INFORMAZIONE COMUNICAZIONE PARTECIPAZIONE PER LA PREVENZIONE DEI TUMORI. Antonio Faggioli
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1 Isde Italia - Istituto Ramazzini INFORMAZIONE COMUNICAZIONE PARTECIPAZIONE PER LA PREVENZIONE DEI TUMORI Antonio Faggioli 1
2 Un testo ancora attuale UFFICIO DEL MEDICO PROVINCIALE DI Bologna CONSULTORIO DI PREVIDENZA ONCOLOGICA F. ADDARI BOLOGNA C. MALTONI S. PERETTI LA CAMPAGNA PER LA DIAGNOSI PRECOCE DEI TUMORI DELL UTERO A BOLOGNA E PROVINCIA Estratto da ANNALI DELLA SANITA PUBBLICA Anno 1967 ROMA TIPOGRAFIA REGIONALE
3 CONSAPEVOLEZZA DELLA COMUNITA SULLA PREVENZIONE Comune di Bologna Ottobre 2008 I TUMORI OGGI I tumori oggi tra paura e realtà. Dire e non dire: : la comunicazione della malattia. Il dolore,, le paure,, il senso di impotenza. Le emozioni: : opportunità e limiti. Cosa succede con la chemioterapia. L elaborazione del lutto. Ricominciamo dopo la malattia 3
4 CAUSE EVITABILI DEI TUMORI E causa evitabile di tumore riconducibile a fattori ambientali o a comportamenti individuali, il cui controllo può impedire l insorgenza del tumore (Davis, Muir 1995) 4
5 APPROCCIO A FATTORI DI RISCHIO E AD AGENTI CANCEROGENI Studi epidemiologici per la stima quantitativa del rischio relativo. Limiti: poco sensibile all esposizione a molteplici fattori concorrenti e a basse dosi (sottostima) Studi sperimentali su animali per l evidenza qualitativa degli agenti cancerogeni. Limiti: estrapolazione all uomo di effetti di alte dosi (sovrastima). (Vineis( Vineis,, 1997) 5
6 I FATTORI DI RISCHIO Rischio individuale dovuto a stile di vita Rischio collettivo dovuto a fattori, solitamente ambientali, che sfuggono al controllo dei singoli Le diverse strategie per la prevenzione primaria. 6
7 FATTORI DI SCHIO AMBIENTALE PER LA COMUNITA Il 19% di tutti i tumori stimato attribuibile a rischi ambientali (OMS 2006). Considerate le sole condizioni ambientali modificabili, la cui modifica permette di evitare i tumori. Incertezza delle stime per evidenza incompleta del legame tra specifici fattori ambientali e tumori. 7
8 PRINCIPIO DI PRECAUZIONE Sancito nel 1992 da ONU (Conferenza di Rio de Janeiro Principio 15) e da UE (Trattato di Mastricth,, art. 174) Il principio era stato anticipato negli anni 70 da IARC (Tomatis( 2007). 8
9 PRINCIPIO DI PRECAUZIONE NEI RIGUARDI DEI TUMORI In assenza di dati umani adeguati, è biologicamente plausibile e prudente considerare singoli agenti e miscele per le quali vi è evidenza sufficiente di cancerogenicità negli animali di laboratorio, come se rappresentassero un rischio cancerogeno per l uomo (IARC 1977) 9
10 PRIORITA DELLA PREVENZIONE PRIMARIA DEI TUMORI Rivolta ai rischi ambientali, è competitiva sul piano economico rispetto ad altri interventi. Va oltre l immediato miglioramento della salute, con benefici a più lungo termine rispetto a quelli diagnostico-terapeutici. terapeutici. Produce effetti universalmente diffusi all intera comunità, migliorando l ambiente di vita e di lavoro. (OMS 2006) 10
11 STRATEGIA PER LA PREVENZIONE PRIMARIA LA PREVENZIONE DEI TUMORI TRAMITE IL MIGLIORAMENTO AMBIENTALE PRESUPPONE L INFORMAZIONE SULLO STATO DEL SISTEMA E LA COMUNICAZIONE DEI RISCHI PER LA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI AL CONTROLLO DEI RISCHI E ALLA PROMOZIONE DELLA SALUTE (Carta di Ottawa 1986) 11
12 ATTENDIBILITA DELL INFORMAZIONE ITALIANA SECONDO LE FONTI Associazioni ambientaliste Istituzioni scientifiche Governo nazionale. TV Organizzazioni internazionali Governo regionale. Partiti politici Stampa Scuola e Università Sindacati. ( UE. Eurometer 2008) 12
13 LA COMUNICAZIONE DEL RISCHIO PER LA PARTECIPAZIONE La partecipazione non è ma diventa per forza di esercizio e non di decreto. Presupposti: - Promozione e gestione da parte delle istituzioni. - Definizione di sedi e regole. - Partecipazione attiva di soggetti individuali, collettivi e istituzionali (Macaccaro 1971) 13
14 IL PROCESSO PARTECIPATIVO Informazione sullo stato del sistema, sul profilo di salute della comunità, sui problemi di interesse comune, sulla disponibilità di norme ed evidenze scientifiche, su politiche e obiettivi delle istituzioni. Comunicazione dei rischi stimati e valutati. Adozione di decisioni sui programmi, le azioni e il controllo degli effetti. Contributo alla formazione delle decisioni delle istituzioni, il più possibile condivise. ( Macaccaro 1971) 14
15 LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO Individuazione dei fattori di pericolo Stima del rischio Valutazione del rischio Probabilità di effetti indesiderati e stima della frequenza attesa considerata l esposizione e l entità dei fattori di pericolo. Stima degli effetti : gravità, estensione, distribuzione. Confronto dei rischi attesi con altri rischi accertati, rischi volontari e altri. Accettabilità o meno del rischio da parte della comunità tenuto conto anche della percezione, dagli organi di governo locale e dai gruppi politici Gestione del rischio (OMS, Modello di Ulm) Misure di controllo Fattibilità Vantaggi, svantaggi, costi Eventuale livello di rischio accettabile sulla base del rapporto rischio/benefici 15
16 GLI OSTACOLI ALLA PREVENZIONE Il paradosso della prevenzione : Quanto maggiore è l efficacia di un azione preventiva nella comunità, tanto minore è la rilevanza che questa assume per il singolo (Tombesi( 1997). Le carenze culturali dei decisori politici. La renitenza delle istituzioni 16
17 I DECISORI POLITICI Non sono interessati ad azioni con effetti che si manifestano in tempi che non coincidono con quelli del mandato politico e amministrativo. La loro carenza culturale in materia di prevenzione si è manifestata con: - il PNP il progetto Guadagnare salute il PNP di prossima adozione 17
18 Informazione: LE ISTITUZIONI - I - temono effetti allarmistici; - sospettano dell informazione dei mass media di cui pur ampiamente si avvalgono; - sono quindi renitenti sia nella gestione diretta dell informazione che tramite i mass media; - si attivano altre fonti informative che inducono nei cittadini diffidenza e sfiducia verso le istituzioni; - rinunciano spesso a essere la fonte primaria dell informazione. 18
19 LE ISTITUZIONI - II Comunicazione del rischio e partecipazione. - temono che emergano responsabilità istituzionali; - diffidano delle decisioni partecipate, in quanto limiterebbero la loro autonomia decisionale. 19
20 CONCLUSIONI I DECISORI POLITICI devono impegnarsi per piani di prevenzione che privilegino quella primaria, assicurando risorse adeguate e vincolate. GLI ORGANI DI GOVERNO LOCALE sono tenuti a gestire l informazione sul sistema e la comunicazione dei rischi per la partecipazione della comunità, senza la quale nessuna azione preventiva è efficace 20
21 GRAZIE PER L ATTENZIONE 21
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