CAPITOLO 3. I processi di formazione degli insediamenti

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1 CAPITOLO 3 I processi di formazione degli insediamenti 3.1 La storia Età della Pietra, del Bronzo e del Ferro Nell era Quaternaria non esisteva nessuna delle attuali pianure litoranee, erano presenti solamente una serie di rilievi separati tra loro da estesi bracci di mare. Poggio Ballone e Poggio Peroni erano isole a tutti gli effetti, e così i poggi dell Alma, di Tirli, di Buriano e di Vetulonia. In questa vasta insenatura marina trovavano la foce torrenti e fiumi, il maggiore dei quali, l Ombrone, sfociava a sud-est, l altro, il Bruna, a nord-ovest. Le attuali pianure si formarono solamente in seguito alle sedimentazioni marine e fluviali: i detriti, infatti, depositati tra un dosso e l altro, colmarono le vallate all interno della linea di costa ed i golfi profondi rimasero chiusi da cordoni litoranei (tomboli). A partire dal VII sec. a.c. il primo tombolo era già consolidato. Tale sbarramento detritico, sul quale attecchì ben presto una flora varia e rigogliosa, provocò la parziale separazione del golfo dal mare. Col passare dei secoli al tombolo primigenio, o etrusco, altri se n aggiunsero fino a raggiungere un totale di diciassette tomboli; dopo il primo, di epoca etrusca, seguono cinque di età romana, sette medievali e quattro di epoca moderna. Progressivamente arcuatisi in direzione sud-est, i tomboli conversero poi tra loro verso Castiglione. Le prime forme di popolamento in maremma risalgono a circa anni fa. Il primo popolo a dover fare i conti con le difficili condizioni naturali fu quello degli Umbri, che s insediarono lungo le zone più interne dedicandosi alla pastorizia. Già durante l Età del Ferro (X-VIII sec a.c.) erano presenti ben cinque castellieri a difesa dell antico seno marino: Moscona, Monteleoni, Vetulonia, Alberese e il cosiddetto Castellaccio Prile, arroccato su un colle aspro e scosceso ad est di Castiglione. Circondato da larghe muraglie e fortificato con terrapieni elevati oltre 15 metri, il Castellaccio venne utilizzato come luogo di lavorazione dei metalli da Etruschi, Romani e Barbari (come testimoniano le numerose scorie di fusione). Oggi del Castellaccio non si conserva nessuna traccia, mentre nella tradizione popolare, il suo ricordo è ancora vivo con il nome della città di Lucerna Cenni sul periodo etrusco e romano Gli Etruschi, popolazione proveniente molto probabilmente dall Asia Minore, si stabilirono in maremma intorno al IX sec a.c. La presenza di un grande bacino collegato al mare, le cui dimensioni ed evoluzione sono PARTE II STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 166

2 confermate da indagini incrociate (rinvenimenti archeologici e ricerche geo-fisiche 1 ), sembra aver condizionato profondamente il sistema insediativo etrusco locale, rappresentandone il baricentro. In questo periodo, circa Km 2 della attuale pianura grossetana erano occupati dal Lago Prelius, lago salato con sbocco al mare sotto il promontorio di Castiglione. Nel lago sfociava la Bruna e, le correnti marine, attraverso le aperture, rendevano le acque salubri e navigabili per le imbarcazioni etrusche, fenice e greche. Il grande bacino costituì infatti una risorsa primaria (pesca, sale e commercio) e al tempo stesso un confine naturale tra la città di Roselle e quella di Vetulonia, che si collocarono entrambe in posizione difensiva, rispettivamente sul bordo est e quello ovest. La posizione specifica di Roselle era poi legata al controllo della Val d Ombrone, che costituiva sia una risorsa primaria per l attività agricola 2 e l allevamento, che uno snodo viario importante, la via di comunicazione tra la costa e l interno (Chiusi e la Val Tiberina). La posizione di Vetulonia era invece strategica; conciliava infatti l esigenza difensiva e quella di controllo sia della zona costiera, che offriva la possibilità di accedere ai commerci marittimi, che dell interno ricco di risorse minerarie (area dell Accesa e non si esclude la frequentazione di Sassofortino 3, dove comunque si cavava la trachite, pietra utilizzata per le costruzioni ) Lo sfruttamento delle miniere e la facilità degli approdi costieri concorsero allo sviluppo di Vetulonia (insieme a Roselle la più importante città marinara) che avrà successivamente scambi commerciali e culturali con l Oriente e le popolazioni nuragiche sarde, testimoniati dai resti delle tombe del VII sec a.c. Più in basso sorgevano fattorie e ville che hanno lasciato le loro piccole necropoli: Poggio Pelliccia, Poggio Alberi, Badiola, Pian di Rocca e Valle dell Ampio. A testimonianza della vocazione marinara di Vetulonia, lungo la via Castiglionese, c è ancora oggi una curva chiamata Porto a Colle, mentre, in località Pietre Bianche, sorgeva probabilmente l approdo della città. Sul colle che guardava il più importante sbocco al mare sorsero un Forte etrusco ed una Torre semaforica che permettevano alle navi di addentrarsi nel Lago e di fermarsi ai Porti Colle e Cavalle. Il Forte etrusco controllava anche la via Litoranea che, dalla striscia di terra del tombolo, superava un ponte presso la Fiumara continuando poi 1 in C.B.Curri, 1978, Vetulonia I, (FORMA ITALIAE, Regio VII), Leos.Olschi Editore, Roma, pp T.Livio,XXXVIII libro delle Historiae, 45, 18; si dice che nel 205 a.c. Roselle fornì frumento e tronchi di abete alla preparazione della spedizione africana di Publio Cornelio Scipione. questo testimonierebbe la valenza agricola di Roselle 3 in C.B.Curri, op. citata, p. 19 PARTE II STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 167

3 per le Collacchie, Pian d Alma ed il Puntone. Un altro itinerario importante era quello che collegava Vetulonia a sud con Roselle e a Nord con Volterra; PARTE II STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 168

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5 entrambe infatti costituivano per la città la possibilità di commercializzare i propri prodotti sia nell interno (Chiusi e la Marsigliana sulla valle dell Albegna), che verso nord (si sono rinvenuti infatti oggetti di produzione vetuloniese a Populonia, Volterra, Bologna e centro Europa). La città di Vetulonia stupisce per la precocità con cui si è sviluppata. Infatti già in epoca orientalizzante (VIII-VII sec. AC) è stata in grado di esprimere tutta la sua potenza, sia politica, sia culturale che economica, testimoniata da un controllo capillare e diffuso del territorio, dalla produzione artistica di grande valore e infine, come precedentemente affermato, dal ritrovamento dei suoi prodotti in un ampio raggio (Sardegna, Europa centrale e Oriente). Senza dubbio la sua fortuna è strettamente legata alle risorse minerarie del Massetano (lago dell Accesa); resta comunque da accertare se Vetulonia abbia commercializzato i suoi prodotti in prima persona e in che misura; se infatti la presenza vicina di molti approdi naturali e il rinvenimento di insediamenti costieri (poggio Tondo, val Berretta e val d Ampio) fanno pensare che ci fosse uno scalo portuale o addirittura più di uno (il Mazzolai e lo Schmiedt lo collocano presso Casa Galera nei pressi dei ponti di Badia 4 ), dall altra è certo che altri centri quali ad esempio Cerveteri, costituissero poi un intermediario per i commerci con l Oriente. Un altra questione al momento insoluta, riguarda la presunta crisi e decadenza di Vetulonia in periodo arcaico e quindi il tipo di relazioni con la vicinissima Roselle. Dagli ultimi studi, prevale la tesi della continuità storica della città e della sua convivenza, piuttosto che di una sudditanza, con la vicina Roselle 5. Questo sarebbe sostenibile vista anche la complementarietà economica delle due città che non dovrebbe aver alimentato una grande rivalità; se infatti Vetulonia è strettamente legata all attività di estrazione e di commercializzazione dei metalli sotto la forma di prodotti finiti o allo stato grezzo, Roselle, come abbiamo già detto in precedenza, lega la sua esistenza sostanzialmente alla risorsa agricola e alla sua posizione strategica, il controllo del fiume Ombrone, snodo importante tra nord e sud e tra la costa e l interno. Anche per la comprensione di questo aspetto si dovrà comunque attendere il ritrovamento degli insediamenti minori di Roselle, compreso il presumibile porto 6, al fine anche di comprendere le possibili relazioni con l area su cui poi è sorta Grosseto, dove sono state rinvenute tombe del VII sec a.c.. Progressivamente i Romani si fusero con gli Etruschi, tuttavia Vetulonia perse la sua autonomia economica per assumere il ruolo di provincia ricca da sfruttare. Con l avvento dei Romani vennero realizzate saline e peschiere sulle sponde del Lago Prile (da queste deriverebbe il nome di Castiglione della Pescaia). Ville rustiche sorsero sulle rive del Lago e sull isola che, dalla famiglia Clodia, prenderà il nome moderno. Nel I sec a.c. quindi, il Lago era salubre a tal punto da essere scelto come luogo di villeggiatura della aristocrazia romana. 4 in C.B.Curri, op. citata, p G.Camporeale, Gli Etruschi, Storia e Civiltà, Utet Editore, 2000, Torino, pp Le ipotesi fin qui elaborate si riferiscono a Poggetti Vecchi (R. Cardarelli,p. 208) e ad un oppidum su un ansa dell Ombrone, generalmente identificata con la mansio di Umbro (A.Mazzolai, Roselle e il suo territorio,grosseto, 1960, p. 26) PARTE II STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 170

6 Centro d estrema importanza era Salebro, presente già in epoca Etrusca, ma diventato Oppidum (Castrum) Salebrone sotto i Romani che ne fecero un nucleo fortificato. Costruito sulle sponde dell emissario naturale che metteva in comunicazione il mare con il Lago Prile, il Castrum controllava le attigue peschiere e la stazione della via Aurelia, al suo interno ubicata. Riguardo alle strade, i Romani potenziarono le vie Etrusche, soprattutto la via Litoranea che, da questo momento, assumerà il nome di via Aurelia Il Medioevo Salebrone sopravvisse ancora qualche secolo oltre la caduta dell Impero Romano. Le saline lungo la sponda del Lago e la grande peschiera mantennero una certa efficienza continuando a produrre sale e pesce. Il VI VII sec. D.C. sono caratterizzati dall invasione dei Longobardi che a più riprese penetrano nella Toscana e nel Lazio per attestarsi lungo il fiume Mignone (pace stipulata nel 593 fra il papa Gregorio Magno e Agilulfo). Se il VI sec. fu caratterizzato da una fase di razzie e devastazioni, nel successivo seguì l occupazione; tale fenomeno riguardò anche la maremma, come testimonia il rinvenimento di corredi militari Longobardi nelle necropoli di Grancia, di Roselle (entrambi nelle immediate vicinanze di Grosseto) e in quella di Castiglione (Serrata Martini). L area fu interessata da un espansione dei Lucchesi verso sud e di Chiusi verso Ovest; infatti nei secoli successivi si attestano proprietà dei primi a Colonna (oggi Vetulonia), Ravi, Grosseto, Istia etc. e dei secondi a Castiglione. Per quanto riguarda invece l aspetto insediativo questo fu fortemente condizionato dallo stato generale di guerra e di insicurezza tanto da limitare l insediatività ai centri, i quali furono caratterizzati da uno stato di autarchia e di estrema povertà. Intorno al 570 i Longobardi occuparono le coste scacciando i Bizantini. Essi si insediarono nei centri un tempo latini ma, soldati e cacciatori, sdegnarono il lavoro dei campi. Gli abitanti di Salebrone, non potendo più accudire i loro commerci, abbandonarono il territorio alla ricerca di luoghi più sicuri (generalmente intorno alle abbazie). I Longobardi del ducato di Chiusi sfruttavano le saline delle rive nord del Prile e controllavano l Isola Clodia. Dal Lago le carovane che portavano il sale risalivano le vallate dell Ombrone e dell Orcia verso le terre di Siena, Chiusi e Arezzo. Si comincia a parlare di Piscaria a Mare o Castellione della Piscaria nell 813. A questa data, infatti, risale la donazione del figlio di Carlo Magno, l Imperatore Ludovico il Pio, all abbazia di Sant Antimo. In tale donazione figuravano le peschiere castiglionesi, le macchie che andavano da Poggio Spada al Lago Prile e l isoletta Clodia, che vedeva sorgere,sulle rovine romane, una comunità monastica chiamata Badia al Fango. I monaci benedettini svolsero un importante opera di manutenzione grazie alla coltivazione dell entroterra, alla bonifica della valle dell Ampio ed allo sfruttamento dei mulini del torrente. Una considerevole comunità abitava a Buriano già due secoli prima del Mille e nel IX secolo la sua corte possedeva già parte dei territori attorno al Prile. PARTE II STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 171

7 Nel 962 Castiglione venne ceduta alla Repubblica Pisana dall Imperatore di Germania Ottone I. I pisani vollero assicurare il paese contro le incursioni saracene che per tutto il IX secolo avevano flagellato le coste maremmane; crearono così mura turrite ed un castello che si trovò così a far parte di un sistema difensivo comprendente il Castellaccio Prile (quota 284 m), Castelmaus (328 m), oggi diroccato e posto alla destra della strada che dalle Collacchie scende verso Pian d Alma, la Torre delle Rocchette e la Torre delle Civette sulla foce dell Alma. A partire dal Mille, la famiglia dei Lombardi, aristocratici di campagna, sarà per quasi trecento anni la maggiore forza politica dell entroterra. Già dominatori assoluti di Buriano, divennero nel 1163 padroni dei territori del monastero di Sant Antimo e, successivamente, entrarono a far parte dell orbita pisana. Tra il X-XII secolo nell area in esame, corrispondente alla diocesi di Roselle, il controllo dei castelli è tendenzialmente sottoposto a soggetti laici appartenenti ad esponenti di famiglie, che avevano detenuto uffici pubblici; non è invece documentato un ruolo attivo degli episcopati locali. Questo si pensa sia dovuto alla scarsa capacità di guida che i vescovi esercitavano sull aristocrazia locale. Nel territorio di Roselle-Grosseto, in riferimento alla diocesi, il fenomeno dell incastellamento ha costituito un evoluzione del sistema insediativo precedente, piuttosto che un momento di rottura; nella maggior parte dei casi i castelli insistevano su aree già insediate; infatti a partire dall VIII secolo si assiste al costituirsi di grandi proprietà e di aziende presso villaggi preesistenti. Sono invece assenti documentazioni che attestino la presenza di un insediatività sparsa. Inoltre è attestato in questo periodo una tendenza progressiva allo spostamento degli insediamenti alle quote più elevate, per evidenti questioni igieniche ed ambientali legate al disastro idraulico della piana e quindi anche al diffondersi della malaria. E opportuno, a questo punto ricordare la figura di S. Guglielmo che tanta importanza conserva ancora nell immaginario della popolazione locale. Attorno al 1150, secondo la tradizione, comparve un uomo alto e fiero, guerriero, crociato, venuto nelle nostre macchie in cerca di solitudine e di Dio. Era Guglielmo, duca di Aquitania, il santo fondatore dell ordine dei Guglielmiti. Nel luogo della sua morte sorse, tra il 1227 ed il 1240, il monastero dei Guglielmiti su volere di Papa Gregorio IX. A quest ordine furono affidati quasi tutti i monasteri benedettini della Maremma (Badia al Fango, Sestina, Sant Antimo). I servi dei monasteri avevano, in un primo momento, favorito i Lombardi a divenire i nuovi padroni, ma, spalleggiati da Pisa, successivamente si emanciparono e fondarono libere comunità. La prima a liberarsi fu quella di Castiglione della Pescaia nel 1229; seguirono poi Badia al Fango e Buriano. Il comune di Buriano continuò a governare fino al 1398 quando Gherardo Appiani, signore di Piombino, lo conquistò assieme alla Badia al Fango, l Alma e parte della costa. Castiglione della Pescaia rimase il centro operativo di Pisa fino al 1404, quando il paese si sottomise spontaneamente alla Signoria di Firenze. Un altro indicatore importante è costituito dai livelli di popolamento che dal XIII PARTE II STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 172

8 sec. fino all Ottocento sono stati tra i più bassi della Toscana. Tra il X e il XIV sec. il territorio fu sotto il dominio pisano, che ne sfruttò le potenzialità sia militari che commerciali; a loro si deve inoltre la riorganizzazione del borgo e la creazione di un sistema difensivo territoriale, realizzato con l edificazione di roccaforti, quale Torre delle Rocchette, Torre di cala Galera, Castel Maus e Castellaccio Prile. Per tutta la prima metà del XV secolo le comunità rurali continuarono a conservare un certo benessere ma, nei secoli successivi, lo sfruttamento miope delle signorie ed il sorgere di diverse tecniche di combattimento e architettura militare portarono alla decadenza di Buriano e Colonna. L uso incontrollato delle peschiere, che ostruiscono gli sbocchi al mare, causò il lento ma inarrestabile crescere delle paludi malariche. Castiglione della Pescaia rimase sotto la protezione fiorentina fino al 1447, quando l esercito di Alfonso d Aragona, in guerra con Firenze e Piombino, occupò il paese, le campagne e la Badia al Fango. I napoletani rimasero fino al 1460, rinforzarono le fortificazioni ed ampliarono la cerchia muraria secondo la conformazione attuale ( con 3 porte e 11 torri ). Durante l occupazione aragonese, la comunità della Badia al Fango, priva di difesa e di risorse economiche, abbandonò per sempre la propria terra. Nel 1460 Alfonso donò, per ragioni politiche, Castiglione al Papa Pio II, che a sua volta girò la proprietà ai Piccolomini entrando così nell orbita senese fino al 1559, quando Cosimo I dei Medici riuscì ad acquistare per vie diplomatiche il castello, infeudandolo alla consorte Eleonora da Toledo Il dominio mediceo Il geografo F. Leandro Alberti, in Descrizione di tutta l Italia del 1550, presenta così il territorio:... Camminando poco più avanti ci si imbatte nella foce del fiume Alma, che scende dalli colli, e in questo luogo scarcasi dell acque. Seguita Castiglione di Piscaia, posto alla bocca della fangosa Palude nomata il lago di Aprile da Antonino nell Itinerario. Vedesi poi, seguitando intorno al detto lago, Buriano e più oltre Colonna; e nel principio de l Lago, la foce del fiume Bruna, che descende dalli monti vicini a Massa, e qui mette fine nel lago di Aprile, dal detto fiume Prile. Piegandosi lungo la riva del lago, e scendendo alla marina, alquanto dalla riva discosto appare sopra il colle Monte Pescali, da cui come penso trasse il cognome Castiglione di Pescaia invece di Pescali... Il secolo XVI è di tremenda decadenza. Fino alla rinascita granducale, le acque prenderanno il sopravvento sulle terre. L isolamento culturale, la depressione economica e politica, la malaria, fanno lentamente degenerare le popolazioni. Le terre coltivate scompaiono sommerse dai giunchi, si dimenticano le elementari nozioni di agraria e idraulica che, dai monaci, erano passate ai Comuni. Durante l età Medicea la situazione sia socioeconomica che quella insediativa ed infrastutturale rimane invariata; da un lato il forte protezionismo che impedì di sfruttare le potenzialità portuali locali e, dall altra, il tentativo di conciliare il lago e la pesca con l attività agricola, senza di fatto provvedere alla sistemazione idraulica, impediscono un reale sviluppo economico e demografico locale. Lo sviluppo agricolo trova ostacolo PARTE II STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 173

9 nell allevamento brado (pratica della transumanza) e nella conduzione sconsiderata del lago 7, questa attività inoltre è gestita da appaltatori esterni, come esterna è la manodopera, mentre i proventi vanno tutti ai Medici, che detengono il lago come proprietà privata. A questa situazione si aggiunge il disastro ambientale che favorisce la stagionalità dei lavoratori e la concentrazione della popolazione nell entroterra; se, infatti, d inverno i luoghi sono vivibili, causa la mancata regimentazione delle acque i paesi sono di fatto isolati e le strade non sono percorribili; d estate invece pur migliorando i collegamenti, causa la malaria, il caldo e il ristagno delle acque, l ambiente è invivibile. Non è un caso che durante il periodo di statura, allorché i caldi malarici di pianura consigliavano di cambiare aria 8, la sede amministrativa della Comunità di Castiglione si trasferisce a Tirli, unica novità insediativa dell epoca; qui già a fine Seicento vivono due terzi in più delle famiglie presenti a Castiglione. Ad aumentare l isolamento fisico del territorio contribuisce il confine amministrativo; la comunità di Castiglione è infatti circondata dalla parte di terra dal Principato di Piombino 9. Relativamente al sistema difensivo si abbandonano gli insediamenti più interni, quali Castel Maus e Castellaccio Prile, come pure la Torre della Troia Vecchia, sull omonima isola, perché saccheggiata dai Turchi, e si rafforzano le altre sulla costa, segno che il pericolo principale viene dal mare. Solo Castiglione della Pescaia conserverà un certo interesse strategico. Le sue fortificazioni verranno infatti rinforzate e collegate strategicamente al Forte delle Rocchette, alla sovrastante Torre di Cala Galera, al Castello di Capotroia, alla Torre del Barbiere e a quella sull isoletta Troja. La politica medicea fu deleteria, basata come era sullo sfruttamento irrazionale del patrimonio ittico al quale si univa la mancata regolazione delle bocchette del lago. Queste erano due sciacquatoi, o gradini murati, che avevano la funzione di contenere sino ad una certa altezza le acque per poi lasciarle defluire, se eccedenti, in modo da conservare costante il livello stesso del Lago. Per timore che il pesce fuggisse in mare dal Lago, gli affittuari chiusero e rialzarono queste bocchette determinando una dilatazione dell acqua stagnante. Ciò determinava, soprattutto in estate, un miscuglio di fango, pesci, materie organiche in putrefazione, senza considerare poi che il mancato deflusso del Lago impediva la naturale ripulitura del fondo del porto, spesso insabbiato. Ci vollero insistenti richieste per fare intervenire Ferdinando I che, nel 1592, fece demolire la Pescaia e costruire la Fossa Nuova, emissario delle acque del Lago al mare. 7 Per aumentare il pescato, si alzavano le bocchette di deflusso delle acque lagunari, provocandone un innalzamento del livello, che a sua volta aumentava le aree impaludate. 8 vedi nota precedente. 9 i confini sono segnati dall Abbadiola, il vecchio corso dell Ampio fino al Mulino dell Ampio e di qui al crinale di Poggio Spada, per discendere nuovamente fino alla Zinghera e seguire fino al mare il corso dell Alma; la questione del lago fu comunque sanata nel 1677, con l acquisto per via indiretta da parte dei Medici del lago prima proprietà dello Stato di Piombino. PARTE II STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 174

10 Nello stesso anno venne istituito l Ufficio dei Fossi con il quale il Sovrano delegava per la prima volta il coordinamento, il controllo e l individuazione delle iniziative di Bonifica ad un ufficio periferico. Cosimo II fece costruire ( ) un Canale Navigabile, detto Navigante che, partendo dal cosiddetto porticciolo di Grosseto presso il Querciolo, arrivava, costeggiando il Lago a sud parallelamente al Fosso Martello, a sfociare nella Fossa Nuova e quindi alla Fiumara. L ultima grande opera medicea risale al Si tratta di un Nuovo Canale Navigabile (il Vecchio Navigante divenne ben presto intransitabile) che, terminato nel 1715, cinque anni più tardi era già largamente devastato dal bestiame e dall incuria. I Medici non riuscirono a capire la vocazione produttiva e commerciale di Castiglione. Essi preferirono sempre acquistare grosse partite di grano a basso prezzo sulle piazze del Levante, Sicilia e nord Europa, immettendole poi sul mercato interno. Inevitabilmente questo ridusse in maniera massiccia il prezzo dei cereali, dando il definitivo colpo di grazia alla fragile economia maremmana. Per di più, i Medici avevano trovato in maremma una consistente fonte di entrata senza spese grazie ai terreni a pascolo affittati annualmente a fida ai pastori. Il Lago poi generava sì esalazioni mefitiche, ma era ricco di pesce e costituiva al tempo stesso l unica risorsa economica ragguardevole della zona e la fonte primaria della malaria. Con l affitto della pesca del Lago, i Medici ricavavano 1/3 delle loro entrate fondiarie nette. I sovrani non avevano nessun interesse a cambiare questo sfruttamento sterile, arginando per esempio il deterioramento ambientale, perché, al di là dei problemi tecnici, non se la sentivano di rinunciare ad una rendita parassitaria sicura, quale l introito delle fide e del canone di affitto del Lago. Gli ultimi Medici non provvidero nemmeno alle normali operazioni di manutenzione ordinaria e, all avvento dei Lorena alla metà del XVIII sec., il Lago di Castiglione era ricoperto da una fitta vegetazione palustre, presentandosi così come uno sterminato acquitrino di 40 miglia di perimetro Il dominio dei Lorena Il Granducato di Toscana, a seguito di equilibri diplomatici internazionali, divenne possesso di una dinastia straniera, quella Lorena, nel La politica Lorenese si differenzia fortemente da quella attuata precedentemente; la maremma non è più vista come un territorio di confine e da sfruttare, bensì come luogo con forti potenzialità; in tal senso vanno visti la serie di studi di carattere idraulico sul territorio e i frequenti sopralluoghi eseguiti in prima persona da Pietro Leopoldo 10, dai quali emerge chiaramente che la crisi socio-economica locale è legata al dissesto idrico, all isolamento (assenza di una rete viaria soddisfacente), all abbandono della campagna da parte dei grandi proprietari terrieri e all insieme di leggi restrittive in campo economico. 10 Si veda D. Ester, In viaggio con il Granduca, Itinerari nella Toscana dei Lorena, edizione medicea, Firenze, PARTE II STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 175

11 La scelta politica di fondo dei Lorena si pone a favore della agricoltura e del popolamento, per cui il Lago come vivaio di pesce ed il pascolo brado, si rivelarono sempre più anacronistici. Fu subito evidente un certo interessamento per la maremma concretizzato da provvedimenti volti a liberalizzare il commercio dei grani verso l esterno, a difendere gli alti prezzi agricoli, a favorire la semplificazione fiscale e la chiarezza legislativa. La maremma non è più colonia da sfruttare, ma parte integrante dello Stato da recuperare. I provvedimenti presi sono, da questo punto di vista, molto significativi. Il progetto sostenuto dai Lorena si muove su due livelli: un primo, quello legislativo, tende a favorire il liberismo e la messa a coltura delle terre abbandonate; il secondo invece, più operativo, tende attraverso azioni dirette o indirette al riassetto del sistema viario e idraulico. In questa direzione va vista la Riforma del sistema viario del 1774 che classifica le strade e responsabilizza le singole Comunità le quali sono tenute a rispondere della manutenzione delle stesse; provvedimento evidentemente necessario se ancora nella seconda metà del 700 la situazione del sistema viario locale è drammatica, infatti il principale sistema di trasporto tra Castiglione e Grosseto è il barchetto e per macinare il grano la comunità di Castiglione deve recarsi nella ben più lontana Montepescali piuttosto che a Grosseto. Per quanto riguarda la questione idraulica due sono progetti principali; il primo sostenuto da L. Ximenes (seconda metà del 700), si prefigge di controllare il livello delle acque, facendo defluire quelle eccedenti in inverno per evitare gli allagamenti e trattenendole in estate per mantenere l acqua ad un livello tale da non ristagnare; la finalità infatti era quella di conciliare il lago, la pesca e la sua rete di percorsi fluviali, con l attività agricola; tale progetto seppur geniale viene abbandonato, causa i forti costi e la complessità d esecuzione; il secondo invece legato al concetto di bonifica integrale viene attuato nella prima metà dell Ottocento con la costruzione dei due canali Diversivi, che convogliano le piene dell Ombrone nel lago colmandolo. Nonostante la permanenza di sacche malariche, il giudizio complessivo sulle opere sostenute è positivo, infatti alla fine anni 50 dell Ottocento, dei terreni recuperati con la bonifica, ne sono già stati messi a coltura circa 4000 ha e inoltre si assiste ad un lento, ma progressivo aumento demografico. Nel 1746 venne imposto ai proprietari assenteisti, pena l esproprio, la riduzione delle loro terre abbandonate entro un anno: è il lavoro a legittimare la proprietà. Nel 1765 Pietro Leopoldo I divenne Granduca di Toscana. Egli subito si distinse grazie alla decisione di livellare ettari di terreno concessi ad una trentina di grossi faccendieri: è il vero atto di nascita della classe di nuovi proprietari (già affittuari e faccendieri), che da questo momento si sostituiranno alla vecchia proprietà pubblica nobiliare ed ecclesiastica assenteista. Nel 1766 venne costituita la Provincia Inferiore Senese o di Grosseto ed il Marchesato diventa la Podesteria di Castiglione della Pescaia, con sede estiva a Tirli, comprendente Giuncarico, Colonna, Caldana, Ravi e Gavorrano. Nel PARTE II STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 176

12 1783 il Comune di Castiglione viene soppresso e, insieme a Tirli, riunito a quello di Grosseto. In questo periodo Castiglione assunse l aspetto attuale. Pietro Leopoldo concesse molti privilegi a chi intendesse trasferirsi nella Provincia Inferiore, donando ai nuovi arrivati il terreno per le case ed il legname per le costruzioni. Ossessionato dallo spettro della rivoluzione francese, Ferdinando III, alle prime annate di scarso raccolto, decise di adottare provvedimenti vincolistici e annonari al fine di prevenire ribellioni popolari. L abolizione della libertà del commercio estero delle derrate, la scarsità effettiva dei cereali, la psicosi della guerra, il passaggio degli eserciti, le costrizioni militari (che sottraevano manodopera alle campagne), spiegano la corsa al rialzo dei prezzi ed il malumore popolare, sfociato nell insorgenza del Bisogna considerare inoltre, l aggravamento della situazione sanitaria, conseguenza delle operazioni di bonifica e la mancanza di un adeguata rete stradale che impediva la formazione di un mercato per la produzione cerealicola. Nell ultimo decennio del Settecento i fabbricati della Badiola erano fatiscenti, la Casa Rossa in degrado, le roccaforti costiere delle Rocchette e di Cala Galera quasi irraggiungibili per il deterioramento delle strade. La crisi economica era evidente nelle saline abbandonate, nel borgo spopolato e nel completo arresto della bonifica idraulica del Lago. Dal 1801 al 1807, Castiglione si trovò a far parte del nuovo Regno di Etruria affidato a Ludovico Borbone. Nel 1808 la Toscana venne annessa all Impero Napoleonico e fu eretta in Granducato per la sorella di Napoleone, Elisa Baciocchi. Nel 1814 la Legge Granducale abolì tutto l apparato amministrativo francese, ripristinò quello Leopoldino e soppresse il Comune di Castiglione fino al 1833, allorché venne formata definitivamente l attuale comunità con le frazioni di Buriano Colonna e Tirli. Con il ritorno dei primi funzionari lorenesi inviati in maremma dal restaurato Ferdinando III, si evidenzia il quadro disastroso della pianura. Sotto il suo regno ( ) l unica novità riguardò il miglioramento della rete stradale. Le grandi opere di bonifica avvennero con Leopoldo II ( ). Fin dall inizio del suo mandato, il nuovo Granduca visitò tutta la fascia costiera per rendersi conto personalmente del problema maremmano. Impressionato da tanta desolazione, il giovane Leopoldo ordinò all ing. Gaetano Giorgini prima e a Vittorio Fossombroni poi, di studiare il problema del risanamento del territorio. Vista l importanza del tema della Bonifica se ne rimanda l approfondimento al capitolo successivo. I risultati dell intervento Leopoldino furono importantissimi per la vita ed il ripopolamento della zona. I grandi lavori di bonifica, lo sviluppo della rete stradale, il restauro del porto, la soppressione degli usi civici, permisero finalmente il decollo dell agricoltura. Lo stesso Leopoldo II vi contribuì introducendo nuove colture (cotone e gelso), nuovi strumenti e nuove razze selezionate di bestiame alla Badiola, tenuta che divenne così un modello d avanguardia. La fattoria, essendo proprietà privata del Granduca, rimase ai PARTE II STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 177

13 Lorena anche quando essi, nel 1860, dovettero andarsene dalla Toscana in seguito all annessione al Regno d Italia. Alla fine del secolo tutto però era tornato come prima. Una particolare citazione va fatta per le politiche dell appoderamento e del mezzadriato. Intorno ai primi anni del 1910 il modello mezzadrile parve finalmente adattabile alla realtà grossetana. Grazie alla meccanizzazione si poté affermare un appoderamento costituito da grandi unità aziendali lavorate con l ausilio di manodopera aggiuntiva a quella familiare-colonica. La scelta padronale a favore della mezzadria pura fu quindi determinata non solo dal fattore economico e psicologico-culturale, ma anche da quello sociale, dovuto alla presenza, nelle grandi tenute, di una insufficiente manodopera stagionale non residente, poco qualificata e dalle alte pretese salariali. Gli scioperi (a partire dal 1895) e le altre forme di rappresaglia contro i padroni (atti di danneggiamento di macchine, edifici, coltivazioni) assunsero un rilievo impressionante fra 800 e 900, ma l appoderamento e la colonizzazione continuarono anche dopo la Grande Guerra, tanto che nel 1922 si arrivò a contare ben 25 verità aziendali. Il Catasto Agrario del 1929 fotografava in modo esemplare il composto di arcaismi e modernizzazione espresso dall organizzazione paesistico-agraria grossetana. Delle 595 aziende provinciali censite nel 1929, la maggior parte (387) risultava già strutturata nella forma del podere mezzadrile. Agglomerati nuovi stavano sorgendo nella pianura riconquistata grazie alla bonifica ed alla colonizzazione idraulica, in special modo lungo le più importanti vie di comunicazione, basti citare, a questo proposito, la colonizzazione agricola di Pian di Molla, legata alle cave di calcare di Poggio Moscona. Il sistema insediativo nel Catasto Lorenese Da una lettura del territorio all epoca della 1 edizione del Catasto Leopoldino ( ) si possono fare le seguenti riflessioni; il sistema insediativo è concentrato sui centri storici, Colonna (l attuale Vetulonia), Tirli, Buriano e Castiglione; sono presenti le prime tracce di quelli che saranno i nuclei di pian d Alma e pian di Rocca; il sistema delle case sparse è pressoché assente, fatta eccezione delle aree a valle di Colonna e Buriano, dove evidentemente le condizioni ambientali erano migliori; il lago ormai deterioratosi in palude ricopre ancora un vasta area della pianura, infatti a parte i chiari, più profondi, il livello generale delle acque è basso ed impedisce la navigazione; inoltre il perimetro è soggetto ad espandersi causa le piene invernali, allagando di fatto parte della piana degli Acquisti; a questo si deve aggiungere il sistema dei lagaccioli costieri, quali quello di pian d Alma, quello del Gualdo a Punta Ala e infine quello di pian di Rocca. Per quanto riguarda il sistema viario sebbene non sia ancora articolato, risulta ormai consolidato nei suoi elementi essenziali; è infatti presente l attuale strada delle Collacchie, la strada che da pian d Alma conduce a Punta Ala, il tratto di provinciale che da Castiglione conduce ai Ponti di Badia e la strada delle strette, che da Castiglione conduce all attuale Ampio per proseguire verso Tirli e verso le case di Colonna; la rete viaria è più fitta nei pressi di Colonna e Buriano in relazione al fenomeno delle case sparse, dove PARTE II STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 178

14 molti sono gli elementi di continuità con la situazione attuale; andranno invece in disuso o addirittura saranno cancellati alcuni percorsi quali quello delle Rocchette, legato al sistema difensivo delle torri costiere, la strada per Siena che da Castiglione, in parte in pianura e in parte in crinale passava dal Romitorio e poi da Buriano e infine la strada di mezza costa che passando per il podere il Frantoio, collegava l attuale Vaticino con Macchiascandona. Il sistema insediativo nel 1883 (carta storica dell IGM) L immagine del territorio descritta nella carta dell IGM del 1883, presenta diversi cambiamenti rispetto al periodo precedente legati senza dubbio al miglioramento delle condizioni ambientali locali; si è ridotta infatti notevolmente la palude, grazie alle opere di bonifica integrale, che a partire dagli anni 30 hanno visto la realizzazione dei due canali diversivi, dell Allacciante, del nuovo alveo della Molla e il prosciugamento del lago Bernardo nei pressi di Roselle. Tali dati trovano conferma nelle stime demografiche, se infatti nel 1830 la popolazione locale risultava di 1361 unità nel 1871, questa è quasi raddoppiata, passando a Da un punto di vista insediativo infatti il fenomeno delle case sparse si estende all ansa della Badiola e sono già presenti le prime tracce di quelli che saranno i nuclei della Fattoria la Badiola e di Vaticino. 11 L economia della Provincia di Grosseto, Camera di Commercio Industria e Artigianato, edizione Giuffrè editore, 1969, tip. multa pacis, Varese e D. Barsanti, Castiglione della Pescaia, Storia di una comunità dal XVI al XIX secolo, Edizioni ETS, Pisa PARTE II STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 179

15 PARTE II STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 180

16 PARTE II STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 181

17 Si infittisce inoltre la rete viaria sia di fondo valle, inizia a comparire la trama degli appoderamenti, e quella nelle aree boscate; se il tratto dell attuale provinciale da Castiglione a Macchiascandona è completato, ancora frammentato è il tratto successivo; è invece presente il tratto di strada che da Macchiascanodna, passando per il padule del Raspollino conduce a Grosseto, realizzando quel collegamento diretto tra i due centri auspicato da secoli. Risultano invece ormai in disuso le torri costiere che sono riportate come ruderi. E da notare la presenza della ferrovia, che migliorò tanto il problema dei collegamenti con l esterno, favorendo però lo sviluppo di Grosseto a svantaggio del sistema portuale di Castiglione. PARTE II STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 182

18 PARTE II STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 183

19 La bonifica - Leonardo Ximenes All avvento dei Lorena, il territorio si trovava in situazioni disastrose. Le acque stagnanti del Lago si estendevano per circa 50 Km 2 e arrivavano a lambire il territorio di Castiglione, di Buriano, di Montepescali e di Grosseto. Leonardo Ximenes, padre Gesuita, fu il primo ad avere una visione generale del problema maremmano e ad affermare che, solo affrontando definitivamente il problema del Lago di Castiglione, principale causa dell infezione malarica, poteva essere garantito lo sviluppo economico della zona. Ximenes era convinto che il Lago non andasse colmato, o eliminato, con le torbide dell Ombrone e della Bruna, ma lasciato sussistere regimando le acque e controllandone il livello. Per regolare il deflusso del Lago, egli fece costruire uno splendido edificio a due piani con tre archi e relative cateratte, la centrale delle quali veniva usata come passaggio obbligato per il pesce in uscita e risalita, da raccogliere mediante apposito retone. Imponente e geniale, sopra le arcate, la Casa aveva lo stanzone dell argano, con macchine e pulegge per il manovramento delle cateratte; sotto il tetto erano collocati gli alloggi dei pescatori. Contemporaneamente venne scavato un canale in mezzo al Lago (Canale Reale), largo 9 m, che doveva facilitare il deflusso del Padule e permettere la navigazione da Grosseto alla Fiumara, con l utilizzo di parte delle acque dell Ombrone. Inoltre, per favorire il ricambio delle acque morte e il mantenimento del livello ottimale durante le siccità estive, operò un difficile collegamento di fossi nuovi e preesistenti in modo da formare un Canale di Rinfresco fra Ombrone (tagliato alla Barca di Grosseto) e Padule. Il Canale, insieme al quello Reale, alla Fossa Nuova a alla Fiumara, doveva rendere possibile la navigazione e i trasporti fra il Porto di Castiglione e Grosseto, ed insieme azionare alcuni opifici (mulini e frantoi). Ximenes si occupò, inoltre, del primo Piano Regolatore del nuovo borgo nato sotto il Castello richiamando, con una serie di incentivi, nuove famiglie a risiedervi; ristrutturò il porto attraverso lo svuotamento della Fiumara, l innalzamento delle bandine in muratura, il prolungamento dei bracci della bocca del porto e lo scavamento di una grande darsena triangolare; fece costruire magazzini per la conservazione dei cereali e la lavorazione del pescato; edificò un lungo acquedotto. Quest ultimo ha il suo punto più rappresentativo nei 120 m sopraelevati su arconi, realizzati per scavalcare le asperità del terreno, e conserva ancora i resti in argilla inglobati che portavano l acqua dalla sorgente della Fonte al Fico a Castiglione, fino ad alimentare la fontana che tuttora è in piazza Garibaldi. L opera apparve come un vero capolavoro di ingegneria idraulica, tant è vero che rimase funzionale fino ai nostri tempi. I lavori dello Ximenes durarono dal 1766 al Troppi però furono quelli cominciati e non terminati: il sistema Ximenes appariva troppo complesso per una zona dove anche la semplice manutenzione diventava spesso impossibile. Nel 1780 venne sostituito da Pietro Ferroni, il quale demolì alcune delle strutture del predecessore e delegò ai privati le colmate di piccole estensioni. Fantoni, suo successore nel 1788, pensò seriamente alla colmata del Lago con le acque dell Ombrone, ma il suo progetto venne considerato troppo dispendioso. PARTE II STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 184

20 Gli interventi di Vittorio Fossombroni I lavori di Bonifica, ripresero con vigore soltanto con l avvento di Leopoldo II. Il giovane sovrano ordinò all ing. Gaetano Giorgini, che già si era messo in luce nella sistemazione idraulica di alcune paludi lucchesi, di risolvere la situazione. Posto che l unica soluzione valida è quella delle colmate, disse Giorgini, è anche vero che è più realistico pensare a qualche sicura operazione parziale, quale l esclusione delle acque salse delle paludi che, secondo il parere degli scienziati dell epoca, ignari dell inoculazione della zanzara anofele, era la causa principale della malaria. Per questa ragione, presso la Fiumara di Castiglione, vennero realizzate delle cateratte. Il ponte Giogini, inaugurato nel 1828, fu posto nel punto più basso della Fiumara perché vi confluissero le acque di scolo del Lago e, contemporaneamente, trovandosi sufficientemente distante dal mare, fosse protetto dall urto diretto delle sue onde sulle cateratte. Per la prima volta fu così possibile passare lungo la strada Grosseto-Castiglione senza dover ricorrere alla barca. Colpito dalla validità della bonifica della Chiana, Leopoldo II incaricò il responsabile, Vittorio Fossombroni, di recarsi nel grossetano nel Il suo progetto ribadiva in sostanza l efficacia esclusiva della colmata per recuperare la vasta superficie paludosa. Melma di fiume venne quindi convogliata, principalmente dall Ombrone, mediante due Canali Diversivi: uno aveva origine presso la presa d acqua, o dentello, di Ximenes e utilizzava il corso del Navigante, l altro iniziava alla volta di San Martino. I Canali Diversivi, realizzati a partire dal 1833 sotto la direzione tecnica del Manetti, convogliavano le acque in cinque bacini di colmata. Esse venivano fatte depositare, chiarificare ed infine scaricare in mare attraverso i tre emissari, appositamente scavati, del Bilogio, di S. Leopoldo e di S. Rocco. I risultati ottenuti furono importantissimi per la vita ed il ripopolamento della zona: già nel 1842 erano stati recuperati alla coltura circa ettari, più che raddoppiati nel Durante i primi anni del Regno d Italia le cose peggiorarono, sino a che, nel 1871, la direzione dei lavori non passò al Baccarini. Furono intrapresi i lavori di colmata della seconda metà. della iniziale superficie del padule e si proseguì alla sistemazione del Primo Diversivo, affinchè potesse raggiungere una portata di 300 m 3 al secondo. Vennero scavati nuovi canali colmatori su entrambi i suoi lati, venne inalveata nuovamente la Bruna e rafforzati gli argini dell Ombrone Il XX secolo Dopo la fase leopoldina delle bonifiche, bisognerà arrivare al periodo compreso tra la I e la II guerra mondiale per ritrovare il necessario dinamismo nella conduzione dei lavori. Lo sforzo finanziario compiuto dal governo fascista per risolvere la situazione fu imponente. Determinanti furono le disposizioni della Legge Mussolini del 1928 (n. 3217) a favore della Maremma Toscana relative alla Bonifica Integrale. In base alla Legge, la Bonifica non si esaurisce con le opere di prosciugamento e di colmata, ma si coordina con la sistemazione montana e valliva dei corsi d acqua, con le strade, le opere di approvvigionamento idrico, la lotta antimalarica. Scopo della Bonifica PARTE II STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 185

21 Integrale era quello di utilizzare il risanamento di un territorio al fine di ottenere la sua trasformazione igienico-sociale. Le opere dovevano essere attuate dai proprietari dei terreni con il concorso praticamente integrale dello Stato e la Legge fece in modo di incentivare la formazione di Consorzi tra privati. Il Consorzio per la Bonifica grossetana fu istituito con il R.D. 29 marzo Esso si occupò di eseguire tutti i lavori di bonifica del Comprensorio, aiutato dall Ispettorato per la Maremma Toscana e dall ONC (Opera Nazionale Combattenti). A quest ultima vennero affidati tutti i beni dei Lorena (Badiola, Alberese ecc...) sequestrati dallo Stato italiano. Vennero regolamentate le acque che, defluendo dai monti, allagavano le terre basse, convogliandole alla Bruna e all Ombrone con una rete di canali. Tra il 1932 ed il 1933, venne realizzata una rete di scolo per le acque metereologiche per 450 Km. Oltre che alla canalizzazione ed alla sistemazione dell alveo della Bruna e dei suoi due maggiori affluenti, Fossa e Sovata, il Consorzio si occupò anche della realizzazione di numerose strade (120 Km) e dell acquedotto rurale (160 Km) a servizio di tutto il Comprensorio, escluso Grosseto città. Per facilitare la realizzazione di queste opere, venne costruito un villaggio operaio a Macchiascandona per facilitare agli operai il collegamento con le zone di lavoro. Con il villaggio di Macchiascandona, dotato di acqua potabile, che formerà il primo nucleo di un futuro centro agricolo, si è resa meno aspra la dura fatica dei lavoratori. Alla metà degli anni Trenta, Ha. di terreno agricolo erano condotti a mezzadria, con unità poderali di dimensioni in prevalenza inusitate rispetto al resto delle terre basse toscane, mentre Ha. erano sottoposti a conduzione diretta (con aziende medio grandi). Vennero ridimensionate drasticamente le superficie aziendali, ottenendo in media Ha. per podere e 200 Ha. per le tenute capitalistiche. Inoltre l andamento colturale ed il sistema di allevamento vennero razionalizzati tramite l abolizione completa del maggese nudo, del riposo, del pascolo, e attraverso l introduzione di rotazioni strette di tipo quadriennale e biennale, garanzia di incremento della coltura di rinnovo, di prati di foraggiere ed erbai intercalari. Utilizzando alberature frangivento e pinete litoranee, si favorì inoltre una dilatazione delle colture viticole e frutticole. Dalla lettura della cartografia dell IGM del 1942 emergono una serie di processi di trasformazione in linea con quelli del periodo precedentemente analizzato. Si infittisce la rete viaria e la tessitura della maglia agricola un po in tutte le aree di fondovalle, da pian d Alma, pian di Rocca alla così detta ansa della Badiola. Anche sul versante della bonifica si sono fatti sostanziali passi in avanti; le aree che prima ne hanno benficiato sono state quelle ad est nella piana di Grosseto e quelle a nord alla confluenza del Bruna con il fiume Sovata 12 ; qui alla zona agricola di Piatto Lavato, dove una viabilità di attraversamento 12 Le ragioni sono legate alla meccanica della colmata, che sfrutta le piene dell Ombrone e del Bruna che si trovano rispettivamente ad est e a nord della piana. PARTE II STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 186

22 trasversale della piana era già presente nel Catasto Leopoldino, si aggiunge la Piana dei Sodi. Sono invece ormai costituiti i nuclei dell Ampio, di Ponti di Badia e delle Palazzine, mentre sono consolidati gli altri, quello di pian di Rocca, della Badiola e di Vaticino. Anche il fenomeno delle case sparse si è intensificato, in particolare nei pressi di Castiglione, tra il fiume Ampio e la Fattoria la Badiola, tra Macchiascandona e Vaticino (l appoderamento di queste due aree è opera dalla famiglia Peragallo, che possiede la Fattoria la Badiola a partire dagli anni 40) ed infine la zona di Piatto Lavato, il cui appoderamento è effettuato della famiglia Pallini. Relativamente ai centri abitati si osserva una contenuta crescita di Castiglione lungo il fronte mare verso ovest (in direzione di Follonica) e di Vetulonia lungo la strada di accesso, mentre è più consistente la crescita di Grosseto. Questo tendenza è confermata dai dati demografici; se infatti il Comune di Castiglione della Pescaia, con suoi 6063 abitanti nel 1937, è triplicata rispetto ai dati del 1871, Grosseto con i suoi abitanti è, rispetto allo stesso censimento, quintuplicata. Le ragioni, descritte precedentemente, sono legate alla centralità di Grosseto rispetto ai principali percorsi e sistemi di trasporto, quello carrabile e quello ferroviario e allo sviluppo agricolo, reso possibile dall attività di bonifica, che ha messo a disposizione gran parte della piana dall area degli Acquisti fino a Torre Trappola. L Ente Maremma è uno degli enti di colonizzazione, istituiti a seguito della Legge Stralcio, la n 841 del 21/10/50, con il compito di attuare sul territorio (i comprensori individuati furono 8) la riforma fondiaria e agraria; tale iniziativa cercava di dare risposta ad una serie di problemi: primo fra tutti la mancanza di terre e la concentrazione di quelle presenti in grandi latifondi in gran parte a bassa redditività in un paese, in cui il 45% della popolazione era dedita all agricoltura 13 ; il secondo il forte disagio e la crescente disoccupazione a seguito della guerra ed infine l obiettivo di porre fine alle continue lotte tra operai salariati e proprietari terrieri. 13 Nella provincia di Grosseto tale dato arrivava al 74%. PARTE II STATO DELLE RISORSE NATURALI ED ESSENZIALI 187

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