7 Premessa 13 CAP. 1 La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e l ICF (Giampiero Emilio Aristide Griffo)

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1 Indice 7 Premessa 13 CAP. 1 La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e l ICF (Giampiero Emilio Aristide Griffo) 25 CAP. 2 L uso dell ICF per il monitoraggio della Convenzione delle Nazioni Unite: alcuni suggerimenti preliminari (Jerome E. Bickenbach) 45 CAP. 3 Definire la disabilità e ridefinire le politiche alla luce della Classificazione ICF (Matilde Leonardi) 55 CAP. 4 L approccio delle capacità applicato alla disabilità: verso la giustizia nel campo dell istruzione (Lorella Terzi) 67 CAP. 5 Dalla compensazione alla capacità: persone con disabilità, lavoro e benessere (Neil Crowther) 81 CAP. 6 La pianificazione e la valutazione degli interventi nel campo dell istruzione. Il ruolo dell ICF-CY (Judith Hollenweger) 93 CAP. 7 Le persone con disabilità in Italia: il quadro numerico della statistica ufficiale (Alessandro Solipaca) 111 CAP. 8 L applicazione di ICF alle politiche attive del lavoro (Mario Conclave, Agostino Petrangeli, Giovanna Gorini e Rita Serio) 123 CAP. 9 ICF-CY per l integrazione scolastica degli alunni con disabilità nella provincia di Treviso (Monica Pradal, Gianni De Polo, Umberto Simonetti, Marisa Durante e Andrea Martinuzzi)

2 149 CAP. 10 Protocolli di valutazione della disabilità basati sulla struttura dell ICF: una proposta di lavoro (Carlo Francescutti, Lucilla Frattura e Raffaella Troiano) 167 Bibliografia 173 ALLEGATI Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti delle persone con disabilità 207 GLI AUTORI

3 Premessa 7 1 Premessa Questa pubblicazione raccoglie i principali contributi presentati all interno dei seminari promossi e coordinati dalla Direzione generale per l inclusione e i diritti sociali dell ex Ministero della solidarietà sociale (ora Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali) nel corso del 2007, in occasione dell Anno europeo per le pari opportunità per tutti. L iniziativa, finanziata dalla Commissione europea e realizzata in collaborazione con l Agenzia Regionale della Sanità della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, 1 si proponeva di accrescere la conoscenza della Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF) nei diversi settori che vedono coinvolte le persone con disabilità: dalle politiche del lavoro a quelle di inclusione scolastica, dall integrazione socio-sanitaria degli interventi alla revisione degli strumenti di valutazione. Nella prospettiva di riconoscere all ICF un ruolo centrale all interno di un nuovo sistema di welfare, i processi applicativi della Classificazione sono stati analizzati, nel corso dei seminari realizzati a Taranto, Roma e Torino, in relazione ai principi affermati dalle Nazioni Unite nella Convenzione internazionale sui diritti delle persone con disabilità e ai percorsi che questa delinea per affermare l inclusione e l indipendenza di quanti vivono una condizione di disabilità. La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, approvata dall Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 13 dicembre 2006 e 1 Centro Collaboratore Italiano dell Organizzazione Mondiale della Sanità per la Famiglia delle Classificazioni Internazionali.

4 8 ICF e Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità sottoscritta dall Italia il 30 marzo 2007, è stata ratificata dal Parlamento italiano con la legge 3 marzo 2009, n Approvando la Convenzione, la comunità internazionale ha voluto affermare una particolare attenzione al tema della disabilità, declinandolo nei suoi molteplici aspetti al fine di rafforzare gli strumenti già esistenti affinché possano dispiegare pienamente i loro effetti ovvero introducendone di nuovi a completamento del sistema di diritti e garanzie. Scopo della Convenzione, che si compone di un Preambolo e di 50 articoli, è quello di promuovere, proteggere e assicurare il pieno e uguale godimento di tutti i diritti e di tutte le libertà da parte delle persone con disabilità. In questa prospettiva, la condizione di disabilità viene ricondotta alla esistenza di barriere di varia natura che possono essere di ostacolo a quanti, portatori di minorazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali a lungo termine, hanno il diritto di partecipare in modo pieno ed effettivo alla società. La Convenzione delle Nazioni Unite non fornisce solo un impianto concettuale per sostenere i servizi e orientare in modo nuovo le future scelte politiche, ma introduce una trasformazione culturale le cui reali dimensioni potranno essere colte completamente, come viene sottolineato in questo volume da Griffo, solo nel corso del tempo. L approccio alla persona con disabilità diviene una questione di rispetto dei diritti dell uomo, mentre il focus si sposta dall assistenza e dagli interventi sanitari alle politiche di inclusione, che concepiscono la disabilità come una condizione che ogni essere umano vive, prima o poi, nel corso della propria esistenza. Per individuare i punti di contatto tra la Convenzione delle Nazioni Unite e la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute occorre partire, in primo luogo, dalla consapevolezza che le persone possono essere soggette a menomazioni nelle loro strutture ovvero presentare limitazioni nelle loro funzioni. È solo nell interazione con l ambiente di vita che possono trovarsi in un contesto che, attraverso situazioni che generano discriminazione, determina una condizione di disabilità. Sulla base di tale premessa, pertanto, la definizione di disabilità come problema esclusivo dell individuo appare non più rispondente al nuovo sistema di diritti affermato dalla Convenzione. Pertanto, per favorire l inclusione delle persone con disabilità occorre affrontare non solo le condizioni dell individuo, ma anche l ambiente in cui 2 La legge 3 marzo 2009, n. 18, recante «Ratifica ed esecuzione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, con Protocollo opzionale, fatta a New York il 13 dicembre 2006 e istituzione dell Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità» è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 14 marzo 2009.

5 Premessa 9 vive: tema centrale delle politiche per la disabilità diventa quindi la promozione del diritto di eguaglianza, attraverso una continua ricerca di soluzioni in grado di modificare e favorire il rapporto tra la persona e il suo ambiente. La Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF) è il risultato del processo di revisione dell ICIDH, 3 promosso dall Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). L ICF è stato adottato all unanimità dall Assemblea Mondiale della Sanità nel maggio del 2001 e successivamente, nel 2007, è stata presentata ufficialmente la versione ICF-CY (Children and Youth), che rappresenta una estensione della classificazione per i bambini e i giovani. In tal senso, appunto, la nuova classificazione supera il modello medico di disabilità, che si fonda sulle conseguenze della malattia e mette al centro della valutazione il funzionamento o i funzionamenti, dove per funzionamento s intende il risultato dell interazione tra la persona e l ambiente. Nell ICF, pertanto, la disabilità è il risultato dell interazione tra l individuo e un ambiente non favorevole. Il contributo di Matilde Leonardi approfondisce ed estende la riflessione sulla definizione di disabilità nell ambito della Convenzione. Questa definizione è il risultato di un lungo lavoro di coordinamento dell OMS che, a partire dal 1995, ha portato al superamento dei modelli adottati dai precedenti sistemi di classificazione che non riconoscevano sufficientemente il ruolo giocato dal contesto ambientale nella genesi della disabilità. Jerome Bickenbach, un autorità nel campo etico, filosofico e legale delle politiche sulla disabilità, illustra nel suo intervento il contesto «culturale» nel quale si è sviluppato il modello di disabilità adottato dalla Convenzione, la lunga storia di mancanza di informazioni e di dati comparabili e la conseguente mancanza di indicatori di progresso. Il suo intervento sottolinea l importanza della Convenzione quale strumento di diritto internazionale la cui ratifica avrà chiare conseguenze giuridiche e normative. La sottoscrizione della Convenzione da parte degli Stati Parti comporta obblighi giuridici che implicano la necessità di monitorarne l implementazione. L ICF viene proposto in primo luogo come linguaggio su cui basare la costruzione di strumenti per il controllo dell implementazione della Convenzione. Inoltre, la Convenzione esprime in maniera precisa e concreta i diritti e questi determineranno precisamente gli obiettivi da valutare. In questo processo l ICF assume inoltre il significato di strumento concettuale per validare scientificamente l approccio dei diritti alla disabilità. 3 In base all ICIDH le conseguenze della malattia sono il risultato di una sequenza di eventi legati da una logica casuale e progressiva: malattia menomazione disabilità handicap.

6 10 ICF e Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità L intervento di Lorella Terzi esplora i diversi orientamenti concettuali che considerano la difficoltà scolastica dei bambini come una esclusiva conseguenza delle loro caratteristiche individuali ovvero determinata solo dalla incapacità di rispondere adeguatamente ai differenti bisogni, interpretando la disabilità come risultato di processi educativi di esclusione. La presentazione si accorda con un approccio delle capacità intese come lo spazio reale offerto all individuo per raggiungere un buon livello di funzionamento. Neil Crowther descrive il possibile approccio delle «capacità», intese come opportunità di raggiungere una particolare condizione di vita o di portare avanti attività, per identificare le resistenze alla messa in atto della Convenzione e gli interventi strutturali, nel settore del lavoro e a livello individuale, necessari per le persone con disabilità. In una prospettiva che considera sia l approccio dei diritti che quello delle «capacità», e funzionamento (e/o disabilità) quali categorie concettuali. In questa ottica, la lista delle «capacità» ci offre la possibilità di valutare che cosa una persona è nelle condizioni di poter fare. L analisi dei diritti permette di identificare eventuali discriminazioni. Il ruolo dell ICF-CY nella pianificazione e valutazione degli interventi nella scuola è trattato da Judith Hollenweger, un esperta che ha partecipato alla task force voluta dall OMS per sviluppare l ICF-CY. Il suo intervento prende in considerazione, tra l altro, le modalità di identificazione dei bambini con problemi di apprendimento, i problemi di partecipazione e la necessità di una valutazione multidimensionale. ICF-CY costituisce uno strumento concettuale robusto e permette una visione globale del bambino/a per l organizzazione, analisi e interpretazione delle informazioni rilevanti nei sistemi educativi. A questo proposito viene presentata una matrice, che è entrata in uso nel cantone di Zurigo, per utilizzare praticamente l ICF-CY e sviluppare procedure standardizzate di collaborazione tra famiglie, scuole e professionisti. In particolare viene proposto l utilizzo della matrice chiamata MAP-EP (Matrix to Analyse Problems in Educational Planning) che aiuta ad analizzare e organizzare le informazioni che sono rilevanti per il funzionamento, la disabilità e la salute nel sistema scolastico. Alessandro Solipaca dell ISTAT richiama le difficoltà di produrre informazioni e dati affidabili e confrontabili relativi alla disabilità a causa della disomogeneità delle informazioni disponibili, in particolare modo per il periodo precedente al Le stime sul numero delle persone con disabilità in Italia si attestano peraltro sull 11% circa della popolazione e sono in linea con i principali Paesi UE. Alcuni dati, quali le spese molto più elevate delle famiglie al cui interno vive una persona con disabilità o il rilevante costo per l assistenza che si avvicina in media a un quinto dei consumi complessivi

7 Premessa 11 dell aggregato familiare, sono di grande rilievo. Altri dati, relativi in particolare alle disuguaglianze di genere (25% delle donne con disabilità contro il 13% dei maschi non ha titolo di studio) e alle barriere ambientali (meno del 15% delle scuole è a norma con le scale, solo una scuola su tre ha servizi igienici accessibili) ci fanno considerare quanti problemi devono essere affrontati per rendere pieno l esercizio dei diritti delle persone con disabilità. L équipe di Italia Lavoro Conclave, Petrangeli, Gorini e Serio presenta i risultati di varie fasi del progetto «ICF e politiche del lavoro», che si proponeva di migliorare gli strumenti di valutazione per facilitare l inserimento al lavoro delle persone con disabilità. Promosso dall ex Ministero del lavoro e delle politiche sociali nel 2003, il progetto ha consentito la formazione di circa mille operatori impegnati su diversi fronti dell inserimento lavorativo. La sperimentazione ha consentito inoltre di mettere a punto accurati e condivisi protocolli di raccolta informativa per la descrizione del profilo di funzionamento del lavoratore e per la descrizione del contesto lavorativo. Un esperienza per favorire l integrazione scolastica attraverso il pieno coinvolgimento di rappresentanti della scuola, operatori dei servizi sociosanitari e familiari in alcune province del Veneto viene descritta nell intervento di Monica Pradal (G. De Polo, U. Simonetti, M. Durante, A. Martinuzzi), che raccoglie i risultati del progetto di revisione ed elaborazione di nuovi strumenti di documentazione e di comunicazione basati su ICF-CY. Tale sperimentazione, non ancora completamente conclusa, ha portato alla realizzazione di alcuni strumenti per migliorare la comunicazione e per favorire l inclusione scolastica di bambini con difficoltà di apprendimento. Infine, viene presentato l intervento di Carlo Francescutti, Lucilla Frattura e Raffaella Troiano sui «Protocolli di valutazione della disabilità basati sulla struttura dell ICF», che discutono i fondamenti teorici di un progetto nazionale coordinato dall Agenzia Regionale della Sanità della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. Il progetto, che si concluderà nel 2009, è finanziato dal Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali e si propone di porre le basi per un radicale cambiamento del modello di accertamento della disabilità attraverso un programma di sperimentazioni che coinvolge otto regioni italiane. L idea di fondo è quella di introdurre nel sistema normativo italiano il concetto di disabilità così come descritto dalla Convenzione e di proporre coerentemente strumenti per la sua valutazione basati su ICF. Giulio Borgnolo, Romolo de Camillis, Carlo Francescutti, Lucilla Frattura, Raffaella Troiano, Giovanni Bassi, Elena Tubaro

8 La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e l ICF 13 1 La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e l ICF Giampiero Emilio Aristide Griffo L approvazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità avvenuta il 13 dicembre 2006 è un evento storico, la cui portata sarà possibile valutare solo nei prossimi decenni. Molte sono le trasformazioni culturali, sociali, politiche e tecniche che questo testo introduce. Dall incapacità come problema individuale alla discriminazione prodotta dalla società; dalla condizione di cittadini invisibili a quella di persone titolari di diritti umani; dalle politiche dell assistenza e della sanità alle politiche inclusive e di mainstreaming; da oggetti di decisioni prese da altri a soggetti consapevoli che vogliono decidere della propria vita. Sono cambiamenti di approccio alla disabilità che fanno proprio il modello sociale della disabilità basato sul rispetto dei diritti umani e che si basano sullo slogan del movimento mondiale delle persone con disabilità: «Niente su di noi senza di noi». Si tratta di un vero e proprio terremoto culturale, come sbocco di un processo multidecennale che avrà conseguenze non solo nel campo della disabilità. La consapevolezza nuova che la disabilità è una condizione ordinaria che ogni essere umano vivrà nel corso della propria esistenza impone alla società di tenerne conto in tutti i processi di sviluppo e di organizzazione sociale. Grazie alla Convenzione la qualità della vita di 650 milioni di persone con disabilità nel mondo cambierà nei prossimi decenni e non solo nei Paesi in cerca di sviluppo, dove legislazioni e programmi sono a volte inesistenti. Basta pensare ai dati che sono circolati nei cinque anni di discussione: nei Paesi con scarsità di risorse solo il 2% della popolazione con disabilità ha accesso a

9 14 ICF e Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità interventi e servizi; la frequenza in una scuola è negata al 98% dei bambini con disabilità; l accesso al lavoro è appannaggio di meno del 10% della popolazione potenziale. Se guardiamo poi i dati europei, scopriamo che all accesso negato ai diritti (alla mobilità, al lavoro, ecc.) si sommano le discriminazioni: più del 56% dei bambini con disabilità frequenta classi o scuole speciali in 25 dei Paesi membri (2003); le differenze di trattamento e l ineguaglianza di opportunità sono ancora la norma; l istituzionalizzazione è ancora una politica importante degli Stati europei visto che persone con disabilità sono segregati ancora in mega istituti (2004). La Convenzione vuole combattere proprio questi ostacoli, barriere e pregiudizi, definendo una nuova politica per le persone con disabilità basata sulla tutela dei diritti umani, intervenendo in tutti i campi della vita. La semplice scorsa dei titoli degli articoli fa emergere le importanti innovazioni che il testo introduce. A una parte che ripropone articoli di altre convenzioni ONU sui diritti umani, applicandole alle persone con disabilità (si vedano per esempio gli articoli 10, 13, 14, 15, 16, 28 e 29), sono state aggiunte innovazioni significative anche rispetto ai tradizionali diritti umani (si vedano per esempio gli articoli 5, 8, 11, 12, 19, 20) e parti che sono spesso contemplate nelle legislazioni nazionali, ma che la Convenzione elabora con differenti approcci (si vedano per esempio gli articoli 24, 25, 26, 27, 28). L articolo 3 sui principi generali pone al centro molti principi innovativi: dignità, autonomia individuale, libertà di scelta, indipendenza delle persone; non discriminazione; piena ed effettiva partecipazione e inclusione nella società; rispetto delle differenze e accettazione della disabilità come parte della diversità umana e dell umanità; eguaglianza di opportunità; accessibilità; eguaglianza tra uomini e donne, e per i bambini con disabilità rispetto per l evoluzione delle «capacità» e del diritto a preservare la loro identità. La Convenzione riconosce che le persone con disabilità sono discriminate e hanno mancanza di pari opportunità a causa dei pregiudizi, degli ostacoli e delle barriere che la società frappone loro. Sottolinea che la disabilità è un concetto in evoluzione e la descrive come una relazione sociale tra le caratteristiche delle persone e la maniera in cui la società ne tiene conto. Per superare questa situazione la Convenzione interviene per garantire la progressiva inclusione sociale delle persone con disabilità. Scopo della Convenzione quindi è proibire tutte le discriminazioni basate sulla disabilità e garantire una eguale ed effettiva protezione legale contro le discriminazioni in ogni settore; a tale scopo gli Stati dovranno prendere appropriate azioni per assicurare la disponibilità di adattamenti ragionevoli che superino trattamenti differenziati e barriere.

10 La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e l ICF 15 Mi soffermo ora a confrontare tra il modello di disabilità basato sul rispetto dei diritti umani, introdotto dalla Convenzione con il modello dell OMS, sintetizzato nell acronimo ICF (Classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute). Vari convegni o progetti nazionali, europei e internazionali hanno approfondito il tema dell utilizzazione del modello di Classificazione ICF dell OMS in nuovi contesti di applicazione. A fine ottobre 2007 è stato presentato l ICF- CY (ICF Children and Youth), adattamento della classificazione ai bambini e ai giovani con disabilità. Il progetto europeo MHADIE (Measuring Health and Disability in Europe) ha approfondito l uso dell ICF nell ambito della raccolta dati e delle statistiche sulla disabilità. Cercherò inoltre di illustrare il dibattito internazionale sulla raccolta di dati e sulle statistiche sulla disabilità e il modo in cui è utile alla discussione in atto nel nostro Paese. Il primo elemento che emerge è che in vari contesti e in vari Paesi l ICF si sta dimostrando uno strumento utile al cambiamento di prospettiva e di approccio al tema della disabilità. Molte sperimentazioni sono in atto in vari Paesi per utilizzare l ICF come strumento tecnico di base nei sistemi pubblici di servizi legati alla disabilità. Paesi come Slovenia, Spagna, Irlanda, Romania, Svezia, Svizzera, Repubblica Ceca, Germania hanno avviato, nei contesti socio-sanitari legati alla disabilità, e ancora in forma sperimentale, l utilizzo dell ICF come strumento di base per valutare la condizione delle persone con disabilità e rispondere ai loro bisogni in maniera appropriata. L ICF insomma si sta dimostrando uno strumento importante per cambiare il modo in cui i servizi pubblici e gli operatori dei vari servizi leggono le condizioni delle persone con disabilità. L ICF infatti consente una migliore valutazione delle «capacità» e degli ostacoli che incontra una persona con disabilità in una società non inclusiva; permette una raccolta di dati più appropriata e corretta sulle persone con disabilità; consente una valutazione dell appropriatezza ed efficacia di alcuni interventi dei servizi; apre nuovi campi alla ricerca sia nella valutazione clinica che in quella bio-psico-sociale. Il confronto con il nuovo paradigma della disabilità basata sui diritti umani introdotto dalla Convenzione delle Nazioni Unite, approvata a cinque anni di distanza dalla definizione dell ICF, ha permesso di cogliere l evoluzione del concetto di disabilità e le novità che il dibattito internazionale ha introdotto, che arricchiscono il modello culturale di base. È diventato evidente che, così come dopo l approvazione nel 1980 dell ICIDH (la base concettuale su cui si è evoluto l ICF), la definizione delle

11 16 ICF e Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità Standard Rules 1 delle Nazioni Unite hanno arricchito il modello approdando all ICF, parimenti l approvazione della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità allarga la riflessione sulla disabilità, elaborando nuovi strumenti di lettura e di analisi della realtà che produce la disabilità. Vediamo di mettere in evidenza le implicazioni più importanti. L ICF, oltre a essere una classificazione, ha costruito un modello di approccio alla disabilità, definito bio-psico-sociale (si veda la figura 1.1). Infatti sottolinea che la disabilità è un rapporto sociale, dipendente dalle condizioni di salute in cui si trova una persona e le condizioni ambientali e sociali in cui si svolgono le sue attività. Qualora queste condizioni non tengano conto delle limitazioni funzionali della persona e non ne adattino gli ambienti di vita e di relazione, vengono costruiti barriere e ostacoli che limitano la partecipazione sociale. Quindi la disabilità non è una condizione soggettiva, poiché non è vero che a una menomazione nelle funzioni e strutture corporee corrisponda sempre e comunque una diminuzione delle capacità e delle performance. Infatti queste dipendono proprio da fattori sociali e individuali. In una biblioteca dove non vi sono ostacoli, ovvero barriere architettoniche e comunicative, e in cui sono state predisposte dotazioni tecnologiche appropriate all accesso a libri e documenti, una persona in sedia a rotelle o una persona non vedente possono muoversi liberamente e consultare il patrimonio librario senza difficoltà. Se però vi fossero scale, assenza di percorsi tattili e ascensori, computer non dotati di sintesi vocali e scanner, ecc., quegli stessi lettori incontrerebbero ostacoli di varia natura e non riceverebbero un trattamento uguale agli altri lettori. La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità ha introdotto un quadro di riferimento basato sui diritti umani, assente nel modello dell ICF (si veda la figura 1.2). La prima differenza è nella descrizione delle cause. L ICF sottolinea che è una condizione di salute che causa una condizione di potenziale disabilità, mentre la Convenzione, all articolo 3 sui principi generali, afferma «il rispetto per la differenza e l accettazione delle persone con disabilità come parte della diversità umana». Qualsiasi sia la causa della menomazione e qualsiasi sia la natura, questa è ascrivibile alla diversità umana. In realtà una persona con lesione midollare che le ha causato una paraplegia, non può essere descritta solo sulla base delle sue menomazioni, e queste ultime, pur producendo condizioni di dipendenza da terzi (per esempio per vestirsi, muoversi, lavarsi, ecc.), non producono 1 A/RES/48/96 «Standard Rules on the Equalization of Opportunities for Persons with Disabilities», 85esima riunione plenaria del 20 dicembre Fonte: a48r096.htm.

12 La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e l ICF 17 Condizioni di salute (Disturbi/malattie) Strutture e Funzioni del corpo (malattie) Attività (Limitazioni) Partecipazione (Restrizioni) Fattori ambientali e sociali Fattori personali Fig. 1.1 Interazioni tra le componenti della Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (OMS, 2002). Diversità umana (varie cause) Strutture e Funzioni del corpo (Caratteristiche) Attività (Limitazioni e Discriminazioni) Partecipazione (Restrizioni Inclusioni) Fattori Ambientali e Sociali (Impoverimento) Fattori personali (Empowerment Abilitazione) Fig. 1.2 Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (OMS, 2002).

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