell importo del credito d imposta, in quanto lo stesso non concorre, per espressa previsione normativa, a formare il reddito d impresa.

4 STUDI DI SETTORE Gerico, lo scarto del 6,5% non basta 24/S La differenza del 6,5% tra i ricavi dichiarati e quelli puntuali di riferimento non costituisce un grave scostamento che possa giustificare la pretesa impositiva basata solo sugli studi di settore. Questo è quanto statuito dalla Ctr Liguria nella sentenza 12/1/15 depositata lo scorso 8 gennaio (presidente Soave, relatore Venturini). L'ufficio rilevava un'incoerenza economica di un'impresa che presentava un indice di redditività molto basso. A seguito di verifica si riscontrava una non corretta redazione degli studi di settore, i quali contenevano alcuni dati errati. Correggendo questi ultimi il ricavo puntuale di riferimento risultava di circa 100mila euro maggiore rispetto al dichiarato. Contestando l'antieconomicità dell'attività, l'ufficio procedeva a emettere relativo avviso di accertamento. La contribuente proponeva ricorso innanzi alla competente Ctp, la quale però lo respingeva. Veniva pertanto proposto appello innanzi alla Ctr, la quale lo ha ritenuto infondato, pur rilevando che l'accertamento era stato legittimamente avviato sulla base di dati astrattamente incoerenti. Queste le motivazioni. Innanzitutto l'ufficio si era limitato a rilevare l incongruenza dei dati emergenti dagli studi di settore come compilati dalla contribuente senza procedere a ulteriori accertamenti sui motivi dell'antieconomicità contestata. Quest'ultima, infatti, può essere sufficiente solo a giustificare l'avvio di una verifica, ma non anche l'emissione di un atto impositivo, essendo necessari ulteriori preventivi accertamenti. Tra l'altro, nel caso specifico, vista la ristretta base sociale a prevalenza familiare della contribuente, i giudici hanno ritenuto che il corrispondere compensi ai soci e agli amministratori già potesse configurare una gestione in utile. Inoltre, la documentazione prodotta dimostrava che per l'anno oggetto di controllo la società aveva sostenuto diverse spese per l'acquisto di nuovi macchinari e aveva anche perso alcune importanti commesse. L altro elemento fondamentale preso in esame dal collegio della Ctr riguardava l'entità della discrasia tra i ricavi dichiarati e quelli risultanti dagli studi di settore. Questo elemento era posto dall'ufficio alla base della propria tesi sull'inaffidabilità e incongruenza della contabilità della società e all'antieconomicità della gestione. I giudici hanno rilevato che, seppur non ci sia una «quantificazione percentuale normativamente definita oltre la quale il fattore scostamento possa essere considerato di per sé solo una grave incongruenza», nel caso di specie non poteva essere qualificata come tale una differenza pari al 6,5%, in base a una «comune valutazione di ragionevolezza». Questo scostamento, in assenza di ulteriori elementi che potessero confermare la tesi erariale, non poteva essere considerato decisivo. VOLUNTARY DISCLOSURE Il doppio binario della voluntary 22/S La voluntary disclosure «domestica» introdotta dalla legge 186/2014 consente a tutti i contribuenti, non solo a coloro che hanno commesso illeciti fiscali internazionali, il ripristino della legalità fiscale. Potranno quindi accedervi anche soggetti non sottoposti agli obblighi di monitoraggio, come società di persone, di capitali, cooperative, enti commerciali, stabili organizzazioni, oltre ai contribuenti che non hanno violato tali obblighi: questa possibilità è stata prevista per impedire disparità di trattamento tra i contribuenti con imponibili all estero e quelli con imponibili in Italia. Due tipologie Per l ambito oggettivo della voluntary nazionale, la circolare

5 delle Entrate 10/E del 2015 ha specificato che i contribuenti interessati devono definire la posizione relativamente agli inadempimenti degli obblighi dichiarativi commessi fino al 30 settembre Si applicano le medesime disposizioni della collaborazione internazionale per ammissibilità, termini, effetti anche per le «coperture» penali, modalità procedurali e responsabilità per false dichiarazioni. Non è invece possibile né determinare in modo forfetario i rendimenti applicando l aliquota del 27%, né definire le imposte di successione e donazione. Ai fini della voluntary nazionale possono quindi identificarsi due tipologie: la prima, «duale» che riguarda le infedeltà dei soggetti che si avvalgono della voluntary disclosure internazionale, relativamente a periodi di imposta diversi e per i maggiori imponibili non connessi con le attività illecitamente detenute all estero. Area: ECONOMIA COMMERCIO E-commerce in aumento del 15% 14/S Il 2015 sarà l anno del pareggio tra le vendite online di prodotti fisici e servizi. Nel corso dei prossimi mesi gli acquisti sul web di merci da parte dei consumatori italiani raggiungeranno la metà del valore dell e-commerce nazionale B2c. Si tratta di un momento a lungo atteso dai profeti dell economia 2.0 per consacrare il modello di business. «Ci stiamo avvicinando ai mercati evoluti ed è frutto dell attività delle dot.com» commenta Alessandro Perego del Politecnico di Milano, che domani - in occasione del decimo Ecommerce Netcomm forum - presenterà il consuntivo 2014 e le previsioni per il 2015 che Il Sole 24 Ore è in grado di anticipare. Il trend delle vendite dei siti italiani continua a crescere a due cifre e nel 2014 ha raggiunto i 13 miliardi, mentre a fine anno si dovrebbe arrivare a 15 miliardi (+15%). Analizzando in dettaglio l andamento degli acquisti negli ultimi anni, dal 2007 fino alle previsioni 2015, a emergere come protagonista di un vero e proprio exploit è il settore dell abbigliamento, che riesce a moltiplicare di ben cinque volte, fino al 15% di quota di mercato, pari a 2,2 miliardi di vendite. «Gli acquisti di prodotti tecnologici sono in netta crescita, così come aumenta la propensione a comprare l abbigliamento e i prodotti per la casa - conferma Edoardo Giorgetti, managing director ecommerce di Banzai -. Crescono molto i grandi elettrodomestici grazie ai servizi ad hoc offerti». FINANZIAMENTI Pmi, la Ue cerca capitali aggiuntivi 12/S Non c è solo il piano Juncker per il rilancio degli investimenti tra le priorità della Commissione Ue. Secondo Bruxelles, la ricerca della competitività perduta passa anche attraverso la diversificazione delle fonti di finanziamento per le imprese, con la creazione di un mercato unico dei capitali entro il Tanto che a febbraio l esecutivo Ue ha lanciato una consultazione per tastare il polso degli addetti ai lavori sul progetto di un «Unione dei mercati di capitali». Gli attori coinvolti hanno tempo fino al 13 maggio per dire la loro. Il tema animerà il dibattito tra gli operatori e sarà al

6 centro del «Funding and Markets Capital Forum 2015» organizzato dall Abi, in programma a Milano giovedì 23 aprile. A dissipare ogni dubbio sulla necessità di un intervento sono le ultime statistiche sul divario tra Ue e Usa. I mercati dei capitali europei sono infatti meno sviluppati di quello americano, con profonde divergenze tra i Paesi. Basti pensare che la capitalizzazione di Borsa negli Usa vale il 138% del Pil contro il 64,5% nella Ue. Le differenze sono evidenti anche per le emissioni di titoli di debito, le cartolarizzazioni e il ricorso al venture capital. Un potenziale inespresso da cogliere senza più indugi. Secondo la Ue, per esempio, un mercato delle cartolarizzazioni a misura di Pmi potrebbe generare circa 20 miliardi supplementari e uno sviluppo del venture capital all americana avrebbe portato 90 miliardi di finanziamenti aggiuntivi tra il 2008 e il indice Buona giornata e buon lavoro Comunicazioni ai sensi dell art. 130 D.Lgs 30 giugno 2003 n. 196 (c.d. codice privacy) I dati personali dei destinatari del presente programma sono stati comunicati dai destinatari della presente ovvero sono stati rinvenuti in pubblici registri, elenchi, atti o documenti conoscibili da chiunque. Tali dati sono trattati come strumenti informatici, nel pieno rispetto delle norme del D.Lgs. 196 del Il trattamento dei ricordati dati è finalizzato alla comunicazione delle principali notizie dei giornali riportati in epigrafe, nonché alla comunicazione delle iniziative di Studio Corno, Crescere Insieme e Cis Centro Studi d impresa. Il conferimento di tali dati è facoltativo. In ogni caso, essi non saranno resi disponibili a terzi. Il soggetto al quale i dati si riferiscono potrà esercitare i diritti di cui all articolo 7 del citato decreto, previa verifica di compatibilità con la normativa eventuale riguardante la singola iniziativa nell ambito della quale i dati sono stati raccolti e vengono conservati. Contitolari del trattamento dei dati forniti sono CIS centro studi d impresa S.r.l., Giacomo Corno e Crescere Insieme. Comunicazione ai sensi del Decreto Legislativo 9 aprile 2003, n. 70 (commercio elettronico)il presente messaggio è volto a promuovere, in modo diretto e indiretto, i servizi offerti da CIS centro studi d impresa e da Studio Corno e costituisce comunicazione commerciale ai sensi del Decreto Legislativo 9 aprile 2003, n. 70. In ogni momento, il soggetto non più interessato al ricevimento delle comunicazioni relative alle attività ivi indicate può darne comunicazione, preferibilmente per iscritto, al seguente indirizzo di posta elettronica: monica.galimberti@studiocorno.it

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