Redenzione ( polútrwsij) Liberazione ( leuqeroàn)

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1 TESI XVI L interpretazione sacrificale della morte di Gesù Cristo in croce costituisce il compimento della teologia veterotestamentaria ed è la critica d ogni culto sacrificale post Iesum crucifixum. La categoria della sostituzione vicaria esprime il significato salvifico dell incarnazione di Dio con conseguenze determinanti per la dottrina dell essere di Dio.

2 Soteriologia Pluralità dei modelli di salvezza nel Nuovo Testamento Redenzione ( polútrwsij) Liberazione ( leuqeroàn) In Lui abbiamo la redenzione mediante il suo sangue la remissione dei peccati Dio Liberati giustifica dal l empio peccato, (Rom 3,28) foste secondo Siamo asserviti rese Giustificati la ricchezza grazie alla Dio giustificazione a ci per Dio della ha il riconciliati che suo sua ci sangue, grazia dà (Rom la vittoria (Ef 6,18) 1,7) per con mezzo saremo sé mediante del salvati Signore Cristo dall ira nostro (2Cor 5,18) per Dio Gesù mezzo lo Cristo ha prestabilito di lui (1Cor (Rom 15,57) a 5,9) servire come strumento di espiazione (Rom 3,25) Giustificazione (dikaiosúnh) Riconciliazione ( pokatal ssein) Salvezza (sèzein) Vittoria (n koj) Espiazione vicaria (ƒlast»ion)

3 espiazione vicaria Modello prioritario per interpretare il significato della morte in croce di Gesù. Il rito del sacrificio espiatorio costituisce l interpretans dell evento della croce (interpretandum). Sostituzione vicaria Øpšr per, a nostro favore... al nostro posto

4 Lev 4, 1-12 Il Signore disse a Mosè : "Riferisci agli Israeliti: Quando un uomo inavvertitamente trasgredisce un qualsiasi divieto della legge del Signore, facendo una cosa proibita: se chi ha peccato è il sacerdote che ha ricevuto l`unzione e così ha reso colpevole il popolo, offrirà al Signore per il peccato da lui commesso un giovenco senza difetto come sacrificio di espiazione. Condurrà il giovenco davanti al Signore all`ingresso della tenda del convegno; poserà la mano sulla testa del giovenco e l`immolerà davanti al Signore. Il sacerdote che ha ricevuto l`unzione prenderà il sangue del giovenco e lo porterà nell`interno della tenda del convegno; intingerà il dito nel sangue e farà sette aspersioni davanti al Signore di fronte al velo del santuario. Bagnerà con il sangue i corni dell`altare dei profumi che bruciano davanti al Signore nella tenda del convegno; verserà il resto del sangue alla base dell`altare degli olocausti, che si trova all`ingresso della tenda del convegno.

5 Elementi strutturali del rito Consacrazione. Identificazione tra offerente ed animale attraverso l imposizione delle mani sull animale da sacrificare l offerente identifica se stesso con l animale: non abbiamo, perciò, un trasferimento di peccati ma di soggetti. Il rito cruento. L animale è il peccatore che viene sacrificato dal sacerdote e il suo sangue viene sparso sui corni dell altare o all interno del Santo dei Santi durante la liturgia del Giorno dell Espiazione. La comunione con il Santo. Solo con il rito cruento del sacrificio può l offerente entrare in comunione con il Santo.

6 L arcivescovo Marchetto ricorda che la Chiesa è impegnata per promuovere un cammino che rispetti e valorizzi la dignità della persona migrante. Perciò, essa incoraggia e auspica lo sviluppo di una politica esplicita e concertata, dove i migranti non siano un capro espiatorio per Capro espiatorio Quando lo Stato deve esercitare il suo dovere-diritto di garantire la legalità, reprimendo la criminalità e la delinquenza e gestendo le persone in situazione irregolare, lo deve sempre fare nel rispetto della dignità umana, dei diritti umani e delle convenzioni internazionali. Lo ribadisce l arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti. Il diritto degli Stati alla gestione dell immigrazione afferma mons. Marchetto - deve, in ogni caso, prevedere misure chiare e fattibili di ingressi regolari nel Paese, vegliare sul mercato del lavoro per ostacolare coloro che sfruttano i lavoratori migranti, mettere in atto misure di integrazione quotidiana, contrastare comportamenti di xenofobia, promuovere quelle forme di convivenza sociale, culturale e religiosa che ogni società plurale pur identica esige.

7 io (peccatore) sono l offerta offerente offerta Santo IDENTIFICAZIONE

8 Dal rito all evento La morte di Gesù Cristo Dai molti soggetti all unico soggetto Offerente sacerdote Dio (AT) Dio (NT) Dai molti sacrifici all unico sacrificio rito iterabile evento definitivo Dalla salvezza particolare alla salvezza universale per il singolo o per il popolo di Israele per tutti i peccatori Dalla «violenza» sacrificale alla «consegna» di sé. Rito cruento Gesù offre se stesso liberamente

9 Cambiamento della dinamica Dall offerente alla vittima e poi al Santo Dal Santo alla vittima e poi al peccatore La morte di Gesù in croce rovescia il movimento di identificazione che avviene nel rito espiatorio. Se in questo rito l offerente si identifica con la vittima sacrificale e attraverso il suo annientamento il peccatore è incorporato al Santo In tale rovesciamento di dinamica si rivela la novità escatologica dell evento escatologico della morte di Gesù.

10 La/il fine del sacrificio La dinamica della croce è l evento fondatore da cui ha origine il movimento riconoscente della fede in Gesù morto per me. Il peccatore riconosce la propria morte nella morte di Gesù (sono stato crocifisso con Cristo). In questo riconoscimento il peccatore scopre che colui sul quale ha addossato la propria morte si è liberamente e attivamente consegnato nelle sue mani. Attraverso l identificazione di fede con la vittima sacrificale il peccatore partecipa della stessa vita di colui che lo ha amato e ha consegnato se stesso per lui. «Non sono più io che vivo ma Cristo che vive in me» (Gal 2,20). Nella fede in Gesù Cristo il peccatore è incorporato al Santo.

11 «[Gesù] con uno Spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio» (Eb 9,14). Gesù si mette al posto del peccatore nel modo di un identificazione con il peccatore, offrendogli uno spazio in cui il peccatore possa sentirsi accolto ed amato. In questa sostituzione vicaria si esprime la solidarietà di Gesù vissuta fino alle estreme conseguenze, in quanto non è solo la semplice partecipazione alle altrui sofferenze, bensì l assunzione del destino, della storia e dell essere altrui. Gesù si consegna liberamente e attivamente alla potenza del peccato, senza lasciarsi da essa possedere in virtù della dimenticanza di sé nelle mani di Dio Padre.

12 Nell evento escatologico della croce Dio non è solo in relazione «all altro» ma a quell altro estremo che contraddice Dio stesso: «il peccatore». Le parole eucaristiche, le formule di consegna e di morte, esprimono la rilevanza salvifica di Gesù Cristo «per noi», «per i nostri peccati». L essere di Dio è «per il peccatore». Il rapporto tra Gesù morto e il peccatore è compreso alla luce della categoria di «riconciliazione», termine greco che significa «scambio» (cf 1Cor 1,30; 2Cor 5,18-21; 2Cor 8,9). La soteriologia patristica ha compreso questo admirabile commercium come comunicazione tra divinità e umanità: Dio si è fatto uomo perché l uomo diventasse Dio. La soteriologia luterana ha inteso questo «scambio» come comunicazione tra giustizia di Cristo e peccato dell uomo. In ambedue le riflessioni soteriologiche l identità di Dio e dell uomo, di Gesù Cristo e del peccatore, sono compresi in relazione originaria. L umanità dell uomo è l umanità di Dio (incarnazione): la divinità di Dio è la divinità dell uomo (divinizzazione). La ricchezza, sapienza, giustizia e santificazione di Gesù Cristo diventano la ricchezza, sapienza e giustizia del peccatore.

13 cristologia-soteriologia-teologia L identità di Gesù Cristo essere-con/essere-per Dio peccatori L identità della salvezza sostituzione vicaria (al nostro posto) senza negare l uomo, ma fecendolo essere L identità di Dio alius alius alius Dio è amore

14 «Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui?» (Rm 8,31-32). «Assistiamo dunque ad una rivoluzione nel modo d intendere l essere. La realtà ultima e suprema non è quella della sostanza bensì quella della relazione. Per Aristotele la relazione appartiene agli accidenti, che vengono ad aggiungersi alla sostanza. Anzi, essa viene considerata come l entità più debole. Ma se Dio stesso si manifesta come il Dio dell alleanza e del dialogo, e il suo nome significa per-noi, la relazione non viene dopo la sostanza ma prima. Solo la libera accondiscendenza che Dio ha mostrato nei confronti del mondo e di noi stessi sta a fondamento di ogni sostanzialità intramondana. Il senso dell essere non è quindi la sostanza in se stessa bensì l amore che si comunica» (W. Kasper)